26 December, 2024
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Questa mattina il presidente del Comitato Uniti per la Salute, Paride Reale e la dott.ssa Bruna Moi hanno illustrato in Consiglio regionale i contenuti dell’esposto al centro del quale vi è il trasferimento dei reparti e dei servizi degli Ospedali di Iglesias.

«Considerata l’opera demolitrice della Sanità Iglesiente e sulcitana abbiamo ritenuto necessario depositare un esposto presso la stazione dei carabinieri di Iglesias e la procura della Repubblica di Cagliari – hanno esordito i rappresentanti del Comitato -. Nel suddetto esposto abbiamo specificato alcuni aspetti. In primo luogo è indispensabile precisare che in data 20.04.2016, con nota indirizzata al commissario straordinario della ASL n. 7 di Carbonia, Antonio Onnis, il Direttore di Servizio dell’assessorato regionale della Sanità, Marcello Tidore, scriveva testualmente:

Oggetto: Completamento delle attività di trasferimento Reparti e Servizi negli ospedali di Iglesias.

In riferimento alla Vs. nota PG/2016/8374 del 13/04/2016, con cui si informa lo scrivente Servizio circa l’avvenuto trasferimento del Reparto di Medicina interna e che risulta in conclusione il trasferimento della sede del Pronto Soccorso presso il presidio CTO, si fa presente quanto segue.

Per gli interventi di adattamento, diversa utilizzazione, ampliamento, trasformazione o trasferimento in altra sede delle strutture esistenti, la normativa regionale vigente prevede che i rappresentati legali delle strutture sanitarie e sociosanitarie interessate, siano esse pubbliche o private, adempiano alle procedure previste per il rilascio dell’autorizzazione alla realizzazione, al funzionamento e/o all’accreditamento istituzionale, a seconda dei casi.

Si sottolinea che in assenza di formale autorizzazione, ottenuta secondo le modalità e procedure previste dalla L.R. 10/2016 e correlata normativa regionale vigente, nessuna attività sanitaria può in alcun modo essere intrapresa. Si resta pertanto in attesa delle richieste autorizzative (una per ogni trasferimento effettuato) secondo le note procedure di cui al relativo sito internet di questo Assessorato.»

«Appare evidente – aggiunge Paride Reale – la violazione delle norme richiamate dal dirigente dell’assessorato regionale della Sanità e appare, altresì, superflua ogni ulteriore considerazione. In secondo luogo abbiamo ritenuto informare la procura di quanto i medici, pubblicamente, hanno dichiarato e raccontato. Facciamo un solo esempio tra i tanti: Come saprete ad Iglesias è stato chiuso l’ospedale Santa Barbara, bene uno degli aspetti più gravi è “l’abbandono e/o l’isolamento” della rianimazione presso il Presidio Ospedaliero del S. Barbara, che continua ad operare senza più alcun servizio di supporto (chirurgia, medicina, TAC, cardiologia, etc.), è del tutto evidente che ciò provocherà in ogni occasione il trasferimento (dal CTO, unico ospedale iglesiente rimasto, verso la rianimazione) in barella e in ambulanza di pazienti critici, altamente instabili (talvolta non trasportabili): appare evidente il rischio clinico non sostenibile a cui sono sottoposti i pazienti e la conseguente responsabilità del personale della rianimazione.»

Paride Reale e Bruna Moi hanno sottolineato, infine, quelli che il Comitato ritiene siano gli altri disservizi, sottolineando che «appare palese l’assenza degli standard di sicurezza, imposti alle strutture accreditate (pubbliche o private che siano). Standard necessari al fine di garantire la qualità del servizio e la sua efficienza», ragioni per le quali hanno deciso di presentare un circostanziato esposto all’Arma dei Carabinieri.

CTO Iglesias 1 copia

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CTO Iglesias 1 copia

Il comitato Uniti per la Salute di Iglesias ha inviato una lettera appello al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e a tutti i consiglieri regionali, con la quale chiede ancora una volta la riclassificazione dell’ospedale CTO di Iglesias in presidio di I livello, al pari dell’ospedale Sirai di Carbonia.

Nella lettera, firmata per il comitato da Paride Reale, si punta l’indice su «una gestione estremamente confusa della ASL 7» si definisce «inopinata e infausta l’azione del commissario della ASL 7 che crea un rischio clinico non sostenibile» e si chiedono alcune sostanziali modifiche della delibera del 2 febbraio 2016.

«La nuova proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera – si legge nella lettera – non riguarda invero solo la rete ospedaliera bensì esprime un’idea di riorganizzazione dell’assistenza che va ben aldilà della pur complessa distribuzione di letti e specialità nelle diverse aree della Sardegna. In realtà, per alcuni aspetti è chiaro che si tratta di una sorta di piano sanitario regionale che spazia dai DEA di II livello agli ospedali di comunità, visti come una evoluzione dell’assistenza primaria, che coinvolgono i medici di famiglia e quelli di continuità territoriale, insomma non un piano di razionalizzazione dei posti letto ospedalieri ma ben di più. Per altri aspetti è invece contrassegnato da un’incompletezza funzionale che ne mina le basi in misura rilevante, in quanto lascia irrisolto il problema dell’integrazione del precorso diagnostico terapeutico con quello socio-assistenziale successivo o almeno ne delinea le basi teoriche ma senza spiegare ne prevedere come questa dovrà realizzarsi nella pratica di tutti i giorni.»

«Interventi regionali di questa rilevanza debbono certamente riorganizzare i servizi, gli ospedali, etc., ma dovrebbero anche indicare e misurare i risparmi o, comunque, i livelli di spesa che si intendono raggiungere; non basta un semplice richiamo al contenimento della spesa, bisogna anche indicare dove si risparmia. Dal lunghissimo documento non emerge mai il riferimento alla spesa ed alla sua necessaria quantificazione in riduzione. Anzi, tutt’altro: nel documento si parla di potenziamento della presenza di personale medico specializzato (ma anche tecnico infermieristico) negli ospedali di comunità, case della salute ed altre strutture territoriali, che andrà a migliorare la qualità della assistenza. 

L’esame del provvedimento lascia affiorare una serie di contraddizioni. Infatti, considerato il tentativo di dare oggettività alle scelte, non si spiegano i macroscopici errori come, ad esempio, l’attribuzione di un bacino di utenza all’ospedale di I livello di San Gavino pari a 150.000 abitanti (il Medio Campidano ha una popolazione complessiva di 103.000 abitanti). Sarebbe, inoltre, interessante, in merito, sapere quanti ricoveri provenienti dal resto dell’Isola vanno a San Gavino e quanti cittadini utenti del medio campidano vanno a Cagliari o ad Oristano. Quindi resta un po’ difficile da capire, giusto per fare un esempio, quali sono i 150.000 sardi dotati di tale incondizionata fiducia nel nosocomio di San Gavino.»

«La seconda, la Sardegna non è la Lombardia. Le peculiarità geografiche e demografiche dell’Isola rischiano di creare disparità di opportunità. In diversi punti del documento si cita, con molta sottigliezza, una presunta maggiore sicurezza che deriverebbe ai pazienti dalla chiusura o comunque dal ridimensionamento di piccoli ospedali con conseguente accentramento delle prestazioni negli ospedali più grandi che, avendo quindi numeri maggiori, sarebbero sempre più sicuri. Questo è un assunto che è sempre stato dato per scontato ma in realtà i dati del Programma Nazionale Esiti dell’Agenas non lo dimostrano affatto: anzi. Infine – conclude Paride Reale –, chiediamo di correggere la delibera e di modificare la classificazione dell’Ospedale CTO di Iglesias, prevedendo un Presidio di I livello. Chiediamo, altresì, che venga fermato lo scempio organizzativo in corso nella ASL 7.»

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Ospedale Santa Barbara

Paride Reale, presidente del Comitato “Uniti per la Salute” e promotore del Gruppo “Uniti per la Sanità di Iglesias”, esprime forti perplessità, in una lettera inviata al commissario straordinario della Asl 7, Antonio Onnis, sulla riorganizzazione della rete ospedaliera avviata con la recente approvazione della legge di riforma regionale.

Paride Reale chiede al commissario Onnis «se è proprio sicuro che la “macchina” riorganizzativa che gli hanno messo fra le mani, sia capace di dare la vera svolta per un’assistenza di serie A a tutti i pazienti? Oppure è cosciente che si tratta soltanto una “macchina” demolitrice che, pur di risparmiare tanti bei soldi, se ne frega dei cittadini e di tutta quella povera gente, che ogni giorno combatte nei vari ospedali per trovare delle risposte a domande che, purtroppo, molto spesso risposte non hanno. Quelle persone alle quali, affette da un male, viene negata la chemioterapia, quelle persone a cui non si dà la possibilità di effettuare degli esami diagnostici perché una “figura” che chiamano Ministro della salute deve tagliare le spese sanitarie, quelle persone, anche se con problemi di salute hanno una loro dignità e voi tutti seduti – conclude Paride Reale – nella stanza dei bottoni gliela volete portar via …».

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Riunione Iglesias 1

«La nuova rete ospedaliera voluta dalla Giunta regionale ed il piano del commissario della Asl 7, cancella la sanità di Iglesias e Carbonia, un colpo di spugna sulla salute dei cittadini del Sulcis Iglesiente.» E’ questo ciò che hanno affermato le associazioni, i sindacalisti, i consiglieri comunali ed i cittadini che ieri mattina si sono ritrovati nel palazzo comunale di Iglesias, nella sala Remo Branca, per approfondire il tema dei servizi sanitari nel Sulcis Iglesiente.

Sono intervenuti: Manolo Mareddu che ha coordinato i lavori, Paride Reale, Alberto Cacciarru, Giorgio Madeddu, rappresentanti della Uil e della Cgil, Giancarlo Sias, Valentina Pistis, cittadini, ed ha chiuso i lavori Efisio Aresti.

Ancora una volta è stato ricordato che «la ripartizione dei posti letto per area omogenea o Asl, viene rivista con chiaro vantaggio del territorio di Olbia e con chiaro danno per il Sulcis Iglesiente che sugli acuti perde ben 59 posti letto recuperandone solo 33 di post-acuti con un saldo negativo, in ogni caso, di 26 posti letto e con una “alta specialità” storica completamente cancellata, la Chirurgia Pediatrica, i cui posti letto sono stati ceduti completamente all’ospedale privato di Olbia; senza dimenticare che risultano cancellati anche i posti letto di DH di Ematologia (oltre 3.000 accessi di pazienti in regime trasfusionale nel 2014 che richiedono non meno di 6 posti letto)».

Lo scenario prospettato dalla DGR 38/12, unitamente alle scelte del commissario della Asl 7 – è stato sottolineato nei vari interventi – «di fatto hanno avuto come effetto aumentare la mobilità passiva verso le strutture pubbliche e private del Cagliaritano che inevitabilmente porteranno lo stesso Sirai ad un ruolo di ospedale periferico di basso livello. In settimana il Comitato incontrerà gli altri spontaneamente costituiti in tutta l’Isola».