4 November, 2024
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L’Autonomia riconosciuta a noi sardi in Costituzione ha ragioni molto diverse da quelle che oggi sono alla base del recente disegno di legge sull’“Autonomia differenziata”. La prima fu approvata per generare coesione nazionale e sussidiarietà. La seconda invece pare avere principi e finalità differenti.

L’Autonomia sarda derivò dall’esperienza di tre secoli di sottomissione alla Spagna, da un secolo di resistenza ai piemontesi e da un altro secolo di guerre e battaglie per fare l’Italia. I sardi inventarono l’“Autonomia” per porre fine alla povertà indotta dal feudalesimo. Nei tre secoli in cui la Sardegna era stata sottoposta al dominio spagnolo, la sua amministrazione era basata su una gerarchia molto semplice.

Esisteva il “vassallo” del re che, per diritto feudale, era proprietario di tutto: delle terre, delle persone, degli animali, dei mari e dei pesci, dei boschi, insomma di tutto. L’economia era semplicissima: dentro il feudo avvenivano la produzione, il consumo e la vendita o lo scambio dei prodotti della terra; il commercio finiva lì. In un sistema economico e culturale chiuso, senza scambi col mondo esterno, la povertà era assicurata. Una siffatta povertà si è poi radicata in modo strutturale e persistente. Fino all’anno 1714 la Sardegna e il ducato di Milano furono parte integrante dell’impero spagnolo. Il regime di controllo politico a cui erano sottoposti i sardi e i milanesi era simile, ma in Sardegna la vita era infinitamente peggiore. Nel 1702, dopo la morte dell’imperatore di Spagna Carlo II, che non lasciava eredi, era scoppiata una guerra di successione terrificante tra la Francia e il resto d’Europa (Inghilterra, Sacro Romano Impero e piccolo Ducato di Savoia). Alla fine, con il trattato di Ramstatt del 1714, l’impero spagnolo venne spezzettato. Con la spartizione la Sardegna venne assegnata al duca di Savoia, il Lombardo-Veneto invece venne assegnato agli Austriaci.

La nobiltà sarda, di genealogia spagnola, mantenne in vita il regime feudale con le note conseguenze sociali, economiche e culturali di arretramento. Il Lombardo-Veneto invece fu molto più fortunato perché, nonostante mancasse la libertà politica, il regime feudale finì e l’economia, la burocrazia, la cultura e l’organizzazione sociale si adeguarono all’evoluzione post-feudale di tutta l’Europa.

Fino al 1730 circa il duca di Savoia evitò di interessarsi di Sardegna ignorando lo stesso titolo di re che gli era piombato addosso. Dal 1730, con l’intervento del primo viceré sabaudo barone di Saint Remy e, soprattutto, dal 1756 con l’opera riformatrice del conte Lorenzo Bogino, iniziarono i cambiamenti. Fu soprattutto con la nuova cultura illuminista, che proveniva dalla Francia, che i sardi cominciarono a prendere coscienza dei diritti naturali dell’Uomo e del Cittadino. A Cagliari, alla fine del 1700, nel rione di Stampace, si formarono in segreto circoli illuministi di stampo giacobino e iniziò a prendere corpo l’idea di autogovernarsi secondo i principi di uguaglianza e di libertà. Contemporaneamente esisteva un vasto movimento autonomista in Corsica alimentato da Pasquale Paoli e si instaurarono contatti fra i movimenti delle due isole. Pasquale Paoli dapprima combatté i Genovesi per liberare la Corsica dal loro dominio, poi si ribellò anche ai Francesi, divenuti i nuovi padroni. Quella ribellione non si è mai spenta completamente tanto che Paoli tutt’oggi è considerato il padre della patria corsa. Similmente anche i sardi rifiutarono di finire sotto il nuovo padrone francese, e successivamente cacciarono i Piemontesi maturando l’idea di Autonomia del popolo sardo. Tutto iniziò nel 1793. A gennaio di quell’anno le navi da guerra francesi inviate dal Comitato rivoluzionario di Salute pubblica di Parigi, al comando dell’ammiraglio Truguet, occuparono le isole di Carloforte e Sant’Antioco. Come primo atto gli occupanti-liberatori vi fondarono la prima repubblica italiana: “La Rèpublique de la Libertè”. I Carlofortini, dapprima accettarono, ma i Calasettani e gli Antiochensi no.

Una volta occupate militarmente le due isole sulcitane, le truppe francesi iniziarono la marcia su Cagliari passando dall’istmo di Santa Caterina. Allorché le truppe si inoltrarono nell’istmo vi fu un’incredibile reazione da parte di sei abitanti della zona che, saltati a cavallo e caricati gli schioppi, attaccarono i soldati francesi e in men che non si dica ne uccisero 20. Il fatto interruppe l’avanzata francese e dette tempo al cavalier Camurati, piemontese, di organizzare le sue truppe nella terraferma e di ricevere l’appoggio di armati inviati dalla curia di Iglesias. Questi erano una milizia privata bene armata e, infervorati fa un frate guerriero, un tal padre Arrius, erano pronti a tutto, pur di fermare i francesi rivoluzionari anticlericali. L’ammiraglio francese, vista quella micidiale resistenza, dimise subito l’idea di raggiungere Cagliari per quella via, reimbarcò le truppe sulle navi ancorate nel Golfo di Palmas e procedette per via mare. Dopo pochi giorni la flotta da guerra francese cannoneggiò Cagliari e sbarcò le sue truppe d’assalto nella marina di Quartu. Le guardie svizzere che proteggevano il Castello di Cagliari, si asserragliarono chiudendo i ponti levatoi. Il popolo, lasciato solo, si armò e, organizzato da leaders improvvisati come Vincenzo Sulis e Girolamo Pitzolo, sorprese i soldati invasori nelle paludi di Quartu e del Poetto e ne fece strage. I Francesi rinunciarono e ripartirono. In quelle due battaglie, quella di Santa Caterina nel Sulcis e quella di Quartu, si era manifestata, dopo molti secoli di rassegnato torpore medioevale, un nuova entità guerriera che avrebbe fatto la storia: il “popolo sardo”.

Il re piemontese in tutta risposta premiò le guardie svizzere che si erano asserragliate in Castello e ignorò il popolo che aveva difeso sé stesso e anche la sede del viceré Balbiano. I coscritti dei circoli stampacini, approfittando dei meriti maturati in quel momento, organizzarono un Commissione per chiedere udienza al re a Torino e proporgli le cosiddette “cinque domande”. Si trattava di richieste apparentemente molto semplici ma che contenevano fondamentalmente il riconoscimento e la legittimazione del “popolo sardo” come nuovo soggetto da prendere in considerazione e introdurre nell’apparato per l’amministrazione e la difesa della Sardegna. Si trattava, di fatto, del primo abbozzo scritto dell’idea di “Autonomia” sarda. Il re Vittorio Amedeo III, molto regalmente, ignorò la Commissione e la lasciò in attesa fuori dal suo palazzo per 6 mesi, poi respinse le “5 domande”. Fu una grande umiliazione.

A Cagliari, nel quartiere di Stampace, per reazione fervèttero ancor di più le riunioni dei circoli giacobini allo scopo di creare una coscienza popolare rivoluzionaria. Qui, un anno dopo le battaglia contro i francesi, maturarono i fatti di “Sa Die de Sa Sardigna”: il 28 aprile 1794. Quel giorno, non potendone più degli arresti e delle provocazioni delle guardie del Viceré, il popolo si rivoltò e puntò armi e cannoni contro Castello. La battaglia fu intensa, con morti da ambo le parti, è finì con la conquista della piazzaforte e con lo “Scommiato”, cioè la cacciata da Cagliari dei Piemontesi che vennero imbarcati su navi dirette a Genova. Con questi eventi violenti il popolo sardo entrò nel vortice delle rivoluzioni della fine del 1700 e con la sua rivolta contro i Savoia divenne attore di primo piano nello stesso violento scenario storico per portò all’Indipendenza degli Stati Uniti di America con Giorgio Washington e al Terrore di Parigi con Robespierre. Il re di Sardegna si trovò all’improvviso dentro la Rivoluzione che stava agitando l’Europa; capì la situazione e accettò immediatamente le “5 domande”. Fu la prima pietra storica dell’edificio giuridico che in 150 anni avrebbe sancito l’Autonomia Speciale della Sardegna. In quella storia di rivoluzione e riscossa avvenne un triste fatto emblematico dell’insofferenza del popolo sardo. Due dei Commissari sardi, rappresentanti del movimento patriottico, che si erano recati a Torino e avevano concordato i termini della compartecipazione della Sardegna alla nuova gestione, il marchese della Planargia e Girolamo Pitzolo, accettarono dal re incarichi e privilegi personali, diventando di fatto collaborazionisti dell’apparato di controllo politico straniero. Furono cioè cooptati nel sistema di potere piemontese. Tale posizione era in netto contrasto con le idee più radicali di Autonomia rappresentate da Giovanni Maria Angioy. Ciò creò nei sardi, che si sentirono traditi, un forte risentimento che esplose in una rivolta sanguinosa con il massacro dei due, avvenuto a Cagliari nel luglio 1795.

Il sogno dell’autonomia coltivato dai sardi con “Sa Die de sa Sardigna del 1794” non fu facile da realizzare; dopo l’accettazione delle “5 domande” quel sogno fu represso da frustrazioni dolorose che andarono avanti per tutto il 1800. I sardi, per le doti guerriere che avevano dimostrato, erano diventati, per il re di Sardegna, un esercito di soldati professionisti, fedeli, coraggiosi e micidiali, da utilizzarsi in battaglia. Furono impiegati efficacemente a fianco dei Francesi contro i Russi in Crimea nel 1853-56. Subito dopo Napoleone III accettò di aiutare il regno Sardo nella Seconda guerra d’Indipendenza. Da allora i sardi rappresentarono il nerbo delle forze speciali in tutte le guerre che seguirono. Questo non fu dimenticato.

Fin dall’inizio del 1800, al centro dell’interesse, nella vita civile dei sardi, vi era sempre stata la rinascita dell’Isola, partendo dall’agricoltura. Il dibattito che ne era seguito in sede di governo aveva generato l’editto delle “chiudende”, nella convinzione che la distribuzione al popolo delle terre dei Salti o ademprivi, avrebbe favorito una nuova economia imprenditoriale.

Tale metodo di distribuzione del latifondo reale era stato sperimentato nel regno Unito con qualche successo. In Sardegna fu un fallimento, perché le terre finirono nelle mani dei più ricchi e i poveri rimasero senza pascoli e senza terra libera da coltivare, perché i salti vennero inglobati nel latifondo privato. L’uscita dalla mentalità feudale si rivelò difficilissima. Durante tutto il secolo vennero istituite diverse commissioni parlamentari che svolsero inchieste per trovare una soluzione alla cronica povertà dell’Isola. Nel 1897 venne approvata la prima legge speciale per la Sardegna. Ad essa seguirono le leggi speciali del 1902 e 1914. Alla fine si approdò alla legge nota come “Legge del Miliardo” con cui si disposero spese per l’esecuzione di opere pubbliche finalizzate ad ottenere una maggiore produzione e migliorare il tenore di vita della popolazione.

L’Italia neonata aveva continuato ad utilizzare i sardi in prima linea in tutte le guerre che seguirono. Da quelle in Africa a quelle in Europa. I sardi furono messi al centro del fronte di tutte le battaglie dell’Isonzo nella prima Guerra mondiale, e furono essi, con la Brigata Sassari, i temuti “diavoli rossi”, che protessero le truppe italiane in fuga dai cacciatori austriaci nella ritirata di Caporetto. Dai reduci di quella guerra nacque il Partito sardo d’Azione con un programma Autonomistico. L’Autonomia sarda non fu bene accetta dal Fascismo ma riprese vigore alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con la richiesta di introdurre in Costituzione il riconoscimento della Sardegna come regione ad Autonomia Speciale.

Il riconoscimento avvenne il 26 febbraio 1948, con la legge n. 3. I padri Costituenti che presentarono le motivazioni per la concessione dell’“Autonomia Speciale” alla Sardegna furono Emilio Lussu e Renzo Laconi. La sintesi delle motivazioni fu: «Povertà secolare per una storica sottomissione che ne ha impedito lo sviluppo economico».

I Costituenti Repubblicani tennero conto delle diverse istanze provenienti dalle regioni e optarono per concede ad alcune di esse l’Autonomia speciale, nel rispetto del principio di indivisibilità della Repubblica e della sussidiarietà tra le regioni.

Vennero riconosciute “Regioni a Statuto speciale” la Sicilia, la Sardegna, la Val d’Aosta, il Trentino alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia.

Le motivazioni erano basate su ragioni storiche, geografiche, economiche, per contenere spinte autonomistiche e per la tutela delle minoranze linguistiche.

Ai Consigli regionali delle regioni elencate venne riconosciuto potere legislativo con la possibilità di produrre leggi concorrenti con lo Stato. Fu altresì riconosciuta a tali regioni la competenza ad imporre tributi propri e la capacità di trattenere per i propri bisogni una percentuale del gettito fiscale di alcune imposte statali che poteva essere anche del cento per cento (per esempio sulla produzione e consumo di energia).

Ora questo privilegio, che fu concesso per necessità, è in pericolo.

Una trentina d’anni fa un nostro conterraneo sulcitano, rappresentante sardista, venne invitato ad una cena politica organizzata dal leghista Roberto Maroni in una città del Nord. In quella cena i leghisti vantarono la loro superiorità morale, economica e politica rispetto al Sud. Il nostro uomo prese la parola e rispose: «…evidentemente non sapete che se voi oggi esistete come popolo libero e ricco lo dovete a noi sardi che nel 1859, quando voi eravate l’estrema periferia dell’impero austro-ungarico, con le battaglie di Solferino, di San Martino e di Magenta, vi liberammo dall’oppressore e vi facemmo assaporare l’indipendenza; con la libertà conquistata da noi avete potuto diventare quello che oggi siete».

Questa fu la posizione del sardo quel giorno. Oggi è vecchio e continua a pensare allo stesso modo; non so se le nuove generazioni abbiano la stessa consapevolezza della nostra storia.

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Dopo Bastia e Cagliari, GRRinPORT (Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti), finanziato dal Programma Interreg Marittimo Italia – Francia, cofinanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) nell’ambito della Cooperazione Territoriale Europea (CTE), sarà a Livorno per l’ultimo appuntamento del ciclo di seminari, promosso per tracciare un bilancio dell’attività svolta finora e descrivere le attività future.

Il progetto GRRinPORT: seminario a Livorno. 14 mesi di lavoro per il progetto transnazionale finalizzato a migliorare la qualità delle acque marine nei porti, limitando l’impatto dell’attività portuale e del traffico marittimo sull’ambiente. Il seminario a Livorno è l’ultima tappa del tour, che pone l’accento sulle attività svolte e sui risultati attesi. Il convegno si svolgerà il 28 giugno, a partire dalle ore 9.15, presso l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, presso il Polo della Logistica e delle Alte Tecnologie, Complesso Dogana d’Acqua – via del Cedro 38.

Risultati e obiettivi di GRRinPORT. L’attività dei partner di GRRinPORT, le interviste, le immagini degli impianti per il trattamento di residui, reflui e sedimenti sono al centro del video di progetto, realizzato per raccontare oltre un anno di ricerche e studi. I principali risultati sono legati alle attività condotte da ISPRA (STS Livorno) e dal DESTEC dell’Università di Pisa. Dopo una prima fase di campionamenti, i due partner del progetto hanno iniziato a lavorare alla separazione granulometrica e al trattamento dei sedimenti con tecnica di soil-washing. Lo scopo di questa attività è di concentrare gli inquinanti in volumi ristretti in modo tale da portare in discarica un decimo del volume di partenza del rifiuto, riducendo i costi di smaltimento. Altro fronte di indagine, è quello che partirà a breve sotto il coordinamento dell’UCPP che attraverso un questionario andrà a studiare le preferenze individuali in merito alla gestione dei rifiuti solidi (e in particolare del loro stoccaggio) a bordo delle navi e al conseguente conferimento in porto. Attraverso un questionario destinato agli utilizzatori del porto basato sulla metodologia del “Choice Experiment”, si misura la disponibilità a pagare per una determinata tipologia di raccolta, che rappresenta l’equivalente monetario del costo esterno sostenuto dagli intervistati, associato a quella determinata tipologia di conferimento di rifiuti. Altre attività sono in svolgimento sotto il coordinamento di UNICA, RAS-ADIS, OTC. Le attività di comunicazione portate avanti dalla Fondazione MEDSEA sui social network, sul sito Internet o attraverso la newsletter permettono di seguire le attività di progetto.

Il programma del seminario. L’evento si aprirà alle 9.15, con l’incontro alla Fortezza del Porto e, a seguire, alle 9.30, con la visita all’impianto pilota di ISPRA per la caratterizzazione dei sedimenti dragati. Alle 10.30, ci sarà il trasferimento presso la sede di ISPRA: lì avverrà la registrazione dei partecipanti al convegno.

Alle 11.00 i saluti istituzionali, che spetteranno a David Pellegrini, responsabile della Sezione sperimentale Valutazione Rischio Ecologico nelle aree marine e costiere, e Stefania Balzamo, direttrice del Centro nazionale per la Rete nazionale dei Laboratori.

Alle 11.30 Alessandra Carucci, ordinario di Ingegneria sanitaria e ambientale, pro rettore per l’Internazionalizzazione dell’ateneo di Cagliari, capofila del progetto, introdurrà le tematiche del seminario con la relazione “Progetto GRRinPORT: obiettivi ed attività”.

Alle 11.50 Elena Tamburini (UNICA) interverrà sul “Risanamento delle acque marine: il ruolo dei microrganismi nella degradazione degli idrocarburi e nel monitoraggio ambientale”. Nei porti, la contaminazione da idrocarburi petroliferi conseguente all’attività antropica determina un’alterazione delle naturali condizioni dell’ecosistema. Saranno descritte le tecnologie biologiche basate sull’uso di microrganismi autoctoni degradatori di idrocarburi che durante il progetto GRRinPORT saranno impiegate per far fronte a questa tipologia di inquinamento e quindi limitarne l’impatto. Verranno utilizzati degli enzimi, batteri o funghi per far “digerire” le sostanze inquinanti, oppure saranno applicate delle correnti elettriche per “muovere” i metalli pesanti nelle sabbie e concentrarli in una porzione delle stesse. Al centro delle relazioni di Carla Mancosu ed Antonello Corda (Regione Autonoma della Sardegna) la ”Gestione della qualità delle acque portuali ai sensi della Direttiva 2000/60/CE: prospettive” (ore 12.10).

Alle 12.30 l’intervento di Claudio Detotto (UCPP) avrà come argomento la “Realizzazione di un’indagine sulle pratiche di separazione dei rifiuti a bordo delle navi”

Alle 13.00 light lunch con la proiezione del video del progetto.

Alle 14.30 Renato Iannelli e Simona Di Gregorio (UNIPI) illustreranno i “Test a scala di laboratorio propedeutici all’allestimento di prove pilota di landfarming ed elettrocinesi di sedimenti portuali”.

Alle 14.50 le relazioni di Andrea La Camera e Fabiano Pilato (ISPRA) su “Remediation Technologies, end of waste, monitoraggi ambientali e armonizzazione delle mormative transfrontaliere: l’operato previsto da ISPRA per il progetto GRRinPORT”

Seguirà alle 15.10 il punto sull’impianto pilota di ISPRA, sempre a cura di Andrea La Camera e Fabiano Pilato (ISPRA).

Alle 15.30 la sessione di domande e risposte chiuderà il seminario.

Il partenariato del progetto. Partner di GRRinPORT sono l’Università degli Studi di Cagliari – come capofila – con il Dicaar (Dipartimento ingegneria civile, ambientale e architettura) edil Disb (Dipartimento Scienze biomediche), la Regione Autonoma della Sardegna (Agenzia regionale distretto idrografico della Sardegna, RAS-ADIS), la Fondazione MEDSEA (Mediterranean Sea and Coast Foundation), l’Université de Corse Pasquale Paoli (Laboratoire Lisa – Umr CnrS6240 Lieux, Identités, eSpaces et Activité), l’Office des Transports de la Corse, l’Università di Pisa (Dipartimento ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Struttura Tecnico Scientifica, Livorno).

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Il progetto GRRinPORT (Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti), finanziato dal Programma Interreg Marittimo Italia – Francia, cofinanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) nell’ambito della Cooperazione Territoriale Europea (CTE), ha compiuto un anno e parte in tour per tracciare un bilancio dell’attività svolta finora e descrivere le attività future.

L’obiettivo del progetto, avviato nell’aprile 2018, è quello di migliorare la qualità delle acque marine nei porti, limitando l’impatto dell’attività portuale e del traffico marittimo sull’ambiente. Nel corso del primo anno, i principali risultati sono legati alle attività sono state condotta da ISPRA (STS Livorno) e dal DESTEC dell’Università di Pisa. Dopo una prima fase di campionamenti, i due partner del progetto hanno iniziato a lavorare alla separazione granulometrica ed al trattamento dei sedimenti con tecnica di soil-washing. Lo scopo di questa attività è di concentrare gli inquinanti in volumi ristretti in modo tale da portare in discarica un decimo del volume di partenza del rifiuto, riducendo i costi di smaltimento. Altro fronte di indagine, è quello che partirà a breve sotto il coordinamento dell’UCPP che attraverso un questionario andrà a studiare le preferenze individuali in merito alla gestione dei rifiuti solidi (e in particolare del loro stoccaggio) a bordo delle navi e al conseguente conferimento in porto. Attraverso un questionario destinato agli utilizzatori del porto basato sulla metodologia del “Choice Experiment”, si misura la disponibilità a pagare per una determinata tipologia di raccolta, che rappresenta l’equivalente monetario del costo esterno sostenuto dagli intervistati, associato a quella determinata tipologia di conferimento di rifiuti. Altre attività sono in svolgimento sotto il coordinamento di UNICA, RAS-ADIS, OTC. Le attività di comunicazione portate avanti dalla Fondazione MEDSEA sui social network, sul sito Internet o attraverso la newsletter permettono di seguire le attività di progetto.

Il seminario a Bastia. Primo di tre appuntamenti, il seminario di Bastia definisce un primo consuntivo sulle attività svolte e sugli output attesi. Il convegno si svolgerà il 24 Maggio, a partire dalle ore 9.30, presso l’Hotel Best Western in Avenue Jean Zuccarelli.

L’evento sarà aperto dai saluti di Jean-François Santoni, Direttore Generale de l’Office des Transport de Corse (OTC). Seguirà, alle 10.00, la relazione del responsabile scientifico del progetto, Alessandra Carucci, ordinario di Ingegneria sanitaria e ambientale, pro rettore per l’Internazionalizzazione dell’ateneo di Cagliari. L’intervento di Alessandra Carucci, dal titolo “Il Progetto GRRinPORT: obiettivi ed attività”, introdurrà e definirà campo d’azione, risultati conseguiti e obiettivi del progetto sviluppato attraverso il partenariato transnazionale.

“Risanamento delle acque marine: il ruolo dei microrganismi nella degradazione degli idrocarburi e nel monitoraggio ambientale” è l’argomento trattato dalla relazione di Raffaella Lussu (UNICA) (ore 10.20). Nei porti, la contaminazione da idrocarburi petroliferi conseguente all’attività antropica determina un’alterazione delle naturali condizioni dell’ecosistema. Saranno descritte le tecnologie biologiche basate sull’uso di microrganismi autoctoni degradatori di idrocarburi che durante il progetto GRRinPORT saranno impiegate per far fronte a questa tipologia di inquinamento e quindi limitarne l’impatto.

Carla Mancosu ed Antonello Corda (RAS-ADIS) porranno l’accento sulla normativa con l’intervento dal titolo ”Gestione della qualità delle acque portuali ai sensi della Direttiva 2000/60/CE: prospettive” (ore 10.40).

Isabella Pecorini (Unipi) illustrerà i “Test a scala di laboratorio propedeutici all’allestimento di prove pilota di landfarming ed elettrocinesi di sedimenti portuali” (ore 11.00). Sarà presentata la caratterizzazione dei sedimenti del porto di Livorno e del porto di Piombino. In primo piano le risultanze delle prove a scala di laboratorio sia di elettrocinesi che di landfarming nonché il progetto pilota di elettrocinesi a oggi in via di realizzazione.

L’intervento di Andrea La Camera e Fabiano Pilato (ISPRA) alle ore 11.20. Come già accennato, l’obiettivo dell’attività è quello di ridurre il volume degli inquinanti in modo da portare in discarica un decimo del volume di partenza del rifiuto, riducendo i costi di smaltimento e alimentando la catena dell’economia circolare attraverso il riutilizzo delle frazioni depurate (riempimenti di banchine, cementi ecosostenibili, piste ciclabili, e similari).

L’ultima relazione, prima della sessione di confronto con domande e risposte, sarà a cura di Dominique Prunetti ed Anne Casabianca (UCPP): l’intervento è centrato sulla “Realizzazione di un’indagine sul comportamento degli utilizzatori in materia di cernita dei rifiuti a bordo delle navi” (ore 12.00). Nell’ambito del progetto GRRinPORT, gli economisti del laboratorio CNRS LISA dell’Università della Corsica stanno, infatti, portando avanti uno studio sul comportamento degli utenti in relazione alla raccolta differenziata dei rifiuti sui traghetti e un’indagine di soddisfazione tra gli utenti dei porti turistici e dei porti di pesca delle città di Ajaccio, Livorno e Cagliari. I progressi di questa ricerca verranno presentati durante il seminario di progetto che si terrà venerdì 24 maggio 2019 a Bastia.

All’incontro di Bastia seguiranno altre due date: 14 giugno seminario a Cagliari; 18 giugno a Livorno.

Il partenariato del progetto. Partner di GRRinPORT sono l’Università degli Studi di Cagliari – come capofila – con il Dicaar (Dipartimento ingegneria civile, ambientale e architettura) e il Disb (Dipartimento Scienze biomediche), la Regione Autonoma della Sardegna (Agenzia regionale distretto idrografico della Sardegna, RAS-ADIS), la Fondazione MEDSEA (Mediterranean Sea and Coast Foundation), l’Université de Corse Pasquale Paoli (Laboratoire Lisa – Umr CnrS6240 Lieux, Identités, eSpaces et Activité), l’Office des Transports de la Corse, l’Università di Pisa (Dipartimento ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Struttura Tecnico Scientifica, Livorno).

 

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Il progetto GRRinPORT (Gestione sostenibile dei rifiuti e dei reflui nei porti), finanziato dal Programma Interreg Marittimo Italia-Francia, entra nel vivo con le prove per la separazione granulometrica e per il trattamento dei sedimenti nei porti. Dopo una prima fase di campionamenti, è stato avviato l’impianto pilota di ISPRA a Livorno per il primo trattamento dei campioni.

Il progetto GRRinPORT. L’obiettivo del progetto, avviato nell’aprile 2018, è quello di migliorare la qualità delle acque marine nei porti, limitando l’impatto dell’attività portuale e del traffico marittimo sull’ambiente. «Si tratta anche di definire una serie di buone pratiche per la gestione di rifiuti, reflui e sedimenti spiega il responsabile scientifico del progetto, Alessandra Carucci, ordinario di Ingegneria Sanitaria-Ambientale, pro rettore per l’Internazionalizzazione dell’ateneo di Cagliari – il lavoro prodotto è rivolto a enti gestori e utenti delle aree portuali, da estendere a tutti i porti dell’area del Programma, in accordo con i principi della valorizzazione delle risorse dell’economia circolare».

Lo stato dei lavori. Dopo una prima fase di campionamenti, l’impianto pilota ISPRA, ubicato nella sede di Livorno, ha iniziato a lavorare alla separazione granulometrica ed al trattamento dei sedimenti con tecnica di soil-washing. Lo scopo di questa attività è di concentrare gli inquinanti in volumi ristretti in modo tale da portare in discarica un decimo del volume di partenza del rifiuto (perché il sedimento per la nostra normativa è considerato tale una volta prelevato dal fondale), riducendo i costi di smaltimento. Le altre frazioni depurate potrebbero essere riutilizzate per altri scopi inseribili nell’economia circolare (riempimenti di banchine, cementi ecosostenibili, piste ciclabili, e similari). I benefici conseguenti per i porti sarebbero la riduzione del volume di rifiuti da smaltire e per i comuni cittadini una risorsa economica da poter utilizzare nel pieno rispetto dell’ambiente, per le opere di comune ingegneria civile. UNIPI ha partecipato alle prove di soil washing effettuate da ISPRA a dicembre e  nella predisposizione dei campioni.

La separazione granulometrica. L’impianto pilota ISPRA è costituito da un vibrovaglio con maglie a 2 mm, primo idrociclone, cella di attrizione per la disgregazione degli aggregati, classificatore a spirale, secondo idrociclone. L’impianto utilizza un quantitativo d’acqua a ciclo chiuso necessario sia per la separazione granulometrica, sia per un primo trattamento “soil washing” del sedimento contaminato. Le prove di soil washing del progetto GRRinPort sono svolte da ISPRA in collaborazione con UNIPI al fine di separare le differenti frazioni granulometriche presenti nei sedimenti (sabbia, limo, pelite). UNIPI svolgerà prove di elettrocinesi (peliti) e Landfarming (sabbie e limo) sui campioni pretrattati in soil washing. Presso il DESTEC-UNIPI è stato allestito il primo banco prova per effettuare le prove di elettrocinesi sui sedimenti marini prelevati dal porto di Piombino e provenienti dal trattamento di soil washing di ISPRA. Una volta decontaminati i sedimenti possono essere riusati come materiali di recupero nei cantieri e nei manti stradali, e dare quindi una possibilità di recupero della materia. Il risultato atteso, specialmente per le prove di elettrocinesi, è quello di raggiungere livelli di decontaminazione dei metalli superiore al 90%. Le prove sono appena state avviate e bisognerà attendere qualche mese per avere i primi risultati.

Choice Experiment”. Nel porto di Ajaccio, il team dell’Université de Corse Pasquale Paoli studia le preferenze individuali in merito alla gestione dei rifiuti solidi nell’ambito del loro stoccaggio a bordo e conseguente conferimento in porto, mediante la metodologia “Choice Experiment”. Attraverso un questionario, destinato agli utilizzatori del porto, si misura la disponibilità a pagare per una determinata tipologia di raccolta, che rappresenta l’equivalente monetario del costo esterno sostenuto dagli intervistati, associato a quella determinata tipologia di conferimento di rifiuti. Lo studio consente una efficace analisi comparativa di “costo-beneficio” delle differenti attività di conferimento e di raccolta dei rifiuti solidi, proposte o realizzate nel porto di Ajaccio. L’Office des Transports de la Corse, che ha autorità sui 7 porti corsi, ha in carico la messa in opera dei progetti di cooperazione territoriale europea.

Output attesi. I risultati attesi sono l’elaborazione di piani d’azione per la gestione sostenibile dei rifiuti solidi, dei reflui conferiti e dei sedimenti dragati nei porti e l’applicazione, a scala pilota, delle tecniche più appropriate, in funzione del tipo di contaminazione, per la bonifica dei sedimenti dragati dai porti (Porto di Livorno) e la realizzazione di un sistema integrato ed ecocompatibile per il contenimento e la rimozione di sversamenti di idrocarburi e la raccolta di reflui da unità da diporto (Porto di Cagliari).

Il partenariato del progetto. Partner di GRRinPORT sono l’Università degli Studi di Cagliari – come capofila – con il Dicaar (Dipartimento ingegneria civile, ambientale e architettura) e il Disb (Dipartimento Scienze biomediche), la Regione Autonoma della Sardegna (Agenzia regionale distretto idrografico della Sardegna, Rad-Adis), la Fondazione MEDSEA (Mediterranean Sea and Coast Foundation), l’Université de Corse Pasquale Paoli (Laboratoire Lisa – Umr CnrS6240 Lieux, Identités, eSpaces et Activité), l’Office des Transports de la Corse, l’Università di Pisa (Dipartimento ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni) e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (struttura tecnico scientifica, Livorno).

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La prima edizione di “Approdi letterari” ha preso il via ieri nell’area Expo con l’omaggio a due significativi intellettuali del Novecento sardo: Michelangelo Pira nell’intervento appassionato di Bachisio Bandinu, e poi Manlio Brigaglia, che proprio della Gallura era originario.

La tappa gallurese del circuito regionale “L’Isola dei libri”, organizzata dall’AES con il sostegno del Comune di Olbia, è stata inaugurata nell’area Expo dall’assessora della Cultura, Sabrina Serra, assieme alla presidente AES Simonetta Castia e al rappresentante olbiese degli editori sardi, Dario Maiore, con l’auspicio da parte di tutti di trovare continuità e crescita negli anni a venire.

«Siamo molto orgogliosi di questo importante traguardo, che parte da lontano – ha affermato Sabrina Serra -. Abbiamo deciso con convinzione di puntare sull’editoria isolana, perché crediamo che rappresenti un patrimonio di tutti da valorizzare per crescere insieme.»

Soddisfazione è stata espressa anche dagli editori: «Iniziative e scelte così lungimiranti vanno premiate – ha ribadito Simonetta Castia – e anche noi cercheremo di fare in modo che non sia solo un’edizione spot, ma che abbia una prosecuzione e possa diventare un appuntamento atteso e consolidato».

Notevole interesse ha suscitato l’intervento dell’antropologo e giornalista Bachisio Bandinu, che nel ricordare la figura di Michelangelo Pira, ne ha evidenziato alcuni tratti fondamentali del pensiero, emersi attraverso i volumi postumi “Sos Sinnos” e “Il villaggio elettronico”. Punti chiave di approfondimento sono stati il rapporto di conflittualità tra codici, da un punto di vista politico, linguistico, culturale e infine scolastico. L’idea del pensatore bittese era quella di un confronto positivo tra questi codici, un confronto nel quale non vi fosse prevaricazione ma un rapporto costruttivo e arricchente per entrambe le realtà. Tra le curiosità del “villaggio elettronico”, è emerso come Michelangelo Pira avesse in qualche modo anticipato straordinariamente l’avvento di internet, prevedendo il futuro della comunicazione.

Salvatore Tola e Sandro Ruiu, attraverso la presentazione del volume “Manlio Brigaglia. Tutti i libri che ho fatto”, hanno ricordato non solo la figura dello storico, del giornalista e del docente, ma quella di un uomo straordinariamente innamorato dell’editoria, alla quale Brigaglia aveva dedicato gran parte del suo impegno culturale. Un omaggio che arriva nella sua terra d’origine, la Gallura, nella quale “il professore” aveva per alcuni versi iniziato la sua carriera con il “Giornalino di Arzachena”. All’interno del libro, edito da Mediando, gli autori hanno ripercorso da un lato la sua vita da giornalista, dove si evince la storia della Sardegna di quegli anni, e dall’altro la lunga esperienza nell’editoria libraria.

A essere raccontato, sotto forma di intervista, è stato in particolare il lavoro dietro le quinte di un uomo estremamente colto e nondimeno popolare, grazie alla sua freschezza e alla sua verve ironica e pungente.

La serata si è conclusa con la presentazione del libro “Pasquale Paoli. La Leggenda”, edito dalla Taphros, che attraverso il linguaggio accattivante del fumetto racconta la storia anticolonialista del grande patriota corso. Lo studioso Emilio Aresu ne ha descritto in modo preciso gli elementi culturali e politici che portarono la Corsica, una piccola isola nel Mediterraneo, a divenire un laboratorio e fucina di idee rivoluzionarie.

Come anteprima della manifestazione, ieri mattina la Società Astronomica Turritana ha permesso agli studenti delle scuole superiori di osservare il sole e la sua atmosfera, mentre l’esperto Gian Nicola Cabizza ha parlato di Dante e della sua profonda conoscenza del cielo. In contemporanea, gli autori Diego Corraine ed Alessandra Corda hanno raccontato agli alunni delle scuole elementari la storia del Piccolo Principe (Le Petit Prince) di Antoine de Saint Exupery in sardo e in sardo-gallurese.

Gli appuntamenti riprendono stasera, alle 17.45, nell’area Expo.

Sabato alle 17.45 Gianluca Medas propone il suo “Mammai Manna. La grande madre” (Cuec Editrice) e, alle 18.30, Sandro Manoni presenta “L’isola delle lusinghe” (Condaghes).

Alle 19.15 un interessante reading letterario a tre voci in gallurese “Aspittendi Pinocchju”, vedrà protagonisti Ivan Raimondo Ponsano, Andrea Columbano, Maria Paola Mariotti, Francesco Giorgioni, Alessandra Corda e Simone Sanna, accompagnati dalle musiche di Alessandro Mazzullo.

Mentre alle 21.00 il polistrumentista Gavino Murgia presenterà il docu-film “A tenore”, la sua opera d’esordio cinematografico. Subito dopo si proseguirà con un concerto a tema. A introdurre le due serate sarà il giornalista Salvatore Taras.

Domenica la manifestazione si conclude all’Expo con una serata moderata da Francesco Giorgioni, dedicata in particolare alle tematiche di carattere linguistico. Alle 17.00, Dionigi Pala presenterà il suo libro “Déu mi peldonet e santos!” (Paolo Sorba Editore), una interessante raccolta di detti in gallurese. C’è grande attesa per questa pubblicazione, patrocinata dal comune di Olbia ed inserita nella collana curata da Agostino Amucano, che parteciperà all’incontro per dialogare con l’autore. Alle 17.45 lo scrittore Giuseppe Tirotto illustrerà di “Piccinni in Castorias”, un romanzo in sardo-gallurese (NOR) e, alle 18.00, Tonino Cau assieme all’autrice Ardjana Toska parlerà del volume “Una gioventù distrutta” (Taphros Editrice), il racconto di una terribile storia tutta al femminile senza filtri o edulcorazioni.

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Inizia via domani (7 dicembre) a Olbia l’iniziativa culturale “Approdi letterari”, prima tappa gallurese della mostra diffusa del libro sardo. Fino al 9 dicembre, negli spazi di Expo-Olbia si terranno tre giornate di appuntamenti per accogliere presentazioni di libri, incontri con autori, conferenze, reading letterari e proiezioni di docu-film.

L’iniziativa, organizzata dall’AES è interamente sostenuta e promossa dal comune di Olbia, sarà inaugurata alle 16.30, nell’area Expo e Area Marina protetta di Tavolara, con il saluto del sindaco Settimo Nizzi e gli interventi dell’assessora della Cultura del comune di Olbia, Sabrina Serra, e della presidente dell’AES, Simonetta Castia.

Il programma di domani (venerdì 7 dicembre). Nel corso della mattinata la Società Astronomica Turritana porterà i suoi telescopi per osservare il sole e la sua atmosfera. Quindi l’esperto Gian Nicola Cabizza parlerà di Dante e delle stelle con gli studenti delle scuole superiori. In contemporanea, gli autori Diego Corraine ed Alessandra Corda incontreranno gli alunni delle primarie per raccontare la storia del Piccolo Principe (Le Petit Prince) di Antoine de Saint Exupery in sardo e in sardo-gallurese.

L’evento prende il via ufficialmente alle 17.00, nell’Area Marina Protetta, con la conferenza dal titolo “Da Sos sinnos a Il Villaggio elettronico”, dedicata alla memoria del grande intellettuale Michelangelo Pira, di cui parlerà l’antropologo e giornalista Bachisio Bandinu. Il convegno è inserito in “Annales”, format che individua nella Sardegna un importante obiettivo di riflessione grazie allo spunto tratto da libri altrettanto paradigmatici.

Gli incontri con gli autori della sezione “Tra Isola e mondo”, moderata da Salvatore Taras, inizieranno alle 18.30, con l’omaggio ad un altro grande uomo di cultura, Manlio Brigaglia, originario proprio della Gallura. Per l’occasione, Salvatore Tola e Sandro Ruiu illustreranno la loro fatica letteraria “Manlio Brigaglia. Tutti i libri che ho fatto” (Mediando Edizioni), in cui emerge sotto forma di intervista, l’immagine dello storico, quella del giornalista e del docente, ma soprattutto, quella di un “facitore di libri”.

Alle 19.15, Giancarlo Tusceri, presenta “Pasquale Paoli. La Leggenda” (Taphros Editrice), un libro per ragazzi che racconta attraverso il linguaggio del fumetto la storia anticolonialista del grande patriota corso.

La serata si conclude alle 20.00, in compagnia di Filippo Pace, che illustrerà il suo libro “La ballata della regina senza testa” (Condaghes), un romanzo ispirato ad Ariosto che tratta di temi universali in modo anticonformista.

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Il 17 maggio 2018, i tecnici di ISPRA Ing. Andrea La Camera e ing. Fabiano Pilato, con i colleghi della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, coordinati dal prof. ing. Renato Iannelli, e con il supporto dell’Autorità Di Sistema Portuale, hanno effettuato i primi campionamenti, al Porto di Piombino, previsti nell’attività T.3.1 (Campionamento e caratterizzazione dei sedimenti di dragaggio). I prelievi sono stati effettuati in diversi punti, già utilizzati per precedenti studi, con lo scopo di raccogliere sedimenti con diverse caratteristiche chimico-fisiche in modo da avere disponibili almeno 4 casi studio su cui effettuare le analisi. Le aree in cui sono stati effettuati i prelievi di sedimento si trovano nell’area portuale di Piombino, in particolare nella Darsena Lucchini e Darsena Pescherecci. I sedimenti raccolti verranno sottoposti a successive analisi che, sulla base delle caratteristiche rilevate, permetteranno di fornire indicazioni sui trattamenti da effettuare sui sedimenti in base ai diversi livelli di contaminazione. I prelievi sono stati effettuati utilizzando un mezzo nautico con l’ausilio di operatori tecnici subacquei.

Una seconda attività di prelievo è seguita alla precedente. Il 15 giugno 2018, i tecnici di ISPRA ing. Andrea La Camera, ing. Enrichetta Barbieri ed ing. Fabiano Pilato hanno condotto una seconda giornata di prelievi nell’area portuale, allo scopo di confermare alcuni dei primi risultati emersi e di recuperare i primi 25 kg di sedimenti necessari alle prove in scala laboratorio, oltre che estendere il sondaggio esplorativo a zone dell’area portuale non indagate durante il campionamento. Anche in questo secondo caso, i prelievi sono stati effettuati con un mezzo nautico e grazie all’ausilio di operatori tecnici subacquei.

Sono state inoltre avviate da parte dell’Università di Cagliari, di Pisa e della Corsica “Pasquale Paoli”, in accordo anche con i colleghi dell’Office des Transports de la Corse, le attività di raccolta dei dati relativi a traffico portuale, quantità e tipo di rifiuti e reflui prodotti dalle imbarcazioni, procedure di gestione dei rifiuti e reflui conferiti nei porti oggetto di studio (porti di: Cagliari, Livorno, Ajaccio, Bastia e Isola Rossa). Tale attività è di fondamentale importanza per conoscere lo stato di fatto dei porti oggetto di studio e calibrare le prossime attività del progetto. La raccolta dei dati storici è anche un modo per coinvolgere gli stakeholders, mettere in luce le reali problematiche e le buone pratiche relative alle procedure di gestione dei rifiuti e dei reflui da diffondere negli altri porti oggetto di studio.

Il 2 ottobre si è riunito a Cagliari, nella sede della Fondazione Mo.SO.S. il tavolo tecnico congiunto per l’avvio di una collaborazione sinergica tra tre progetti attivi nella medesima area di azione, GRRinPORT, IMPATTI – NO, e PORT5R.

Gli obiettivi di questo incontro, al quale hanno partecipato Alessandra Carucci, Daniela Ghiani e Giorgia De Gioannis dell’Università degli Studi di Cagliari, erano molteplici e, tra i principali, c’era l’obiettivo di conoscere e condividere le strategie di lavoro dei progetti attivi nella medesima area di azione e incidenti su territori in parte sovrapposti. Questo incontro ha posto le basi per raccogliere esperienze, spunti, proposte e materiali per la definizione di strategie di collaborazione. I tre progetti vogliono contribuire al raggiungimento di un obiettivo trasversale, cioè quello di migliorare la qualità delle acque marine nei porti attraverso l’individuazione di elevati standard di gestione e trattamento dei rifiuti in un’ottica di economia circolare, seppure con approcci e metodologie diverse.  L’incontro ha evidenziato quanto sia importante mantenere un confronto permanente durante lo svolgimento dei tre progetti, in un’ottica di crescita e confronto e valutando l’opportunità di far confluire tale impegno in una coprogettualità futura.

GRRinPORT è un progetto finanziato dal Programma Interreg Marittimo Italia-Francia affronterà questo problema con azioni pilota nei tre porti di Ajaccio, Livorno e Cagliari.

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Il 17 luglio, a Nuoro, presso il Polo Universitario di via Salaris, per iniziativa del Dipartimento di Giurisprudenza di Sassari e delle cattedre di Diritto dell’Unione europea e di Fondamenti del Diritto Europeo, prenderanno via le Summer School sul tema “Il Futuro dei Diritti Umani in Europa” e “Foundations Of European Contractual Law” FECL.

Le iniziative di respiro internazionale saranno possibile grazie al Dipartimento di Giurisprudenza Università di Sassari,  all’apporto ed alla collaborazione del Consorzio per la promozione degli Studi universitari nella Sardegna centrale, del Comune di Nuoro, del Consiglio Italiano del Movimento europeo, Europe Direct e della Camera di Commercio di Nuoro, dei musei cittadini, dell’associazione Distretto Culturale del Nuorese, che hanno accolto con vivo interesse la proposta della cattedra di Diritto dell’Unione europea e del Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari prof. Gian Paolo Demuro.

Le Summer School costituiscono un’occasione di formazione avanzata; offrono, infatti, un approfondimento sull’evoluzione ed il consolidamento della tutela dei Diritti umani fondamentali in Europa e sui fondamenti del diritto europeo. Essa vede tra gli iscritti (è stato raggiunto il numero massimo) studenti universitari, Erasmus, laureati e laureandi ed avvocati, provenienti da altre università italiane e da altri Paesi  (Francia, Svizzera, Germania, Svezia, Brasile, Polonia), che intendono approfondire la conoscenza sul tema della tutela internazionale ed europea dei diritti umani e sui fondamenti del diritto europeo. Si è scelto, infatti, di dare alle Summer School un respiro internazionale anche nella consapevolezza che il nostro territorio possa proporre un’offerta rilevante sul piano dell’ospitalità e del turismo nei suoi vari aspetti (culturale, ambientale, artigianale, enogastronomica). Gli eventi altresì, accreditati dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nuoro e consentiranno ai partecipanti di acquisire 15 crediti per la formazione professionale continua.

Tra i docenti della Summer School The Future of Human Rights in Europe – Il Futuro dei Diritti Umani in Europa si segnala inoltre la presenza di Paolo Cancemi, referendario della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, Ilaria Cucchi presidente della Onlus Stefano Cucchi, Anton Giulio Lana, presidente Unione Forense per i Diritti umani, Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo oltre a numerosi docenti stranieri delle Università di Oltzyn (Polonia) e Rouen (Francia).

La “Summer Foundations Of European Contractual Law” FECL, oltre ai docenti di riferimento dell’Università di Sassari sede di Nuoro, vedrà la presenza di docenti di rilievo internazionale quali prof.ssa Cintia Rosa Pereira de Lima, Associato di Diritto civile, Universidade de São Paulo, Prof. Gabor Hamza, Ordinario di Diritto Romano e di Diritto comparato, Università di Budapest Loránd Eötvös, prof. Alessandro Hirata, Associato di Diritto romano e diritto civile, Universidade de São Paulo – USP il prof. Eduardo Vera Cruz Pinto, Ordinario di Diritto romano e di Fondamenti del diritto europeo, Universidade de Lisboa, l’avv. Gabriele Tusa, Camera di commercio italo-brasiliana di São Paulo, il prof. Laurent Posocco, Associato di Diritto civile, Université de Corte Pasquale Paoli e il prof. Aldo Petrucci, Ordinario di Diritto romano e di Fondamenti del diritto europeo, Università di Pisa.

Le Summer Schools saranno ufficialmente presentate in occasione della conferenza stampa di lunedì 17 luglio, alle ore 12.00, presso la sede di via Salaris del Consorzio Universitario alla presenza di del Commissario straordinario del Consorzio per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale dott. Fabrizio Mureddu, del sindaco Andrea Soddu, delle coordinatrici scientifiche prof.sse Gabriella Ferranti e Rosanna Ortu e delle coordinatrici didattiche dott.sse Cristina Carta e Stefania Fusco oltre che degli studenti e dei docenti.

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Si terrà lunedì 3 aprile a partire dalle 9.30 nell’Aula magna dell’Università di Cagliari (via Università 40) la Giornata di studi sardo-corsi, “Corsica e Sardegna: le potenzialità di un progetto comune” organizzata dalle Università di Cagliari e di Sassari, insieme all’Università “Pasquale Paoli” della Corsica. Durante la giornata sarà dato spazio alle ricerche comuni portate avanti dai tre atenei: dal legame tra archeologia e arte  all’etnomusicologia, alla cooperazione transfrontaliera fino ad altri temi. Ai lavori parteciperà anche il Presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, a riprova dell’interesse della massima istituzione regionale sarda per il dialogo tra le due isole.

L’iniziativa darà conto del comune progetto, nato dal Consiglio regionale della Sardegna e da quello della Corsica, che valorizza il ruolo delle due Isole rispetto ai rispettivi Stati e nel rapporto con l’Europa. La convinzione che lega le massime istituzioni rappresentative delle due regioni del Mediterraneo è che la convergenza di interessi politici ed economici si basi sulla più ampia conoscenza dei tratti culturali che caratterizzano le identità della Sardegna e della Corsica. Presupposti che saranno illustrati negli interventi di apertura del Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, del Presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, e dei prorettori dei tre Atenei.

Gli Atenei di Cagliari e di Sassari e quello della Corsica hanno una tradizione di comuni ricerche che anche nella circostanza della Giornata di studi saranno richiamati negli interventi dei professori Rossana Martorelli, Ignazio Macchiarella e Giancarlo Nonnoi (alle 10.00) che illustreranno le ricerche compiute, congiuntamente, nel campo degli studi archeologici, artistici, etnomusicologici, filosofici e scientifici.

Dominique Verdoni, Jean-Marie Comiti, Eugène Gherardi e Denis Jouffroy faranno il punto sugli studi sulla lingua e sulla letteratura corsa, sui rapporti tra l’Università “Pasquale Paoli” e il territorio della Corsica, sulla storia di quell’Isola nel rapporto col “Continente”.

Seguiranno tre interventi di giovani ricercatori (Dino Manca, Carlo Mulas e Marco Deplano) che si soffermeranno sugli aspetti storici e su quelli giuridici del  rapporto tra le due Isole, viste nel più ampio contesto del Mediterraneo. Sarà questo il modo per giungere alla tavola rotonda conclusiva (alle 15.45), coordinata da Duilio Caocci e alla quale parteciperanno Gianmario Demuro, Carola Farci, Paolo Maninchedda, Franco Mannoni, Giuseppe Marci e Franciscu Sedda.

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Sardegna e Corsica sono da oggi più vicine. Le assemblee legislative delle due isole, al termine della seduta solenne congiunta in occasione delle celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna, hanno costituito la Consulta interistituzionale nel segno del diritto all’autodeterminazione, dell’autonomia, del federalismo e del pieno riconoscimento dell’insularità da parte dell’Unione Europea.

La mozione per la costituzione della Consulta, firmata da tutti i capigruppo del Consiglio regionale e concordata con il presidente Talamoni e i presidenti dei gruppi dell’Assemblea corsa, è stata approvata all’unanimità. Il documento ribadisce le ragioni della specialità e la necessità di dare più forza alla propria sovranità anche con l’approvazione di nuovi statuti che riaffermino il ruolo delle rispettive assemblee elettive.

Con l’adesione alla Consulta, Sardegna e Corsica si impegnano a predisporre atti, documenti e ogni iniziativa finalizzata al conseguimento di obiettivi comuni e alla salvaguardia dell’identità del popolo sardo e del popolo corso.

Tra gli obiettivi indicati: la rivendicazione di maggiori spazi di autogoverno nei confronti degli stati italiano e francese e il pieno riconoscimento dell’insularità come condizioni di svantaggio da parte dell’Unione Europea. Particolare attenzione sarà inoltre riservata alla promozione e valorizzazione delle lingue autoctone e il loro utilizzo nelle scuole, nei media e nell’amministrazione pubblica.

Della Consulta faranno parte i presidenti delle assemblee sardo-corse e i presidenti dei gruppi consiliari. La prima seduta si terrà entro 60 giorni, in quell’occasione sarà approvato il regolamento per il suo funzionamento.

L’approvazione del documento è stata preceduta dagli interventi dei rappresentanti istituzionali  di Sardegna e Corsica. Ad aprire la seduta solenne, il presidente del Consiglio regionale della Sardegna Gianfranco Ganau che, in premessa, ha ricordato l’importanza di celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna: «Quella data del 28 aprile 1794, giorno in cui i sardi cacciarono il Viceré piemontese e la sua corte, è oggi simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e bel suo ampliamento verso il pieno riconoscimento della sovranità e dell’autodeterminazione del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha quindi sottolineato le situazioni storiche e politiche simili vissute da Sardegna e Corsica, caratterizzate da dominazioni straniere, da imposizioni, angherie e soprusi.  «Le isole hanno però mostrato forza di popolo che sa unirsi e ribellarsi. Giovanni Maria Angioy in Sardegna e Pasquale Paoli in Corsica, nella seconda metà del ‘700, si misero a capo dei movimenti popolari contro i dominatori.   Situazioni storiche che, ancora oggi, rappresentano riferimenti utili ed indicano la strada di una moderna sovranità, compatibile con i principi fondanti l’Europa dei popoli e con quelli caratterizzanti un moderno federalismo democratico».

Gianfranco Ganau ha quindi evidenziato le difficoltà vissute oggi da Sardegna e Corsica e le questioni comuni  che non riescono a trovare risposte adeguate dai rispettivi Stati madre. «Si pensi ai temi della continuità territoriale, più in generale dei trasporti e delle infrastrutture interne, alla creazione delle condizioni per lo sviluppo delle attività produttive, compresi quello della disponibilità di energia a basso costo, della fiscalità, del problema delle zone interne e del progressivo spopolamento – ha detto Ganau – situazioni che non hanno trovato e non trovano ad oggi adeguata risposta nelle interlocuzioni e vertenze aperte con gli stati centrali. Questi temi, uniti a quelli di carattere più identitario per noi fondamentali, quali quelli della valorizzazione della lingua e della cultura, accomunano le nostre comunità e sono ragione di una nuova consapevolezza nella possibilità di un percorso condiviso attraverso gli spazi che l’Unione Europea consente, a iniziare dal pieno riconoscimento della condizione di insularità causa di indiscutibili e severi svantaggi strutturali che danno luogo a situazioni di forte divario rispetto alle altre regioni europee».

Il presidente del Consiglio ha poi affrontato il tema delle riforme istituzionali che minacciano le autonomia regionali: «Oggi ci troviamo di fronte ad una riforma dell’assetto istituzionale della Repubblica che, giustificata da motivazioni prevalentemente di natura economico finanziaria, legate al contenimento della crisi, modifica l’assetto dello Stato in senso fortemente centralista. Deve essere chiaro che nel nostro Paese oggi è in discussione non solo l’assetto statale ma la stessa sopravvivenza dell’organizzazione regionale. In questo quadro la stessa autonomia deve essere considerata in pericolo. E’ evidente che questo sarebbe per i sardi inaccettabile e che l’obiettivo e l’aspirazione è l’esatto contrario, cioè l’estensione dell’autonomia e non una sua contrazione. Mentre in tutta Europa crescono le pulsioni all’autodeterminazione e all’indipendenza, noi chiediamo innanzitutto il rispetto ed il riconoscimento dei diritti paritari, nella convinzione che solo il raggiungimento di questi, un’estensione vera dell’autonomia, possano rispondere alle esigenze di futuro della nostra isola».

Per queste ragioni, secondo il presidente, l’intesa tra Sardegna e Corsica assume un valore ancora più significativo: «Crediamo in un percorso dove le comuni difficoltà e rivendicazioni possano trovare risposte all’interno di un confronto e un’alleanza di intenti che pensi sin da ora alle nostre due isole e comunità alleate in Europa, come una vera e propria macro regione. È evidente che si tratta di un cammino che ha necessità del pieno coinvolgimento dei cittadini, attraverso un processo culturale e di partecipazione, volto a far maturare la fratellanza fra i due popoli e la piena condivisione delle scelte. Per questo è necessario un impegno forte, come emerso anche dai primi confronti, per la conoscenza, diffusione e valorizzazione della lingua, della storia e delle tradizioni locali   a partire dalle scuole e dalle Università».

Positivo, infine, il giudizio sulla decisione di costituire la Consulta sardo-corsa permanente. «E’ un ottimo strumento di governo di questo percorso, sede di approfondimento, condivisione di pratiche, elaborazione e perfezionamento di proposte, utile a far progredire nel modo migliore la rinnovata alleanza. Un vero strumento di indirizzo, coordinamento e consultazione. Oggi celebriamo un evento storico – ha concluso Gianfranco Ganau – dipende da noi se si tratterà solo di una vuota celebrazione o del primo passo per il pieno riconoscimento dei diritti dei nostri popoli».

Ha quindi preso la parola il presidente dell’Assemblea della Corsica Guy Talamoni che, in apertura del suo intervento, ha spiegato il significato della presenza della delegazione corsa alla celebrazioni di Sa die de sa Sardigna: «C’è la volontà comune di rafforzare i rapporti di fratellanza, di cooperazione culturale, ambientale, economica e politica tra le nostre isole e i nostri popoli – ha detto Talamoni – siamo qui per costruire un ponte tra le nostre isole e un altro ponte fino a Bruxelles».

Talamoni, ha poi ricordato le ragioni storiche che per secoli hanno tenuto lontano le due isole: «I nostri popoli sono rimasti intrappolati tra gli interessi di potenze nemiche, sono stati ingabbiati da governi stranieri contrari a una nostra vicinanza e a un nostro agire comune. Nonostante questo abbiamo mantenuto un rapporto stretto, come testimonia la somiglianza della parlata gallurese con la lingua corsa. Gli scambi economici e culturali tra il Sud della Corsica e il nord della Sardegna non sono stati mai interrotti ».

Il presidente dell’Assemblea della Corsica ha poi parlato dell’importanza della vittoria dei partiti indipendentisti e autonomisti alle ultime elezioni corse. «E’ il new deal per le nostre isole – ha detto Talamoni – il disamore verso l’Europa non è determinato da un venir meno di un sentimento europeista ma dalla prepotenza degli Stati nazionali. Come si spiega altrimenti l’assenza di un rappresentante della Corsica al Parlamento europeo? La costruzione dell’Europa passa attraverso la costruzione di euro-regioni politiche che si riconoscono nel loro territorio naturale al di là dei confini storici e ideologici degli Stati-nazione»

Per Talamoni la Consulta sardo-corsa rappresenta un passo simbolico verso la costruzione di una nuova governance. «La Corsica oggi cerca di conquistare spazi più ampi di autodeterminazione, di superare le limitazioni imposte dalla vecchia ideologia del governo francese. L’Assemblea corsa ha votato recentemente provvedimenti che vanno nell’interesse di tutti, ha saputo lavorare per il bene comune superando le differenze di sensibilità dei partiti. Per la prima volta, dopo il governo di Pasquale Paoli del XVIII secolo, la Corsica è governata da una maggioranza indipendentista e autonomista».     

Il presidente dell’Assemblea corsa ha infine invitato la Sardegna a scrivere insieme le linee d’azione per il futuro: «Abbiamo in comune pezzi di storia e, soprattutto, una grande amicizia tra i nostri popoli. Siamo venuti nel vostro Parlamento per parlare di questioni istituzionali e fiscali, di trasporti, di cooperazione economica, di lingua e cultura. Le nostre università lavorarono già insieme, è arrivato il momento di favorire i progetti di ricerca e gli scambi tra studenti. In quest’opera collettiva – ha concluso Talamoni – siamo sicuri di ricevere il vostro sostegno, noi vi daremo il nostro».

E’ poi intervenuto il presidente della Regione Francesco Pigliaru che, in premessa, ha ricordato l’incontro avuto lo scorso 14 marzo ad Ajaccio con il presidente della Corsica Simeoni dal quale è scaturita la volontà comune di dare alla cooperazione una dimensione strategica per promuovere i propri interessi, non solo nei confronti degli Stati centrali ma anche dell’Europa. «Insieme intendiamo assumere un ruolo di ponte tra le sponde sud e nord del Mediterraneo – ha detto Pigliaru – Sardegna e Corsica sono depositarie di una storia comune e di condizioni geografiche che uniscono i due popoli con evidenti punti d’incontro su basi linguistiche, culturali e di organizzazione socio economica. La Sardegna e la Corsica ritengono che tale vicinanza geografica debba essere rafforzata attraverso una visione dì macroregione mediterranea con adeguati collegamenti tra i rispettivi territori. Il popolo corso e sardo credono nella promozione di forme più avanzate di democrazia nell’area mediterranea e ritengono che la presenza di una macroregione insulare possa favorire le relazioni dell’Europa con la sponda Sud del Mediterraneo. La Sardegna e la Corsica credono, al contempo, che il rafforzamento delle forme di autonomia politica possano creare migliori condizioni di attuazione di una democrazia realmente partecipata».

Francesco Pigliaru ha poi indicato nell’insularità la principale ragione del deficit infrastrutturale e del mancato sviluppo della Sardegna. «E’ il tema della collaborazione che può produrre risultati immediati e concreti. La condizione di insularità, che ci contraddistingue, non è solo un dato geografico ma è innanzitutto uno sviluppo storico differenziato, una cultura che ha creato una forte identità ma anche un importante svantaggio competitivo. Una situazione, questa, che influisce non solo sul livello del benessere della nostra regione, ma influenza anche le nostre prospettive di crescita».
Francsco Pigliaru ha poi sottolineato la mancata attuazione del Trattato di Lisbona che riconosceva, con l’art. 174, un’attenzione particolare alle regioni insulari con esenzioni e deroghe rispetto al regime ordinario dell’Unione, nonché un trattamento differenziato nell’ambito della definizione dei fondi.

«Neanche l’attuale programmazione 2014-2020, sembra sia riuscita a tenere sufficientemente conto degli obiettivi dell’art. 174 in riferimento alle Regioni insulari – ha proseguito Pigliaru – nonostante le richieste più volte avanzate dalle nostre regioni, l’impressione è che il rispetto del principio di insularità sia stato, se non completamente, almeno parzialmente, tradito. Credo che ben possiamo affermare che se da una parte le disposizioni normative comunitarie riconoscono che l’insularità è una condizione di svantaggio strutturale e un ostacolo per lo sviluppo economico e sociale di alcuni territori dell’Unione, dall’altra a tale riconoscimento non sono ancora corrisposte specifiche linee di finanziamento mirate o azioni specifiche, che siano indirizzate in maniera esclusiva alle regioni insulari in quanto tali».
Il presidente della Regione Sardegna  ha poi ricordato di aver consegnato in proposito un corposo dossier al premier Renzi «Per quanto ci riguarda, è chiaro che viviamo una disparità che è palese violazione del principio di eguaglianza. È necessario costruire un percorso istituzionale che porti al riconoscimento della condizione di insularità così da poter usufruire di vantaggi tali da ridurre il divario con le altre realtà. Credo che siamo tutti consapevoli dell’impossibilità di affrontare questi problemi da soli.  C’è necessità di agire insieme ad altre realtà che soffrono lo stesso problema. E’ ora di inaugurare con la Corsica una nuova stagione di rapporti politici e istituzionali da declinare in atti concreti».

Un percorso che ha preso avvio lo scorso 14 marzo ad Ajaccio ma che, secondo Pigliaru, deve estendersi ad altre realtà che condividono i problemi e le difficoltà di Sardegna e Corsica. «Per questi motivi, abbiamo convenuto con il presidente Simeoni sulla necessità di rafforzare il nostro tradizionale rapporto, di consolidare le nostre relazioni istituzionali e di svilupparne ulteriori con altre realtà insulari del Mediterraneo, a partire dalle Isole Baleari. Per essere più forti nei confronti dei nostri Stati e dell’Unione Europea».

Il presidente Pigliaru ha quindi concluso il suo intervento annunciando la presentazione di un pacchetto di richieste “serio e tecnicamente inattaccabile” da sottoporre all’attenzione dell’Unione Europea. «Il lavoro che ci attende è lungo, vogliamo sfruttare il potenziale di crescita. Insieme Sardegna e Corsica cambieranno la condizione di insularità da vincolo a comune opportunità di crescita e di benessere per la nostra gente».

E’ poi intervenuta Anne Laure Santucci in rappresentanza del Presidente del Consiglio esecutivo della Corsica Gilles Simeoni.

Santucci ha confermato gli impegni sottoscritti ad Ajaccio lo scorso 14 marzo dal capo del governo corso e sottolineato la necessità di agire presto per fa valere le ragioni di Sardegna e Corsica nei confronti degli stati centrali e dell’Europa.

«La storia ci ha diviso ma oggi abbiamo la possibilità di perseguire obiettivo comuni – ha detto Santucci – Sardegna e Corsica vogliono poter decidere sul proprio destino».

Il consigliere Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha dato il benvenuto agli ospiti corsi, ringraziando «Istituzioni, partiti sovranisti ed anche Gavino Sale che hanno fatto molto per questa giornata». Le isole, ha aggiunto, «potevano avere grandi opportunità, finora non le hanno avute e non le avranno saranno se ci fermeremo alle enunciazioni di principio; siamo sempre stati figli di Stati patrigni e di una Europa matrigna e per questo la rivendicazione comune deve essere molto più forte»-– ha ricordato Cocco – come spopolamento, fiscalità, trasporti, turismo e scambi culturali ma ora siamo sulla strada giusta per iniziare un percorso virtuoso ed è arrivata l’ora della cooperazione e della concretezza; noi siamo d’accordo e non ci tireremo indietro rispetto ad uno scenario molto difficile, per celebrare al meglio la giornata dell’orgoglio dei sardi».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, si è detto «lieto di festeggiare con i corsi Sa die de sa Sardigna, in modo non formale ma sostanziale perché i fattori identitari sono l’humus che radica i nostri popoli nelle rispettive Regioni». Dedoni ha poi citato una proposta degli anni ’70 che immaginava una macro Regione europea fra le due isole, dichiarando che «quella ipotesi è ancora viva ed anzi rappresenta la migliore risposta alle tendenze centraliste che si stanno affermando ed è questo il senso della nostra iniziativa comune che guarda allo sviluppo ed all’occupazione». «Noi sardi – ha aggiunto – oggi festeggiamo l’orgoglio delle nostre radici ma rivendichiamo i nostri diritti nei confronti degli Stati e di una Europa ancora lontana dalle esigenze dei popoli, possiamo fare molto proprio nella Ue con l’allargamento della nostra unione ad altre realtà insulari, per un nuovo protagonismo regionale». «L’Europa di oggi – ha concluso – non sarà quella di domani e dovrà accogliere le istanze locali, spetta a noi costruire ponti per una nuova stagione di pace e prosperità».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, parlando in dorgalese, ha auspicato che «le celebrazioni del 28 aprile possano rappresentare davvero l’inizio di un cammino nuovo per la nostra Isola ed una occasione utile per riaffermare insieme con le ragioni della nostra specialità quelle, quanto mai attuali, delle forze indipendentiste che si vanno affermando come forze di governo in Corsica come in Catalogna, nei Paesi baschi come in Scozia; queste esperienze ci insegnano che l’unità di queste forze è una strada politica percorribile ed un progetto realizzabile, questa è la sfida che attende nel futuro non solo i sardisti ma intellettuali e classi dirigenti della Sardegna». «Guardare ad un progetto sardo aprendosi alle realtà più vicine per storia tradizione e cultura – ha sostenuto – sarà il terreno su cui si misureranno le nostre capacità, per confrontarsi ma fare sintesi anche con chi ha pensato che per arrivare a Bruxelles bisogna sempre passare per Roma».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia), intervenendo in sardo, ha messo l’accento sul fatto che «forse oggi, per la prima volta nella storia, si presenta in modo chiaro la possibilità di decidere con volontà unanime di avviare un percorso comune tra due popoli, quello sardo e quello corso, che pur essendo fratelli di sangue non hanno mai avuto la possibilità di costruire insieme il loro destino». «Sardegna e Corsica – ha ricordato – sono due terre antiche  che hanno subito una serie di dominazioni e solo per un breve periodo della loro storia si sono resse indipendenti, la Corsica con Pasquale Paoli nel 1755, pochi anni sufficienti a dare vita alla repubblica corsa, e la Sardegna nel periodo giudicale, con la scrittura del più antico codice di leggi in lingua neolatina, la Carta de Logu». «Poi – ha detto ancora – Italia e Francia ci hanno accolto nei loro Stati, con grandi promesse poche volte mantenute; tuttavia la storia non è riuscita a cambiare il nostro animo, ci sentiamo rappresentati da una bandiera e le nostre terre sono ancora molto simili, ed oltre alle similitudini abbiamo problematiche comuni: continuità territoriale, politica energetica, affermazione di una identità linguistica, promozione del turismo». Un detto sardo antico, ha affermato in conclusione – ricorda che «no est a pesai chitzi, est a intzartai s’ora. Speriamo di aver colto l’attimo».

La consigliera Marie Helene Casanova Servas, presidente del gruppo Femu a Corsica, ha dichiarato di essere onorata di partecipare ad un incontro con le Istituzioni della Sardegna, in una data simbolica come Sa Die, «per costituire la Consulta che sigilla le nostre relazioni, dimostrando la volontà comune di collaborare in modo concreto per la salvaguardia di identità, cultura, patrimonio ambientale ed economico sociale». «La nostra – a suo avviso – è una unione naturale e guardare assieme alle Istituzioni europee sottolineando la nostra condizione di insularità costituisce una nuova spinta per rinforzare e rilanciare azioni strategiche comuni su fiscalità, sostegno all’ economia, protezione della bio diversità e valorizzazione dell’identità culturale». Oggi, ha concluso, «le nostre speranze possono essere realizzate e la cooperazione fra le nostre isole può essere messa in pratica, ed la nostra vicinanza ci permetterà di sviluppare ancora di più la nostra amicizia».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano popolari socialisti, parlando in maddalenino e ricordando che per la prima volta quella lingua fa ingresso nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, ha messo in evidenza che il valore simbolico della ricorrenza de “Sa Die” testimonia da un lato «la forza ed il coraggio del popolo sardo e dall’altro rappresenta il contesto più favorevole per celebrare una giornata storica per due Regioni sorelle e rendere omaggio al popolo corso, con cui stabiliamo un patto di collaborazione per essere protagonisti nella nuova Europa dei popoli». «Noi maddalenini in particolare – ha continuato Zanchetta – siamo molto vicini alla Corsica culturalmente e geograficamente, siamo quasi la stessa cosa, abbiamo anche molti problemi da affrontare insieme». Il primo, ha affermato, «è quello del parco delle Bocche di Bonifacio che dobbiamo garantire alle future generazioni come ricchezza ambientale e del mare e patrimonio unico del Mediterraneo; una realtà che dovremo governare insieme in modo autonomo da Roma e da Parigi, perché è finito il tempo della solitudine, adesso la storia la facciamo noi». In Corsica, ha concluso, «si dice che la diversità e ricchezza ed ora ci deve essere riconosciuta, pace e salute a tutti».

Fabrizio Anedda, presidente del gruppo Misto, riprendendo alcuni temi di un incontro con cui poche settimane fa è stata ricordata all’Università di Cagliari la figura di Renzo Laconi, si è soffermato sull’influenza «delle dominazioni straniere che in Sardegna hanno ostacolando sia lo sviluppo che la formazione di una coscienza unitaria, tanto è vero che fino a 200 anni fa i sardi erano citati solo per vicende conquistatori, un oggetto della storia per greci romani e spagnoli che nominavano proconsoli e riscuotevano le tasse». In proposito, Anedda ha citato anche il falso storico delle “Carte di Arborea” con cui si tendeva a costruire passaggi storici mai accaduti per accreditare versioni di comodo, allo scopo di attenuare contraddizioni e sottomissione al conquistatore di turno. Da queste vicende, a suo giudizio, «emerge l’immaturità della borghesia sarda, soprattutto delle città, mentre in altre parti d’Europa si dava vita alla civiltà industriale; a questo punto non so se se si debba celebrare Sa Die, ma direi che ci vuole meno palazzo, meno folklore e più studio, per spiegare ai sardi ed ai giovani il nostro ruolo nella storia ed i valori di un popolo che esiste finalmente dopo l’89, con le lotte di contadini, lavoratori ed operai, che si sono guadagnati il rispetto di tutti».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sovranità, democrazia e lavoro) ha sostenuto che Sardegna e Corsica sono accomunate dal «quotidiano impegno politico per la piena soggettività dei nostri popoli in quadro europeo che può prendere nuove forme; noi consideriamo superata la fase autonomistica e guardiamo all’indipendenza come logico approdo che consegnerà alla storia un modello insufficiente per la realizzazione del nostro popolo». Ma sappiamo anche, ha precisato, «che questo processo passa attraverso la creazione di una soggettività adatta alla Sardegna, proprio nel momento in cui sono in atto riforme che rappresentano una involuzione rispetto alla nostra specificità». «Anzi – ha concluso – «proprio per contrastare queste tendenze dobbiamo superare le nostre frammentazioni per non ripetere l’errore di dividerci fra riformisti e cautamente riformisti».

Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu ha detto che «ci troviamo di fronte ad una delle ricorrenze più significative della Sardegna, che per noi è una delle vittorie più importanti del nostro popolo che ha espresso forza e determinazione nei confronti di un governo oppressivo, versando tanto sangue per conquistare libertà e diritti». Dopo 222 anni, ha proseguito, «si avverte ancora il bisogno di rivendicare diritti verso un governo che non pone i cittadini al centro della sua azione, che non recepisce i cambiamenti e limita le nostre opportunità di crescita, provocando un grande malcontento nei confronti della politica». Con la prossima riforma costituzionale, secondo Rubiu, «si mette in pericolo la nostra potestà autonomistica riconosciuta all’alba della Repubblica e ciò favorisce In Sardegna spinte indipendentiste che anch’io inizio a condividere, purchè l’obiettivo sia quello di portare la Sardegna in una Europa diversa». Ho conosciuto sindaci corsi, ha ricordato il consigliere, «portatori di innovazioni e passione ed anche in Sardegna c’è un autonomismo forte, questo ci deve spronare a lavorare tutti assieme, con azioni concrete, con le risorse che abbiamo a disposizione e soprattutto con la schiena dritta, ad un grande progetto per le nostre comunità».

La consigliera Maria Guidicelli, del gruppo Prima a Corsica, ha espresso gioia ed onore di essere qui perché, «al di là dell’insularità sardi e corsi hanno similitudini da condividere come la posizione nel Mediterraneo e la cultura, ed anche questioni comuni da affrontare: siamo fra le Regioni più povere d’Europa, abbiamo problemi per la mancanza di posti lavoro e per l’accesso ai fondi europei». Abbiamo anche, ha aggiunto, «elementi importanti attorno ai quali costruire una azione comune, come il mare ed il parco delle Bocche, e confrontarci sulle cose da fare, anche per difendere i nostri paesaggi e le nostre bellezze che molti ci invidiano da una attrattività che genera appetiti lontani dalla nostra cultura». Le nostre isole, ha continuato, «non sono merci ma un bene universale del popolo che deve essere messo in equilibrio con l’autonomia energetica e nuove politiche turistiche in una filiera di economia sostenibile». Abbiamo insomma molti argomenti di cui parlare insieme, ha detto, «in uno spazio europeo e mediterraneo in cui crescano le opportunità di cooperazione e si creino le condizioni per eleborare proposte più attente alle nostre realtà particolari al servizio dei sardi e dei corsi, in una armonia perfetta come quella che abbiamo ascoltato dai tenores».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), intervenendo in gallurese, ha auspicato «la continuazione delle politica di amicizia fra le nostre regioni, su tanti temi che vanno dall’economia alla cultura alla cooperazione in ambito europeo». Noi crediamo molto, ha dichiarato, «nell’idea di una macro Regione del Mediterraneo allargata alle Baleaari e ad altre realtà insulari mettendo al centro della nostra azione comune temi come difesa dell’ambiente, energia, trasporti, commercio e turismo». Oggi, ha concluso, «ricordiamo Sa Die quando i sardi cacciarono i piemontesi oppressori ed i sardi non contavano in casa loro; anche per questo la nostra amicizia ha radici lontane e noi crediamo che questa amicizia possa diventare sempre più forte grazie al rapporto fra Istituzioni e comunità».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha ringraziato in modo sentito il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau «per aver reso possibile questa occasione storica, che non è un avvenimento episodico ma una bella pagina di storia della politica sarda». Dopo aver rivolto espressioni di benvenuto alla delegazione della Corsica che, ha sottolineato, «moltiplica il carico simbolico della nostra giornata di Sa Die, ricordando storie comuni per appartenenza e identità che ci uniscono fin dai secoli remoti ed hanno diviso le nostre terre solo per la cupidigia della lotta per la supremazia fra le Nazioni» Pittalis si è detto convinto della necessità di «tenere vive libertà e autodeterminazione di ciascun sardo e ciascun corso, perché sono valori che hanno subito affronti arroganti e prepotenti che oggi si manifestano in altre forme, in particolare con una offensiva neo centralista senza precedenti del governo centrale italiano in nome di un presunto interesse nazionale». Abbiamo il dovere di reagire, ha affermato il capogruppo di Forza Italia, «per difendere identità, storia, cultura e lunga, anche di fronte all’omologazione europeista asservita ai poteri finanziari, che sta perdendo di vista l’obiettivo di una Europa federale dei popoli». Sardegna e Corsica oggi iniziano un percorso comune, ha concluso Pittalis, «ed è un avvenimento che può scrivere la storia senza subirla, ma il punto è: siamo pronti a lanciare questa sfida agendo da sardi?». Questa è la domanda di fondo, secondo Pittalis, «perché la Consulta ha un senso se è proiettata verso la nascita della macro Regione di fronte all’Europa».

Il presidente del gruppo Corsica Libera Petr’Antoni Tomasi ha parlato dell’incontro fra Sardegna e Corsica come di una grande sfida e di un onore per essere assieme ai Sardi nel giorno della festa più importante dell’Isola e nell’Aula del Consiglio regionale dove si ascoltano lingue come il gallurese e il maddalenino. Siamo di fronte, a giudizio di Tomasi, «ad una speranza rinnovata per le nostre popolazioni che nasce dall’azione comune delle due Regioni, e dà senso a questa giornata che vuole costruire una realtà nuova nelle nostre due Regioni ed in Europa, superando il lungo periodo storico in cui siamo stati vicini eppure lontani, separati da un piccolo braccio di mare». Ora, ha proseguito, «siamo chiamati ad inventare nuovi modelli economici per dare ancora più valore alle nostre bellezze ed alle nostre ricchezze ed all’Europa diciamo in modo chiaro che vogliamo più partecipazione puntiamo ad una Europa di popoli; una realtà nuova che vogliamo costruire cominciando dalla cultura e dalle nostre radici profonde che vengono da lontano che oggi vogliamo rilanciare con la nostra volontà comune di rendere più forti le nostre relazioni». La strada è lunga, ha concluso Tomasi, «ma, come diceva un grande italiano, ci sentiamo tutti impegnati a far prevalere sul pessimismo della ragione l’ottimismo della volontà».

Dopo l’intervento del rappresentante di Corsica Libera l’Aula ha potuto apprezzare le sonorità ancestrali delle launeddas grazie ai suonatori di villaputzu Andrea Pisu e Gianfranco Mascia. Precedentemente si era esibito il tenore di Bitti “Remunnu ‘e Locu”.

Il presidente Ganau ha dichiarato la seduta. Il Consiglio si riunirà nuovamente martedì 3 maggio per l’esame della legge  su servizi e le politiche per il lavoro