24 November, 2024
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La settimana di lavoro delle commissioni sarà aperta mercoledì 2 ottobre, alle 10.00, dalla commissione Trasporti, presieduta da Giuseppe Talanas. L’assessore dei Lavori pubblici, Roberto Frongia, illustrerà la rimodulazione del piano delle infrastrutture mentre l’assessore dei Trasporti Giorgio Todde e l’amministratore dell’Arst Chicco Porcu saranno ascoltati sui problemi del trasporto pubblico nel sassarese, con particolare riferimento al metro di superficie Sirio.

La commissione Attività produttive presieduta da Piero Maieli (Psd’Az) è convocata sempre per mercoledì 2 ottobre ma alle 10.30. La seduta sarà dedicata in buona parte alle problematiche dell’industria con l’audizione dell’assessore Anita Pili sia sull’istituzione delle “comunità energetiche” (Pl n. 47) che sulla riforma dei Consorzi industriali (Pl.48). A fine mattinata è prevista inoltre l’audizione del gruppo “Sit in” dei dipendenti Aras.

Ancora mercoledì 2 ottobre ma nel pomeriggio, alle 15.30, la commissione speciale sull’insolvenza dell’Aias, presieduta da Gianfranco Ganau (Pd), sentirà l’assessore della Sanità Mario Nieddu e l’Anci Sardegna.

La commissione Autonomia, infine, presieduta da Pierluigi Saiu (Lega), riprenderà i suoi lavori mercoledì, alle 16.30, con la discussione del Dl n. 51 (Disposizioni in materia di Enti locali).

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L’assessore regionale degli Enti locali, Quirico Sanna, ha partecipato oggi ai lavori della commissione Autonomia del Consiglio regionale, presieduta da Pierluigi Saiu (Lega), chiamata all’esame de disegno di legge n. 51 “Disposizioni in materia di enti locali”. Elezioni a suffragio universale entro l’estate per le Province sarde, riorganizzazione delle competenze tra Regione ed enti intermedi e nessuna chiusura verso le legittime aspirazioni dei diversi territori sono i temi affrontati dall’assessore Quirico Sanna che ha spiegato che il testo, a cui sono stati presentati 152 emendamenti, crea i presupposti per la riforma degli enti locali e sostituisce gli amministratori straordinari delle circoscrizioni provinciali, legati da un rapporto fiduciario con la Giunta regionale. L’assessore Quirico Sanna ha colto l’occasione per parlare della riforma degli enti locali, che arriverà in Commissione presumibilmente entro la fine dell’anno: sarà aperta al contributo di tutti, prevederà le province, rispetterà le aspettative dei territori che hanno le caratteristiche per aspirare all’istituzione dell’ente intermedio. Quirico Sanna ha ricordato che ci sono comunità, come quella della Gallura, che hanno già percorso l’iter legislativo, mentre altre realtà devono ancora affrontare i passi necessari per concludere il percorso. «L’obiettivo – ha detto Quirico Sanna – è di votare per le province nella prossima tornata elettorale, verosimilmente a maggio 2020. I territori che saranno pronti andranno ad elezioni – ha proseguito l’assessore – chi ancora non ha concluso il suo percorso vi andrà alla tornata elettorale successiva». Per il presidente della Commissione, Pierluigi Saiu: «E’ fondamentale riconoscere ai cittadini sardi il diritto di scegliere da chi essere amministrati. Così come ieri abbiamo votato per restituire al popolo il diritto di decidere chi governa, ugualmente siamo pronti ad andare fino in fondo alla riforma degli enti locali per restituire questo stesso diritto alle comunità della Sardegna. Siamo pronti a sfidare il Governo nazionale e tutti coloro che vogliono impedire ai cittadini di esercitare la propria sovranità».  

Si è detto d’accordo anche l’assessore Sanna, il quale riferendosi ai possibili ricorsi da parte del Governo ha affermato che non bisogna aver paura di portare avanti battaglie a schiena dritta, ricordando che non ci sono governi amici e che la Sardegna deve difendere la propria autonomia. La riforma degli enti locali, per Quirico Sanna, deve essere condivisa e non calata dall’alto, perché ha l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei sardi, garantendo maggiori servizi, e aprire una nuova stagione di buon governo.

Il vice presidente della Commissione, Diego Loi (Progressisti), ha affermato di non vedere l’urgenza dell’approvazione del disegno di legge n. 51 se non per sostituire i commissari. Per quanto riguarda le Unioni dei Comuni, Loi ha ribadito che bisogna trovare la forma per non disperdere le esperienze positive di collaborazione tra amministrazioni locali. E proprio sul ruolo dei Comuni, si è soffermato anche l’assessore, il quale ha sottolineato la necessità di tutelare i sindaci e di consentire loro di svolgere il proprio compito in maniera serena. Per Sanna la riforma degli enti locali deve andare di pari passo con quella della Regione, che deve diventare un ente di controllo e programmazione, delegando la gestione agli altri enti.

Nel corso della seduta sono intervenuti Roberto Deriu (Pd), Alessandro Solinas (M5S) e Massimo Zedda (Progressisti), il quale ha proposto all’assessore di scegliere tra i sindaci i nuovi commissari straordinari delle circoscrizioni provinciali e ha condiviso la necessità di procedere alla riforma degli enti locali insieme a quella della Regione.

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Il Consiglio regionale ha approvato la mozione sulla richiesta di referendum per l’introduzione del maggioritario secco per l’elezione del Parlamento.

La seduta si è aperta sotto la presidenza de presidente del Consiglio Michele Pais e concluse  le formalità di rito, compresa la comunicazione della nomina del capogruppo Udc, Gian Filippo Sechi in sostituzione del suo collega di gruppo Domenico Gallus quale componente della giunta per le elezioni, è stata concessa la parola al capogruppo della Lega, Dario Giagoni, per l’illustrazione della mozione n. 67 “sulla richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352, di articoli del testo unico per l’elezione della Camera (decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361), del testo unico per l’elezione del Senato (decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533), della legge 27 maggio 2019, n. 51, di disposizioni di delega contenute nell’articolo 3 della legge 3 novembre 2017, n. 165”.

L’onorevole Dario Giagoni ha ricordato gli articoli e leggi interessate dal referendum che si propone di fatto l’introduzione del maggioritario secco per l’elezione del Parlamento. L’esponete del Carroccio ha evidenziato in senso positivo il protagonismo dei Consigli regionali per l’indizione del referendum abrogativo ed ha ricordato i precedenti referendum che in materia elettorale hanno provocato – a suo giudizio –  un cambiamento nei rapporti tra le istituzioni e nel corpo elettorale. «Con l’approvazione del quesito referendario – ha spiegato il consigliere della maggioranza – tutti i seggi del Parlamento saranno assegnati attraverso collegi uninominali a chi prenderà un voto in più e non ci saranno più dubbi sul risultato elettorale né spazio a meccanismi che determinano approssimazione nella trasformazione dei voti in seggi».

A favore della mozione si è dichiarato il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, che ha ricordato la stagione referendaria di Mario Segni che nel ’92 segnò il passaggio dalla Prima alle Seconda repubblica. «I Riformatori sardi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – sono nati con quei referendum che hanno messo fine agli effetti deleteri della stagione del proporzionale che obbligava i partiti a compromessi improbabili tra i partiti e al continuo cambio di maggioranze senza mai rendere chiare le responsabilità dei governanti».

Michele Cossa ha evidenziato i positivi risultati ottenuti nella legislazione per gli Enti Locali e ha parlato però di “pasticci nella legislazione nazionale” riferendosi alle norme nazionali che hanno consentito cambi di maggioranza.

Gianfranco Satta (Progressisti) ha criticato duramente il metodo e la sostanza della mozione e si è detto in “imbarazzo” nel constatare che “è stato attribuito carattere d’urgenza al referendum voluto da Matteo Salvini piuttosto che ai temi che interessano i sardi e le emergenze della Sardegna”. come cittadino sardo premetto che la discussione genera imbarazzo. L’esponente della minoranza ha attaccato la Lega e il centrodestra “per l’iniziativa che viene discussa perché il Consiglio regionale sardo è stato indicato tra quelli fedelissimi a Salvini”. «Questa mozione – ha affermato Gianfranco Satta – è dettata dall’esterno ed al rientro da Pontida vi siete precipitati a dare seguito ai desideri del vostro leader».«Così l’Autonomia è a rischio – ha concluso il consigliere del centrosinistra – e la maggioranza non si accorge del livello di subordinazione che dimostrate nel farsi dettare l’agenda politica dal partito del presidente del Consiglio, per questo spero in un sussulto di autonomia e dignità e dunque che questa proposta sia rigettata».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del consigliere Antonio Piu (Progressisti) che ha definito “assurda” l’urgenza della richiesta di indizione del referendum abrogativo. «Chiedete il referendum – ha dichiarato il consigliere della minoranza – solo perché il leader della Lega ha perso il posto al governo del Paese e chiedendo in questo modo il cambio delle regole del gioco date l’idea che siete dei soldatini all’interno di questo Parlamento». Antonio Piu si è quindi rivolto ai partiti del centrodestra («quelli che non vantano o non hanno sempre vantato percentuali bulgari») perché scongiurino l’introduzione del maggioritario “rispondendo sempre alla coscienza e non al capo politico di turno”.

Michele Ciusa (M5S) ha ripreso un passaggio delle dichiarazioni programmatiche del presidente della Regione, Christian Solinas, domandando agli esponenti della maggioranza “quale beneficio per i sardi e quale profitto per la Sardegna dalla discussione di questa mozione?”. L’esponente della minoranza ha invitato il centrodestra a far cessare “la propaganda” ed incominciare a dare seguito alle promesse elettorali e a dare risoluzione ai problemi della nostra Isola. Ciusa ha ricordato i dati della crisi e i settori economici in sofferenza per poi concludere con alcune domande provocatorie («Che benefici avranno da questa mozione?»; «Prima i sardi o prima il capitano?»). «Le leggi elettorali – ha concluso Michele Ciusa – non si fanno con il consenso presunto ma con la maggiore condivisione possibile».

Critico anche l’intervento del consigliere Pd, Roberto Deriu, che ha ricordato la stagione referendaria di Mario Segni evidenziandone “la portata popolare e culturale”. «La vostra azione – ha affermato l’esponente della minoranza – è invece un’iniziativa estemporanea per approfittare di un’occasione propizia per provare ad avere una vittoria elettorale che dia una maggioranza assoluta senza una minoranza». Deriu ha dunque criticato aspramente la scelta politica di chiedere il referendum attraverso la richiesta di cinque Consiglieri regionali: «Perché non siete rimasti tra la gente? Perché non domandate le firme per i referendum alla gente come fanno i movimenti di popolo. Voi invece agite nei palazzetti dei Consigli regionali per scodellare all’opinione pubblica uno strumento che possa scassinare un sistema solo perché vi ha escluso dal potere».

Voto contrario alla mozione è stato annunciato anche da Piero Comandini (Pd) che ha affermato: «Ricordate che i referendum producono molte volte leggi elettorali distorte». Il consigliere della minoranza ha quindi puntato il dito contro la Lega e contro il senatore Roberto Calderoli («è famoso per le leggi elettorali porcata perché lui è il maestro delle porcate». «Il testo che si discute in Aula -ha attaccato Piero Comandini – non è stato scritto all’ombra del Nuraghe Losa ma sul prato di Pontida e consegnato ai prodi leghisti perché fosse votato nei cinque consigli regionali amici in Italia».

Il consigliere democratico ha dunque preannunciato una dura opposizione in Aula e tra i cittadini e, citando un recente intervento dell’ex segretario nazionale del Psd’Az, Giacomo Sanna, si è rivolto a Udc e Riformatori sardi: «Non iscrivetevi al sindacato dei tacchini che difendono la festa del Ringraziamento e non siate polli».

Il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda, dopo aver lamentato l’assenza del presidente della Regione al dibattito sul riconoscimento dell’insularità e ad altri appuntamenti importanti per la vita della Sardegna, ha criticato radicalmente la mozione della Lega, presentata dopo il raduno del partito a Pontida. E in materia di legge elettorale, ha definito prioritaria, semmai, la discussione sulla riforma della legge elettorale per il parlamento europeo che esclude la Regione Sarda. Il problema, a suo giudizio, resta quello della qualità delle proposte delle amministrazioni di ogni livello. La scarsa partecipazione al voto, ha aggiunto, dimostra che non sono le leggi elettorali che avvicinano i cittadini alla politica, e nello specifico la scelta del maggioritario spinto contiene molti rischi a cominciare dal sistema Usa nel quale il presidente eletto governa pur avendo ricevuto meno voti del suo avversario in termini assoluti. Più che di leggi elettorali, ha detto infine, la politica dovrebbe occuparsi di cose che interessano i cittadini.

Il consigliere Pierluigi Saiu (Lega), in apertura, ha puntualizzato che il contenuto della mozione, in realtà, è consentire ai cittadini di esercitare il loro diritto di voto, ben altro rispetto agli interventi di altri che hanno ignorato questo aspetto fondamentale. Noi, ha continuato, in questi giorni abbiamo ascoltato molto i cittadini che chiedono di potersi esprimere e di scegliere da chi essere governati, cosa completamente diversa dalla storia di questi giorni che vede uniti partiti antagonisti fino all’altro ieri. Gli stessi partiti che proprio oggi, ha ricordato, sono stati loro per primi a parlare di legge elettorale col solo scopo per impedire di governare a chi vince le elezioni. attraverso l’interdizione di partitini dell’ultima ora, come dimostra la stessa recente scelta di Matteo Renzi.

Il consigliere del Pd Giuseppe Meloni ha affermato che la mozione fa parte del pacchetto “pieni poteri” proposto dal capo della Lega in pieno agosto, ma occorre stare molto attenti ai contenuti perché, ad esempio, il quesito referendario è incomprensibile ed ambiguo, come quello delle Province sarde. A giudizio di Giuseppe Meloni, se davvero si vuol far decidere i cittadini, occorrerebbe poter scegliere i parlamentari che nello schema ipotizzato sono indicati dalle segreterie dei partiti, e si davvero si volesse incidere sulla governabilità sarebbe necessario allineare le leggi elettorali di Camera e Senato, che ora sono diverse. Il maggioritario, a suo avviso, funziona in quadro di bipolarismo che ora non c’è ed ogni caso presuppone il doppio turno che il centro destra ha sempre rifiutato.

Il consigliere di Sardegna 20/20 Stefano Tunis ha definito gli interventi precedenti dei consiglieri di centro sinistra caratterizzati da un solo filo conduttore, segno che ha ancora bisogno di identificare un nemico qualificando come “male assoluto”. Stefano Tunis ha poi criticato la scelta dei partiti adesso al governo di sottrarsi al confronto con gli elettori spacciando un calcolo di basso profilo come grande svolta politica. Molti interventi, inoltre, hanno mostrato una grande confusione, per esempio confondendo i collegi uninominali con il maggioritario che sono cose diversissime. Il vero tema, invece è, secondo Tunis, è quello che il maggioritario ha consentito non solo maggiore stabilità ma anche, nello specifico, di avere un collegamento fra eletti ed elettori in Sardegna. Spiegheremo queste cose fuori di qui, ha assicurato in conclusione Tunis.

Il consigliere di Leu Eugenio Lai ha respinto l’interpretazione di Tunis secondo la quale la sinistra voglia salvare “la sua pellaccia politica”. Anche perché, ha ricordato, all’interno della stessa maggioranza si fa largo l’idea che la mozione della Lega sia una violazione dell’autonomia regionale. Una autonomia, ha continuato, che più volte è comparsa negli interventi del governatore, salvo mettere da parte questi buoni sentimenti in presenza della richiesta dei suoi referenti politici. Molte riflessioni dello stesso presidente sulla legge elettorale sarda, poi, mostravano di avere a cuore la rappresentanza delle piccole realtà ma, anche in questo caso, rimangiandosi poi tutto con una proposta “all’americana” che va in direzione esattamente contraria.  Così non riconquistano gli elettori, ha concluso, si conquistano dando risposte ai problemi concreti delle persone e dei sardi in particolare.

Il consigliere dei Progressisti Diego Loi ha messo l’accento sul carattere di urgenza della mozione, a suo avviso insostenibile, ed in secondo luogo incomprensibile sul piano della scelta delle priorità per il popolo sardo che con è certamente quella della modifica della legge elettorale. Al di là dei tecnicismi, Diego Loi ha detto che occorre riflettere sul concetto di democrazia che vuole esprimere il Consiglio regionale, un concetto nel quale bisogna evitare la demagogia, assegnando al popolo in modo subdolo il compito di esprimersi su problematiche complesse riguardanti la scelta delle rappresentanze parlamentari. In concreto, ha detto infine Diego Loi, il maggioritario non rappresenta la totalità dell’elettorato e in particolare le forze politiche minori.

Il consigliere della Lega Michele Ennas ha dichiarato che il Consiglio regionale sta “scrivendo la storia” partecipando ad un processo di rinnovamento dei rapporti fra parlamento e governo, senza accordi e ribaltoni. Penso, ha dichiarato, che gli elettori premieranno questa scelta e voteranno sì al referendum. Quello italiano, ha ricordato, è un lungo percorso di leggi elettorali molto spesso cariche di distorsioni che hanno determinato l’allontanamento degli elettori dalla politica. Noi della Lega, ha aggiunto Ennas, non accettiamo lezioni da partiti che fino a qualche giorno fa si insultavano ogni giorno, e preferiamo rivolgerci ai cittadini in modo chiaro per metterli al centro delle scelte democratiche.

Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha aperto il suo intervento dicendo che i sardi non sono né pollitacchinipecore. I sardi, ha detto, si aspettavano dal governo e dal Consiglio regionale cose molto diverse da una proposta di riforma della legge elettorale e mi stupisce la posizione del Psd’Az che da sempre sostiene di voler tutelare la rappresentanza delle minoranze. Io credo che questa mozione non passerà, ha previsto Daniele Cocco, e comunque i polli siamo stati a noi a farla passare in conferenza di capigruppo dato che c’erano all’ordine del giorno questioni più urgenti, o forse no perché con la scelta di discuterla abbiamo smascherato il trucco della maggioranza. Rivolto al presidente Christian Solinas, Daniele Cocco ha auspicato che ponga sui grandi problemi della Sardegna (accantonamenti, pastori, sanità) lo stesso impegno manifestato sulla riforma della legge elettorale.

Il consigliere di Fdi Francesco Mura, premettendo che l’azione politica è importante tanto quanto quella amministrativa, ha criticato con forza la manovra di palazzo che ha portato alla formazione del governo attuale e la volontà di cancellare anni di conquiste dei cittadini che hanno portato all’elezione diretta nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni, perché la vocazione maggioritaria deve diventare il segno distintivo delle istituzioni fino all’elezione diretta del presidente della Repubblica. Non si può guardare al proprio orticello, ha concluso, ma occorre guardare oltre per il bene dell’Italia.

Il capogruppo del M5S Desirè Manca ha ricordato che il 4 marzo 2018 il Movimento ha vinto le elezioni col 32% ma, a causa di una pessima legge elettorale, è stato costretto a stipulare un contratto di governo, mettendo gli argomenti concreti prima delle convenienze politiche e nonostante alcune vicende che hanno riguardato esponenti della Lega. Poi abbiamo parlato solo di migranti, ha lamentato, fino a quando il leader della Lega è stato travolto da un moto di onnipotenza violando il contratto che aveva firmato e pensando di poter andare subito ad elezioni, ma il Movimento non fa accordi con forze politiche che non hanno obiettivi e, di fronte alla stessa sbagliatissima legge elettorale, è stato raggiunto un nuovo accordo con altre forze. La nostra attenzione, ha concluso, era e resta sui contenuti che interessano la gente: scuola, sanità, economia, altro che legge elettorale nazionale dimenticandosi perfino di quella regionale.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato del fatto che mentre le commissioni del Consiglio non hanno leggi da esaminare noi discutiamo di legge elettorale. La nostra cultura, ha ricordato, è assemblearistica e parlamentare quindi profondamente diversa dal maggioritario come dimostra la storia; quella cultura che ha assicurato la rinascita della Sardegna dopo la seconda guerra mondiale sotto la guida di uomini di grande valore in Italia come nella nostra Regione. Oggi, ha sostenuto, il sistema del parlamento è antidemocratico perché basato sulla figura di un leader mentre noi vogliamo rappresentare il baluardo di quello che fu il primato del ragionamento, della mediazione e dell’apertura alle forze minori, una situazione compatibile con il presente dove, in base ai numeri non vince nessuno e si determina una situazione aperta, anch’essa compatibile con l’attenzione per il proporzionale che noi riaffermiamo.

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha confessato il suo imbarazzo per una mozione che arriva dall’esterno, dall’indicazione di un leader politico al quale la maggioranza si è piegato. Gianfranco Ganau ha poi ricordato di essere da sempre contrario al maggioritario che da sempre mortifica la rappresentatività degli elettori da sempre baluardo forte della democrazia e, quanto alle leggi elettorali, non possono essere stravolti dal volere di questo o quel partito che peraltro può decidere anche le liste dei candisti. Nel merito, ha osservato, il sistema proposto accentua queste distorsioni in linea con la richiesta di pieni poteri con precedenti storici non certo edificanti, andando contro una democrazia basata proprio sull’equilibrio dei poteri, ed in definitiva appare profondamente sbagliato far governare chi prende un voto in più perché così il 30% potrebbe governare contro il 70%. Meglio dedicarsi alla riforma della legge elettorale regionale, ha suggerito, perché la Sardegna esprime un forte bisogno di rappresentatività e per questo rivolgo un appello a forze politiche che hanno a cuore questi problemi ed anche all’Udc, a Forza Italia, al Psd’Az.

Ha assunto la presidenza dell’Aula il vice presidente Giovanni Antonio Satta.

Il capogruppo del Psd’Az Franco Mula ha apprezzato tutti gli interventi precedenti, che contengono aspetti positivi a cominciare da quelli riferiti alla revisione legge elettorale ed all’abolizione del voto disgiunto, tutte cose sulle noi abbiamo molte proposte. Tuttavia, ha aggiunto, su altri commenti è necessario un chiarimento perché non accettiamo l’accusa di aver sventolato le bandiere sardiste a Pontida: non c’è niente di anormale perché noi abbiamo la nostra identità e casomai altri sono impresentabili. Io, ha ricordato, sono stato un riformatore e non rinnego il mio passato di quando raccoglievo le firme per il maggioritario e posso assicurare a tutti che nessuno mi telefona per dirmi cosa devo fare e non lo fa nemmeno il presidente. Siamo polli? Credo, ha detto ancora Franco Mula, che lo siano altri e non vedo perché non dovremmo cambiare la legge elettorale che è sbagliata ed il problema è che quando non c’è condivisione, come non c’è con l’attuale governo innaturale, sono gli italiani che si dovrebbero esprimere e non i partiti ad architettare non giochi di palazzo, e ricordo anche che i 5 stelle non hanno vinto le elezioni ma le ha vinte il centro destra come coalizione. Noi qui oggi, ha detto infine, stiamo votando a favore di un esercizio di democrazia, siamo a favore e senza vergognarcene.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus che ha stigmatizzato la fretta mostrata dalla maggioranza nel presentare la mozione in aula: Non è un argomento di nostra competenza, non ha il carattere d’urgenza e non è stato discusso in Commissione – ha affermato Francesco Agus – eppure ha bruciato i tempi entrando in Aula dopo appena 7 giorni. Oggi ci onora della sua presenza anche il Presidente Solinas, spesso assente in questo consesso. Ciò dimostra come questa Regione abbia assunto il ruolo di vassallo nei confronti di chi vuole utilizzare strumentalmente un argomento contro l’attuale maggioranza di Governo». Un riferimento chiaro al segretario della Lega Matteo Salvini: «Dopo aver perso la poltrona di ministro ha bisogno adesso di 5 Consigli regionali da utilizzare come arma contro la nuova maggioranza. Voi accettate supinamente un’indicazione e vi accingete a votare una mozione che non avete nemmeno letto. Mi ricorda ciò che accadeva nelle sezioni del Partito comunista quando si dibatteva sul capitale di Karl Marx ma in pochi lo avevano letto».

Francesco Agus si è detto poi dispiaciuto per l’assenza di un dibattito vero: « Il tema è interessante e meriterebbe una discussione approfondita. Ogni sistema elettorale ha bisogno di trovare un equilibrio tra  rappresentanza e governabilità. I problemi non nascono dai piccoli partiti, che in questo Consiglio esprimono più della metà dei consiglieri di maggioranza,  ma nei cosiddetti partitoni».

Il capogruppo dei Progressisti ha infine espresso forti dubbi sulla legittimità della mozione: «Tiene in campo un riferimento al sistema proporzionale. Si parla di collegi uninominali con più candidati sapendo che è una contraddizione in termini. La Corte Costituzionale ammette ormai solo quesiti che propongono scenari chiari e compiuti. Questa è una proposta illegittima, nessuno potrà dire di non essere stato avvisato».

Il presidente Michele Pais ha quindi chiesto il parere della Giunta. Il presidente della Regione Christian Solinas ha difeso la decisione di portare in Aula la mozione: «Oggi si è parlato un po’ di tutto. In passato i vostri rappresentanti hanno sostenuto provvedimenti che minavano dalle fondamenta il principio di rappresentanza come il referendum di Matteo Renzi e votato in Parlamento contro il collegio unico per la Sardegna alle Europee, oggi paventate rischi per la democrazia. E’ necessario riportare un po’ di ordine. L’iniziativa non è nata nel backstage di Pontida ma da una riunione di tutti i governatori del centrodestra. Non è nulla di antidemocratico, si propone di utilizzare bene uno strumento previsto dalla Costituzione: dov’è lo scandalo se cinque Consigli regionali propongono un referendum? Oggi non si decide se ci sarà un maggioritario o un proporzionale ma si chiede al popolo italiano di esprimersi»

Solinas ha quindi ringraziato le forze politiche che hanno appoggiato l’iniziativa accusando l’opposizione di utilizzare argomenti strumentali:«Volete dare lezioni dopo aver introdotto le soglie di sbarramento che non  consentono di avere una rappresentanza reale». Rivolto al consigliere Roberto Deriu (Pd) ha aggiunto: «Non sia l’epigono di un’estetica decadente che ha sempre bisogno di un riferimento al passato. Oggi la sfida è tra vecchio e nuovo, voi vi state iscrivendo al partito della conservazione. Citate ex segretari ed ex leader che difendono il vecchio. Noi non siamo il vecchio, io sono anche segretario del Partito Sardo d’Azione, partito di cui spesso si parla senza conoscerne la storia, i sardisti hanno sempre rivendicato il sistema elettorale di altre regioni autonome come il Trentino dove si vota in collegi uninominali. In Scozia c’è un sistema simile che consente allo Scottish National Party di eleggere i suoi deputati. In Sardegna ci sarebbero 17 collegi uninominali con pochi elettori che darebbero anche ai partiti più piccoli la possibilità di eleggere qualcuno».

Subito dopo, il presidente Pais ha dato la parola per la replica al presentatore della mozione, il capogruppo della Lega Dario Giagoni: «Ringrazio tutti i consiglieri e il presidente Solinas che è rimasto nel tema. Ho sentito di tutto – ha detto Giagoni – il centrodestra è compatto. Il tema è stato condiviso con altre 4 regioni italiane, nel rispetto di un articolo della Costituzione. Si è parlato di democrazia, ma è il popolo sovrano che la detiene. Voi del centrosinistra siete perennemente divisi ma appena vedete lo spiraglio di una poltrona improvvisamente vi unite. Siete voi che per cinque anni vi siate calati le braghe davanti al governo nazionale. Il centrosinistra ha creato il disastro. Chiedo rispetto per Roberto Calderoli, se si parla di porcate parliamo di Ats o di continuità territoriale. Quanto ai 5 Stelle ci parlino di Raggi o della situazione di Roma. Vi auguro buon lavoro a livello nazionale qui ci pensiamo noi con un grande condottiero come Christian Solinas».

Il presidente Michele Pais ha quindi messo in votazione gli emendamenti e il testo della mozione per i quali il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau ha chiesto il voto segreto.

Sulle modalità di voto e sull’interpretazione del regolamento si è acceso un piccolo dibattito risolto subito dopo una breve sospensione dell’Aula.

Il presidente Michele Pais ha messo in votazione, a scrutinio segreto, l’emendamento n. 1 (Giagoni, Mula) “Nella parte dispositiva, alla lettera a) del n.1, è soppresso il punto dell’elenco contenente il riferimento all’articolo 81, secondo e terzo comma”, che è stato approvato con 36 voti a favore e 21 contrari. L’Aula ha poi approvato, con 37 voti a favore e 21 contrari, anche l’emendamento 3 (Giagoni, Mula) “Nella parte dispositiva, alla lettera d) del n. 1, è inserito come primo punto dell’elenco il seguente. “- nel titolo, le parole “e plurinominali”,”.

Il presidente Pais ha poi aperto la votazione finale della mozione, che è stata approvata con 37 voti favorevoli e 21 contrari. Successivamente l’Aula ha approvato anche l’ordine del giorno (Giagoni, Mula, Cocciu, Sechi, Cossa, Mura, De Giorgi) “sulla nomina dei delegati del Consiglio regionale ai fini del referendum abrogativo ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dell’articolo 29 della legge 25 maggio 1970, n. 352 (Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa popolare”. Il testo delibera di designare quali delegati effettivo e supplente, il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, e il consigliere regionale Dario Giagoni. L’ordine del giorno prevede inoltre “di dare mandato al presidente del Consiglio regionale di inviare la deliberazione contente la mozione n. 67 e il relativo allegato agli altri Consigli regionali con l’invito ad adottare analoga deliberazione”.

Il presidente Michele Pais ha chiuso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Il Consiglio regionale è stato convocato per il primo ottobre per la Seduta statutaria.

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La commissione “Autonomia”, presieduta da Pierluigi Saiu, è convocata giovedì 26 settembre 2019 alle 11.30. All’ordine del giorno il DL 51 “Disposizioni in materia di enti locali”. Sarà sentito in audizione l’assessore regionale degli Enti locali. Il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge è fissato per giovedì, alle 9,30.

Prosegue il lavoro delle commissioni del Consiglio regionale. Lunedì, 23 settembre, alle 12.00, si riunirà la Prima commissione (Autonomia e ordinamento regionale), presieduta da Pierluigi Saiu (Lega). All’ordine del giorno l’esame del disegno di legge n. 51 “Disposizioni in materia di enti locali”. Martedì, 24 settembre, alle ore 9.30, si riunirà la Seconda commissione (Lavoro, cultura e formazione professionale), presieduta da Alfonso Marras (Riformatori sardi). All’ordine del giorno il Parere/ 12 (TVB Sardegna LavORO – Programma pluriennale di interventi per lo sviluppo dell’occupabilità in Sardegna. Quadro finanziario e linee di indirizzo).

Istituzione delle nuove province, percorsi possibili, riforma dell’ordinamento regionale degli enti locali della Sardegna sono stati i temi trattati dalla commissione Autonomia, presieduta da Pierluigi Saiu (Lega), che ha sentito ieri in audizione Laura Buffoni, professore associato di Diritto Costituzionale dell’Università di Sassari. Il presidente Pierluigi Saiu ha spiegato che la Commissione “è partita dalla necessità di riforma della legge 2 del 2016, determinata dalla incoerenza del testo legislativo vigente rispetto al non mutato quadro costituzionale e alla mancanza di una disciplina completa e organica”. La docente ha individuato e illustrato alla Commissione gli spazi in cui il legislatore regionale potrebbe intervenire nel rispetto dei limiti posti dal diritto costituzionale vigente e dagli orientamenti futuri della giurisprudenza costituzionale. Buffoni ha individuato cinque profili. Il primo è relativo alla potestà legislativa primaria per quanto riguarda il riordino della legislazione degli enti locali, il secondo riguarda le fonti locali, ossia l’autonomia statutaria e regolamentare degli enti locali. Il terzo profilo preso in esame è stato quello delle funzioni amministrative, in particolare per capire qual sia la potestà legislativa della Regione Sardegna e se davvero le funzioni fondamentali delineate dal legislatore statale siano inderogabili o se quelle stesse funzioni, pensate uniformi per tutto il territorio, rientrino nella potestà legislativa primaria. Il quarto punto esaminato è stato quello relativo alla questione dei controlli, mentre il quinto profilo è stato quello relativo al Consiglio delle Autonomie locali, per capire il rapporto, allo stato attuale, tra Cal e Conferenza permanente Regione-Enti locali, visto che la Sardegna è una delle poche regioni a Statuto speciale che ha mantenuto entrambi. Laura Buffoni ha spiegato che, guardando all’ordinamento dell’autonomia speciale “gli spazi lasciati aperti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale più recente sono molto stretti”. Per quanto riguarda le città metropolitane, secondo la Costituzionalista, l’articolo 43 dello Statuto può essere letto alla luce dell’articolo 114 della Costituzione con la previsione anche delle città metropolitane che non sono menzionate nello Statuto della Sardegna, in base a quanto disposto dall’articolo 10 della Legge costituzionale 3/2001, che prevede “Sino all’adeguamento dei rispettivi statuti, le disposizioni della presente legge costituzionale si applicano anche alle Regioni a statuto speciale ed alle province autonome di Trento e di Bolzano per le parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite”. Ci sarebbe, poi, secondo Buffoni, un margine per istituire le nuove province senza la procedura aggravata, in quanto si tratta di una legge di Riordino e una sentenza recente della Corte Costituzionale, la n. 50 del 2015, a proposito della legge Del Rio ha affermato che se si tratta di Grande riforma l’articolo 133 della Costituzione non viene preso in considerazione, perché varrebbe solo per le modifiche del singolo ente. Importante, secondo la Corte, è che però venga in qualche modo garantita la consultazione delle popolazioni interessate. Nel caso, invece, si volessero istituire le nuove province prima di approvare la legge Riforma dell’ordinamento regionale e del sistema degli enti locali, la Costituzionalista ha sottolineato che, finora seguendo anche la strada meno garantista, non sono state sollevate eccezioni di illegittimità della legge regionale per violazione del parametro statutario e quindi sarebbe possibile. Laura Buffoni ha delineato, comunque, alcune strade per l’istituzione delle nuove province: la prima, più garantista, attraverso “una legge regionale con referendum popolare di approvazione in senso proprio, quindi con procedura aggravata, previa approvazione di una legge procedurale sul modello della legge del ’97 per l’istituzione delle nuove province”, la seconda prevede la modifica della Legge regionale n. 2, ritenendo che essendo una modifica di una legge regionale segua lo stesso procedimento seguito per l’approvazione della Legge regionale del 2016.

“Perché per riaprire un ponte in provincia di Cagliari sono bastati sette giorni e invece il ponte di Oloè è chiuso da 2013? È incredibile. Sono stati spesi milioni di euro per tenere il ponte chiuso e, dopo l’ennesimo intervento, questa volta in capo alla Provincia, scopriamo che comunque non sarà riaperto e che servono altri lavori”. Lo ha affermato Pierluigi Saiu, consigliere regionale della Lega e presidente della Commissione Autonomia, dopo aver appreso la notizia della decisione del Tribunale di Nuoro di non consentire il dissequestro del ponte per la necessità di ulteriori lavori. “Credo che, oltre agli interventi su questa struttura, sia necessario valutare la possibilità di trovare altre soluzioni che permettano di ripristinare una viabilità completa”, ha proseguito Saiu. “Non ci possono essere comunità tenute in ostaggio così come avviene ad Oliena. Ritengo sia necessario un confronto con l’assessore regionale dei Lavori pubblici, i sindaci e i consiglieri regionali del territorio per capire quali ulteriori interventi si possano programmare e quali risorse possano essere investite. Ecco perché sul punto presenterò un’altra interrogazione. Una viabilità efficiente è indispensabile per contrastare lo spopolamento delle zone interne. La chiusura del ponte, – ha concluso Pierluigi Saiu – oltre a causare enormi disagi alle nostre comunità, ha generato danni per milioni di euro alla nostra economia. Sono passati sei anni ed è ora di dare risposte alle comunità che aspettano da troppo tempo”.

Riprende domani il lavoro delle commissioni del Consiglio regionale. La Commissione “Attività produttive” presieduta da Piero Maieli è convocata alle 9 per l’audizione degli Assessori regionali dell’Industria e del Lavoro, di Confindustria Nord Sardegna, delle organizzazioni sindacali e del curatore fallimentare sullo stato della procedura di fallimento di SICES S.p.a. La Commissione “Sanità”, presieduta da Domenico Gallus, si riunisce alle 10. In audizione compariranno: i rappresentanti dell’Associazione Celiaci su celiachia, preparazione di prodotti senza glutine e sicurezza nell’alimentazione; una delegazione di Veterinari sulla situazione degli specialisti che operano nell’ambito dei servizi veterinari del Dipartimento di prevenzione della ATS; l’ Associazione Le Rondini Onlus sul Programma ritornare a casa e sull’erogazione di materiale farmacologico. Seguirà l’ audizione dell’Assessore dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale sul P/7 (Legge regionale 2 agosto 2016, n. 18 recante “Reddito di inclusione sociale – Fondo per il reddito di inclusione sociale – “Agiudu torrau”. Linee guida per il triennio 2018-2020 concernenti le modalità di attuazione. Missione 12 -Programma 04 – Cap. SC05.0680”. Integrazione linee guida per il triennio 2018-2020. Approvazione preliminare). L’ordine del giorno si conclude con l’Audizione di una delegazione di Operatori Socio Sanitari sullo scorrimento delle graduatorie. Alle 10,30, sempre martedì, si riunisce la commissione “Lavoro e Cultura”, presieduta da Alfonso Marras. All’ordine del giorno l’audizione dell’Anci Sardegna sulle problematiche relative al servizio di trasporto scolastico gestito dai Comuni. Alle 15,30 è convocata la “Autonomia”, presieduta da Pierluigi Saiu. E’ prevista l’audizione dei Professori di Diritto costituzionale dell’Università degli Studi di Sassari sulle prospettive di riforma dell’ordinamento regionale e del sistema degli enti locali della Sardegna. Mercoledì, alle 16.00, si riuniscono, in seduta congiunta, la Commissione “Autonomia” e la Commissione “Ambiente”. In audizione gli assessori regionali dell’Ambiente e del Personale, i rappresentanti sindacali di CGIL, CISL, UIL, SADIRS, SAF, SIAD, FENDRES – SAFOR, FEDRO, sulle problematiche relative al comparto del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale. La commissione Ambiente, presieduta da Giuseppe Talanas, proseguirà i lavori con l’audizione dell’Assessore regionale dell’Ambiente sugli ulteriori strumenti idonei a potenziare il sistema dei controlli, divieti e sanzioni, relativi ai furti di sabbia nelle spiagge della Sardegna. La seduta proseguirà giovedì, alle 16.00, con l’audizione dell’Assessore regionale dell’Urbanistica, di FEDERBALNEARI, del Sindacato Italiano Balneari (SIB), della Federazione italiana balneari (FIBA), dei concessionari demaniali Quartu S.E., e dell’Associazione Federalberghi sulle problematiche relative ai manufatti amovibili e gli interventi di edilizia nei litorali. La Commissione “Attività produttive” è convocata venerdì alle 10,30. Sarà sentito l’Assessore regionale dell’Ambiente sulla Proposta di Legge 45 “Modifica dell’articolo 6 della legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna)”.

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La Prima commissione (Autonomia e ordinamento regionale), presieduta da Pierluigi Saiu (Lega) è stata convocata per domani, 11 settembre, alle 11.00. All’ordine del giorno il Parere 6 (Contributo alle Associazioni fra Enti locali. L.R. 27.8.1972, n. 28 e s.m.i., L.R. 4.6.1988, n. 11, art. 124. Proposta ripartizione della somma di euro 200.000 per l’anno 2019. Capitolo SC01.1077, UPB S01.06.001) e la programmazione dei lavori.

La Terza commissione (Bilancio), presieduta dal vice presidente Cesare Moriconi (Pd), si riunirà domani alle 16.00. All’ordine del giorno: l’elezione del presidente e di un segretario ed il parere finanziario sul disegno di legge 36 (Seconda variazione di bilancio. Disposizioni in materia sanitaria. Modifiche alla legge regionale 11 gennaio 2018, n. 1 (Legge di stabilità 2018) e alla legge regionale 28 dicembre 2018, n. 48 (Legge di stabilità 2019) qualora pervenuto.

Alle 10.00 di domani si riunirà anche la Sesta commissione (Sanità), presieduta da Domenico Gallus (Udc), per l’esame del disegno di legge 36 (Legge di stabilità 2018) e alla legge regionale 28 dicembre 2018, n. 48 (legge di stabilità 2019) e audizione degli assessori del Bilancio, Giuseppe Fasolino, e della Sanità, Mario Nieddu.

Sempre per domani, alle 17.00, è convocata anche la commissione d’Inchiesta sul perdurare dello stato di insolvenza economica dell’Aias, presieduta da Gianfranco Ganau (Pd), per la Programmazione dei lavori.

 

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Il Sulcis Iglesiente rivendica la sua provincia. Nei prossimi giorni si terrà una riunione di tutta la maggioranza regionale dove chiederò che venga deciso il futuro dell’attuale provincia Sud Sardegna. L’assessore agli Enti Locali Quirico Sanna ha più volte dichiarato che i confini della provincia Sud Sardegna dovranno essere ridisegnati determinando un’area del Sud-Ovest della Sardegna che ingloberebbe il Sulcis, l’Iglesiente e parte del Medio Campidano. Tale provincia ridefinita avrà come centri di riferimento Carbonia e Iglesias. Abbiamo in mente una riforma degli enti locali che superi le aggregazioni dei comuni proposte dall’attuale legge regionale in vigore che non funzionano. Una riforma che dia alle province veri poteri gestionali, affinché siano capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini ed alle necessità del territorio.

Questo non è solo il mio parere, ma anche quello di tanti amministratori locali delle cittadine del Sulcis Iglesiente che sto incontrando in questi giorni. Chiederò all’assessore regionale Sanna ed al mio collega di partito Pierluigi Saiu, presidente della commissione degli Enti locali, di partecipare ad un incontro che promuoverò nel territorio sul tema provincia e sviluppo del territorio.

In tema di sanità, l’annuncio del presidente Christian Solinas sulla realizzazione di un nuovo ospedale del Sulcis Iglesiente è l’espressione della nostra volontà di progettare un sistema sanitario che sia funzionale ai bisogni del territorio e che guarda al futuro. Nel frattempo nel Sulcis Iglesiente continueremo a lavorare affinché siano garantiti tutti i servizi, senza nessun passo indietro. Saranno stabilite con precisione le funzioni di questo nuovo presidio ospedaliero ed il futuro ruolo delle strutture attualmente esistenti. Personalmente sono impegnato quotidianamente nel confronto sul tema della sanità con operatori, cittadini ed associazioni, unitamente all’assessore regionale Mario Nieddu, in una situazione che definire difficile è un eufemismo, determinata da una riforma scellerata che ha pensato solo ai conti e ha mandato in tilt il sistema sanitario specie nelle periferie.

Michele Ennas

Consigliere regionale Lega