18 July, 2024
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I consiglieri regionali Luca Pizzuto (Sel), Pietro Cocco (Pd) e Pierfranco Zanchetta (Cps) chiedono una verifica sull’attuazione delle delibere sulla liquidazione della Saremar.

«E’ passato un anno dall’approvazione della delibera 57/14 del 25 novembre 2015 concernente la liquidazione di Saremar e la definizione delle misure per la tutela dei lavoratori – dicono Luca Pizzuto, Pietro Cocco e Pierfranco Zanchetta -. Nel frattempo, in seguito al bando pubblico per l’assegnazione delle rotte di trasporto marittimo infraregionale, in particolare riferito al collegamento con le Isole di San Pietro e de La Maddalena, ad aprile di quest’anno il servizio è stato affidato alla società Delcomar Srl che, parzialmente, ha proceduto all’assorbimento dei lavoratori.»

«Tuttavia, nonostante i passaggi normativi, esecutivi, formali e informali, ancora numerosi permangono i problemi e le criticità decretati dall’epilogo della società regionale e noi, oggi, con urgenza, chiediamo ciò che già all’indomani degli eventi disastrosi derivati dalla procedura di infrazione della normativa sugli aiuti di stato avevamo chiesto a gran voce: la permanenza del servizio di trasporto a livelli ottimali e, soprattutto, la tutela di tutti i lavoratori che, a vario titolo, erano impiegati in Saremar e nei servizi accessori.

Doveva essere un piano risolutivo quello deliberato dalla Giunta – aggiungono i tre consiglieri regionali di maggioranza -, ma ad oggi, non abbiamo notizie certe sullo stato del piano per i beneficiari del meccanismo di prepensionamento esclusi dalla clausola di salvaguardia, sul numero e la sorte dei lavoratori non riassorbiti da Delcomar e sull’applicazione della norma relativa al servizio di vigilanza, monitoraggio e controllo della qualità del servizio pubblico di cabotaggio marittimo con le isole minori. Crediamo che i tempi siano andati fin troppo oltre e chiediamo un incontro urgente e chiarificatore con la Presidenza, l’Assessorato ai Trasporti e gli altri assessorati ed enti regionali coinvolti.»

«Questi lavoratori, cui pensavamo fosse stata offerta una via d’uscita certa, meritano e hanno il diritto di sapere con celerità e sicurezza quale tipo di percorso hanno davanti e, nel contempo, deve essere mantenuta la promessa di stabilizzazione dei dipendenti precari attualmente impiegati in Delcomar. Continueremo a combattere per loro e per non lasciare indietro chi non ha voce.

Chiediamo, inoltre – concludono Luca Pizzuto, Pietro Cocco e Puerfranco Zanchetta -, una verifica puntuale della qualità del servizio offerto dall’impresa aggiudicataria e una particolare attenzione alla questione, sempre attuale, delle tariffe a favore dei residenti nelle isole minori.»

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Da ieri il comandante Leonardo Deri è il nuovo commissario straordinario dell’Ente Parco Nazionale dell’arcipelago di La Maddalena.

«Il ministero dell’Ambiente – scrive il comandante Leonardo Deri – accogliendo la richiesta della Comunità del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, mi ha incaricato  di ricoprire l’impegnativo ruolo di Commissario straordinario dell’Ente Parco. Colgo l’occasione per ringraziare chi ha ritenuto possa fornire un contributo professionale e di esperienza al regolare funzionamento dell’Ente ed in particolare l’assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna Donatella Spano, il commissario straordinario della provincia dott. Guido Sechi e l’amico Luca Carlo Montella sindaco di La Maddalena. Ringrazio anche l’onorevole Pierfranco Zanchetta che non fa mancare mai il proprio contributo al bene di questo splendido Arcipelago. Oggi – aggiunge Deri – sono stati moltissimi gli attestati di stima ricevuti da cittadini e amici di La Maddalena, persone che ho avuto il piacere di conoscere in questo primo anno di Comando. A tutti quanti posso garantire il mio impegno sicuro che, grazie allo spirito collaborativo della struttura amministrativa e gestionale dell’Ente, riusciremo, insieme, a raggiungere gli obiettivi prefissati.»

Leonardo Deri.

Leonardo Deri.

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Le sei commissioni permanenti del Consiglio regionale hanno rinnovato questa mattina i rispettivi Uffici di presidenza secondo quanto previsto dall’art.29 del Regolamento interno.

Tre presidenze sono andate a consiglieri del Pd, una a testa a Sel, Psi e Udc.

Questa la nuova composizione.

I commissione “Autonomia e ordinamento regionale”

Presidente: Francesco Agus (Sel).

Vicepresidente: Alberto Randazzo (Forza Italia).

Segretari: Giuseppe Meloni (Pd) e Marcello Orrù (Psd’Az).

II commissione “Lavoro, cultura e formazione professionale”

Presidente: Gavino Manca (Pd).

Vicepresidente: Ignazio Locci (Forza Italia).

Segretario: Paolo Zedda (Rossomori) e Alfonso Marras (Udc). 

III commissione “Programmazione, bilancio e politiche europee”

Presidente: Franco Sabatini (Pd).

Vicepresidente: Christian Solinas (Psd’Az).

Segretari: Gianfranco Congiu (Pds) e Paolo Truzzu (FdI).

IV commissione “Governo del territorio, ambiente, infrastrutture, mobilità”

Presidente: Giuseppino Pinna (Udc).

Vicepresidente: Antonio Solinas (Pd).

Segretari: Pierfranco Zanchetta (Upc) e Giuseppe Fasolino (Forza Italia).

V commissione “Attività produttive”

Presidente: Luigi Lotto (Pd).

Vicepresidente: Luigi Crisponi (Riformatori).

Segretari: Gaetano Ledda (La Base) e Marco Tedde (Forza Italia).

VI commissione “Salute e politiche sociali”

Presidente: Raimondo Perra (Psi).

Vicepresidente: Edoardo Tocco (Forza Italia).

Segretari: Luigi Ruggeri (Pd) e Giorgio Oppi (Udc).

Consiglio regionale 90

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Autobus Arst 1 copia

La commissione Trasporti, presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) ha ascoltato in audizione i rappresentanti delle organizzazioni studentesche sarde che hanno formulato una proposta articolata per l’abbattimento dei costi di trasporto urbano ed extraurbano, a seguito del nuovo tariffario introdotto dall’Arst.

Antonio Pala, dell’Udu (Unione studenti universitari) di Sassari, ha ricordato i principali dati negativi del sistema regionale dell’istruzione (dispersione scolastica al 24% contro il 15% della media nazionale, laureati al 17% rispetto al 27% del dato nazionale, 34% di giovani Neet, cioè che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro) per affermare che «il problema dei trasporti ha una forte incidenza sul diritto allo studio».

Carlo Sanna, a nome di Unica 2.0, ha lamentato che «la recente riforma del piano tariffario introdotta dalla Regione ha determinato un aumento generalizzato dei costi per la popolazione studentesca che colloca la Sardegna al di sotto dei livelli minimi fissati dalla normativa nazionale per le prestazioni legate al diritto allo studio».

Francesco Pittirra, componente del Cda dell’Arsu di Cagliari, ha messo l’accento sul costo del pendolarismo «che è molto pesante soprattutto per gli studenti svantaggiati» e sottolineato che «affrontare il nodo dei trasporti significa avere più possibilità di successo nella lotta alla dispersione scolastica ed all’abbandono precoce degli studi».

Roberto Vacca, anch’egli di Unica 2.0, ha poi analizzato gli effetti del nuovo piano tariffario della Regione rispetto alle disposizioni nazionali che assicurano uno sconto del 50% agli studenti con un Isee fino a 25.000 euro. «Di fatto – ha spiegato – col nuovo piano che differenzia il trasporto pubblico locale da quello extraurbano lo sconto si è ridotto al 25-30%».

Lisa Ferreli infine, sempre di Unica 2.0, si è soffermata sul rapporto qualità-prezzo del sistema di trasporto regionale, soprattutto in molte zone interne, ì«in cui il problema dell’aumento di costi si sovrappone a quello dell’organizzazione del servizio, degli orari e delle coincidenze, e crea agli studenti un disagio tale da scoraggiare l’uso del mezzo pubblico».

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Antonio Gaia(Cps), Roberto Deriu (Pd), Alberto Randazzo (Forza Italia), Giovanni Satta (Misto) e Pierfranco Zanchetta (Cps), che ha sollecitato attenzione «anche per il pendolarismo degli studenti residenti nelle isole minori che viaggiano sui traghetti».

Nelle conclusioni il presidente della commissione Antonio Solinas ha ricordato che, nel quadro della difficile situazione economica della Sardegna, «la commissione è intervenuta più volte sul tema del trasporto pubblico locale, le cui criticità sono attribuibili sia alle poche risorse disponibili che a questioni più generali del sistema a cominciare dal parco mezzi non adeguato alla domanda attuale di trasporto». «Tuttavia – ha aggiunto – la gravità del problema della dispersione scolastica e la crisi che ancora colpisce tante famiglie sarde ci devono spingere ad interventi mirati e scelte coraggiose, che contiamo di mettere in campo prima della pausa natalizia a partire dalla legge di stabilità». «Su questi punti sentiremo al più presto l’assessore – ha concluso Solinas – ma credo che da parte di tutta la commissione ci sia la precisa volontà di intervenire in modo significativo per sostenere la mobilità degli studenti sardi».

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Dieci consiglieri regionali di diversi partiti, di maggioranza e opposizione, Daniele Secondo Cocco (SEL), Pietro Cocco (PD), Fabrizio Anedda (Misto), Emilio Usula, Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari Socialisti), Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi), Gianluigi Rubiu (UDC), Angelo Carta (PSd’Az), Pietro Pittalis (Forza Italia) e Attilio Dedoni (Riformatori sardi), hanno presentato una mozione sulla paventata chiusura degli Uffici Postali nelle zone più disagiate della Sardegna a seguito del nuovo piano di privatizzazione e riassetto di Poste Italiane spa.

La mozione impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale ad intervenire con estrema urgenza nei confronti del Governo, anche in vista del nuovo processo di privatizzazione e riorganizzazione, al fine di evitare la chiusura di ulteriori uffici postali nel territorio regionale e scongiurare il conseguente taglio di servizi e posti di lavoro. Inoltre, come spiega il capogruppo SEL Daniele Cocco, la mozione impegna il Presidente della Regione a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti necessari nei confronti dei vertici di Poste Italiane spa al fine di porre particolare attenzione nella riorganizzazione delle sedi e dei servizi postali delle aree svantaggiate della Sardegna.

Poste Cortoghiana

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In Consiglio regionale si è svolta oggi la seduta Statutaria. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, ha preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru per le dichiarazioni sul “Patto per la Sardegna” ai sensi dell’articolo 120 del Regolamento.

Il presidente Pigliaru, in premessa, ha espresso soddisfazione per l’opportunità  di illustrare il provvedimento firmato lo scorso 22 luglio con il premier Renzi, uno strumento importante per lo sviluppo dell’Isola – secondo il presidente – che introduce diversi elementi di novità nei rapporti tra Stato e Regione: «Ci saremmo potuti accontentare di un miglioramento della programmazione congiunta delle risorse del Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione, come altre regioni hanno fatto. Il Patto è molto di più di questa ordinaria metodologia di programmazione. Abbiamo ottenuto risorse aggiuntive che vanno oltre i 1500 milioni di euro (12,9% della quota parte della Sardegna del FSC). Risorse che serviranno per affrontare problemi strutturali ancora irrisolti».

Per Pigliaru le risorse del Patto dovranno essere utilizzate per provare a risolvere il problema dell’insularità che rappresenta oggi il principale vincolo allo sviluppo dell’Isola. «E’ un problema ancora più sentito oggi nell’era di internet. Oggi il gap dei trasporti con il resto dell’Italia è persino peggiorato. Si pensi alle forme di mobilità flessibile come il car sharing o il bla bla car meccanismi difficilmente utilizzabili senza un sistema di connessione efficiente».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i contenuti del dossier consegnato al premier Renzi il 28 maggio del 2015: «Anziché fare un elenco di lamentazioni nel dossier abbiamo cercato di misurare, nel modo più preciso possibile, i costi dell’insularità. Ci siamo focalizzati su tre aspetti: continuità territoriale, mobilità interna  ed energia».

Sulla continuità, Pigliaru ha ricordato che lo Stato ha riconosciuto alla Sardegna un contributo annuale, in via sperimentale, di 30 milioni di euro (120 nel quadriennio) da utilizzare per cercare di costruire un modello migliore.

Sulla mobilità interna (ferro e strade), per la prima volta, la Regione partecipa in modo paritario alla programmazione. «Abbiamo avviato il confronto con le Ferrovie e l’Anas con l’obiettivo di intervenire sulle infrastrutture per migliorare la rete e avvicinare tra loro i grandi punti strategici della Sardegna, come i tre aeroporti, e rendere decenti i tempi di percorrenza. Sul ferro ci sono nel Patto 225 milioni di euro che si sommano a investimenti già programmati per 120 milioni. Cosa si farà? Alcune risorse potranno essere spese subito per mettere in sicurezza i passaggi a livello e adeguarli alle nuove tecnologie. Altre serviranno per interventi sul materiale rotabile in modo da consentire ai treni di viaggiare meglio ed eliminare i disagi. Ci saranno infine interventi strutturali per la modifica dei tracciati con l’obiettivo di ridurre a poco più di due ore il tragitto da Cagliari a Sassari e a due ore e venti quello da Cagliari a Olbia con tre sole fermate. Ciò che interessa è il rinnovato interesse per il ferro. Quanto alle strade – ha proseguito Pigliaru – sono disponibili 162 milioni di fondi europei di cui 50 per la manutenzione ordinaria. Altri 435 milioni sono stati individuati nel contratto di servizio dell’Anas 2016-2017 per interventi che riguardano la SS 554, la Olbia-Palau e la manutenzione straordinaria sulla rete viaria. In totale sul trasporto gommato saranno disponibili 597 milioni di euro».

Sul fronte energetico, il presidente ha sottolineato l’importanza degli impegni assunti dal Governo per favorire la metanizzazione dell’Isola. «Lo Stato si impegna a finanziare la dorsale sarda, punto essenziale del progetto di metanizzazione – ha detto Pigliaru – abbiamo inoltre pattuito una garanzia contro il rischio di un aumento improvviso del prezzo del metano. In caso di rincaro dei prezzi lo Stato garantirà le compensazioni per consentire ai sardi di avere il metano allo stesso costo del resto d’Italia. L’intervento complessivo per l’energia è di 1,5 miliardi di euro».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul Fsc ordinario: «Ci sono interventi per infrastrutture sociali, sanità, istruzione, ambiente, dissesto idrogeologico, ammortizzatori sociali, turismo e cultura – ha affermato il capo dell’esecutivo – la strategia adottata è stata quella di privilegiare il completamento di programmazioni regionali già definite, come il programma regionale di sviluppo. 36 milioni serviranno per la metropolitana Sassari, 20 milioni per il collaudo della linea ferroviaria Senorbì-Sassari. Sulla sanità l’investimento è di 200 milioni di euro: 75 per il Policlinico di Monserrato, 100 il completamento del complesso del complesso ospedaliero di Sassari, 25 per il Brotzu».

Tra gli altri interventi, Pigliaru ha ricordato quelli per l’istruzione (oltre 80 milioni per completare gli interventi sull’edilizia scolastica, 50 milioni per le università di Sassari); per il settore idrico (50 milioni per messa in sicurezza di alcune dighe. 68 milioni per la riduzione delle perdite nelle condotte, altri milioni per il sistema irriguo); per il superamento del rischio idrogeologico da alluvione (circa 90); per la bonifiche dall’amianto di strutture pubbliche abbandonate (15). Particolare attenzione sarà poi riservata alle azioni per combattere lo spopolamento delle zone interne attraverso i fondi per la programmazione territoriale che ammontano a circa 15 milioni di euro. Ci sono, inoltre, 24 milioni per sbloccare la situazione dei cantieri de La Maddalena.

Pigliaru, infine, ha ricordato che altri 168 milioni saranno destinati al Patto per la Città Metropolitana di Cagliari che sarà firmato prossimamente e per il quale ci sono già stati diversi incontri tecnici.

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’UDS Mario Floris che, nel suo intervento, ha espresso forti perplessità sui contenuti del Patto per la Sardegna, definendolo “Pacco per la Sardegna”. Floris ha poi rivolto un invito alla riflessione su quale percorso intraprendere per risolvere le difficoltà che attanagliano tutti i settori della società sarda. «Non entro nel merito dei filoni di spesa che potrebbero anche essere condivisibili – ha detto Floris – non è questo il problema, il nodo è il patto che Renzi e il Governo hanno riservato all’intero Mezzogiorno sottraendo gran parte delle risorse inizialmente stanziate dal fondo di coesione europea. Quel fondo è stato rifinanziato dalla legge di stabilità con oltre 54 miliardi, di questi sono rimasti solo 25 miliardi di cui 13 destinati al Sud e alle Isole, riservando 12 miliardi alla presidenza del Consiglio dei Ministri e alla cabina di regia. Al Patto per la Sardegna rimarrà una misera fetta, appena 1,5 miliardi, il 12,9% del Fondo, appena il 3% della cifra originaria».

Secondo Floris, il Patto è solo “un pannicello caldo” che tiene la Sardegna in una condizione di subalternità. «La vera partita da risolvere è quella delle entrate, una battaglia appena accennata -– ha concluso Floris – i partiti nazionalitari presenti in Consiglio e nella maggioranza dovrebbero prendere coraggio e affrontare con fermezza questa battaglia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) il Patto non affronta il problema dell’insularità. «Ci pare invece un’operazione di grande riciclo finanziario, una sorta di illecito politico, un vero e proprio pacco per la Sardegna – ha detto Tedde – ricordiamo che nella relazione al Def il ministro Padoan aveva previsto di spendere 13 miliardi di euro per il Sud. Renzi ha assunto invece impegni per 22 miliardi. Non sappiamo come abbia fatto a raddoppiare le risorse e cosa succederà».

Secondo Tedde, il Patto è solo un’operazione di marketing: «I fondi aggiuntivi per ora sono solo promessi, sono di gran lunga inferiori a quelli prospettati. Le risorse ordinarie invece le stiamo aspettando da tempo. La verità è che non si è affrontato il vero nodo: i costi dell’insularità ammontano a circa 600 milioni all’anno. Non vengono ricompresi nel Patto né risarciti. Il vero dramma dei sardi è l’isolamento». Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’attenzione ai problemi del sistema dei trasporti (low cost e Ct2) lamentando il mancato coinvolgimento del Consiglio nella partita che ha portato alla firma del Patto: «C’è poco da gioire. Non avete coinvolto l’Assemblea. Non si può relegare i consiglieri a un ruolo di semplici alzatori di mano. Il risultato è opaco. Serve la continuità territoriale passeggeri e merci che renda davvero la Sardegna un’appendice dell’Italia. Il Patto invece ricicla stanziamenti vecchi, si fa un semplice restyling e un po’ di gazzosa. Complessivamente è una gigantesca operazione truffaldina di cui è vittima tutto il Mezzogiorno. E’ il risultato dello scippo del FSC: 17 miliardi tolti al Sud e destinati ad altro (banda larga, cultura e ricerca)».

Tedde si è poi soffermato sui 38 milioni di euro per l’ampliamento dell’inceneritore di Tossilo: «E’ una beffa – ha detto l’esponente della minoranza – si finanzia un’opera nonostante una sentenza del Tar che ha annullato il procedimento e nonostante un odg del Consiglio regionale che prevedeva di subordinare il progetto Tossilo al piano regionale dei rifiuti. Il presidente intende rispettare la sentenza del Tar e il deliberato del Consiglio?».

Un accenno, infine, sulla governance: «Nel Patto, la Regione viene relegata in un cantuccio – ha concluso Tedde – la gestione è tutta dello Stato, non si tratta di un Patto ma di un pacco».

Dopo l’on. Tedde ha preso la parola l’on. Truzzu (Fdi), che ha detto: «Siamo davanti a un remake e non è la prima volta che ci raccontano che lo Stato è sul punto di riconoscerci chissà quali risorse. Purtroppo abbiamo visto che non è così. I numeri ci danno da pensare, perché a leggerli bene scopriamo che questi soldi ci spettavano in gran parte o sono comunque già nostri. Le risorse nuove sono pari a 90 milioni, secondo i nostri conti. Lo Stato si sta impegnando a finanziare la  dorsale del metano ma come si impegna si può anche disimpegnare, lo abbiamo visto in altre circostanze. Nel frattempo da quest’anno i sardi pagano ancora più caro il gpl nel 2016: e meno male che dovevamo essere compensati per la mancanza del metano!. L’oratore ha aggiunto che il Comitato di indirizzo che dovrebbe monitorare questo accordo è in larga parte composto da rappresentanti del Governo centrale: con queste premesse quale gap creato dall’insularità dovremmo riuscire a superare? Non è con queste poche risorse che risolveremo i problemi: la Sicilia e la Puglia hanno preso 5 miliardi di euro, la Campania 9 e 4 la Basilicata, che pure non ha i nostri abitanti».

Per l’on. Locci (Forza Italia) «il Patto per la Sardegna è roba vecchia che non serve manco ad occupare le pagine dei giornali sardi. E in ogni caso in questa iniziativa non è stato coinvolto né il Consiglio regionale né i territori né gli enti locali, che sono la vera espressione dei territori. Non è un Patto per la Sardegna questo ma la decisione del Governo che la Regione sta subendo, al di là dei colori di chi governo. Siamo al fallimento del principio di leale collaborazione. Forse tra quindici anni saremo ancora qui a parlare di questo accordo e se anche non voglio essere distruttivo, se anche non voglio sminuire questo accordo, sono convinto che i sardi non abbiano l’anello al naso e non si ritrovino in questa pianificazione».

 Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «un uomo coraggioso non è uno che non ha paura ma uno che vince le sue paure. Il presidente Pigliaru temeva di incontrare ostacoli nel suo processo di riforma della Sardegna. Temeva difficoltà amministrative e organizzative davanti al suo grande piano di sviluppo e di occupazione della Sardegna, in un quadro di sostenibilità ambientale. Questo spiega alcune norme del Patto che impegnano lo Stato a stare a fianco della Regione nell’esecuzione del Patto e nella spesa degli investimenti. E’ un circuito di grande lealtà istituzionale e di impegno quello promosso dal presidente Pigliaru, non una scelta del giorno per giorno. Questo è un piano che ha un’ambizione storica: la modernizzazione dell’Isola, supportata da enormi risorse finanziarie, enormi anche rispetto alla capacità che a oggi le strutture amministrative della Regione hanno mostrato». Per l’esponente nuorese del Pd  “far ripartire un ciclo virtuoso di collaborazione non sarà facile ma qui si giudica lo sforzo della trattativa con lo Stato, di un negoziato che non ha nascosto alla controparte i parametri oggettivi. Oggi abbiamo un orizzonte operativo”.

Forza Italia è intervenuta anche con il consigliere regionale Stefano Tunis, secondo cui “alcuni degli elementi soggettivi appena evidenziati dall’on. Deriu dovranno essere stralciati. Lo stesso presidente Pigliaru cita il suo interlocutore come Matteo Renzi, sul piano personale: non si è trattato di un rapporto  tra due istituzioni ma tra due persone. E che ne sarà di questo patto quando una sola delle due persone non sarà più alla guida della sua istituzione, come noi ci auguriamo? Un pezzo di lavoro, certo, è stato fatto: è importante ricordare che la Sardegna è un’isola, vuol dire che è stata riconosciuta l’insularità.  Ma il merito della discussione è errato e i numeri espressi sono insufficienti rispetto ai problemi di questa martoriata isola. Superare il gap dell’insularità vuol dire che un sardo deve poter arrivare in Italia e girarla agli stessi prezzi, cioè a 50 euro in tutta Italia. E questo ai sardi oggi non è consentito. Per non parlare dei costi dei trasporti merci”.

L’on. Luigi Lotto (Pd) ha ironizzato sulla “vena di ottimismo e di fiducia del precedente intervento. Eppure è da tanto che in Sardegna non si parla di un Patto con il governo centrale. Ma l’accordo di oggi, tra il presidente della Regione e il capo del Governo, che sono persone ma rappresentano istituzioni, indica i problemi della Sardegna e crea le premesse perché si inizi a risolvere le questioni. A cominciare dal metano e dalla continuità territoriale. Solo se si costruiscono le condizioni e se sono presenti le risorse saremo davvero in grado di affrontare realisticamente i problemi della Sardegna. Questo è un accordo importante e il fatto che ci siano i soldi è la più importante garanzia: spetta anche a noi adesso dimostrare che sappiamo spenderli”.  

Per i Riformatori è intervenuto l’on. Michele Cossa: “Vorrei condividere la gioia dell’onorevole Lotto e l’entusiasmo dell’onorevole Deriu ma francamente non ci riesco. Siamo davanti al solito doppione di somme rimescolate, di numeri vecchi, presentato come un Patto totalmente nuovo. Non me la prendo con il presidente Pigliaru ma con quell’impareggiabile venditore di fumo che risponde al nome di Matteo Renzi. Nel 2017 ci risulta che arriveranno 281 milioni e di questi più di 200 sono per il fondo di sviluppo e coesione, già peraltro finanziato. Dunque, già in mano nostra. Dove sono le risorse aggiuntive? Quali sono? I trenta milioni di euro per la continuità territoriale? Ma quello è un nostro diritto, che deve essere garantito agli stessi costi degli altri italiani”. Per l’oratore “il tema vero, se lo Stato ci vuole così bene, sono le risorse che ci trattiene con gli accantonamenti. Quei soldi ci devono essere restituiti, altrimenti nessun Patto avrà mai senso”.

Sempre per il Pd l’on. Antonio Solinas ha detto: “In passato il confronto con lo Stato non si è registrato ma oggi ne discutiamo. Un accordo tra istituzioni che vanno oltre le persone che le rappresentano. Ci sta tutta la polemica della minoranza, certo, ma il risultato è davvero questo ed è anche il caso che vi mettiate d’accordo tra voi. La sfida di oggi è spendere velocemente queste risorse e mi aspettavo che l’opposizione ci stimolasse sul punto. Dobbiamo far correre la burocrazia regionale e in settimana discuteremo proprio una proposta di legge incentrata sull’accelerazione della spesa  della Regione”. L’oratore ha detto che “è innegabile una sfida, quella di una continuità territoriale efficiente. Anche l’agricoltura è una grande opportunità, se la mettiamo nelle condizione di essere competitiva, realizzando le infrastrutture che i consorzi di bonifica attendono da troppo tempo”.

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha svolto un intervento a tratti critico nei confronti del presidente della Giunta in riferimento “al merito e al metodo” adottato per la stesura del “Patto per la Sardegna” («molte cose le condividiamo ma altre ci lasciano perplessi»). L’esponente della maggioranza ha quindi lamentato lo scarso coinvolgimento delle forze di governo e dell’intero Consiglio nella stesura del patto («come forza di maggioranza abbiamo saputo dell’esistenza del documento solo a margine di un incontro e senza che ci sia stata la condivisione delle forze politiche nelle sedi opportune»).

Usula ha affermato di condividere alcuni rilievi critici mossi dalla minoranza consiliare in ordine al tema dei rifiuti con particolare riferimento al finanziamento destinato a Tossilo. Il capogruppo Rossomori ha inoltre insistito sulla incertezza delle risorse («sono risorse vere o si tratta di promesse dello Stato?») ed ha domandato: «Che cosa significa che le risorse verranno assegnate sulla base della reale disponibilità?». Usula ha ribadito le linee guida degli interventi secondo i Rossomori: «Sovranità e lavoro, le due cose sono inscindibili perché salvaguardare la sovranità significa avere la consapevolezza di quali settori sviluppare per la crescita e l’occupazione». Il capogruppo del centrosinistra ha quindi definito “scarsi” i trenta milioni indicati nel “patto” per il comparto dell’agroalimentare ed ha auspicato più risorse dalla programmazione territoriale, per il settore e per il recupero e riutilizzo di terre pubbliche e demaniali, per il patrimonio edilizio pubblico, per centri storici, per il  risparmio energetico. Usula ha concluso dichiarando che lo “spopolamento” rappresenta la vera piaga della Sardegna.

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato in premessa del suo intervento che “le risorse aggiuntive sono sempre gradite ma il problema è come spenderle”. L’esponente della maggioranza ha auspicato una regia unica nella spendita delle risorse e non una semplice suddivisione di fondi tra i diversi assessorati.  «Le risorse – ha dichiarato il capogruppo – devono essere spese alla presenza di piani industriali settoriali ed utilizzate sotto il controllo del presidente della Giunta».

Il capogruppo Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha affermato che “il bicchiere non è mezzo pieno o mezzo vuoto, perché il bicchiere è stato riempito con tre miliardi di euro ed è su questo che bisogna ragionare”.  L’esponente della maggioranza ha espresso un giudizio positivo sull’operato del presidente della Giunta («ha saputo illustrare al governo il gap Sardegna per compensare i costi dell’insularità») ed ha auspicato un confronto sul merito degli interventi che attengono questioni fondamentali come le infrastrutture, la continuità territoriale e i collegamenti ferroviari. Zanchetta ha quindi rimarcato l’entità delle risorse per la metanizzazione dell’Isola ed ha posto l’accento sulla necessità di approfondimenti per il cosiddetto sistema del mare: «E’ una risorsa che rischia di essere compromessa e che dobbiamo avere la capacità di governare anche con riferimento al turismo e all’ambiente». Il capogruppo del centrosinistra ha concluso con un riferimento agli interventi attesi alla Maddalena («bisogna riappropriarsi dei siti dell’ ex G8») ed in Gallura («mi auguro che la strada Olbia-Arzachena-Palau-Santa Teresa sia considerata un’opera primaria»).

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha definito il confronto in Aula “un ragionamento sciapo come d’altronde lo è il cosiddetto Patto per la Sardegna”. L’esponente della minoranze ha ripreso i rilievi critici mossi dal consigliere Usula in ordine allo scarso coinvolgimento del Consiglio sui contenuti del documento e quelli del decano dell’Aula, Mario Floris, per affermare che “il presidente del Consiglio Renzi, anche in Sardegna, vende le cose che non ha”.

Dedoni ha domandato con tono polemico dove siano “le risorse aggiuntive di cui si parla” ed ha definito “un errore” l’aver ritirato, a suo tempo, i ricorsi sulla vertenza entrate.  Il consigliere dei Riformatori ha poi svolto considerazioni non positive in ordine alla politica dei trasporti ed alle scelte che, a suo giudizio, penalizzerebbero gli scali aeroportuali minori di Oristano e Tortolì («Bisogna far funzionare tutti e cinque gli aeroporti della Sardegna»).

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha invece difeso l’operato del presidente della Regione e i contenuti del “Patto per la Sardegna” rimarcandone la coerenza con quanto approvato dal Consiglio in occasione del via libera al piano regionale di sviluppo. «Questo – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – è un patto serio e non abbiamo mai smesso di contestare il governo sulla vertenza entrare, dove dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione». Daniele Cocco ha escluso “passi indietro” nel confronto con lo Stato: «I problemi della Sardegna non si possono risolvere col patto ma questo è un inizio che va di pari passo con le riforme che abbiamo messo in campo». Il capogruppo di Sel ha concluso ricordando gli impegni per le zone interne e esprimendo favore per il “master plan delle zone interne” («il problema vero resta  lo spopolamento e su questo serve agire attraverso il rilancio dell’azione della giunta e con le risorse del bilancio regionale»).

Dopo il capogruppo di Sel Daniele Secondo Cocco è intervenuto Christian Solinas (Psd’az) che ha ricordato che durante la seduta di esordio in aula della giunta Pigliaru, il presidente aveva fatto appello alla sobrietà. Solinas ha chiesto al presidente della Regione, proprio in virtù di questa sobrietà, di prendere le distanze da questa “soap opera da propaganda”. Io non credo – ha detto Solinas – che questo patto per la Sardegna possa essere una risposta al dossier presentato dalla giunta Pigliaru al governo nazionale. L’esponente sardista è stato molto critico nei confronti del  presidente del Consiglio dei ministri. Per Solinas, Renzi ha fatto una grande opera teatrale presentando 8 patti per le regioni e 8 patti per altrettante città. E la  Sardegna non può partecipare a questa farsa. Le risorse sbandierate  vere e  aggiuntive sono poco più di  8 milioni. Poca cosa anche rispetto al piano di azione e coesione del 2011. Se delle risorse devono essere assegnate alla regione Sardegna – ha continuato Solinas – devono essere risorse libere non fondi che devono servire per finanziare gli enti dello Stato. Quindi, per il consigliere dei quattro mori , un’operazione di verità sui conti va fatta ed è necessario un impegno straordinario. 

Roberto Desini (Partito dei sardi) ha sottolineato che questo è il primo governo regionale che rivendica l’insularità. Non c’è più un confronto con il governo al rialzo con il cappello in mano ma c’è la consapevolezza che l’insularità può essere un elemento su cui costruire il futuro della nostra terra. E’ necessario però cercare di invertire la rotta, cambiare mentalità ed atteggiamento. Spesso – ha continuato Desini – sono stati sottoscritti patti, protocolli e intenti che  non sono stati messi in pratica perché facevano parte di un libro dei sogni. Questa volta, per la prima volta, abbiamo parlato di bisogni. Certo, non si può abbassare la guardia, è necessario controllare perché il patto  sia attuato. Noi crediamo in questa sfida. Cogliamo questa occasione. 

Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna)  ha detto che il termine patto significa “fare la pace” . Il patto è un  accordo tra due persone:  tra il  delinquente e l’ offeso.  Quindi è un accordo stretto con lo Stato patrigno.  Il fatto nuovo  – ha aggiunto ironicamente –  è che finalmente ci siamo resi conto che la Sardegna è un’isola. Con tutte le difficoltà che questo comporta. L’esponente dell’Udc è stato molto critico con questo accordo. Con questo patto abbiamo fatto un passo indietro perché negli anni 80 la Sardegna si è confrontata con lo Stato con intese istituzionali. Oggi non c’è stata concertazione, si è firmato un patto tra due persone. Non vorremmo che questo “patto” diventi un “pacco” messo in piedi con risorse virtuali. Questo patto è irrealizzabile e non riuscirà in questo mandato a realizzare le grandi opere previste. La preoccupazione maggiore è che questo patto rimanga solo un’elencazione di promesse.

Pietro Cocco (Pd) ha invitato tutti a tenere un profilo composto. Mentre noi parliamo di numeri – ha detto – i consiglieri della minoranza si dividono tra chi ha un approccio vittimista (che non porta da nessuna parte) e un approccio da guerriero. La nostra scelta è stata quella di stringere un patto,   cioè un accordo tra il presidente Renzi e il presidente Pigliaru. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che porterà a mettere in piedi progetti e a fare opere concrete.

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha lamentato la mancanza di una concertazione preventiva. Per il capogruppo di Forza Italia l’unico dato certo è che questo patto è uno strumento che serve a Matteo Renzi per firmare “patti patacca”. Ragionare su delle risorse che sono già nostre – ha detto – è inutile. Per Pittalis in questo patto è chiarissima la esautorazione del ruolo e delle funzioni del governo sardo. Noi non ci stiamo – ha concluso – a contrabbandare come nuove risorse che appartengono già ai sardi. Tutte le risorse sono fondi  già assegnati. Ma quindi di cosa andiamo a vantarci? Non possiamo vantarci di cose che non ci sono. Si nota solo la logica dello stanziamento. Se i sovranisti sono contenti di essere la stampella del governo Renzi, facciano pure.

«Siamo in tempi di politica post fattuale, cioè di una politica che tende ad ignorare i fatti e oggi abbiamo avuto un bell’esempio di questa politica con gli interventi della minoranza». Così il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel corso del suo intervento in sede di replica, ha respinto le critiche mosse dai rappresentanti della minoranza consiliare. «I fatti – ha proseguito il capo dell’esecutivo – in questo momento sono numeri reali ed è inutile fare i calcoli col bilancino dei fondi Fsc ignorando il dato fondamentale e cioè che i 1.500 milioni di euro sono solo una parte delle risorse definite nel patto, perché si deve parlare di oltre di tre miliardi di euro». Il presidente della Giunta ha quindi elencato le risorse contenute nel documento sottoscritto con il Governo: «Oltre ai 1500 sui fondi Fsc, ci sono i 600 milioni per le strade, i 125 per le ferrovie, i 400 milioni della dorsale per il metano, un miliardo e mezzo di euro di risorse aggiuntive per garantire l’identico prezzo del metano in Sardegna rispetto al costo sostenuto nel resto dell’Italia».

Il presidente Pigliaru ha poi evidenziato che nella precedente legislatura la quota di fondi Fsc arrivati effettivamente in Sardegna è stata pari al 10% e che la Giunta da lui presieduta ha innalzato di oltre 2 punti percentuali tale importo, così come tra  il 2009 e il 2014 non si sono registrati stanziamenti statali per la continuità territoriale, per il metano o le ferrovie.

Il governatore ha quindi ricordato che si è quantificato il costo dell’insularità («600 milioni di euro, 400 dei quali imputabili al maggior costo dell’energia per l’assenza del metano») ed ha evidenziato la novità presente nel patto rappresentata dalla possibilità offerta alla Regione di “entrare nella definizione dei contratti di servizio con Anas e Rfi”.

Quanto alla certezza delle risorse, il presidente della Giunta ha affermato che entro il 2017 devono essere spesi circa 300 milioni di euro e che gli stanziamenti sono già stati deliberati dal Cipe (delibere n. 25 e 26) e che si è in attesa della “bollinatura” della Corte dei Conti.

Terminato il tempo a disposizione per la replica, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione del Consiglio per domani, martedì 4 ottobre alle 11.00, con all’ordine del giorno  il Dl 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

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Prima una verifica programmatica basata su un dossier di 16 pagine che racchiudono la cronologia delle cose fatte nei primi tre anni abbondanti di legislatura e gli interventi legislativi da affrontare subito (vedi la legge sulla semplificazione e Agenzia sarda delle Entrate), ed entro l’anno in corso (la riforma rete ospedaliera e legge urbanistica), e quelli da impostare nel 2017; poi, il rimpasto.

E’ questa la proposta avanzata agli alleati dal presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, nel corso del vertice di maggioranza svoltosi ieri. All’incontro hanno partecipato delegazioni di tutte le forze che sostengono la Giunta. Il capogruppo Pietro Cocco, Piero Comandini e il senatore Silvio Lai per il Partito Democratico; il senatore Luciano Uras, il segretario regionale e consigliere regionale Luca Pizzuto e il consigliere regionale Daniele Cocco per Sinistra Ecologia Libertà; il presidente Gesuino Muledda e il consigliere regionale Paolo Zedda per i Rossomori; il segretario regionale Nicola Selloni per il Centro Democratico; il consigliere regionale Raimondo Perra per il Partito Socialista Italiano; il segretario provinciale di Nuoro Giorgio Fresu e i consiglieri regionali Antonio Gaia, Giovanni Satta e Pierfranco Zanchetta per l’Upc; il consigliere regionale Fabrizio Anedda per Sinistra Sarda; il segretario nazionale Franciscu Sedda e i consiglieri regionali Gianfranco Congiu e Augusto Cherchi per il Partito dei Sardi

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Nella seduta di ieri il Consiglio regionale ha approvato sette articoli del Testo Unificato sulle “Norme in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, alcuni consiglieri hanno preso la parola “sull’ordine dei lavori”.

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla giornata di domani che, ha affermato, «sarà cruciale per conoscere il destino del quotidiano La Nuova Sardegna perché, come ha ricordato lo stesso presidente Ganau, la proprietà del giornale comunicherà le proprie decisioni sulla cessione o sull’affitto della testata regionale, due percorsi che devono essere chiariti con la massima trasparenza anche, come è già accaduto sia nel 1980 che nel 2012, con ordini del giorno unitari del Consiglio che esprimano la preoccupazione della politica sarda per la salvaguardia del pluralismo dell’informazione».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, invece, ha segnalato che i cittadini del comune di Goni «stanno manifestando contro la chiusura del plesso scolastico locale, una questione gravissima ed emblematica delle difficoltà di tanti piccoli centri della Sardegna; è opportuno quindi che i capigruppo ricevano una delegazione di amministratori del Comune di Goni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha auspicato che «non passi inosservato l’intervento del collega Zanchetta, perché si tratta di un problema di gravità rilevante; la Nuova sta per essere ceduta e questo oggettivamente incide sulla libertà di informazione in Sardegna». «Purtroppo – ha lamentato – non si sente la voce della Giunta regionale, non se ne conosce la posizione ed un preoccupante silenzio pesa su dinamiche e soggetti coinvolti nella vicenda; rivolgo quindi un appello al presidente della Regione perchè intervenga con urgenza».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, per poter tenere una riunione della conferenza dei capigruppo ed organizzare al meglio i lavori.

Il presidente Lai ha accolto la richiesta, sospendendo la seduta. Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli e degli emendamenti al Testo unificato 110/181/207/A-Riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area.

Il Consiglio ha approvato per alzata di mano l’art. 1. Sull’art. 2, dopo l’intervento della commissione e della Giunta che hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati, è iniziata la discussione generale.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «un articolo importante perché individua funzioni della Regione su una materia delicata come quella dell’edilizia sociale che, in Italia come in altre Regione, presenta un panorama molto diverso da quello in discussione». «In Italia – ha ricordato Tedde – siamo all’ultimo posto in Europa con un fabbisogno di 1.8 milioni di alloggi ed una disponibilità di appena 700.000; inoltre, in altre Regioni, si è scelto di operare con strumenti più autonomi ed un taglio imprenditoriale aperti al mondo delle aziende anche se sotto il controllo pubblico». «Il modello sardo che si sta proponendo – ha aggiunto Tedde – va invece in direzione opposta perché mette il sistema interamente sotto il controllo della mano pubblica, secondo una logica di concentrazione dipendente dalla politica che da nessuna parte assicura buoni risultati, una grave anomalia che, oltretutto, sottovaluta la specificità della Sardegna».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto ha ribadito la disponibilità del suo gruppo «a lavorare per riforma organizzativa nel settore dell’edilizia popolare ma, a nostro giudizio, è necessario introdurre organismi di partecipazione dei cittadini, non in termine di legalità ma di conoscenza della realtà del servizio, anche nell’ottica di una riorganizzazione che comporta un obiettivo accentramento del governo dell’ente».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, rivolgendosi ai colleghi della maggioranza, ha criticato «il cambio di rotta che ha portato ad una vera provocazione politica a danno delle classi più deboli che chiedono più case e meno burocrazia, mentre con questa legge si registra una preoccupante lontananza dalla realtà ed una scarsa trasparenza e si alimentano soprusi burocratici e aumento dei costi per gli inquilini». «Questo sistema ci piace poco – ha aggiunto Locci – perché appartiene al passato e le rassicurazioni dell’assessore Paolo Maninchedda non ci convincono perché, al contrario, emerge il disegno molto chiaro che tende ad annullare la funzione sociale di Area, e con essa un servizio reale vicino ai cittadini, replicando sotto altre forme il modello di Abbanoa e della sanità, quello di governare dal centro sulla testa dei sardi, facendo venir meno lo stesso patto sociale fra Regione, Area e cittadini».

Il presidente della commissione Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd), su delega del capogruppo, ha invitato i colleghi della minoranza «a superare i confini del ruolo istituzionale, perché in realtà la riforma vuole sburocratizzare senza smobilitare dai territorio, tagliando i consigli di amministrazione per garantire più efficienza». «In commissione – ha spiegato ancora Solinas – si è concordato di dare vita ad un unico ente regionale fermo restando che comunque, all’interno, resterà una organizzazione territoriale nel cui ambito i direttori di servizio in sede locale resteranno i primi interlocutori dei cittadini». «Per quanto riguarda lo stato del patrimonio edilizio – ha concluso – è vero che manca la manutenzione che sarebbe necessaria ed è proprio per questo che si sta cercando di accelerare questi processi; nessuno vuole penalizzare i cittadini, anzi si vuole dare un servizio migliore».

Dopo l’onorevole Solinas è intervenuto  l’on. Edoardo Tocco (Forza Italia), che ha detto: «L’edilizia sociale è il nervo della popolazione e Area spesso ha registrato conflitti e problematiche sulla progettazione e sulla realizzazione dei progetti di edilizia abitativa. E si registra una certa confusione con gli uffici comunali deputati a occuparsi di edilizia popolare e dell’assegnazione degli alloggi. Potrei portare gli esempi delle zone popolari di Cagliari, dove Area non realizza le ristrutturazioni e i cittadini non sanno a chi rivolgersi. Agli uffici bisogna dare indicazioni precise, che invece mancano. Questi sono i temi che la commissione avrebbe dovuto affrontare, evitando di portarli in Aula».

Per l’Udc ha preso la parola l’on. Gianni Tatti, secondo cui «il provvedimento, così come proposto, danneggia un intero settore produttivo come quello tecnico. E’ un atto controproducente questa legge: ben vengano le riforme, senza mascherare dietro questo termine come l’ennesimo tentativo di prendere la pubblica amministrazione con uno stipendificio. Questo si evince dalla lettura dell’articolo 13: è inutile nascondersi dietro un dito».  

Per l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, «è stato già chiarito all’Ordine degli ingegneri e degli architetti di Cagliari che riconoscere ad Area il costo degli appalti delegati è assolutamente nella norma; già accade ai Comuni e ai consorzi di bonifica. Vi invito a verificare come sta funzionando il nostro nuovo albo fornitori della Regione. Oggi Area amministra 25 mila alloggi ma non è del tutto insufficiente. Deve migliorare il rapporto con i suoi utenti: occorre investire in personale e in procedura. Ma in due anni questa Giunta ha stanziato 40 milioni di euro per risanare oltre mille alloggi. Si poteva fare di più ma prima non è stato fatto. Abbiamo generato 29 appalti che sono stati vinti per il 90 per cento da imprese sarde». Per l’esponente della Giunta «è necessaria la riforma della legge 13».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) «l’assessore Maninchedda sa difendersi benissimo da solo e io parlerò del perché le critiche dell’opposizione sono infondate. Non capisco perché un ente pubblico economico non possa funzionare come un spa: si tratta solo di individuare una buona qualità del management. La struttura dell’ente è però ben disegnata da questo disegno di legge».

L’emendamento 15 è stato respinto. Così il 14. Approvato, con il voto segreto richiesto dal capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, l’emendamento 52 (Pizzuto e più) che aveva ricevuto il parere contrario della Giunta e della commissione.

L’emendamento (27 voti favorevoli su 47 votanti) prevede un ruolo per «i comitati di garanzia e di indirizzo di cui all’articolo 5 bis della presente legge» al posto del sistema delle autonomie locali e delle organizzazioni maggiormente rappresentative di interessi nel campo dell’edilizia sociale.

Dopo il voto l’assessore Maninchedda ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Alla ripresa dei lavori l’Aula ha approvato con 31 favorevoli e 18 contrari l’emendamento n. 44 (Solinas A. e più) che sostituisce il comma 6 dell’articolo 2 e che prevede che la commissione consiliare esprima il parere entro 30 giorni dalla trasmissione delle proposte del Cres sui piani attuativi annuali e pluriennali.

Posto in votazione è stato approvato, dunque, il testo dell’articolo 2 (Funzioni della Regione) ed è stato invece respinto (45 no  a 3 sì) l’emendamento aggiuntivo n. 16 (Busia).

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), ha quindi aperto la discussione sul testo e egli emendamenti all’articolo 3 (Funzioni delle autonomie locali) e non essendoci iscritti a parlare si è proceduto con la votazione (invito al ritiro della commissione e della Giunta) dell’emendamento n. 17 (Busia) che non è stato approvato con 48 contrari e un solo favorevole. Posto il votazione il testo dell’articolo 3 è stato  approvato con 33 sì e 16 contrari.

Aperta la discussione sull’articolo 4 (Osservatorio regionale sulla condizione abitativa – ORECA) il relatore della maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha invitato al ritiro la presentatrice dell’emendamento n. 18 (Busia) ed ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 45 (Solinas A. e più). La Giunta ha dichiarato parere conforme e l’Aula ha prima respinto l’emendamento n. 18 (46 no e 1 sì) e poi ha dato via libera al testo dell’articolo 4 (32 favorevoli e 16 contrari). Tra le due votazioni il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha domandato al presidente di Lai di invitare l’assessore Maninchedda ad esimersi dal dare indicazioni di voto e il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha chiesto con tono polemico se l’invito riguardasse anche il presidente Pigliaru e l’assessore Paci, entrambi presenti in Aula.

Posto in votazione è stato dunque approvato l’emendamento aggiuntivo n. 45 (Solinas A. e più) che al comma 6 dell’articolo 4, dopo le parole «provvede alla definizione» aggiunge «dell’organizzazione».

Dichiarato decaduto l’emendamento n. 24 si è passati alla discussione dell’articolo 5 (Azienda regionale per l’edilizia abitativa – AREA) e il presidente ha comunicato che lo spostamento dell’emendamento aggiuntivo n. 5 (Orrù) all’articolo 15 e dell’emendamento 54 (Pizzuto e più) all’articolo 8. Il consigliere Orrù ha dunque comunicato il ritiro dell’emendamento n. 5 ed il relatore di maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 36 (Rubiu e più); favorevole all’emendamento n. 66 (Solinas A. e più); contrario al n. 37 (Rubiu e più) e al n. 35 (Rubiu e più), favorevole all’emendamento n. 68 (Giunta regionale) che emenda il n. 53 (Pizzuto e più).

L’assessore Maninchedda ha dichiarato parere conforme a quello della commissione ed ha ricordato che il regolamento consiliare consente alla Giunta l’espressione del parere in sede di votazione in Aula.

Il Consiglio non ha dunque approvato l’emendamento n.36 ed ha approvato (31 sì e 18 no)  il n. 66 che al comma 3 sopprime le parole «ed esercita inoltre le competenze in materia di edilizia attribuite esplicitamente dalla Giunta regionale».  L’approvazione ha comportato la decadenza dell’emendamento n. 37 e si è proceduto con l’approvazione (32 sì e 12 no) del testo dell’articolo 5. Respinto l’emendamento aggiuntivo n. 35 l’Aula con 31 favorevoli e 16 contrari ha approvato la proposta di modifica della Giunta (emendamento 68) all’emendamento n. 53, approvato con 35 sì e 12 no.  Respinto l’aggiuntivo n. 53 si è passati all’articolo 6 (Funzioni e attività di Area), il consigliere Orrù (Psd’Az) ha confermato il ritiro degli emendamenti a sua firma e il relatore di maggioranza, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti presentati all’articolo 6. La Giunta si è detta conforme al parere della commissione e il presidente Lai ha dichiarato inammissibili l’emendamento n. 19 (Busia) ed ha respinto con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 41, 40, 57, 58, 59, 60, 61 e 62 ed ha invece approvato con 32 favorevoli e 16 contrari il testo dell’articolo 6.

Il relatore Antonio Solinas, seguito dall’assessore Maninchedda, ha modificato il parere all’aggiuntivo n. 55 (Pizzuto e più) e l’Aula ha respinto il n. 38 (Rubiu e più) e il n. 63 (Tocco e più) ed ha approvato il n. 55 che inserisce il comma 3 bis che stabilisce che Area ogni sei mesi debba pubblicare un bando pubblico relativo ad immobili ad uso commerciale destinati ai giovani sotto i 40 anni.

Nella discussione sull’articolo 7 (Statuto, regolamenti e carta dei servizi) il relatore Antonio Solinas ha invitato al ritiro la presentatrice degli emendamenti n. 20, 21 e 22 (Busia) che sono stati tutti respinti con distinte e successive votazioni mentre il Consiglio ha approvato con 29 favorevoli e 17 contrari il testo dell’articolo 7.

Il presidente del’Assemblea ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula per oggi (mercoledì 21 settembre) alle 10.30.

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Audizione del comitato “Salviamo il Trenino Verde della Sardegna” in commissione Trasporti del Consiglio regionale.

«Il Trenino Verde è uno dei più grandi attrattori turistici della Sardegna e la sua valorizzazione, come bene storico, ambientale e culturale, è una strada vincente che assicura lo sviluppo dei territori e produce ricchezza», ha detto il coordinatore del Comitato, Ignazio Pisu.

Ignazio Pisu, in un dettagliato documento consegnato alla commissione, ha sollecitato da parte della Regione «una scelta politica definitiva ed un intervento straordinario ed urgente per mettere in sicurezza le tratte in modo da poter programmare e commercializzare, da subito, le prossime attività turistiche».

«L’intervento della Regione – ha proseguito – dovrà essere il frutto della collaborazione di tutti gli assessorati competenti (Trasporti, Programmazione, Turismo, Cultura e Agricoltura) e dei territori interessati, per costruire un progetto complessivo di pacchetti turistici, proposte di viaggio ed organizzazione degli orari inquadrato stabilmente nella promozione turistica regionale.»

Dopo gli interventi di altri componenti del Comitato e dei consiglieri regionali Attilio Dedoni (Riformatori), Fabrizio Anedda (Misto), Pierfranco Zanchetta (Cps) ed Eugenio Lai (Sel), il presidente della commissione Antonio Solinas ha assicurato «interventi concreti in tempi certi». «Entro il mese di settembre – ha affermato – organizzeremo un incontro congiunto con Arst ed assessorati dei Trasporti, del Turismo e della Cultura per mettere a punto le linee principali di un progetto di rilancio del Trenino Verde che dovrà essere condiviso con i territori”.

«Per quanto riguarda la sicurezza della rete dove sono già in corso interventi importanti – ha detto ancora Solinas – ho avuto assicurazioni dall’Arst che, a partire dal 2017, il tracciato sarà interamente percorribile e questa è la condizione indispensabile per poter impostare un buon progetto di sviluppo per la prossima stagione». L’impegno della Regione c’è, ha concluso Solinas ricordando lo stanziamento di 15 milioni di euro nella legge di stabilità 2016 per il triennio 2026-2018, «e faremo di tutto per consolidarlo, attraverso una pianificazione di medio e lungo termine che collochi il Trenino Verde ed i territori di riferimento (i 40 Comuni toccati dal tracciato, più altri 60 delle zone vicine) al centro dell’offerta turistica regionale, nel solco della migliore esperienza di altre Regioni d’Italia e d’Europa».

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I consiglieri della coalizione di centrosinistra che sostiene la Giunta Pigliaru ha tenuto una conferenza stampa, questa mattina, alla presenza dell’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, per commentare l’approvazione della legge che istituisce il reddito di inclusione sociale.

 «E’ iniziata la guerra alle povertà – ha detto Luca Pizzuto, segretario regionale di Sel, primo firmatario della proposta di legge -. Non è la panacea di tutti i mali ma offriamo un’opportunità concreta a diecimila famiglie ridotte in povertà, perché possano uscire da una condizione drammaticamente penalizzante.»

La prima erogazione del reddito per coloro che ne avranno il diritto (dichiarazione Isee al di sotto dei 3.000 euro\anno) è ipotizzata per il prossimo autunno e la cifra dovrebbe aggirarsi intorno alle 500 euro per nucleo familiare e 200 euro per singola persona. I fondi a disposizione per il 2016 superano complessivamente i 50 milioni di euro (30 di fondi regionali e 20 del Pon inclusione) ma il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, insieme con il vicepresidente del Consiglio, Eugenio Lai, hanno sollecitato l’assessore Paci affinché la dotazione finanziaria possa essere incrementata almeno fino a 70 milioni di euro.

«C’è bisogno di inclusione sociale – ha affermato il vice presidente della Regione, Paci, sottolineando la coesione dimostrata in Aula dalla maggioranza – e di più diritti per tutti: con l’approvazione della legge che istituisce il Reis, il centrosinistra al governo della Sardegna muove proprio in questa direzione.»

La soddisfazione del Pd, per l’approvazione del provvedimento che Sel aveva presentato pochi giorni dopo l’avvio della Legislatura, è stata espressa da Luigi Ruggeri («il Reis è una misura specifica contro la povertà e rappresenta un servizio alla democrazia e alla partecipazione dei cittadini») e da Lorenzo Cozzolino che ha posto in evidenza come “finalmente” si introduca uno strumento che «metta insieme Comune, Asl e Regione». Il riconoscimento politico per il ruolo svolto dalle forze della minoranza è invece arrivato con la dichiarazione del capogruppo di Sel, Daniele Cocco: «Dobbiamo riconoscere il grande senso di responsabilità dimostrato dalle opposizioni in Aula, che ci hanno consentito di approvare una legge fondamentale in una sola giornata di lavori».

Soddisfazione è stata espressa quindi dal capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro, Roberto Desini («è una legge di tutto il centrosinistra sardo e ben venga il sostegno della Regione alle amministrazioni locali per far fronte al sempre crescente disagio economico nelle nostre comunità») e dal suo omologo dell’Upc, Pierfranco Zanchetta che ha auspicato un innalzamento della somma destinata a ciascun nucleo familiare e l’allargamento della platea dei beneficiari.

«Con l’approvazione del Reis raccogliamo la richiesta di aiuto della società sarda», ha dichiarato Paolo Zedda (Soberania & Indipendentzia) che ha elencato le tre grandi emergenze sociali dell’Isola: alto livello di povertà, bassi livelli di istruzione e calo delle nascite. «L’introduzione del reddito di inclusione è una riforma che ha molto di socialista», ha aggiunto il presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Upc-Socialisti), prima di passare la parola a Luca Pizzuto per la replica finale al capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Pdci) che astenendosi nella votazione finale  in Aula, aveva definito il Reis “un’elemosina di Stato”: «Noi, col reddito di inclusione sociale offriamo un’opportunità di vita a dieci mila famiglie sarde, chi ha saputo fare di meglio si metta in fila».  

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