25 November, 2024
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Luciano Piras, presidente dell'Assogal e del Gal Sulcis Iglesiente.

Luciano Piras, presidente dell’AssoGAL e del GAL Sulcis Iglesiente.

I rappresentanti dell’AssoGAL Sardegna, l’associazione che comprende i GAL, Gruppi di Azione Locale della Sardegna, sono stati sentiti questa mattina dalla Quinta commissione presieduta da Luigi Lotto (PD).

L’AssoGAL ha chiesto maggior coordinamento tra i vari soggetti istituzionali nella programmazione dei fondi europei, meno burocrazia nelle gestione delle pratiche per i finanziamenti delle iniziative private e dei progetti pilota per lo sviluppo locale.

Il presidente dell’AssoGAL, Luciano Piras, che è anche presidente del GAL Sulcis Iglesiente, ha illustrato al parlamentino delle Attività Produttive le criticità che hanno ostacolato l’azione dei GAL nella programmazione 2007-2013 e avanzato alcune proposte perché vengano rimosse e superate nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020.

Dei 159 milioni di euro messi a disposizione per gli assi 3 e 4 del Psr 2007-2013 (ridotti poi a 105 milioni per far fronte alle alluvioni e altre calamità naturali) solo 18 sono stati rendicontati dai GAL. «La spendita delle risorse purtroppo non dipende da noi – ha spiegato Luciano Piras – i GAL hanno il compito di programmare e mettere a bando i fondi disponibili, il pagamento è però in capo all’Agea».

Piras ha denunciato i pesanti ritardi accumulati nell’erogazione delle risorse ai privati: «Le procedure sono troppo lunghe – ha proseguito il presidente dell’AssoGAL – agli ostacoli burocratici si aggiungono le enormi difficoltà delle imprese a reperire dalle banche il restante 50% dei fondi per finanziare le iniziative».

I problemi  riguardano anche la gestione dei GAL e dei progetti pilota. In questo caso, i Gruppi di azione locale e i Comuni si vedono costretti ad anticipare risorse senza nessuna certezza sui tempi e le modalità di restituzione delle somme impegnate. «La soluzione passa attraverso la creazione di un fondo di rotazione – ha affermato Piras – non si può aspettare 10 mesi per ottenere l’accreditamento dei finanziamenti pubblici».

Il consigliere Pier Mario Manca (Partito dei Sardi), condividendo le preoccupazioni dei rappresentanti dei GAL sulle modalità di erogazione delle risorse ha rimarcato la necessità di individuare nuove formule perché gli errori non si ripetano nella nuova programmazione del PSR: «Purtroppo saremo costretti a restituire a Bruxelles oltre l’80% delle risorse stanziate per la programmazione 2007-2013 – ha detto Manca – è una cifra imponente che la Sardegna non può permettersi di perdere. Serve un nuovo modello di gestione che consenta di mandare avanti una programmazione virtuosa».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Area popolare sarda) ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dai GAL e manifestato l’auspicio che “il patrimonio di esperienze non venga disperso”. Sulle difficoltà dell’ente pagatore Agea, Rubiu ha espresso preoccupazione anche per la presenza delle imprese sarde all’Expo di Milano. «Le aziende che hanno anticipato i soldi per partecipare alla kermesse avranno grosse difficoltà ad incassare i rimborsi».

Cesare Moriconi (Pd) ha invece avanzato una proposta operativa chiedendo una seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Attività Produttive per valutare nel dettaglio le problematiche relative alla programmazione 2007-2013 ed individuare un nuovo percorso per la spendita delle risorse messe a disposizione dal PSR 2014-2020.

Al termine dell’audizione, il presidente della Commissione Luigi Lotto ha chiesto ai rappresentanti dei GAL la presentazione di un documento dettagliato sul lavoro fatto e sulle difficoltà incontrate. «Questo ci permetterà di avviare un confronto serrato con la Giunta regionale per accelerare la spendita delle risorse del vecchio PSR e programmare al meglio il Piano 2014-2020».

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Sei consiglieri regionali, Emilio Usula e Paolo Zedda dei Rossomori, Augusto Cherchi e Pier Mario Manca del Partito dei Sardi, Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) del Gruppo Misto e Gavino Sale (Irs), hanno presentato un’interpellanza con la quale sollecitano un piano di emergenza per contrastare la diffusione in Sardegna della “Xylella Fastidiosa”, il batterio killer degli ulivi che sta mettendo in ginocchio il comparto olivicolo della Puglia.

La “Xylella Fastidiosa” è inserita nella lista nera degli agenti patogeni da quarantena. Un batterio da isolare al più presto per la sua elevata capacità infettiva e distruttiva. In Sardegna esistono circa 150 specie che possono ospitare il batterio, tra queste sono molte quelle di interesse agricolo, ambientale e paesaggistico.

«Servono misure urgenti per evitare che il disastro pugliese si estenda alla nostra Isola – afferma il primo firmatario dell’interpellanza Emilio Usula – è necessario attivare un piano urgente per l’applicazione puntuale della normativa europea».

I consiglieri regionali, visti i rapporti commerciali tra la Sardegna e la Puglia che  includono lo scambio di materiale vivaistico, sollecitano l’attivazione di controlli più stringenti nei porti e negli aeroporti sardi per scongiurare l’introduzione e la diffusione di organismi nocivi e contagiosi.

«L’arrivo del batterio killer in Sardegna produrrebbe un danno incalcolabile al comparto agricolo isolano – conclude Usula – per questo è necessario mettere da subito in campo interventi di prevenzione e profilassi che affianchino quelli già dliberati dal Ministero dell’Agricoltura e dalla Regione Puglia.»

Clima sempre teso, in Consiglio regionale, tra maggioranza e opposizione, nel dibattito sul DL n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha espresso forti critiche «per aver appreso dalla stampa di un dibattito interno alla maggioranza e fra la stessa e la Giunta; nella seduta precedente il consigliere Gavino Sale ha sollevato un problema in Aula e vorremmo sapere cosa è successo, è opportuno perciò che il presidente Francesco Pigliaru trovi il modo di riferire al Consiglio sulla vicenda dell’inceneritore di Tossilo».

Il presidente Ganau ha precisato che la richiesta presuppone passaggi formali di competenza della conferenza dei capigruppo.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ricordato di aver sollevato alcuni problemi di merito ed è importante sapere «in che misura si intende tenerne conto».

Il presidente Ganau ha replicato che l’Aula è chiamata ad esprimersi sull’emendamento in esame con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Cossa ha ripreso l’intervento annunciando il voto contrario all’articolo, motivandolo con la necessità «di intervenire su fabbricati di vecchia costruzione considerati abusivi e non sanabili».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha rilevato che il termine tolleranza edilizia, a proposito di distanze fra gli edifici, «è di difficile interpretazione ed ha una casistica infinita secondo il codice civile, perciò occorre riconsiderare il testo della norma».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha criticato la rinuncia alla replica da parte dell’assessore «è un fatto grave e ci sarebbe da porre una questione pregiudiziale su questa materia, perché stiamo disciplinando le tolleranze in modo diverso dal testo unico senza i necessari approfondimenti».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha evidenziato che votare a favore dell’emendamento «significa far emergere il rifiuto della maggioranza di confrontarsi su vere questioni di merito».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha espresso preoccupazione per una conferenza dei capigruppo diventata «il notaio di quanto deciso fuori dall’Aula e poi riportato dai giornali; l’art. 4 dimostra che maggioranza e Giunta hanno dimenticato di essere, anche in questa materia, una Regione a Statuto speciale».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che di solito gli emendamenti soppressivi sono provocatori «ma in questo caso il problema nasce dall’interpretazione del concetto di tolleranza edilizia che il testo non chiarisce».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), favorevole, ha sottolineato che «è giusto ricordare la scelta della maggioranza di abdicare al proprio ruolo nell’interesse dei cittadini per migliorare la norma nazionale ed ha auspicato un recupero di sensibilità».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, favorevole alla soppressione, ha affermato che «la legge non dà certezze e presenta troppi margini di ambiguità nell’interpretazione e nell’applicazione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), favorevole, ha sostenuto che «è un voto politico che però ha una finalità molto chiara di semplificazione rispetto ad un articolo inutile che disciplina situazioni già previste dal testo unico nazionale».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha ripreso le dichiarazioni del collega Tedde, associandosi alle critiche su una programmazione del Consiglio decisa all’esterno e, inoltre, ha espresso dispiacere per la scelta della maggioranza di «rimangiarsi le aperture ad un confronto sui temi concreti».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), favorevole, perché «è grave tradire le attese di semplificazione espresse dalle categorie produttive e da larga parte della società sarda con un articolo del tutto inutile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, favorevole, ha evidenziato l’inutilità dell’articolo, «perfino peggiorativo del testo unico in alcune parti come quella relativa alla certificazione di abitabilità; c’è poi incoerenza con un emendamento di una parte della maggioranza che propone l’aumento della tolleranza dal 2 al 3%».

Ha riassunto la presidenza il presidente Ganau, che messo in votazione l’emendamento n. 246. Il Consiglio lo ha respinto con 21 voti favorevoli e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 214 che propone di cancellare il limite del 2% sulle tolleranze edilizie.

Il consigliere dell’Uds Mario Floris ha chiesto alla Giunta chiarimenti sui contenuti e sulla formulazione delle norme: «Non si capisce il mutismo della maggioranza su questioni rilevanti che meriterebbero un approfondimento».

Il primo firmatario dell’emendamento Oscar Cherchi (Forza Italia) ha spiegato il significato della proposta: «E’ un emendamento chiaramente provocatorio, fatto per stimolare l’attenzione dei colleghi della maggioranza che di questo dibattito non stanno seguendo nulla».

Anche Michele Cossa (Riformatori) ha sostenuto l’utilità dell’emendamento che «punta a favorire un’interpretazione corretta della norma».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto pronto ad affrontare una lunga maratona in Aula per tentare di migliorare la legge: «Siamo come la goccia che scava la pietra. Noi speriamo di scalfire il vostro atteggiamento ostinatamente chiuso. Dovere della minoranza è quello di cercare di porre rimedio alle storture della legge».

Pier Mario Manca (Pds) ha ricordato che un emendamento analogo era stato presentato dal suo Gruppo per essere poi ritirato: «Il motivo – ha spiegato Manca – è che il vincolo sulle tolleranze è già stabilito dalla legislazione nazionale».

Ignazio Locci (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto a favore dell’emendamento, ha sollecitato l’Aula a proporre una percentuale diversa sulle tolleranze edilizie: «Dobbiamo rivendicare la nostra potestà primaria in questa materia. Il Consiglio farebbe bene a raccogliere la sfida».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha invitato la minoranza a riflettere sulle importanti aperture riguardo alle tolleranze edilizie.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha espresso forti perplessità sulla decisione della maggioranza di andare ad oltranza con i lavori dell’Aula: «Non capisco la prova muscolare. Andare a oltranza non è un problema, ci consentirà di dibattere in modo più approfondito i contenuti della legge». Carta ha poi chiesto chiarimenti sull’art. 4 «I volumi tecnici rientrano nel 2 per cento? Se uno vuole modificare il vano caldaia o il vano ascensore, le modifiche rientrano nella previsione della norma? Se così fosse si introdurrebbero ulteriori complicazioni».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’obiettivo della minoranza: «La nostra è una critica costruttiva per aiutarvi a varare una buona legge per la Sardegna. Non pretendiamo di sconvolgere la filosofia che l’ha ispirata ma vi chiediamo di introdurre migliorie».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato il Consiglio a non fossilizzarsi sul limite del 2 per cento sulle tolleranze edilizie. «La Regione ha competenza primaria in materia – ha ricordato Tedde – avrebbe potuto proporre qualcosa di originale per far capire che non si prostra ai concetti dottrinari».  

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas, dopo aver invitato i presentatori al ritiro dell’emendamento, ha sollecitato un atteggiamento diverso da parte della maggioranza rispetto alle rivendicazioni della minoranza. «Rientra nella dialettica democratica il fatto che ci siano posizioni diverse – ha detto Solinas – il Consiglio bene farebbe a riflettere sulla richiesta di modifiche nell’interesse della Sardegna. Opposizione rappresenta una larga fetta della popolazione».

Alessandra Zedda (Forza Italia), rivolgendosi ad Efisio Arbau (la Base), ha offerto la propria disponibilità al dialogo: «Però – ha detto – per dialogare bisogna essere in due. Le aperture arrivano solo dal vostro Gruppo, convinca la maggioranza ad aprirsi e gli accordi potrebbero essere diversi. Non abbiamo paura di andare ad oltranza».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha rivolto un monito all’Aula: «La gente con capisce perché si approvino leggi che vanno contro il sentire comune – ha sostenuto Dedoni – i cittadini si aspettano una buona politica, le norme devono rispondere alle esigenze della popolazione».

In risposta alla richiesta di chiarimenti del consigliere Angelo Carta (Psd’Az), ha preso la parola l’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu. «Uno dei motivi che  hanno spinto alla formulazione di questa norma sono stati i dubbi sui volumi tecnici avanzati da molti uffici tecnici. Se i volumi sono iscritti in progetto rientrano nel limite del 2 per cento stabilito per le tolleranze edilizie».

Chiusa la discussione, si è passati alla votazione dell’emendamento n. 214 che è stato respinto dall’Aula.

Successivamente il vice presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 4.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha comunicato di voler fare proprio l’emendamento n. 101 (“Aumento della tolleranza edilizia dal 2 al 3%”) di cui è stato comunicato il ritiro dal primo firmatario, il consigliere Piermario Manca (Partito dei sardi).

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha chiarito che l’emendamento era stato valutato negativamente e ritirato in precedenza.

Il consigliere Pittalis ha ribadito di aver proceduto nel pieno rispetto del regolamento.

Il vice presidente Lai, anche a seguito chiarimento con uffici, ha riconosciuto la correttezza dell’iniziativa del consigliere Pittalis.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha manifestato parere favorevole: «L’emendamento presentato dalla maggioranza e poi ritirato in realtà ha lo scopo di migliorare la norma, posto che il 3% su piccolo manufatto è inutile e su altri può essere eccessivo e serve quindi valutazione più articolata ed elastica».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha detto che «nella maggioranza c’è molto di buono ed era proprio questo emendamento poi ritirato perché come al solito nell’aria aleggia il fantasma di mastro Don Gesualdo, che da operario diventa nobile e si dimentica della sua storia».

Il consigliere Ignazio Tatti di Area popolare sarda ha dichiarato che «c’è troppa confusione su una legge che i sardi stanno aspettando e sono sempre più delusi perché si accorgono che non poterà niente di buono».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha rilevato che «l’azione dei partiti che si proclamano autonomistici dovrebbe consistere nell’affermare la potestà primaria della Sardegna su tutte le materie e non secondo convenienza; giusto invece segnare in positivo le differenze ed evitare interpretazioni contraddittorie».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), voterà contro, «perché elevare la percentuale di tolleranza significa non dare certezza; che in concreto si tratterebbe di un abuso edilizio e, quanto ai volumi tecnici, emergono molte perplessità sulla risposta dell’assessore, anche perché la legge non considera volumi i volumi tecnici».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, darà un voto favorevole; «il recupero dell’emendamento testimonia una capacità di riforma del testo anche se molto contenuta, capacità che dovrebbe caratterizzare le menti libere come insegnava Alexis De Toqueville».

Il consigliere Angelo Carta, capogruppo del PSd’Az, anch’egli favorevole, ha definito la proposte «un segnale; peraltro, il chiarimento dell’assessore non chiarisce l’aspetto su volumi tecnici perché forse, se non inseriti in progetto, potrebbero essere considerati abusivi».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha osservato che «al di là di ostruzionismo, speriamo che la settimana santa porti consiglio alla maggioranza e la induca a riavvicinarsi alle categorie produttive ed al mondo del lavoro che ruota attorno all’edilizia, gli spazi per un confronto positivo ci sono e vanno sfruttati».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), favorevole, ha detto che «forse sta maturando un atteggiamento nuovo e altri passaggi del dibattito lo dimostreranno, il recupero dell’emendamento è fattore di miglioramento della norma e di attenzione alle esigenze dei cittadini che stanno fuori dal palazzo».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha affermato che «dovremo abituarci al fatto che in questa Assemblea non possiamo fare quello che vogliamo; stiamo costantemente giudicati da chi sta all’esterno, non possiamo legiferare con questa approssimazione ma operare con il massimo della responsabilità per dare certezze».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), che voterà a favore, ha detto che «il dibattito fa passi avanti come dimostrano alcune proposte della maggioranza ispirate al buon senso ed emerge un filo comune nella riflessione del Consiglio purtroppo mortificato da immotivate retromarce».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha msso in votazione l’emendamento n. 101 che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 4.

Ha preso la parola il consigliere Michele Cossa (Riformatori) che ha espresso rammarico per l’atteggiamento della maggioranza. «Non c’è ostruzionismo da parte nostra – ha detto Cossa – siamo nella fisiologia del confronto parlamentare. L’obiettivo è quello di trovare una sintesi e di migliorare una legge che rischia di arrecare seri danni all’economia dell’Isola».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito “inutile” l’art. 4 e ribadito il proprio convincimento sull’opportunità di prorogare il Piano Casa.

Concetto condiviso da Ignazio Locci (Forza Italia) che dopo aver difeso l’impianto del Piano Casa «cancellato per motivi ideologici» si è detto convinto  che il Dl 130 «creerà ulteriore depressione al mercato dell’edilizia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) «è un peccato che la maggioranza non abbia accolto le sollecitazioni dell’opposizioni. La norma poteva essere migliorata».

Stesso giudizio da parte del capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha parlato di «atteggiamento di sfida da parte della maggioranza, decisa a portare in porto la legge ad ogni costo».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efiso Arbau, in risposta al consigliere Oscar Cherchi, ha difeso il provvedimento e ricordato l’atteggiamento assunto dalla minoranza in occasione della discussione della legge sugli indennizzi per la Lingua blu. «Anche allora l’opposizione assunse toni apocalittici, le legge invece è stata approvata e comincia a produrre i suoi effetti benefici. Sono convinto – ha concluso Arbau – che anche questa norma, una volta a regime, porterà risultati importanti».

Chiusa la discussione, si è passati alla votazione del testo dell’articolo 4 che è stato approvato dall’Aula.

Subito dopo ha chiesto la parola il consigliere dell’Uds Mario Floris che, ai sensi dell’art 86 del Regolamento, ha posto  una questione pregiudiziale e chiesto il rinvio del provvedimento in Commissione. «Non deve suonare come un’offesa – ha affermato Floris – è una proposta che mira a superare l’empasse. Se si raggiungerà un accordo su alcuni punti fondamentali si potrebbe superare la situazione di stallo evitando inutili prove muscolari».

Il presidente Ganau, ottenuto l’assenso di un capogruppo che ha fatto propria la proposta come richiesto dal terzo comma dell’art 86 del regolamento, ha messo in discussione la pregiudiziale.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha affermato che «siamo arrivati ad una sintesi importante che deve essere valutata bene perché potrebbe essere una soluzione, l’opportunità che tutti stavamo cercando per arrivare ad una legge giusta capace di dare impulso positivo alla nostra economia». Ha proposto inoltre, per aiutare la riflessione, «che una parte degli interventi siano rinviati alla seduta di domani».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «ci vogliamo soffermare sulla proposta senza sottovalutarla, l’opposizione ha chiesto un momento di riflessione al suo interno ed altrettanto farà anche la maggioranza; mi pare si inizi a ragionare su ipotesi che possono convergere, perciò attendiamo la riflessione dell’opposizione di questo pomeriggio». «In questo momento – ha precisato – non è possibile assumere decisioni sull’ordine dei lavori e ciò non rappresenta un diniego su proposta del consigliere Floris, chiediamo però rispetto per le intese raggiunte al nostro interno per poi arrivare ad una conclusione come quella prospettata da Floris o una simile».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la proposta Floris era implicita in molti interventi del dibattito, siamo favorevoli così come raccogliamo favorevolmente anche le dichiarazioni del consigliere Deriu, poi si valuterà se seguire un percorso formale o pragmatico, ma la sostanza positiva resta perché, da parte nostra, c’è intento di migliorare la legge e lo ribadiamo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu si è detto dell’avviso che «la proposta faciliti il dialogo ed il confronto fra maggioranza e minoranza con l’unico obiettivo di dare vita ad una buona legge che la Sardegna aspetta; è una occasione molto importante a condizione che operiamo seguendo la regola aurea del buon senso». Anche le argomentazioni del consigliere Deriu, ha concluso, «sono sagge e vanno tenute nella massima considerazione».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, dopo aver detto di ascoltare «sempre con attenzione le proposte del consigliere Floris» ha dichiarato che «va nella direzione da tutti auspicata che ci deve portare ad un confronto produttivo finalizzato all’approvazione della legge, accogliere la richiesta di sospensione è coerente anche se la pregiudiziale va votata adesso e in questo momento la respingiamo».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha definito la proposta «molto ragionevole e di buon senso, dettata dall’esperienza, che non ostacola i lavori che comunque dovranno trovare un loro punto di caduta perché, prima o pi, si arriverà alle questioni centrali che richiedono una sintesi». Il passaggio in commissione, a suo avviso, «consente di procedere con più rapidità se esistono le condizioni; sarebbe poi utile rinviare il voto a domattina perchè non cambia niente».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta pregiudiziale e sospensiva formulata dal consigliere Floris, che il Consiglio ha respinto per alzata di mano.

Dopo la votazione, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.24

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che, in sede di commissione, era stato formulato l’invito al ritiro ma poi, a seguito dei necessari approfondimenti, è stato presentato un emendamento all’emendamento (569) sul quale è stato dato un parere favorevole.

E’ quindi intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha annunciato il suo voto contrario: «L’emendamento contiene una doppia morale e decide di sanare solo un certo tipo di abusi commessi prima del 9 settembre 2006 ( data di entrata in vigore del PPR)».

Per Michele Cossa (Riformatori), l’emendamento va invece nella direzione giusta. «Si cerca di individuare una serie di abusi e di disinnescare una procedura che crea grossi guai».

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) «siamo di fronte a una sanatoria. Il percorso non è legittimo né corretto. L’Aula deve limitarsi a recepire la legislazione nazionale».

E’ quindi  intervenuto Stefano Tunis (Forza Italia). Il consigliere ha detto che si tratta di un emendamento orrendo. E’ una norma che si ricollega a un interesse particolare. «Non è altro – ha detto Tunis – che un condono edilizio. Quindi lo spirito di protezione dell’ambiente che, come affermate,  è alla base della vostra azione è solo propaganda.»

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna) ha detto che «nell’emendamento manca solo nome cognome e ragione sociale del beneficiario. Questa non è una fattispecie astratta ed è quindi invotabile. Per Tedde è la prova che è necessario tornare in commissione. Non è possibile votare questa legge – ha concluso – che non serve a dare risposta ai sardi ma solo ad aiutare gli amici degli amici. Attilio Dedoni ha ricordato che la strada che ha intrapreso la maggioranza è quella dello scontro. A noi lo scontro, però,  non interessa. Vogliamo solo correggere questa aberrazione.  Per Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) l’emendamento all’esame dell’aula è un condono edilizio. Bisogna uscire dall’ipocrisia di sistema – ha affermato – secondo cui al centro sinistra questi argomenti non interessano. Questi emendamenti contengono un condono edilizio. Mi fa piacere – ha concluso – che anche la giunta regionale che ha espresso parere favorevole si sia convinta che si possano fare i condoni edilizi.»

Per Luigi Crisponi (Riformatori) si tratta di una norma contraddittoria frutto della confusione della maggioranza. 

Walter Piscedda (Pd) ha negato che l’emendamento contenga una sanatoria. «Dato che non abbiamo nessun interesse – ha detto – lo ritiriamo».

L’emendamento è stato ritirato. I lavori si sono conclusi. Riprenderanno domani mattina alle 9.00. La seduta proseguirà fino a mezzanotte con una breve sospensione solo dalle 14.00 alle 15.00. La Conferenza dei capigruppo ha anche deciso, su precisa richiesta della maggioranza che punta ad accelerare i tempi per arrivare quanto prima possibile all’approvazione finale del DL. 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”, che si lavorerà sabato e domenica fino all’approvazione definitiva.

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Tempi lunghi per il dibattito sul disegno di legge n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, con distanze sempre molto marcate tra maggioranza ed opposizione.

La seduta di questo pomeriggio si è aperta con la discussione generale dell’art. 3 e dei relativi emendamenti.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che ha osservato come l’articolo ricalca integralmente il testo nazionale, ed appare criticabile, a suo avviso, «la collocazione della parte sanzionatoria all’inizio dell’articolato mentre generalmente si mette alla fine». «Più in generale – ha aggiunto – anche in questo caso si confondono le norme urbanistiche con quelle edilizie seguendo una logica a spezzatino il contrario di ciò di cui la Sardegna ha bisogno».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha tenuto a sottolineare «un passaggio che merita grande attenzione perché si parla della sanzioni e della vigilanza sui cantieri, però si prevede sulla scorta della legge nazionale una ordinanza del sindaco per il sequestro delle opere ritenute abusive mentre sarebbe stato meglio lasciare questa responsabilità in capo agli uffici tecnici per non caricare i sindaci di compiti impropri».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che, «appena arrivati alle questioni di merito emergono i primi problemi concreti e di confusione normativa, con provvedimenti di natura omogenea per cui si utilizzano quattro termini diversi». La prima cosa da fare, ha avvertito Cossa, «è individuare bene sia i provvedimenti che i responsabili, superando il dualismo di competenze fra sindaco che emette l’ordinanza di demolizione e quella del responsabile tecnico che sulla stessa materia ha una facoltà ma non un obbligo, altrimenti non facciamo altro che alimentare il lavoro degli uffici giudiziari».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che in primo luogo questa norma doveva essere alla fine come si fa di consueto e comunque è una specie di mostro con molte teste con un organismo formato da un mix di passaggi lapalissiani e molte lacune, anche rispetto alla normativa nazionale cui fa riferimento. C’è poi poca chiarezza, ha lamentato il consigliere, «a proposito della separazione fra compiti di indirizzo che spettano all’organo politico e di gestione di competenza dei dirigenti; a fronte di questo quadro demolizione e sequestro non possono spettare al sindaco ma vanno attribuiti al dirigente».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato che, fin dall’inizio, era facile prevedere che «questa legge sarebbe stata un parto difficile, una sorta di parto podalico perché in qualche modo si comincia dalla fine; non si può pensare ad un impianto sanzionatorio senza inserire prima un dettato normativo che chiarisca cosa è consentito e cosa è vietato, questo è ciò che si aspetta il cittadino comune che non va intimorito».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «il pericolo di moltiplicare le occasioni di contenzioso sicuramente c’è ma a questo rischio va aggiunto anche il rischio di eccessivo allungamento dei tempi, sembra che ci sia un’ansia di sanzionare il cittadino ad ogni costo, dimenticando che anche i messaggi che si rivolgono all’esterno hanno la loro importanza; bisogna fare uno sforzo comune per migliorare alcune parti del testo e rilanciare il principio di leale collaborazione fra pubblica amministrazione e cittadini».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle dichiarazioni del consigliere Lotto, che si è chiesto perché il Consiglio perde tempo ad esaminare disposizioni per certi aspetti marginali. «Sarebbe meglio chiedersi – ha sostenuto – perché sono stati presi pezzi del testo unico sull’edilizia e della legge regionale 23/85, in qualche caso anche datati, per inserirli nel testo; così non si aiutano le amministrazioni locali che dovranno applicare la norma nelle loro relazioni con gli utenti, la soluzione migliore sarebbe stata quella di il testo unico con un solo articolo, altrimenti ogni volta che cambia il testo unico dobbiamo tornare in Aula per recepire le modifiche e questa sì che sarebbe una perdita di tempo».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto fra l’altro che «stiamo entrando in media res ma prima di parlare di sanzioni dovremmo riflettere sul perché prevediamo le sanzioni, seguendo un atteggiamento che appare come il frutto di un pregiudizio culturale negativo da associare necessariamente all’urbanistica; le sanzioni, invece, devono essere accuratamente ponderate così come vanno attentamente valutate le acquisizioni al patrimonio comunale di beni e manufatti».

Dopo l’on. Dedoni ha preso poi la parola l’on. Efisio Arbau (SV), che ha detto: «L’attività sanzionatoria è seria e utile, anche per gli operatori del diritto. Quindi questa norma è indubbiamente quel che serve. E’ interessante, però, parlare della sanatoria giurisprudenziale, un istituto che pone in netta difficoltà i nostri Comuni: dobbiamo uscire dall’idea vecchia del cittadino contrapposto all’istituzione, evitando ai Comuni ordinanze di demolizione che poi la magistratura consente di ricostruire. Su questi argomenti sostanziali dovremmo confrontarci e lo dico costruttivamente anche alla maggioranza».

Ha poi preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i cittadini sardi non sono controparte della Regione e il criterio delle sanzioni va rivisto nel senso di aprire a favore dei cittadini. E’ in nome loro che governiamo». L’oratore si è espresso anche contro l’approvazione dell’Imu agricola e ha chiesto al Consiglio e al presidente della Regione di ricorrere alla Corte costituzionale.

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «questa norma rischia di alimentare ulteriormente l’incertezza su un sistema normativo frammentato e stratificato, difficile da coordinare anche per gli stessi operatori. E’ chiaro che tutto questo riduce anche la civiltà di queste norme. Avete cercato di fare una sorta di collage prendendo un po’ dalla legge 23, un po’ dalla legge 380 con qualche elemento di fantasia aggiunto da voi».

Per la replica ha chiesto di parlare l’assessore Cristiano Erriu, che ha detto: «Questo articolo è materia di diritto applicato e di giurisprudenza. L’approfondimento di questa discussione in Consiglio lo testimonia. Il centrodestra ha fortemente criticato questo articolo e io che ho fatto il sindaco so bene quali limiti abbia l’amministrazione comunale in questi casi. E quante responsabilità i sindaci vorrebbero evitare. Ecco, questo articolo va proprio nella direzione di introdurre maggiori elementi di certezza del diritto, a vantaggio dei cittadini».

Sull’emendamento 247 (soppressivo dell’intero articolo 3) ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) per chiedere che si faccia «chiarezza su chi è chiamato a dire che un cantiere è abusivo o meno. Un conto è agire su mandato della procura, un altro su impulso di un dirigente o di un vigile urbano».

L’on. Mario Floris ha chiesto alla Giunta di «ritirare questo articolo, che ha soltanto il sapore punitivo e per nulla preventivo. E se non passa questo articolo ci sono comunque norme che sopravvivo e tutelano la collettività in caso di abusi. A noi di quello che fa lo Stato non ci importa: abbiamo bisogno di norme sarde che vadano bene per la Sardegna». Anche l’on. Cossa (Riformatori) si è detto a favore dell’emendamento  soppressivo e ricordando l’intervento dell’on. Arbau e del collega Pittalis ha aggiunto: «Stiamo ad andando ad aumentare soltanto il lavoro dei magistrati».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “questa norma è ben fatta e chiara” mentre l’on. Locci (Forza Italia) ha difeso l’emendamento soppressivo: «Dov’è la contingibilità e urgenza in tutto questo? Avete inventato un modo per scaricare la responsabilità dei dirigenti e attribuirla ai sindaci. E’ chiaro che si tratta di norme aggiunte: se il dirigente se la sente deve poter sospendere i lavori e contestualmente sequestrare il cantiere».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «ci sono tutte le possibilità di modificare questo testo nel senso degli interessi del popolo sardo e non della burocrazia».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) non si è detta soddisfatta dalla replica dell’assessore Erriu: «Anche noi abbiamo passione nell’esercitare il nostro ruolo e non rinuncio ad esercitare la competenza legislativa primaria del Consiglio regionale in materia urbanistica». 

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’on. Rubiu (Udc): «Se anche cancelliamo questa norma restano in piedi le norme che reprimono le violazioni della materia urbanistica». Per l’on. Dedoni (Riformatori) «non è chiaro quale fosse l’obiettivo del legislatore che ha costruito questa proposta».

Favorevole anche l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «La Giunta sta maturando la convinzione che questo testo può essere migliorato. A noi non interesse portare a casa il valore di questo emendamento, magari approvato a voto segreto. Il fatto è che questa legge non vogliamo farvela approvare perché non ha nulla di buono. Ecco perché dovreste eliminare questo apparato sanzionatorio».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Vengo dall’esperienza di sindaco nella città più martoriata dagli abusivi edilizi, ovvero Quartu. E difendo questa norma».

Per l’on. Pittalis (Forza Italia) è chiaro che «i controlli preventivi sono molto più importanti delle vostre sanzioni contenute nell’articolo 3». Anche l’on. Alberto Randazzo (Forza Italia) si è detto contrario «a dare ai sindaci responsabilità che non devono appartenere ai sindaci. Che siano i dirigenti ad assumersi sino in fondo le loro responsabilità».

Sul tema delle competenze dei sindaci, il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto: «Nessuno li vuole perseguitare, non scherziamo».

Messo in votazione, l’emendamento 247 è stato respinto.

L’on. Antonio Solinas, presidente della commissione Quarta, è intervenuto per rettificare alcuni pareri della commissione e ha chiesto all’Aula di eliminare ogni ambito di discrezionalità a favore dei dirigenti comunali sul fronte della sospensione e del sequestro del cantiere dove è stato realizzato l’abuso.

Sull’emendamento 203 è intervenuto per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha chiesto la soppressione del punto 1 del comma 1 dell’articolo 3. Si è associato l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) e a seguire l’on. Stefano Tunis: «Questa figura di sindaco sceriffo è frequente nelle vostre norme ed è ben studiato dalla psicoanalisi freudiana come l’emblema di un percorso adolescenziale non compiuto». L’on. Mario Floris è tornato sul concetto di “inizio dei lavori”: «Da quando decorre l’inizio dei lavori? Dobbiamo mettere un punto fermo su questa problematica».

Anche per l’on. Crisponi (Riformatori) «il pasticcio viene fuori con tutta la sua evidenza ed è il pasticcio di un sindaco che è anche censore e sceriffo e che deve procedere anche se non sa chi ha accertato l’ipotesi di violazione urbanistica». Favorevoli anche l’on. Locci e Pittalis (Forza Italia): «Così come formula,to il primo comma pone problemi, visto che insistete solo nel rafforzare la tutela sanzionatoria».

Sull’ordine dei lavori l’on. Cossa (Riformatori) ha chiesto notizie in ordine all’approfondimento annunciato sull’articolo dal capogruppo del Pd.

Anche l’emendamento 203 è stato respinto dall’Aula.

Il presidente del Consiglio, Ganau, ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 204 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione del punto 2, al comma 1 dell’articolo 3 (Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la sospensione dei lavori, la rimozione o la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi e, nel caso di mutamento di destinazione d’uso, il ripristino della destinazione originaria legittimamente autorizzata, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 4).

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha rimarcato la necessità di specificare in legge quale sia e a quale servizio appartenga il dirigente a cui sono attribuite competenze e responsabilità.

Assunta la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai, ha concesso la parola al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che ha rimarcato l’opportunità di specificare l’ufficio al quale appartiene il dirigente a cui fa riferimento il punto 2 comma 1 dell’articolo 3.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito che le procedure e la responsabilità delle eventuali demolizioni deve essere esercitata da chi “con chiarezza” è indicato nel provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha posto dubbi sulla correlazione tra quanto disposto dal comma 1 e da quanto stabilito dal comma 2. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato che tra le azioni è prevista l’acquisizione dell’area e non quella del manufatto eventualmente realizzato in difformità dalle leggi e dalle norme.

Il presidente di turno, Eugenio Lai, non essendoci iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 204 che non è stato approvato con 19 favorevoli e 29 contrari. Il presidente dell’assemblea ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 94 (Pier Mario Manca e più) e 250 (Locci e più) che propongono entrambi di sopprimere al comma 2 dell’articolo 3 (Entro quindici giorni dalla notifica della sospensione il dirigente o il responsabile dell’ufficio, su ordinanza del sindaco, può procedere al sequestro del cantiere. Nell’ipotesi di accertata prosecuzione dei lavori in violazione della sospensione, è disposta la demolizione immediata delle opere abusive) le parole “su ordinanza del sindaco”.

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che la probabile approvazione dell’emendamento, nell’escludere le funzioni del sindaco, rende ancor più evidente la necessitò di indicare con chiarezza in legge a quale dirigente debbano essere attribuite le funzioni e compiti stabiliti nell’articolato.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato la rilevanza del problema evidenziato dal suo collega Pittalis e ha rimarcato l’assenza di una “fase dialettica” tra il presunto colpevole di abuso e l’avvio dell’iter delle demolizioni.

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario dell’emendamento 94, ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito l’opportunità, nei casi in cui non è necessaria di escludere l’ordinanza del sindaco anche per contribuire ad eliminare le tensioni crescenti in capo ai sindaci.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha evidenziato la riproposizione del problema inerente le responsabilità della politica e quella in capo alle burocrazie delle pubbliche amministrazioni. Spostare le responsabilità dai sindaci ai dirigenti, a giudizio di Floris, rappresenta una profonda trasformazione della legge regionale 23 del 1985. L’esponente della minoranza ha inoltre denunciato che non appare chiaro nel testo in discussione in capo a chi sono le demolizioni fino ad oggi in capo alla Regione.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha escluso fraintendimenti in ordine alle funzioni e all’individuazione del dirigente a cui stanno in capo le responsabilità indicate in legge ed ha ribadito che sia la maggioranza che l’opposizione propone l’eliminazione dell’ordinanza del sindaco. Il consigliere della minoranza ha quidni preannunciato un emendamento al punto 12 che coinvolge anche il Corpo Forestale nelle attività di vigilanza e controllo della Regione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sostenuto la posizione espressa dal capogruppo Pittalis ed ha dichiarato di condividere l’emendamento orale proposto dal presidente della IV commissione Antonio Solinas che prevede di sostituire i termini “procede al sequestro” con le parole “può procedere al sequestro”.

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le richieste avanzate dal capogruppo Pittalis, mentre il collega di gruppo Stefano Tunis, ha invitato la maggioranza ad approfondire il tema ed ha denunciato che la norma risulta inapplicabile nella maggior parte dei Comuni dell’Isola, constatato l’assenza di dirigenti che caratterizza gli organici degli Enti locali.

E’ poi intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori) che ha ribadito la necessità di definire meglio l’attribuzione dei poteri di accertamento delle violazioni urbanistiche. «Non si può fare con la presentazione di un semplice emendamento, serve una riflessione più ampia».

Secondo Roberto Deriu (Pd) andrebbe risolto il problema fondamentale sull’attribuzione delle competenze . «C’è imbarazzo nell’attribuirle ai primi cittadini – ha detto Deriu – ma bisogna dire che verranno date responsabilità pesantissime in capo ai dirigenti». Deriu ha poi affermato che in ogni caso i sindaci non saranno sollevati del problema: «Non c’è atto dei comuni che non venga ricondotto in capo al sindaco. Separare le responsabilità in modo incerto può portare a risultati mostruosi. La responsabilità politica rimarrà, comunque, in capo ai primi cittadini».

Il vicepresidente Lai ha quindi posto in votazione l’emendamento 94, uguale al 150, che è stato approvato dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale n.250.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato il fatto che la legge non chiarisce  chi deve effettuare un sequestro. «Se questo aspetto non viene definito nessuno se ne assumerà la responsabilità. Sarebbe opportuno fermarsi a riflettere e presentare un emendamento di sintesi».

Michele Cossa (Riformatori) ha  sollecitato u miglior coordinamento tra i diversi commi dell’articolo 3.

Antonio Solinas (Pd) in risposta al collega Fasolino ha difeso l’impianto della norma: «La responsabilità sull’accertamento delle violazioni urbanistiche va attribuita al dirigente o al responsabile del competente ufficio comunale».

Un chiarimento che non ha convinto Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha ribadito la richiesta di cancellare l’articolo 3. «Chi deve interpretare la norma non verrà a chiedere spiegazioni in Consiglio. Servono norme semplici: meglio fermarsi a riflettere»

Anche per Pietro Pittalis «non c’è chiarezza tra i punti 3 e 4 del comma 1, l’articolo uno va riscritto».

Salvatore Demontis (Pd) ha invece difeso la norma: «Se le competenze non sono del sindaco è evidente che sono dei dirigenti – ha detto – in assenza di un dirigente, il Testo Unico degli Enti Locali assegna i poteri gestionali al responsabile del servizio. Si può discutere sull’opportunità di assegnare responsabilità troppo grandi a chi non ha una qualifica, ma non esistono dubbi sull’attribuzione delle competenze».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 205 che è stato respinto, a scrutinio elettronico palese, con 29 contrari e  19 a favore.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n.206, primo firmatario Oscar Cherchi (Forza Italia).

Il vicepresidente Lai ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori) che si è soffermato sul punto 4 del comma 1 dell’articolo 3 nel quale si stabilisce che le opere realizzate abusivamente vengono acquisite di diritto al patrimonio del Comune. «E’ una norma che potrebbe dar adito a questioni infinite perché non è chiara».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito che le disposizioni dell’articolo 3 dell’articolo 4  non sono coniugabili. «Se venisse fuori dall’Aula questo articolato sarebbe difficilmente applicabile».

Dello stesso tenore l’intervento di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Chi ha scritto questa norma ha creato confusione. Non si capisce a chi è venuta l’idea di scrivere che, nel caso di abusi, l’area acquisita dai comuni non può essere superiore a 10 volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita. E’ una follia: se un’opera è abusiva va acquisita per intero».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito grottesco il contenuto del punto 4. «Ma quale può essere il livello di punizione inflitto a chi ha compiuto un abuso a causa di norme poco chiare? E’ una violenza ai danni dei cittadini. fermatevi e riflettete».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi dato la parola a Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale «si sta tentando di disciplinare due fasi diverse la prevenzione e la sanzione dell’abuso edilizio. Mettere insieme in un singolo articolo questi due passaggi rischia di creare confusione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito “un esproprio proletario” la previsione del punto 4 del comma 1. «Non è sufficiente acquisire il manufatto abusivo, si prevede una sanzione che incamera nel patrimonio comunale anche opere analoghe a quelle abusive. E’ una visione poliziesca prevedere di sequestrare aree dove potrebbero realizzarsi opere abusive. E’ il momento di fermarsi, l’articolo va riscritto».

Mario Floris (Uds) rivolgendosi al presidente Gianfranco Ganau ha affermato: «Si discute una materia sensibilissima. Nessuno sa spiegare che cosa ha scritto. Assessore e maggioranza devono rispondere alle domande della minoranza. Il testo contiene cose inaudite, è un pastrocchio. Chiedo la cortesia di avere delle spiegazioni quando queste vengono richieste».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.206 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e a 18 favore.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni che ha ricordato al presidente di aver depositato un ordine del giorno sull’Imu agricola per chiedere l’impugnazione del decreto del Governo da parte della Giunta. Il presidente Ganau ha chiarito che l’ordine del giorno è all’attenzione del Consiglio e domani sarà la conferenza dei capigruppo a decidere se metterlo in discussione. Gianfranco Ganau ha quindi chiuso la seduta e aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina, alle 10.30. 

 

   

Consiglio regionale 42 copia

La seduta del Consiglio regionale di ieri sera è iniziata con l’esame dell’ordine del giorno a cominciare dalla proposta di legge n° 190 (Cocco Pietro, Pittalis e più) – “Disposizioni urgenti in materia di enti locali e disposizioni varie”, sottoposta all’Aula in base all’art. 102 del regolamento (Iscrizione immediata all’ordine del giorno) dopo aver ottenuto il consenso unanime della conferenza dei capigruppo. Il presidente ha quindi avviato la discussione generale sulla proposta, dando la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco, primo firmatario del provvedimento.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato la condivisione del provvedimento da parte di tutti i capigruppo, aggiungendo che «si tratta di un passaggio dovuto a seguito delle iniziative di riordino delle autonomie locali avviate sia dal Parlamento che dalla Regione». «Lo scopo – ha chiarito Cocco – è quello di fare in modo che le province sarde siano rinnovate tutte con lo stesso sistema; inoltre, in questo provvedimento, abbiamo inserito sia una modifica finanziaria 2015 per incrementare le risorse a favore del servizio di trasporto dei disabili per l’annualità 2014 che una proroga delle graduatorie vigenti per altri 3 anni».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza di «salvaguardare da una parte la continuità amministrativa e dall’altra l’occupazione sia nelle province esistenti che in quelle commissariate, in coerenza con il voto referendario espresso dai cittadini». «Ora inoltre – ha aggiunto Tocco – la Regione dovrà farsi carico di dare continuità anche ai servizi erogati alle comunità territoriali; esiste, fra i tanti, un problema di scarsità di risorse e anche per questo occorre governare con determinazione l’attuale fase di transizione, operando in modo rigoroso per redistribuire il gran numero di competenze che in passato sono state svolte dagli enti intermedi».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha affermato che la situazione della Sardegna è per molti aspetti particolare, «una sorta binario parallelo in cui si trovano alcune province sarde rispetto ad altre, mentre in altre parti del territorio nazionale la cosiddetta legge Delrio viene applicata». Tuttavia, ha proseguito, «anche la Sardegna dovrà tener conto della Delrio, anche perché nella nostra Regione trovano già applicazione tutte le clausole negative a cominciare da quelle finanziarie; dopo il recente maxi taglio nazionale di un miliardo, in Sardegna si è aperto un buco di circa 50 milioni, secondo le prime stime». Se non vi farà fronte  a questa emergenza, ha avvertito Agus, «in Sardegna fra qualche mese saranno a rischio molti servizi essenziali e soprattutto la stabilità del personale, come sta già succedendo in molte realtà del territorio nazionale». «Il testo – ha concluso Agus – è un atto necessario che sana una parte dei problemi aperti dal referendum di due anni fa, di cui forse gli stessi promotori non erano pienamente consapevoli».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto di essere molto combattuto «pur non essendo un tifoso della province, perché il vero problema è quello di mettere al centro esigenze e bisogni dei cittadini e dei dipendenti di queste amministrazioni pubbliche». «La Sardegna – ha sostenuto – doveva fare una legge molto prima evitando i commissariamenti a la situazione di incertezza che ne è seguita; i commissari forse non sono la soluzione giusta perché commissariare è sempre una sconfitta, fermo restando che l’ alternativa potrebbe essere solo quella di far eleggere quattro consigli provinciali e non è detto che sarebbe una alternativa tragica, non dimentichiamo che i problemi che abbiamo di fronte non sono colpa dei cittadini ma del Consiglio regionale».

Per Salvatore Demontis (Pd), l’approvazione del provvedimento in discussione rappresenta un obbligo per il Consiglio. «Dopo il via libera alla legge “Delrio” sarebbe schizofrenico indire nuove elezioni provinciali – ha detto Demontis – per farlo, occorrerebbe inoltre ridisegnare le circoscrizioni elettorali».

L’esponente della maggioranza ha poi rimarcato la difficile situazione in cui si trovano gli enti intermedi: «Le province sono in pre-dissesto finanziario. Lo Stato, nelle more della riforma Delrio, ha ritenuto di dover prelevare dalle province importi così elevati che non consentono più la loro sopravvivenza».

Demontis ha poi sottolineato la paradossale condizione in cui si trovano le province sarde, «senza risorse ma costrette ad esercitare le loro funzioni», e l’inopportunità di continuare a drenare risorse regionali: «Si rischia un prelievo forzoso da parte dello Stato».

Demontis ha quindi evidenziato la necessità di trovare una soluzione al problema in attesa della riforma degli enti locali e del trasferimento delle funzioni alle Unioni dei Comuni. «Al momento – ha concluso il consigliere del Pd – non rimane che il commissariamento che non deve essere necessariamente affidato ai presidenti in carica».

Di grave ritardo nella discussione del provvedimento ha parlato invece Marco Tedde (Forza Italia).  «La legge in discussione denota carenza di programmazione – ha affermato Tedde – l’Aula nei mesi scorsi è stata impegnata nella riforma della sanità che ha portato solo ad un aumento di costi. Il riordino delle province sarebbe dovuto arrivare entro l’8 aprile. La realtà è che oggi siamo costretti a rincorrere una “normicchia” per evitare di andare a votare per le province in scadenza».

Il consigliere azzurro ha poi rivendicato il senso di responsabilità delle opposizioni che hanno dato parere favorevole alla procedura d’urgenza (prevista dall’art. 102 del Regolamento) per la discussione del provvedimento. «Se non fosse stato così – ha concluso Tedde – ci troveremmo nel caos più totale. La legge non è perfetta ma si potrà correggere grazie ad alcuni emendamenti».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha espresso forti perplessità per il ricorso alla procedura d’urgenza. Il consigliere di minoranza ha stigmatizzato l’atteggiamento assunto dalla Regione che, nonostante la possibilità di legiferare autonomamente in materia di enti locali, ha preferito fare riferimento alla riforma “Delrio”.

«Siamo ancora una Regione autonoma? – si è chiesto Cherchi –. Qual è la necessità di legiferare? Se dobbiamo adeguarci a una norma nazionale che bisogno c’è di arrivare con questa urgenza in Aula?». Cherchi ha quindi lanciato una provocazione alla Giunta regionale: «Presidente Pigliaru, convochi i comizi elettorali – ha detto Cherchi – così capiremo in che modo lo Stato si pone nei confronti della Sardegna».

L’esponente azzurro ha quindi ribadito la necessità di affrontare la questione relativa al personale delle province e ai servizi assicurati dagli enti intermedi. «Vista la confusione sull’argomento e vista la presentazione di alcuni emendamenti che stravolgono il testo originario – ha concluso Cherchi – è forse il caso di fermarsi per valutare attentamente che cosa portare avanti».

Di “atto di responsabilità” da parte del Consiglio ha parlato il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau. «L’ipotesi di andare alle urne per eleggere nuovi consigli provinciali non è percorribile – ha detto il consigliere di maggioranza – i sardi si sono pronunciati chiaramente per l’abolizione delle province». Secondo Arbau, l’imperativo della politica è adesso la costruzione di un breve interregno in attesa della riforma degli enti locali. «Non bisogna sprecare tempo né pensare a transumanze di personale – ha spiegato Arbau – ci sono già le strutture che devono essere messe a disposizione dei comuni».

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha invitato il Consiglio ad approvare in tempi rapidi una riforma coraggiosa. «In attesa del riordino degli enti locali, il minimo che si può fare è commissariare gli enti per evitare la beffa delle elezioni – ha sottolineato Cossa – l’obiettivo però deve essere quello di ridisegnare il sistema delle autonomie locali». Secondo il consigliere dei Riformatori sardi, il Consiglio deve utilizzare quest’occasione per mettere in piedi un sistema moderno, capace di sperimentare e di dare risposte  alle esigenze del territorio. «Occorre favorire la semplificazione degli assetti istituzionali e della vita dei cittadini – ha affermato Cossa – ai commissari deve essere dato un mandato specifico in ordine alla liquidazione delle province e in ordine alla messa a regime della riforma che verrà effettuata. Liquidazione non può significare massacro. Lo Stato ha condannato a morte per asfissia, non tanto le province, quanto i servizi che le province devono assicurare. La transizione deve essere morbida».

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha affermato che le province nelle condizioni in cui si trovano non hanno più senso di esistere ed ha rivolto accenti polemici a le forze politiche che, a suo giudizio, con il referendum abrogativo del 2013 hanno tentato di cavalcare l’onda del malcontento e del populismo nell’Isola. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato l’assenza di un modello istituzionale alternativo a quello degli Enti intermedi ed ha auspicato che non si commettano ulteriori errori sul tema delle province. Desini ha concluso esprimendo favore al commissariamento in vista dell’attesa riforma del sistema delle autonomie locali.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, che ha illustrato “le buone ragioni” che stanno alla base della decisione di procedere con i commissariamenti delle province di Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari «qualora in una data compresa tra la data di entrata in vigore della legge e il 15 giugno 2015 si verifichi la scadenza naturale del mandato degli organi delle province o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali».

L’assessore ha quindi spiegato che per far coincidere le elezioni amministrative della Sardegna con quelle del resto d’Italia, che si svolgeranno presumibilmente il 31 maggio, e far sì che gli organi provinciali vengano eletti con il nuovo sistema elettorale (elezione di secondo grado), la legge di riforma del sistema delle autonomie locali della Sardegna dovrebbe entrare in vigore in tempi brevissimi, in difetto della quale l’indizione dei comizi elettorali dovrebbe riguardare anche l’elezione diretta degli organi provinciali, che produrrebbe l’effetto di rinviare sine die l’attuazione del processo riformatore in atto. Si aggiunga, ha proseguito Cristiano Erriu, che qualora si dovesse procedere con la tradizionale elezione del presidente e dei consigli provinciali, nell’Isola ci sarebbero quattro province commissariate (Gallura, Medio Campidano, Sulcis e Ogliastra) e altre quattro amministrate da organismi eletti direttamente.

In merito alla impossibilità di far sopravvivere le attuali province, l’assessore ha ricordato il taglio di circa 50 milioni di euro complessivi all’intero sistema degli enti intermedi in Sardegna ed ha rimarcato l’urgenza della riforma del sistema delle autonomie locali, anche per rassicurare i tanti lavoratori delle amministrazioni provinciali e garantire ai diritti la certezza nelle erogazione dei servizi che stanno attualmente in capo alle province.

A conclusione dell’intervento dell’assessore Erriu, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha chiesto al presidente Ganau di accordare quindici minuti di sospensione per una verifica degli emendamenti presentati al testo sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente per domandare, nel corso della eventuale sospensione dei lavori, la convocazione della conferenza dei capigruppo.

Il presidente del Consiglio ha prima posto in votazione il passaggio agli articoli della Pl. 190 che è stato approvato ed ha quindi dichiarato sospesi per quindici minuti i lavori ed ha convocato la capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau (La Base), ha annunciato il ritiro dell’emendamento aggiuntivo n. 4 all’articolo 3.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi sospeso la seduta per consentire il riordino degli emendamenti presentati.

Ripresi i lavori, il presidente Ganau ha ricordato gli emendamenti all’articolo 1 (scadenza mandato organi provinciali e nomina commissari): il n. 9; 5; 3; 1; 8 ed ha chiesto il parere della Giunta. L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole agli emendamenti 3; 5; 8; mentre ha invitato i proponenti al ritiro dell’emendamento 9 ed ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 1.

Il consigliere del Pd, Lorenzo Cozzolino, ha annunciato il ritiro dell’emendamento 9 e il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’emendamento n. 5 (Cozzolino e più) che al comma 1 dell’articolo 1 aggiunge la seguente dicitura: «All’amministrazione straordinario sono attribuiti i poteri previsti dall’ordinamento in capo al presidente della provincia, giunta e consiglio provinciali». L’emendamento specifica inoltre che l’indennità corrisposta all’amministratore straordinario della provincia è «equivalente alla retribuzione lorda spettante al dirigente al vertice dell’Ente» e stabilisce che l’amministratore straordinario «provvede ad assicurare la continuità dell’espletamento delle funzioni già svolte dalla Province, in particolare provvede a “prorogare i servizi e i contratti per le tipologie di lavoro flessibile in essere fino al 31 dicembre 2015». L’emendamento è stato quindi approvato con 30 favorevoli e 22 contrari.

Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 3 (Cozzolino e più), sostitutivo totale dell’articolo 1 che di fatto supera la nomina dei commissari (previsto nel testo originario) con la nomina di amministratori straordinari delle Province «qualora in una data compresa tra la data di entrata in vigore della presente legge e il 15 giugno 2015, si verifichi la scadenza naturale del mandato o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali nonché la scadenza delle gestioni commissariali». L’emendamento che riscrive l’articolo 1 della proposta di legge n. 190 stabilisce che i commissari nominati ai sensi della legge 15\2013 decadono entro 30 giorni dall’approvazione della legge e la Giunta, su proposta del presidente della Regione, dispone con propria deliberazione la nomina degli amministratori straordinari delle province. L’emendamento è stato approvato con 30 voti a favore e 22 contrari.

L’Aula ha invece respinto con votazione a scrutinio segreto (18 sì e 31 no) l’emendamento n. 1 (Rubiu e più) che puntava a garantire nei Comuni al di sotto dei 3.000 abitanti la ricandidatura dei sindaci anche per il quarto mandato.

Approvato con 48 voti e favore e uno contrario l’emendamento aggiuntivo n. 8 (Daniele Cocco, Sel) che aumenta da 8 a 10 i membri del Consiglio nei Comuni con popolazione fino ai 1.000 abitanti.

Il presidente, non essendoci iscritti a parlare e non essendo stati presentati emendamenti all’articolo 2, che modifica il comma 11 dell’articolo 30 della legge finanziaria 2015, l’ha posto in votazione ed è stato approvato con 49 sì e 2 no.

Ritirati gli emendamenti n. 6, 7 e 4, il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 7 (Ruggeri e più) che all’articolo 3 (Proroga efficacia graduatorie concorsi per assunzioni di personale) aggiunge un comma che così recita: «Per le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere e le aziende ospedaliero-universitarie della Sardegna, poiché rientrano tra le amministrazioni pubbliche che hanno subito limitazioni delle assunzioni, si applica altresì l’articolo 4, comma 4 del decreto legge 31.08.2013, n. 101, convertito nella legge 30 ottobre 2013, n. 125». L’emendamento è stato approvato con 51 favorevoli e un voto contrario.

Approvato di seguito l’articolo 4 (entrata in vigore) il presidente ha aperto la votazione finale che ha avuto il seguente risultato: presenti, 53; votanti, 52; favorevoli, 33; contrari, 19.

L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 82 Sulla mancata ratifica da parte dello Stato italiano della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al primo firmatario del documento, il consigliere dei Rossomori Paolo Zedda che, in premessa, ha ricordato il travagliato iter della Carta Europea delle lingue stipulata a Strasburgo il 5 novembre del 1992 e ancora non ratificata dal Parlamento italiano.

Nel suo lungo intervento in sardo, Zedda ha sottolineato l’importanza della Carta per la protezione e promozione delle lingue storiche regionali e di minoranza e il suo ruolo fondamentale nella conservazione e nello sviluppo delle tradizioni e del patrimonio culturale europeo.

«La Carta – ha ricordato l’esponente della maggioranza – indica gli obiettivi e i principi che gli stati si impegnano a applicare a tutte le lingue minoritarie esistenti sul loro territorio e individua una serie di misure per agevolare l’uso delle lingue regionali o di minoranza in settori cruciali della vita pubblica quali l’insegnamento, la giustizia, le autorità amministrative e i servizi pubblici, i media, le attività e le strutture culturali, la vita economica e sociale e gli scambi transfrontalieri».

Zedda ha poi ricordato il tentativo andato a vuoto nella scorsa legislatura per la ratifica della Carta da parte del Parlamento e la nuova proposta all’esame della Commissione congiunta di Camera e Senato.

«E’ necessario adesso far sentire la nostra voce perché si arrivi alla ratifica della Carta delle lingue – ha detto Zedda – ciò consentirebbe di avere strumenti più efficaci per l’attuazione delle politiche linguistiche». Zedda ha quindi auspicato l’approvazione di un ordine del giorno unitario da parte del Consiglio «Su chi domandaus innoi, impari cun totu is sardus chi dd’ant nau in manera crara – ha detto il consigliere dei Rossomori –  est unu caminu lestru e chi s’arribbit a una lei de ratifica cun formas de tutela prus artas po sa lingua sarda cunfromma a cantu previdint is atras leis statalis e regionalis (Ciò che chiediamo qui, insieme a tutti i sardi che si sono espressi in modo chiaro, è un iter più veloce e che si arrivi a una legge di ratifica con forme di tutela più alte per la lingua sarda rispetto a quanto previsto dalle leggi statali e regionali)».

Il presidente Ganau ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno e dato la parola al consigliere di Forza Italia Marco Tedde. «Quella in discussione è una mozione necessaria – ha affermato Tedde – la riproposizione di un’analoga mozione presentata nel 2012 dall’on. Amadu. E’ evidente che lo Stato italiano è in notevole ritardo. Attendiamo che i colleghi del Parlamento assolvano al loro compito».

Il consigliere azzurro ha poi invitato la Giunta a promuovere un’azione forte nei confronti del Governo e del Parlamento «perché si arrivi a una ratifica della Carta in tempi rapidi» e segnalato una lacuna della mozione: la mancata previsione tra le lingue da tutelare del catalano di Alghero, indicato tra le lingue da proteggere  sia dalla legge nazionale 482/99 che dalla legge regionale 26/97.

Anche il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha svolto il suo intervento interamente in lingua sarda sottolineando la necessità di esprimersi e di utilizzare più frequentemente l’idioma isolano nelle sedi istituzionali. «Est bellu a intendere sos pitzinnos allegare in sardu, nois semus fachende sa cosa zusta ma in su coro tenimus abberu sa limba? Ite cherimus faghere? Unu populu chena una limba no esistit (E’ bello sentire i bambini parlare in sardo, noi stiamo facendo la cosa giusta ma nel nostro cuore teniamo davvero alla lingua? Che cosa vogliamo fare? Un popolo senza lingua non esiste)».

Carta ha quindi sollecitato l’Aula a prestare più attenzione alla questione linguistica: «La mozione è giusta, l’ordine del giorno va bene – ha concluso il consigliere sardista – stiamo però dietro la lingua, usiamola e incoraggiamo i sardi a parlarla e a insegnarla ai figli».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato i gravi ritardi accumulati sul versante della lingua sarda. «Siamo ancora fermi al 2000, data in cui l’Italia firmò la Carta delle lingue. Da allora non si sono fatti progressi nel riconoscimento del nostro idioma». Dedoni ha quindi sottolineato l’importanza della tutela del sardo «che ci identifica come nazione, seppur nazione senza Stato» e la necessità di riaffermare la specialità della Sardegna.

«La scuola fa poco per la tutela della cultura sarda – ha detto Dedoni – abbiamo una storia non spiegata, non è chiaro che cosa rappresenta la Sardegna nel Mediterraneo. La nostra specialità dobbiamo difenderla con le unghie. Il dirigente scolastico regionale, per giurisprudenza, è soggetto agli indirizzi politici dell’assessore regionale alla cultura».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione Paolo Zedda per l’illustrazione dell’ordine del giorno. Zedda ha espresso soddisfazione per l’unità d’intenti manifestata dall’Aula sul tema e ribadito i concetti già espressi nel precedente intervento.

Ganau ha poi dato la parola all’assessore alla Cultura, Claudia Firino,per il parere della Giunta.

Firino ha ricordato i passi compiuti dall’esecutivo regionale per l’ottenimento da parte dello Stato di una maggiore tutela della lingua sarda e delle sue varianti. «La tutela comunitaria è importante perché contiene gli indirizzi più avanzati in materia di promozione linguistica – ha detto l’assessore – poche settimane fa vi è stato un trasferimento dallo Stato alla Regione delle competenze per l’attuazione della legge 482. La Regione programmerà e gestirà fondi per la tutela della lingua. Ciò favorirà una messa a sistema dell’insegnamento del sardo. Uno dei criteri per considerare una lingua viva è il numero di persone che la parlano. Questi strumenti consentiranno di ampliare la platea dei parlanti».

Al termine del suo intervento, Firino ha assicurato l’impegno della Giunta perché il processo di ratifica della Carta avvenga nei tempi più brevi possibili.

Per dichiarazione di voto è poi intervenuto il consigliere sardista Christian Solinas che ha proposto un’integrazione dell’ordine del giorno per il riconoscimento insieme al sardo e al catalano delle altre parlate alloglotte (tabarchino, gallurese e sassarese).

Sulla proposta il presidente Ganau ha chiesto il parere del consigliere Zedda che ha spiegato i motivi della mancata previsione delle parlate di Carloforte, Sassari e della Gallura tra le lingue da tutelare: «La Carta Europea dice che i dialetti delle lingue non territoriali non possono essere ammessi in questa forma di tutela».

Modesto Fenu (Zona Franca) ha espresso parere favorevole per un’integrazione dell’ordine del giorno e chiesto una breve sospensione dei lavori per concordare un testo. Il presidente Ganau ha quindi sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori, il consigliere Christian Solinas ha riproposto un emendamento orale che ribadisce la valenza del tabarchino, gallurese e sassarese come riconosciuto dalla legge regionale n. 26 e ottenuto un’integrazione dell’ordine del giorno.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il documento che chiede al Parlamento:

a) Prevedere all’interno della Carta un innalzamento del livello di tutela in particolare nei settori dell’insegnamento e dell’informazione per garantire un’effettiva salvaguardia della lingua sarda e del catalano di Alghero;

b) Di procedere con urgenza a completare l’iter parlamentare per la ratifica da parte dell’Italia della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.

L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il presidente Ganau ha comunicato che all’ordine del giorno figura la mozione 116 (Piscedda e più) sul “Piano di sviluppo dell’aeroporto di Cagliari-Elmas” ed ha quindi dato la parola al primo firmatario, il consigliere del Pd Valter Piscedda.

Nel suo intervento Valter iscedda ha spiegato che il Piano di sviluppo aeroportuale dell’aeroporto di Elmas ricade in piccolissima parte nel comune di Cagliari e prevede, invece, un ampio processo di espansione verso il centro abitato di Elmas attraverso l’esproprio oneroso di aree private. Il consigliere ha poi lamentato, citando gli articoli 117 e 118 della Costituzione che «questa vicenda non siano stati applicati il principio di sussidiarietà e leale collaborazione, anche in senso dinamico con una rete di accordi ed intese; se il Piano venisse realizzato nella versione proposta avrebbero un forte impatto su Elmas e sulla popolazione residente». «Bisogna tener conto inoltre – ha aggiunto Piscedda – che non solo i terreni a disposizione dell’Enac sono triplicati in questi anni, passando da 75 ettari a 284, ma anche del fatto che altri 160 ettari sono passati dal demanio militare a quello civile; c’è insomma una larga disponibilità di aree pubbliche e non si comprende la necessità di acquisire altre aree private».

Siamo consapevoli che sviluppo è necessario, ha concluso l’esponente del Pd, «chiediamo solo che la Regione non conceda il via libera nella prossima conferenza di servizi del 31 marzo ed avvii un tavolo di concertazione per modificare il Piano, senza oltretutto allungare nemmeno i tempi perché piano è ancora in itinere».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto di aver ascoltato il discorso del collega Piscedda «con attenzione e con un approccio laico ma sembra un ricorso al Tar; gli argomenti sembrano solidi ma nascoste sotto certe tecnicalità ci sono cose da approfondir perché la decisione della Giunta non riguarda solo la comunità di Elmas ma tutta la Sardegna». L’l’aeroporto, ha osservato, «sta programmando il suo sviluppo per renderlo compatibile con le previsioni di traffico che dovrebbero raddoppiare passando da 3 milioni e mezzo a 6 milioni e mezzo; meglio un confronto con le parti interessate, sentendo l’Enac e la società di gestione dell’aeroporto in commissione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il problema sollevato dal collega Piscedda non è cosa da poco ma è altrettanto vero che non si può affrontare un tema così complesso con una mozione, è una di quelle operazioni di cui la politica dovrebbe occuparsi il meno possibile lasciando il campo a rigorose valutazioni tecniche, fermo restando che la cittadinanza però va difesa e tutelata». Oggi, ha continuato, Cagliari è l’aeroporto più grande delle Sardegna, è uno scalo internazionale, è  al 10° posto fra i 35 grandi scali nazionali, non possiamo rinunciare ad un processo di sviluppo e a collegarci con tutto il mondo». «E’ un’operazione – ha concluso Crisponi – da prendere con le pinze e ci voglio professionisti molto attenti, altrimenti ci dovremo occupare ben presto della solita commedia all’italiana con risvolti molto drammatici».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha riconosciuto che «Elmas subisce molte conseguenze negative dalla presenza dell’aeroporto e ricava assai poco ma siamo in presenza di un progetto strategico di grandissima importanza per la Sardegna e ci vuole davvero un supplemento di istruttoria approfondendo il problema in tutte le sue parti».

L’assessore dei Trasporti Massimo Deiana ha dichiarato che «si tratta di un tema da tempo alla nostra attenzione e la nostra posizione è stata già espressa dalla Giunta; è vero in altre parole che si prevede una espansione del traffico ma è anche vero che il traffico non viene determinato dal progetto, perché lo scalo già oggi potrebbe sopportare un volume di traffico di 5 milioni di passeggeri». «Non c’è poi – ha assicurato Deiana – nessuna contrarietà ma si guarda anzi al progetto con grande interesse, però è stato già segnalato che lo sviluppo della struttura si può realizzare sacrificando la minor porzione di territorio possibile del comune di Elmas che, effettivamente sopporta la servitù ma non ha ritorni. Occorre quindi tutelare tutte le esigenze in gioco e su questo c’è un confronto in corso con le parti interessate, senza dimenticare che, in effetti, l’oggetto del contendere riguarda forse appena il 10% del progetto; mozione può essere perciò uno stimolo a proseguire su questa strada equilibrata, razionale e sostenibile».

Il consigliere Valter Piscedda (Pd) ha ringraziato tutti i consiglieri per gli interventi ed ha precisato che «non dobbiamo rinunciare né allo sviluppo né al Piano, ma il progetto deve essere sostenibile anche per la comunità; stiamo chiedendo non di fermarlo o rallentarlo ma solo di cambiarlo anche perché l’iter ha seguito un percorso istituzionale largamente incompleto, serve un supplemento di istruttoria per poter ragionare con tutte le carte in tavola senza posizioni preconcette, tenendo conto anche del fatto che siamo in un’area di grande pregio ambientale».

Conclusa la discussione generale, il presidente Ganau ha chiesto ai consiglieri di iscriversi a parlare per eventuali dichiarazioni di voto.

Il consigliere Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, ha annunciato che non parteciperà alla votazione perché, ha sottolineato, «l’argomento non ha nulla di legislativo».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha detto che «è giusto ascoltare un amministrazione locale ed un rappresentante dello Stato che altri organi dello Stato hanno deciso di ignorare ed è necessario riflettere sulle ragioni sacrosante di tutela di una comunità, ma ci sono interessi strategici della Sardegna ma non è possibile liquidare certi argomenti con una mozione, sarebbe più utile una mediazione prima di dividersi su un voto, nel qual caso non parteciperei».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha annunciato il voto favorevole. «In questa vicenda – ha affermato – non c’è niente di localistico, c’è un autorità romana che va contro gli interessi di una comunità».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha auspicato di non essere stato frainteso: «Tutte le parti possono avere buone ragioni e da sindaco Piscedda ha agito correttamente ma è vero che il Consiglio non ha potuto effettuare gli approfondimenti che una questione di tale importanza richiede, sentiamo in commissione le parti interessate, altrimenti non parteciperemo al voto».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha messo l’accento sul fatto che «Piscedda ci ha posto il problema di una comunità che ospita una delle più grande strutture della Sardegna, un problema da consiglieri regionali e da amministratori locali, ma la mozione lascia margini di intervento e di modifica sui quali si può lavorare, con riferimento ai primi due paragrafi troppo divisivi, mentre il resto è giusto e ragionevole».

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha detto che «Piscedda va ringraziato per la passione e per l’impegno, sono favorevole sia perché è una posizione coerente con i principi di crescita sostenibile che fanno parte del programma di governo sia perché c’è tutto il tempo per rivedere accordi e procedure, l’Enac non può farla da padrone in Sardegna, impedirlo significa dare senso e significato alla parola autonomia alla quale teniamo moltissimo».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha definito il dibattito «un paradosso, un tema così importante viene banalizzato troppo, la Giunta ha altre materie su cui far sentire la propria voce, va riconosciuto che nello specifico Piscedda ha difeso giustamente la sua comunità ma il Consiglio ha diritto ad una sua valutazione che non può essere affrettata; non parteciperemo al voto».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha osservato che «Piscedda ha parlato con chiarezza, il problema non è solo del sindaco di Elmas è un problema di tutta la Sardegna; stiamo discutendo di una mozione, e niente più, con cui si chiede che la Regione Sardegna possa dire la sua e confrontarsi con le altre parti interessate, niente di straordinario anzi dovrebbe essere la normalità».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 4 astenuti.

Al termine dello scrutinio il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina alle 10.00.

Consiglio regionale 42 copia

E’ iniziata questa mattina, in Consiglio regionale, la discussione generale sulla Finanziaria 2015.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 170/S/A – Giunta Regionale. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015). Avviando la discussione generale del provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini (Pd).

Sabatini ha ringraziato in apertura i componenti della commissione, compresi quelli di minoranza, per il lavoro svolto, e l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, «per un lavoro che è stato sempre orientato alla soluzione concreta dei problemi». La legge finanziaria, ha sostenuto Sabatini, «è sempre la conseguenza di un programma di governo e nello stesso tempo il frutto di una lettura attenta della realtà economica; contiene quindi due punti cardine: sviluppo e crescita e attenzione alle fasce più deboli della società sarda». Sul primo punto, ha osservato il consigliere, «sono stati sbloccati i progetti di importantissime opere bloccate, da Anas ad Abbanoa, da Area, agli enti ed agenzie della Regione, da Iscola agli Enti locali: ora alcuni indicatori danno segnali di ripresa ed entro quest’anno siamo convinti che la ripresa arriverà anche perché, con il mutuo 700 milioni si è avviato finalmente un vero programma infrastrutturale in tanti settori che rappresentano il vero gap della Sardegna».

Soffermandosi successivamente sugli interventi di contrasto alla povertà, Sabatini ha messo l’accento sull’importanza della «conferma di fondi per autosufficienza, non per rispondere a Salvatore Usala, ma per impostare una politica di attenzione all’impiego delle risorse con più attenzione, più giustizia e più equità, in grado di toccare anche settori finora rimasti fuori dall’intervento della Regione, dal sostegno agli inquilini morosi, al banco alimentare, all’associazionismo».

Il meccanismo delle leggi finanziarie, secondo Sabatini, va tuttavia profondamente rinnovato per renderlo più efficace, «perseguendo una forte azione riformatrice; la spesa sanitaria ormai non è più sostenibile e la riforma va completata in tempi rapidi, è necessario anche intervenire su una burocrazia disarmante e sempre più lontana dalla società, su società controllate e gestioni commissariali rinnovate ogni anno, su enti agricoli che costano più del valore aggiunto del comparto agricolo».

Da un contesto così complesso, ha proseguito il relatore della finanziaria, «emergono due sfide di cui la prima riguarda la vertenza entrate, che va rilanciata con  l’applicazione di articolo 8 dello Statuto;  lo Stato, in altre parole, deve onorare per intero il suo debito nei confronti della Sardegna e la Regione, da parte sua, deve spendere molto meglio i fondi comunitari». Sul rapporto fra Regione ed Enti locali, Sabatini «ha assicurato un forte incremento di efficienza dalla nuova dimensione del Fondo unico e dal confronto che la Giunta svilupperà sui territori per individuare le opere strategiche da realizzare. Regione e Comuni giocano la stessa partita e potranno giocarla meglio per far ripartire la Sardegna se la Regione si farà carico della finanza locale, per rendere i Comuni più liberi dai vincoli». Sabatini ha infine espresso un giudizio positivo sulla manovra 2015, che a suo avviso costituisce un deciso passo in avanti per il rilancio della nostra Regione.

Per la relazione di minoranza ha quindi preso la parola Alessandra Zedda (Forza Italia) che ha subito sottolineato la inadeguatezza delle politiche economiche  messe in campo dalla Regione per contrastare la crisi e finanziare la crescita.

«La manovra 2015 – ha detto Zedda – è condizionata pesantemente dalla mancata risoluzione della vertenza entrate. Le casse regionali continuano ad essere depauperate a causa di restrittive interpretazioni unilaterali delle disposizioni statutarie e svantaggiosi meccanismi di calcolo adottati dall’amministrazione statale».

La relatrice di minoranza ha denunciato il mancato adeguamento dei vincoli di spesa stabiliti dal Patto di stabilità nonostante l’accordo sulle compartecipazioni erariali sfociato nella modifica dell’art. 8 dello Statuto e nonostante i pronunciamenti della Corte Costituzionale. «Di fronte a un Governo inadempiente avete deciso di sottoscrive nel luglio scorso un accordo capestro e di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato – ha attaccato Zedda – il risultato non ha portato nessun beneficio all’Isola. Su 900 milioni ne sono stati trasferiti alla Regione solo 300».

Zedda, da ex assessore alla Programmazione della Giunta Cappellacci, ha poi rivendicato la correttezza delle manovre predisposte negli anni scorsi sotto la sua diretta responsabilità: «Abbiamo rispettato il Patto di stabilità e iscritto a bilancio entrate certe. Mi chiedo se riuscirete a fare lo stesso».

Nel suo intervento, Zedda ha poi stigmatizzato la mancata applicazione della legge n.2 del 2013 “che non ha permesso ai Comuni di ricevere per intero le risorse del Fondo unico degli enti locali provocando, allo stesso tempo, un aumento dei debiti verso le imprese e le famiglie”

L’esponente della minoranza ha poi contestato l’atteggiamento di Giunta e maggioranza “insensibili ai suggerimenti e alle segnalazioni dell’opposizione” sulla necessità di interventi per il sociale, il sistema produttivo, il lavoro, gli alluvionati e i servizi più importanti degli enti locali.

Zedda si è poi soffermata sulla decisione della Giunta di ridurre l’Irap al 25%. «Si tratta di un’elemosina, questa Giunta avrebbe invece dovuto confermare la riduzione del 70% dell’imposta sulle attività produttive come deliberato dalla precedente Giunta regionale». 

L’ex assessore al bilancio ha poi stigmatizzato la scelta dell’esecutivo Pigliaru di contrarre un muto da 700 milioni di euro per le infrastrutture. «Perché indebitarci e non pretendere invece i soldi che lo Stato ci deve – ha chiesto Zedda – come faremo una volta utilizzati i soldi del mutuo a finanziare i servizi e le politiche di sviluppo?»

Non sono mancate, infine, critiche sul mancato avvio del progetto San Raffaele (“ancora al palo nonostante gli annunci”) sui ritardi della riforma della Regione, sul dimensionamento scolastico e sulla cancellazione del Piano Casa.

Zedda, al termine del suo intervento, ha auspicato un cambio di atteggiamento da parte della maggioranza dichiarando la disponibilità dell’opposizione a ragionare su azioni comuni che vadano incontro agli interessi dei sardi.

Il consigliere di Sinistra Sarda, Fabrizio Anedda, non ha nascosto sottolineature critiche verso la Manovra 2015 ed ha rimarcato come il documento all’esame dell’Aula “ripropone uno schema identico a quello degli ultimi decenni”. Il capogruppo del “Misto” ha parlato di bilancio ingessato dalla spesa obbligatoria (oltre 5 miliardi e mezzo di euro) ed ha lamentato la scarsità di risorse destinate allo sviluppo e al lavoro, i cui fondi sono individuati per la grande parte nei fondi comunitari e nell’accensione del mutuo per le infrastrutture. A questo proposito il consigliere della maggioranza ha ricordato le difficoltà nella spendita delle risorse europee e si è detto “scettico” riguardo alla decisione della Giunta di sostenere lo sviluppo attraverso l’impiego delle risorse Ue.

Anedda ha quindi invocato “scelte coraggiose” da parte della Giunta ed ha invitato l’esecutivo a concentrare le risorse in pochi e qualificanti interventi in grado di rilanciare la produzione e l’impresa. «Le imprese sono al collasso», ha ammonito l’esponente della Sinistra ed è necessario mettere in campo una serie di azioni per garantirne sviluppo e crescita. Fabrizio Anedda ha quindi auspicato la rapida istituzione dei sei punti franchi in Sardegna ed ha chiesto che sia dia corpo ad una “politica del credito e non già del microcredito”.

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris (“Sardegna”) ha definito la Manovra “inadeguata e insufficiente” nei confronti dello Stato e verso “l’interno”. Riguardo al rapporto con lo Stato, il già presidente della Giunta, ha parlato di “un passo indietro” rispetto al governo sul tema delle entrate ed ha affermato che l’attuale posizione dell’esecutivo regionale è più arretrata di quella a suo tempo assunta con la Giunta Soru ed anche con la Giunta Palomba. «Con l’accordo sulle entrate dello scorso luglio – ha dichiarato Floris – la Giunta Pigliaru si è accontentata di un piatto di lenticchie». “Un accordo al ribasso” ha insistito il leader Uds che ha ricordato la battaglia della minoranza sulle accise e perché i tributi propri della Regione siano versati alla tesoreria regionale.

Floris ha quindi riaffermato la necessità di rivisitare lo Statuto ma soprattutto l’urgenza di pretendere tutte le norme di attuazione contenute nello Statuto speciale ed a questo proposito ha sottolineato l’inadeguatezza dell’operato della giunta e della commissione paritetica Stato-Regione.

«Dobbiamo difendere con i denti la nostra Autonomia e non ci piace l’accondiscendenza della Giunta al Governo sulle riforme e su tutto il resto», ha dichiarato il consigliere della minoranza, che ha ricordato le modifiche costituzionali promosse dall’esecutivo Renzi che vanno nel verso di un accentramento dei poteri dalla Regione verso lo Stato e dagli Enti Locali verso la Regione.

Il presidente ha dato quindi la parola al capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau (La Base). «Questa non è una Finanziaria di rinvio, ma di passaggio perché ha due case importanti da definire: la riforma della sanità e degli enti locali, fondamentali per lo sviluppo del progetto di questa maggioranza». È una Finanziaria ambiziosa, ha continuato, che affronta alcune importanti questioni. Sull’Irap, Arbau ha detto che non è stato possibile fare di più, ma che le aziende sarde pagheranno l’Irap più bassa di tutta Italia, eccetto il caso del Trentino Alto Adige, oltre allo sgravio totale previsto per 5 anni per le nuove imprese. Una Finanziaria, ha spiegato l’esponente della maggioranza, che sta tracciando la strada da seguire per la spesa dei fondi europei, che affronta i problemi del settore turistico e dell’industria. Una Finanziaria attenta al sociale. Per Arbau la contrazione del mutuo è stata assolutamente necessaria per mettere in circolazione risorse.

Il capogruppo di Sardegna Vera ha poi proposto di allargare la zona franca all’area di Sarroch, comprendendo la Saras, e di sfruttare l’occasione del pareggio di bilancio per far capire al governo che la Sardegna è in grado di autogovernarsi.

Arbau ha poi concluso dicendo che la maggioranza esiste, nella sua diversità, soltanto perché il presidente è Francesco Pigliaru: «Senza di te non siamo maggioranza».

Il presidente ha dato poi la parola al consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, il quale si è detto dispiaciuto per il fatto che la sua Commissione (Sanità) non abbia potuto esprimere il parere sulla Finanziaria per una mancata sintonia tra la Commissione e l’assessore Arru.

Tocco ha evidenziato le criticità che permangono nella nostra Regione tra cui i trasporti viari, la gravissima crisi economica, la disoccupazione dilagante e la dispersione scolastica. Tocco ha ricordato anche il fatto che non viene fatta valere la condizione di insularità e dei relativi maggiori oneri derivanti dai collegamenti aerei e marittimi. Si tratta secondo il consigliere di una legge finanziaria che manca di un respiro strategico. Non si parla più di zona franca e di valorizzazione dei nostri giovani che stanno andando via dalla Sardegna. «Non vogliamo certo il blocco della Finanziaria», ha affermato, chiedendo alla Giunta di presentare però un disegno strategico, concordato con i sindacati e le associazioni, per il rilancio della Sardegna, facendo valere la specialità dell’Isola.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la finanziaria insufficiente e lo sarebbe stata in ogni caso, ha precisato, in presenza di una crisi così vasta e profonda. Detto questo, Ruggeri ha invitato tutti a una riflessione su quanto la finanziaria sia adatta ad aiutare la ripresa dello sviluppo in Sardegna attraverso una serie di strumenti che mettono assieme rigore, innovazione, responsabilità. Sulla vertenza entrate Ruggeri ha riconosciuto che l’accordo stipulato nel luglio scorso «non è risolutivo ma mette un punto fermo in una cornice di fattibilità anche se il lavoro non è concluso; anzi, va riconosciuto sotto questo profilo il merito della Giunta Soru, cosa che l’opposizione si ostina a non fare commettendo un grave errore». Da una parte, quindi, c’è l’esigenza secondo Ruggeri, «di definire la vertenza entrate ma, dall’altra, è urgente recuperare una forte capacità della Regione di spendere meglio a cominciare dai fondi europei, un traguardo che si può raggiungere accelerando la spesa e riducendola dove serve come nella sanità dove forse sono stati tracciati obiettivi molto ambiziosi, ferma restando l’importanza di indicare come si può invertire la tendenza». Sullo sfondo, ha aggiunto il consigliere, «resta il grande compito di riformare nel profondo l’organizzazione burocratica della Regione perché può dare un grande contributo al miglioramento dell’efficacia della spesa che presenta indubbiamente un anche un problema di qualità». Ruggeri ha poi auspicato scelte molto chiare anche in materia di welfare, nel cui ambito «non si può mantenere un volume così alto di spesa con molti tratti autoreferenziali e storici, perché il sostegno al bisogno va condiviso ma non più a prescindere dalle condizioni di reddito o, spesso, all’ombra di un mondo associativo non sempre disinteressato». Dobbiamo in definitiva essere capaci di avere uno sguardo lungo, ha concluso Ruggeri: «Soru dice queste e altre cose non perché non ha fiducia nella Giunta ma perché avverte una grandissima responsabilità per la crisi durissima che la Sardegna sta vivendo».

Il consigliere Ignazio Locci, di Forza Italia, ha invitato il collega Ruggeri all’ottimismo. «Quella della danza della Finanziaria – ha detto – è una simpatica metafora della stampa ma, ad un anno di distanza, è arrivato il momento di rimettere in marcia la Sardegna e, da questa Finanziaria, non si riesce a vedere come, anche se qualcuno dirà che la colpa è di chi ha governato prima usando un argomento troppo facile e comodo». Quale idea di Sardegna esprime questa Finanziaria? Si è chiesto Locci, evidenziando la ripetizione  di analisi che tutti sanno e dicono, «mentre in realtà non c’è stato nemmeno il fisiologico rimbalzo del cambio di governo nell’ultimo trimestre dell’anno precedente». Ogni idea, ha aggiunto il consigliere di Forza Italia, «si scontra con tempi del tutto incompatibili con le esigenze della società come hanno detto anche i Sindaci, bisogna invece lottare contro la burocrazia e spingere in direzione della semplificazione, dichiarando guerra a quei centri di potere che frenano lo sviluppo della Sardegna». Nel merito, Locci ha messo l’accento sul raddoppio del fondo contro le povertà estreme che, a suo avviso, «non è un bel segnale perché non sono politiche di sviluppo e comunque lasciano fuori politiche attive su istruzione e prima infanzia». E’necessario inoltre, secondo Locci, «aggredire il mostro della spesa sanitaria che ha ampiamente superato la metà della spesa regionale, ma bisogna fare sul serio introducendo sia i costi standard che criteri più stringenti di programmazione». Dopo aver espresso forti critiche sui tagli al settore archeologico «perché rischia di essere un salasso insopportabile senza che si indichi una prospettiva», Locci ha auspicato un dibattito «che serva anche a trovare momenti di sintesi e ad individuare scelte che servano davvero alla comunità sarda, fermo restano il nostro giudizio critico su questa Finanziaria».

Pier Mario Manca (Partito dei sardi) ha rivendicato la novità dell’impostazione data dalla Giunta alla manovra finanziaria. «La crisi devastante che ha colpito l’Isola, con la disoccupazione che ormai supera il 18 per cento, dipende anche dalle scelte sbagliate di chi ha governato la Sardegna negli anni scorsi. In questo bilancio si fanno scelte diverse, forse discutibili, ma è chiaro che si vuole puntare sullo sviluppo e sulla crescita».

Manca ha poi segnalato le difficoltà a chiudere il bilancio 2015. «Sarebbe stato bello fare una rivoluzione ma ciò non è stato possibile – ha affermato Manca – partiamo da una realtà difficile, ci sono situazioni reali che ingessano il bilancio. L’anima vera di questa manovra finanziaria sta nei 700 milioni di mutuo destinati al lavoro e alle infrastrutture. Si fa una scelta di finanziare la crescita anziché mantenere la vecchia logica della distribuzione dei soldi a pioggia».

L’esponente sovranista ha poi rivolto un plauso alla Giunta per i risultasti ottenuti nella battaglia sulle entrate fiscali: «Una battaglia da portare avanti – ha detto Manca – dopo  il trasferimento dei primi 300 milioni occorre adesso insistere per costringere lo Stato a restituire alla Sardegna i soldi dovuti».

Pier Mario Manca ha infine indicato le due grandi riforme ancora da fare per risollevare le sorti dell’Isola: la razionalizzazione della spesa sanitaria e la riorganizzazione burocratica della Regione.

Di segno opposto, invece, il giudizio sulla manovra di Oscar Cherchi (Forza Italia). «La pesante crisi economica che ha investito la Sardegna è sotto gli occhi di tutti – ha riconosciuto Cherchi – le manifestazioni di protesta che si susseguono in tutta l’Isola sono la cartina di tornasole della grave situazione in cui ci troviamo. Per questo sarebbe servita una risposta più forte da parte della politica».

Cherchi ha ricordato all’Aula i dati allarmanti sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile, l’aumento delle nuove povertà, la crisi delle imprese. «Sta a noi dare un segnale per trasmettere sicurezza – ha detto il consigliere azzurro – è quello che aspettano fuori dal Palazzo».

Secondo l’esponente della minoranza «la legge finanziaria è fondata sulla filosofia dell’austerità, su una politica improntata sul rigore più severo, in forte contrasto con gli annunci fatti in campagna elettorale. Mi rendo conto delle difficoltà che avete incontrato nel predisporre il bilancio, va bene il risanamento del debito pubblico ma senza trascurare le esigenze del popolo sardo».

Cherchi, citando Macchiavelli, ha poi definito Pigliaru un “novello Principe” che impara ad essere cattivo per raggiungere il fine del risanamento delle casse pubbliche. «Il rischio però – ha ammonito – è di lasciare troppe vittime per strada, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione».

A conclusione del suo intervento, Oscar Cherchi è entrato nel merito di alcune disposizioni della finanziaria che, a suo giudizio, certificano  un fallimento totale della Giunta sulle politiche per l’industria, l’energia, i trasporti e l’agricoltura. «Il futuro dell’Isola – ha concluso il consigliere d’opposizione – passa dall’agricoltura: nell’ultimo anno non abbiamo visto risultati, l’Unione Europea ci ha rispedito indietro i Piano di Sviluppo, i lavoratori dei consorzi di Bonifica sono stati dimenticati e non c’è traccia della riforma delle agenzie agricole».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha ricordato in apertura del suo intervento la congiuntura economica negativa nella quale si inserisce la Manovra che “è dunque una Finanziaria figlia del tempo”. L’esponente della minoranza  ha quindi evidenziato la scarsità delle risorse e i tagli al bilancio ma ha anche sottolineato come la finanziaria debba descrivere un futuro in coerenza con le linee tracciate nel piano regionale di sviluppo.

Carta ha insistito sul tema della zona franca e ha rivolto critiche alla decisione della giunta di non prevedere alcuno stanziamento per dare attuazione al decreto legislativo che istituisce in Sardegna i sei punti franchi. Il sindaco di Dorgali ha quindi sinteticamente elencato alcuni punti chiave della manovra e si è soffermato sulle risorse destinate al sistema degli Enti locali. «Ai Comuni tagliate il fondo unico – ha dichiarato Carta – tagliate le accise Enel, ponete in capo al fondo unico il costo del personale delle comunità montane e così mutilate gli Enti Locali della Sardegna che si ritrovano senza strumenti per operare nei territori». Il rappresentate del Psd’Az ha quindi auspicato azioni per le zone interne, le aree protette ed anche per i rifiuti, i cui costi di smaltimento – a giudizio di Carta – rappresentano un’autentica emergenza. Il consigliere sardista ha quindi concluso il suo intervento con un riferimento ai danni delle alluvioni, illustrando la sua proposta di invertire gli importi, per il 2015, degli stanziamenti previsti per il ristoro dei danni subiti dai privati (un milione di euro) con quello destinato alla conservatoria delle coste (3 milioni di euro).

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha manifestato in premessa la volontà di “depurare” da polemiche e contrapposizioni le valutazioni sulla Manovra e sull’operato della Giunta. «Dobbiamo entrare nel merito e sulla qualità delle soluzioni proposte», ha spiegato l’esponente della minoranza, «ma affermo con rammarico che ci si aspettava molto di più dalla finanziaria del presidente Pigliaru». Tunis ha quindi approfondito i temi legati alle politiche del lavoro, denunciandone “il sostanziale abbandono” e una generale inadeguatezza. Il rappresentante di Forza Italia ha quindi raffrontato i “positivi risultati conseguiti nella passata legislatura” con “le datate soluzioni proposte dall’attuale maggioranza”. «Il mondo del lavoro è cambiato – ha insistito Tunis – e con esso sono cambiati i servizi per il lavoro».

Stefano Tunis ha proseguito offrendo la disponibilità della minoranza ad “aiutare” giunta e maggioranza a trovare soluzioni adeguate ed efficaci, invitando i colleghi “ad essere costruttivi rispetto alle sorti della Sardegna”. Il consigliere di Fi ha concluso con un riferimento polemico per il mancato finanziamento del programma “master and back”: «Nella scorsa legislatura vi stracciavate le vesti perché lo stanziamento previsto era inferiore ai venti milioni di euro». 

Dopo l’on. Tunis ha preso la parola  l’on. Marco Tedde (Forza Italia), che ha definito la Finanziaria “totalmente asfittica e priva di nerbo. Il segno più tangibile è la distrazione della Giunta rispetto a questa discussione, evidentemente in linea con la scarsità degli strumenti messi a disposizione dalla Giunta per affrontare i problemi della Sardegna”.

Secondo l’esponente dell’opposizione, «la matrice dei rapporti tra governo regionale e statale è la mancanza totale di leale collaborazione. Non c’è attenzione sull’industrializzazione, sull’energia: molti studi, molte parole ma pochi  strumenti pragmatici in campo. E questa chiusura, anche davanti a tutti i suggerimenti che noi pure abbiamo fornito, è da individuare più nell’assessore che nel centrosinistra in Consiglio regionale. Non c’è attenzione verso il mondo produttivo e le imprese, verso il mondo dell’agricoltura e dell’edilizia. In questa Finanziaria non c’è l’attenzione che queste realtà produttive meritano. Siamo però fiduciosi sul fatto che nel corso della discussione terrete in sufficiente considerazione i nostri emendamenti».

Per l’on. Antonello Peru (Forza Italia) «questa era la prima occasione per la Giunta Pigliaru e le valutazioni sono di gran lunga negative, a sentire le imprese e i sindacati. Sono giudizi tutti non buoni per una Finanziaria senz’anima, tranne quelli dei dirigenti di Confartigianato e Cna che ho l’impressione non coincidano con il giudizio degli artigiani». Nel merito, l’esponente di Forza Italia ha parlato dell’incremento dell’importo del mutuo per le opere infrastrutturali: «Non c’è un vero piano, è la Giunta che ci fa contrarre il mutuo e deciderà come spendere i soldi per realizzare le infrastrutture. Manca un piano per le opere, per colmare un gap che peraltro spetterebbe allo Stato colmare».

Sulle imprese e sul lavoro, l’on. Peru ha detto: «Non c’è un piano che ridia la speranza ai sardi, perché non ci sono scelte chiare. Soprattutto sul fronte energetico, sul sostegno alle imprese, sui trasporti delle merci oltre che delle persone. Per questo è necessario ricercare gli spazi politici, come già abbiamo fatto in commissione, per migliorare questa manovra finanziaria».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luca Pizzuto (Sel), che ha detto: «Non possiamo non prendere in esame la situazione che abbiamo trovato e la crisi che tutto il pianeta sta vivendo e quella che in particolare la Sardegna sta vivendo. Noi dobbiamo riprendere a seminare e a coltivare: non usiamo toni di trionfo parlando della nostra prima Finanziaria, sia chiaro. Però dobbiamo dire da subito che in questa manovra ci sono soldi veri, che liquideremo e pagheremo nel giro di poco tempo. Anche per questo accendiamo un mutuo, per generare lavoro attraverso la costruzione delle infrastrutture. Stiamo mettendo a correre soldi sul cinema, sulla cultura, sull’archeologia, sulla piccola pesca, sulle borse per gli studenti universitari, sul servizio civile regionale, sulla coltivazione della canapa a basso contenuto di principio attivo. Insomma, stiamo cercando di attivare strumenti di cambiamento senza toccare i bisogni dei più deboli, come quelli della legge 162».

Per l’esponente di Sel, che ha ringraziato per il lavoro finora svolto l’assessore Paci e il presidente della commissione Sabatini, «sono evidenti i problemi, gli sprechi della spesa sanitaria. E la necessità di introdurre in futuro un reddito minimo di cittadinanza, per difendere i sardi da questa crisi feroce. Non è il centrosinistra la pancia di tutti i mali».

 Di seguito, per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto secondo cui «questa Finanziaria nasce all’indomani di una serie di tagli che tutte le Regioni, compresa la Sardegna, stanno subendo. Ma ci sono molti elementi positivi in questa manovra e io cercherò di evidenziarli. A cominciare dal rapporto con il governo nazionale: è evidente il diverso taglio che il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno impresso. Abbiamo una Giunta e un presidente che parlano col governo tenendo la schiena dritta e con competenza. Oggi si stanno creando le condizioni per superare il patto di stabilità e spendere davvero le risorse che si hanno».

Sui temi industriali e ambientali l’esponente del Pd ha detto: «E’ inaccettabile che si travisino le parole e le posizioni del Pd sulla vicenda dell’Eni. Perché l’Eni deve procedere alle bonifiche. Così come sui consorzi di bonifica e sui costi dell’acqua in agricoltura, è chiaro il richiamo dell’assessore Paci: prima degli agricoltori vengono i malati sardi e 300 milioni di euro di debito che la Sanità sarda produce.  Sappiamo che ci aspettano tempi difficili ma so che dobbiamo farcela e dobbiamo dare risposte a tutti i settori, anche nel campo dei trasporti dove si è registrata la totale assenza del governo regionale negli ultimi due anni della Giunta Cappellacci».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha affermato in apertura che il dibattito sulla Finanziaria rappresenta un primo momento di confronto politico importante riguardante scelte sulle quali la classe dirigente sarà valutata dai cittadini. Per queste ragioni, ha sostenuto, «occorre impostare il confronto fuori dalle classiche schermaglie fra maggioranza e opposizione ma a condizione di dire la verità». Una parte della maggioranza, ha ricordato, «si è resa conto che il problema delle entrate non è chiuso nonostante in questi mesi la Giunta abbia evitato ogni confronto ritenendosi depositaria per definizione delle migliori virtù civiche commettendo però errori da matita blu». L’accordo con lo Stato firmato a luglio, secondo Cappellacci, «è una fregatura, ci sono 300 milioni in meno solo per il 2014 e dopo aver detto in sede di assestamento che si sarebbe rimediato nel 2015 col venir meno del Patto di stabilità, è accaduto anche che lo Stato si è ripreso le riserve erariali, 84 milioni del fondo di sviluppo e coesione e molto altro». Adesso, ha aggiunto il consigliere di Forza Italia, «anche il segretario del Pd dà giudizi sferzanti nei confronti della Giunta ed è chiaro a tutti che quell’accordo va rinegoziato e i ricorsi non vanno ritirati; il presidente Pigliaru disse a suo tempo che di fronte al primo atto di slealtà da parte dello Stato avrebbe reagito, siamo ancora qui che aspettiamo». Cappellacci ha poi invitato la Giunta a «scendere dal piedistallo per riprendere insieme la battaglia sulle entrate ma senza dire bugie, come quella sui 300 milioni di euro che sarebbero i primi risultati della vertenza entrate». Il mutuo da 700 milioni, ha inoltre osservato, «è proprio il prezzo del timore reverenziale verso lo Stato e del tradimento di una Sardegna che merita certamente merita di più, anche perché non è vero che la nostra Regione ha l’Irap più bassa d’Italia, dato che a partire dal 2013 è aumentata di quasi tre volte, come ben sanno le imprese che sempre più spesso si indebitano per pagare le tasse». Nella finanziaria, ha affermato il consigliere Cappellacci in definitiva, «non c’è una idea di Sardegna ma quella di un commissario liquidatore; speriamo che nel dibattito ci sia un moto di ribellione, anche da parte della maggioranza, ma serve coraggio e se uno non c’è l’ha non se lo può dare: abbiamo bisogno di un presidente».

Al termine di quest’ultimo intervento il presidente Ganau ha sospeso la seduta. I lavori del Consiglio sono ripresi questo pomeriggio.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge sull’intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna, il disegno di legge della Giunta regionale sul piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN e ha approvato la proposta di legge sulle modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti). Il Consiglio ha poi esaminato due mozioni sulla riduzione dell’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli, poi ricomprese in un ordine del giorno unitario sulla riduzione dell’esenzioni Imu, approvato all’unanimità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge della Giunta regionale che prevede un intervento di natura straordinaria a favore dei lavoratori dipendenti di società partecipate al 100% della Regione Sardegna. Il presidente ha aperto la discussione generale.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato in apertura che «non è facile parlare con le donne chiuse nella miniera di Igea, espressione di una lotta che si protrae da tempo in cui i lavoratori pagano responsabilità della politica in senso lato». Truzzu è stato critico sulla proposta della Giunta: «Stiamo ancora una volta illudendo le persone perché con questo strumento non risolveremo il problema e stiamo operando senza il necessario coraggio». In concreto, il consigliere si è dichiarato molto perplesso sulla natura del fondo di rotazione per i dipendenti delle società partecipate «che vorrebbe dire che un soggetto anticipa e uno restituisce ma questo passaggio non è chiaro, perché non è pensabile che sia la stessa Igea che non riesce a pagare gli stipendi». «Sarebbe stato più giusto – ha concluso – attivare l’agenzia delle bonifiche e farla funzionare, senza dimenticare che esiste il rischio che il fondo si possa configurare come potenziale aiuto di Stato, esponendo la Regione a possibili sanzioni».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «il problema di Igea richiama quello più generale delle bonifiche di Sulcis e dei siti minerari di tutta la Sardegna». Abbiamo di fronte un quadro, ha proseguito Locci, «in cui c’è da un lato una convenzione con la Regione che non è stata applicata e dall’altro una società decotta con grandissime difficoltà finanziarie e gestionali: stiamo provando a mettere una toppa per pagare gli stipendi arretrati ai lavoratori in un clima tensione emotiva molto forte». E’ importante perciò, ha concluso, «che non si colga questa occasione per le solite recriminazioni, privilegiando invece azioni chiare per rilanciare la società e mettere finalmente la parola fine alle pastoie burocratiche che stanno ostacolando l’attività di questa ed altre società».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito il tema in discussione “complesso” e ha evidenziato come le ultime due giunte regionali non siano riuscite a trovare una soluzione definitiva alla questione che riguarda le società partecipate interamente dalla Regione, le cosiddette società in house, come è l’Igea.

L’esponente della minoranza ha spiegato che la struttura societaria in house non agevola la ricerca di una soluzione definitiva e ha auspicato una riforma complessiva dell’Igea per garantire, primi tra tutti, i lavoratori. Alessandra Zedda ha quindi preannunciato il voto favorevole al disegno di legge approvato dalla Giunta e arrivato all’esame dell’Aula con la corsia preferenziale, garantita dall’articolo 102 del vigente regolamento interno del Consiglio regionale.

L’ex assessore dell’Industria prima e della Programmazione poi, della Giunta Cappellacci, non ha nascosto perplessità in ordine ai meccanismi di rimborso ma ha affermato che i contenuti del provvedimento sono sostanzialmente condivisibili. Alessandra Zedda ha concluso offrendo la disponibilità a procedere per una soluzione definitiva del problema che della società Igea.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha dichiarato in apertura l’assenso del suo gruppo al provvedimento e ha compiuto alcune precisazioni sulla gestione dell’Igea. L’esponente della minoranza ha ricordato che nel 2009 si è proceduto con la nomina di Battista Zurru per sanare un buco in bilancio di circa 14 milioni di euro e nel 2013 – ha spiegato Oppi – è stato approvato il consuntivo 2012 che si è chiuso con 2 milioni di sbilancio. «Il presidente Zurru – ha dichiarato il consigliere dell’Udc – ha lasciato con due mesi di stipendi arretrati mentre col commissario gli stipendi non pagati sono diventati sei».

L’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci ha quindi denunciato “atteggiamenti di scarsa collaborazione” nei confronti di Igea da parte dei funzionari dell’assessorato dell’Industria ed in particolare di quelli del settore “miniere”.

Oppi nell’auspicare una soluzione definitiva al problema Igea, ha rimarcato l’inopportunità di procedere con la società in house («sarebbe meglio una trasformazione in agenzia») ed ha proposto, nell’ottica di un risparmio nei costi di gestione, di fare ricorso all’esodo di 40 lavoratori che insieme con 20 nuove assunzioni, a giudizio di Oppi, comporterebbero un risparmio sul costo del personale di circa 3.5 milioni di euro nell’arco di un triennio.

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha sottolineato la necessità di ripensare a un programma di riconversione dei siti minerari. «In altre zone dell’Isola come Lula – ha detto Arbau – si pensa alla tutela delle miniere come patrimonio dell’umanità, si vuole lavora per costruire un sistema che funzioni e produca reddito e sia in grado di stare sul mercato». L’esponente della maggioranza ha poi invitato l’opposizione a tener conto della situazione di emergenza in cui si trovano oggi i lavoratori dell’Igea, ormai senza stipendio da mesi. «Abbiamo a che fare con una situazione molto delicata – ha proseguito Arbau – è vero che trovare una soluzione complessiva al problema è difficile. Ora l’obiettivo è quello di prenderci tre-quattro mesi, che sono il tempo del concordato, e pagare gli stipendi a persone che si trovano in oggettiva difficoltà».

Secondo Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, occorre pensare da subito a una nuova politica industriale per la Sardegna. «Oggi è stata trovata una soluzione per dare risposte ai lavoratori Igea e alle donne che hanno deciso di occupare i pozzi in segno di protesta. Si tratta di un provvedimento tampone che servirà per l’immediato ma che non individua un percorso definitivo per la società partecipata dalla Regione».

Per il consigliere di minoranza è arrivato il momento di avviare una profonda riflessione per tutti gli enti strumentali e le agenzie regionali. «Serve sobrietà in un momento di grave crisi – ha affermato Dedoni – se non siamo capaci di fare questo offriremo il fianco a coloro che propongono l’abolizione delle regioni a statuto speciale come il Presidente della Regione Toscana, Rossi». Il capogruppo dei Riformatori, infine, ha chiesto un intervento forte della politica per mettere mano alle storture dell’apparato burocratico regionale.

Ha poi preso la parola il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, il quale ha voluto specificare che l’intervento del collega Truzzu  voleva essere «uno stimolo per trovare una soluzione definitiva per questi lavoratori». Fenu ha esortato, quindi, la Giunta a risolvere il problema e ha annunciato il voto favorevole.  Il consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, ha ricordato che proprio lei, nella sua veste di avvocato, aveva sollecitato per Igea l’intervento della Procura della Repubblica, che ha avviato un’inchiesta ancora in corso. Busia ha ricordato che lo stesso ex assessore dell’Industria, Antonello Liori, aveva detto che l’Igea era gestita da incapaci e ha fatto l’esempio di un bando del 2010 per lo smaltimento dell’amianto. Per eseguire quell’operazione, secondo l’esponente della maggioranza, Igea ha speso il doppio di quanto sarebbe stato necessario: circa un milione e 300mila euro contro i 700mila euro necessari. Secondo la Busia le cause sono da cercare nella gestione avvenuta nella scorsa legislatura.

Ha annunciato il suo voto favorevole Fabrizio Anedda (Misto – RCSinistra sarda) «per pagare gli stipendi ai lavoratori di Igea». Per il consigliere c’è un problema da risolvere: Igea è una società che gestisce 200 operai e il committente è la Regione. Secondo Anedda o la Regione non ha dato i soldi alla società o chi gestisce non è in grado, e ha proposto di analizzare la produttività di Igea e affrontare la situazione in maniera definitiva.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia) ha ribadito che «si tratta di un intervento straordinario attorno al quale nessuno può fare esercizio di retorica o prendersi meriti forse non dovuti; è necessario fare una analisi delle responsabilità politiche e gestionali e, infatti, di questi aspetti si sta occupando la magistratura, ma ora bisogna dare corso alla soluzione individuata dalla Giunta e dall’assessore». «In questo modo – ha sottolineato – stiamo dando una risposta ai lavoratori da mesi senza stipendio: è vero che si tratta di una soluzione importante ma non definitiva e su questa prospettiva bisogna concentrare i nostri sforzi, senza dimenticare che dietro gli uomini e le donne che lottano in galleria ci sono famiglie che hanno diritto a lavoro, dignità e futuro».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha condiviso le argomentazioni del consigliere Usula. «Il punto centrale – ha sostenuto – è la straordinarietà dell’intervento che arriva dopo l’incontro dei capigruppo con i rappresentanti sindacali di Igea». «La Giunta – ha detto ancora Cocco – ha fatto bene ad individuare la soluzione proposta attraverso il disegno di legge; è il minimo che il Consiglio regionale possa fare, e sotto questo profilo va apprezzata l’azione incisiva del presidente della Giunta per una vicenda ormai diventata di livello nazionale». «Oggi è inutile parlare del passato – ha concluso – anche perché le responsabilità saranno accertate, ma oggi votare questa legge è nostro dovere».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha definito «una ennesima umiliazione per tutti i sardi assistere alla lotta delle donne barricate dentro le gallerie per difendere diritti sacrosanti, contro una politica dimostratasi incapace di dare una prospettiva ad Igea». «Servono soluzioni definitive – ha spiegato Rubiu – attraverso un meccanismo virtuoso e nuove risorse che possano far ripartire la società per mettere in moto un processo di normalità e di vero rilancio dell’azienda». L’agenzia, ha continuato il consigliere dell’Udc, «può essere una ipotesi solida, Igea e Regione avranno più margini di manovra, vogliamo che Igea abbia un ruolo attivo nelle bonifiche sotto il controllo pubblico perché la Sardegna ne ha bisogno in un quadro di trasparenza». «Piuttosto – ha osservato – il riferimento a passate eredità contenuto nella relazione non è chiaro, la questione non è tornare indietro di quattro anni o quindici anni, perché o siamo tutti colpevoli o tutti innocenti». «Il nostro voto sarà favorevole – ha concluso Rubiu – nonostante le speculazioni».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, in riferimento ad alcuni accenti polemici emersi nel corso della discussione dai banchi dall’opposizione, ha sottolineato come quello varato dalla Giunta sia un provvedimento “semplice” che “mette a disposizione 5 milioni di euro attraverso un fondo di rotazione da pagare con la Sfirs per garantire le retribuzioni arretrate ai lavoratori dell’Igea”.

«Il tutto significa – ha spiegato l’esponente della maggioranza – che chi prima ha gestito l’Igea non lo ha fatto nella maniera dovuta». Pietro Cocco ha inoltre sintetizzato le tappe di Igea, nata nel ’90 per fare le bonifiche e gestire patrimonio e siti minerari nell’Isola. «Igea – ha affermato il capogruppo dei democratici – non ha saputo svolgere i suoi compiti».

Cocco ha anche confermato il ruolo di Igea nel settore delle bonifiche dei siti minerari «che – ha dichiarato – devono essere fatte da una società pubblica.»

Il capogruppo Pd ha quindi rassicurato sulla presentazione di un piano di rilancio dell’Igea e ha ricordato l’esistenza di un piano di esodo per i lavoratori che riguarda 94 lavoratori. Oggi però – ha proseguito Pietro Cocco – diamo una risposta all’emergenza delle retribuzioni non pagate ai lavoratori. «Lo ricordo – ha concluso Cocco – a quei consiglieri che hanno governato per cinque anni e che hanno lasciato in eredità situazioni disastrose».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ribadito la richiesta avanzata dal suo gruppo perché il provvedimento su Igea e Carbosulcis fosse inserito in cima all’ordine del giorno dei lavori in Consiglio regionale.

L’esponente della minoranza ha definito “non risolutive” le disposizioni del Dl 155 pur riconoscendo che rappresentano un primo passo nel verso dei problemi dei lavoratori. «Siamo un’opposizione responsabile – ha dichiarato Pittalis – e non cerchiamo divisioni sulle emergenze del lavoro ma chiediamo che si proceda con un piano industriale adeguato per il rilancio del ruolo e delle funzioni di Igea». Il capogruppo di Fi ha ribadito la necessità di una soluzione definitiva per scongiurare il rischio di nuovi interventi dettati dalle emergenze.

Nella parte conclusiva del suo intervento, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente della Giunta: «Presidente Pigliaru – ha dichiarato Pittalis – sul lavoro, il disagio sociale e il precariato, Forza Italia è al fianco di chi pone in essere iniziative serie per dare risposte ai problemi dei sardi».

Al termine dell’intervento del capogruppo di Forza Italia, il presidente Ganau ha dato la parola al Presidente della Giunta per il parere al disegno di legge.

Pigliaru ha chiarito da subito che la decisione adottata dall’Esecutivo è una soluzione di emergenza per dare una risposta ai lavoratori Igea. «Si tratta di una soluzione pienamente legittima che non sottrae l’azienda ai suoi obblighi – ha detto il capo dell’Esecutivo – è un provvedimento di sostegno al reddito dei singoli lavoratori e non influenza negativamente il principio della libera concorrenza».

Il presidente della Regione ha poi evidenziato “il disordine” in cui si trovano le società partecipate, alcune delle quali create da una cattiva politica al fine della mera gestione del potere che oggi non hanno però nessun ruolo nel mercato.

«I dipendenti Igea non devono pagare questo disordine creato dalla politica – ha affermato Pigliaru – oggi si tratta di risolvere un problema contingente ma importantissimo: consentire ai lavoratori in grande difficoltà di ricevere gli stipendi arretrati». La Giunta in ogni caso lavorerà per consentire a Igea di procedere alle bonifiche dei siti minerari: «Ci sono difficoltà forti che speriamo di poter risolvere – ha assicurato Pigliaru – il nuovo commissario si sta muovendo con molta determinazione per recuperare i ritardi causati da una politica distratta». Il presidente ha poi ringraziato l’opposizione per il contributo dato in Aula e si è detto convinto che con un confronto franco e diretto si possano trovare altre buone soluzioni per la Sardegna.

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula all’unanimità. Subito dopo il Consiglio è passato all’esame dell’articolo 1. Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il testo dell’art.1 che è stato approvato all’unanimità. Successivamente è stato votato l’articolo 2 e il relativo emendamento aggiuntivo che fissa l’entrata in vigore del provvedimento nel giorno della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. Articolo ed emendamento sono passati con 52 voti a favore e uno contrario. Ganau ha quindi messo in votazione il testo integrale della legge che è stato approvato con 52 voti a favore e uno contro.

Il presidente Ganau ha messo in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: il DL 154 (Giunta regionale) “Piano di chiusura delle attività della Miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis S.p.a. – Decisione definitiva n. C (2014) 6836 della Commissione europea del 1° ottobre 2014 sull’aiuto di Stato n. S.A. 20867 (ex 2012/NN)”. Il presidente ha aperto la discussione generale e ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel). Il consigliere ha affermato “che o si sta dalla parte del lavoro o non ci si sta”. Pizzuto ha ricordato che «abbiamo ereditato una situazione del mondo del lavoro, attinente ai finanziamenti della Regione, disastroso». E ha ricordato l’intervento dell’attuale Giunta per risollevare le sorti dei lavoratori di Igea, con il Dl appena approvato, di Alcoa (oggi recuperata) e della Carbosulcis con un percorso  di chiusura che dà sicurezza ai lavoratori. Pizzuto ha annunciato che il gruppo di Sel sosterrà le due proposte e si impegnerà a dare risposte ai lavoratori.  

L’ex assessore dell’Industria, Alessandra Zedda (FI), ha evidenziato che «quando bisogna dare risposte ai lavoratori noi non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto, ma non abbiamo invece goduto dello stesso atteggiamento da parte dell’opposizione nella scorsa legislatura». Zedda ha ripercorso le tappe che hanno portata alla crisi della Carbosulcis, ricordando che il problema arriva da lontano, e ha imputato responsabilità alla Regione, ma anche allo Stato.  Zedda ha annunciato il voto favorevole per una «norma dovuta», che eviterà alla Regione di incorrere nella procedura di infrazione dell’Europa e consentirà di sostenere fino al 2027 tantissimi lavoratori e le loro famiglie. Zedda ha esortato il presidente della Regione a cercare di ottenere il maggior numero di finanziamenti possibili dallo Stato da destinare al rilancio del territorio del Sulcis Iglesiente.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sostenuto che con il provvedimento in esame «inizia un percorso giusto in continuità con un cammino avviato alcuni anni fa, nell’ambito di un progetto di chiusura programmata condiviso fra lavoratori, sindacati e Regione ed Unione europea». Si chiude un pezzo della storia industriale della Sardegna, ha ricordato Locci, «ma oggi non avevamo soluzioni diverse; confermiamo quindi il sostegno a questa legge raccomandando che non sia una soluzione temporanea ma si rafforzi nel tempo con una prospettiva forte già a partire, per quanto riguarda la Regione, dalla prossima finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, rivolgendosi al consigliere Pizzuto, ha affermato che «il ragionamento politico è un divenire, democrazia significa aprirsi alla partecipazione del popolo sia su scelte economiche che istituzionali, in un percorso spesso non omogeneo segnato da grandi difficoltà». Le politiche del settore minerario in Sardegna, ha aggiunto Dedoni, «sono state inadeguate e poco partecipate, segno che la politica e la classe dirigente non riescono a mettersi in sintonia con la gente; bisogna recuperare una sensibilità nuova capace di offrire più fatti e meno parole».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «stiamo chiudendo l’ultima miniera di carbone d’Italia è non si tratta  di una questione romantica, perché nel tempo ci sono state responsabilità oggettive che hanno portato a questo risultato». «La vicenda della miniera di Nuraxi Figus – ha detto ancora Cocco – poteva andare diversamente con scelte più coraggiose anche industriali e tecniche ma ora siamo di fronte ad una scelta obbligata: piuttosto, dobbiamo concentrare il nostro impegno sulla creazione di un polo tecnologico sostenibile da punto di vista ambientale, sui diversi passaggi che accompagneranno questo processo, dalla chiusura nel 2018 fino al completamento dei piani di bonifica nel 2027». Ci sono insomma molte idee da mettere in campo, ha concluso il capogruppo del Pd, «e la Regione ha un ruolo importantissimo che dovrà esercitare con grande attenzione e competenza anche nelle scelte che riguarderanno il management della società, perché non ci possono essere uomini per tutte le stagioni».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al presidente della Giunta. Il presidente Francesco Pigliaru ha sottolineato in apertura del suo intervento l’importanza del Dl 154 che fa parte – ha spiegato il capo dell’Esecutivo – del piano Carbosulcis. «Facciamo la nostra parte – ha dichiarato il presidente della Regione – e creiamo le condizioni perché il percorso di chiusura delle attività della miniera di Nuraxi Figus in favore di Carbosulcis Spa (così come richiesto dalla Commissione Europea) avvenga con il minor danno possibile per i lavoratori».

Pigliaru ha quindi confermato la volontà di procedere così come concordato nell’apposito piano ed ha annunciato l’incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, in programma domani (giovedì 4 dicembre) a Cagliari sui temi dell’Igea, Piano Sulcis e sulle altre vertenze aperte in Sardegna.

A conclusione delle dichiarazioni del presidente della Giunta, il presidente del Consiglio ha concesso la parola per le dichiarazioni di voto ai consiglieri Pizzuto (Sel), Truzzu (Fdi-Sardegna), Rubiu (Udc) e Arbau (La Base-Sardegna Vera) che hanno dichiarato voto favorevole al Dl 154.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è proceduto, dunque, con la votazione dell’articolo 1) “Approvazione  del Piano di chiusura della miniera di Nuraxi Figus” che è stato approvato con votazione elettronica (52 presenti, 51 votanti e 51 voti favorevoli), quindi dell’articolo 2) “Copertura finanziaria” che è stato approvato con 51 votanti e 51 voti favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 1, presentato da tutti i capigruppo del Consiglio (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che così recita: “La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (Buras)”. L’Aula ha dato il via libera all’unanimità (51 votanti e 51 favorevoli) all’emendamento aggiuntivo all’articolo 2 e sempre con votazione unanime sono stati approvati gli allegati A) e B) al testo di legge.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la votazione finale ed ha proclamato l’approvazione del Dl 154 con 51 votanti e 51 voti a favore.  (am)

Successivamente il Consiglio è passato all’esame della proposta di legge n. 139/B “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti)”.

Il testo introduce alcuni correttivi alla legge approvata nei mesi scorsi e impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale perché ritenuta contrastante con le norme europee sulla libera circolazione delle merci e sulla libera concorrenza.  Il primo firmatario Luigi Lotto, presidente della Commissione Attività Produttive, ha spiegato l’obiettivo primario della legge n.16/2014:  creare un marchio di qualità per la valorizzazione dei prodotti sardi. «Quella legge era stata licenziata all’unanimità dal Consiglio – ha ricordato Lotto – la Giunta aveva impostato una procedura presso l’Unione Europea per l’approvazione del marchio di qualità. Il Governo ha impugnato la legge contestando l’iniziativa perché andrebbe contro le normative europee sulla libera concorrenza. Noi abbiamo voluto creare un marchio che valorizzasse sistemi produttivi certificati per promuovere valori e tradizioni del mondo agricolo sardo». Il presidente della Quinta Commissione ha poi ricordato all’Aula che in Italia altre regioni si sono dotate di un marchio di qualità. Alcuni progetti sono andati in porto, altri hanno subito le contestazioni del Governo. «Non sono in grado di sapere quale sarà il destino finale della nostra legge – ha affermato Lotto – c’è però una scelta politica di fondo fatta dal Consiglio all’unanimità per porre le basi che consentano al mondo agricolo sardo di creare sviluppo economico». Lotto ha poi spiegato che con la proposta in discussione saranno corretti solo alcuni passaggi obiettivamente suscettibili di rilievi, mentre sarà mantenuto l’impianto della legge 16 e difesa l’idea della Regione di creare un marchio di qualità per valorizzare i propri prodotti tipici. “Ad altre Regioni è stato consentito – ha proseguito Lotto – come Regione Autonoma non possiamo accettare supinamente che il Governo e la Corte lascino in piedi le leggi di altre regioni cassando la nostra». In mattinata la Quinta Commissione aveva respinto la proposta del presidente del Gruppo “Sardegna” Modesto Fenu che chiedeva di non procedere ad alcuna modifica della legge regionale n.16 impugnata dal Governo. «Abbiamo deciso in sintonia con gli uffici di procedere ad alcune modifiche senza rinunciare all’impianto di fondo – ha concluso Lotto – siamo convinti che la creazione del marchio di qualità per i prodotti sardi sia un’operazione pienamente legittima».

Ha poi preso la parola il leader dell’Uds Mario Floris che ha chiesto di ritirare la sua firma dal progetto di legge. «Pensavo che ci fossero state delle interlocuzioni con il Governo nazionale – ha detto l’ex presidente della Regione – questa proposta introduce invece delle modifiche per i rilievi del governo. Fino a questo momento abbiamo difeso la nostra specialità con ricorsi e contestazioni, ora ci stiamo rimangiando tutto». Floris ha poi invitato Giunta e Consiglio a riappropriarsi del ruolo di capofila tra le regioni a statuto speciale: «Oggi ci adagiamo sulle decisioni di altri – ha affermato Floris – eppure la Sardegna è stata la prima regione al mondo a dotarsi di un testo unico sull’agricoltura». Il consigliere di minoranza ha quindi concluso il suo intervento sollecitando una difesa più forte delle tipicità sarde in modo da evitare l’invasione dei prodotti provenienti dall’estero.

Il presidente ha poi dato la parola al vice presidente della commissione Attività produttive, Luigi Crisponi (Riformatori sardi), il quale ha evidenziato il lavoro fatto dal parlamentino nell’analisi delle richieste fatte dal governo. Crisponi si è detto dispiaciuto nel rinunciare a parti importanti della legge, approvata ad agosto, come il contrassegno, la dicitura prodotto in Sardegna e sulle sanzioni, «ma dobbiamo soggiacere» a causa dei regolamenti comunitari. Il consigliere ha ricordato che la Regione Sardegna ha passato, però, indenne il controllo dell’Unione europea sul marchio di qualità e di origine dell’artigianato di qualità della Sardegna, utilizzando il marchio Isola. «Questo impone una riflessione della commissione». Crisponi ha concluso dichiarando «inevitabile assicurare, per adesso, il voto favorevole».

Per Mario Tendas (Pd) probabilmente c’è stato qualche errore a livello procedurale sul marchio collettivo di qualità. Il consigliere ha richiamato la sentenza della Corte Costituzionale 66/13 relativamente ai marchi di qualità regionali in cui viene affermato che “introdurre un marchio «regionale» di qualità può indurre il consumatore a preferire prodotti contrassegnati da tale marchio rispetto ad altri similari, producendo, quantomeno indirettamente o in potenza, effetti restrittivi sulla libera circolazione delle merci”. Tendas ha ricordato anche l’esperienza della Puglia, che ha allargato l’utilizzo del marchio ai soggetti operanti nell’Unione europea che rispettino determinati principi di qualità. Un’iniziativa, secondo l’esponente della maggioranza, da approfondire in Commissione. Il consigliere del Pd ha esortato l’Aula ad approvare la legge che «consente di salvare il salvabile».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia)  si è detto dispiaciuto del fatto che «la legge sia sotto lo schiaffo dell’avvocatura dello Stato pur essendo il frutto di un lavoro importante cui hanno contribuito maggioranza e opposizione». Con le modifiche che stiamo apportando, ha continuato Tedde, «si è deciso di salvare il bambino buttando l’acqua che comunque non è sporca ed è evidente che da parte del Governo c’è stato un eccesso di zelo: dal punto di vista tecnico stiamo facendo una operazione abbastanza marginale ma sul piano politico va denunciato l’atteggiamento del Governo che si concentra su atti formali e non guarda alla sostanza, dato che la legge non vuole violare i principi della libera concorrenza ma richiamare l’attenzione dei consumatori sul nostro marchio di qualità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha operato una distinzione. Da una parte, ha sostenuto, «c’è un percorso di tecnica legislativa che porta al rispetto delle norme sovra ordinate nazionali ed europee ma, dall’altro, c’è poi un aspetto che riguarda la politica su cui c’è molto da dire». Il nostro obiettivo, ha spiegato, «è quello di promuovere la qualità dei nostri prodotti; in altre parole mangia sardo e compra sardo lo possiamo e lo dobbiamo dire, vogliamo avere uno strumento di promozione forte ed efficace e per questo abbiamo due strade, prodotti con marchio di qualità più un marchio qualità Sardegna che verrà regolato dai disciplinari di produzione delle varie filiere».

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera), in apertura, ha espresso dispiacere per la posizione del consigliere Floris che ha ritirato firma, «fermo restando che rilievi del Governo non sono del tutto condivisibili soprattutto in materia di concorrenza sleale». La politica, però, ha continuato Manca, «è mediazione, il legislatore deve governare il territorio con norme che consentano agli operatori economici di lavorare con dignità e non ci possiamo arroccare sulle nostre posizioni». Oggi, ha detto ancora, «dobbiamo salvaguardare l’impianto della legge e lavorare sui marchi di qualità, utilizzando anche il meglio di altre esperienze con riferimento a marchi di società private». Forse non è la migliore legge possibile, ha concluso il consigliere, «ma è l’inizio di una strada nuova che ci può portare a risultati migliori nel futuro, un segnale che inverte la tendenza e che si potrà ulteriormente consolidare con la programmazione dei fondi Por 2014 – 2020 che consentiranno di intervenire positivamente sulle nostre filiere».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito l’approvazione della legge n. 16 dello scorso 7 agosto “una bella pagina della Legislatura” e un “buon esercizio di un pezzo di quella sovranità tanto sbandierata”. Carta ha quindi dichiarato di considerare “un attacco alla Sardegna” la decisione del governo di impugnare la legge 16 dinanzi alla Corte costituzionale, perché – ha aggiunto il consigliere della minoranza – la potestà legislativa in materia di agricoltura e foreste è garantita dall’articolo 3 dello Statuto di Autonomia. «Ma Renzi – ha attaccato  il rappresentante sardista – della nostra Specialità se ne frega e non si può dunque accettare la decisione del governo procedendo con l’approvazione del Dl 139».

A giudizio di Carta, il Consiglio regionale non deve infatti modificare il testo della legge 7 agosto 2014 sul marchio dei prodotti agroalimentari ma “andare fino in fondo, fino al giudizio dinanzi della Corte costituzionale”. «Conduciamo la nostra battaglia per difendere la nostra specialità oppure saremo complici del governo nazionale», ha insistito Angelo Carta, che si è rivolto alla componente indipendentista e sovranista della coalizione del centrosinistra, perché incalzino la maggioranza per un’azione più coraggiosa e incisiva.

Il consigliere del Psd’Az ha concluso annunciando il ritiro della firma al Dl 139 ed ha preannunciato il voto contrario al testo che modifica la legge 16 approvata in Consiglio lo scorso 7 agosto.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha ribadito l’opportunità di procedere con l’approvazione del Dl 139 che – a giudizio del presidente della Quinta commissione –modifica quelle parti della legge 16/2014 che sono a rischio di bocciatura dinanzi alla Corte costituzionale. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato Lotto – è salvaguardare la possibilità per la Regione di gestire il proprio marchio attraverso gli appositi disciplinari di produzione».

Luigi Lotto si è detto sicuro che senza le modifiche contenute nel Dl 139 la legge, che istituisce il marchio Sardegna, per i prodotti dell’agroalimentare sarà bocciata dalla Corte costituzionale. (am)

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha difeso l’impianto della legge n.16. «Quel testo per il quale oggi si presenta una proposta di modifica – ha detto Rubiu – era una legge condivisa, la sintesi perfetta delle proposte di maggioranza e opposizione. Per questo siamo contrari ai correttivi».  Rubiu ha poi chiesto all’Aula di prendere in considerazione l’emendamento alla legge presentato insieme al consigliere Modesto Fenu con il quale si affida la gestione del marchio ad un soggetto terzo di diritto privato. «In questo modo si difenderebbero i nostri prodotti tipici e si impedirebbe ad aziende non sarde di produrre e commercializzare con il marchio Sardegna». Rubiu ha quindi annunciato il proprio voto contrario in caso di mancato accoglimento dell’emendamento proposto.

Efisio Arbau, presidente del Gruppo “Sardegna Vera” ha sottolineato il nuovo spirito identitario presente in Sardegna da cui è nata l’esigenza di creare un marchio di qualità. «Questo – ha detto Arbau – sta consentendo a molte aziende di presentarsi con orgoglio nei mercati nazionali ed internazionali. Oggi però c’è l’esigenza di portare a casa un risultato positivo». Arbau ha messo in evidenza l’obbligo del legislatore di individuare strumenti e iniziative buone per tutti. «Gli strumenti da noi votati – ha proseguito il capogruppo di Sardegna Vera – sono stati ritenuti illegittimi dal Governo. Oggi abbiamo il dovere di fare i buoni legislatori e ottenere il miglior risultato possibile».

Rivolgendosi al consigliere Mario Floris, Arbau ha chiesto se si vuole davvero fare una battaglia per la creazione dello Stato sardo. «Noi siamo pronti a sostenere questa battaglia – ha concluso Arbau – altrimenti sventolare la bandierina solo sul dettaglio ci porta a prendere schiaffi dalla Corte Costituzionale». (Psp)

Il presidente del gruppo Sardegna, Modesto Fenu, ha affermato di essere dispiaciuto nel sentire consiglieri che paragonano la Sardegna a regioni come la Puglia non a Statuto speciale. «Noi siamo chiamati qui oggi non per assecondare quello che ci viene chiesto dal Governo ma per difendere l’autonomia, i diritti e le aspettative delle aziende agroalimentari sarde». Fenu ha ricordato che «il divario tra le esportazioni e importazioni ammonta a 2 miliardi e mezzo di euro», e che se si riuscisse a incidere almeno del 40 per cento si porterebbe un incremento di fatturato per le nostre aziende di oltre un miliardo di euro.

L’avvocatura dello Stato ci offende, ha affermato, perché hanno utilizzato diversi comportamenti con altre regioni non sono state e perché chiunque così potrà avere il marchio. «E non è un caso che ci chiedono di inserire il regolamento 207 del 2009» ha aggiunto Fenu, «significa che noi non possiamo intervenire neanche con i disciplinari di produzione». Per l’esponente della minoranza bisogna approvare un testo che difenda la Sardegna e gli interessi delle aziende sarde e non comportarci sempre come una colonia. Fenu ha ricordato che il Regolamento CE 1169 del 2013 non solo non impedisce di creare il marchio, «ma ce lo chiede». «Non è possibile che dobbiamo sempre essere figli di un Dio minore. Non è possibile accettarlo. Non posso votare questa legge», ha concluso Fenu.

Emilio Usula (Rossomori), capogruppo di Soberania e Indipendentzia, ha annunciato: «Voterò a favore di questa legge anche con un po’ di mal di pancia. Tutte le strade che portano alla promozione dei nostri prodotti devono essere percorse. La legge approvata all’unanimità ad agosto – ha continuato – va vista in questa direzione e l’impugnazione del Governo dimostra che stiamo andando nella direzione giusta». Usula ha affermato che la Roma ci sono forze che rispondono agli interessi della grande distribuzione che si vede minacciata da questo tipo di legge. «Dobbiamo difendere il nostro prodotto agricolo sardo e con i disciplinari saremo in grado di farlo». (eln)

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, a nome della Giunta, ha affermato che «le modifiche proposte sono corrette e vanno sostenute, perché affermano la volontà della Sardegna di sostenere i suoi prodotti, decisione fortemente attesa dagli operatori del settore che punta a distinguere il prodotto sardo e difenderlo da una concorrenza molto aggressiva». L’impugnativa del Governo, ha precisato, «punta ad interrompere questo cammino virtuoso; per il futuro, comunque, niente ci vieta di effettuare interventi successivi per connotare meglio i nostri prodotti attraverso l’iniziativa delle imprese private, oggi dobbiamo andare avanti nella tutela della nostra agricoltura».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che l’Aula ha approvato. Successivamente, il Consiglio ha approvato l’art.1 (36 favorevoli, 4 contrari), l’art. 2 (36 favorevoli, 4 contrari e 3 astenuti) e l’art. 3 (35 favorevoli e 4 contrari).

Nella discussione generale dell’art.4 sono intervenuti i consiglieri Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca), Luigi Lotto e Roberto Deriu (Pd).

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha sottolineato che, con l’articolo in esame, «si cancella la concessione esclusiva del marchio ad imprese che hanno sede in Sardegna, quindi si dà la possibilità ad imprese del territorio nazionale di confezionare nostri prodotti ottenendo per giunta il nostro marchio, distorsione che non è possibile correggere con i disciplinari».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che «quando venne introdotta questa modifica lo si fece per difendere la visione unitaria della legge, superando i rilievi degli uffici che avevano avvertito sulla possibilità di una censura; il cuore della legge è l’art.22, che prevede l’obbligo di indicare il luogo in cui i prodotti vengono confezionati in base a precisi disciplinari dove vengono, al consumatore la scelta finale, a noi il compito di dare valore a questo aspetto della legge».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha detto che «la mente mi porta a sostenere l’approvazione della legge ma il cuore mi porterebbe a sostenere le ragioni dell’autonomia, senza dimenticare che proprio la prima legge della Sardegna venne rimandata indietro dal Governo e la Sardegna la riapprovò». La vera scelta, ha sostenuto, «è invitare i consumatori a orientarsi su prodotti sardi perché si può essere autonomisti credendo nel mercato e nella concorrenza leale: noi, difendendo l’origine del prodotto, facciamo un passo avanti anche se vorremmo fare qualcosa di più, fermo restando che la riflessione politica su come esprimere la nostra autonomia rimane tutta».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’art.4 che è stato approvato con 37voti favorevoli e 4 contrari.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha confermato le critiche alle disposizioni contenute nella Pl 139 ed ha ribadito che le modifiche proposte alle legge regionale n. 16 non tengono conto delle prerogative statutarie in materia di agricoltura e foreste. «A ciò si aggiunga – ha concluso l’esponente della minoranza – che all’articolo 5 della Pl 139 si lascia intendere che i disciplinari di produzione debbano avere una sorta di parare preventivo da parte del ministero».

Il presidente del Consiglio, non avendo altri iscritti a parlare a posto in votazione l’articolo 5 “Modifiche all’articolo 19 (Disciplinare di produzione) della legge regionale n. 16 del 2014” che è stato approvato con 33 voti favorevoli, 11 contrari, su 44 votanti. Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 6), al quale è stato presentato l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu), e il presidente del Consiglio ha invitato i presentatori ad indicare la copertura finanziaria. Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) ha indicato l’Upb è specificato che la copertura finanziaria prevista è pari a 50mila euro. Modesto Fenu ha quindi proseguito il suo intervento denunciando che con l’approvazione della Pl 139 di fatto si impedisce la valorizzazione attraverso l’apposito marchio dei prodotti dell’agroalimentare sardo per quelle produzioni con ingrediente principale sardo. Fenu si è detto convinto che al marchio Sardegna possa applicarsi il regolamento Ue 1169/2011 che consente alla Francia di tutelare e valorizzare i prodotti delle produzioni agricole.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato come l’ipotesi del marchio collettivo a gestione privata sia stato in realtà cassato dall’Unione europea nel 2002, in riferimento ad un’iniziativa condotta in tal senso dalla Germania.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha espresso il parere contrario della commissione Quinta e la Giunta, con l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di rimettersi al parere della commissione.

Il consigliere Fenu (Zona Franca-Sardegna) è intervenuto per dichiarazione di voto ed ha invitato il Consiglio a riflettere sul fatto che le modifiche alla legge 16, attraverso quanto previsto nella Pl 139, si tradurranno in una penalizzazione per la Sardegna e avranno come risultato che “i culurgiones prodotti con la fecole di patate olandesi avranno il marchio dei prodotti sardi”.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il voto contrario all’emendamento Fenu-Rubiu ma ha sottolineato come in sede di discussione in commissione si è dichiarata la disponibilità ad affrontare il tema del marchio collettivo a gestione privata.

Il consigliere del gruppo Soberania&Indipendentzia, Piermario Manca, ha sottolineato la disponibilità al confronto dichiarata in tal senso dall’assessore Falchi.

Il consigliere di Sel, Eugenio Lai, ha evidenziato come il compito principale del Consiglio regionale sia quello di concludere il percorso normativo segnato dalla legge 16 del 7 agosto 2014 e che ha registrato il favore di agricoltori e allevatori in Sardegna.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato il favore alla proposta avanzata da Fenu e Rubiu per il marchio collettivo a gestione privata.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’articolo 6 “Abrogazioni” che è stato approvato con 38 voti a favore e 5 contrari, mentre l’emendamento aggiuntivo n. 1 (Fenu-Rubiu) non è stato approvato (42 votanti, 11 favorevoli e 31 contrari). Approvato con 40 favorevoli e 3 contrari l’articolo 7 “Entrata in vigore”, il presidente Ganau ha dichiarato aperta la votazione finale del testo di legge e ne ha quindi proclamato l’approvazione: 43 votanti, 39 favorevoli e 4 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame di due mozioni, una della maggioranza e una dell’opposizione, sulla revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli introdotta dal Governo nazionale. La prima mozione è stata illustrata da Antonio Solinas, presidente della Commissione Urbanistica e primo firmatario del documento.

Solinas ha evidenziato i pericoli del decreto interministeriale n.66/2014, convertito in legge lo scorso 23 giugno, con il quale si cancellano le esenzioni Imu per i terreni agricoli finora assicurate alle aree montane, collinari e svantaggiate lasciandole in vigore solo per i centri situati ad oltre 600 metri di altitudine sul livello del mare. «Se applicato – ha detto Solinas – questo provvedimento metterebbe a rischio le già asfittiche casse dei comuni sardi e impedirebbe di rispettare il principio del pareggio di bilancio».

Secondo il primo firmatario della mozione, la decisione del Governo, oltre a penalizzare i comuni, arrecherebbe un colpo mortale all’intero comparto agricolo della Sardegna. «Per questo – ha concluso Solinas – si chiede l’impegno della Giunta regionale a sostegno del mondo delle campagne e degli enti locali per scongiurare i rischi per i loro bilanci derivanti dalla revisione dalle esenzioni Imu sui terreni agricoli.

Pietro Pittalis (capogruppo Forza Italia Sardegna) ha illustrato la mozione n. 96 di cui è primo firmatario. Non basta approvare un  ordine del giorno – ha detto – bisogna intervenire a livello parlamentare. Il capogruppo di Forza Italia ha detto che l’iniziativa di predisporre un ordine del giorno bipartisan è lodevole  ma non basta. Il problema è far svegliare i parlamentari della Sardegna per far valere le nostre  prerogative. Questo onere di 18 milioni e 500 mila euro non può gravare sul bilancio dei comuni e del comparto agricolo. Eugenio Lai (Centro democratico Sardegna) ha parlato di “mannaia” per il nostro mondo agricolo e di “fuga” dello Stato davanti alle proprie responsabilità. Per Lai è necessario aprire  una vertenza Sardegna e un confronto continuo con il governo nazionale.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha messo l’accento sul fatto che il provvedimento del governo colpisce un settore, come quello agricolo, che stava mostrando timi segnali di ripresa. La Sardegna, ha aggiunto, «è la Regione che paga di più perché ha un altimetria media molto bassa e la maggioranza dei Comuni ricade in una fascia che non potrà godere di nessuna esenzione». Nella nostra Regione inoltre, ha detto ancora Manca, «esistono caseggiati di grandi dimensioni per immagazzinare grandi quantità di prodotti come i cereali, che sarebbero ulteriormente penalizzati; in definitiva, siamo davanti a un colpo mortale per la nostra agricoltura, che si potrebbe evitare semplicemente ritornando al concetto di altimetria media eliminando il legame fra l’imposta e la posizione della casa comunale».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Itaila) ha affermato che, con il provvedimento del Governo sull’Imu, «si sta gettando nella disperazione tutta l’agricoltura sarda». Sul piano istituzionale, secondo Cherchi, «viene completamente ribaltata la situazione precedente in base alla quale la Regione sarda poteva azzerare l’impatto dell’Imu sui terreni agricoli, considerando tutta la Sardegna zona svantaggiata; ora invece la competenza passa allo Stato con gli effetti che conosciamo». A parte il criterio assurdo di legare l’imposizione alla sede legale del Comune, ha concluso Cherchi, «chiediamo che il presidente e  l’assessore si trasferiscano a Roma fino alla soluzione del problema».

Il capogruppo dei Riformatori Sardi Attilio Dedoni ha rivendicato in Aula la decisione di presentare insieme ai colleghi del centrodestra una mozione per arrivare poi alla predisposizione di un ordine del giorno unitario. «Gli agricoltori non possono essere trattati in questo modo – ha detto Dedoni – questo decreto sulle esenzioni Imu per i terreni agricoli è l’ennesimo attacco all’autonomia sarda. Dal Governo abbiamo ricevuto piccoli contentini, per il resto solo tasse e penalizzazioni».

Angelo Carta (Psd’Az) ha auspicato un’azione forte nei confronti del Governo che domani sarà rappresentato in Sardegna dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio. «Ho firmato l’ordine del giorno unitario consapevole che non cambierà le sorti dei comuni sardi ma servirà per ribadire a Roma che non siamo disposti a continuare a subire penalizzazioni». Carta ha poi annunciato, come sindaco di Dorgali, l’intenzione di trasferire la sede legale del suo comune a 800 metri di altitudine per poter continuare a beneficiare delle esenzioni Imu.

L’ordine del giorno è stato condiviso dalla giunta. Siamo fortemente preoccupati – ha detto l’assessore all’Agricoltura – dall’impatto che questo provvedimento avrà sui nostri territori. Questo provvedimento deve essere rivisto.

Il Consiglio ha poi messo in votazione un ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo. Questo ordine del giorno impegna la giunta regionale a mettere in campo tutte le azioni necessarie per difendere le prerogative della Regione e le norme approvate in ragione della propria autonomia, a tutelare gli Enti locali della Sardegna rispetto ai rischi derivanti per i loro bilanci dalle modalità di applicazione della revisione delle esenzioni Imu sui terreni agricoli e a sostenere il mondo agropastorale sardo di fronte ad un provvedimento che, se applicato, aggraverà la situazione di pesante crisi che attraversa il settore. L’ordine del giorno è stato approvato. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

I consiglieri regionali del Partito dei Sardi Pier Mario Manca e Augusto Cherchi hanno presentato, in veste di primi firmatari, insieme ad altri 22 colleghi di tutta la maggioranza, una mozione urgente in cui si impegna il presidente della Regione e l’assessore dell’Agricoltura a «interrompere le procedure poste in essere da Agea (l’ente statale pagatore dei fondi agricoli) perché vessatorie per i nostri agricoltori». Agea, infatti, secondo i presentatori della mozione, sta dando un’interpretazione forzata, per non dire illegittima, delle procedure di classificazione del territorio sardo – trasformando quelli che un tempo venivano considerati pascoli a macchia mediterranea in boschi – con “esiti aziendali catastrofici”.

Questo porterebbe a perdere 210 milioni di euro dovuti al comparto agricolo sardo nei prossimi 6 anni, come già denunciato dal Partito dei Sardi nei mesi scorsi. Questa azione varrebbe retroattivamente costringendo gli agricoltori sardi a rendere finanziamenti già percepiti negli anni passati. E diventerebbe la base da cui verranno calcolati i finanziamenti futuri della PAC 2013-2020. In poche parole, le quote che si perdono oggi non potranno più essere recuperate.

La mozione chiede che Agea fornisca alla Regione la lista di lavorazione con tutte le particelle di territorio che oggi risultano in eclatanza generando anomalie e perdite di finanziamenti; chiede all’assessorato dell’Agricoltura di intervenire su Agea e in conferenza Stato-Regioni per chiedere la riapertura di tutti gli usi del territorio in modo da poter effettuare una nuova mappatura rispettosa degli interessi e della biodiversità della Sardegna; chiede di attivare tutte le procedure per la costituzione, avviamento e gestione dell’organismo pagatore sardo che vada a sostituirsi ad Agea nel pagamento dei fondi agricoli europei.

 

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge 72 “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione” e gli emendamenti nn. 4, 5, 7, 131, 129, 134, 135, 136, 137, 138. L’Aula ha anche approvato tre ordini del giorno: “Sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’art. 12 della legge regionale 9/2000”, “sull’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione” e “sulla Croce Rossa italiana”.

Al mattino, la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti al Disegno di legge 72/A – Giunta regionale – Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sul titolo e non essendoci iscritti a parlare ha messo in votazione l’emendamento n.50 col parere negativo del relatore Salvatore Demontis (Pd) e dell’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, a nome della Giunta; l’emendamento è stato respinto con 29 voti contrari e 14 favorevoli. Successivamente l’Aula ha approvato il titolo della legge.

Al termine dello scrutinio, il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale 31 del 1998 (Ambito di applicazione)”.

Il consigliere Mario Floris (gruppo Sardegna) ha comunicato la sua decisione di non presentare emendamenti perché, ha spiegato, «si tratta di una legge che non chiude alcun ciclo, anzi apre la strada alla ripetizione di quanto accaduto nella Regione negli ultimi 30 anni». «La sfida che abbiamo di fronte – ha sostenuto – è quella di conciliare le istanze dei dipendenti della Regione con i cambiamenti della società e non partiamo da zero, c’è stato un lungo confronto ed il lavoro di uno specifico tavolo tecnico, abbiamo quindi un quadro normativo solido su cui operare ma resta aperto il problema del rapporto fra politica e burocrazia». Il compito della politica, ha detto Floris, «è dettare obiettivi, indirizzi, controllare sul raggiungimento dei risultati per creare una Regione di eccellenze politiche e professionali, superando la errata convinzione di molti politici di essere al potere in eterno». Il nuovo modello di Regione  che dobbiamo perseguire, secondo il consigliere, «presuppone non solo la riforma dell’organizzazione della macchina amministrativa ma anche un nuovo Statuto, una nuova legge elettorale, una legge statutaria, un nuovo rapporto con Enti locali, con lo Stato e l’Europa, c’è poi l’esigenza di coordinare la riforma rispetto alle modifiche del Titolo V della Costituzione e della nuova normativa in materia di lavoro». «Se non saremo capaci di fare questo – ha concluso – consumeremo il nostro tempo in una sarabanda che non merita di essere considerata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha sottolineato la grande attenzione sulla legge nell’opinione pubblica al di là degli addetti ai lavori, precisando però che «il provvedimento non si propone come legge sul personale della Regione ma è un primo passo importante sulla riorganizzazione della macchina burocratica che introduce alcuni concetti nuovi come il sistema regione e la stretta relazione fra esecutivo e burocrazia». «I temi del personale e del trattamento di settore – ha chiarito Deriu – sono state in questa fase accantonate perché devono confluire in un provvedimento specifico; il fatto di essere partiti da un intervento di modifica della legge 31 ha indotto molti in un equivoco,in realtà la commissione ha introdotto alcuni miglioramenti frutto di un clima di collaborazione fra maggioranza ed opposizione e del confronto aperto fra due posizioni culturali». «L’obiettivo comune – ha concluso Deriu – è quello di lavorare per ricostruire un disegno che riporti al centro la capacità dell’amministrazione di essere incisiva nella realtà sociale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definto la legge una operazione con cui si è voluto «concentrare l’attenzione sull’idea di fondo di una riforma che incide sull’organizzazione, anche se forse si è voluto accelerare troppo». «In commissione – ha poi ricordato, – si è lavorato in modo molto duro, con la maggioranza che apparentemente ha tenuto una posizione rigida anche se, nei fatti, anche l’opposizione ha potuto contribuire alla costruzione del testo». Secondo l’esponente di Forza italia, «il tema centrale nel dibattito della pubblica amministrazione è il rapporto fra politica e burocrazia e in questo si inserisce positivamente il nuovo sistema di valutazione della dirigenza, ma il quadro sanzionatorio indicato fa capire che difficilmente arriveranno risultati concreti, perché ciò che limita il dirigente è la paura di non far ricadere le proprie azioni nell’ambito dell’interesse pubblico». La vera questione, a giudizio di Tunis, «è coinvolgere le strutture apicali nella mission dell’azione politica, ed intervenire sull’elemento motivazionale».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha messo in luce la novità rappresentata dall’introduzione del sistema regione, che «incide profondamente sia sulla mobilità che sulla valutazione della performance». La mobilità, in particolare, consentirà a parere di Demontis «una vera integrazione con Enti ed Agenzie rendendo possibile la mobilità larga, un risparmio di risorse, una migliore possibilità di scelta delle diverse figure professionali, dando vita ad una Regione regista». Il disegno di legge della Giunta, ha detto infine il consigliere del Pd, «apre la strada alla modifica della macrostruttura con la revisione legge 1 che va certamente cambiata laddove suddivide gli assessorati secondo uno schema tipico degli anni ‘90 molto rigido e superato nei fatti, ed orientata verso risultati ed obiettivi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha parlato di una «legge di organizzazione ma non ancora di una vera e propria riforma con alcune cose condivisibili, con particolare riferimento all’idea di delegificare attribuendo alla Giunta il potere di organizzare la macchina regionale per realizzare il programma di mandato». Nella realtà, tuttavia, secondo Truzzu accade molto spesso che «gli obiettivi non sono chiari a causa di contrasti fra esecutivo, maggioranza e personale e sullo sfondo resta il divario forte fra elaborazione ed attuazione delle idee, il personale non è un esercito senza forma e senza confini, deve essere ben guidato e ben diretto, coinvolto nelle azioni che si intendono fare».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «tutti si sono spesi in una legge che rappresenta una opzione organizzativa in cui si parla anche di rapporti di lavoro del personale, allargando il perimetro con un percorso singolare che inizia stranamente modificando la 31anticipando un pezzo della riforma che avrebbe richiesto un vero chiarimento delle questioni aperte nell’ottica complessiva di una riforma organica della Regione». «Una riforma – ha spiegato Solinas – che deve prevedere fra l’altro le nuove competenze della Giunta, del Presidente e la riduzione degli assessorati in linea con la riduzione dei consiglieri e delle commissioni, mentre qui si è cominciato dalla fine con il personale che dovrebbe essere in stretto rapporto con gli organi di governo». Dopo aver lamentato che una sua proposta di legge sulla stessa materia non è stata accorpata al disegno di legge in esame, Solinas ha concluso affermando che «il testo contiene alcuni spunti interessanti alcuni spunti interessanti sul sistema regione, il sistema autonomie ed il sistema di valutazione della dirigenza, ma prima andava fatta la legge statutaria e poi, a cascata, bisognava operare sull’ assetto organizzativo, così si è fatta una anticipazione che fa perdere organicità».

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione e ha messo in votazione gli emendamenti. L’articolo 01 “Modifiche all’articolo 1 della legge regionale n. 31 del 1998 (Ambito applicazione)” è stato approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

Sull’articolo 01 e sugli emendamenti sono intervenuti più volte Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Mario Floris (Uds), Michele Cossa (Riformatori sardi), e il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), il quale ha spiegato all’Aula che il Dl nasce dall’urgenza di intervenire verso l’omogeneizzazione del comparto Regione, poi successivamente dovranno essere risolte le grandi differenze contrattuali ed economiche all’interno del comparto.

Il presidente ha, quindi, aperto la discussione sull’articolo 1 “Inserimento dell’articolo 8 bis nella legge regionale n. 31 del 1998 (Valutazione della dirigenza)” e sugli emendamenti.

Il primo iscritto a parlare è stato Salvatore Demontis (Pd), il quale ha subito spiegato che «l’articolo 1, insieme con l’emendamento 130, è l’articolo di maggior rilievo del disegno di legge». «Stiamo proponendo l’attuazione della legge 150/2009 e prevedendo l’istituzione dell’organismo di valutazione». Per Demontis il mancato recepimento delle linee di mandato è la non coincidenza degli obiettivi tra classe politica e classe gestionale. La classe politica deve dare gli obiettivi di mandato, ha continuato, e deve valutare durante tutto l’anno il raggiungimento di tali obiettivi strategica. Questo è il compito della politica. «Ora i dirigenti verranno valutati non da organismi interni all’amministrazione ma dall’Oiv, e solo se la valutazione sarà positiva si potrà corrispondere la parte economica legata agli obiettivi raggiunti». Demontis ha anche evidenziato che  il “ciclo delle performance” stabilisce anche delle responsabilità per i risultato non raggiunti.

Per il consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, con questa riforma si stanno soltanto colmando alcuni vuoti normativi della legge 31, come la valutazione dei dirigenti, «ma sarà difficile fare tali valutazioni perché si opera in una macchina scollegata». «Credo si debba intervenire – ha proseguito Zedda – su un’armonizzazione delle valutazioni tra Regione ed enti. Non ci possono essere dirigenti di serie A e di serie B, devono raggiungere gli obiettivi ma devono essere messi nelle condizioni di farlo». Per l’esponente azzurro manca ancora molta strada per poter valutare le performance nei tempi utili e si rischia di penalizzare i dirigenti che hanno raggiunto i risultati previsti. D’accordo con la collega anche Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), il quale ha proposto l’inserimento di una clausola di salvaguardia per garantire i dirigenti, con l’applicazione del contratto di lavoro, nel caso in cui la valutazione non venga data nei tempi previsti. «L’articolo 1 è molto importante – ha affermato Truzzu – perché permette di equiparare i principi di valutazioni in base alla legge Brunetta, legge che, se fosse stata applicata nella sua interezza, avrebbero consentito di avere delle amministrazioni più efficienti». Sulla valutazione dei dirigenti Truzzu ha detto di essere d’accordo nel merito, ma nel metodo ha stigmatizzato ancora una volta l’utilizzo di un emendamento completamente sostitutivo, che «rende difficile lavorare e si rischiano pasticci».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Stefano Tunis: «Stiamo compiendo un atto dovuto, ma ricorrere a valutazioni esterne, vuol dire che c’è una carenza nella nostra organizzazione interna, ed è un elemento di debolezza».

Per Tunis quella in esame è una riforma di destra, perché nell’utilizzo della risorsa umana si punta al raggiungimento dell’obiettivo e ha consigliato alla Giunta e alla maggioranza di accettare i suggerimenti dell’opposizione per attenuare questo aspetto destrorso della riforma.

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere su tutti gli emendamenti. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato il parere favorevole soltanto per l’emendamento n. 130 e contrario per tutte le altre proposte di modifica.

L’assessore del Personale, Gianmario Demuro, ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione gli emendamenti n. 12, 73 e 152 che non sono stati approvati dall’assemblea. Si è proceduto quindi con votazione elettronica palese all’emendamento 130, sostitutivo totale dell’articolo 1 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) con parere favorevole del relatore e della Giunta. Al termine della votazione il presidente Ganau ha proclamato l’esito: presenti: 52; votanti: 51; favorevoli: 34 e contrari 17.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato decaduto l’emendamento 74 ed ha posto in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’emendamento n. 34. Sono intervenuti per dichiarazione di voto i consiglieri Paolo Truzzu (“FdI-Sardegna”) “favorevole” e il relatore della maggioranza Salvatore Demontis (Pd) “contrario”. L’emendamento 34 non è stato approvato (votanti: 52; favorevoli: 18; contrari: 34). Non è stato approvato neppure l’emendamento 168 (votanti: 52; favorevoli: 16; contrari: 36) mentre l’emendamento n. 72 è stato dichiarato inammissibile.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 13 della legge regionale n.31 del 1998 (Istituzione strutture)” e sugli emendamenti.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato che l’articolo 2 “delegifica le procedure d’istituzione, modifica e soppressione delle direzioni generali e dei servizi, attribuendo alla Giunta il compito di definire le linee fondamentali dell’organizzazione amministrativa regionale”. Demontis ha inoltre affermato che la previsione in legge del numero massimo delle direzioni generali, 24, deriva dal fatto che non è possibile stabilirne la riduzione prima della definizione della nuova pianta organica. Il relatore della maggioranza ha quindi sottolineato piena condivisione nella norma che pone in capo al presidente della Giunta la facoltà di stabilire le direzioni regionali e non già, come è attualmente, al Consiglio regionale che procede con apposita legge.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) si è detto negativamente “sorpreso” dalla “chiusura pregiudiziale” da parte della maggioranza verso i contributi migliorativi dell’intero Consiglio e anche per quelli che arrivano «da parte di chi da oltre quarant’anni si occupa dell’amministrazione regionale». Floris ha quindi ricordato la riforma sull’organizzazione regionale presentata nella passata Legislatura per poi affermare che «le norme gentili che vengono proposte oggi hanno un nome e un cognome in ciascuno degli articoli». L’ex presidente della Giunta ha quindi criticato la scelta dell’attuale maggioranza di governo di delegare al presidente della Regione anche “il numero delle direzioni regionali” ed ha espresso contrarietà per il mantenimento di 24 direzioni, proponendone 13 («una per la presidenza e una per ciascuno degli assessorati»).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha espresso il dubbio di una sottovalutazione dell’impatto che le norme del dl 72 avranno sull’intero sistema organizzativo regionale. Cherchi ha criticato la scelta della maggioranza di «voler procedere con le deleghe ai direttori generali e ai funzionari» di compiti che, a suo giudizio, devono restare in capo all’organo politico.

L’esponente dell’opposizione ha quindi rimarcato contrarietà per le 24 direzioni regionali e invitato l’Aula a ridurne sensibilmente il numero. Oscar Cherchi ha auspicato una sospensione dell’esame dell’articolo 2 ed ha definito “un gravissimo errore” quello di «delegare la funzione politica alla parte tecnica».

Stefano Tunis (Fi) ha ribadito le critiche all’impostazione del Dl 72 ed ha insistito sul fatto che la legge sembra voler «dare vita propria alla parte amministrativa regionale». Tunis ha inoltre sottolineato le difficoltà di applicazione e la inopportunità delle disposizioni riferite al direttore generale a cui vengono attribuiti anche compiti sulla gestione delle risorse umane.

L’esponente della minoranza ha definito il comma 7 dell’articolo 2 “troppo blando” nella determinazione del vincolo tra l’indirizzo politico e la direzione generale ed ha auspicato, in proposito, una positiva valutazione dell’emendamento n. 167.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore Demuro per la replica della Giunta. Il responsabile del Personale nell’esecutivo Pigliaru ha dichiarato di rimettersi alle valutazioni del relatore di maggioranza.

Il relatore Demontis ha quindi dichiarato, su invito del presidente Ganau, il parere sugli emendamenti, esprimendo parere favorevole soltanto sull’emendamento 128 (sostitutivo parziale) primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco.

Il presidente Ganau ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti 13, 122 e 151 che non sono stati approvati con 32 voti contrari e 18 favorevoli.

Non approvati gli emendamenti n. 123 (18 favorevoli e 33 contrari); n. 125 (20 favorevoli e 30 contrari); n. 127 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 117 (20 favorevoli e 33 contrari); n. 119 (20 favorevoli e 33 contrari); n.121 (19 favorevoli e 34 contrari); n. 111 (18 favorevoli e 30 contrari).

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento 126 sul quale hanno formulato dichiarazione di voto i consiglieri Gianluigi Rubiu (favorevole) e Salvatore Demontis (Pd). L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento n. 126 e l’emendamento 116.

In votazione con procedura elettronica gli emendamenti 68 e 167 non sono stati approvati (favorevoli 19 e contrari 31).

L’assemblea ha invece approvato (38 favorevoli e 13 contrari) l’emendamento 128 (parere favorevole del relatore e della Giunta) che sostituisce il punto 7 dell’articolo con la seguente dicitura: “I servizi sono istituiti, modificati o soppressi con decreto dell’assessore competente per materia, su proposta del direttore generale sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale ai sensi del comma 6”.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 32 favorevoli e 19 contrari. Non approvati gli emendamenti aggiuntivi n.124 (19 favorevoli e 33 contrari); n. 118 e n. 120.

Il presidente del Consiglio, ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 3 “Inserimento dell’articolo 13 bis della legge regionale 31 del 1998 (Comitato di coordinamento delle direzioni generali)” e sugli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il nuovo organismo previsto dal dl 72 «un parlamentino dei direttori generali, luogo in cui la nuova classe dominante si ritrova col presidente della Regione per decidere le priorità della Regione». Su questo, ha auspicato, «serve un meditato passo indietro; non si capisce che fine farebbero nel parlamentino le sintesi politiche raggiunte faticosamente nella maggioranza».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha criticato la scelta di dare vita ad un organismo in cui vengono concentrate decisioni e competenze operative e strategiche. Ricordando un episodio della sua esperienza assessoriale, Cherchi ha raccontato di una riunione in cui, per accelerare le procedure interne relative alle autorizzazioni per impianti di energie rinnovabili, si organizzò una grande riunione con tutti i direttori generali, dove tutti si misero a disposizione per dare una mano autorizzando anche trasferimenti di personale. «Naturalmente – ha concluso – non venne trasferito nessuno, questo per dire il parlamentino che viene immaginato non serve a niente, anche perché il presidente convoca i direttori generale quando vuole».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che è sbagliato parlare di parlamentino, «è un organismo di coordinamento e non c’è cessione di poteri, si parla degli obiettivi trasversali ed interassessoriali sui quali gli stessi dirigenti saranno valutati, si stabilisce chi fa cosa e a quale valutazione sarà sottoposto». «Si sta parlando – ha precisato – degli obiettivi più importanti per una amministrazione, proprio che non vengono mai raggiunti e non si capisce mai di chi sia la responsabilità».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua posizione contraria alle legge, che pure contiene alcune parti positive. Quest’articolo, ha affermato, «senza sulla togliere alla dirigenza non fa altro che codificare una cosa che può essere gestita in via amministrativa, con una delibera o un atto di indirizzo». «Se invece lo si vuole scrivere in una legge – ha avvertito – ho il dubbio che dietro ci sia una ragione nascosta, perché chi ha ricevuto un potere difficilmente lo restituisce, stiamo approvando ennesima norma rigida che non serve a niente».

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha dichiarato che il provvedimento «dimostra tutti i rischi di una riforma che va per la sua strada trascurando il quadro di insieme; c’è già un passaggio della legge 1, in vigore, che attribuisce al Presidente l’unità di indirizzo politico della Giunta». «In altre parole –ha detto ancora Solinas – è sbagliato procedere a pezzi, ci saranno nell’ordinamento regionale due norme che dicono cose diametralmente opposte e la maggioranza non dovrebbe avere il timore di prendersi un po’ di tempo per migliorare il testo».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau si è detto convinto che «il comitato va incontro ad una esigenza molto sentita coordinando la macchina amministrativa su obiettivi trasversali, quadro che si rafforza con altri articoli contenuti nella legge, fermo restando che la guida della Regione rimane all’organo politico».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ironicamente corretto i colleghi Tunis e Cherchi sostenendo che, in realtà, «le ragioni di questa norma risiedono nella necessità di rispondere all’inadeguatezza della Giunta ed alla incapacità di alcuni assessori, serve in altre parole a supplire all’inadeguatezze dell’organo politico e a rafforzare la Giunta che ora riceve indirizzi e lavoro su una strada tracciata da altri,  segno di debolezza fisiologica».

L’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro, intervenendo a nome della Giunta per la replica, ha tenuto a precisare che «l’indirizzo politico resta in capo all’organo di governo come previsto dall’art. 97 della Costituzione; il comitato di coordinamento è invece un intervento di tipo organizzativo incaricato di svolgere compiti operativi, uno strumento di maggiore collaborazione per affrontare questioni che non sono più settoriali ma devono essere inquadrate in un’ottica sistematica, proprio per garantire la migliore attuazione dei propri programmi politici».

Dopo aver acquisiti i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti, entrambi contrari, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 182, approvato, e quelli n. 14, 153 e 132, respinti. Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art. 3.

E’ quindi incominciata la discussione generale dell’art. 3/bis “Modifiche dell’articolo 14 della legge regionale 31 del 1989 (Posizioni dirigenziali di staff e ispettive)” e degli emendamenti.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha precisato che si tratta della definizione del contingente numerico dei cosiddetti “dirigenti ispettivi”, contingente che sarà rideterminato dal presidente della Giunta, di cui non si prevede aumento.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che occorre invece puntare alla riduzione di questo contingente ai minimi termini, per mettere a regime professionalità non sfruttate nel modo adeguato.

Il Consiglio ha poi respinto l’emendamento n.15 ed approvato il testo dell’articolo.

Al termine dello scrutinio il presidente ha avviato la discussione sull’art 4.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito il provvedimento «uno sforzo ingegneristico in cui si immagina un modo di contingentare il personale da qui a tre anni lavorando poi con obiettivi annuali; serve invece maggiore elasticità nella gestione delle risorse umane».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha tenuto a precisare che «si parla del programma triennale di fabbisogno del personale ma ha ovviamente una valenza annuale, è una procedura già in vigore nel sistema delle autonomie».

Non essendoci altri scritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri sugli emendamenti del relatore e della Giunta, entrambi negativi, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti presentati: l’Aula ha respinto gli emendamenti n. 16, 112, 154, 113 e 114.

Sul n.115 il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «si tratta di rendere giustizia ai lavoratori dell’Ente Foreste che da anni svolgono mansioni superiori; prima dei concorsi e del riordino degli organici sarebbe opportuno un corso-concorso aperto ai dipendenti».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che, in base agli accordi di maggioranza, «si è scelto di non introdurre nella legge contenuti che riguardano il personale, al quale si penserà dopo con un provvedimento specifico».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ribadito la fondatezza scelta della maggioranza, anche perché occorre una riflessione molto attenta su una problematica giuridicamente molto complessa, anche per ciò che concerne la spesa.

L’emendamento 115, sottoposto al voto dell’Assemblea, è stato respinto.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha approvato il testo dell’art. 5.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’Articolo 5 “Inserimento dell’articolo 15 bis (Variazione dei contingenti organici delle direzioni generali)” e sugli emendamenti. Dopo il parere del relatore e della Giunta sugli emendamenti, il presidente ha messo in votazione testo dell’articolo che è stato approvato.

Sull’emendamento 8, bocciato dopo essere stato ritirato dal proponente Emilio Usula (Soberania e Indipendenzia) e fatto proprio dall’opposizione, c’è stata una lunga discussione. Il testo prevedeva di risolvere il problema del transito dalla categoria A alla categoria B per quei dipendenti che per anni hanno svolto mansioni superiori. Nella discussione sono intervenuti i rappresentanti della maggioranza: il proponente dell’emendamento Emilio Usula (capogruppo Soberania e Indipendentzia), Pietro Cocco (capogruppo Pd), Efisio Arbau (capogruppo Sardegna Vera), Daniele Cocco (capogruppo Sel), Roberto Desini (capogruppo Cd), Anna Maria Busia (Cd), Franco Sabatini (Pd) e Salvatore Demontis (Pd).

Gli esponenti della maggioranza, prima di tutti il proponente dell’emendamento, Emilio Usula, hanno spiegato di aver ritirato l’emendamento per evitare interventi spot sul personale, visto la Giunta ha l’obiettivo di presentare entro sei mesi un disegno di legge organico in materia di personale. La maggioranza ha annunciato un ordine del giorno che impegnerà l’esecutivo a rispettare il termine di sei mesi.

Per la minoranza sono intervenuti, Pietro Pittalis (capogruppo FI), che ha fatto suo l’emendamento ritirato dalla maggioranza, Stefano Tunis (FI), Oscar Cherchi (FI), Michele Cossa (Riformatori sardi), Alessandra Zedda (FI), Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia), Gianluigi Ribiu (capogruppo Udc), Christian Solinas (capogruppo Psd’Az), Mario Floris (Uds). Tutti hanno affermato che l’approvazione dell’emendamento era necessaria e urgente perché sarebbe andata a risolvere un caso noto da tempo di ingiustizia e che non c’era alcun bisogno di rinviare ancora a una futura legge organica sul personale. L’opposizione ha evidenziato che ci sono tante persone che aspettano da anni la risoluzione del problema. (eln)

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n.69.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha dichiarato il suo voto favorevole «perché -ha spiegato – si tratta di assicurare il transito di un contingente di lavoratori, composto da vincitori di concorso, dalla categoria C alla categoria D». Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto dall’Aula che, subito dopo, ha respinto anche l’emendamento n. 158.

Successivamente, il presidente Ganau ha convocato la conferenza dei capigruppo e sospeso la seduta; i lavori sono ripresi nel pomeriggio, sempre sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sugli articoli e gli emendamenti all’art.6 del Dl 72/A – Giunta regionale –- Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che l’Arpas ha presentato le mappe bio-climatiche della Sardegna, disegnando attraverso i fenomeni eco ambientali la Sardegna del futuro, ha invitato il presidente dell’Assemblea ad intervenire presso la Giunta per garantire che tutti i consiglieri regionali abbiano a disposizione quel documento

Il presidente ha assicurato il suo intervento ed ha comunicato, sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, che al termine dell’esame del DL 72 sarà esaminato un ordine del giorno in materia di contributi alle associazioni sportive non professionistiche.

Successivamente ha avviato la discussione sull’art.6 e, non essendoci iscritti a parlare, ha acquisito i pareri del relatore e della Giunta sugli emendamenti; entrambi hanno espresso parere contrario tranne per il n. 36 per cui si invita il proponente al ritiro.

Subito dopo l’Aula ha respinto tutti gli emendamenti presentati ed approvato il testo dell’art.6.

Sull’emendamento n.36 il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) ha annunciato il suo voto favorevole «perché la definizione di un sistema-Regione appare lo strumento migliore per agevolare i processi di mobilità interna». Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha affermato che la proposta di ritiro nasceva proprio dalla considerazione che «il sistema-Regione è espressamente previsto dal disegno di legge in esame».

Messo in votazione, l’emendamento n. 36 è stato respinto.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato la discussione dell’art.6/bis e, non essendoci iscritti a parlare, ha messo in votazione il testo dell’articolo, che è stato approvato.

Al termine di questa votazione, il presidente ha avviato la discussione dell’art.7 e, non essendoci iscritti a parlare, ha invitato il relatore e la Giunta ad esprimere il prescritto parere sugli emendamenti presentati. Entrambi hanno espresso parere negativo, fatta eccezione per il n. 131 ed il n. 129. L’Aula ha quindi proceduto alla votazione, respingendo gli emendamenti nn. 20, 81,149 e 169 approvando invece gli emendamenti n. 131 (Compiti del dirigente assegnato a studi e ricerche, Unità di progetto) e 129 (Equiparazione del trattamento economico dei coordinatori delle Unità di progetto, finalizzato al conseguimento degli obiettivi, al contratto di lavoro dell’area dirigenziale), quest’ultimo a scrutinio segreto con 30 voti favorevoli e 20 contrari.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.8 con la discussione generale dell’articolo e degli emendamenti.

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha manifestato la sua meraviglia perché l’articolo «è l’unica norma sul Corpo Forestale mentre è opportuno che eventuali modifiche siano inserite nell’apposita legge di riforma; del resto stamattina la stessa maggioranza aveva detto che non dovevano esserci norme sul personale». «Siamo davanti ad una follia – ha protestato Oppi – non è mai successo che un dirigente della Regione andasse al vertice del corpo: se uno non ci ha mai lavorato non sa nemmeno di cosa si occupa, soprattutto per ciò che concerne il settore investigativo che opera per delega della magistratura». La vera svolta, ha continuato il consigliere, «sarebbe quella di portare il corpo sotto la competenza dello Stato, visto che è l’unico autonomo nel panorama regionale e costa alla Sardegna 30 milioni l’anno». «Quella che state facendo è una marchetta chiara e lo vedremo subito», ha concluso Oppi rivolto alla maggioranza annunciando con forza il suo voto contrario.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha iniziato il suo intervento dichiarando che il consigliere Oppi ha usato il termine migliore: «E’ una norma aberrante secondo la quale un dirigente esterno potrebbe ricoprire un ruolo in cui è previsto il requisito di ufficiale di polizia giudiziaria, compito delicatissimo riservato a figure altamente specializzate». E’impensabile, ha concluso Crisponi, «che anche che il miglior dirigente della Regione, in forza di una legge, possa ricoprire quella funzione al vertice di un esercito di 1400 uomini, è un percorso con fotografia, un articolo sbagliatissimo».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha condiviso le osservazioni contenute negli interventi precedenti, ricordando fra l’altro che «il ministro della Funzione pubblica Madia ha presentato un disegno di legge che va verso la riunificazione corpi di polizia per cui, in questo nuovo contesto, sarebbe davvero auspicabile riportare in capo allo Stato la competenza del corpo forestale». In ogni caso, ha proseguito, «è chiaro che nessuno, sia pure con grandi capacità, può avere conoscenze e competenze adatte in un contesto così speciale». Per quanto riguarda il nuovo regime che il testo prevede per le figure dirigenziali, secondo Zedda la strada maestra sarebbe quella di una progressiva diminuzione, fermo restando che «occorre prestare attenzione a quelle figure professionali dei cosiddetti facenti funzioni che, in molti casi, hanno sopperito a situazioni complesse mandando avanti l’attività dell’amministrazione regionale in tanti settori».

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha illustrato i contenuti dell’articolo 8 “modifiche all’articolo 28 della legge regionale 31 del 1998 (Attribuzioni delle funzioni dirigenziali)” sottolineando il fatto che la norma va nel segno della semplificazione e della continuità amministrativa con la possibilità di designazione dei dirigenti. Demontis ha evidenziato inoltre come oggi la figura del direttore generale sia da considerarsi alla stregua di un manager e quindi non è più necessario rivolgersi ad un esperto. Il riferimento vale, a giudizio del relatore indicato dalla commissione, per la disposizione contenuta nell’articolo 8 a proposito della possibilità di attribuire l’incarico di direttore generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale ai dirigenti dell’amministrazione regionale in possesso di comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza del Corpo forestale.

Il consigliere della maggioranza ha quindi rimarcato le misure di contenimento della spesa pubblica derivanti dalle disposizioni dell’articolo 8, in particolare per quanto attiene il divieto per gli enti e le agenzie regionali di compensi ai ruoli apicali superiori a quelli attribuiti ai direttori generali dell’amministrazione regionale. «Inoltre – ha spiegato Demontis – è previsto l’indirizzo per enti e agenzie ad istituire una sola posizione dirigenziale che deve svolgere anche le funzioni di direttore di servizio». A giudizio del consigliere del Pd va inoltre rimarcata la possibilità di revoca degli apicali al momento dell’insediamento della Giunta regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’articolo 8 “il banco di prova per la maggioranza per dimostrare la sua credibilità in ordine all’inserimento nel Dl 72 di norme che riguardano il personale”. A giudizio del capogruppo della minoranza, infatti, la maggioranza contraddice se stessa e al punto d) dell’articolo 8 ha inserito proprio norme che riguardano il personale e che – stando alle dichiarazioni dei consiglieri del centrosinistra – dovrebbero essere oggetto di un apposita legge. «Se passano i contenuti dell’articolo 8 – ha incalzato Pittalis – allora non ci sono giustificazioni perché non possano essere approvati gli emendamenti riguardanti il personale dell’Ente foreste».

L’esponente del centrodestra ha quindi definito “un’operazione spericolata” la volontà della maggioranza di “assoggettare” il Corpo Forestale alla volontà politica invece che alla magistratura per quanto attiene i compiti che il corpo regionale svolge al servizio delle Procure. «Con l’articolo 8 – ha ammonito Pietro Pittalis – create i presupposti per la nomina di qualche dirigente regionale che avete già individuato ed in più puntate al controllo delle attività investigative del Corpo Forestale».

Pietro Pittalis ha concluso invitando il Consiglio a cassare l’articolo 8 del Dl 72.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha rinunciato all’intervento ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha invitato il relatore di maggioranza a formulare il parere agli emendamenti presentati all’articolo 8.

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere favorevole agli emendamenti 134 e 137 e contrario per tutti gli altri. L’assessore Demuro ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello del relatore. Si è proceduto dunque con la votazione dell’emendamento 21 che non è stato approvato (17 favorevoli e 29 contrari) mentre con 30 voti a favori e 17 contrari è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale n. 134 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) in materia di attribuzione temporanea di funzioni, che sostituisce gli articoli 4 bis, 4 ter, 4 quater, 4 quinquiens della lettera d) dell’articolo 8 del Dl 72.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato decaduti gli emendamenti nn. 164, 39 e 38 ed ha proceduto con la messa in votazione dell’articolo 8 che è stato approvato dall’Aula con 33 voti favorevoli e 18 contrari.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 105 che è non è stato approvato (17 favorevoli e 35 contrari) mentre è stato approvato con 34 favorevoli e 18 contrari, l’emendamento aggiuntivo n. 137 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 8 dopo il comma 1 aggiunge il comma 1 bis che così recita: “Le disposizioni legislative o contrattuali che riconoscono un trattamento economico parametrato alla retribuzione di posizione prevista per le funzioni di dirigente con compiti di studio, ricerca e consulenza sono da intendersi riferite alla misura attualmente prevista dal contratto collettivo per la suddetta posizione”.

Il presidente ha aperto quindi la discussione sull’articolo 9 “Modifiche all’articolo 30 della legge regionale 31 del 1998 (Sostituzione dei direttori generali e dei direttori di servizio)” e agli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare il presidente ha invitato il relatore a formulare il pare sugli emendamenti presentati. Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 9 (nn. 27, 95, 96 e 104) e la Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore. Con medesimo risultato (18 favorevoli e 34 contrari) non sono stati approvati gli emendamenti n. 27, 95, 96 e 104.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo 9 che è stato approvato con 31 voti a favore e 20 contrari.

Il presidente Ganau ha dichiarato soppresso l’articolo 10 ed ha aperto al discussione dell’articolo 11 “Modifiche all’articolo 33 bis della legge regionale 31 del 1998 (Conferimento di funzioni dirigenziali presso altre amministrazioni)” e degli emendamenti. Non essendoci iscritti a parlare, il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha dichiarato parere contrario per l’unico emendamento presentato il n. 29. Parere conforme a quello del relatore è stato espresso dalla Giunta con l’assessore Demuro.

Verificato che l’unico emendamento presentato (il n. 29) è “soppressivo totale”, il presidente Ganau ha posto in votazione l’articolo 11 nella formulazione originaria del Dl 72. L’Aula ha quindi approvato l’articolo 11e il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione all’articolo 12 “Sostituzione dell’articolo 39 della legge regionale 31 del 1998 (Variazione provvisoria delle dotazioni organiche, mobilità nel sistema Regione)” e degli emendamenti presentati. Non essendoci iscritti a paralare, il relatore Demontis ha espresso il parere sugli emendamenti, formulandolo positivo solo per gli emendamenti nn. 136, 5 e 4; contrario per tutti gli altri. La Giunta ha dichiarato parere conforme a quello del relatore. L’Aula non approvato gli emendamenti nn. 30 e 83; il n. 160 mentre ha approvato l’emendamento soppressivo parziale n. 136 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che sopprime all’articolo 12, comma 1 il punto 1. Nelle successive votazioni non sono state approvati gli emendamenti nn. 98 e 107; i nn. 87 e 109.

Il presidente Ganau, a seguito dell’approvazione dell’emendamento 136 ha dichiarato decaduti gli emendamenti n. 166, 84, 86 e 108. Non approvato, invece, l’emendamento 82. Approvato, invece, l’emendamento sostitutivo parziale n. 5 (primo firmatario il consigliere Roberto Deriu, Pd) che così riformula il punto 3 del comma 1 dell’articolo 12: “L’assessore competente in materia di bilancio è autorizzato ad apportare con proprio decreto le necessarie variazioni compensative, anche fra diverse unità di voto del bilancio di previsione della Regione, ivi comprese quelle relative ai contributi di funzionamento di enti, agenzie e istituti, nei limiti delle spese per il personale conseguenti ai trasferimenti disposti in attuazione del presente articolo”.

Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’intero articolo 12 che è stato approvato ed ha proceduto con le votazioni degli emendamenti aggiuntivi. L’Aula ha approvato l’emendamento aggiuntivo n. 4 (primo firmatario il consigliere di Sel, Agus) che così recita: “Nel punto 2 del comma 1 dell’articolo 12 dopo la parola – complessiva – sono inserite le seguenti: – del sistema regionale -“.  Non approvati, invece, gli emendamenti 85, 40, 88 e 110, 51.

Il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 13 “Sostituzione dell’articolo 40 della legge regionale 31 del 1998 (Trasferimenti, assegnazioni e comandi, mobilità tra il sistema Regione e altre pubbliche amministrazioni)” e degli emendamenti presentati.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha segnalato all’Aula l’emendamento n. 52 ed il presidente Ganau ha fatto presente che sarà discusso nel corso dell’esame dell’articolo 15 bis. Il capogruppo del Psd’Az. Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento di cui è presentatore, il n. 58.

Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis, ha espresso il parere favorevole solo per l’emendamento 138 e contrario per tutti gli altri emendamenti presentati. La Giunta ha dichiarato parare conforme a quello del relatore.

L’Aula con votazioni consecutive non ha approvato gli emendamenti: 31, 89, 99; 90 e 100; 91 e 101; 92 e 102. Il presidente Ganau ha dichiarato inammissibili i due emendamenti 93 e 103 e l’Aula ha approvato l’emendamento sostituivo parziale n. 138 (primo firmatario il capogruppo Pd, Pietro Cocco) che all’articolo 13, comma 1, sostituisce il punto 3 con la seguente dicitura: “I comandi di cui ai commi 1 e 2 sono attivati secondo i criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentiti i dipendenti interessati, con provvedimento del direttore competente in materia di personale in ciascuna amministrazione del sistema Regione”.

Il Consiglio ha quindi approvato l’intero articolo 13 e si è passato alla votazione degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento 57, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato il voto a favore, mentre il consigliere Demontis ha ribadito il voto contrario. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 57 e si è proceduto con le dichiarazioni di voto sull’emendamento 41, formulate dal consigliere Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna): favorevole; e dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: favorevole. Il Consiglio non ha approvato l’emendamento n. 41 e con votazione a scrutinio elettronico (16 favorevoli e 34 contrari) non ha approvato l’emendamento 58.

Il presidente del Consiglio ha aperto la discussione sull’articolo 13 bis “Inserimento dell’articolo 40 bis della legge regionale 31 del 1998” e sugli emendamenti. Preso atto del ritiro dell’unico emendamento presentato all’articolo 13 bis, il presidente Ganau ha posto in votazione l’intero articolo che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 14 “Modifiche all’articolo 27 della legge regionale n. 32 del 1988 sulla composizione degli uffici di gabinetto” e sugli emendamenti. Il primo consigliere a intervenire è stato Stefano Tunis (FI), il quale ha chiesto all’Aula un chiarimento su quale funzione debbano avere gli Uffici di gabinetto. Tunis ha ricordato che in Commissione è stata respinta all’unanimità la possibilità, prevista nel testo della Giunta, di aumentare i consulenti dell’Ufficio di gabinetto del presidente della Regione da due a tre. «Non vorrei che nel corso del dibattito, attraverso qualche emendamento, si riaprisse la porta all’aumento dei consulenti». Immediata la risposta del consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale ha spiegato che il voto negativo in Commissione è stato dovuto a un difetto di comunicazione tra Giunta e Commissione. L’Esecutivo, ha spiegato Demontis, ha comunicato che il terzo consulente andrà all’ufficio di Roma, visto che il Servizio di Roma verrà soppresso. Quindi, per Demontis, non solo non c’è un aggravio di spese ma c’è un risparmio.

Ha dichiarato il voto a favore dell’articolo il consigliere Roberto Deriu (Pd), ma con riserva. L’esponente della maggioranza ha affermato che è fondamentale per l’attività del presidente della Regione che quest’ultimo possa scegliere il proprio staff. Devono essere in primo luogo  persone godono della fiducia del presidente, figure duttili e con competenze specifiche. «Dobbiamo riuscire a disegnare attorno al vertice politico un ufficio che lo aiuti a governare, a conoscere e a comandare». E ha concluso: «Il presidente si deve scegliere le persone che lo possano aiutarlo meglio a governare». D’accordo anche Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi) perché il presidente e gli assessori devono avere «una struttura di supporto quanto più qualificata possibile». Dedoni si è detto contrario al continuo utilizzo del comando, mentre è favorevole alla mobilità.

Il presidente ha dato poi la parola al capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Non so se la maggioranza si sia resa conto di cosa stia approvando con l’articolo 14. Abbiamo un testo presentato dalla Giunta regionale che prevede tre consulenti, un testo esitato dalla Commissione che riporta a due i consulenti e tra gli emendamenti ce n’è uno che ripristina le tre unità. È un modo schizofrenico di agire». Pittalis ha dato ragione all’on. Deriu sul fatto che gli assessori e il presidente della Regione devono potersi scegliere lo staff e ha ricordato che  il punto 3 dell’articolo 14 dice che il personale dell’Ufficio di gabinetto è scelto tra i dipendenti del sistema Regione e che gli Uffici di gabinetto attuali, se passasse la norma, dovranno essere modificati.

In risposta al capogruppo Pittalis è intervenuto l’assessore Demuro, il quale ha rassicurato l’esponente dell’opposizione sul fatto che resta in vigore il comma 4 dell’articolo 27 della Legge regionale n. 32 del 26 agosto del 1998. Il comma prevede che “Il Capo di Gabinetto, il segretario particolare ed i consulenti che devono essere dotati di alta e specifica professionalità, possono essere scelti fra i funzionari in servizio presso altre amministrazioni pubbliche, da comandarsi presso l’Amministrazione regionale, o anche fra estranei all’Amministrazione regionale”.

Il presidente Ganau ha messo, quindi, in votazione l’emendamento sostitutivo parziale n. 135 (Pietro Cocco e più) che porta i consulenti del presidente della Regione da due a tre. L’emendamento è stato approvato con 29 voti favorevoli e 22 contrari. L’Aula ha poi approvato anche il testo dell’articolo 14.

Sull’emendamento 42 uguale al 173, che è stato bocciato, che prevedeva l’istituzione della vice dirigenza sono intervenuti Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) e Alessandra Zedda (FI), presentatori del testo. Gli esponenti della minoranza hanno messo in evidenza l’importanza di questa nuova figura di supporto al dirigente, che renderebbe più efficiente l’amministrazione e più responsabilizzato il personale. La vice dirigenza, ha spiegato Zedda, esiste già a livello nazionale.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art.15.

Il relatore e la Giunta hanno espresso il parere su emendamenti, contrario tranne che per il n. 156 (Attività delle conferenze e servizio di Roma)

Non essendoci iscritti a parlare l’Aula ha respinto il n.24 ed ha approvato il testo dell’articolo 15. Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 47, 165, e 52.

Sull’emendamento n.53 il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sottolineato che «si intende rendere giustizia a quanto hanno avuto un inquadramento dirigenziale dopo aver vinto un concorso, senza però veder riconosciuto il livello retributivo». L’emendamento è stato poi respinto, con 17 voti favorevoli e 32 contrari. A seguire sono stati respinti anche gli emendamenti n.140, 141, 142, 143, 144, 145 e 146.

Sull’emendamento n.156 il primo firmatario Anna Maria Busia (Sardegna Vera-Cd) ha annunciato il ritiro, precisando che «ci sono state date rassicurazioni che si interverrà sul punto con un atto amministrativo della Giunta ma è importante che se ne sia parlato». Gli uffici di Roma, ha ricordato, «sono di proprietà del Banco di Sardegna e costano circa 250.000 l’anno; è opportuno, nel quadro del contenimento delle spese, ridimensionare questa struttura anche perché i suoi compiti possono essere svolti utilmente dalla conferenza Stato-Regioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha comunicato di voler fare suo l’emendamento, riservandosi poi di decidere sul ritiro. «Siamo davanti – ha detto – ad una contraddizione incredibile, prima si aumentano i consulenti del presidente, poi si parla contenimento di spese: al contrario, penso che l’ufficio vada potenziato e rinforzato, perché in questi mesi è emerso che il ruolo della Regione deve contare soprattutto a Roma, nel rapporto con lo Stato». Pittalis ha infine annunciato il ritiro dell’emendamento, auspicando che si trovi il modo per affrontare la questione sotto ogni aspetto».

Sull’emendamento n. 43 il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha espresso parere favorevole, perché «si prevede il recupero di una norma nazionale che assegna una riserva del 50% di posti nei concorsi pubblici al personale dipendente; questo non significa che si vincono i concorsi in modo surretizio ma la precedenza scatta solo se vince, sarebbe il riconoscimento di giuste aspirazioni per chi è entrato nell’amministrazione magari con un livello inferiore».

Messo in votazione, l’emendamento n.43 è stato respinto insieme al n. 170.

Il presidente Ganau ha quindi avviato la discussione dell’art. 15/bis e degli emendamenti.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «questa riforma, alla fine, è diventata il “cavallo di Troia” per arrivare al commissariamento delle Province, per il desiderio irrefrenabile di commissariare qualunque cosa». Dopo aver chiesto ai commissari di verificare tutto si comunica la loro sostituzione, un fatto su cui, secondo Tunis, «c’è persino poca letteratura giuridica; chiederemo ai nuovi se tutto va bene ma sarà dura sostenerlo davanti all’opinione pubblica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha evidenziato che «dopo le  invettive sulla precedente amministrazione ora si chiude il cerchio: resterà solo qualche commissariato di polizia da commissariare». Dopo aver ripercorso l’iter di abolizione delle Province, Cossa ha affermato che ci si trova di fronte «ad una norma brutale che dà ai commissari un termine di 15 giorni per fare non si sa bene che facendo scattare poi la sostituzione o la conferma degli stessi commissari; è una norma che non sta in piedi, sarebbe stato molto più ragionevole indicare un termine vero che darebbe un senso ad una vera riforma delle autonomie locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che in poco tempo si è passati «dalla competenza al potere per evitare pasticci e migliorare la qualità dell’amministrazione, consolidata anche oggi dai continui richiami a leggi organiche, ad una pura follia giuridica». E’vero, ha riconosciuto, «che chi vince ha il diritto di governare, però commissariare i commissari è davvero troppo, questa legge è diventata lo strumento per commissariare i commissari sgraditi senza nemmeno salvare le apparenze, l’ennesima porcata».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd), riprendendo la metafora del cavallo di Troia, ha affermato che in realtà manca il cavallo, mentre è vero che prima c’era Ponzio Pilato come ha detto il consigliere Cossa; «qui si vuole sostituire le gestioni provvisorie mettendo ordine in una situazione giuridica mostruosa e non si può accusare noi di sostituire i commissari se queste figure le avete inventate voi con i vostri podestà, noi stiamo ricostruendo un tessuto istituzionale profondamente lesionato».

Non essendoci altri iscritti a parlare, relatore e Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti, sempre negativo tranne che per il n. 133 “commissari per le gestioni provvisorie delle Province e modifica dell’articolo 4 della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13”.

L’Aula ha quindi respinto gli emendamenti n.44 e 54.

Sull’emendamento n.133 il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «per l’ennesima volta si cambia del tutto un articolo e, nel merito, occorre precisare il riferimento ai requisiti dei commissaria, che dovrebbero essere almeno dirigenti enti locali o ex segretari comunali, in coerenza con norme nazionali che vietano incarichi a pensionati».

Il presidente Ganau ha precisato che la legge richiede che i dirigenti in pensione prestino la loro opera per non più di un anno ed a titolo gratuito.

L’emendamento 133 è stato poi approvato con 33 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è stato approvato il testo dell’articolo e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti n.163 (a scrutinio segreto, 22 favorevoli e 28 contrari) e n. 66.

Al termine di quest’ultima votazione è iniziata la discussione dell’art.15/ter.

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha dichiarato di trovarsi «in grossa difficoltà nel dover esprimere un voto favorevole a questo articolo perché, se stralciamo le questioni del personale bisogna poi avere un trattamento uniforme e rispettare l’orientamento comune dei capigruppo». «Le mie remore sono intellettuali – ha chiarito Manca – ma anche dal punto di vista formale ho grossi dubbi; c’è un aumento di spesa nascosto, si sta derogando alla durata degli incarichi che non possono avere durata superiore ad un anno». Dopo aver aggiunto che «non si possono fare figli e figliastri», Manca ha annunciato che non parteciperà alla votazione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha osservato che «nella maggioranza qualcuno si rende conto di quanto sta succedendo, prima ha detto di voler procedere con una legge organica, poi si è arrivati a questo capolavoro di fantasia, con stabilizzazioni mascherate e personale trattato perfino meglio di quello in ruolo». «Da una parte – ha riconosciuto Truzzu – si vuole ovviare ad un problema ma di questi problemi ce ne sono a centinaia; se si apre questa porta generazioni di giovani sardi non avranno nemmeno la possibilità di provare a fare un concorso».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha dichiarato che la posizione di Manca evidenzia una obiezione vera, anche se «sulla questione specifica va precisato che non è una stabilizzazione né una eccezione alle deroghe; c’è un gruppo di ragazzi che regge di fatto l’assessorato dell’Urbanistica, un gruppo che non potrebbe più lavorare mancando tutti gli obiettivi della Regione». Resta comunque, ha concluso Arbau, «l’impegno previsto nell’ordine del giorno ad intervenire sul personale in modo organico, in modo che tutti abbiano risposte».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che si è parlato più volte del problema, anche in fase di assestamento. «La realtà dell’assessorato dell’Urbanistica – ha continuato – è che quel gruppo di lavoro fornisce assistenza ai Comuni per i Puc, alla Regione per la legge edilizia e urbanistica, alla nuova stesura del Ppr». Solinas ha poi negato che si tratti di una stabilizzazione: «Si conclude un percorso con cui si possono dare risposte alla Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha ammesso che «si sta parlando di professionalità di alto livello che sono necessarie, tuttavia resta il problema del metodo perché i trattamenti diversi ci sono eccome». «Se l’amministrazione regionale ha problemi – ha affermato – vanno risolti tutti al di là della volontà della maggioranza, avremo creato meno errori e creato meno aspettative mentre si poteva e si doveva fare molto meglio».

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha detto «che non può passare inosservato l’atteggiamento a corrente alternata della maggioranza e Manca ha fatto bene ad evidenziarlo: quella del personale regionale dipendente o precario è un problema che non può essere trattato usando due pesi e due misure». «Non sono in discussione – ha proseguito – ruolo, funzione ed utilità del gruppo di lavoro, ma il metodo è censurabile, qui ci sono 840.000 euro per alcuni e niente per altri, a cominciare dai lavoratori dell’Ente foreste che hanno gli stessi diritti».

Al termine della discussione, relatore e Giunta hanno espresso parere contrario sull’unico emendamento presentato, il n. 45.

Il primo firmatario dell’emendamento Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha tenuto a precisare che «non è in discussione la qualità persone, il loro ruolo ed i loro e compiti: non si parla dei singoli ma del metodo e se sarà sempre questo non risolveremo mai nulla».

L’emendamento è stato respinto dall’Aula e, successivamente, è stato approvato il testo dell’art.15/ter con 31 voti a favore, 3 contrari e 14 astenuti.

Sull’articolo 15 quater (piano per il superamento del precariato) e sull’emendamento 159 sull’ente foreste (bocciato),  sono intervenuti, anche più volte, i consiglieri Peru (Forza Italia Sardegna), Antonio Solinas ( Pd), Demontis (Pd), Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel), Arbau (Sardegna Vera), Dedoni (Riformatori sardi), Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente sulla situazione dell’ente foreste.

In rapida successione sono stati approvati gli articoli 15 quater, il 16, il 16 bis, il 16 ter, il 16 quater e il 16 quinquies.

Sull’articolo 16  sexies, e sugli emendamenti presentati, sono intervenuti: Cristian Solinas (Psd’az), Paolo Truzzu (Sardegna), Attilio Dedoni (Riformatori sardi). L’articolo è stato approvato.

Sull’emendamento 157, presentato dalla consigliera Busia e fatto proprio da Pietro Pittalis sono intervenuti, oltre al capogruppo di Forza Italia Sardegna, Pietro Cocco (Pd). L’emendamento è stato bocciato.

Sull’articolo 17 e sugli emendamenti sono intervenuti Stefano Tunis (Forza Italia Sardegna), Salvatore Demontis (Pd), Approvato il testo dell’articolo e l’emendamento 7 (Busia e più) che aggiunge un articolo che prevede l’entrata in vigore della legge nel giorno della pubblicazione sul Buras.

L’aula ha approvato anche tre ordini del giorno. Il primo (Pietro Cocco e più) sull’equiparazione giuridica e retributiva del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito dall’articolo 12 della legge regionale 9/2006.

Questo odg impegna la giunta regionale ad adottare entro 120 giorni dall’approvazione dell’ordine del giorno, con propria deliberazione, su proposta dell’assessore degli affari generali, previo parere della commissione competente, le linee guida per l’equiparazione dei trattamenti retributivi del personale del Comparto unico di contrattazione collettiva della Regione e degli enti locali, istituito ai sensi dell’articolo 12 della legge regionale 9/2006, in armonia con i principi che regolano il lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e nel rispetto delle norme sull’ordinamento degli enti locali.

Il secondo ordine del giorno approvato (Arbau e più) riguarda l’opportunità di affrontare e definire tutte le situazioni relative al personale del sistema Regione. In particolare questo documento impegna la giunta regionale a predisporre, entro sei mesi, un apposito disegno di legge sul personale che affronti e risolva le questioni solevate in materia di personale durante la discussione sul DL n. 72. L’esecutivo, inoltre deve garantire, nell’applicazione del DL 72, la prosecuzione di importanti funzioni, assicurando la continuità lavorativa del personale precario coinvolto. La Giunta è stata anche impegnata a emanare direttive precise all’Ente foreste per attivare immediatamente la procedura ad evidenza pubblica che risolva alla radice, ed in tempi rapidi, la questione attinente alle assegnazioni temporanee di mansioni superiori. Il terzo ordine del giorno approvato, che è stato illustrato da Alessandra Zedda) riguarda la Croce Rossa italiana che sarà posta in liquidazione dal primo gennaio 2015. L’ordine del giorno impegna il presidente della Regione a porre in essere tutte le azioni necessarie anche per rispettare il profilo pubblico dell’ente e per salvare i livelli occupativi inserendo i militari della Sardegna in una lista di esaurimento per essere destinati alla protezione civile o ad un coinvolgimento per il servizio del 118.

Per dichiarazione di voto sul DL 72 sono intervenuti: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha espresso voto contrario perché non si sono applicati criteri uguali per tutti. Michele Cossa (Riformatori Sardi) ha parlato di legge negativa perché inquinata da norme intruse. Agus ha espresso, invece, voto a favore. Si tratta di una legge importante che apre un processo di riforma ed è un primo tassello di un puzzle complicato. Pietro Cocco (Pd) ha espresso un parere favorevole sulla legge e ha detto che la riorganizzazione della Regione è un tema che si è affrontato da tempo, ma nessuno ha mai risolto il problema. Noi abbiamo fatto un primo passo. Questa legge è l’inizio di un percorso. Per Arbau (Sardegna Vera) si tratta di una buona legge. E’ stata l’ennesima prova per questa maggioranza superata con intelligenza. Ma questa tecnica legislativa di stravolgere l’attività fatta in commissione in Consiglio, non funziona più. Il DL 72 è stato approvato (votanti 46, sì 32, no 14). 

Pl 141 (Pietro Cocco e più) “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”

Il presidente Ganau ha annunciato quindi la presentazione per la discussione in Consiglio con la procedura d’urgenza di cui all’articolo 102 del regolamento, della Pl 141, siglata da tutti i capigruppo, primo firmatario Pietro Cocco (Pd), dal titolo: “Interventi straordinari per la promozione della pratica sportiva a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche per la partecipazione ai campionati nazionali e europei”.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, ha chiesto la sospensione dell’esame del Dl 141 e il rinvio del testo in commissione, definendo la proposta “invotabile”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente Ganau ha accordato.

Alla ripresa, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di accogliere l’invito del collega di gruppo Ruggeri per il rinvio del testo in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto “basito” per la decisione comunicata dal capogruppo dei democratici ed ha definito un’autentica “sconfessione” quella ricevuta da Pietro Cocco. «Ma il punto non è questo – ha aggiunto l’esponente dell’opposizione – ma il rischio concreto dei fallimenti che si fa correre alle società dilettantistiche dello sport isolano».

Pittalis ha invitato il gruppo del Pd ed i consiglieri della maggioranza a procedere con l’esame della Pl 141, evidenziando come sia frutto di un’intesa tra tutti i capigruppo del Consiglio regionale. «Se così non sarà – ha concluso Pittalis – non firmeremo più alcuna procedura d’urgenza con il ricorso all’articolo 102 del regolamento».

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha definito un “simpatico siparietto” quello andato in scena in seno al gruppo del Pd ma si è detto pronto a “sfilarsi” dal voto sulla Pl 141 seppure in autonomia rispetto al suo gruppo e alla minoranza. Crisponi ha lamentato una scarsa azione a difesa delle sponsorizzazioni di società che competono tra i professionisti, facendo esplicito riferimento alla revoca delle sponsorizzazioni di “Sardegna promozione” alle squadre del Cagliari calcio e alla Dinamo basket.

La consigliera del Centro democratico, Anna Maria Busia, ha invitato alla prudenza e ha dichiarato di condividere le perplessità e le richieste avanzate dal consigliere Ruggeri per la sospensione dell’esame della Pl 141. «Lo sport è importante – ha conclusa la consigliera della maggioranza – e gli accordi tra capigruppo vanno rispettati ma le emergenze della Sardegna sono altre». Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione per alzata di mano la pregiudiziale avanzata dal consigliere Luigi Ruggeri che è stata approvata dall’Aula.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori ed ha comunicato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

Consiglio regionale 3 copia

Sono state presentate questa mattina, in Consiglio regionale, le relazioni di maggioranza e minoranza della proposta di riforma del sistema sanitario regionale, la cui discussione generale inizierà martedì 28 ottobre, alle 10.30. Dopo la presentazione delle relazioni, inoltre, l’Assemblea ha esaminato le mozioni e gli altri argomenti all’ordine del giorno.

La proposta, ha iniziato Gigi Ruggeri (Pd), relatore di maggioranza «corrisponde all’esigenza di inserire un argine alla deriva finanziaria della spesa sanitaria, da sempre al centro del dibattito sui sistemi di tipo universalistico, senza diminuire qualità dei servizi e dell’assistenza». «Negli ultimi cinque anni in Italia – ha aggiunto Ruggeri – la spesa è cresciuta di crescita di 2 miliardi l’anno ed in Sardegna, rispetto tetto definito dalla conferenza Stato-Regioni, ha superato nel 2013 i 3 miliardi al netto di Irap mentre modello di assistenza non ha fatto significativi passi avanti rispetto logica ospedalocentrica. Problema vero è rinuncia a governare questi processi, se non attraverso nuove regole sulle procedure di acquisizione di beni e servizi e sui protocolli diagnostico-terapeutici che non hanno funzionato, ed anche alcune nuove leggi hanno lasciato intatto l’enorme spazio di potere riservato ai direttori generali». Così, secondo il consigliere del Pd, «il sistema non può reggere perché mancano una centralizzazione del governo clinico e della committenza, un ragionamento complessivo che va esteso alla ristrutturazione della rete ospedaliera perché siamo al di sopra della media nazionale, una offerta articolata in modo diverso». E’necessario poi «mettere in rete i sistemi ospedalieri – ha osservato Ruggeri – dato Sardegna terza in Italia per ipodensità dopo la Val d’Aosta e la Basilicata, una bassissima densità di popolazione del tutto peculiare di cui si deve tener conto nella programmazione di un sistema di emergenza-urgenza di migliore qualità». «Altro obiettivo qualificante della proposta – ha concluso il consigliere del Pd – quello di ridisegnare il sistema dell’assistenza territoriale, una realtà nella quale oggi esistono ampie quote di domanda di salute che restano senza risposta; una realtà che possiamo cambiare realizzando nuove case salute e ospedali comunità, questa legge è solo il punto iniziale di un processo di riforma molto articolato».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), relatore di minoranza, ha affermato che, da un lato, «c’è l’esigenza condivisa di un processo radicale di riforma come dimostra la presentazione di diverse proposte di legge; dall’altro una proposta che viene portata all’attenzione dell’Aula senza una attenta analisi attività della realtà esistente ed una valutazione dell’impatto delle diverse misure sul sistema». «Sarebbe imperdonabile – ha avvertito Cossa – pensare che i problemi reali siano quelli delle persone che governano la sanità sarda e non bastano piccoli aggiustamenti ma servono interventi strutturali per dare vita ad un nuovo sistema adatto alla nostra specificità». In altre parole, secondo il consigliere, «la sanità sarda ha bisogno di meno aziende, meno spazi di potere, meno politica, più attenzione all’assistenza ed alla salute dei cittadini, ma di tutto questo non c’è traccia in un provvedimento insufficiente e forse dannoso». «Il sistema attuale – ha poi ricordato l’esponente dei Riformatori – risale agli anni ’70 e consisteva nel curare le persone nel momento del bisogno acuto; adesso è ora di cambiare passando dal curare al prendersi cura, con l’ospedale che deve diventare un incidente nella vita di persona mentre il servizio pubblico deve garantire altro, seguire la persone nelle diverse fasi della sua vita». «Inoltre – ha continuato il relatore di minoranza – serve un modello sardo della sanità che magari prende spunto da altri ma poi sa adattarsi alla nostre peculiarità insulari e geomorfologiche; questa è strada per ritrovare efficienza ed efficacia, prima un quadro chiaro, poi tutto il resto». Avviandosi alla conclusione, Cossa ha detto che «da questa legge non uscirà nulla di buono, perché cambiano i direttori ma resta uguale tutto il resto, fra qualche mese dovremo tornare sull’argomento, senza dimenticare che tutte le audizioni della Commissione sanità hanno dato un parere negativo su questa proposta, che di fatto blocca una riforma solo per cambiare i direttori».

L’Assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’illustrazione della mozione 79 (Truzzu e più) sulla mobilità giovanile. Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, il quale ha spiegato l’importanza di dare ai giovani la possibilità di fare esperienze all’estero con il progetto Erasmus. Ma il consigliere Truzzu non si è fermato all’Erasmus nel suo intervento, ha infatti parlato di un progetto complessivo che dovrebbe avere la Regione per contribuire a formare i nostri giovani e dare loro la possibilità di acquisire nuove competenze e l’apertura mentale verso ciò che è diverso. Truzzu si è detto convinto europeista, ma di un’Europa di popoli e non di un’Europa delle banche.

Truzzu ha citato alcuni dati: un terzo dei giovani che hanno usufruito del progetto Erasmus hanno incontrato il proprio partner durante questa esperienza. «La Commissione europea ha anche evidenziato – ha continuato Truzzu – che la capacità occupazionale dei ragazzi che hanno fatto l’Erasmus è superiore del 50 per cento rispetto agli altri studenti». Dati importanti che, secondo il proponente della mozione, evidenziano l’impatto sull’economia, sul turismo, sulla cultura e sull’occupazione offerto dai progetti di mobilità europea. Per questi motivi ha chiesto alla Giunta di istituire un «tavolo di lavoro (a cui saranno invitati a partecipare gli assessori competenti per materia, il presidente della Commissione competente, i Magnifici Rettori dell’università di Cagliari e Sassari, i presidenti dell’ERSU di Cagliari e Sassari, il presidente dell’ANCI e dell’ASEL Sardegna, i sindaci dei Comuni di Cagliari e Sassari e i rappresentanti delle associazioni di mobilità studentesca internazionale di maggiore rappresentatività) che per oggetto avrà l’individuazione degli interventi strutturali e finanziari per far crescere il numero dei giovani che potenzialmente potrebbero arrivare nella nostra Isola tra il 2014 e il 2020 per effetto dei programmi e dei fondi per la crescita inclusiva istituiti dall’Unione europea o dagli strumenti regionali derivanti da fondi indiretti«.

Truzzu ha anche ricordato che la Comunità europea ha finanziato un progetto Erasmus anche per gli imprenditori e ha ricordato l’importante evento che si terrà a Cagliari, il meeting internazionale Agora, a cui parteciperanno 800 giovani provenienti da tutta Europa, grazie all’associazione Aegee, voluta dallo scomparso Paolo Carta e da Stefano Tunis.

Il presidente ha dato, quindi la parola a Stefano Tunis, consigliere di Forza Italia, il quale ha condiviso l’assoluta importanza del progetto Erasmus, ma anche di tutti i progetti di mobilità europea non soltanto finalizzati all’istruzione. Tunis ha ricordato i notevoli risultati avuti grazie al programma Move (mobilità opportunità e volontariato in Europa). L’obiettivo, secondo l’esponente della minoranza che ha proposto di trasformare la mozione in un ordine del giorno unitario, è di «accompagnare e agevolare la crescita delle risorse umane, con un bagaglio di competenze certificato e spendibile».

Ignazio Locci (Forza Italia), d’accordo con il collega di partito, ha ricordato di essere stato uno di quei ragazzi sardi «ad aver avuto la fortuna di fare questa esperienza e di avere acquisito un patrimonio culturale di cui mi sento arricchito, grazie all’opportunità che mi è stata data dall’Università». E ha aggiunto che «dovrebbe essere obbligatorio per i giovani partecipare alla mobilità europea». Locci ha apprezzato anche l’iniziativa di sostegno messa in campo dal sindaco di Elmas, il quale sta aiutando i residenti a formarsi all’estero e cercare nuove opportunità. Da questi viaggi i nostri giovani rientrano in Sardegna più arricchiti, ha affermato Locci, ma è necessario che la Regione Sardegna sostenga il diritto allo studio, le Università, il volontariato e l’associazionismo sardo che si occupa di fare l’accoglienza dei giovani europei che vengono a fare esperienza nell’Isola.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato condivisione per i temi trattati nella mozione 79 ed ha sottolineato come il testo all’esame dell’Aula abbia il pregio di introdurre, all’attenzione del Consiglio, uno dei pochi strumenti che mira alla costruzione degli europei prima ancora dell’Europa. L’esponente della minoranza ha dichiarato apprezzamento per i progetti Erasmus e verso tutte le iniziative che favoriscono la mobilità giovanile ed in particolare gli scambi tra gli studenti delle Università. «Sono scambi fondamentali – ha insistito il capogruppo dei Quattro Mori – per costruire una vera integrazione tra i popoli europei attraverso un percorso che parte dal basso con i giovani». Christian Solinas ha concluso il suo intervento con l’invito all’Aula perché proceda con l’approvazione della mozione 79 (Truzzu e più).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola all’assessore degli Affari Generali, Gianmario Demuro, per l’intervento riservato alla Giunta. Demuro ha riaffermato l’importanza del tema trattato dalla mozione in discussione ed ha espresso apprezzamento per le attività e le azioni dei progetti Erasmus. L’assessore ha quindi riconosciuto la validità della richiesta di interventi di supporto da parte della Regione sarda e ha preannunciato una particolare attenzione in sede di Piano regionale di sviluppo. Il delegato agli Affari Generali della giunta presieduta da Francesco Pigliaru ha quindi ribadito l’importanza della nuova programmazione europea per offrire prospettive ancor più concrete ai progetti Erasmus ed ha quindi dichiarato il favore dell’esecutivo regionale per i programmi inerenti la mobilità giovanile. «Mobilità a tutto tondo – ha concluso l’assessore Demuro – che riguarda cioè gli studenti ma anche artigiani, professionisti e più in generale lavoratori».

Il consigliere Paolo Truzzu (gruppo “Sardegna”) nello spazio al dibattito riservato alla replica del presentatore della mozione ha ringraziato l’assessore Demuro per il favore espresso verso i contenuti del documento all’esame dell’Aula ed ha precisato che la mozione tratta il tema dell’Erasmus e anche quello della mobilità giovanile in termini più ampi e generali.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, sull’ordine dei lavori, ha chiesto un minuto di sospensione per verificare la possibilità di un ordine del giorno unitario.

Alla ripresa dei lavori è stata data lettura dell’ordine del giorno in cui, fra l‘ altro, si impegna il presidente della Regione ad attivare un tavolo di lavoro formato dagli assessori competenti e dai presidenti di commissione interessati, insieme ai rappresentanti del mondo universitario, per l’individuazione di interventi strutturali e finanziari in grado di accrescere il numero dei giovani che potranno partecipare a programmi di mobilità internazionale in diversi settori.

A nome della Giunta, l’Assessore degli Affari generali Gianmario Demuro ha espresso favorevole.

Non essendosi altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità. Il documento, sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio, impegna il presidente della Regione «a convocare un tavolo di lavoro per l’individuazione degli interventi strutturali e infrastrutturali finanziari per far crescere il numero dei giovani che potenzialmente potrebbero partecipare in entrata e in uscita a tutti i programmi di mobilità internazionale, non più e non solo rivolti all’istruzione, ma alla crescita complessiva dell’individuo, attraverso esperienze di studio, lavoro e volontariato».

Proseguendo nell’ordine del giorno l’Aula ha poi iniziato l’esame della Mozione n. 59 (Tatti e più) “Sull’attuazione dell’articolo 4 della Legge regionale 21 gennaio 2014 n. 7, in materia di stabilizzazione del personale precario dell’Ente foreste della Sardegna”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario Ignazio Tatti.

Il consigliere Tatti (Udc), illustrando il documento, ha dichiarato che «la Sardegna non è solo coste ma anche zone interne anzi il patrimonio ambientale della nostra Regione deve tornare al centro della nostra politica; questo è il questo contesto opera l’Ente Foreste». «Però, a causa dell’invecchiamento del personale e del blocco del turn-over – ha lamentato Tatti – dal 2007 c’è un momento di grande difficoltà, nonostante un numero sempre crescente di Comuni abbia concesso terreni all’Ente». «Il sistema insomma – secondo Tatti – sta scricchiolando, il problema della stabilizzazione non deve essere visto come esercizio di clientelismo: la crisi è stata violenta soprattutto nelle fasce più deboli della comunità sarda ed è necessario dare certezza ai nostri cittadini, agendo secondo coscienza e secondo i nostri doveri morali». La scelta di oggi, ha precisato il consigliere Tatti, «deriva dalla concreta possibilità di trasformare la mozione in atti concreti, infatti nella finanziaria 2014 all’art 4 con un provvedimento bipartisan è stato individuato un fondo di 6 milioni per stabilizzazione». E’vero, ha riconosciuto l’esponente dell’Udc, «che questo tipo di interventi è sempre sotto osservazione ma la norma regionale non è stata impugnata e i termini sono scaduti; ora servono procedure di attuazione precise, dall’ aggiornamento degli organici all’esame di  situazioni territoriali ora piuttosto squilibrate, inquadrando questa azione in quella più generale di prevenzione delle calamità naturali e contrasto del rischio idrogeologico». «La norma della scorsa finanziaria – ha concluso Tatti – prevede la stabilizzazione con graduatorie triennali per un massimo di 500 unità per anno, da 2014 fino al 2016, si tratta di un primo intervento per dare alla Sardegna un Ente foreste nuovo, giovane e dinamico per difendere il nostro ambiente e farne un fattore di sviluppo per tutta la Sardegna».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, il quale ha ricordato di aver presentato un’interpellanza sullo stesso argomento. L’esponente della minoranza ha chiesto all’assessore quali siano le sue vere intenzioni: «E’ fondamentale dare risposte celeri alle tante persone che vivono in una situazione di precarietà». D’accordo anche Oscar Cherchi, consigliere di Forza Italia: «I colleghi hanno sollevato un problema che chiede di essere risolto, anche per una questione di giustizia». Per Cherchi si tratta di una realtà fondamentale per il nostro territorio e che, dall’istituzione dell’Ente foreste, ha dato importanti risultati. Il consigliere azzurro ha ribadito che non si sta parlando di stabilizzazioni per accontentare qualche amico ma per risolvere un problema che esiste da troppi anni. Ci interessa che la Giunta e l’assessore, ha proseguito, preveda che i lavoratori a tempo determinato, in base alle regole, abbiano risposte nel più breve tempo possibile per la stabilizzazione.

E’ poi intervenuto il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, ex assessore dell’Ambiente, il quale ha ripercorso le varie fasi che hanno attraversato le iniziative di stabilizzazione degli operai. Oppi ha spiegato all’Aula che l’Ente foreste assorbe il 70-75 per cento dei fondi dell’assessorato dell’Ambiente, circa 180 milioni di euro, con un avanzo di esercizio annuale di circa 20-30 milioni. Le stabilizzazioni, ha continuato, vanno affrontate all’interno di un quadro generale che comprenda anche i 400 amministrativi. Allo stato attuale le stabilizzazioni riguardano circa 1600 addetti, principalmente distribuiti nei territori dell’Ogliastra, Nuoro, Oristano e Cagliari, mentre in altri territori, il Sassarese e la Gallura, ci sono soltanto una ventina di addetti ancora con contratto a tempo determinato. L’ex assessore ha anche spiegato che fu avviata una procedura di  stabilizzazione, ma con difficoltà, in parte perché l’Ente non aveva i fondi necessari e in parte, ha spiegato, perché molti non avevano voluto essere stabilizzati perché avrebbero avuto una perdita economica. Oppi ha anche esortato la Giunta ha intervenire con Roma affinché il Corpo forestale, che costa alla Sardegna circa 25 milioni, sia a carico dello Stato come avviene nelle altre regioni.

Il consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas, ha invitato il Consiglio a “fare il punto” sulla situazione in cui versa il personale (e non soltanto) dell’Ente foreste. L’esponente della maggioranza ha ricordato l’importanza del ruolo e dei compiti propri dell’ente strumentale della Regione ed ha invitato i presentatori a valutare che il percorso della stabilizzazione degli operatori è stato avviato con le norme del 2007 e che nel 2008 si è dato corso ai bandi di stabilizzazione per circa 800 lavoratori precari. «Significa – ha precisato il presidente della Quarta commissione – che nella legislatura che va dal 2009 al 2014 non si è fatto molto per proseguire nel percorso intrapreso a suo tempo dal centrosinistra». Antonio Solinas ha quindi ricordato la partecipazione del consigliere Tatti (primo firmatario della mozione) al consiglio di amministrazione dell’ente foreste ed ha evidenziato che «forse qualcosa in più anche quel Cda poteva fare». Solinas ha fatto riferimento alle diverse iniziative consiliari intraprese nella scorsa legislatura dalle opposizioni per sollecitare la ripresa del percorso di stabilizzazione. Il consigliere dei democratici ha ricordato la scarsa efficacia e la difficile situazione organizzativa dell’Ente foreste ed ha dichiarato di condividere le ipotesi di commissariamento. Antonio Solinas ha quindi affermato di valutare positivamente la possibilità di redigere un ordine del giorno unitario a conclusione della discussione della mozione 59.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ricordato i diversi incontri e le numerose iniziative intraprese nella scorsa legislatura per favorire la stabilizzazione dei circa 1.200 operai semestrali che prestano servizio all’Ente Foreste. L’esponente della maggioranza ha quindi evidenziato le difficoltà incontrate, ad incominciare da quelle inerenti la complicata individuazione della tipologia contrattuale che regola il rapporto di lavoro dei “semestrali” con l’ente regionale che si occupa anche dell’anticendio. Il consigliere di Sel ha quindi ricordato la presenza del consigliere Tatti nel Cda dell’Ente foreste ed ha evidenziato come «le volontà allora espresse dall’assessorato all’Ambiente guidato dall’onorevole Oppi (compagno di partito di Tatti) non siano state recepite dai vertici dell’Ente Foreste». Daniele Cocco ha auspicato “un cambio di marcia” ed ha espresso favore per le ipotesi di commissariamento dell’Ente foreste, nonché favore per la predisposizione di un ordine del giorno unitario a conclusione della discussione della mozione 59.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha sottolineato come la Sardegna sia la Regione con la più vasta superficie forestale con 221.000 ettari. A giudizio dell’esponente della minoranza è forte il rischio di una generale sottovalutazione del ruolo dell’Ente foreste e dell’urgenza di procedere con le stabilizzazioni degli operai semestrali. «L’Ente foreste – ha spiegato Rubiu – deve tutelare il patrimonio boschivo più importante del Mediterraneo». Il consigliere dell’Udc ha quindi evidenziato le gravi carenze organizzative dell’ente e ha denunciato il rischio di pesanti contenziosi legali. Rubiu ha concluso con l’auspicio che sia data rapida applicazione alle norme del 2007 e che gli operai in servizio all’Ente foreste possano essere stabilizzati.

L’Assessore dell’Ambiente Donatella Spano, esprimendo il parere della Giunta sulla mozione, ha apprezzato i riferimenti del Consiglio al nuovo ruolo dell’Ente Foreste. Il problema della stabilizzazione, ha spiegato, «è legato, infatti, alla riforma dell’Ente, che è un obiettivo strategico del Governo regionale». «E’già stato individuato – ha aggiunto – un percorso di riordino complessivo della materia forestale, attraverso un disegno di legge che punta sul potenziamento delle politiche del comparto boschivo in Sardegna e introduce significativi elementi di modernizzazione e attualizzazione dei compiti istituzionali, inquadrando le politiche forestali nella più vasta tematica ambientale». «L’Ente deve essere valorizzato dal punto di vista economico e sociale – ha proseguito l’assessore – per gestire il patrimonio boschivo secondo principi di qualità e fruizione delle risorse, ma per fare questo servono rinnovamento tecnologico, la ridefinizione dei compiti istituzionali, la razionalizzazione delle attività, degli obiettivi, delle strutture, della governance, la distribuzione del personale con flessibilità superando logica dei cantieri». In poco meno di 6 mesi la Giunta ha lavorato con grande impegno su questi problemi, ha detto ancora l’esponente della Giunta, «anche grazie al fondamentale supporto di un tavolo interassessoriale di tutti i settori della Regione a vario titolo interessati». Si tratta di un percorso virtuoso, secondo l’assessore, «che in breve tempo porterà alla riorganizzazione dell’Ente, alla revisione della contrattualistica ed alle stabilizzazioni, per le quali però manca ancora una definizione esatta dei numeri e delle sedi, dei livelli retributivi, situazione di incertezza che in questa fase richiede il commissariamento dell’Ente».

In sede di replica, il consigliere Tatti (Udc) ha affermato di aver sollevato il problema solo per assicurare la corretta destinazione dei fondi assegnati all’Ente foreste, aggiungendo che il consiglio di amministrazione dell’Ente ha sempre rispettato gli indirizzi della Giunta in materia, «attivandosi anche per chiedere alla Giunta quello stanziamento che poi è stato inserito nella finanziaria del 2014». I sindacati, ha sostenuto ancora Tatti, «dicono che le stabilizzazioni possono essere fatte in breve tempo ed occorre chiedersi perché si vuole parlare prima della riforma ed esaminare il problema a più lunga scadenza». Oggi, ha concluso il consigliere dell’Udc, «ci sono necessità reali ed occorre soprattutto superare la logica del passato in cui si sono fatte stabilizzazioni in Comuni dove non c’era un metro di terreno dell’Ente foreste».

Il consigliere Antonio Solinas, del Pd, ha chiesto una sospensione per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno unitario.

Il presidente Ganau ha accolto la richiesta, sospendendo i lavori.

Alla ripresa della seduta, il presidente ha dato lettura dell’ordine del giorno in cui, richiamato l’art 4 della legge finanziaria 2014, si riconosce la rilevanza dell’Ente foreste nelle attività di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico ed inoltre, dopo aver ricordato il disegno di legge di riforma che a breve arriverà in Consiglio, impegna il presidente della Giunta a ricomprendere nella riforma anche la prosecuzione del processo di stabilizzazione iniziato nel 2007.

La Giunta, attraverso l’assessore Spano, ha espresso parere favorevole.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Franco Sabatini ha manifestato apprezzamento per presenza degli Assessori dell’Ambiente e degli Affari generali, «metodo giusto perché tema va affrontato di concerto per arrivare a soluzioni positive». Dopo aver ricordato la volontà unanime della commissione Bilancio «di superare con la stabilizzazione un passato di lavori semestrali che nascondevano spesso un secondo lavoro e addirittura un lavoro  in nero», ha invitato l’Aula a «tenere presenti le osservazioni del consigliere Oppi; le stabilizzazioni, cioè, vanno fatte con criterio per renderle sostenibili, anche per sconfiggere “la macchina della disinformazione”, che distorce sistematicamente la verità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato il suo voto contrario, ricordando che l’interruzione delle stabilizzazione è stata provocata prima dai decreti Brunetta e Tremonti, poi  per il rapporto sbilanciato fra spese personale e correnti, problema superato con l’inquadramento di tale rapporto nell’intero comparto regionale». Poi, ha continuato, «bisognava intervenire sul Governo per assegnare alla Regione i fondi della disoccupazione finora erogati dallo Stato». Quanto alla riforma, ha detto Floris concludendo, «Non ha niente a che vedere con la mozione e con il problema delle stabilizzazioni: basta verificare anzianità, stato familiare e situazioni economiche».

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha condiviso gli argomenti Sabatini, sostenendo che «ci sono sciacalli in giro che rendono la situazione ancora più pesante; abbiamo due problemi, l’organizzazione della macchina pubblica ed il trattamento lavoratori, bisogna vederli insieme con una nuova legge ma anche con la ridefinizione complessiva del lavoro pubblico».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «è risaputo che le nostre campagne sono teatro di chiacchiere da bar che spesso esulano dalla verità, ma il Consiglio regionale non può essere accostato a Pinocchio, non si può procrastinare tutto dopo il voto unanime della scorsa legislatura, non si può giocare sulla pelle delle persone, ricordando anche la fragilità Sardegna sul piano forestale e ambientale». Abbiamo votato proprio ieri due nuovi parchi, ha aggiunto Crisponi, «ed è un discorso che non possiamo interrompere».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha ribadito il suo voto a favore ma ha invitato l’Assemblea a considerare con molta attenzione le situazioni dell’Ogliastra, Nuoro ed Oristano «che hanno molti terreni e poco personale: serve un riequilibrio, una  razionalizzazione seria perché l’Ente non ha dirigenti e questo vuoto ne compromette la funzionalità, e servono persone che si impegnino a fondo in un percorso di stabilizzazioni difficile che però va fatto».

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola al presidente della Quarta commissione, Antonio Solinas, il quale ha annunciato il suo voto favorevole, ma ha anche condiviso alcune perplessità sollevate dai consiglieri e ha esortato l’assessore a tenerne conto. Solinas ha rilevato che, di fatto, chi non ha ancora fatto il bando è stato il consiglio amministrazione dell’ente. «Oggi l’Ente foreste è nel caos più totale, non c’è il direttore regionale e ci sono problemi – ha concluso – anche per i responsabili di servizi che svolgono mansioni superiori ma non vengono loro riconosciute».

Per il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, è necessario  fare un «quadro complessivo degli enti regionali e liquidare quelli inutili».  Per il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, questo ordine del giorno ha accolto al suo interno il merito della mozione. «È inutile guardare indietro – ha detto – qui c’è l’impegno a riorganizzare un ente: abbiamo un ente con 6.500 dipendenti e soli 5 dirigenti e questo non può andare bene». Per Cocco si tratta di un ente gestito in maniera maldestra a livello dirigenziale e di consigli di amministrazione. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che il processo di stabilizzazioni ha preso il via nel 2007 e che per diverse vicende non è stato possibile avviarle. «Oggi – ha affermato – al 22 ottobre ancora quel processo non si è concluso ed è stagnante». Pittalis ha ricordato che i ritardi sono stati dovuti anche alla politica.

Il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato con 48 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto. Il documento sottoscritto da tutti i capigruppo impegna il presidente della Regione «a far sì che la riforma di riorganizzazione e rilancio dell’Ente foreste comprenda, in attuazione dell’articolo 4 della legge 7|2014, la prosecuzione del processo di stabilizzazione iniziato nel 2007». 

L’assemblea ha quindi proseguito nell’esame della mozione n. 66 (Ledda e più) ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha concesso la parola al consigliere, Gaetano Ledda (gruppo “Sardegna Vera”) per l’illustrazione.

L’esponente della maggioranza ha quindi proceduto ad illustrare il documento sottoscritto da 58 consiglieri regionali (sia del centrosinistra che della minoranza) e che impegna il presidente della Giunta a ricondurre in ambito regionale la gestione del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo. Ledda ha ripercorso il testo della mozione nel quale si evidenzia l’importanza del cavallo anglo arabo sardo nella produzione zootecnica, nello sport e la sua rilevanza culturale e identitaria. Il consigliere di “Sardegna Vera” ha quindi rimarcato il ruolo dell’associazione nazionale allevatori del cavallo anglo arabo (Anacaad) e ricordato che la stessa è in possesso di tutti i requisiti previsti dalle norme nazionali e comunitarie per la tenuta del libro genealogico. «Ma – ha proseguito Ledda – nonostante le opportune istanze e le migliaia di firme raccolte, è stato negato all’Anacaad la tenuta del libro genealogico».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto, ha dichiarato di condividere il testo della mozione illustrata dal consigliere Ledda e ne ha auspicato l’approvazione. «Serve che la Regione si riappropri del tema – ha spiegato Lotto – e così l’interlocuzione col ministero avrà un maggiore grado di autorevolezza, evitando così che sia solo l’associazione Anacaad ad occuparsi del problema della tenuta del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato pieno sostegno alla mozione ed ha ribadito l’urgenza di iniziative adeguate per la risoluzione del problema inerente la tenuta del libro genealogico del cavallo anglo arabo sardo. L’esponente della minoranza si è quindi detto fiducioso nell’operato del neo commissario Agris ed ha concluso evidenziando la rilevanza economica del settore.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Pier Mario Manca, ha evidenziato come il problema della tenuta dei libri genealogici riguardi anche il settore delle razze ovine in Sardegna. «I libri genealogici dei cavalli come delle pecore e delle capre sono tenuti a Roma – ha dichiarato Piermario Manca – ed è necessario riportarli in Sardegna».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza italia) ha affermato di condividere la mozione, avvertendo però «che non sarà semplice arrivare a risultati concreti, ma ci dobbiamo impegnare, come ha ricordato il consigliere Manca, anche per ricoscere in modo tangibile il grandissimo lavoro fatto in questi anni dall’Istituto di incremento ippico per rilanciare la filiera».

Il consigliere Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha detto che la mozione è legata ad un progetto di riordino del settore predisposta anch’essa dal consigliere Ledda e «riguarda da vicino l’economia reale della Sardegna, per la capacità del settore di creare effetti moltiplicatori su un vasto indotto; l’iniziativa è poi molto tempestiva perché proposta ad inizio mandato».

Il consigliere Pietro Pittalis, capogruppo di Forza italia, ha osservato che, ove fosse necessario un approfondimento, sarebbe opportuno rinviare ad un’altra seduta.

A nome della Giunta l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi si è dichiarata favorevole alla mozione, «in linea con gli indirizzi del Governo regionale che ha individuato da tempo le grandissime potenzialità del comparto, in grande crescita sia nella disciplina dell’endurance che nell’equitazione, ma ancora privo di una programmazione incisiva».

In sede di replica, il consigliere Ledda (Sardegna Vera) ha espresso soddisfazione per l’andamento del dibattito ed ha sollecitato tutto il Consiglio ad impegnarsi per il raggiungimento di risultati concreti.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione che è stata approvata all’unanimità e, successivamente, ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedi 28 ottobre alle 10.30 con la discussione generale della proposta di legge 71/A (misure urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale) e proseguiranno nei giorni successivi.