19 November, 2024
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«La nostra azienda, l’Aou di Sassari così come la conosciamo oggi, è nata nel 2016 con la funzione di Hub ma che è tale soltanto di nome e grazie alle professionalità dei tanti operatori che lavorano al suo interno». Così, questa mattina, il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, Nicolò Orrù, ha iniziato il suo intervento davanti alla sesta commissione Sanità del Consiglio regionale. Al settimo piano dell’ospedale civile, nella sala riunioni affollata dai direttori delle strutture complesse e semplici dell’azienda di viale San Pietro, si è svolto l’incontro convocato dal presidente dell’organismo consiliare regionale Domenico Gallus. Accanto a lui, il vicepresidente della sesta commissione Daniele Cocco ed il presidente del Consiglio regionale Michele Pais. Con il direttore generale erano presenti il direttore sanitario Bruno Contu e il direttore amministrativo Chiara Seazzu. In apertura, il sindaco di Sassari Nanni Campus, ha portato i saluti di buon lavoro.

«Per poter esercitare appieno il ruolo di Hub – ha detto ancora – ed essere polo universitario di attrazione questa Aou deve essere adeguatamente finanziata, dal punto di vista delle strutture, delle tecnologie e del personale.»

Il direttore generale Orrù ha subito proposto una fotografia dell’azienda ospedaliera con 866 posti letto destinati a diventare 770 con la riforma della rete ospedaliera, e che al 31 dicembre scorso ha fatto registrare 34.081 ricoveri, con valori della produzione in aumento, una spesa farmaceutica costante, e non in aumento, quindi i bilanci 2017 e 2018 in sostanziale pareggio.

«Prima di poter procedere con la riduzione dei posti letto – ha proseguito – così come previsto dal piano di riordino della rete ospedaliera, è necessario che i presidi ospedalieri di primo livello operino in sinergia con l’Hub per il rientro dei pazienti. stabilizzati, afferenti al territorio di competenza, fino alla dimissione. I presidi ospedalieri, inoltre, si devono far carico delle patologie a medio-bassa complessità clinica medica e chirurgica. La rete territoriale – ha detto Nicolò Orrù – si deve fare carico dei pazienti in dimissione che a oggi continuano spesso a stazionare nei reparti per acuti, creando inappropriatezza, inefficienza economica e rischioso sovraffollamento».

A titolo di esempio, il direttore generale ha ricordato che l’Aou ha iniziato a fatturare all’Ats Sardegna le «degenze inutili, questo in attesa che i pazienti in dimissione – i quali aspettano anche 90 giorni – possano essere ricoverati in strutture adeguate come le Rsa».

Dal punto di vista dei risultati, Nicolò Orrù ha ricordato che «dal piano nazionale esiti 2018 risulta che abbiamo una situazione di appropriatezza e di garanzia di efficacia delle prestazioni – ha detto – e l’unico elemento rosso sono le colicistectomie una situazione data dal fatto che qui vengono svolti gli interventi complicati e non quelli programmati. Non più rossa ma arancione è segnalata, invece, la questione relativa ai primi parti cesarei perché siamo riusciti a ridurre l’inappropriatezza dal 40 al 30 per cento».

Per il direttore generale è vitale il potenziamento del personale, con l’azienda che dispone di un piano triennale del fabbisogno che ne prevede oltre tremila e una dotazione organica di circa 2500. «Sarebbero necessari quindi 600 unità in più nell’arco di un triennio – ha proseguito – perché questo consentirebbe di accreditare anche le strutture».

Intanto una boccata di ossigeno è arrivata a luglio, con il finanziamento da parte della Regione di 3 milioni di euro per l’assunzione del personale che ha permesso il prosieguo delle attività. Resta ancora, per Orrù, la necessità di superare il vincolo del 7 per cento sulle assunzioni destinate al personale amministrativo.

Il direttore generale quindi ha parlato delle risorse finanziarie a disposizione. Tra queste i 93 milioni di euro per il nuovo materno infantile che, dopo l’abbattimento, avrà necessità di circa 8 mesi per le procedure del Via. Ancora, a disposizione 85 milioni per il secondo ampliamento dell’ospedale per il quale si sta predisponendo la gara per l’individuazione dei progettisti.Si aggiungono i 10 milioni per l’adeguamento antincendio, i 4 milioni di finanziamento Uniss per la nuova Rianimazione, Neurologia ed Ematologia, lavori al momento fermi per fallimento delle imprese. E ancora, 3 milioni per le sale parto del Materno infantile.

Nicolò Orrù ha poi ricordato i 15 milioni che la direzione generale, in attesa che si possano avviare i lavori per il nuovo ospedale, ha destinato alle ristrutturazioni dell’esistente e al fabbisogno delle tecnologie.

Non ha dimenticato di ricordare gli sforzi fatti per la sigla dell’Addendum, per la riorganizzazione e il potenziamento delle attività di acquisizioni beni e servizi, per l’indizione delle procedure di affidamento in urgenza nel rispetto del nuovo codice dei contratti pubblici e per l’avvio del progetto aziendale Debiti Incagliati per i contratti che risultavano «formalmente non in regola». Un’operazione quest’ultima che ha consentito di adottare 82 provvedimenti, di liquidare 16 milioni di euro e di risparmiare 2,1 milioni di euro.

Si sono quindi susseguiti numerosi interventi, dal presidente dell’ordine dei medici della provincia di Sassari Nicola Addis al presidente di Facoltà Andrea Montella, dal professor Alberto Porcu direttore della clinica Chirurgica a Franco Bandiera direttore della Medicina, da Andrea Tirotto che ha parlato della situazione degli infermieri ad altri medici e professori che hanno rappresentato le loro esigenze e la situazione delle loro strutture (professor Salvatore Dessole, dottor Mario Pala, dottor Franco Cudoni, dottor Luigi Cugia, professor Sechi, dottoressa Patrizia Tilocca, dottor Gildo Motroni, dottor Stefano Profili, dottoressa Maria Cossu, dottoressa Monica Derosas, dottoressa Alma Posadinu, professoressa Angela Spanu, professor Roberto Antonucci, professor Angelo Scuteri, dottoressa Elisabetta Pitzorno, dottor Luigi Podda e dottor Giorgio Olzai). Breve intervento anche della portavoce del movimento Donne in lotta per la sanità Luana Farina che si è concentrata sulla Smac.

A conclusione della riunione è seguita la visita dei commissari regionali nei reparti di Pronto soccorso, Ematologia e day hospital oncologico.

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Nelle linee guida della Società geriatrica americana sulla cura dell’anziano il delirium si trova al primo posto, accanto alla demenza, fra le sindromi geriatriche a eziologia multipla. Resta, nonostante tutto, raramente riconosciuto nelle diagnosi di dimissione. Da qui la necessità di avviare percorsi formativi che consentano agli operatori sanitari l’acquisizione di competenze scientifiche e gestionali in materia. Un’esigenza riscontrata anche a Sassari dove i direttori delle unità operative di Medicina interna, Lungodegenza e Geriatria, rispettivamente Francesco Bandiera, Antonio Uneddu e Patrizia Tilocca, hanno organizzato e attivato, in collaborazione con il Settore formazione dell’Aou, il corso “Delirium nel paziente anziano ospedalizzato”.

L’obiettivo è dare al personale del presidio ospedaliero sassarese le competenze per avviare l’attività di prevenzione, diagnosi e trattamento di questa patologia.

Il ciclo di lezioni che per il 2017 prevede sei edizioni – la quinta il 12 ottobre e l’ultima il 14 novembre – nasce a seguito di un evento “sentinella” che si è verificato a dicembre dello scorso anno nel reparto di Medicina interna del Santissima Annunziata. Un paziente di 75 anni tentò di scappare dal reparto, dove era ricoverato da alcuni giorni, utilizzando una corda realizzata con le lenzuola per calarsi da una finestra del primo piano, ma precipitò nel vuoto. Un evento imprevedibile che lasciò fortemente colpiti gli operatori dell’ospedale.

«Il corso rappresenta un’importante risposta a un’esigenza di maggiore conoscenza e approfondimento di questa sindrome da parte dei nostri operatori – afferma il direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio D’Urso -. La reazione all’evento sentinella ha evidenziato la capacità di affrontare il fenomeno con un approccio pro-attivo e un atteggiamento volto a un lavoro multidisciplinare.»

E che la gestione del delirium stia diventando di notevole importanza in campo ospedaliero lo si deduce anche dal fatto che, nel prossimo congresso nazionale “Una (sesta) giornata con il malato anziano”, in programma all’hotel Catalunya di Alghero il 6 e 7 ottobre, l’argomento sarà tema d’apertura della sessione dedicata agli infermieri.

Con delirium, spiegano gli esperti, si intende «una sindrome psico-organica caratterizzata da transitoria e fluttuante alterazione dello stato di coscienza, a esordio acuto o subacuto con ripercussioni sulla capacità cognitive e percettive».

Il delirium aumenta i tassi di mortalità e determina un allungamento dei tempi di degenza con un conseguente aumento dei costi sanitari. La patologia, inoltre, favorisce una progressione del declino cognitivo e impatta negativamente sullo stato funzionale del paziente ricoverato. La patologia, inoltre, – sottolineano gli esperti – ha effetti negativi sullo stress psico-fisico di pazienti, dei parenti del malato e degli operatori.

Su Sassari ancora non esiste una casistica che potrà essere sviluppata attraverso l’utilizzo di nuove procedure che i corsi voglio diffondere.

Secondo i dati a disposizione degli organizzatori del corso, uno studio internazionale ha messo in evidenza che un numero elevato dei pazienti ospedalizzati presenta delirium al momento del ricovero, un numero ancora più elevato lo sviluppa durante la degenza. Nei reparti di medicina interna una condizione di delirium è stata riscontrata al momento del ricovero, correlata a un’età più avanzata, alla presenza di uno stato febbrile nel giorno dell’ammissione, al trattamento con neurolettici e alla presenza di un deficit visivo o di un pregresso ictus. Nei pronto soccorso, il fenomeno è presente nei pazienti anziani al momento del ricovero.

Dallo studio, inoltre, emerge che le percentuali più elevate di casi si verificano nei reparti chirurgici durante le degenze: è il caso delle ortopedie e delle cardiochirurgie. A questi si aggiungono i casi registrati nelle terapie intensive, sia al momento del ricovero e, soprattutto, durante la degenza.