23 December, 2024
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Il reddito di cittadinanza e contrasto della povertà con l’istituzione del fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza è legge regionale. Il Consiglio regionale, infatti, questa sera ha approvato

In avvio di seduta, prima del parere sugli emendamenti all’art.1 (Principi e finalità) il relatore del provvedimento Luca Pizzuto (Sel) ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, il relatore e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti. I presentatori hanno ritirato gli emendamenti soppressivi parziali

Il Consiglio ha poi approvato l’art.1. Con riferimento all’art. 2 (Reddito di inclusione sociale) è stato approvato l’emendamento sostitutivo totale n.113 Pizzuto e più) che specifica le condizioni per l’accesso al reddito di inclusione sociale. Con l’emendamento sostitutivo parziale n. 102 (Truzzu e più) corretto da una integrazione orale formulata dal consigliere Luigi Ruggeri (Pd) è stata introdotta la possibilità di sostituire parzialmente il sussidio economico con un buono acquisto di beni e servizi. Via libera dell’Aula anche ad una integrazione orale del relatore Pizzuto (Sel) alle azioni di contrasto alla povertà finalizzate alla lotta allo spopolamento nei Comuni con meno di 15.000 abitanti, con una attenzione particolare ai giovani con meno di 40 anni. All’art. 3 (requisiti e condizioni di accesso) è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale proposto dal consigliere Pier Mario Manca (Sd) che modifica il termine previsto di 36 mesi in 60 mesi

Subito dopo è stato approvato il testo dell’art. 3 integrato dall’emendamento sostitutivo parziale n. 114 (Pizzuto e più) con cui si specifica che la misura della Regione “è complementare ed aggiuntiva rispetto agli interventi del programma nazionale Sia-Sostegno di inclusione attiva)”, in modo da ampliare la platea dei beneficiari.

L’art. 4 (Doveri dei beneficiari) è stato approvato con l’integrazione prevista dall’emendamento sostitutivo parziale n.115 (Pizzuto e più) che indica i percorsi di politiche attive del lavoro riservate ai beneficiari del Reddito di inclusione sociale. Tali misure, aggiunge la proposta, dovranno essere programmate “dagli uffici di Piano nell’ambito del Plus competente per territorio”.

Approvato inoltre l’emendamento sostitutivo parziale n.126 (Manca Pier Mario e più) con cui si modifica il termine da sei mesi a dodici mesi. Approvato anche, con l’emendamento aggiuntivo n.116 (Pinna Rossella e più) il riferimento al Patto di inclusione sociale.

Approvato, infine, il testo dell’art. 4 con le modifiche introdotte

L’art. 4/bis (Sistema informativo), esaminato successivamente, è stato approvato con le modifiche introdotte dalle disposizioni dell’emendamento sostitutivo totale n.117 (Pizzuto e più) riguardante l’introduzione di uno specifico sistema informativo “quale strumento di monitoraggio, valutazione e controllo delle misure attivate”.

Sull’articolo 5 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (Fdi) per illustrare l’emendamento 106 e ha detto: “Dobbiamo evitare che i soliti furbetti possano approfittare di questa situazione, come i titolari di auto di grossa cilindrata o imbarcazioni da diporto”. Favorevole all’emendamento anche il sardista Angelo Carta. Contrario l’on. Luigi Ruggeri (Pd): “Si tratta di una norma pleonastica che rappresenta un appesantimento del testo”. Per l’on. Agus (Sel) “i parametri dell’indigenza sono già contenuti nella normativa del nuovo Isee”. L’emendamento non è stato approvato. Ok anche all’articolo 5 e poi gli altri articoli fino al 13, anche con emendamenti orali presentati dal primo firmatario, on. Luca Pizzuto (Sel).

Approvato l’emendamento sostitutivo totale 89 all’articolo 13 bis: si tratta di una norma che prevede che “la Giunta, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, definisce la linee guida sui criteri e le modalità di ripartizione degli stanziamenti”. Approvati gli articoli 13 ter e quater, l’articolo 14.

Ok dell’aula anche all’emendamento 112 all’articolo 14 bis, che intitola il provvedimento “Reddito di inclusione sociale, fondo regionale per il reddito di inclusione sociale. Aggiudu torrau”.

L’on. Luca Pizzuto ha ringraziato “l’opposizione e la commissione Sanità con l’assessore Arru, per il lavoro svolto. Non si usa ma voglio ringraziare anche l’amministrazione regionale che ci ha aiutato a scrivere questa legge. Permettetemi di ricordare l’onorevole Luigi Cogodi, che per primo fece questa battaglia nel 1999 in quest’Aula. A lui e alle donne della Sardegna e alla mia generazione massacrata dalla precarietà voglio dedicare questa legge, nella speranza che questo strumento nelle loro mani possa assicurare migliori condizioni. Con questo voto dichiariamo guerra alla povertà e all’ingiustizia sociale”.

Per l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) “le buone finalità sono condivisibili e pertanto da questi banchi arriverà un voto di astensione, per un forte senso di responsabilità. E’ un provvedimento a tratti evanescente e inapplicabile ma ci auguriamo che alle famiglie sarde possa arrivare qualcosa”.

Anche l’Udc ha annunciato il voto di astensione: “Questa legge è uno strumento per tamponare l’emergenza ma solo il lavoro dà la vera dignità alle famiglie”. Per il Pd hanno dichiarato il voto a favore gli onorevoli Luigi Ruggeri e Rossella Pinna, che ha detto: “Il Pd partecipa alla lotta alla povertà e alla disuguaglianza sociale. Ci sono solo buone ragioni per condividere questa proposta di legge, soprattutto perché supera il modello di welfare dello Stato e responsabilizza le persone che ricevono aiuto”. Il sardista Angelo Carta ha auspicato nuove e maggiori risorse per questo strumento”.

Favorevole anche il Partito dei Sardi e l’Upc con l’on. Pierfranco Zanchetta: “Questa è una giornata che segna un passo fondamentale per l’Aula e per la maggioranza”.

Per l’on. Paolo Zedda (Rossomori) “non è una legge che assiste i poveri ma che scrive un patto sociale e individua nella famiglia la cellula minima che è in grado di contrattare il patto di sussistenza con le istituzioni. E’ scattato l’allarme rosso e non possiamo far finta di non sentirlo”.

Per il comunista italiano Fabrizio Anedda “questo provvedimento avrebbe bisogno di 500-600 milioni anni per la Sardegna. Sessanta milioni per due anni non incideranno nello stato di povertà ma serviranno al clientelismo di qualche amministratore. Per questo penso di astenermi”.

Secondo l’on. Christian Solinas (Psd’az) “non vorrei che per la ristrettezza delle risorse nascesse una categoria di idonei non beneficiari. Cogodi in quest’Aula ottenne ben altre risorse per il Piano straordinario per il lavoro nel 1999”. 

Il Consiglio è quindi passato al secondo punto all’ordine del giorno: la proposta di legge n. 337/B (Lotto e più) “Modifiche alla legge regionale 11 maggio 2015, n. 11 (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998)”.

Prima dell’avvio della discussione generale ha chiesto la parola il capogruppo di Sel Daniele Cocco che ha ricordato all’assessore alla Sanità, Luigi Arru, l’impegno assunto la scorsa settimana per l’avvio di un tavolo tecnico sulla vertenza dei dipendenti dell’Aias.

L’assessore Arru, rispondendo alla sollecitazione dell’esponente di Sel, ha assicurato che l’incontro si terrà nei prossimi giorni.

Chiarita la questione, il presidente Ganau ha dato la parola al presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto per la relazione di maggioranza alla proposta di legge n. 337.

Luigi Lotto, in premessa, ha ricordato che nel maggio del 2015 il Consiglio approvò una legge per agevolare e incoraggiare lo sviluppo dell’agriturismo in Sardegna. «In quella legge ci sono due articoli che fissano all’80 e all’85% la percentuale dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo e ittiturismo  per la somministrazione dei pasti. La legge fa riferimento ai prodotti acquistati direttamente dalle aziende agroalimentari. Ciò crea problemi – ha sottolineato Lotto – i titolari delle imprese non devono essere obbligati ad acquistare direttamente dalle aziende ma devono poterlo fare anche attraverso i comuni canali della distribuzione commerciale».

Con la modifica richiesta – ha concluso il presidente della V Commissione – si chiarisce che rientrano nella tipologia dei prodotti alimentari comunemente utilizzabili negli agriturismo tutti i prodotti derivati da trasformazione di materie prime di origine regionale purché realizzati da aziende agricole e agro-alimentari sarde, ancorché non acquistati direttamente da esse.

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha dichiarato la propria contrarietà al provvedimento: «Abbiamo ritirato la nostra firma alla proposta di legge perché intravediamo il pericolo che in questo modo si aprano le porte a prodotti di aziende sarde che operano all’estero. Produttori sardi che non producono in Sardegna potranno vendere agli agriturismo. La precedente legge non imponeva di acquistare direttamente dall’azienda ma dalla sua rete commerciale. La modifica, imposta dai funzionari regionali, è beffarda e maldestra e rischia di danneggiare i produttori seri e i consumatori».

A Crisponi ha subito replicato il presidente della Commissione Luigi Lotto: «Respingo il riferimento ai prodotti esportati e riportati in Sardegna. Non c’entra nulla con la proposta di modifica in discussione».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole: «La norma è un chiarimento della legge precedente che aveva necessità di essere ben definita – ha detto Cherchi – si tratta di prodotti primari. Non trovo niente di strano che il latte prodotto ad Arborea possa essere comprato a Sassari».

Pier Mario Manca (Partito dei Sardi) ha difeso la proposta di legge ma ha espresso fastidio per l’atteggiamento della burocrazia regionale. «Mentre la politica cerca soluzioni c’è un’eccessiva rigidità da parte dei dirigenti dell’assessorato. La legge non è ritornata in Aula improvvisamente. I dirigenti non hanno detto niente quando la era ancora in Commissione adesso costringono l’organo politico a intervenire nuovamente. Servono soluzioni per evitare che il Consiglio venga inchiodato a discutere questioni di lana caprina».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato l’approfondita discussione in Commissione sul provvedimento. «La legge mirava a tutelare le aziende che producono i propri prodotti. La previsione dell’acquisto diretto in azienda non era un capriccio ma mirava a tutelare aziende e consumatori. Questa modifica dà l’apertura alle reti commerciali che spacciano prodotti sardi ma che di sardo hanno ben poco».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato.

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’Aula ha dato il via libera in rapida successione anche ai due articoli della legge che introducono le modifiche proposte. 

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo definitivo che è stato approvato con 38 voti a favore, 2 contrari e 7 astenuti. 

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato l’esame della proposta di legge n. 349 “Modifiche alla legge regionale 11 aprile 2016, n. 5 (legge di stabilità 2016). Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi” ed il primo firmatario, il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini ha illustrato il provvedimento che prevede l’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli enti locali (articolo 8, comma 12. LR 5\2016 “legge di stabilità 2016) anche per “l’immediato ripristino  delle condizioni necessarie a garantire il mantenimento dei livelli produttivi ed occupazionali delle attività colpite da incendio”. Il consigliere della maggioranza ha ricordato quindi i recenti incendi che hanno flagellato la Sardegna pur evidenziando la diminuzione dei roghi rispetto allo scorso anno nonché “l’efficacia degli interventi e della campagna di sensibilizzazione promossa dalla Regione”.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha espresso giudizio positivo sulle finalità del provvedimento e sull’opportunità di garantire opportuni sostegni alle azienda private danneggiate dal fuoco ma ha sollevato dubbi su possibili rilievi in sede comunitaria sulla legittimità degli aiuti diretti alle aziende private, così come ipotizzati nella Pl 349.

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso il parere favorevole della Giunta sul provvedimento ed ha precisato che il comma 12 dell’articolo 8 della legge di stabilità 2016 è stato considerato legittimo da parte del governo e dunque anche la norma contenuta nella proposta di legge dovrebbe essere legittima.

Il consigliere del Pd, Mario Tendas, ha manifestato pieno sostegno all’iniziativa ma ha ricordato i ritardi con cui si procede col ristoro dei danni alle aziende private colpite dalla tragica alluvione del 2013 («con i due milioni di stanziamento si può far fronte inoltre solo al 5% dei danni superiori ai diecimila euro»).

Il consigliere del gruppo SdL, Piermario Manca, ha dichiarato di condividere le finalità del provvedimento in discussione ma ha insistito sul rischio infrazione in sede comunitaria ed ha proposto dunque una modifica per precisare che gli aiuti sono rivolti al comparto zootecnico per far fronte alla sussistenza alimentare degli animali di aziende attraversate dagli incendi.

Il capogruppo Sdl, Roberto Desini, ha chiesto qualche minuto di sospensione dei lavori dell’Aula che il presidente Ganau ha accordato ed alla ripresa, l’onorevole Desini ha illustrato l’emendamento orale che introduce la precisazione che gli aiuti sono “sono atti a soddisfare impellenti esigenze alimentari del compendio zootecnico sopravvissuto agli incendi”.

L’emendamento è stato dunque accolto dall’Assemblea che lo ha approvato prima di dare il via libera all’articolo 1 “Modifiche della legge regionale n. 5 del 2016. Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi” e all’articolo 1 bis “Entrata in vigore”.

Posta in votazione la legge è stata quindi approvata all’unanimità con 44 consiglieri votanti.

Il presidente Ganau, infine, ha comunicato all’Aula la convocazione dell’ufficio di presidenza per domani (mercoledì 3 agosto) alle 10.30 e la convocazione del Consiglio per giovedì 1 settembre alle 10.30 con all’ordine del giorno la ricapitalizzazione della società di gestione dell’aeroporto di Alghero, Sogeaal, nonché la convocazione della Quinta commissione (domani, mercoledì 3 agosto alle 12), della Quarta commissione (giovedì 4 agosto alle 9.30) e della Sesta commissione (giovedì 4 agosto alle 10.30).

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 10 contrari sui 4o consiglieri presenti in Aula al momento del voto, la legge per l’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR).

Questo pomeriggio, in apertura di seduta, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali. Inoltre, riprendendo alcune dichiarazioni del presidente Pigliaru riportate da organi di stampa in cui si parlava di un nuovo direttore generale proveniente da oltre Tirreno, ha invitato il presidente della Regione a chiarire la circostanza «perché la questione interessa l’Aula ed è pertinente col dibattito in corso».

Il presidente Pigliaru ha risposto auspicando che il direttore generale della Asl unica «sia il migliore possibile qualunque sia la sua provenienza, non c’è nessuno vincolo geografico perché siamo in una società aperta, sono convinto che si sceglierà il migliore fra candidati molto forti e mi aspetto molte domande».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi del suo gruppo, seguito dal collega dal Misto-Fdi Paolo Truzzu.

Prendendo la parola nel dibattito sull’art. 5 la consigliera Annamaria Busia ha sottolineato che «la fase di transizione è importantissima per sviluppare e completare i processi di riforma e la Asl unica è un nuovo organismo che richiede un certo tempo di gestazione». Sotto questo profilo, ha aggiunto, «preoccupa per come è stata pianificata perché appare troppo breve ed appesantita dall’onerosa gestione dell’ordinario, un contesto che solleva perplessità sulla buona riuscita del percorso, come dimostrato peraltro anche dai raffronti con altre realtà (le Marche) dove dopo due anni non è stato ancora completato». La Busia ha espresso infine le sue riserve sulla legge anche in ordine ad altri aspetti come «l’incertezza sulle risorse, la mancata costituzione di un team operativo, di un crono programma, e di attività di formazione; una riforma un po’ demagogica e superficiale che non potrà essere ben governata dal nuovo direttore generale, per quanto bravo».

Il consigliere Michele Cossa ha messo in luce che «mentre il testo parla di disposizioni transitorie non ci si rende conto che la transizione è già iniziata come dimostra quello che è successo in tutte le Asl dopo le decisioni della Giunta, con lotte all’ultimo sangue per conquistare incarichi e posizioni al fine di prefigurare futuri assetti organizzativi». In pratica, ha osservato, «il manager che arriverà troverà quasi tutto fatto e l’unica novità positiva è quella della norma sui concorsi anche se, a nostro avviso, molti buoi sono già scappati; è necessario comunque che la Giunta dica come pensa di affrontare questo problema del fatto compiuto».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino del Partito Democratico, intervenendo sul primo punto dell’articolo riguardante l’individuazione della sede della Asl unica ha affermato che «si tratta di una scelta che deve essere ponderata e preceduta da alcune considerazioni». A suo giudizio, «deve essere favorita l’azienda più grande con le strutture e le professionalità richieste dalla riforma e cioè Cagliari, altrimenti la riforma potrebbe essere rallentata anche perché non ci sono piani di fattibilità riferiti a situazioni diverse». Inoltre, ha proseguito, «va tenuto conto dei compiti delicati e complessi che richiedono un rapporto stretto con l’assessorato della Sanità che deve poter esercitare nel modo migliore il suo ruolo di vigilanza e controllo, e che l’eventuale spostamento comporterebbe aggravio di costi». In sostanza, ha concluso, «è sbagliato intervenire su questa materia per presunte compensazioni di natura politica o territoriale mettendo a rischio il buon andamento di una riforma incentrata sul contenimento della spesa sanitaria, che ha più alta incidenza sul bilancio della Regione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la votazione a scrutinio segreto degli emendamenti nn. 653, 654 e 662.

Successivamente il Consiglio ha approvato a scrutinio segreto, con 30 voti favorevoli e 26 contrari, l’emendamento n.654 (Demontis e più). Il testo prevede che in attuazione della disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge «a decorrere dal 1° gennaio 2017 la Asl n.1 di Sassari incorpora le altre aziende sanitarie locali e assume la denominazione di Azienda per la salute». Entro il 31 agosto inoltre la Giunta nominerà il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Sassari che, dal 1° gennaio 2017, assumerà le funzioni di direttore generale dell’Azienda della salute. Per quanto riguarda infine l’Azienda regionale di emergenza-urgenza Areus avrà sede legale a Nuoro.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.647 (Cherchi Augusto e più) che prevede l’utilizzo delle graduatorie di ciascuna Area socio-sanitaria «fino alla loro scadenza naturale» o comunque in vigore anche nelle aree contigue o nelle altre «secondo l’ordine di approvazione».

La seduta sospesa è stata sospesa per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha proposto l’unificazione dell’emendamento n. 647 con il n. 655 perché connessi per materia, per cui sarebbe auspicabile una sintesi precisando che sarebbe opportuno aggiungere alla data scadenza di graduatorie delle aziende, il 31 dicembre 2016, una proroga fino 31 dicembre 2017.

La seduta è stata nuovamente sospesa per una verifica dei due testi.

Ripresa la seduta, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che è stato perfezionato un test di sintesi che, fra l’altro, prevede la proroga delle graduatorie al 30 giugno 2017.

Messo ai voti, il testo unificato dei due emendamenti è stato approvato.

Voto favorevole dell’Aula anche per gli emendamenti n. 664 (Sabatini) e 663 (Sabatini). Il primo conferma la validità dei concorsi già banditi prima dell’entrata in vigore della legge, mentre il secondo consente alle aziende del servizio sanitario, sino al 31 dicembre 2016, di bandire concorsi e stipulare contratti «previa autorizzazione dell’assessorato della Sanità»

Approvato, infine, anche l’emendamento n. 526 (Pizzuto – Cocco Pietro) che obbliga il direttore generale ad equiparare i livelli di carriera prima dell’unificazione del personale delle aziende. Il testo è stato integrato da un emendamento orale del capogruppo del Pd Pietro Cocco che prevede anche l’allineamento dei modelli organizzativi e del trattamento economico. La proposta è stata sottoscritta da tutti i capigruppo.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo 15 e si è poi accesa sull’emendamento 490, a firma di Zanchetta e più. L’emendamento riguarda l’organizzazione degli uffici stampa delle Assl e la necessità che l’informazione e la comunicazione sanitaria su temi importanti come la peste suina siano al centro delle politiche sanitarie. Favorevole anche l’on. Roberto Deriu (Pd).

Secondo il vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci, è “ridondante il richiamo ma ci rimettiamo all’Aula prestando sempre la massima attenzione alle questioni dell’informazione”. Per l’on. Cossa (Riformatori) “il tema dell’informazione negli enti pubblici è sensibile e ci riserviamo di presentare su questo una proposta di legge”.

Per l’on. Walter Piscedda (Pd) “forse un emendamento del genere potrebbe essere contenuto in un atto aziendale ma a questo punto lo condivido e firmo pure io, per sostenere il dovere dell’informazione e della trasparenza anche nei territori delle Assl”.

Anche l’on. Daniele Cocco (Sel) si è detto favorevole all’emendamento Zanchetta e così l’on. Rosella Pinna (Pd).

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “è chiaro che si sta scrivendo dentro la legge una cosa che non c’entra nulla. Forse era il caso di scriverci altro, magari una parolina se avremo o no l’elisoccorso. Voto contro perché questo è il sostegno ai soliti nomi dell’informazione, magari chiamati al lavoro discrezionalmente dai commissari”.

Per l’on. Marco Tedde (Forza Italia) “questa è la prova della sottomissione alla politica  della riforma sanitaria. Stiamo disciplinando atti di gestione, altro che. Diteci che cosa vi porta a occuparsi dei precari degli uffici stampa delle Asl”.

Anche l’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha condiviso l’emendamento e così l’on. Antonio Solinas (Pd). Per il sardista Angelo Carta è “necessario capire se intendimento del presentatore dell’emendamento sia quello di aprire un ufficio stampa delle Asl nelle sedi dove ancora non è stato aperto”. Al termine, l’emendamento 490 è stato approvato.

A seguire, approvati gli emendamenti della Giunta nn. 547, 548, 549 sui consigli delle professioni e sui comitati zonali.

Sull’emendamento di Giunta n. 550 (dedicato alla istituzione della figura del coordinatore del Centro trapianti del Brotzu), l’Aula si è divisa dopo che il capogruppo del Centro democratico, in polemica con la maggioranza, ha annunciato il voto contrario. Dai banchi delle opposizioni si è levato un coro di critiche, tese a domandarsi il perché della previsione in legge dell’istituzione di questa figura. Sono intervenuti gli onorevoli Truzzu e Oppi. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Il vicepresidente ha confermato la volontà del ritiro dell’emendamento 550, che è stato dunque spuntato.

L’emendamento 649 (a firma Lai, Solinas A. e più) prevede: “L’ambito della Assl risultante dallo scorporo della Asl metropolitana ha come sede dell’area il Comune di Isili”. Su questo è intervenuto anche l’on. Solinas (Psd’Az), Locci (Forza Italia), che si sono chiesti come mai Isili sia l’unico Comune del quale si parli espressamente in legge. Per il presentatore dell’emendamento, l’on. Eugenio Lai (Sel), “con questa norma si sta tentando di mettere un po’ di chiarezza individuando un’area centrale della provincia di Cagliari al di fuori dell’area metropolitana”. L’emendamento Lai è stato approvato.

Approvati anche gli emendamenti della Giunta 551 (sub ambiti territoriali), 552 (trattamento economico del direttore generale), 553 (Ricerca e sperimentazione al Brotzu), 554 (elezione del Consiglio delle professioni aziendali), 555 (coordinamento con legge 10 del 2006), 556 (coordinamento regionale) e 558 (ruolo del direttore dei servizi sociosanitari). (C.C.)

All’articolo 16 (abrogazioni) sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati. Il testo dell’articolo 16 è stato approvato con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 17 (norma finanziaria) è intervenuta Alessandra Zedda (FI) che ha detto subito di voler prendere le distanze da questa riforma. “Non sono d’accordo su nulla – ha aggiunto – né sui contenuti, né sui i metodi, né con le forme di campanilismo. Anzi, credo che il trasferimento a Sassari della sede dell’ATS  sia un elemento negativo che porterà grandi discrasie sia nel sistema finanziario che su quello  organizzativo”. Per Alessandra Zedda la maggioranza ha agito secondo una  logica di spartizione del potere, insomma si sono creati nella sanità sarda i “sultanati”. Inoltre, da oggi sarà un governo esterno alla Sardegna che deciderà sulla salute dei nostri cittadini. Per Zedda si tratta di una legge –  presa in giro. Avete parlato per mesi  – ha continuato rivolta alla maggioranza – della ASL unica e di un  “non aumento di spesa”. E’ un falso,  piuttosto dobbiamo parlare di “sultanato unico”. Questa riforma è un escamotage della  maggioranza e della giunta per coprire il disavanzo nella sanità.

Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) non ha  ritirato l’emendamento 355 come richiesto dalla commissione, l’emendamento è stato bocciato. 

Marco Tedde (FI) ha detto di essere sconcertato perché questa riforma non è stata certo fatta per colmare il deficit  ma per mettere sotto controllo la gestione della sanità. Per Tedde è stato creato  un elefante amministrativo. Insomma è una riforma sbagliata, difficile da realizzare che accentra poteri ma non migliora la qualità dei servizi. Purtroppo quest’atto che state votando – ha concluso –  produrrà tanti danni. 

Edoardo Tocco (FI) ha sottolineato la delusione per questa riforma che non accontenta nessuno, neanche i colleghi della maggioranza. E’ stato creato un mostro – ha detto – non certo un buon sistema sanitario. Per l’esponente di Forza Italia si tratta di un “poltronificio”. Mi dispiace – ha concluso – che il presidente della Regione sia assente in aula. E’ andato via dopo che si è assicurato che la sede dell’ATS  sarà a Sassari. Non va bene, è una caduta di stile. Sarà difficile digerire questa riforma, i  sardi avrebbero dovuto ricevere più rispetto da parte del Consiglio regionale.

Augusto Cherchi (sovranità, democrazia e lavoro) ha dichiarato che  questa legge non lo appassiona. E’ una legge strana, approvata solo con un giorno e mezzo di discussione in aula, con una strategia politica sbagliata. E’ una legge che accentra in maniera esagerata e dall’altra parte decentra, che lascia i territori periferici al margine

Gli emendamenti presentati all’articolo 17 sono stati bocciati, l’articolo è stato approvato  con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 18 (entrata in vigore) è intervenuto Giancarlo Carta (FI). “Stiamo approvando una legge che avrebbe dovuto diminuire le spese, riordinare il sistema sanitario regionale, dare risposte concrete ai pazienti e agli operatori del settore. Mi sembra invece che oggi state approvando una legge fatta come un risiko. In questa legge – ha aggiunto – non c’è un’idea generale di sanità e le percentuali di risparmio sono ridicole. Forse avevamo ragione noi, c’era bisogno di più tempo. E’ assurdo che una legge così importante sia votata solo dalla maggioranza: questa legge doveva essere una legge di tutto il Consiglio regionale e a favore di tutti i sardi.  Da questa legge viene fuori solo questo: che ci sarà un mega direttore. Sono deluso e amareggiato. Questa riforma è da bocciare.

 Annamaria Busia ha detto di essere rammaricata per come è andata  questa discussione. E’ stata persa un’occasione. Trovarci oggi – ha sostenuto – in un’ aula semivuota, con un’opposizione che si è arresa, fa riflettere. Sicuramente la minoranza  utilizzerà questa legge in campagna elettorale. Perché questa legge incide sul bene principale che è la salute dei sardi. Io spero di sbagliarmi. Ho cercato di entrare nel merito della discussione, invano. Non siamo stati ascoltati. Non solo questa legge non semplifica, non accontenta i territori, non alleggerisce il sistema. Fa esattamente il contrario. Il riequilibrio territoriale non si attua spostando una sede a Sassari e una a Nuoro. In questa legge ci sono tanti errori, spero che i fatti mi diano torto per il bene dei sardi. La consigliera ha annunciato un voto di astensione sia sull’articolo 18 che sull’intera legge.

 L’art 18 è stato approvato.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la presentazione di due ordini del giorno sulla vendita ad una multinazionale inglese del patrimonio di dati genetici e biologici della comunità sarda (a termini di regolamento devono essere votati prima della votazione finale della legge) ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere.

«Un ordine del giorno che impegna la giunta lo si vede prima anche con la giunta». Con queste parole il vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha aperto in tono polemico il suo intervento evidenziando una sostanziale non condivisione per i termini “drammatica svendita del patrimonio genetico dei sardi” presente nel documento sottoscritto da 22 consiglieri della maggioranza.

Paci ha dunque rassicurato sull’attenzione dell’esecutivo per la vicenda ma ha anche affermato che il garante sulla privacy ha cerificato la legittimità dell’iniziativa. L’assessore ha inoltre precisato che sarà necessario il consenso di ciascun cittadino interessato dalla ricerca di Shardna per un utilizzo differente dei dati genetici e del Dna. «Non siamo contrari – ha concluso Paci – che importanti società internazionali vengano ad operare e investire in Sardegna nella sperimentazione e nella ricerca scientifica».

Emilio Usula (S&Ind), presentatore del documento della maggioranza che “impegna la Giunta a riferire in Consiglio e ad affettuare una ricognizione degli strumenti utilizzabili dalla Regione per scongiurare la drammatica vendita del patrimonio genetico dei sardi e conseguentemente la nostra stessa identità di popolo”, ha definito la vendita del patrimonio genetico dei sardi “una vicenda scandalosa e drammatica”. Usula ha lamentato il silenzio della politica sarda su questo tema ed ha escluso  di “voler scavalcare l’esecutivo” quanto ribadire la richiesta di garanzie “perché il patrimonio di dati genetici e biologici dei sardi possa essere utilizzato per fini pubblici”.

Christian Solinas (Psd’Az), presentatore del secondo documento sulla vendita del patrimonio genetico e del materiale biologico della ex Shardna (sottoscritto da tredici consiglieri della minoranza) ha replicato duramente all’assessore Paci. «Le poche competenze che restano in capo a questa assemblea – ha dichiarato il segretario dei sardisti – non possono essere svilite nel modo in cui ha fatto l’assessore, perché il Consiglio regionale non deve concordare gli ordini del giorno della Giunta, tutt’al più il Consiglio cercherà di concordare un ordine del giorno unitario al quale l’esecutivo dovrà rimettersi». Christian Solinas ha concluso riaffermando “l’interesse pubblico a detenere un patrimonio dei sardi”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, si è detto indignato per la “svendita el patrimonio genetico dei sardi” ed ha accusato la Giunta di aver “sbagliato l’approccio al tema”. «I sardi non aspettano che arrivi a qualcuno a gestire il loro patrimonio genetico – ha affermato l’esponente della minoranza – ma dobbiamo decidere noi a chi affidare il nostro patrimonio genetico». Carta si è detto favorevole all’unificazione dei due ordini del giorno.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ricordato la mozione presentata sul tema dal suo gruppo ed ha invitato a compire opportune valutazioni sulle vicende che nel corso degli anni hanno interessato Shardna e che hanno registrato il completo disinteresse della Regione. «Nella vendita alla multinazionale inglese – ha concluso Cossa – ci sono problemi etici, di privacy e di consenso ma non facciamo i provinciali, però ci sono aspetti che meritano approfondimenti.

Dopo una prima proposta per l’unificazione dei due documenti, l’Aula ha proceduto alla votazione dei due ordini del giorno che sono stati approvati (il consigliere del Pd, Demontis ha dichiarato voto contrario).

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione finale della legge per l’Asl unica e si è aperta la fase delle dichiarazioni di voto. A favore si è espresso il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, («riforma indifferibile, la sanità peggio di così non può andare»), mentre contrario si è detto, il consigliere Fd’I, Paolo Truzzu, («speravo in una buona legge ma non si è sfruttata l’opportunità di cambiare in Aula un provvedimento atteso») ed anche il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa («la Asl unica doveva mettere da parte il vizio capitale della sanità e cioè l’infiltrazione della politica nella sanità, così non è stato e abbiamo visto il riemergere dei localismi, delle spartizioni territoriali con la perla finale di Isili che rappresenta solo un tributo a Sel»).

Voto contrario ha dichiarato, Gianni Tatti (Udc): «Si è perso di vista il fine nobile del diritto alla salute, è stato invece un continuo conflitto per gli interessi».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha definito la riforma «il risultato di un lavoro importante da sottolineare senza particolare enfasi ma da non demonizzare, il punto di partenza verso un sistema sanitario nuovo che si aspettano i cittadini ed i trentamila operatori del settore, che anzi bisogna coinvolgere per una migliore applicazione della legge». La legge, ha concluso, «contiene molte potenzialità positiva non tanto in termini di risparmio ma di soddisfazione del bisogno di salute dei sardi».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di una riforma «per molti aspetti obbligata voluta più dalla Giunta che dal Consiglio, riforma che comunque andava fatta, importante ma non condivisa come avrebbe richiesto il il fatto che la sanità assorbe la metà del bilancio regionale». Anche in questa circostanza, ha aggiunto Satta, «la politica ha confermato di essere uguale a se stessa, con una fase preparatoria insufficiente e un discorso non chiaro sui risparmi che potrà produrre, al di là di riferimenti generici al Veneto dove le cose non vanno poi così bene o alla Toscana dove sono state istituite tre Asl come pure era stato proposto anche per la Sardegna». Nel concreto, ha concluso, «restano ancora differenze profonde fra territori come nella zona di Olbia che si trova molto al di sotto della media nazionale di posti letto ed è una realtà sottovalutata anche per l’impatto delle presenze turistiche».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato che «si sapeva che il percorso non sarebbe stato facile ma la maggioranza ha presentato ben 110 emendamenti e molti la stessa Giunta, segno di una faticosa  e confusa ricerca di equilibrio», Con quale risultato, si è chiesto Carta, «si potrebbe dire che hanno vinto i sassaresi e i nuoresi ma non si può ridurre la legge a questo aspetto che non ha a che vedere con la salute dei sardi, ed è questo in fondo il vero problema che non è stato affrontato, al punto che qualcuno della Giunta l’ha chiamata azz…».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, annunciando il suo voto contrario, ha parlato di «messaggio sotterraneo di dimissioni del presidente della Giunta segno di profondo malessere della maggioranza che il dibattito ha evidenziato, mentre la vera emergenza, quella della salute dei sardi, è rimasta tale e quale, così come le liste d’attesa, le file al pronto al soccorso o al centro di prenotazione». Si è preferito sistemare qualcuno, ha lamentato Orrù, «scopiazzando modelli esterni e lontani, alimentando amarezza e frustrazione fra il personale ma soprattutto fra i cittadini che non vedono cosa potrà cambiare in meglio per la tutela della loro salute».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl), favorevole, ha precisato che quello del suo gruppo «è un atto di fiducia nei confronti del presidente ma è cosa diversa dalla convinzione». Abbiamo cercato di migliorare la legge in tutti i modi, ha ricordato, «con contenuti ancora da definire e responsabilità non chiare, che affida tutto al nuovo direttore generale che dovrebbe avere la bacchetta magica; per queste ragioni non ci ha mai convinto, è una legge delle occasioni perse come quella del direttore di are socio-sanitaria, staremo a vedere convinti che si poteva fare molto meglio».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha dato ragione in apertura al capogruppo di Forza Italia quando ha detto che la responsabilità è della maggioranza, «in effetti la responsabilità è un requisito fondamentale della politica, per cambiare davvero le cose segna lo spartiacque fra un governo riformista ed uno che vuole mantenere delle le cose come stanno, restando impigliato in posizioni preconcette e di appartenenza». Abbiamo fatto una riforma difficile, ha sostenuto, «che tocca interessi forti e porterà ad un cambiamento radicale, la Asl unica è una grande strategia che continuerà con la riforma rete ospedaliera; purtroppo alcuni della maggioranza hanno voluto distinguersi ma non bisognava dimenticare che il cambiamento deve proseguire e che le risorse spese ad Isili e Muravera hanno un forte significato, non per il risparmio ma per migliorare l’offerta sanitaria».

Il consigliere Piermario Manca (Sdl), dopo aver ricordato la sua astensione sul passaggio ad articoli, ha annunciato il voto favorevole «perché la riforma non poteva aspettare di fronte a situazione disastrosa che assorbe molte risorse ma non produce buona salute; abbiamo dato il nostro contributo per una sanità migliore e più vicina ai territori, superando certi richiami al pessimismo dell’Aula che non costa niente ma non aiuta». Noi siamo, ha affermato, «per una sanità uguale per tutti che richiederà necessariamente tempi lunghi ma oggi la politica ha fatto il suo lavoro e il suo dovere, adesso il futuro è in mano alla Giunta ed all’assessorato che dovranno fare la loro parte assieme alle altre strutture della Regione».

Il consigliere Raimondo Perra (Psi) ha definito la giornata che sta per concludersi «importante e faticosa al termine della quale arriva però un provvedimento molto importante lungo la strada delle riforme avviata sia da questa Giunta che da questo Consiglio». Forse, ha riconosciuto, «sarebbe stato necessario un approfondimento maggiore in commissione ma c’era la necessità di far partire la riforma a luglio e la scadenza andava rispettata, non dimentichiamo però che di cambiare la sanità sarda ne parliamo da anni ma solo ora siamo arrivati ad un cambiamento davvero radicale, che non è tutto ma è per certi aspetti il passaggio più importante della legislatura».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha evidenziato che «la riforma cade in un momento negativo per la nostra Regione, per la mancanza di lavoro e la stessa inefficienza della sanità che ha una gestione pessima, consuma risorse pubbliche ingenti e non dà risposte ai cittadini». Il modello della Asl unica, ha dichiarato, «è l’unico possibile per razionalizzare il settore e superare il sistema precedente lottizzato; speriamo non ci siano condizionamenti, ci sono molte aspettative e bisogna essere all’altezza per rendere sempre più solide le basi di una vera riforma».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha iniziato il suo intervento con la citazione alea iacta est, per significare che si è raggiunto il traguardo dell’azienda sanitaria unica che rappresenta un grande punto di partenza, «un risultato che sarebbe sbagliato contrabbandare questo risultato come la riforma della sanità, è piuttosto l’avvio di un percorso che ci visto impegnati anche con molte differenze ma sempre verso una direzione unitaria, lavoro di cui va reso merito anche all’assessore Arru ed al presidente della commissione Perra». La stessa scelta della sede a Sassari, ha concluso, «nasce da indubbie contrapposizioni ma non va demonizzata perché si inizia a riconoscere il ruolo dei territori al servizio della comunità regionale».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha detto che ci si trova di fronte ad una svolta «dopo il punto di non ritorno della sanità sarda; abbiamo cercato di migliorare il testo con le nostre proposte, soprattutto per superare ingerenze politiche e dare spazio agli esperti ed agli specialisti, a volte non ci siamo riusciti ma guardiamo in positivo, perché abbiamo comunque voltato pagina prima con la riforma degli enti locali ed ora con quella della sanità».

Christian Solinas (Psd’az) ha affermato che non condivide la legge  ma che spera di essere smentito dai fatti e che le perplessità  siano infondate. Questa non è una riforma sanitaria ma è una parte di un processo più ampio. I sardisti voteranno contro.

Pietro Cocco (Pd) ha espresso il voto favorevole. Con l’approvazione di questa legge – ha detto –  si segna un passo importante nel portare avanti le riforme. Oggi mettiamo  un ulteriore tassello. Con questa legge si riorganizzano le aziende territoriali. Il passaggio prossimo sarà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Questo provvedimento è frutto di un grande lavoro da parte di tutti.

Ignazio Locci (FI) è stato molto critico con questa legge che non condivide né nei metodi, né nei contenuti. Si tratta  di un’occasione persa. Piùche una riforma  un  regolamento di conti all’interno del centrosinistra e nel PD. 

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha detto che sta iniziando un viaggio e che sta  cambiando il modo di intendere il sistema sanitario. Lo stesso nome ATS, azienda tutela della salute è un segnale importante. Perché si comincia a  parlare di salute e non di sanità. Questa riforma – ha concluso l’esponente della giunta – è un  primo passaggio. 

La legge è stata approvata (presenti 40, sì 30, no 10). Prima di chiudere i lavori il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per domani mattina alle 11.00. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 62

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Il Consiglio regionale ha ripreso oggi l’esame del disegno di legge sull’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR). Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha sostenuto che «non si può non denunciare questo modo di procedere, assistiamo alla presentazione di una quantità incredibile di emendamenti, fatto senza precedenti anomalia del Consiglio; il testo della Giunta è stato completamente stravolto dalla maggioranza fino a configurare una vera e propria proposta alternativa». Dunque, ha chiesto Pittalis, «su che cosa dobbiamo discutere? Senza alcun intento dilatorio e sapendo che la riforma è necessaria e deve in qualche modo deve poter vedere la luce, proponiamo di riportare il testo in commissione per poi sottoporre all’Aula un testo frutto di una vera sintesi della maggioranza».

Il presidente Ganau ha ricordato al Consiglio che la richiesta di riportare il testo in commissione deve essere messa ai voti.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha affermato che «trattandosi dell’esame di una riforma importante il consigliere Pittalis si assume una grande responsabilità a chiedere il rinvio in assenza di motivi davvero gravi; in questo momento non si può decidere su due piedi e chiediamo una breve sospensione dei lavori per una consultazione del nostro gruppo».

Il presidente ha sollecitato i gruppi ad esprimere la propria posizione sulla richiesta di riportare il testo in commissione.

Per il Psd’Az il consigliere Marcello Orrù si è detto d’accordo con Pittalis «perché si sta discutendo una cosa diversa dalla legge arrivata in Aula, inoltre le motivazioni importanti di cui parla Deriu ci sono tutte perché non si possono esaminare testi contrapposti su una materia così importante che riguarda i cittadini, meglio tornare in commissione e, a questo punto, tanto vale fare un’altra proroga per i commissari».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini, dopo aver premesso che «dieci minuti non implicano alcun problema» ha osservato che «la discussione della riforma si deve comune tenere perché in questi mesi il confronto c’è stato pur essendo arrivati, alla fine, ad un punto di non ritorno; tuttavia bisogna prendere decisioni e non possiamo sottrarci al nostro dovere ed alle nostre responsabilità, ricordandoci di quanti sono fuori da quest’Aula e non comprendono certi atteggiamenti della politica».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha dichiarato che «la chiave di tutto è la responsabilità e sotto questo profilo non c’è dubbio che l’approfondimento sia necessario, che sia breve come chiede Deriu o più articolato come proponiamo noi». Di fronte al testo più importante della legislatura, ha proseguito, «non c’è tempo perso, noi abbiamo dato il massimo della disponibilità per una norma fatta per tutti i sardi e non ci corre dietro nessuno, piuttosto l’opinione pubblica chiede giustamente conto delle tante risorse che spendiamo in sanità». Quella di Deriu è una apertura interessante, ha concluso Tunis, «facciamo capire ai sardi che tutti assieme abbiamo collaborato per fare una buona legge».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rivolto al Consiglio l’appello ad esercitare ogni sforzo per arrivare ad una legge che «non può essere solo di una parte ma all’altezza della situazione sanitaria che stiano vivendo; va bene la richiesta di Deriu ma sono convinto che se in Consiglio c’è una volontà comune può essere il luogo giusto per fare bene, sempre che ci sia la buona volontà anche da parte della Giunta di migliorare il testo».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sottolineato «la necessità di fermarsi un attimo e riflettere in modo congiunto; noi vogliamo accelerare e infatti non abbiamo presentati emendamenti nella prima fase ma ora dobbiamo farlo perché il testo è profondamente cambiato, ragione di più per far tornare il testo in commissione, l’unica strada per arrivare ad una buona legge».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha dato il suo «nulla-osta» ad una breve sospensione della seduta, precisando però che «quando si mollano gli ormeggi si mette la barra al centro e si tira avanti; bisogna anche ricordare il lavoro fatto fin qui che non ha assolutamente stravolto la legge, pur essendoci alcuni emendamenti che mi lasciano perplesso e per i quali attendo chiarimenti dal dibattito, a nostro avviso in definitiva si può sospendere ma poi bisogna decidere».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha messo ai voti la richiesta di rinvio del testo in commissione, che il Consiglio ha respinto.

Successivamente è iniziata la discussione sull’art. 1 della legge (Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale). Il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra ha fornito il parere sugli emendamenti e la seduta è stata sospesa per un chiarimento sui testi.

Dopo la sospensione, la Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), intervenendo sull’ordine dei lavori ha affermato che «quello della commissione è un parere autorevole ma la commissione molti emendamenti non li ha mai esaminati, un modo di procedere gravissimo».

Il presidente Ganau ha precisato che, in relazione agli emendamenti agli emendamenti, si è seguita la prassi corrente e quindi si può procedere.

Prendendo la parola nel dibattito, il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che quella in esame «non è una riforma, in sede di discussione generale noi avevano parlato di tante criticità rimandando la discussione di merito agli emendamenti ma ora, alla luce delle proposte pervenute, confermiamo tutte le nostre perplessità perché abbiamo assistito solo ad un muscolare braccio di ferro su sedi delle aziende ed accordi di potere». Tutto, ha protestato Solinas, «tranne che un dibattito su nuovo modello di sanità per la Sardegna come ha confermato la stessa prima commissione che, nel suo parere, ha ricordato che quella di introdurre specifiche modifiche è stata l’occasione mancata di riordinare in modo organico tutto il settore» La Giunta poi, ha detto ancora il consigliere sardista, «proroga ancora i commissari e rinvia tutto al 2017, cambiando la natura giuridica di Asl unica da soggetto autonomo a frutto di un processo di incorporazione, rendendo di fatto inutile discutere sulla sede e gli assetti territoriali». La nostra visione, ha concluso, «è quella di riprogettare il modello sanitario sulla base della nuova domanda derivante dall’aumento di età popolazione, con al centro il cittadino e le tante specificità del territorio». 

Dopo il sardista Solinas ha presso la parola l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), secondo cui “questo articolo, che contiene il cuore della vostra riforma sanitaria, avrebbe imposto una maggiore attenzione. Con un artificio non dite ai sardi dove sarà la sede dell’azienda unica: vedremo come emenderete il testo o se lo emenderà la Giunta. Tutto in realtà resterà immutato e non è possibile avere fiducia in quello che state facendo”. L’oratore ha parlato dei policlinici: “Le aziende ospedaliere sembrano una zona franca del sistema: non volete disturbare gli universitari, si è capito. In altre Regioni, invece, questo non accade e anche la spesa universitaria viene messa giustamente sotto il controllo pubblico. Vedrete che ci ritroveremo davanti tra qualche anno il tema della spesa sanitaria, anche dopo questa vostra riforma”.

Secondo l’on. Annamaria Busia (Centro democratico) “bisogna credere alla Asl unica come sistema di semplificazione e centralizzazione regionale e per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti migliorativi. Prospettiamo un decentramento burocratico attraverso la divisione del territorio e una sua declinazione in tre grandi aree omogenee. Ci preoccupa molto, e non lo neghiamo, la fase transitoria della gestione e per fare questo bisogna costruire un’ottima squadra di governo della nuova azienda, con capacità e competenze adeguate al cambiamento”. L’oratrice ha aggiunto: “La democrazia consente di discutere di se stessa e i disegni di legge non possono essere intesi come atti di fede da una maggioranza. E il dibattito deve avvenire dentro l’Aula consiliare”.

Per l’on. Marcello Orrù (Psd’az e vicepresidente della commissione Sanità) “questa riforma parte dall’alto e il rischio è che il tetto ci crolli sulla testa. Non è una riforma rivolta ai cittadini sardi ma a tagliare i costi della Sanità sarda conferendo troppo potere a una sola persona. Non vogliamo che questa legge porti a una macelleria sociale per il popolo sardo”.

Per Roberto Desini (Centro democratico) “se il disegno di legge si può condividere e siamo davanti a una condizione di non ritorno, allo stesso tempo ci sono incongruenze anche in questo disegno di legge e per questo non ritireremo gli emendamenti che abbiamo presentato. Questo è il nostro contributo propositivo e migliorativo.  Mentre noi facciamo grandi discorsi i cittadini chiamano il Cup per prenotare una visita e non trovano risposte. Sforziamoci di migliorare l’attuale condizione”. L’on. Desini ha detto che “sull’emergenza urgenza basta un dipartimento, non serve un’azienda autonoma in questo momento”.

A nome del Psd’Az ha preso la parola l’on. Angelo Carta: “I miei emendamenti sono tutti soppressivi perché l’unica cosa da fare è un’altra riforma, non provare a correggere questa. Il disegno di legge non dimostra né il coraggio né la determinazione di Luigi Arru e di Pigliaru: è solo un testo che serve a trovare equilibrio politico ma non rappresenta gli interessi dei sardi, anche se in qualche modo forse riuscirete ad approvarlo”.

Per l’on. Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) “non sono accettabili dogmi di fede in questa né in altre materie, non è con il riequilibrio dei poteri dei partiti e dei territori che si fanno riforme così importanti. Siamo sicuri che al di fuori di questo palazzo la gente giustifichi l’accentramento dei servizi e delle funzioni? Un conto è una sola gestione del personale, un altro l’accentramento dei servizi e delle prestazioni sanitarie su Cagliari.  Ho l’impressione che le conseguenze peggiori di questa riforma si sentiranno in periferia, nelle zone più lontane da Cagliari e di Sassari. Ecco perché noi insistiamo per una distribuzione omogenea dei servizi sanitari”.

Per la stessa sigla politica è intervenuto anche l’on. Gianfranco Congiu, che ha parlato espressamente della “necessità di garantire i livelli di assistenza e con capillarità su tutto il territorio. Mettete dove volete le sedi legali ma attenzione a chi davvero fruirà e dove dei servizi sanitari. Un modello unico non attribuisce di per se un potere salvifico a un sistema che va riorganizzato, su questo noi insistiamo. E’ necessario che gli ambiti territoriali interagiscano con la governante”.

I Riformatori sono intervenuti con il loro capogruppo, Michele Cossa, che ha detto: “Le riforme camminano con le gambe degli uomini e se la nuova sanità sarà gestita come questa, in modo clientelare e vergognoso come hanno operato certi commissari. Anche iv nomi sono importanti: meglio Ats di Asur, perché “asur” in sardegna non evoca cose belle, soprattutto in tempi di ristrettezze finanziarie”. Per i leader dei Riformatori “non è la dislocazione delle sedi, che ha fatto scatenare la maggioranza, non c’entra nulla con il miglioramento dei servizi sanitari. Siamo ai soliti binari di tipo clientelare: non è questo il dibattito che i sardi attendevano per una materia così importante”.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato in apertura del suo intervento che è «la storia che segna la nostra organizzazione sanitaria con un tratto di penna rossa e l’attuale situazione della Sanità in Sardegna è ingestibile e insostenibile».

«Il nostro sistema – ha proseguito il consigliere della maggioranza – produce un incremento dei costi e non soddisfa il bisogno di salute dei cittadini e con la riforma che proponiamo ci mettiamo in linea con quanto accade in Italia e in Europa, dove è in atto la tendenza a centralizzare il controllo e la gestione del sistema sanitario: la Asl unica serve dunque garantire ai sardi livelli omogenei di assistenza su tutto il territorio regionale».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde ha sottolineato la presenza in Aula del presidente della Regione: «E’ qui per difendere la sua riforma che è però tutta da riformare come certificano gli emendamenti presentati dalla giunta e dalla sua stessa maggioranza».

L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento alla riforma degli Enti Locali per evidenziare in tono critico le penalizzazioni che ne sarebbero derivate al territorio del sassarese ed ha affermato che con “la riforma della Sanità c’era da attendersi il giusto riconoscimento per un territorio che è ormai considerato periferia”.

Tedde ha poi sottolineato come non sia chiaro quale sia la proposta della maggioranza per quanto attiene l’articolo 1 («di quale articolo 1 parliamo, del testo di legge, degli emendamenti della giunta, di quelli della maggioranza?») ed ha preannunciato un vero e proprio “scontro territoriale” sull’articolo 14 dove si stabilirà la sede dell’azienda unica.

«Avreste dovuto accettare l’invito del nostro capogruppo – ha concluso il consigliere regionale algherese – e riportare il testo in commissione anche perché l’invito alla riflessione arriva anche dai sindacati, forse perché ancora non si sa che cosa ne sarà dei 30mila lavoratori del comparto in Sardegna».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito “accettabili” alcuni emendamenti presentati dalla giunta e dalla maggioranza del centrosinistra ma ha ribadito dubbi sul fatto che con la riforma proposta si possano concretizzare risparmi.

L’esponente dalla minoranza ha quindi mostrato favore per le proposte emendative tendenti a scongiurare la scadenza di agosto per l’operatività dell’asl unica ed ha salutato con favore l’ipotesi di un “reggente” con il compito di coordinare i lavori di accorpamento e fusione della aziende sanitarie locali nella cosiddetta fase di transizione.

Sul deficit del sistema sanitario il consigliere dei centristi ha affermato che i 349 milioni di “buco” nella sanità sarda sono responsabilità della gestione del centrosinistra e si è detto convinto che il trend negativo sarà confermato anche nei mesi conclusivi il 2016.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, rivolgendosi ai banchi della minoranza ha affermato: «Non vogliamo snaturare la riforma , né puntiamo a portare la sanità sarda nel baratro anche perché probabilmente c’è già».

«La nostra è una riforma di coraggio – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ma riaffermiamo il principio della “perequazione” tra i territori che abbiamo sancito con la riforma degli Enti locali».

«Tutti i cittadini sardi devono avere garantita l’accessibilità al sistema sanitario», ha dichiarato Daniele Cocco, «ed auspichiamo l’equiparazione di tutti i cittadini pazienti della Sardegna».

Il capogruppo Sel, nella parte conclusiva del suo intervento, ha manifestato apprezzamento per la decisione della giunta di riaprire i termini per l’albo dei direttori: «Partiremo bene sei i manager della Asl unica saranno scelti tra coloro che vantano altissimi profili professionali e noi vigileremo perché davvero il sistema e la sanità sarda cambino».

Il capogruppo di “Soberania e indipendentzia” Emilio Usula ha prima replicato ad alcune dichiarazioni rese da consiglieri della minoranza («assessori e presidente non si sono svegliati all’improvviso ed hanno proposto di punto in bianco la riforma della sanità») e poi ha affermato che l’attuale maggioranza è al governo dell’Isola anche perché chi l’ha preceduta non aveva soddisfatto le attese di riforma della Sardegna. L’esponente della maggioranza ha quindi definito la riforma della Sanità “attesa, necessaria e doverosa”.

«Cresce il bisogno di salute – ha spiegato Usula – ma c’è un ritardo nelle capacità di dare risposte a questi bisogni e non c’è stata la semplificazione del sistema».

Il capogruppo ha quindi evidenziato come i territori che aspettano maggiori risposte dalla riforma in discussione “sono quelli che hanno visto, nel corso degli ultimi anni, accentrare professionalità e tecnologie in determinati poli della Sanità sarda».

Usula ha concluso affermando la necessità di sgravare la Asl unica dalla gestione della cosiddetta emergenza-urgenza ed ha paventato il rischio che, dopo l’approvazione della riforma,  nella delicata fase transizione si potrebbero registrare “un aumento dei costi e dei conflitti”.

Dopo l’intervento del consigliere Usula sono cominciate le votazioni sugli emendamenti presentati all’articolo 1.  Sull’emendamento all’emendamento 576 è intervenuto Cristian Solinas (Psd’Az) che ha sottolineato che gli  emendamenti da lui  presentati puntano a instaurare in sanità  il “sistema delle regole”. Gli emendamenti  576 , 577 , 578 , 579 e  580 sono stati bocciati. L’esponente del partito sardo d’azione ha  ritirato gli emendamenti  581 e 582 che sono stati fatti propri da Stefano Tunis (Forza italia).  Messi in votazione sono stati entrambi bocciati. Non hanno avuto il via libera dell’aula neanche il 188 e il 337. Quest’ultimo emendamento  è stato illustrato dalla consigliera Busia (sovranità, democrazia e lavoro). Sono intervenuti i consiglieri:  Stefano Tunis (Forza italia),  Augusto Cherchi  (Sovranità, democrazia e lavoro),   Christian Solinas,  Roberto Desini  (Sovranità, democrazia e lavoro) e    Emilio  Usula (Soberania e Indipendentzia).  Bocciato anche l’emendamento 370.

Anche i soppressivi parziali 193, 360, 2, 194,361, 3,195,362, 4, 196,363, 5, 197,364, 198,365, 199,366,200,367, 201,368 sono stati bocciati.

Il capogruppo di FI Pietro  Pittalis  ha chiesto il voto segreto sugli emendamenti 202 (uguale al 303 e al 369)  . Gli emendamenti  che intendevano sopprimere la lettera E del comma 5 dell’articolo 1 sono stati bocciati (Presenti 53, sì 23, no 30, 1 astenuto).

Dopo questa votazione il presidente del Consiglio ha interrotto i lavori che sono ripresi alle 16 e 30.

La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art.1 del Dl 321/A (“Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale – Asur – e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifica della legge 10/2006 – Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge 5/95”).

Il Consiglio ha iniziato l’esame dell’emendamento sostitutivo parziale n. 557 (Giunta regionale) e dell’emendamento all’emendamento sostitutivo totale n. 562 (Cocco Pietro e più) entrambi con parere favorevole della commissione e della Giunta. La prima proposta individua la “mappa” delle sedi delle aziende sanitarie della Sardegna attraverso un processo di incorporazione che vede come sede dell’azienda unica Sassari, mentre la seconda non indica una sede.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, l’Aula ha avviato l’esame dell’emendamento n.562.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha evidenziato che «si sta lavorando nella piena confusione con la maggioranza che fa il gioco dei tre-quattro emendamenti e quello in esame, in particolare, tende a commissariare la Giunta evitando di decidere la sede della Asl unica; nostri emendamenti, di fatto, sono superati e non ci sarà possibilità di discutere delle nostre proposte di modifica».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha osservato che la norma prevede un rinvio all’art.14 ma poi «in quell’articolo non viene indicata una procedura di adeguamento».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, riprendendo le argomentazioni di Solinas, ha affermato che «si tratta di una questione di sostanza, perché non ci può essere un rinvio generico alle disposizioni transitorie senza un riferimento alle modalità di costituzione della nuova azienda unica; dobbiamo sapere cosa votiamo».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha comunicato che, al momento della discussione dell’art.14 sarà presentato uno specifico emendamento.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha detto che «la questione è molto semplice, nel senso che si sposta la decisione della sede all’art. 14 e in quella sede si farà emendamento che, in base al regolamento, può essere presentato fino ad un ora prima della discussione dell’articolo, quindi non c’è nessuna violazione della procedura e della prassi».

Messo ai voti, l’emendamento n. 562 è stato approvato con 32 voti favorevoli e 17 contrari. Di conseguenza, sono decaduti tutti gli altri emendamenti fatta eccezione per il comma 1 dell’art. 1 che viene sottoposto al voto dell’Aula ed approvato con 33 voti favorevoli e 17 contrari.

Subito dopo è stato approvato anche l’emendamento aggiuntivo n. 530 (Giunta regionale) che prevede l’applicazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza) “in modo omogeneo su tutto il territorio regionale”, con 34 voti favorevoli e 16 contrari.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione dell’art. 2 (Modifica della legge regionale 10/2006. Funzioni e organizzazione dell’azienda sanitaria unica regionale).

La commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Sull’emendamento n. 338 la consigliera Annaìmaria Busia (Sdl), prima firmataria, ha precisato che la finalità della proposta è di coordinare gli interventi in materia di medicina penitenziaria che, dopo la recente riforma, sono passati alla Regione con una serie di problemi ancora aperti nelle Asl sedi di strutture penitenziarie.

Messo ai voti, l’emendamento n. 338 è stato respinto.

Sull’emendamento n. 641 il proponente Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che «rispetto all’accentramento previsto dai processi di aggregazione servizi, il testo della Giunta esclude le aziende universitarie che invece secondo noi vanno inserite per riportarle sotto il controllo dell’azienda unica».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha sostenuto che il provvedimento non è fattibile, perché non si possono imporre alle Università misure già contenute nei protocolli d’intesa con la Regione.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha evidenziato che gli accordi fra Regione ed Università trovano un luogo di sintesi nell’azienda sanitaria unica regionale.

Messo ai voti, l’emendamento n. 641 è stato respinto con 19 voti favorevoli e 35 contrari..

Sull’emendamento 533 (presentato dalla Giunta) il Consiglio si è espresso favorevolmente. Approvato anche il testo finale dell’articolo 2 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 10 del 2006 (Funzioni e organizzazione dell’Azienda sanitaria unica regionale).  L’Aula ha detto sì anche all’emendamento aggiuntivo 532 (della Giunta) che alla fine della lettera b) del comma 1 dell’articolo 2 aggiunge le parole “in coordinamento con l’attività delle altre aziende sanitarie”.

Sempre dall’esecutivo è giunto l’emendamento 528 (organizzazione dei percorsi di formazione medica), approvato insieme all’emendamento 529 (sempre della Giunta) sulla programmazione territoriale.

Sugli emendamenti 584, 585 e 586 è intervenuto l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha contestato “la necessità di definire una centrale di committenza, trattandosi di azienda unica”. Gli emendamenti sono stati respinti.

Approvato anche l’emendamenti 531, proposto dalla Giunta e relativo al ruolo della Asur alla luce del codice dei contratti pubblici.

Sull’articolo 3 sono stati respinti gli emendamenti soppressivi 10 e sostitutivi totali 339 (a firma Desini – Busia). Respinto anche il 388 (Pittalis e più). Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo dell’articolo 3, che è stato approvato. (C.C.)

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione generale dell’art.4 (Aree socio sanitarie. Istituzione e funzioni).

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) ha messo l’accento sul fatto che «la semplificazione del sistema organizzativa operata attraverso una Asl unica è necessaria per superare la realtà frammentata di aziende autonome che si sono rivelate incapaci di garantire i livelli essenziali di assistenza e servono, perciò, altri livelli di governo della sanità nella nostra nella Regione». Individuare otto aree socio sanitarie come fa la legge, secondo la Busia «non condurrebbe ad alcuna semplificazione perché si manterrebbe un fortissimo localismo, di qui la nostra proposta che riafferma il modello articolato su tre macro aree omogenee, oltretutto più rispondente alla legislazione nazionale, per lavorare in futuro su un migliore dimensionamento degli ambiti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha sostenuto che «nel declinare la legge che istituisce una Asl unica bisogna rifuggire dalla riproposizione di schemi vecchi sotto mentite spoglie, tentazione in cui sembra caduta la maggioranza». Noi invece proponiamo, ha proseguito, «una modifica significativa purtroppo snobbata, nel senso che occorre istituire i presidi ospedalieri di livello locale in alcune zone del territorio regionale con una autonomia gestionale più adatta a quella di una struttura ospedaliera che garantisca una organizzazione efficiente delle prestazioni, insieme alla buona gestione di ospedali di comunità, case della salute e assistenza-emergenza in coordinamento con l’Areus». Questo modello, ha concluso, «ci sembra l’unico in grado di garantire quel legame (che per appare molto labile) con i territori anche nella prospettiva di riassetto della rete ospedaliera; ci piacerebbe sapere, in proposito, cosa ne pensa l’assessore».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha rivendicato la coerenza della linea del suo gruppo, con cui si intende ricercare «un equilibrio fra i poteri del direttore generale ed i responsabili di area socio sanitarie, non per introdurre surrettiziamente le vecchie Asl ma per rendere governabile il sistema». Capisco i principi ispiratori della legge, ha aggiunto, «fondati sulle centralità di una figura con elevate capacità di governo ma questo va bilanciato con contrappesi e strumenti di controllo, per queste ragioni sosteniamo il ruolo delle aree socio sanitarie che non sono solo luoghi di facilitazione operativa, ma organismi operativi che assicurano una forte attenzione soprattutto alle periferie della Regione e garantiscono un significativo supporto alla governance clinica della sanità».

Il consigliere Luigi Ruggeri, del Pd, ha ribadito la validità dell’approccio generale della riforma «che riconosce il ruolo centrale del direttore generale cui si affianca un sistema di coordinamento curato dalle aree socio sanitarie, in cui sono presenti anche organismi di partecipazione nella prospettiva di un governo clinico unitario». Quanto all’attenzione per territori, ha ricordato Ruggeri, «è testimoniata da uno specifico emendamento della Giunta che demanda al Consiglio la perimetrazione delle aree, ciscuna con proprio bilancio analitico ed inserite in un quadro di coordinamento con i direttori di area socio sanitaria; riprendendo lo schema del sistema-Regione si tratta di figure simili a quelle dei direttori generali che non hanno budget ma non sono meno importanti dei direttori di servizio; l’obiettivo è appunto quello rendere omogenei i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha spiegato che con la proposta del suo gruppo «emerge la necessità di tre macro-aree come modello più adatto alla Sardegna proprio per coerenza con la filosofia dell’azienda che deve poter contare su un quadro  territoriale più semplice; nello schema attuale invece le aree socio-sanitarie corrispondono da un lato alle vecchie province ma, dall’altro, passano a otto a nove con la città metropolitana, una contraddizione in termini che a nostro giudizio bisogna evitare». (Af)

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, affermando in premessa che è necessaria “una riflessione su ciò che accade nella nostra Regione, in Italia e nel contesto internazionale, dove a guidare il modello organizzativo dovrà essere l’epidemiologia. L’assessore Arru ha quindi affermato che la proposta avanzata dal consigliere Cossa nel corso del suo intervento in sede di dibattito “non è conforme a ciò che da qui a dieci anni accadrà in Sardegna”. «Il modello del “quasi mercato” – ha spiegato il responsabile della Sanità regionale – è in crisi e servono percorsi integrati: con la Asl unica si determineranno economie di scala ma soprattutto si sviluppa omogeneità nei livelli essenziali di assistenza». Nella parte conclusiva del suo intervento Arru ha ribadito lo “sforzo per cambiare l’organizzazione della sanità” ed ha citato un recente studio secondo il quale in media “su 10.986 minuti di percorso in ospedale, un paziente ha 1570 minuti  dedicati alla presa in carico e a 9416 minuti momenti di attesa”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi presentati all’articolo 4 e il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha posto in votazione l’emendamento 220 (Truzzu) che non è stato approvato (16 favorevoli e 32 contrari); l’emendamento 638 (Rubiu e più) non approvato con 33 no e 18 favorevoli; l’emendamento 179 (Cossa e più) non approvato con 8 favorevoli, 32 contrari e 10 astenuti; l’emendamento 340 (Busia e più) non approvato con 6 favorevoli, 42 contrari e 3 astenuti; l’emendamento 396 (Pittalis e più) non approvato con 16 favorevoli, 33 contrari e 2 astenuti; l’emendamento 221 (Truzzu) non approvato con 16 favorevoli e 33 contrari; l’emendamento 22 (Truzzu) non approvato con 17 favorevoli e 33 contrari.

Le votazioni sono proseguite senza scrutinio elettronico e l’Aula non ha approvato altri tre emendamenti a firma Truzzu (Fd’I) i numeri: 223, 224, 225, il consigliere Paolo Truzzu ha quindi annunciato il ritiro dei restanti emendamenti soppressivi parziali a sua firma.

Non approvato, dunque, l’emendamento 639 (Rubiu) che si proponeva di emendare il 314, successivamente ritirato dal consigliere Augusto Cherchi (Sdl).

Non approvati gli emendamenti 592 (Locci e più), 593 (Locci e più), 594 (Orrù) che si proponevano di emendare il sostitutivo parziale n. 534 presentato dalla Giunta regionale e riguardante gli ambiti territoriali delle aziende socio sanitarie e l’area socio sanitaria locale metropolitana, che è stato approvato dall’Aula a maggioranza con la dichiarata astensione della consigliera di maggioranza Anna Maria Busia (Sdl).

Successivamente il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha accordato al ritiro degli emendamenti 315 e 316 e si è proceduto con la votazione dell’articolo 4 (Aree socio-sanitarie locali: istituzione e funzioni) che è stato approvato con l’annunciata astensione della consigliera Busia (Sdl) e con la richiesta di scrutinio elettronico avanzata dal capogruppo Sdl, Roberto Desini (30 favorevoli e 13 contrari).

Ritirato il 523 (Pizzuto e più) l’Aula non ha approvato il 595 che si proponeva di emendare l’aggiuntivo 535, presentato dalla Giunta e tendente a garantire il controllo della spesa degli LA alle Assl. L’emendamento 535 è stato dunque approvato a maggioranza con l’astensione annunciata dei due consiglieri del gruppo di maggioranza “Sovranità, democrazia, lavoro”, Roberto Desini (capogruppo) e Anna Maria Busia. Ritirati gli emendamenti 318 e 319 (Augusto Cherchi) e 511 (Usula) il presidente ha annunciato la discussione e l’esame dell’articolo 5 (direttore dell’area socio-sanitaria locale) e degli emendamenti.

Prima di aprire la  discussione generale sull’articolo 5 (Direttore dell’area socio sanitaria locale)  è intervenuto il capogruppo del PD  Pietro Cocco  che ha chiesto  l’interruzione della  seduta perché c’è necessità di un maggiore approfondimento dell’articolo 5. Contrari si sono dichiarati i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis e dei Riformatori Michele Cossa. Augusto Cherchi (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha sottolineato la necessità di spostare la discussione sull’articolo 5  a domani per maggiori  approfondimenti. Per il consigliere del Psd’Az Angelo Carta  è meglio proseguire  con i lavori, senza interruzione. Daniele Cocco (Sel) è per l’interruzione per dare modo ai consiglieri di approfondire.

Il presidente Ganau ha sospeso momentaneamente l’articolo 5 e ha proceduto con  l’articolo 6 “Modifiche all’articolo 17 della legge regionale n. 10 del 2006 (Distretti)”.  Nessun consigliere si è iscritto nella discussione generale.

 Sono stati approvati, sempre con l’astensione dei consiglieri Busia e Desini (Sovranità, democrazia e lavoro),   il testo dell’articolo 6 e gli  emendamenti: 546, 328, 537 e 538.

L’emendamento 546  della giunta regionale aggiunge, prima del comma 1 dell’articolo 6, “01 Dopo la lettera b) del comma 2 dell’articolo 17 della legge  regionale n. 10 del 2006 è aggiunta la lettera c)Dipartimento del farmaco”.

L’emendamento 328 (Augusto Cherchi e più)  aggiunge al comma 2 dell’art. 6 dopo la frase “d’intesa con la Conferenza Regione – enti locali che acquisisce i pareri delle Conferenze territoriali socio sanitarie, individua”,  aggiunge “ in coerenza con gli ambiti previsti ed istituiti ai sensi della legge regionale 2/2016”.

L’emendamento 537 della Giunta regionale aggiunge al comma 3 dell’articolo 6 le parole.. “Sono istituiti il distretto delle isole minori di San Pietro e Sant’Antioco e il distretto de La Maddalena”.

L’emendamento della Giunta regionale n. 538 alla fine del comma 2 dell’art 6 dopo le parole “…. Dei loro ambiti territoriali” aggiunge  “acquisito il parere della commissione consiliare competente”. 

L’emendamento 326 in un primo tempo è stato approvato. Poi è intervenuto il presidente Ganau che ha annullato la votazione in quanto, erroneamente, era stato detto all’aula che sull’emendamento c’era il parere favorevole della commissione. Nella discussione ha replicato il capogruppo di Forza italia Pietro Pittalis che ha detto che il Regolamento prevede che si possa ripetere la votazione solo se si procede immediatamente. Non era questo il caso perché c’erano state altre votazioni successivamente a quella del 326. Il presidente Ganau ha annullato la votazione e ha rimesso ai voti l’emendamento su cui c’era l’indicazione di “invito al ritiro” da parte della commissione. L’emendamento è stato bocciato 

 I lavori si sono conclusi ed il Consiglio è stato convocato per domani mattina, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Massimo Deiana 11 53 copia

L’assessore regionale dei Trasporti Massimo Deiana, è intervenuto davanti alla quarta commissione, presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) alla quale hanno preso parte anche il presidente dell’Arst Gianni Caria ed il direttore generale Carlo Poledrini.

«Per sistemare tutto il tracciato del Trenino Verde che, con i suoi 400 km, è il più esteso d’Italia – ha detto Massimo Deiana -, servirebbero almeno 130 milioni: sono risorse che non abbiamo e dobbiamo scegliere di intervenire sulle parti della rete meno efficienti da un lato e con maggiori potenzialità turistiche dall’altro, nel quadro di un progetto che coinvolga tutto il sistema-Regione.»

Scopo dell’incontro, quello di acquisire ulteriori elementi di conoscenza sui motivi che hanno portato alla chiusura, per motivi di sicurezza, di alcune parti della linea del Trenino Verde (Seui-Arbatax e Laconi-Sorgono), argomento oggetto di una precedente audizione con gli amministratori locali dell’Ogliastra e del Madrolisai.

Nel suo intervento l’assessore Deiana ha ricordato inoltre di aver partecipato nello scorso mese di giugno ad una audizione presso la commissione Trasporti della Camera su un disegno di legge riguardante la valorizzazione delle ferrovie turistiche già di proprietà delle Ferrovie dello Stato. «In quella sede – ha affermato Deiana – abbiamo illustrato le specificità storiche, culturali, ambientali e turistiche delle rete sarda, a sostegno dell’iniziativa di alcuni parlamentari sardi che puntano ad inserire il percorso del Trenino all’interno del provvedimento». «Come Regione – ha concluso – grazie al finanziamento di 5 milioni per anno nel triennio 2016-2018 ritengo che l’Arst possa impostare una buona programmazione ma il problema complessivo va risolto con un progetto più ampio cui partecipino le amministrazioni locali interessate ed i privati, con il sostegno di tutto il sistema-Regione».

Il presidente dell’Arst, Gianni Caria, ha fornito alcune cifre sull’attività della linea, che ha fatto registrare una percorrenza annuale di 110.000 km, ricavi per circa 250.000 euro e costi attorno ai 5 milioni. «Siamo consapevoli – ha affermato – che il Trenino Verde è uno strumento delicato e al tempo stesso importante per molte comunità ma riteniamo che la sua mission vada ben oltre l’aspetto trasportistico, ci vuole un progetto integrato guidato da una strategia in più direzioni, senza escludere di segmentare la linea perché un percorso di quasi 5 ore senza alcun servizio di supporto non credo sia sostenibile».

Il direttore di Arst, Carlo Poledrini, ha ufficializzato la chiusura di una parte della tratta (un ponte metallico) fra Seui e Gairo, ritenuta da una azienda specializzata in collaudi di infrastrutture ferroviarie “a rischio di crollo improvviso”, assicurando comunque che gli interventi di riassetto sono già in corso e che per l’anno venturo il tracciato sarà transitabile. «La linea ferrata – ha spiegato – è un sistema sofisticato composto da tanti elementi (ponticelli, tombini, gallerie, sovrappassi, traversine, rotaie) ciascuno dei quali ha una funzione; nel nostro caso siamo in presenza di una linea vecchia, in alcuni casi risalente all’800, con specificità ancora più marcate, per esempio le traversine che costano 50 euro l’una, hanno una vita media di 15 anni e devono essere smaltite a fine esercizio come rifiuti speciali, con costi elevatissimi».

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Gianni Tatti (Udc), Salvatore Demontis (Pd) ed il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, che ha sollecitato una risoluzione della commissione sulla materia.

Nelle conclusioni, il presidente della commissione Antonio Solinas ha invitato l’assessore dei Trasporti ad avviare un tavolo comune con gli assessori del Turismo e dell’Ambiente, in vista dell’auspicato progetto di rilancio del Trenino Verde in chiave turistica. «Seguiremo passo dopo passo gli sviluppi della vicenda – ha assicurato – valutando anche la possibilità di una risoluzione da sottoporre al Consiglio».

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Il Consiglio regionale nella seduta di questa sera ha approvato il passaggio agli articoli del disegno di legge n° 321/A della Giunta regionale sull’“Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR) e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5)”.
La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Sull’andamento dei lavori, il presidente ha comunicato che, in base alla decisione dei capigruppo, la seduta del Consiglio si concluderà con il voto sul passaggio agli articoli della legge mentre, per gli emendamenti, è stato fissato il termine di domattina, alle 10.00, per la presentazione e di giovedì, alle 10.00, per l’esame della commissione competente. Il Consiglio, infine, riprenderà l’esame della legge martedì prossimo alle 10.00.
Successivamente, il presidente ha dato la parola al primo dei capigruppo iscritti a parlare, il consigliere Fabrizio Anedda del gruppo Misto. Dopo un cenno sintetico alla difficile situazione economica della Sardegna, Fabrizio Anedda ha sostenuto che «le riforme sono necessarie per rendere più efficiente il sistema e per risparmiare ed in questo contesto la riforma della sanità viene fortemente sollecitata dalla comunità». Il consigliere ha espresso però perplessità «sul manager unico che gestirà circa un budget di circa 2 miliardi lasciando aperto il problema dei controlli che, invece, va esteso a tutti gli aspetti della gestione delle aziende sanitarie, ragione di più per un bilanciamento adeguato dei poteri del manager». La nomina spetta alla Giunta, ha concluso Anedda, che deve privilegiare la competenza ed agire «senza condizionamenti».
Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «quando si parlò di azienda unica sembrava possibile cambiare in profondo la sanità sarda, con i costi fuori controllo e con un passato in cui fu usata per costruire carriere e clientele di vario genere; se queste finalità fossero vere sarei favorevole ma stiamo invece assistendo ad una deriva di segno diverso con la concentrazione di potere su un unico soggetto». “Vedremo – ha aggiunto Carta – su cosa si è concretamente compattata la maggioranza, certo è che restano aperte alcune domande sull’aumento dei costi su voci strategiche della spesa rispetto ai tetti fissati dalla legge per le aziende di Nuoro ed Oristano, tanto per soffermarsi agli esempi più evidenti; in generale, il testo riporta bruscamente alla realtà e dice che la Asl unica in realtà non lo è perché ha cinque diramazioni e prevede una serie di soggetti che polverizzeranno la gestione senza far diminuire i costi, forse si voleva cambiare ma con questa impostazione i cambiamenti certamente non arriveranno”. Ciò di cui si è avvertita maggiormente la mancanza, ad avviso di Carta, «è un testo organico che proceda anche alle necessarie abrogazione di tante norme succedutesi nel tempo, così è una riforma senza coraggio con pareri di maggioranza dati a denti stretti, senza una visione forte e di prospettiva, una riforma che probabilmente sarà anche di difficile applicazione».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha affermato che «la legge dovrebbe occuparsi in prima istanza dei malati ma questa riforma, in concreto, non contiene innovazioni e non lascia ben sperare per il futuro, come dimostra la scarsa attenzione del Consiglio». E’ fin troppo facile, ha osservato Dedoni, «dire che non c’è una Asl unica nonostante la propaganda del centro sinistra, dentro c’è di tutto e di più per motivazioni opache ed incomprensibili, il contrario della nostra proposta che prevedeva la gestione unitaria  di personale ed acquisti». La riforma non inciderà sulla sanità sarda, ha continuato l’esponente dei Riformatori, «dove lo stesso assessore non sa cosa faceva ciascuna azienda prima e dopo la gestione commissariale e in quest’ultima fase con una disinvoltura allarmante; sono cose che la gente ricorda e ricorderà al momento del voto». La politica, ad avviso di Dedoni, «deve stare fuori dall’amministrazione mantenendo solo il suo ruolo di indirizzo e di controllo e ciò dovrebbe spingere la maggioranza a mettersi una mano sulla coscienza; voterete questa riforma ma non nel nostro nome, l’assessore è solo un capro espiatorio delle vostre dialettiche interne, al massimo con questa legge cambierà qualche primariato e si soddisferà qualche interesse particolare di piccolissima entità, c’è bisogno invece di una ulteriore riflessione».
Il capogruppo dei Rossomori Emilio Usula, ha parlato di «una riforma molto attesa dai sardi e dai circa 24.000 operatori della sanità, che vivono da lungo tempo una grave situazione di incertezza, una riforma che purtroppo viene percepita come un intervento tecnocratico che incide solo sulla organizzazione gerarchica ma questo messaggio non deve passare ed è un impegno che deve prendere in primis la maggioranza ma è un impegno dal quale non può sottrarsi tutto il Consiglio». Partiamo, ha ricordato Usula, «da una situazione in cui hanno operato 11 repubbliche indipendenti che non si parlano e spesso in competizione fra loro, che ha prodotto lo spreco di risorse ingenti e, rispetto a questo, la nostra non è una posizione ostile alla proposta della maggioranza, chiediamo però che la legge porti ad un migliore livello di servizi per i cittadini ed i territori, soprattutto di quelli più disagiati e delle isole minori». Quello del risparmio, inoltre, secondo Usula, «pur importante non può essere l’unico criterio guida e peraltro molti studi dicono che nel passaggio fra un sistema all’altro si determina addirittura un aumento di spesa, fatto che non ci deve spaventare, perché il faro della nostra attenzione deve essere rivolto ai bisogni di salute dei sardi». Soffermandosi infine sui problemi del personale, il consigliere dei Rossomori ha auspicato una condivisione più forte della riforma che «deve dare risposte anche al clima di disaffezione molto diffuso nelle nostre strutture sanitarie; dobbiamo far capire che si vuole investire molto sulle risorse umane e non sono d’accordo sull’idea che i buoni medici debbano lavorare nei grandi ospedali, è un messaggio che deve essere corretto, altrimenti tanto vale dire che i cittadini che si rivolgono ai piccoli ospedali si devono arrangiare».
Dopo l’on. Usula ha preso la parola l’on. Daniele Cocco (Sel), che ha parlato della necessità di “una terapia dolorosa per provare a guarire il sistema sanitario della Sardegna.  E questa riforma è coraggiosa e importante: se andrà in porto sarà una svolta epocale. Daremo uguale accessibilità a tutti i pazienti del territorio sardo. Non dovrà più ripetersi un tradimento di fiducia come quello operato da alcuni commissari”. L’esponente di Sel ha garantito che “la massima vigilanza perché la domanda di salute trovi ovunque una risposta precisa, a fronte di 400 mila sardi che sono sotto la soglia della povertà. Sosterremo sino in fondo questa riforma ma mi aspetto che la disponibilità mostrata all’assessore sia tradotta in atti concreti, come concreti sono gli emendamenti della maggioranza”.
Ha preso poi la parola l’on. Gianluigi Rubiu capogruppo dell’Udc: “Confesso imbarazzo perché siamo consapevoli che questa bozza sarà totalmente stravolta dagli emendamenti della maggioranza. Altro che cura dimagrante dei costi: avremo giusto i tagli nelle periferie della sanità sarda, dove avremo ospedaletti che chiuderanno nel fine settimana. Si salveranno giusto gli ospedali cagliaritani e si consoliderà la sanità privata, viste le future ulteriori debolezze del pubblico. E’ tutto da chiarire poi cosa saranno i distretti sanitari e vanno indagati anche i poteri del direttore generale della futura azienda unica”.
Per il Centro Democratico è intervenuto l’on. Roberto Desini, che ha detto: “Partiamo da un punto: la politica continua a ingerirsi nella Sanità sarda ma non si occupa di quei medici che chiedono con imbarazzo ai pazienti di portarsi i farmaci da casa. L’ho visto con i miei occhi al Santissima Annunziata di Sassari. Ecco, abbiamo il dovere morale di questa riforma, mettendo da parte una volta per tutte le bandierine di parte”. Alcuni rilievi di merito sono giunti dal Centro Democratico: “Sull’Areus, per cominciare. Mi interessa sapere se i cittadini saranno soccorsi subito, non chi sarà il direttore generale”.
Per l’Upc è intervenuto il capogruppo l’onorevole Pierfranco Zanchetta: “In parte il presidente della Regione è stato convincente sulla riforma ma vorrei che anche l’assessore alla Sanità facesse altrettanto. Universalità, integrazione sociosanitaria e umanità: vorrei che fossero questi i pilastri della riforma, la direzione da prendere nel segno del rigore della spesa ma anche dell’aumento della qualità dei servizi”. Anche l’on. Zanchetta è entrato nel merito del testo di legge, esponendo alcune perplessità, “non dico su un uomo solo al comando ma su un supermanager che deve comunque essere messo sotto controllo dalla politica. Perché la politica ha il dovere di controllare. Mi attendo risposte su questo ma su tanto altro”.
Per il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, “tutti diciamo che la sanità è fuori controllo, oggi lo dicono anche i quotidiani sardi presentando i numeri della Corte dei conti rispetto alla gestione sanitaria sarda nel 2013 e 2014. Non si capisce, dunque, perché non dovremmo presentare una seria proposta di riforma. L’azienda unica potrà consentire agli ospedali di dialogare tra loro e un solo 118, nuovi modelli organizzativi per garantire i diritti dei cittadini. Perché la Sanità è un diritto e va garantito.
Nel 2014 abbiamo già scritto una prima legge sulla Sanità e questa è l’occasione per garantire che la Sardegna abbia un elisoccorso stabile”.
Il portavoce del partito di maggioranza relativa ha aggiunto: “Ci sono momenti come questo in cui dobbiamo stare tutti quanti uniti, perché il tema è complicato e fuori da qui non capirebbero il perché di una divisione. Solo così avremo contenimento dei costi ed efficienza”.
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, in apertura del suo intervento si è rivolto al suo omologo del Partito democratico per affermare: «Fa bene il capogruppo del Pd a richiamare la maggioranza a seguire le indicazioni della Giunta, soprattutto, dopo aver sentito il dibattito in Aula, ma non vorremmo che questa riforma risenta troppo dei problemi che attraversano i partiti del centrosinistra ad incominciare dal Pd a cui manca ancora un segretario regionale».
L’esponente della minoranza ha ricordato i commissariamenti delle Asl, promossi, così ha detto – per garantire risparmi e controllo nella spesa però – ha proseguito Pietro Pittalis – i commissari dovevano restare in carica qualche mese e vi accingete ad approvare l’ennesima proroga senza che siano stati conseguiti i risultati e gli obiettivi attesi.
Pietro Pittalis ha quindi criticato il metodo con il quale si procede per il varo della riforma («il testo all’esame dell’Aula è superato e tutti attendiamo di conoscere le sostanziali proposte di modifica che avanzerà la giunta») ed ha dichiarato, rivolgendosi all’assessore della Sanità: «Le riforme non si fanno con un’interlocuzione solo tra le forze della maggioranza, a voi spetta la responsabilità della proposta ma noi vogliamo partecipare alla stesura della legge per garantire ai territori e ai cittadini più svantaggiati identiche possibilità di accesso alla sanità rispetto a quelle garantite a chi abita nei grandi centri. Vogliamo cioè uguali opportunità tra i sardi per vedere riconosciuto il diritto alla salute».
Il capogruppo dell’opposizione ha infine ribadito che per ciò che attiene i modelli organizzativi si deve tener conto delle specificità della Sardegna («non si può applicare nei nostri territori ciò che va bene in Lombardia»).
Terminati gli interventi dei capigruppo il presidente del Consiglio ha sospeso i lavori per cinque minuti ed alla ripresa ha concesso la parola all’assessore della Sanità, Luigi Arru. 
Nella replica a nome della Giunta, l’assessore della Sanità, Luigi Arru, dopo aver premesso di volersi ispirare alla sobrietà senza parlare di rivoluzioni, ha sostenuto che obiettivo dell’Esecutivo è quello di un «confronto sulle cose concrete della sanità sarda e sotto questo profilo la scelta della Asl unica deriva da analisi su modelli nazionali ed internazionali fondati su dati precisi: in Occidente si prevede il raddoppio dei costi della sanità entro 30 40 anni, (in Italia arriveranno a 228 miliardi) aprendo un grande problema di sostenibilità derivante anche dall’andamento di alcune dinamiche demografiche». “In Sardegna – ha spiegato Arru – assistiamo dal 2001 al saldo invertito fra decessi e natalità, che ci spinge ad impostare politiche di medio e lungo termine, tenendo presente che, entro i prossimi 10 anni, avremo il 25% della popolazione con più di 65 anni, concentrandoci quindi non solo sui farmaci ma sugli stili di vita, come in qualche modo ci insegnano le vicende dell’Ogliastra”.
Quanto alle dinamiche macro-economiche analizzate dalla Corte dei conti, secondo l’assessore della Sanità, «si certifica ciò che Giunta evidenziava già nel 2015 chiedendo l’inserimento della Sardegna nel piano di rientro, cioè che la Regione è impegnata in un grande progetto di riforma ispirato non tanto a criteri meramente economici, perché anzi garantiamo a tutti i sardi i farmaci contro epatite (52 milioni) e quelli per la cura di malattie particolari rispetto al territorio nazionale, quanto a criteri di buona sanità, perché chiudere una sala operatoria che non ha standard non è un taglio ma buona sanità». Rispondendo ad una osservazione del consigliere Usula, Arru ha poi precisato di non aver mai detto che «i buoni medici lavorano nei grandi ospedali ma che occorre un equilibrio fra il numero dei casi trattati e gli esiti degli stessi». “Per la prima volta – ha aggiunto – tutti i chirurghi della Sardegna lavoreranno in una rete separata dai livelli di complessità in ambiti di massima tutela”. Concentriamoci, ha detto ancora Arru rivolgendoci al Consiglio, «su un sistema universale che garantisce la territorialità, aggregando solo funzioni su cui si possono fare economie di scala (come ha fatto recentemente la Asl 1 con una gara unica con risparmio del 50%,) senza fermarci ad un modello standard vincente che non c’è, restiamo attenti a farmaci innovativi e nuove tecnologie ed ai problemi delle isole minori come delle zone disagiate di montagna; così garantiremo un diritto uniforme alla salute per tutti i sardi».
Per dichiarazione di voto. Il consigliere Piermario Manca (Sdl) ha affermato che «la riforma della sanità è una legge che caratterizza tutta la legislatura non può essere quindi una riforma banale, anzi ci coinvolge tutti anche dal punto di vista morale, perché non sono più rinviabili sia la garanzia del diritto alla salute anche ai sardi che vivono nelle periferie, che la lotta agli sprechi, sulla quale si è soffermata anche la Corte dei conti con valutazioni non certo tenere anche su questa Giunta». «Il sistema ha grosse falle che vanno ancora colmate» ha aggiunto Manca, precisando di non votare mai per spirito di appartenenza. “Rispetto i cittadini – ha concluso – e sento di avere un debito verso di loro, questa legge ha grossi limiti e non mi basta che sia solo una prima stesura”.
Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato.
Il presidente Ganau, prima di dichiarare conclusi i lavori, ha quindi comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 26 luglio, alle 10.00, ed il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge 321 (mercoledì 20 luglio, alle 11.00) mentre la commissione Sanità è convocata, per il previsto parere, giovedì 21 luglio, alle 10.00.

Consiglio regionale A1

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La commissione Trasporti, presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) ha ascoltato una delegazione di amministratori locali i cui territori sono inseriti nei circa 400 km del percorso del “Trenino Verde”: Arbatax, Mandas, Belvì, Sadali, Lanusei, Seui, Isili, Nurri, Gairo, Orroli, Laconi.

Gli amministratori, in prima battuta, hanno espresso il profondo disagio della rispettive comunità per l’incertezza nei rapporti con l’Arst che, a fronte dei rilievi sulla sicurezza di alcune parti del tracciato (ponti, traversine, binari, manutenzione dei mezzi) non ha eseguito gli interventi necessari, con conseguenze negative sulla stagione turistica in corso.

I Comuni, è stato poi sottolineato, attendono segnali diversi e concreti per la prossima stagione anche dalle Istituzioni regionali alle quali chiedono, fra l’altro, una “regia” che coinvolga anche gli assessorati del Turismo e dell’Ambiente e rilanci il ruolo del Trenino Verde come elemento fondamentale dell’offerta turistica della Sardegna e bene identitario espressione della “bellezza sarda”, capace di valorizzare le peculiarità culturali, ambientali e naturali delle zone interne dell’isola.

Si tratta di un percorso che, secondo gli amministratori, dovrà riguardare anche il territorio nel suo complesso, con particolare riferimento al riutilizzo degli immobili sedi di stazioni, al collegamento con le altre componenti del sistema turistico regionale ed alla collaborazione con altri soggetti pubblici che operano sul territorio, come l’Agenzia Forestas.

Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Salvatore Demontis (Pd), Gianni Tatti (Udc), Edoardo Tocco (Forza Italia), Pierfranco Zanchetta (Cps), Fabrizio Anedda e Giovanni Satta (Misto).

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha ricordato che, per la prima volta, «al Trenino Verde sono state assegnate in finanziaria risorse per 5 milioni di euro per anno fino al 2018 e su queste basi si può impostare una buona programmazione, credo che il Trenino Verde possa fare molto per il turismo delle zone interne perché strumenti analoghi funzionano con successo in altre Regioni ed in Europa». «Per la prossima stagione – ha sottolineato – dobbiamo lavorare su basi diverse muovendoci per tempo, coinvolgendo gli assessorati regionali interessati e promuovendo le iniziative in modo adeguato; ai Sindaci dico però che bisogna fare squadra con progetti comuni e parlare con una voce unica, perché da soli non si va da nessuna parte».

Il vice presidente del Consiglio Eugenio Lai, di Sel, ha ribadito che «la disponibilità delle risorse della Regione dà al Trenino Verde quelle certezze che prima non c’erano, ma non basta; bisogna lavorare sul breve periodo per risolvere i problemi di sicurezza del tracciato e costruire una vera prospettiva turistica per il Trenino Verde che, a mio giudizio, può dare anche un contributo significativo alla destagionalizzazione».

Nelle conclusioni, il presidente della commissione Antonio Solinas si è detto “perplesso” per i rilievi sulla sicurezza del percorso mossi da Arst, osservando che «indubbiamente le attività di controllo e di verifica del tracciato si potevano fare prima della stagione turistica». A tale proposito Solinas si è impegnato a convocare in audizione per la prossima settimana (compatibilmente con i lavori del Consiglio e chiedendo al presidente Ganau una deroga se fosse necessario) sia l’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, che i vertici Arst. Sulle prospettive del Trenino Verde, Solinas ha affermato che «bisogna lavorare da una parte per fronteggiare l’emergenza e riattivare le linee e dall’altra progettare lo sviluppo del Trenino; sotto questo profilo sono favorevole alla creazione di un nuovo soggetto gestore in cui confluiscano le attività di diversi assessorati, anche per facilitare l’accesso ai fondi europei».

«Esamineremo, infine – ha concluso il presidente della commissione Trasporti -, anche la possibilità di predisporre una risoluzione da sottoporre al Consiglio».

Arbatax.

Arbatax.

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Palazzo del Consiglio regionale A

«Il progetto di riforma costituzionale su cui i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi con il referendum, al di là degli effetti politici generali, avrà pesanti ricadute negative anche sull’autonomia speciale della Sardegna.»
Lo ha dichiarato il consigliere regionale dei Rossomori Paolo Zedda, primo firmatario di una mozione sottoscritta anche da consiglieri di Sel, Psd’Az e Cps, con cui si sollecitano il presidente della Regione e quello del Consiglio (per le rispettive competenze) ad assumere una posizione forte a difesa dell’autonomia regionale.

Nel dispositivo della mozione, in concreto, si impegna il presidente della Regione «ad esplicitare la contrarietà della Regione alla riforma costituzionale ed a promuovere le opportune iniziative per favorire il più ampio dibattito fra le forze politiche». Al presidente del Consiglio, invece, viene rivolto l’invito ad adoperarsi «per dare attuazione alla risoluzione n. 3/2014 sul Percorso delle riforme» che dovrà portare alla scrittura di una nuova “Costituzione sarda”.
L’on. Paolo Zedda, nel suo intervento, si è soffermato in dettaglio sulle conseguenze reali che potrebbe avere l’approvazione della riforma costituzionale in Sardegna, con particolare riferimento «alle materie finora con competenza concorrente come energia e ambiente che passerebbero interamente allo Stato, con in più una clausola di supremazia che lo Stato potrebbe esercitare anche su materie di competenza regionale davanti ad un non meglio precisato “interesse nazionale”».
Sulla possibilità che la riforma produca tali effetti in Sardegna (come nelle altre Regioni a Statuto speciale) soltanto dopo la revisione degli Statuti, l’esponente dei Rossomori, ha espresso molte preoccupazioni, “sia perché la fase di transizione sarebbe caratterizzata da provvisorietà ed incertezza su contenuti e tempi sia perché non ci convince il riferimento all’intesa con lo Stato sul nuovo Statuto, che si colloca in un rapporto istituzionale non paritario”
«In definitiva – ha concluso l’on. Paolo Zedda – la riforma ha un impianto centralista ed esprime una filosofia opposta alla nostra, noi siamo per la tutela delle minoranze e delle componenti identitarie della società e nello specifico vogliamo affermare la nostra specialità sarda fondata la storia, la lingua e la cultura.»

L’on. Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha ripreso il tema dell’applicazione della riforma alla Regioni speciali, sostenendo fra l’altro che «molte delle nostre competenze saranno cancellate o ridotte mentre noi vogliamo poter decidere su materie come energia, ambiente e fisco».
Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha affermato che «lo scopo della mozione è aprire un dibattito ampio e partecipato in Sardegna, per scardinare la logica del pensiero unico nazionale che lascia nell’ombra i problemi concreti dei sardi; con la riforma degli Enti locali abbiamo stabilito il principio della perequazione fra territori e contrasteremo in ogni modo un nuovo progetto centralista che porterebbe ad una ulteriore marginalizzazione delle periferie».
«Sul piano politico – ha detto il consigliere sardista Christian Solinas – emerge che una significativa componente del Consiglio regionale ha sulla riforma una visione comune che va oltre gli schieramenti; non siamo interessati ad un referendum sul Governo nazionale ma ci interessa molto lavorare per la Sardegna di domani». «Di qui – ha aggiunto – l’impegno per il nuovo Statuto che, secondo noi, dovrà scaturire da una Assemblea costituente aperta a tutte le componenti della società sarda».
Per il Cps il capogruppo Pierfranco Zanchetta ha espresso tutte le sue riserve nei confronti di «una riforma che ha come obiettivo finale la cancellazione delle Regioni, noi crediamo invece che la Regione sarda vada ricostruita su basi nuove puntando molto su uno schema di federalismo interno che valorizza i Comuni».
Il presidente della commissione Autonomia Francesco Agus, di Sel, ha illustrato nel dettaglio l’impatto concreto della riforma sull’ordinamento regionale. «Il Consiglio – ha osservato – dovrà fare i conti con i risultati del referendum, quali che siano, e credo che la commissione Autonomia debba confrontarsi valutare da subito su alcuni aspetti, dall’organizzazione della Regione alla stessa riforma degli Enti locali, con realismo e con attenzione particolare ai problemi finanziari». «Anch’io – ha aggiunto – sono convinto che l’attacco complessivo al regionalismo non risparmierà le Regioni speciali; è vero che il sistema regionale nel suo complesso non è stato capace di auto-riformarsi ma, proprio per questo la Sardegna deve muoversi in modo intelligente, spiegando ai cittadini i rischi della riforma e proponendo progetti forti di auto-riforma».
Il consigliere di Cps Antonio Gaia, infine, ha lamentato che «la riforma, nei fatti, aumenta la distanza fra cittadini, politica ed istituzioni; con la riduzione della rappresentanza calerà ancora la partecipazione alla vita pubblica e questo è un male per la democrazia che non determina nessun aumento di efficienza e nessun risparmio».

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Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha respinto le mozioni di sfiducia nei confronti dell’assessore dei Trasporti Massimo Deiana. presentate dal centrodestra.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito e le comunicazioni dei ricorsi proposti dal presidente del Consiglio dei ministri contro la Regione sarda per dichiarata illegittimità costituzionale dell’articolo 3 della legge n. 6 dell’11 aprile 2016 e dell’articolo 1, comma 12, dell’articolo 4 commi 24, 25, 26 e 27; dell’articolo 8 comma 13, della legge n. 5 dell’11 aprile 2016, il presidente ha comunicato che, per quanto riguarda l’elezione di un vice presidente dell’Assemblea, è stato raggiunto un accordo per il rinvio.

Si è quindi passati alla discussione delle mozioni n. 194 (Cossa e più) e n. 212 (Tedde e più) entrambi tendenti alla censura e alla richiesta di sfiducia nei confronti dell’operato dell’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana.

Il primo firmatario della mozione n. 194, il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha illustrato il contenuto del documento sottoscritto da 15 consiglieri della minoranza e, in apertura del suo intervento, ha evidenziato il ritardo con il quale si discute in Aula la richiesta di “sfiducia” per l’assessore, datata 9 novembre 2015. Il coordinatore regionale dei Riformatori ha quindi argomentato le critiche rivolte all’assessore e alla Giunta per la gestione delle politiche dei trasporti ad incominciare dalla continuità territoriale con gli scali di Roma e Milano; la mancata realizzazione della Continuità territoriale con gli scali minori di Pisa, Firenze, Napoli, Bologna, Verona, Torino, nonché la questione dell’abbandono degli scali sardi (Alghero in particolare) da parte dei vettori low cost e della compagnia Ryanair in particolare.

Michele Cossa ha parlato di “superficialità” in riferimento all’attenzione posta dalla giunta sul tema chiave della continuità aerea che, così ha dichiarato, «per i sardi deve rappresentare un ponte non solo per superare la distanza con il Continente ma deve essere tale da consentire il superamento del gap psicologico rappresentato dal modo con il quale gli isolani affrontano il viaggio». «Affrontiamo il tema della Ct1 – ha proseguito Cossa – applicando gli stessi principi di 15 anni fa, nonostante l’evoluzione e le novità nel frattempo intervenute nel settore e dimentichiamo che non basta avere tariffe basse e slot garantiti ma bisogna dare ai sardi la certezza dello spostamento».

Il consigliere della minoranza ha quindi criticato la mancata realizzazione della Ct2: «Quando si è insediato l’assessore, era tutto pronto per la pubblicazione degli oneri di servizio pubblico, e poi niente è stato fatto e così si sono ulteriormente ingolfate le rotte della Ct1 (Roma e Milano) con 400mila passeggeri in più».

Sottolineature particolarmente critiche hanno caratterizzato inoltre l’intervento di Cossa nella parte riguardante la questione dei low cost: «La Giunta si è nascosta dietro un dito o dietro la foglia di fico dell’Unione Europea». «La fuga dei low cost dall’Isola e l’aumento delle tasse aeroportuali è una vicenda pagliaccesca – ha proseguito l’esponente dei Riformatori – e abbiamo assistito ad un ping-pong di dichiarazioni e di proposte per nulla opportune e per niente adatte a risolvere il problema, mentre in altre Regioni (Puglia, Sicilia, Toscana e persino la Germania) low cost ha continuato ad operare e a fare accordi con le gestioni aeroportuali e i territori».

«Il Governo – ha attaccato Cossa – con l’aumento delle tasse aeroportuali  ha fatto una scelta scellerata e ha causato un danno enorme al nostro territorio ed in particolare ad Alghero e oggi il governo deve dire con chiarezza se toglierà o no quelle tasse.»

Michele Cossa ha concluso accusando la Regione di gravi responsabilità anche sulla vicenda della privatizzazione dello scalo di Alghero: «Così come è non arriverà mai a buon fine e il parere preventivo dell’Ue non è affatto necessario neppure in questo caso».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha illustrato la mozione n. 212 che, presentata nel dicembre del 2015, si conclude con l’impegno rivolto al presidente della Giunta per procedere con la revoca della delega all’assessore dei Trasporti. L’esponente della minoranza ha ricordato le varie fasi della questione delle low cost evidenziando come la decisione di Ryanair di abbandonare gli scali sardi (14 voli in meno su Alghero e 8 in meno a Cagliari) sia stata antecedente rispetto all’aumento delle tasse aeroportuali (novembre 2015 rispetto a febbraio 2016).

Marco Tedde ha quindi ricordato i “ceffoni” ricevuti dal Nord ovest dell’Isola negli ultimi due anni (Enti Locali, Sanità, etc.) ai quali si aggiunge lo sconquasso prodotto dalla fuga di Ryanair: «Dinanzi a tutto ciò la giunta in questi due anni e mezzo non ha fatto nulla mentre Ryanair ha proseguito con gli accordi negli scali di altre Regioni». Il consigliere di Fi ha fatto riferimento alla “tempestiva azione del 2009” condotta dall’allora presidente della Regione, Cappellacci, che a Dublino aveva concluso l’intesa con il vettore irlandese. «Massimo Deiana invece – ha proseguito – ha nicchiato e brandiva il macigno della legge n. 10, sottoposta a procedura di infrazione Ue».

Marco Tedde ha dunque ricordato con tono polemico il ruolo di consulente precedentementte svolto dal professor Massimo Deiana, sia nella Sogeaal di Alghero e sia con la presidenza della Regione, evidenziando come proprio sulla questione dei contributi ai low cost di cui alla legge 10 del 2010, il professor Deiana invitava la Sogeaal a procedere con diffida per ottenere i trasferimenti dalla Regione, riconoscendo la piena operatività e la compatibilità con le norme europee della legge 10. «La stessa – ha dichiarato Tedde – che Deiana, nel frattempo diventato assessore, non vuole applicare perché sottoposta alle valutazioni dell’Ue».

A giudizio del consigliere di Fi è evidente una posizione in conflitto di interesse da parte dell’assessore Deiana che ha mostrato «un atteggiamento discutibile e una condotta opaca da censurare per gli intrecci tra compiti di assessore a attività professionale.

«Avete fallito nelle politiche dei trasporti e con i low cost – ha concluso Tedde – e per questo chiediamo al presidente Pigliaru la revoca immediata della delega affidata a suo tempo all’assessore Deiana.» 

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha sottolineato che «ancora una volta ci troviamo a discutere del nodo dei trasporti anche se la mozione di sfiducia è uno strumento che oggettivamente crea imbarazzo, anche perché l’assessore possiede una grande competenza tecnica che però non può far dimenticare che i sardi si aspettavano molto di più ed a questo punto è giusto che ne tragga le conclusioni». «Il fallimento della politica dei trasporti – ha aggiunto Tocco – è sotto gli occhi di tutti perché è mancata una visione strategica dei trasporti aerei in Sardegna: dai low cost a Meridiana, dalle navi all’Arst, che ha mezzi vecchissimi che dovrebbero essere cambiato ogni 7 anni mentre ne hanno 15». In definitiva, ha concluso, siamo di fronte ad una situazione totalmente negativa di cui si deve prendere coscienza in modo chiaro.

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha parlato di un «dibattito del tutto inutile se trasformato nel solito rituale fra maggioranza ed opposizione di cui gli esiti sono scontati e la stessa l’opposizione non può ragionevolmente sostenere di non aver commesso errori nel passato in tema di trasporti». «La legge 10 – ha ricordato Sabatini – che pure fu votata all’unanimità, conteneva un vizio che poi si è rilevato determinante con la notifica tardiva all’Unione europea con cui si cercò di cambiare la natura della legge provocando la procedura di infrazione che ancora non ha trovato risposta». In realtà, ha sostenuto l’esponente del Pd, «il tema dei trasporti è stato sempre sottovalutato, dalla Tirrenia alla Flotta sarda, ma uscendo da questo schema occorre interrogarsi su cosa si può fare per invertire la tendenza perché, se è vero che il sostegno pubblico alle società di gestione degli aeroporti viola il principio di concorrenza, è vero anche che i tempi della definizione della controversia sono inaccettabili per una società moderna». Sono europeista da sempre, ha concluso Sabatini, «ma riconosco che c’è bisogno di una Europa diversa, in grado di superare tecnocrazia, burocrazia, vincoli e procedure».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha premesso di non volersi appiattire «sulle logiche della gogna mediatica e tuttavia sento il dovere di affrontare un dibattito su una delle questioni centrali per la Sardegna; qui non è questione di competenze e simpatie ma bisogna entrare nel merito delle questioni e i numeri dicono che nei primi 5 mesi di quest’anno molti, circa 500.000, hanno rinunciato al loro soggiorno in Sardegna con ricadute pesantissime sui territori, Alghero su tutti, su una filiera economica che poggia sul turismo». Il Consiglio, secondo Crisponi, «deve essere consapevole di quanto sta accadendo ed invertire al più presto la rotta, anche per rispondere ad una legittima protesta dei cittadini e delle categorie produttive, fermo restando che i superburocrati nell’Europa non possono mettere in un angolo le legittime aspirazioni di questa terra e, quanto agli aiuti di Stato, semplicemente non esistono in una economia come la nostra che a causa dell’insularità non può competere con le altre».

Il consigliere del gruppo Misto Mario Floris ha richiamato l’attenzione del Consiglio sul fatto che «l’assessore non è l’unico responsabile della situazione disastrosa dei trasporti, anzi Deiana è il meglio sul piano della competenza e della professionalità ma il problema è che manca la politica».Gianfranco – ha ricordato Floris – con l’introduzione della continuità il presidente della Regione operava in prima persona ed il percorso era solo l’inizio, poi questo processo virtuoso è stato interrotto dopo che la Regione si è presa in carico i costi della continuità ma è un errore gravissimo: la continuità deve essere riportata in capo allo Stato per ragioni politiche, perché è un diritto che lo Stato deve garantire a tutti i sardi, da aerei a navi, dalle persone alle merci, il resto sono favole e scorciatoie che non portano da nessuna parte».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha spiegato di non aver firmato la mozione perché quando è stata presentata non ricopriva la carica di consigliere regionale. Però, ha osservato, «intendo manifestare da cittadino sardo la contrarietà alle politiche della Regione in materia dei trasporti, perché è il problema dei problemi come sa molto bene chi fa impresa; è un settore dove si deve fare molto di più e, d’ora in avanti, bisogna impostare discorsi diversi con lo Stato sottolineando che si tratta di un servizio pubblico che in un isola è un diritto fondamentale». «La situazione del nostro sistema è drammatica – ha proseguito Satta – non solo perché la Tirrenia offre passaggi ponte a 83 euro o perché il crollo dei low cost è stato una sciagura per Alghero come per Cagliari, quanto perché nel giugno scorso il presidente dell’Enac Vito Riggio ha detto che se non pagano i debiti le concessioni dei nostri aeroporti potrebbero essere a rischio soprattutto ad Alghero ma anche a Cagliari». Qui nessuno vuole discutere le capacità di Deiana «però sembra che si voglia coprire qualcuno o qualcosa, ma la realtà resta che trasportare un blocco di granito dalla Sardegna costa il doppio che in Spagna, per questo serve un segnale forte».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «il disastro dei trasporti sardi non è solo colpa di Deiana, i sardi sanno benissimo qual è la situazione e la mettono in contro sia al presidente Pigliaru che alla maggioranza di centro-sinistra». «Ogni segmento della nostra economia – ha sostenuto – dipende dai trasporti e proprio sul tema del trasporto marittimo l’assordante silenzio della Giunta ha consentito che un imprenditore privato si comprasse a debito, con un bond 300 milioni, il monopolio dei mari pur essendo un concessionario di servizio pubblico». I sardi, a giudizio di Tunis, «non si meritano questo atteggiamento passivo e lo stesso Renzi, dopo l’operazione sui mari, ha detto che così i sardi la smetteranno di parlare delle continuità territoriale; anche questo è un grave demerito della Giunta e della maggioranza».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha respinto l’interpretazione secondo la quale «chi governa la Sardegna non ha colpe e di conseguenza nemmeno l’assessore, ma è una difesa d’ufficio sostenuta peraltro senza molta convinzione dalla stessa maggioranza, invece chi governa ha il massimo delle responsabilità e lo dicono i dati dell’Enac: il traffico negli scali sardi è sempre stato stabile tranne che nel primo semestre del 2016, con flessioni molto preoccupanti ad Alghero e Cagliari, mentre Olbia tiene, sono numeri che inchiodano il Governo regionale soprattutto per le sue ripercussioni negativa sull’economia della Sardegna». «Partiamo da qui – ha suggerito – per trovare soluzioni immediate ed efficaci, Deiana è competente ma in questo momento responsabile e non può bastare al centro sinistra guardare per l’ennesima volta al passato».

Dopo l’on. Locci ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che ha detto: «E’ legittima la protesta dei cittadini e dei sindaci, sia chiaro. Il vostro problema, però, è che siamo alla vigilia di un accordo con il governo italiano e dobbiamo ottenere al deroga al regime degli aiuti di Stato e questo ci consentirà di non rischiare più di infrangere normative severe sugli aiuti di Stato. Se risolveremo il problema della continuità territoriale risolveremo il problema delle imprese sarde. Un’altra risposta è utilizzare la leva fiscale, come previsto dallo Statuto».

Per l’on. Paolo Truzzu (Fdi) «discutere questa mozione è un problema perché sarebbe stato molto meglio non discuterla e aver risolto il tema della continuità territoriale della Sardegna. Ricordo polemiche roventi anche prima dell’avvento dell’assessore Deiana, ai tempi dell’assessore Baghino e poi del presidente Palomba. Non è di oggi, insomma». Per l’oratore, però, «due anni fa era più facile viaggiare dalla Sardegna per l’Europa e per l’Italia rispetto a oggi, con voli affollati per Roma e Milano e un notevole decremento dei low cost».

Rivolto all’assessore Deiana l’on. Marcello Orrù (Psdaz) ha detto: «Nessuno mette in dubbio che lei sia un bravo professore ma qui siamo davanti a un vero disastro. Avete bombardato il sistema dei trasporti aerei del nord Sardegna e Ryanair è andata via per le vostre scelte. Dovete prendere atto degli sbagli fatti e dei danni arretrati. Come ha fatto la Puglia a trattenere Ryanair? Forse perché è meno pavida e presuntuosa di voi».

Ha preso poi la parola l’on. Giuseppino Pinna (Udc), secondo cui «in pochi potevano credere che il baratro dei trasporti fossi così vicino. E invece ci siamo precipitati. Se al turista costa troppo il trasporto, il turista non viene in Sardegna o non ci torna. Non bisogna inventare chissà che cosa ma prendere esempi da quelle regioni e da quegli Stati che fanno cose buone». Per l’oratore è importante anche capire «se c’è un disegno per svalutare l0’aeroporto di Alghero e consegnarlo un domani agli speculatori».

Per l’on. Giuseppe Fasolino (Forza Italia) «ce l’avete messa tutta per costringere anche uno come me a parlare in occasione di una mozione di sfiducia. Partiamo dal principio: i dati dell’aeroporto di Alghero e di Cagliari sono davvero bassi, in un’annata che doveva essere magica. E le dimissioni che stiamo chiedendo all’assessore Deiana non sono un fatto personale ma politico: riguardano la comica di treni veloci, la disgrazia di Saremar, la fuga di Ryanair, l’accorpamento delle autorità portuali. Presidente Pigliaru, lei non può continuare a rendersi complice di questo sfascio».

Per Forza Italia l’on. Alessandra Zedda ha esordito sostenendo una metafora sportiva: «Lei è stato acquistato come fuoriclasse per conquistare lo scudetto e invece non hai messo la palla dentro il cesto. Ha provato anche a giocare contro la sua squadra. Non si può affrontare un campionato con un giocatore così: avete iniziato con i proclami, avete criticato i predecessori e invece il sistema dei trasporti è in uno stato di fallimento totale. E non lo diciamo noi ma tutti fuori da qui. Qual è il vostro problema? Avete paura del governo?». Rivolta all’assessore, poi ha detto: «Lei ha fatto annunci e dichiarazioni, inquietanti, nel doppio ruolo di consulente e di assessore ai Trasporti. Una figuraccia dietro l’altra. Se proprio deve restare e non la mandano via, cambi registro». 

Ha quindi preso la parola il consigliere Roberto Deriu (Pd) che ha subito dichiarato di volersi sottrarre al rito del capro espiatorio che si vorrebbe consumare in Aula scaricando tutte le responsabilità del malfunzionamento del settore dei trasporti sull’assessore Deiana.

«Massimo Deiana sarebbe da rimuovere e non da sfiduciare visto che il Consiglio non gli ha mai dato la fiducia – ha detto Deriu -. E’ da rimuovere, secondo la minoranza, perché incompetente: una delle prove che portate è che è stato scelto da voi in quanto competente come consulente della presidenza nella passata legislatura. I fatti invece dicono che la vostra politica dei trasporti è stata fallimentare con l’operazione Saremar, il buco da 80 milioni di euro all’Arst, la procedura d’infrazione per la legge 10, il trenino verde e i treni veloci, comprati da voi, che non funzionano. Voi pretendete che si deliberi sui fattoidi, a noi invece interesserebbe una seria politica sui trasporti.»

Deriu ha quindi annunciato il suo voto contrario alle due mozioni del centrodestra. «Non avete voluto farci parlare di trasporti ma concentrare l’attenzione sul capro espiatorio. E’ un esercizio che non considero onorevole e non posso affiancarvi in questa situazione. Anche a un popolo stanco è chiara la strumentalità dell’iniziativa».

Salvatore Demontis (Pd), dopo aver ribadito la sua stima nei confronti dell’assessore Deiana, si è detto convinto che la questione si sarebbe dovuta affrontare in modo diverso. «La Regione avrebbe dovuto negoziare con la Commissione Europea una procedura più semplice e veloce – ha detto Demontis – non si possono attendere le decisioni di Bruxelles così a lungo».

Demontis sì è detto poi d’accordo sulla necessità di pensare a un nuovo sistema di finanziamento delle low cost che coinvolga le società aeroportuali. «In attesa delle decisioni della Commissione europea noi avremmo dovuto attivare un’altra procedura di finanziamento senza incorrere negli errori della Giunta di centrodestra. Non credo che l’attivazione di un percorso parallelo avrebbe nuociuto sulla decisione della Ue».

L’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha chiarito di non provare nessun imbarazzo a discutere una mozione di sfiducia. «Molti hanno detto che provano disagio a parlare di questo tema. Io non ho nessun problema nel farlo a prescindere dal fatto che Deiana sia stato mio consulente e abbia avuto la mia fiducia. Io stimo Deiana professionista e ho simpatia per l’uomo. Qui in ballo ci sono altre cose. La questione è politica. Sono passati due anni e mezzo e parlate ancora dei nostri errori. Il dibattito è surreale, la responsabilità politica è della maggioranza e del presidente della Regione».

Cappellacci ha quindi accusato la Giunta di eccesso di fiducia nei confronti del Governo nazionale. «Sentire Pigliaru che dice di aspettare una decisione del Governo mi terrorizza e mi rende il quadro ancora più drammatico – ha detto l’esponente di Forza Italia – il Governo ha dato fondi per la continuità che non potranno essere spesi quest’anno. Intanto Renzi inaugura l’Air Force governativo costato 200 milioni, con costi di esercizio di 15 milioni all’anno. E’ lo stesso presidente che elogia la continuità territoriale sarda senza conoscerla. Se queste sono le premesse, mi dispiace, ma non arriverà nessuna soluzione».

In difesa dell’assessore Deiana si è schierato il presidente della Commissione Trasporti Antonio Solinas (Pd). «Tedde e Cappellacci vanno all’attacco ma non danno soluzioni alternative – ha detto Solinas – ricordo che nel 2010 la legge n. 10 fu approvata all’unanimità. Il centrosinistra votò quella legge, poi sono arrivati i pasticci in fase di attuazione per responsabilità di Cappellacci. Gli aiuti alle low cost vennero considerati come investimenti in libero mercato e la delibera non venne notificata a Bruxelles. A fine 2011 la Giunta decise di cambiare strategia e di notificare la legge. Stiamo ancora aspettando che la Commissione decida. Questo macigno che incombe non consente di intervenire».

Solinas ha poi riconosciuto alla Regione di aver fatto di tutto per risolvere il problema. «I segnali sono positivi, la Commissione darà parere favorevole – ha affermato il consigliere del Pd – ma nel frattempo non si poteva far altro che aspettare la decisione di Bruxelles».

Il presidente della commissione Trasporti, infine, ha proposto di dedicare un’intera sessione dei lavori del Consiglio per discutere la questione dei trasporti aerei e marittimi: «Un dibattito propedeutico all’elaborazione di un Piano regionale che garantisca il diritto alla mobilità ai cittadini e alle imprese».

Giuseppe Meloni (Pd) ha definito il dibattito “surreale, vecchio e stantio”. «Si cerca un colpevole per accontentare la piazza – ha sottolineato Meloni – i trasporti sono un settore nevralgico, ma non è questo il modo di affrontare il problema. E’ vero che c’è malumore ma vogliamo far credere ai cittadini che tutto sia legato a questi due anni di governo e alla responsabilità di Deiana? Vogliamo prendere in giro i sardi?». Il consigliere gallurese ha quindi lanciato una proposta: «Si pensi a una commissione d’inchiesta che indaghi sul sistema dei trasporti degli ultimi 15 anni. Voglio sapere perché l’aeroporto di Olbia produce certi risultati e gli altri no, come è stato reclutato il personale e la dirigenza? Vorrei sapere tutto questo. Sarebbe troppo facile parlare delle reciproche responsabilità».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha evidenziato come le criticità in materia dei trasporti “non rappresentino una novità per l’Isola” ed ha riaffermato il “diritto dei sardi alla mobilità e alla continuità territoriale” ed ha dichiarato che «negli ultimi due anni e mezzo si stanno trascinando le politiche dei trasporti messe in campo dal precedente governo».  L’esponente della maggioranza ha ricordato le nomine tutt’ora in essere all’Arst ed ha invitato il Consiglio a prestare più attenzione per il trasporto merci «è fondamentale per lo sviluppo dell’agroalimentare sardo».

In merito alla questione Ryanair, Anedda ha puntato il dito contro le presunte “incapacità” gestionali dei vertici della Sogeaal: «Lo dimostra anche la colletta degli imprenditori algheresi per trattenere i voli delle low cost». «Il segnale è chiaro – ha concluso Anedda – la crisi è più forte laddove c’è una società di gestione aeroportuale inadeguata e le low cost hanno un senso solo se si confrontano con altri privati quali sono gli imprenditori del comparto turistico ricettivo».

Il segretario del Psd’Az, Christian Solinas, ha precisato di non aver sottoscritto le due mozioni di sfiducia all’assessore Deiana («per ragioni personali e di opportunità politica») ed ha riconosciuto come la discussione dei due documenti presentati dalle minoranze in Consiglio «rappresentino un’occasione per dibattere sul tema dei trasporti».

«La questione dei trasporti – ha affermato l’esponente sardista – pone una questione più ampia e cioè che l’autonomia non basta più per risolvere il problema in Sardegna».

L’ex assessore dei Trasporti della giunta Cappellacci ha quindi invitato l’attuale presidente della Regione a «cambiare approccio nei rapporti con lo Stato e con Bruxelles» ed ha ricordato che il problema degli aiuti di Stato alle compagnie low cost è nato nel 2003 per la denuncia di AirOne e quindi «per un contrasto tra operatori privati». «Nel 2010 – ha spiegato il segretario Quattro Mori – abbiamo approvato la legge n. 10 nonostante fosse aperta una procedura di infrazione dell’Ue e per questo affermo che non basta una procedura aperta per bloccare le iniziative volte alla tutela dei diritti dei sardi». Solinas ha quindi svolto una serie di considerazioni critiche sul funzionamento e le logiche che sottendono le decisioni della commissione europea: «Nella maggior parte dei casi si muove sulle logiche delle lobbies e delle pressioni territoriali ed è per questo che invito il presidente e la giunta ad incentivare le pressioni sul governo italiano e sulla commissione europea per vedere riconosciuto il diritto dei sardi alla mobilità».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, si è rivolto ai banchi della Giunta, domandando polemicamente quale sia la politica dei trasporti del governo regionale e perché soltanto dopo due anni ci si è accorti che la legge 10 del 2010 fosse inadeguata per concludere accordi con le compagnie low cost.

L’esponente della minoranza ha quindi introdotto il tema delle gestioni aeroportuali («Dall’era Cappellacci in giù l’assessore ha sbagliato nel dare indicazioni, ad incominciare da quella corretta per creare un’unica società di gestione per gli scali sardi mentre  ha chiuso Tortolì e Fenosu»)  ed ha fatto riferimento al tema delle privatizzazioni ().

Attilio Dedoni ha paventato il rischio “svendita” per gli aeroporti sardi, quale conseguenza di  una “logica sotterranea a vantaggio di banche e fondazioni”.

Il capogruppo dei Riformatori ha concluso citando in positivo l’esempio della vicina Corsica dove la compagnia aerea della Regione corsa conta 15 aeromobili e 2 milioni di euro di attivo.

Il capogruppo dell’Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha definito le criticità del trasporto aereo “l’emergenza da affrontare” ma ha invitato la Giunta e il Consiglio a non trascurare le problematiche del trasporto marittimo, anche in considerazione di ciò che rappresentano per il traffico passeggeri.

L’esponente della maggioranza ha auspicato la revisione della convenzione Cin-Tirrenia ed ha richiamato l’assessore Deiana sul tema dei collegamenti Sardegna-Corsica: «Se non si fa il bando entro settembre rischiamo di non avere alcun collegamento».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha riconosciuto l’opportunità, offerta dal dibattito sulle mozioni, per discutere di un tema fondamentale verso il quale «il Consiglio ha avuto troppo poche occasioni per far sentire la sua voce».

L’esponente della maggioranza pur riconoscendo le problematicità del trasporto aereo e marittimo ed “il poco soddisfacente” livello dei trasporti interni (bus e treni) ma ha definito “ingeneroso” il tentativo di scaricare sull’assessore tutte le responsabilità («chi ha governato prima di noi si assuma quelle che gli sono proprie»).

Emilio Usula ha quindi lamentato ritardi sul piano regionale dei trasporti («ma gestiamo una situazione che ha origini lontane») ed ha concluso con l’augurio che «sui trasporti i risultati possano arrivare nella seconda parte della Legislatura».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha esortato l’assessore Deiana a liberare la Sardegna osservando però che «lo strumento della mozione, come tale, ha un esito scontato rispetto a problemi atavici come quello dei trasporti e siamo coscienti delle criticità e delle emergenze ma la soluzione non sta nella rimozione di un assessore, dato che il presidente Pigliaru ha messo in campo la squadra e deciderà di conseguenza». Il Consiglio, ad avviso di Cocco, «deve occuparsi del merito delle questioni, al di fuori delle dietrologie e dei richiami al passato, per avere un rapporto diverso con quelle burocrazie europee che non sanno dove è la Sardegna e non ne conoscono i problemi strutturali». La nostra Sardegna, ha sostenuto ancora il capogruppo di Sel, «deve avere risposte che consentano di colmare il gap con le altre regioni dell’Italia e, sotto questo profilo, se occorre applicare in modo più incisivo lo Statuto all’art. 10 facciamolo, proviamole tutte, non accontentiamoci di respingere una mozione dicendo che tutto va bene, abbiamo un Patto per il Sud ancora in fase di elaborazione che può essere la migliore opportunità per richiamare l’attenzione del Governo centrale sulla specificità della Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha definito la mozione «un gesto estremo della minoranza per rivendicare una soluzione forte per il problema dei trasporti, che significa vita e sviluppo per la Sardegna ed avremo rinunciato a questo gesto se ci fosse stata una politica diversa ma purtroppo siamo all’anno zero, anche nel collegamento con le isole minori proiettato fuori dall’ambito pubblico con conseguenze negative anche sull’occupazione che è stata precarizzata, per non parlare del trenino verde, delle ferrovie, delle navi e degli gli arerei». «Deiana – ha concluso Rubiu – è stato un re Mida al contrario che ha prodotti risultati disastrosi a danno dei sardi».

Il capogruppo di Sdl, Roberto Desini, ha invitato le forze politiche ed i cittadini ad avere rispetto per le persone al di là dei ruoli ricoperti, ricordando che «Deiana è stato vittima di attacchi ingiustificati al di sopra delle righe ed è comunque sbagliato strumentalizzare problemi reali con il populismo». «Serve invece molta maturità ed attenzione ai dati oggettivi – ha auspicato Desini – senza aver paura di affermare, per esempio, che l’accordo di Soru col Governo per la continuità territoriale è da rivedere e non è più sostenibile e questo può essere un terreno di impegno comune». «Anche perché – ha ricordato – nella Regione c’è stata sempre una alternanza fra le due principali coalizioni ed è quindi una responsabilità comune quella dei trasporti così come dell’aeroporto di Alghero la cui società di gestione è stata ricapitalizzata per ben 6 volte, tutte scelte che sono state pagate e vengono pagate dai sardi». «Cerchiamo di invertire la rotta – ha esortato Desini – cambiando i nostri rapporti con il Governo centrale e la Comunità europea impegnandoci a fare molto di più».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha condiviso quanto emerso dal dibattito nel senso che quello dei trasporti è il problema principale della Sardegna ma, ha precisato, «va ricordato che a fronte di una situazione oggettivamente complessa, ci sono responsabilità evidenti del centro destra che al contrario ha mostrato molta faccia tosta nel sostenere certe tesi». «Noi non chiediamo alibi – ha continuato – ma dietro alcune vicende ci sono responsabilità precise in materia di low cost e di collegamenti con le isole minori con il buco di 11 milioni che ha affondato la Saremar; non possiamo dire che il sistema di trasporto in Sardegna funzione bene né che sostenga come dovrebbe il nostro sistema economico, anzi queste sono questioni che ci devono trovare uniti nell’interesse dei cittadini». «Sono convinto – ha concluso Cocco – che le norme europee non impediscano di sostenere la crescita del traffico aereo, bisogna quindi trovare forme di intervento innovativo e forse si potevano fare scelte diverse in attesa della pronuncia della Commissione europea o fare qualcosa di più sulla cosiddetta continuità 2 o sulla gestione degli scali, su questo dobbiamo impegnarci a fondo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha lamentato che «spesso si confondono le acque per non far vedere quale sia la verità e quale la menzogna ma il disastro della Giunta regionale con i suoi effetti devastanti per tutta la Sardegna e non solo per Alghero è sotto gli occhi di tutti e, peraltro, non serve nemmeno al centro-sinistra provare a ridimensionarli, nel tentativo disperato di dare una risposta agli amministratori locali che manifestano sotto il palazzo del Consiglio ed agli operatori economici del turismo». «Il problema – ha affermato Pittalis – non è cosa fare oggi o domani ma l’immobilismo della Giunta regionale che fa viaggi e riunioni dappertutto senza che poi segua un solo fatto concreto, mentre per quanto ci riguarda siamo pronti a ritirare la mozione se c’è una risposta vera alla situazione di emergenza che i sardi sono costretti a vivere». «Voi difenderete il vostro assessore con la solita ipocrisia di facciata che non esita ad auspicare il cambiamento di tutta la Giunta regionale – ha concluso Pittalis – ma questa è la politica delle battute e degli annunci, non è quella che serve ai sardi, in una terra dove crescono povertà e disoccupazione ed un profondo malessere morale».

Per la replica ha preso la parola l’assessore ai Trasporti, Massimo Deiana: «C’è un aspetto positivo nel dibattito e per cultura coltivo sempre il dubbio, soprattutto nelle materie tecniche. Ho ascoltato l’illustrazione della mozione da parte dell’on. Cossa e confermo che sul sistema del Ct1 c’è molto da lavorare: nasce nel 2013 dall’idea condivisibile di dare a tutti, sardi e non, la possibilità di viaggiare a prezzi favorevoli. Ma non è accaduto così e su questo dobbiamo riflettere perché è in atto una profonda riflessione. Il 19 luglio abbiamo convocato la prima riunione della conferenza dei servizi per l’imposizione degli oneri di servizio pubblico e sono in atto una serie di valutazioni. Sono d’accordo, perché è sempre stato un mio sogno, che noi dovremmo riuscire a costruire un ponte di servizio che sopperisca alla nostra continuità materiale, che è assente. Purtroppo, il trasporto marittimo e aereo non è un bene a disponibilità infinita, perché talvolta non si trovano aerei e talvolta non si trovano nemmeno slot liberi».

L’assessore ha aggiunto anche che a Bruxelles «la legge 10 è vista come un sistema di aggiramento delle norme comunitarie. Noi siamo bloccati su questo e speriamo che la nostra difesa sia stata efficace e dunque smentisca la tesi della violazione delle norme sugli aiuti di Stato. Nell’attesa non possiamo dare soldi della Regione agli aeroporti, questo deve essere chiaro».

Il presidente Pigliaru ha proseguito nella replica: «Questa è un’occasione per parlare del merito delle cose. Siamo vicini agli operatori che in questo momento hanno visto sparire il mercato che era nato negli anni scorsi, magari in modo imperfetto: il nostro impegno è perché i danni subiti oggi siano restituiti domani con gli interessi. Riconosciamo che siamo in difficoltà e che la difficoltà ha radici profonde. Non ha nessun senso considerare il nostro aiuto un aiuto di Stato, visto che siamo una regione insulare: questo deve essere chiaro a chi sta fuori e non comprende la condizione che si vive in Sardegna».

Per il presidente della Regione «pesano anche gli errori del passato e la continuità territoriale è roba vecchia e rigida, e questo non aiuta. Va ripensata la continuità territoriale: vogliamo oneri di servizi ma anche spazi per il mercato dei low cost, c’è moltissimo da fare per costruire quel ponte virtuale. Possiamo arrivare anche noi ad avere le compagnie low cost, non una sola, gratis nei nostri  aeroporti: questo è quanto accade in un importante hub del Nord est italiano. Questi sono i problemi e non potete chiamarci a responsabilità per fatti che non dipendono da noi. Siamo pronti a dimostrarvi che continuamente facciamo pressione sul Governo e sull’Unione europea».

Poi Pigliaru ha dato la notizia: «Questa mattina al Mef abbiamo avuto una riunione tecnica per la copertura finanziaria del decreto che cancellerà le tasse aeroportuali. In queste ore verrà presentato l’emendamento del Governo e sappiamo che avrà la copertura. Il ministro Del Rio sta mantenendo  l’impegno che ha preso venti giorni fa. Abbiamo chiesto 120 milioni per irrobustire la continuità territoriale nei 4 anni e sono fiducioso. Vorrei trasmettere questa fiducia agli operatori turistici e a voi». 

Conclusa la replica della Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola ai primi firmatari delle due mozioni per le controrepliche.

Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato la propria insoddisfazione per le risposte dell’esecutivo alle contestazioni contenute nella sua mozione: «La maggioranza ha sprecato un’occasione, si assume la responsabilità politica di dare una copertura all’azione dell’esecutivo – ha detto Cossa – sostenere ancora oggi che se non si rispettano i paletti della Ue sia difficoltoso affrontare gli argomenti è anacronistico. Fermo restando il principio della non concorrenza, tutte le altre cose si possono fare». Cossa ha poi ricordato la difficile situazione dell’aeroporto di Alghero (“gestito in modo familistico”) a cui fa da contraltare l’efficientismo dell’aeroporto di Olbia. «Subordinare a una parere della Ue la privatizzazione di Alghero – ha affermato il consigliere dei Riformatori – significa allungare ulteriormente i tempi».

Sulla questione della Ct1, Michele Cossa ha ricordato che le rotte dalla Sardegna per Roma e Milano sono tra le più remunerative in Italia. «Il fatto che ci sia una procedura di infrazione non impedisce che si facciano altre cose. Non c’è scritto da nessuna parte che bisogna attendere – ha concluso Cossa – oltre al trasporto aereo c’è da discutere anche il trasporto marittimo e i collegamenti con le isole minori. A Carloforte non esistono più sconti. Vorremo vedere il contratto di servizio con la compagnia che ha vinto la gara e utilizza un traghetto del 1966».

Voto contrario ha annunciato anche Marco Tedde (Forza Italia), primo firmatario della seconda mozione, che ha parlato di scollamento totale tra l’Aula il Nord Ovest dell’Isola. «A questa zona qualcuno sta paralizzando l’economia e pregiudicando il futuro – ha detto Tedde – è un parere condiviso anche dalla maggioranza, lo dimostrano gli interventi tiepidi arrivati dal centrosinistra in difesa di Deiana».

Marco Tedde ha ribadito la convinzione che si possa attuare una politica di sostegno alle low cost: «Bisogna essere capaci di governare – ha attaccato Tedde – c’è bisogno di scelte politiche, basta con le letterine spedite al Governo». Il consigliere di minoranza ha quindi contestato l’immobilismo della Giunta, colpevole di aver aspettato passivamente le decisioni di Bruxelles anziché cercare una soluzione. «La Giunta conosce bene le normative ma non le vuole applicare – ha concluso l’esponente azzurro – intanto si continua a sostenere Alitalia con costi nettamente superiori rispetto alle low cost. Pigliaru si metta una mano sulla coscienza, approfondisca la questione e assuma le dovute decisioni».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione le due mozioni.

Votazione non opportuna, secondo Roberto Deriu (Pd), che ha espresso dubbi sulla legittimità della mozione di sfiducia nei confronti di un assessore. Il presidente Ganau, richiamando l’articolo 118 del Regolamento, ha invece ribadito la correttezza della procedura invitando i consiglieri a procedere con le dichiarazioni di voto.

Giorgio Oppi (Udc), pur riconoscendo fondate le contestazioni alla politica dei trasporti della Giunta, ha annunciato il suo voto contrario. «Per principio – ha detto – non ho mai firmato né votato mozioni contro una singola persona».

Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha invece annunciato il suo voto a favore. «E’ una sfiducia nei confronti di tutta la Giunta e del suo presidente. Deiana è stato un ottimo consulente, lui può dire che cosa fare o non fare, ma qualcuno deve fare le scelte. Chiediamo coraggio nelle decisioni».

Gianfranco Congiu (PdS) in sede di dichiarazione di voto ha ribadito la sua proposta: «Si utilizzi l’articolo 10 dello Statuto che consente di ricorrere alle detrazioni d’imposta».

Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole: «La situazione è peggiorata, la maggioranza ne prenda coscienza altrimenti ci penseranno i suoi elettori. Se la Giunta è convinta che l’Ue darà ragione alla Sardegna allora prosegua sulla sua strada. Deiana è troppo competente e per questo deve tornare a insegnare».

Sì alle mozioni anche da parte di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Bisogna avere il coraggio di dire che dell’Unione Europea non ce ne frega niente. Le procedure di infrazione si aprono e si chiudono. Le nostre scelte non possono essere condizionate da probabili infrazioni che poi non vanno avanti. Il popolo sardo attende risposte chiare e decise e una soluzione definitiva del problema».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha annunciato il suo voto favorevole e invitato la Giunta a occuparsi del collegamento marittimo tra Santa Teresa e Bonifacio.

Stefano Tunis (Forza d’Italia) ha ribadito il suo sostegno alle mozioni e invitato la Giunta a occuparsi anche di trasporto marittimo: «Presidente e assessore non si sono degnati di dedicare 30 secondi a questo tema – ha affermato – un comportamento omissivo di carattere doloso. Se non siete in grado di affrontare il tema passate la mano».

Gianfranco Carta (Forza Italia) ha lamentato una scarsa attenzione nei confronti del Nord Sardegna: «Mi aspettavo una risposta chiara e netta ai cittadini che sono venuti da Alghero e Sassari per protestare sotto il Consiglio. Il territorio è stato già schiaffeggiato. Ryanair ci ha fatto viaggiare, nel bene e nel male, chi non viaggia a basso costo non verrà più in Sardegna».

Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato il suo voto contrario alle due mozioni ribadendo però la sua posizione: «I tempi di attesa per la decisione della Commissione europea sono scaduti, non si  aspetti più e si avvii un nuovo regime di aiuti per le low cost».

Luigi Crisponi, a nome del gruppo dei Riformatori, ha annunciato il voto favorevole alle due mozioni: «Non abbiamo avuto soddisfazione nelle risposte della Giunta. Il tema merita ulteriori approfondimenti».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che dal mese di aprile l’aeroporto di Alghero ha perso 28mila passeggeri: «Al territorio mancano 15 milioni di euro. Ho la certezza che Pigliaru sia un sostenitore della decrescita felice – ha detto il consigliere di minoranza – si vuole creare un connubio virtuoso tra economia e ambiente, ma non credo che i sardi siano d’accordo. La Sardegna vuole almeno sopravvivere».

Giovanni Satta (Uds) ha ribadito la propria contrarietà alle politiche sui trasporti degli ultimi anni. « Non ho avuto risposte sui trasporti aerei e marittimi, per questo voto a favore della sfiducia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha rivolto un invito alla maggioranza: «Smettetela con il teatrino sui mezzi di informazione. Sui giornali chiedete l’azzeramento della Giunta e in Aula assumete un atteggiamento diverso – ha detto Pittalis – noi votiamo le mozioni perché convinti della assoluta incompetenza e inadeguatezza dell’assessore a governare un sistema così complicato. La Giunta non dà risposte nemmeno alle proposte alternative come quelle avanzate dall’onorevole Congiu».

Citando Aldo Moro ha poi concluso: «Una realtà non interpretata è una realtà muta. Se questo è l’afflato identitario della Giunta, allora povera Sardegna!».

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 Nel corso dei lavori che hanno segnato l’insediamento della Consulta sardo corsa ad Ajaccio, i capigruppo del Consiglio regionale non hanno mancato di offrire un contributo al dibattito che si è sviluppato con i loro colleghi della Corsica sui temi posti all’ordine del giorno e più in generale sulle questioni che attengono l’insularità e l’identità.

Il vice capogruppo di Forza Italia, Edoardo Tocco, è stato il primo a prendere la parola nel corso della discussione del dossier su ricerca, formazione e educazione ed ha auspicato un rafforzamento della cooperazione tra gli Atenei delle Isole ed in particolare ha posto l’accento sull’importanza dello sport come “mezzo efficace per favorire l’amicizia tra Sardegna e Corsica” ed ha proposto i giochi universitari delle isole del Mediterraneo.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rimarcato il ruolo di indirizzo politico che la Consulta deve assumere anche per ciò che attiene le questioni della formazione, dell’istruzione, della cultura e della lingua. Dedoni ha quindi consegnato ai presidenti Ganau e Talamoni un documento incentrato sulla macroregione Sardegna-Corsica, dove si ribadiscono, tra le altre, le ragioni della specialità sarda nonché il favore per un patto di forte collaborazione tra le due isole del Mediterraneo.

Pierfranco Zanchetta (Upc-Socialisti), intervenendo a conclusione delle audizioni dei rettori ha auspicato «un modello forte di sviluppo sostenibile al quale devono concorrere le Università di Sardegna e Corsica, contribuendo così a formare una nuova generazione capace di sviluppare le due principali risorse delle due isole: il turismo e l’ambiente».

Gianluigi Rubiu (Udc) ha posto l’accento sulla «giornata storica che dà operatività alla Consulta ed ha sottolineato come sia in Corsica che in Sardegna cresce insieme con la cultura autonomista anche una forte  coscienza indipendentista. Rubiu ha quindi auspicato un rafforzamento della collaborazione e della cooperazione tra le due “isole sorelle” soprattutto in vista del confronto “sempre duro con i rispettivi Stati di appartenenza ed in Europa».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha sottolineato un’accresciuta consapevolezza, soprattutto nelle nuove generazioni, del cosiddetto senso di appartenenza ed ha salutato con favore la piena operatività della Consulta «che può favorire le condizioni politico culturali per  contribuire a ridare una speranza di riscatto al popolo corso e al popolo sardo».

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha svolto un articolato intervento incentrato sull’aspirazione di Sardegna e Corsica ad esercitare «nel modo più ampio le prerogative autonomistiche e a difenderle dalle iniziative che tendono a ridurle, messe in campo dagli stati centrali», affermando che i sardi e i corsi “aspirano all’indipendenza” ma che devono dimostrare di saper esercitare «una propria capacità di governo e di autodeterminazione».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha salutato con soddisfazione la Consulta e la rinnovata collaborazione tra la Sardegna e la Corsica non solo sul piano prettamente istituzionale. Pietro Cocco ribadendo l’importanza di lingua e cultura ha invitato tutti i componenti la Consulta a guardare “al futuro e alle cose concrete” ad incominciare dalle questioni che attengono i trasporti, dove il capogruppo Pd auspica “un’alleanza stretta e forte tra Sardegna e Corsica”.

Trasporti e mobilità sono state le priorità di intervento che hanno indicato anche il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda e quello di Sel, Daniele Cocco, nel corso dei rispettivi brevi interventi a conclusione dei lavori.

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Incendio a CFadda copia

Il presidente del Gruppo Sovranità, Democrazia e Lavoro in Consiglio regionale, Roberto Desini, è il primo firmatario di una proposta di legge condivisa dai capigruppo di maggioranza con cui si chiede di concedere agli enti locali la possibilità di utilizzare gli avanzi di amministrazione «in interventi di sostegno economico o contributi diretti al risarcimento dei danni subiti da imprese o aziende in aree rurali a causa di incendi, prioritariamente finalizzati al ripristino delle necessarie condizioni per il mantenimento dei livelli produttivi, occupazionali e di sicurezza». I proponenti, Roberto Desini, Daniele Cocco, Pietro Cocco, Fabrizio Anedda, Emilio Usula e Pierfranco Zanchetta, hanno presentato la proposta come “Modifiche della legge regionale 11 aprile 2006, n.5 Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione per l’anno 2016 e per gli anni 2016-2018 (legge di stabilità 2016). Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi”.

«L’articolo 8, comma 12 della legge regionale 5 del 2016, ammette l’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli enti locali per determinate finalità – spiegano i proponenti -. Alla luce dei recenti episodi che hanno devastato intere aree e danneggiato diverse attività produttive, si ritiene necessario intervenire con urgenza per garantire l’utilizzo degli avanzi di amministrazione anche per l’immediato ripristino delle condizioni necessarie a garantire il mantenimento delle produzioni e della forza lavoro delle aziende colpite dagli incendi.»