22 November, 2024
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Una “prima” regionale ed il ritorno di un’attrice di talento e temperamento come Iaia Forte: questo, e non solo, il menù proposto per i prossimi giorni dal NurArcheoFestival, firmato dal Crogiuolo.
“La terra degli uomini toro” è il titolo della mise en scène che viene presentata, in prima regionale, appunto, domani, venerdì 17 agosto, alle 22.00, al Museo dell’Ossidiana di Pau. Di e con Marco Taddei (nel 2005 si è diplomato alla Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova) e la performer visiva Erika Sambiase (produzione Compagnia Nim, Baba Jaga, Il crogiuolo), narra la storia di una bambina di nome Dentina che intraprende un viaggio per salvare il suo paesello, minacciato dall’Uomo-senza-braccia e dal suo esercito. Nel suo cammino incontrerà sassi e alberi parlanti, corvi gracchianti, topi astuti e spiriti della palude. Si ritroverà in un mondo distrutto dal cemento e dalle fabbriche e, armata della sua infinita volontà, porterà la pace nella sua terra. Ad aiutarla ci saranno tanti amici e tre oggetti magici donati da sua mamma Nicetta: una pietra nera, un coltello d’oro e una piccola sedia di ginepro.

Il testo è stato pensato come una favola contemporanea. Tenendo a mente la lezione di Andersen e dei fratelli Grimm, Taddei ha studiato il processo d’immaginazione e di gioco presente nelle fiabe popolari e i messaggi che possono portare a chi le ascolta. La storia viene narrata con il supporto della performance dal vivo di un’artista visuale che produce, seguendo la musica e la parola, segni e colori ispirati allo stato emotivo delle situazioni rappresentate.

Alle 21.30 la visita guidata al Museo. Solo su prenotazione è prevista l’escursione naturalistica al sentiero Sa Pedra Corbina (info: 0783 934011).

Ancora il 17, ma alle 20.00 e al Nuraghe Nolza di Meana Sardo, viene replicato “Sa notti de Is Janas”, il testo di Sabrina Barlini con Isella Orchis voce recitante.

Il giorno dopo, sabato 18 agosto, arriva a Laconi, al Menhir Museum, Iaia Forte, alle 22.00, con il suo “Odissea Penelope”. Lo spettacolo ha una portata affabulatoria che si radica nell’impegno civile. Un’attrice di grande talento e forte temperamento diventa così interprete di tutte le istanze del mondo femminile, alternando momenti di riflessione, ironia e drammaticità. Penelope, pensando alle vicende di Troia baluardo dell’Asia minore, non può non riflettere su un conflitto etnico di scottante attualità come quello tra Oriente e Occidente. “Odissea Penelope” rivendica il diritto della donna ad affermare un’identità personale che non può essere decisa a priori da nessun sistema culturale, seppure fondato su una tradizione millenaria. Penelope, in questa nuova visione che va al di là di Omero, pur rimanendo una donna che ama Ulisse, l’eroe del mito, discute con lucidità tutti gli aspetti oscuri del celebre inventore del cavallo di Troia. Ascrive a se stessa il diritto di poter parlare degli orrori della guerra, che non risparmiano nemmeno i bambini, come testimonia la morte orrenda del piccolo Astianatte ad opera dello stesso Ulisse, che ne decide l’infausta sorte scaraventandolo giù dalle mura di Ilio. La guerra non è più dunque cosa da uomini ma viene rivelata in tutta la sua stupidità e inutilità dalla denuncia civile di Penelope, che si rende consapevole di aver sposato un assassino inventore di ordigni di morte. Il rapporto con la contemporaneità è bruciante e immediato: il cavallo di legno non è dissimile, infatti, dalle tante invenzioni disumane che hanno invece dilaniato bambini di tutto il mondo. La drammaturgia si snoda quindi tra diversi motivi: la solitudine della donna che deve gestire un mondo che non conta di fronte al potere sociale, politico, economico, di una società fondata dagli e sugli uomini; la violenza e la sopraffazione che le parti sociali più deboli sono costrette a subire; la memoria, che in questo caso Penelope è costretta suo malgrado a tramandare perché nessuno possa dimenticare 

Ancora il 18, alle 22.00, al Nuraghe Camboni di  Perdaxius, va di nuovo in scena “La terra degli uomini toro”. Ricco il programma collaterale: alle 18.00 il battesimo della sella; alle 18.30 la visita guidata al Nuraghe Camboni; dalle 18.00 alle 20.00, su prenotazione, per i più esperti una passeggiata a cavallo nel circondario, a cura dell’associazione La Casa del Sorriso; alle 20.30 cena su prenotazione (info: tel. 342 1639514).

E sempre il 18 agosto, alle 20.00, “Perseverare Humanum Est”, di e con Matteo Belli, verrà riproposto a Villagrande Strisaili, nell’area archeologica S’Arcu e is Forros (alle 21.30 la visita guidata a cura della coop. Irei).

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Una “storia d’amore mediterranea” per la Stagione di Danza 2017-18 del CeDAC con “Odyssey Ballet” di Mvula Sungani – in tournée nell’Isola nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna: dopo il debutto in prima regionale venerdì 23 febbraio, alle 21.00, al Teatro Comunale di San Gavino Monreale, l’affascinante spettacolo ispirato al celebre poema omerico sarà in cartellone sabato 24 febbraio, alle 21.00, nel Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer, domenica 25 febbraio, alle 21.00, al Teatro Civico Oriana Fallaci di Ozieri (con una matinée per le scuole lunedì 26 febbraio) e infine martedì 27 febbraio alle 20.45 approderà al Teatro Centrale di Carbonia.

Odyssey Ballet” s’ispira ad uno dei poemi fondanti della letteratura occidentale, tradizionalmente attribuito al cieco aedo, cantore delle gesta di re e guerrieri alla conquista di Troia e del periglioso viaggio di Ulisse verso la sua “petrosa” Itaca tra i capricci degli dei e l’imperscrutabilità del fato, per raccontare il dramma di coloro che abbandonano la patria e i propri cari in cerca di fortuna e di chi – madri e spose, sorelle e fratelli, genitori e figli – ne attende a casa il ritorno tra angoscia e speranza. Un moderno balletto, costruito come un racconto per quadri, con una rigorosa partitura per corpi in movimento in cui l’eleganza della danza classica e l’espressività e la libertà della danza contemporanea si fondono ai caratteri dei diversi balli tradizionali, ma anche alle tecniche circensi e alle arti marziali secondo la cifra energica e sensuale della Mvula Sungani Physical Dance.

Sulle tracce del poeta vittoriano Samuel Butler, per il quale le sottili analisi psicologiche e la conoscenza dell’universo femminile presenti nei versi suggerivano l’esistenza di una poetessa, forse siciliana, all’origine dell’Odissea (un’intuizione ripresa da Robert Graves e da Lewis Greville Pocock) Mvula Sungani crea il suo “Odyssey Ballet” privilegiando il punto di vista dell’autrice, donna innamorata e fedele, irresistibile seduttrice, tenera e ardente, custode del focolare e degli affetti.

Sull’evocativa colonna sonora curata ed eseguita da Alessandro Mancuso e Riccardo Medile, tra musiche popolari e brani originali, le (dis)avventure del sovrano d’Itaca e gli incontri con il Ciclope e altre figure mitologiche, che diventano le «maschere delle incertezze del futuro», fanno da contrappunto alle malìe di Circe e all’amore di Calipso, alla giovinezza di Nausicaa e alla pazienza di Penelope: tutte le figure femminili rappresentano altrettante sfaccettature dell’ipotetica autrice, proiezioni della sua complessa personalità e dei suoi cangianti stati d’animo.

Un’opera visionaria e coinvolgente, ricca di simbolismi, quella del coreografo italo-africano con esordi da enfant prodige e all’attivo un’intensa carriera in Italia e all’estero, che affronta con taglio quasi cinematografico un tema cruciale come l’integrazione e l’incontro con l’altro in un’epoca caratterizzata da intensi e inarrestabili flussi migratori: nel mondo greco antico l’ospite era sacro, come dimostra l’accoglienza riservata ad Ulisse nella terra dei Feaci, di contro alla ferocia del Ciclope, ma soprattutto a fronte della xenofobia verso gli stranieri che giungono sulle nostre coste al termine di moderne, spesso terribili, “odissee”.

Odyssey Ballet” di Mvula Sungani racchiude l’idea del tempo sospeso, della solitudine e dell’ansia della sposa e della consapevolezza dei rischi cui va incontro chi sceglie o è costretto a varcare il mare o il deserto: alle insidie per chi parte, oltre alle tentazioni e alle distrazioni lungo il cammino e alla necessità di confrontarsi e sconfiggere “mostri” che son metafora dei tanti pericoli e ancor più dei giustificati timori, corrisponde allo stillicidio dei minuti e delle ore per rimane e vive nel tempo indefinito dell’attesa, fra speranza e disperazione. Il desiderio di una donna – la poetessa immaginata da Butler e Graves e la sua moderna erede – prende la forma delle eroine del mito, incantatrici e sapienti: se Calipso può rappresentare il matrimonio, Nausicaa l’innamoramento, Circe la trasgressione, mentre Penelope la fedeltà, in ciascuna di loro è un riflesso dell’autrice, una variazione sul tema della dolcezza e della passione nella trama di “una storia d’amore mediterranea”.