22 November, 2024
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Consiglio regionale 16

ll Consiglio regionale nella seduta di questa mattina ha approvato le mozioni 178 e 179 sulla richiesta di referendum per l’abrogazione dell’art. 38 dello “Sblocca Italia” e dell’art.35 del decreto “Sviluppo” ed ha respintola mozione presentata dal centrodestra sulla Sanità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con l’esame della proposta di adesione della Regione Sarda al referendum abrogativo in materia di idrocarburi, ai sensi dell’art.75 della Costituzione. Il presidente, dopo aver illustrato le norme di legge collegate ai quesiti referendari, ha dato la parola all’on. Pietro Cocco (Pd) per illustrare il provvedimento.

Nel suo intervento, Cocco ha spiegato che «si tratta di due atti di delibera articolati in sei quesiti riguardanti la norma Sblocca Italia, che dichiarata la strategicità e l’indifferibilità di alcune attività industriali». Ciò che si vuole ottenere, ha aggiunto il capogruppo del Pd, «è di porre un freno al depotenziamento della competenza regionale su queste materie per evitare una mnovra di accentramento da parte dello Stato su materie di grande delicatezza; in Sardegna, ad esempio, le trivellazioni in mare potrebbero essere autorizzate solo dallo Stato, senza alcun ruolo per la Regione». «L’iniziativa referendaria sottoscritta in Sardegna da tutti i capigruppo consiliari – ha concluso Cocco – è comune ad altre Regioni d’Italia, dato che per arrivare al referendum la proposta deve sottoscritta da almeno cinque Consiglio regionali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha comunicato di voler aggiungere la firma del suo gruppo alla proposta.

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, ha messo l’accento sul fatto che è sbagliato sottrarsi da questa discussione, «che va oltre la definizione di autonomia, ed incrocia in qualche modo il famoso principio not in my garden che in molti casi ha fatto male all’economia italiana mentre sarebbe stato necessario fermarsi a valutare bene alcune grandi scelte in materia di gestione del territorio». «In questi anni – ha continuato Tunis – le autonomie regionali e locali hanno mostrato l’incapacità di dare risposte certe al di là di situazioni emotive ed questo è il contesto che sta alla base dello Sblocca Italia; abbiamo avuto esempi recenti anche in Sardegna dove, di fronte a richieste di ispezioni del sottosuolo, la risposta è stata affidata ad un ufficio di burocrati che ha respinto la domanda per una presunta incompatibilità con il piano paesaggistico regionale». «Se l’autonomia è un valore – ha osservato infine Tunis – questo significa anche una assunzione precisa di responsabilità; non sono appassionato di referendum ma forse in questo caso è l’unico strumento possibile non nel merito ma nel metodo, fermo restando che la politica debba recuperare la capacità di dare risposte concrete soprattutto quando sono difficili».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha riconosciuto che il principio evocato da Tunis ha effettivamente provocato l’incertezza delle Regioni nel dare risposte ad istanze concrete di sviluppo. «Qui però – ha precisato – si tratta di concessioni entro le 12 miglia, non nuovi interventi ma quelli bloccati dal decreto Monti, ad una distanza molto ridotta dalla fascia costiera e dalle aree marine protette, contesto di fronte al quale non c’è valutazione di impatto ambientale che tenga rispetto a possibili errori umani che comporterebbero un rischio elevatissimo». E’importante, a giudizio di Demontis, «anche l’aspetto della competenza regionale per dare vita ad un confronto autentico con lo Stato; sotto questo profilo il referendum consente una dialettica reale evitando di percorrere la strada dei ricorsi». «In conclusione – ha detto Demontis – è auspicabile che al voto referendario non si arrivi ma che la legge nazionale sia modificata prima in alcuni punti con il concorso delle Regioni».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha dichiarato che, a differenza di Tunis e Demontis, va ricordato che «in Sardegna non c’entra il principio anglosassone perché la Sardegna ha sempre dovuto subire iniziative discutibili contro la sua volontà». «E’vero – ha riconosciuto Agus – che la nostra Regione può comunque chiedere al Governo la sospensione di una norma dannosa per la Sardegna secondo lo Statuto ma questo strumento potrebbe non essere sufficiente; altro è, invece, un referendum che nasce sotto la spinta di una larga iniziativa popolare, perché ogni scelta strategica non può essere presa sopra la testa dei Sardi e dello stesso Consiglio, che deve tornare ad essere protagonista del nostro futuro».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo in evidenza la delicatezza del tema come dimostrano episodi passati e recenti della storia sarda, frutto di scelte unilaterali dello Stato su energia e non solo. Ora, ha ricordato, «il Governo decide con lo Sblocca Italia di essere l’unico soggetto che può decidere su una materia di importanza strategica per lo sviluppo del Paese». «Non ho mai amato i referendum, ha proseguito – perché credo il popolo decida con le elezioni ad ogni livello, piuttosto è il Consiglio che deve incidere sui grandi problemi con la sua azione; una azione forte che non c’è stata e questo è il vero elemento di difficoltà su cui dobbiamo confrontarci superando le appartenenze politiche». Tuttavia, ha concluso il consigliere di Forza Italia, «in questo momento è una leva che va utilizzata anche come strumento di pressione politica, fermo restando che la chiarezza sull’azione politico amministrativa non può avere alternative».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha sottolineato che l’iniziativa di molte Regioni contro lo Sblocca Italia che permette iniziative di ricerca energetica senza intesa con le stessi Regioni violando la Costituzione vigente «rappresenta il tentativo di aggirare norme autonomistiche già in atto con una sorta di corsia preferenziale che, fra l’altro, contrasta con la normativa comunitaria». E’opportuno quindi, ha proposto, «che la Giunta affidi ad un ente terzo da individuare il compito di predisporre uno studio per accertare l’effettiva presenza di risorse energetiche nel sottosuolo della Sardegna e, nel frattempo, disponga una moratoria fino al risultato delle indagini scientifiche; questa è l’unica strada per consentire alla Sardegna di decidere del suo futuro con l’esercizio di una vera sovranità».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, che ha parlato di «confusione e poca chiarezza» tra i banchi della maggioranza. «C’è chi ha ritenuto che non fosse necessario impugnare lo Sblocca Italia e altri che invece ha invocato un atteggiamento più deciso della Regione nei confronti del Governo – ha detto Tedde – l’assemblea plenaria delle Regioni ha approvato i quesiti referendari su queste norme ritenendole illegittime perché ledono le prerogative degli enti locali. Qui invece regna la confusione». Tedde ha ricordato la posizione assunta dall’assessore all’ambiente Donatella Spano quando la Puglia decise di impugnare lo “Sblocca Italia”: «Secondo l’assessore la Sardegna in quanto Regione autonoma non aveva motivo di fare ricorso alla Corte Costituzionale, in quanto godeva di una protezione diversa, come stabilito dall’art. 43 bis dello Sblocca Italia. Se quelle norme non si applicano alle regioni speciali – ha chiesto Tedde – perché ci accodiamo a questa iniziativa referendaria?».

Il consigliere azzurro ha poi chiarito di non essere contrario a priori all’attività di ricerca di idrocarburi o alle trivellazioni: «Il problema è che dobbiamo essere noi a decidere le politiche di sviluppo – ha concluso Tedde – in questo caso invece decide Renzi. Va bene il referendum come estrema ratio ma se qualcuno riteneva che le norme non fossero in linea con le prerogative della Sardegna doveva impugnare prima il provvedimento».

Anche Antonio Solinas (Pd) ha manifestato qualche perplessità sulla decisione di ricorrere al referendum. «La situazione creatasi con lo Sblocca Italia non lascia però molti margini di scelta – ha detto Solinas – un settore importante come quello dell’energia non può essere lasciato nelle mani di pochi».

Antonio Solinas ha poi sottolineato la necessità di dare più spazio agli amministratori locali nelle scelte delle politiche di sviluppo del territorio: «Abbiamo assistito in questi anni all’arrivo di avventurieri che presentano richieste alla Regione. Ai sindaci arriva una semplice comunicazione dell’assessorato all’Industria. I comuni devono essere messi nelle condizioni di decidere sulla programmazione».

Il presidente della Commissione “Governo del Territorio” si è chiesto poi quale sia il vantaggio economico per la Sardegna per gli interventi proposti da società costituite con capitali sociali irrisori. «Nell’Oristanese si sono fatte richieste di trivellazione in aree Sic, in territori a forte vocazione agricola, che potrebbero mettere a rischio le stesse aree».

Solinas, contrariamente a quanto sostenuto dal consigliere Tedde, ha voluto sottolineare il ruolo determinante svolto dalle associazioni ambientaliste: «E’ grazie a loro che si è riusciti a fermare alcuni investimenti. Ora serve un piano energetico regionale per tracciare le linee guida, altrimenti le multinazionali dell’eolico e delle trivellazioni off shore ritorneranno in Sardegna a fare i propri affari».

Gianni Lampis (FdI) ha ricordato l’esperienza vissuta da vice sindaco di Arbus: «Una società inviò al Comune una comunicazione che venne affissa all’Albo pretorio. Il Consiglio avviò una riflessione per capire se quel tipo di intervento richiesto poteva essere compatibile con le aspettative del territorio e della Sardegna. In Consiglio dissi che buona prassi voleva che un imprenditore si presentasse agli amministratori anziché limitarsi a formulare una richiesta alla Regione Anche in questo caso – ha affermato Lampis – siamo di fronte a imprenditori che non degnano la Regione di attenzione».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato che una delle società coinvolte nelle trivellazioni, la Tosco Geo Srl con sede a Barberino d’Elsa, è presieduta da Stefano Bocco,  ex parlamentare della Federazione dei Verdi. «Questa persona dichiarava in passato che si doveva puntare con decisione sulle fonti rinnovabili. Non ha letto cosa dicono in Toscana però della sua centrale che ha prodotto 3000 tonnellate al giorno di ammoniaca. E’ l’inquinamento più grave a livello regionale».

Lampis ha quindi concluso il suo intervento lanciando un monito al Consiglio: «L’onorevole Solinas parla di avventurieri, io invece parlerei di speculatori. Questi cinque permessi di cui è titolare la Tosco Geo potrebbe farci pensare questo. Se questo tipo di società hanno trovato il semaforo verde a Roma non è detto che lo debbano trovare in Sardegna. Abbiamo il dovere di difendere la nostra terra dalle speculazioni».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha espresso  preoccupazione per l’atteggiamento dello Stato nei confronti delle Regioni. «Meno di un anno fa siamo andati a Roma a una riunione voluta dai consigli regionali per parlare di questo. Si sta sostanzialmente tentando di  minare la nostra autonomia e la nostra specificità – ha sottolineato Alessandra Zedda – fanno bene le Regioni a richiedere un referendum».

L’esponente azzurro ha poi rimarcato l’esigenza di affermare le prerogative riconosciute alla Regione dallo Statuto speciale nelle materie di propria competenza e criticato, per questo, la scelta della Giunta di non impugnare la legge sulla “Buona Scuola”. «Veniamo additati come spendaccioni, ci impongono sottrazioni di risorse e cercano di limitare la nostra azione politica – ha affermato Zedda – l’Italia non ha una politica industriale e oggi vuole imporre le scelte sui territori. Le decisioni devono essere prese dalla politica in base a norme certe. Ben venga il nuovo piano energetico regionale, sarà l’occasione per inserire alcuni paletti per lo sviluppo del nostro territorio».

Zedda, infine, si è detta favorevole alle trivellazioni: «Non dobbiamo dire no a priori – ha concluso il consigliere di Forza Italia – è necessario pensare allo sviluppo e valutare attentamente lo sfruttamento delle fonti energetiche. Il problema è che le decisioni devono essere prese in Sardegna. Per questo voteremo a favore delle due mozioni. Convinti che nessuno, nemmeno il Governo, può privarci della nostra autonomia e specificità».

Emilio Usula (Rossomori) ha denunciato la presenza in Sardegna di speculatori ed avventurieri: «Da troppo tempo si muovono personaggi e gruppi di potere che non hanno nulla a che vedere con una politica di sviluppo rispettosa della realtà sarda.

«Lo “Sblocca Italia” va in una direzione che da sardi non possiamo non contrastare – ha detto Usula – non possiamo permettere che l’Isola venga considerata come una piattaforma energetica».

Il capogruppo dei Rossomori ha poi rimarcato che «la Sardegna è tra le regioni più inquinate d’Italia, i picchi di incidenza delle malattie sono molto più alti che nel resto della penisola. C’è poi la questione delle servitù militari e la possibilità che in Sardegna si faccia il deposito di scorie nucleari. E’ ora di dire basta ad situazione che potrebbe comportare gravi conseguenze sulla salute dei nostri figli» 

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto a favore delle due mozioni pro referendum ed ha affermato che il tutto rappresenta anche una risposta e un segno di vicinanza del Consiglio regionale verso i Comuni e a difesa delle nostre comunità. L’esponete della minoranza ha quindi citato a titolo d’esempio il diniego di Dorgali e dei Comuni limitrofi ad un permesso di ricerca di acque termali, per dimostrare che con le disposizioni del decreto “Sblocca Italia” le volontà di quei territori resterebbero lettera morta.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ribadito l’adesione convinta alle due mozioni per referendum: ma auspico che i referendum non debbano svolgersi perché spero che il legislatore nazionale modifichi quelle parti dello “Sblocca Italia” che mortificano le competenze regionali. «La richiesta referendaria arriva dal basso – ha concluso l’esponente della maggioranza – e riguarda tutto il Paese ed essendo Regione a Statuto speciale dobbiamo tenere ancora più alta la voce del dissenso».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato la convinta sottoscrizione dei consiglieri del suo gruppo alle due mozioni ed ha dichiarato di «respingere l’idea centralistica che affiora nelle azioni del  governo nazionale». «Dopo il Senato ridotto a museo – ha proseguito l’esponente della minoranza – Renzi non può entrare a gamba tesa sulle prerogative delle Regioni Speciali come la Sardegna».

Pietro Pittalis ha quindi dichiarato apprezzamento e sostegno all’iniziativa promossa dal presidente Ganau in sede di conferenza dei presidenti dei consigli regionali per impegnare anche il Consiglio regionale della Sardegna su un tema vitale. «Ma il tutto – ha proseguito il capogruppo – denota ancora una volta l’assenza della giunta regionale che non ha impugnato il provvedimento che oggi ci si propone di modificare con il referendum abrogativo». Il consigliere Pittalis ha parlato di “atteggiamenti dannosi” per l’Isola ed ha invitato l’esecutivo a non avere «atteggiamenti rinunciatari verso il governo nazionale» sul tema dell’energia come su quello delle scorie: «Su questo argomento auspichiamo un’informativa della Giunta».

L’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, ha ricordato gli interventi promossi dalla Giunta «nelle sedi istituzionali proprie di chi governa». «Abbiamo incominciato in conferenza delle Regioni – ha spiegato l’assessore – quando si è esaminata la prima bozza dello “Sblocca Italia” (24 settembre 2014) e si è discusso il punto centrale: il trasferimento della competenza regionale al livello nazionale in materia di valutazione di impatto ambientale». La professoressa Spano ha quindi ricordato la richiesta di abrogazione formulata dalla Regione sarda il 2 ottobre 2014 per l’articolo 35 dello “Sblocca Italia” e l’abrogazione dei commi 3 e 4 dell’articolo 38 «perché limitanti l’autonomia regionale in materia ambientale».

«Nella commissione ambiente della conferenza Stato-Regioni – ha proseguito Donatella Spano – è stata poi chiesta l’abrogazione dell’intero articolo 38 ed il 16 ottobre la conferenza ha recepito le richieste avanzate sugli articoli 35 e 38». «Il risultato di tali azioni e delle successive interlocuzioni al livello parlamentare ha portato – così ha affermato l’assessore dell’Ambiente – all’introduzione, in sede di conversione in legge del Dl 133, dell’articolo “43 bis”». «Quest’articolo – ha precisato la Spano – stabilisce che le norme si applicano alle Regioni speciali compatibilmente con i propri statuti e la Sardegna ha competenza primaria in materia di attività estrattiva ed è per queste ragioni che consideriamo l’articolo 43 bis come la norma di salvaguardia per l’Autonomia sarda».

La professoressa ha quindi auspicato la rivisitazione delle legge 20 del 1959 in materia di disciplina indagine e ricerca degli idrocarburi ed ha sottolineato l’impegno della giunta regionale per il piano energetico, sul tema del deposito delle scorie e sulle servitù militari.

L’assessore Spano ha inoltre ribadito la positiva collaborazione con il Governo  ed ha dichiarato «di rimettersi alla volontà dell’Aula» nella votazione delle due mozioni tendenti ad attivare la richiesta di referendum contro parti dello “Sblocca Italia” e del “decreto Sviluppo”.

Il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, ha dichiarato il voto a favore ed ha ricordato la presentazione di una proposta di legge a sua firma per la modifica della legge 20/59.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha definito “sofferta” la sua dichiarazione di voto a favore delle due mozioni: «Dico sì a Lussu, al Psd’Az, a chi ha portato l’Autonomia in questa Regione e per superare le giunte insipienti e incapaci». A giudizio di Tuinis con l’approvazione delle due mozioni il Consiglio regionale surroga la Giunta.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto a favore ed ha parlato di risposta convinta «contro l’arroganza governativa” e di “assenza del governo regionale».

Marco Tedde (Fi), ha dichiarato voto a favore ma ha sottolineato come non sia stato ancora chiarito «perché alcuni presidenti di Regione hanno impugnato i decreti del governo Renzi e non lo ha fatto il presidente della Sardegna che però oggi dice sì al referendum abrogativo».

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha ribadito piena e convita adesione alla mozione e al referendum “anti-trivelle”: «Per i Rossomori oggi si fa un passo avanti verso la sardizzazione della politica che è poi il programma politico di Emilio Lussu».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha ribadito voto a favore ed ha affermato che «deve essere utilizzate tutta l’energia prodotta in superficie e per l’utilizzo del sottosuolo servono analisi ed esami approfonditi».

Il capogruppo di “Sovranità, Democrazia e lavoro, Roberto Desini, ha dichiarato voto favorevole ed ha espresso apprezzamento per il coinvolgimento delle comunità e delle popolazioni “su temi di così grande importanza”.

Il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, ha dichiarato voto a favore «per dire no alle trivellazioni e no allo “Sblocca Italia”». «Vogliamo un’ economia sostenibile e diciamo sì all’energia che già c’è: eolico, fotovoltaico e geotermica».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto a favore ed ha però auspicato il varo di un “Sblocca Sardegna”.

Il consigliere dei Pd, Gavino Manca, in dissenso dal suo gruppo e dall’intera maggioranza, ha invece annuncia il voto contrario alle due mozioni pro referendum. «Siamo stati eletti – ha dichiarato il presidente della Seconda commissione – per assumerci le responsabilità che ci competono e giudico dunque del tutto inopportuno chiamare alle urne i cittadini su un tema sul quale la politica deve assumersi la responsabilità delle scelte e delle decisioni». A giudizio di Gavino Manca il governo avrebbe inoltre introdotto una salvaguardia per le competenze della Sardegna attraverso l’approvazione dell’articolo 43 bis del decreto “Sblocca Italia”. Manca ha quindi evidenziato l’attenzione che il governo nazionale mostra all’Isola ed ha sottolineato l’elevato livello di collaborazione con la Giunta regionale.

Il capogruppo di “Cristiano popolari socialisti”, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato voto a favore («ma il referendum è un salvarsi in corner» ed ha lamentato il permanere dei “proconsoli” romani nei parchi nazionali ad incominciare da quello dell’Arcipelago della Maddalena.

Il consigliere, Antonio Gaia (Cps) ha dichiarato voto favorevole ed ha auspicato una legge chiara in materia energica che dica no alle trivellazioni e all’energia inquinante e sì alla ricerca sulla rinnovabili.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione n. 178 (Cocco Pietro e più) per il referendum contro parti del “Decreto Sviluppo” che è stata approvata con 53 voti favorevoli e uno contrario, così come è stato approvato l’ordine del giorno collegato che indica il presidente del Consiglio Ganau e il capogruppo Pittalis come delegati effettivi e supplenti.

Si è dunque proceduto con la votazione della mozione n. 179 (Cocco Pietro e più) per il referendum contro parti dello “Sblocca Italia” che è stata approvata con 53 voti favorevoli, così come l’ordine del giorno collegato che designa il presidente Ganau e il capogruppo Pittalis delegati effettivi e supplenti ai sensi delle norme nazionali che regolano le consultazioni referendarie.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha affrontato il punto successivo all’ordine del giorno, la mozione n.165 (Oppi e più) «sulla procedura di incorporazione nell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari del presidio ospedaliero SS. Annunziata e dei presidi ospedalieri Microcitemico e Oncologico Businco nell’azienda ospedaliera Brotzu», con richiesta di convocazione del Consiglio ai sensi dell’art. 54 del Regolamento.

Il presidente ha dato quindi la parola al primo firmatario della mozione, il consigliere Giorgio Oppi (Area popolare Sardegna) per illustrarne il contenuto.

Nel suo intervento, il consigliere Oppi ha affermato che, in realtà, «non c’era bisogno di una illustrazione accurata della mozione perché la Giunta il 30 giugno scorso ha fatto una delibera priva del necessario supporto normativo e forse in contrasto con la legge, esponendo la Regione a pagare il prezzo di certe decisioni scaricandone peraltro i costi sulla comunità regionale». «Il deficit normativo – ha detto ancora Oppi – nasce dal fatto che la stessa riforma sanitaria varata dalla maggioranza dispone l’avvio di processo adeguamento organizzativo delle Asl della Sardegna anche attraverso processi di incorporazione; quindi si parla chiaramente di avvio e non di realizzazione degli accorpamenti». «Anche perché – ha aggiunto il consigliere di Aps – la norma prevede in via preliminare l’approvazione di un piano di indirizzi globale e soprattutto del piano regionale sanitario che ha valore strategico e respiro triennale,  fissando priorità e obiettivi, compresa la definizione rete ospedaliera ed il numero dei posti letto». «Ma la Giunta – ha affermato criticamente l’esponente dell’Aps – ha proceduto in modo arbitrario; nel caso di Sassari, peraltro, va ricordato che i rapporti debbano Regione-Università debbano essere disciplinati da appositi protocolli di intesa, un protocollo che però manca». Il consigliere Oppi poi ha esaminato in dettaglio la situazione di molte realtà della sanità sarda, ribadendo però la sua convinzione che tutti gli atti fin qui compiuti della Giunta potrebbero essere annullati per illegittimità. Nel frattempo, «la situazione della sanità sarda non è affatto migliorata, anzi, per molti aspetti è di gran lunga peggiorata».

La consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia) ha affermato che quello della sanità «è un problema con complessi aspetti giuridici ma di grande significato politico e sociale, un problema che la Giunta ha creduto di risolvere annunciando di aver fatto una riforma sanitaria in pochi mesi ma, al netto delle difficoltà, ancora non ci sono risultati fatta eccezione per commissari prorogati». «Non si capisce in particolare – ha aggiunto Zedda-  quale idea di eccellenza abbia il governo regionale perché nel sistema sanitario esistono differenze profonde; condividiamo i processi di incorporazione ma non vediamo né prospettive di eccellenza né riduzione dei costi, anzi la spesa sanitaria è aumentata». «In realtà – ha sostenuto – a parte questi grandi progetti poi ci si perde nelle piccole, con ordinari disservizi ai quali giustamente i cittadini non vogliono e non devono abituarsi».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps) ha definito «opportuno» che l’argomento sia arrivato in Consiglio, rimarcando però che «i temi della sanità dovevano essere discussi in sede di nuovo piano sanitario regionale anziché procedere con eccessiva fretta, quasi usando i cittadini sardi come cavie». «Prima di ogni accorpamento – ha precisato Tatti – sarebbe stato meglio pensare alla tutela della salute invece si stanno distruggendo alcune cose buone della sanità sarda, come ad esempio la desertificazione della piana di Arborea priva del servizio di emergenza 118». «Razionalizzare insomma va bene – ha aggiunto Tatti, «ma tagliando gli sprechi e non bloccando ad esempio l’attività di alcuni laboratori dell’Oristanese senza nemmeno sostituire, e parlo di me stesso ricordando che è la prima volta nella storia del Consiglio regionale, un tecnico di laboratorio in mandato amministrativo». Il sistema in definitiva, ha concluso il consigliere, «non riesce a dare risposte ai cittadini e penso che i sindaci forse non hanno nemmeno visto né tantomeno ad approvato la delibera di riordino».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha parlato di accorpamento a due velocità a Cagliari e Sassari «dove si è applicata in maniera diversa la stessa norma, forse per opera dei manager sassaresi che hanno voluto vederci più chiaro; non condividiamo poi quella sorta percorso parallelo che si è voluto impostare fra accorpamento e riordino rete, perché il sistema doveva essere governato e cambiato come qualcosa di unico se si voleva porre attenzione all’offerta sanitaria». «La conseguenza pratica di queste scelte – ha proseguito Locci – è un continuo corto-circuito fra strutture della periferia e delle aree urbane, mentre cittadini ed operatori sanitari percepiscono la scomparsa di riferimenti da un giorno all’altro in un contesto in cui cresce ogni giorno di più un grave vuoto di governance; è invece necessario chiarire una volta per tutte il futuro del sistema sanitario regionale che per adesso è cambiato addirittura in peggio».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha osservato che «è giusto che il Consiglio si occupi di quanto sta accadendo nella sanità sarda perché la riforma è oggettivamente complessa e tocca un diritto essenziale dei cittadini ed in realtà c’è l’impegno personale dell’assessore ma i risultati sono insufficienti». Tutto parte, secondo Tedde, «dalle direttive che impedivano ai direttori generali di compiere atti di alta amministrazione, poi è arrivata la legge 23 che ha parlato di riforma senza farla mettendo al posto dei direttori i commissari, prorogati più volte persino con legge fino a dicembre, i quali a loro volta hanno nominato direttori amministrativi e sanitari». «Sarà anche per questo – ha ironizzato il consigliere – che alcuni esponenti della maggioranza chiedono le dimissioni dell’assessore un giorno sì e l’altro pure; la riorganizzazione, peraltro, non è una scelta obbligata per le Regioni che si pagano la sanità (lo dice la legge) ed il vero problema della sanità sarda è che si sta cercando di fare la riforma senza ascoltare e rappresentare i territori, a dimostrazione del fatto che una vera riforma doveva essere fatta dopo quella degli enti locali».

Al termine dell’ultimo intervento dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta.

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha chiarito che «è la legge 23 a dettare le disposizioni in merito all’adeguamento organizzativo delle Asl e all’avvio del processo di riforma dell’assetto istituzionale».

Luigi Arru ha spiegato che la norma impone di adeguare il riordino delle ASL alla riforma del sistema degli enti locali, mentre l’accorpamento dei presidi ospedalieri non è invece condizionato da altre norme. «La legge regionale 23 dà mandato alla Giunta di approvare con delibera le linee di indirizzo per il trasferimento dei presidi ospedalieri dalle ASL alle Aziende ospedaliere interessate – ha affermato l’assessore – la Giunta riceve una delega, non serve una norma successiva per la conclusione del processo di incorporazione». Arru ha quindi chiarito che la Giunta ha dato mandato ai Commissari delle Asl di predisporre il piano di incorporazione dei presidi ospedalieri Businco e Microcitemico dalla Asl 8 al Brotzu. «Per l’incorporazione del SS. Annunziata di Sassari alla AOU sarà invece necessario un aggiornamento del protocollo d’intesa attualmente in vigore tra Regione ed Università».

In riferimento alla contestazione avanzata dai firmatari sulla necessità di un provvedimento ministeriale che preceda il processo di incorporazione, l’assessore Arru ha spiegato che i criteri per il riconoscimento degli ospedali di interesse nazionale sono contenuti nel Decreto legislativo n.502 del 1992: «In base a questa norma il riconoscimento si è già perfezionato per l’ospedale “San Michele”. La legge regionale 23 dispone che solo a seguito dell’incorporazione del Microcitemico e del Businco, la Regione potrà avviare un piano di valorizzazione e sviluppo delle attività assistenziali e di ricerca, in modo da favorire il riconoscimento quale Istituto di ricovero e cura di carattere scientifico (IRCCS). Solo dopo la verifica dei requisiti saranno formulate le proposte al Ministero competente».

Chiariti gli aspetti tecnici, l’assessore ha voluto rispondere agli altri rilievi avanzati dai presentatori della mozione. «Quando sento parlare di eccellenza ho difficoltà a capire – ha detto Arru – siamo l’ultima regione in Italia per l’uso degli ospedali, non abbiano saputo creare una legge territoriale».

L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi sottolineato la necessità di dotare il sistema sanitario di alte specializzazioni: «Noi vogliamo fare tutto, ma le basse casistiche comportano un forte rischio per il paziente. L’eccellenza si dichiara attraverso un riconoscimento scientifico e non con un atto amministrativo».

Arru ha poi parlato dell’Areus («è il tentativo di dare risposte all’emergenza-urgenza») e dell’elisoccorso («vogliamo dare una risposta appropriata per le patologie che lo richiedono»).

Sui trapianti ha assicurato che la Giunta lavora a un potenziamento dei presidi mentre sui Rems ha difeso con determinazione l’operato del suo assessorato: «Siamo arrivati in ritardo ma abbiamo elaborato un modello da seguire. Emilia e Toscana sono venute in Sardegna a vedere ciò che abbiamo realizzato».

Sulla spesa farmaceutica, infine, l’assessore ha garantito l’impegno per un sistema di controlli della spesa ospedaliera.

«Ascoltiamo tutti i suggerimenti e mostriamo attenzione per le osservazioni ma vogliamo dare un messaggio chiaro ai sardi – ha concluso Arru – non si può avere tutto e tutto sotto casa.»

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al consigliere Oppi per la replica.

«Abbiamo una visione diversa ma apprezzo le sue osservazioni – ha detto il primo firmatario della mozione – prendo atto che il protocollo di Sassari non è stato ancora rinnovato».

Sui trapianti, Oppi ha ricordato lo sforzo fatto da Sassari e Nuoro per le donazioni: «I trapianti però sono diminuiti: mettiamo a rischio 300 persone per risparmiare due lire». Il consigliere di Aps ha poi segnalato alcuni sprechi nella spesa farmaceutica («In Gallura la Asl comprava direttamente in farmacia, a un costo raddoppiato, i farmaci per un paziente emofiliaco») e contestato i risultati del processo di razionalizzazione che «non ha portato nessun beneficio».

Sull’elisoccorso, Oppi ha ricordato le difficoltà affrontate da assessore per l’istituzione del servizio. «E’ un campo delicato e pericoloso – ha sottolineato – c’è il rischio di incorrere in procedimenti penali, per questo in passato ci siamo affidati ai Vigili del Fuoco. Impegniamoci a trovare una soluzione».

Salvatore Demontis (Pd), dopo aver annunciato il suo voto contrario alla mozione, ha espresso apprezzamento per il lavoro portato avanti dal’assessore Arru. «Il clima che si sta creando è quello che si crea quando l’interesse collettivo lede un interesse di parte – ha detto Demontis – il riordino della rete ospedaliera è lo stralcio del piano sanitario che il centrodestra non ha fatto. Sarà calato nella riforma degli enti locali, poi saranno definite le ASL. Non si può chiedere a questa maggioranza di dare le risposte che non sono state date nei cinque anni precedenti».

Per Alessandra Zedda (Forza Italia) se si vuole arrivare alle eccellenze non si può prescindere da alcuni concetti. «La salute pubblica deve essere tutelata. Il sistema sanitario deve dare servizi anche a chi è più lontano».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha esaltato il ruolo svolto quest’estate dal servizio di Elisoccorso ad Alghero. «Sono state salvate molte vite umane. Il rischio adesso è che con il bando per l’apertura di due sedi si facciano avanti i soliti signori che vogliono approfittare delle risorse pubbliche. Meglio chiedere la collaborazione ai Vigili del fuoco».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) «la spesa sanitaria è aumentata con i Commissari. L’accorpamento dei presidi ospedalieri sta avvenendo in modo singolare, stiamo sommando tre entità che continuano ad agire in modo separato. Bene ha fatto Oppi a presentare la mozione».

Rossella Pinna (Pd) ha invece annunciato il suo voto contrario definendo la mozione n.165 “un cavallo di Troia”. Secondo il consigliere del Pd «si pone una questione giuridica per aprire un dibattito politico. Nel giudizio si è andati fuori tema».

Stesso giudizio da parte di Luigi Lotto (Pd) che ha invitato l’assessore e la Giunta ad andare avanti con le riforme. «Quello che si sta facendo a Sassari è di grande rilevanza, è una scelta di fondo enorme, l’assessore va incoraggiato perché concluda il suo lavoro».

Voto contrario anche da parte del gruppo “Sovranità, Democrazia e Lavoro”. Il capogruppo Roberto Desini ha elogiato l’opera della Giunta: «Non si può non dare atto alla maggioranza che con la legge 23 si sia avviato un processo di riforma del sistema sanitario. Non si può tornare indietro, serve un atto di maturità della classe politica, degli operatori sanitari e dei sindacati. Inammissibili le battaglie per conservare lo status quo».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha invece segnalato la decisione del Governo di cancellare 180 prestazioni diagnostiche. «Noi che ci paghiamo la sanità, cosa vogliamo fare? – ha chiesto Dedoni – non possiamo permetterci il lusso, in un momento di crisi, di dire ai sardi che dovranno rinunciare agli accertamenti in nome delle razionalizzazione. Se non facciamo questo non riusciremo mai a costruire qualcosa di positivo per la Sardegna».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione n.165 che è stata respinta con 33 voti contrari e 20 a favore.

L’Aula è quindi passata al terzo punto all’ordine del giorno: l’integrazione dell’Ufficio di Presidenza, ai sensi dell’art. 4 del Regolamento, con la nomina di tre nuovi segretari appartenenti ai gruppi politici non rappresentati al suo interno.

Il presidente Ganau ha aperto le procedure per la votazione a scrutinio segreto. Al termine delle operazioni di voto sono risultati eletti Gianni Lampis (Gruppo Misto) Antonio Gaia (Cristiano Popolari-Socialisti) e Marcello Orrù (Psd’Az).

Il presidente ha quindi dichiarato chiusa la seduta.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Dopo l’ingresso in Consiglio regionale di quattro nuovi componenti, è stato costituito il nuovo gruppo dei “Cristiano Popolari Socialisti” al quale, oltre ai consiglieri Pierfranco Zanchetta e Antonio Gaia dell’Upc, hanno aderito anche Raimondo Perra del Psi e, per scelta “tecnica”, Walter Piscedda proveniente dal Pd. Il nuovo gruppo sarà presieduto dall’on. Pierfranco Zanchetta.

Questa la composizione aggiornata dei gruppi consiliari:

Area Popolare Sarda: Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna, Ignazio Tatti, Gianluigi Rubiu (Presidente)

Cristiano Popolari Socialisti: Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda, Pierfranco Zanchetta (Presidente)

Forza Italia Sardegna: Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda, Pietro Pittalis (Presidente)

Misto: Mario Floris, Gianni Lampis, Paolo Truzzu, Gaetano Ledda, Fabrizio Anedda (Presidente)

Partito Democratico: Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniela Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gian Mario Tendas, Pietro Cocco (Presidente)

Partito Sardo d’Azione: Marcello Orrù, Christian Solinas, Angelo Carta (Presidente)

Riformatori Sardi-Liberaldemocratici: Michele Cossa, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni (Presidente)

SEL Sardegna: Francesco Agus, Luca Pizzuto, Daniele Cocco (Presidente)

Soberania-Indipendentzia: Alessandro Collu, Eugenio Lai, Paolo Zedda, Emilio Usula (Presidente)

Sovranità, Democrazia e Lavoro: Anna Maria Busia, Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu, Piermario Manca, Alessandro Unali, Roberto Desini (Presidente).

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Il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, ha presentato un’interrogazione assieme con altri sei colleghi della maggioranza, al presidente della Regione e all’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, sul “Programma nazionale di sostegno nel settore del vino – Misura investimenti annualità 2015”.

«L’obiettivo dell’interrogazione è di riuscire a trovare soluzioni per le aziende vitivinicole che, senza alcuna colpa, – ha spiegato Manca – si sono trovati a posticipare la chiusura dei progetti di un anno e sono dovuti ricorrere al finanziamento ordinario per le anticipazione». Il problema nasce dal fatto che di 29 aziende finanziabili «nonostante l’ulteriore finanziamento di 400.000 euro circa – è scritto nel testo – sono state finanziate solamente 4 ditte mentre rimangono escluse 25 ditte per un palese errore degli uffici che non hanno tenuto conto che dallo stanziamento iniziale (euro 1.613.355,00) andavano decurtati i costi dei collaudi annualità 2014». Inoltre una nota dell’assessorato a firma della dott.ssa Salvatorica Addis, conferma che «le domande non finanziabili per esaurimento delle risorse assegnate per il 2015 verranno pagate utilizzando lo stanziamento assegnato alla regione Sardegna per la misura investimenti annualità 2016 e che tutte le aziende, indipendentemente dalla posizione in graduatoria, che hanno presentato domanda di aiuto di investimenti di durata annuale devono presentare domanda di aiuto a saldo entro il 31 luglio 2015».

Per questi motivi nell’interrogazione si chiede al presidente e all’assessore, se sono «a conoscenza di quanto riportato nelle premesse dell’interrogazione e quali sono gli interventi messi in atto per aumentare le dotazioni finanziarie al fine di non danneggiare le aziende del settore, di valutare la possibilità, per riparare almeno in parte al danno subito dalle aziende del settore, di posticipare la chiusura dei progetti (collaudi) dal 31 luglio di ogni anno al 31 agosto come avviene nelle altre regioni che si avvalgono di  AGEA come organismo pagatore» e «di verificare quali strumenti debbano esser messi in atto per compensare i maggiori oneri delle aziende che non potranno ricevere le anticipazioni o i saldi nei tempi previsti dal bando e dovranno ricorrere al credito ordinario».

Vigneti copia

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Il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, assieme con altri sei colleghi della maggioranza, ha presentato un’interrogazione sul “Programma nazionale di sostegno nel settore del vino – Misura investimenti annualità 2015”  al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e all’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi.

«L’obiettivo dell’interrogazione è di riuscire a trovare soluzioni per le aziende vitivinicole che, senza alcuna colpa – ha spiegato Manca – si sono trovati a posticipare la chiusura dei progetti di un anno e sono dovuti ricorrere al finanziamento ordinario per le anticipazione».

«Il problema nasce dal fatto che di 29 aziende finanziabili, nonostante l’ulteriore finanziamento di 400.000 euro circa – è scritto nel testo – sono state finanziate solamente 4 ditte mentre rimangono escluse 25 ditte per un palese errore degli uffici che non hanno tenuto conto che dallo stanziamento iniziale (euro 1.613.355,00) andavano decurtati i costi dei collaudi annualità 2014». Inoltre una nota dell’assessorato «a firma della dott.ssa Salvatorica Addis, conferma che «le domande non finanziabili per esaurimento delle risorse assegnate per il 2015 verranno pagate utilizzando lo stanziamento assegnato alla regione Sardegna per la misura investimenti annualità 2016 e che tutte le aziende, indipendentemente dalla posizione in graduatoria, che hanno presentato domanda di aiuto di investimenti di durata annuale devono presentare domanda di aiuto a saldo entro il 31 luglio 2015».

Per questi motivi nell’interrogazione Piermario Manca chiede al presidente e all’assessore, se siano «a conoscenza di quanto riportato nelle premesse dell’interrogazione e quali sono gli interventi messi in atto per aumentare le dotazioni finanziarie al fine di non danneggiare le aziende del settore, di valutare la possibilità, per riparare almeno in parte al danno subito dalle aziende del settore, di posticipare la chiusura dei progetti (collaudi) dal 31 luglio di ogni anno al 31 agosto come avviene nelle altre regioni che si avvalgono di AGEA come organismo pagatore» e «di verificare quali strumenti debbano esser messi in atto per compensare i maggiori oneri delle aziende che non potranno ricevere le anticipazioni o i saldi nei tempi previsti dal bando e dovranno ricorrere al credito ordinario».

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Com’era inevitabile, la sentenza del Consiglio di Stato che ha portato all’esclusione di quattro consiglieri dall’Assemblea di via Roma, è stata commentata questa sera nel corso dei lavori del Consiglio regionale, chiamato all’esame del Testo Unificato 45-61/A, contenente disposizioni in materia di apicoltura, di cui è relatore il consigliere del Partito Democratico Piero Comandini.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha commentato la sentenza del Consiglio di Stato con cui sono stati esclusi dall’Assemblea alcuni consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. «Anche se non è dato sapere chi saranno i subentranti – ha osservato Pittalis – è certo che si pone la necessità di conoscere gli effetti del dispositivo essendosi costituito in giudizio il Consiglio regionale; occorre quindi sapere come si intende procedere perché il Consiglio deve poter funzionare nella sua completa composizione».

Il presidente Ganau ha replicato comunicando che gli uffici del Consiglio non hanno ancora ricevuto la notifica della sentenza, che costituisce «il primo passaggio per poter avviare le successive procedure previste dalla legge». Sullo stesso argomento il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha messo in luce che «la surroga deve essere immediata anche in presenza di un ricorso in Cassazione».Il presidente Ganau ha ribadito la necessità di ricevere la notifica della sentenza, assicurando che «poi si procederà in tempi molto rapidi».

Successivamente, il presidente ha dato la parola al consigliere del Pd Piero Comandini, relatore del Testo unificato sull’apicoltura, per illustrare i contenuti del provvedimento.

Piero Comandini, in premessa, ha ringraziato il presidente e tutti i componenti della Commissione attività produttive per la qualità del lavoro svolto, ancora più apprezzabile per essere arrivati a un testo unificato. «Con questa legge – ha affermato – si colma un vuoto perché il settore era disciplinato da una legge vecchia di 30 anni, profondamente superata da un quadro normativo nazionale ed europeo che in questi anni ha subito profondi cambiamenti e, in secondo luogo, si va incontro agli apicoltori, ad un settore che in questi anni è cresciuto moltissimo come ha testimoniato l’ascolto della categoria durante l’iter della legge». «Abbiamo incontrato imprenditori attenti e preparati – ha ricordato Comandini – che ora avranno una opportunità in più per sviluppare le loro aziende anche privilegiando forme organizzate e associate, in modo da favorire un’ulteriore crescita del settore; con la legge riconosciamo inoltre l’apicoltore come imprenditore agricolo e l’ape come animale zootecnico estendendo ovviamente al settore tutti i benefici del comparto agricolo». «In Sardegna – ha proseguito il consigliere del Pd – sono attivi circa 50.000 alveari per oltre 2.000 imprese che però coprono solo 40% del fabbisogno regionale con una produzione di miele di circa 16.000 quintali; ci sono quindi spazi significativi di mercato che la legge consentirà di sfruttare appieno, c’è una significativa presenza di giovani nel settore che va incentivata, non solo in funzione della produzione ma anche per una ragione ambientale importantissima, perché l’ape è un sensore straordinario dei cambiamenti climatici e dello stato di salute dell’ambiente».

Il consigliere Gianmario Tendas, anch’egli del Pd, ha evidenziato che la norma in discussione raccoglie molte delle istanze poste dagli operatori del settore all’attenzione del Consiglio regionale. Il testo, ha detto, «recepisce le migliori esperienze legislative nazionali e comunitarie e si colloca in una realtà particolare come quella della Sardegna dove gli alveari sono ancora troppo pochi rispetto alle potenzialità della nostra Regione, dove infatti una buona parte viene importato; per quanto riguarda l’aspetto quantitativo c’è ancora molto da fare anche se la legge è una buona base di partenza, soprattutto perché classifica l’ape come animale di allevamento zootecnico ed apre nuove prospettive per il settore ora inserito a pieno titolo nella pianificazione dello sviluppo rurale della Sardegna». Restano aperte alcune criticità, a giudizio di Tendas, che riguardano la carenza di elementi conoscitivi sul prodotto, sulla sua percezione presso i consumatori, sui marchi di qualità e sul controllo dell’uso di pesticidi e diserbanti nei contesti interessati dall’apicoltura; di qui l’importanza di una revisione delle attività di assistenza tecnica e specialistica delle agenzie regionali e del potenziamento delle collaborazioni con modo scientifico e l’università.

Il presidente ha dato quindi la parola al consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, promotore di una delle due proposte di legge che hanno poi dato vita al testo unificato in esame. Cherchi ha ringraziato i colleghi della Commissione per il lavoro fatto che ha consentito di dare una risposta importante al settore apistico. Da tempo, ha spiegato, era necessario adeguarsi alle norme nazionali e comunitarie vista anche l’importanza, ormai riconosciuta, della funzione delle api nella conservazione dell’ecosistema. Cherchi ha confermato la bontà del testo e ha ricordato che con l’approvazione della legge si raggiunge il risultato di consentire al mondo apistico di poter accedere al Piano di sviluppo rurale.

Plauso del consigliere regionale del Pd, Lorenzo Cozzolino per il lavoro svolto dai colleghi Comandini, Lotto e tutti i componenti della Quinta commissione. Si tratta, secondo il consigliere,  di un intervento che sarà molto utile per lo sviluppo rurale della nostra Isola, per creare posti di lavoro, ma anche per preservare l’ecosistema.

Lorenzo Cozzolino ha proposto un emendamento per riservare i corsi di formazione, in primis, ai giovani disoccupati.

«E’ una legge di buoni principi, di buone intenzioni – ha affermato Marco Tedde (Forza Italia) – un testo che è riuscito a unire le diverse sensibilità. E’ anche un testo di qualità dal punto di vista normativo perché abroga una norma vetusta e ridefinisce ex novo la materia». Unico elemento negativo secondo Tedde è che la legge non prevede risorse per incentivare il settore.

Soddisfatto anche Piermario Manca (PdS): «Siamo riusciti a ottenere una legge ordinata che supera un vuoto normativo». Per i consigliere della maggioranza i punti più importanti della legge sono la definizione dell’apicoltura come attività agricola, il fatto che viene normato il nomadismo,   la formazione e l’aggiornamento che spetta agli enti pubblici, e la definizione degli standard igienico-sanitari.

Per il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia) si tratta di una legge che mette ordine in un settore che ha importanti possibilità di crescita e di sviluppo: la Sardegna produce l’11% del prodotto isolano e, in particolare, produce il miele amaro tra i più pregiati per le sue caratteriste organolettiche. Il settore dell’apicoltura può creare, ha concluso, posti di lavoro senza costi e aiutare l’ambiente.

Anche il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha ringraziato la Quinta commissione per il lavoro svolto e ha condiviso i giudizi positivi sulla norma espressi precedentemente dai colleghi. Solinas ha però evidenziato che negli ultimi 30 anni, nonostante il vuoto normativo, il settore è cresciuto nella produzione e nei fatturati grazie alle associazioni degli apicoltori e alle Op. Il consigliere ha quindi auspicato che non venga alterata questa organizzazione che finora ha funzionato bene. Solinas ha criticato anche la richiesta di certificazioni sanitarie in caso di spostamenti interni alla regione, perché «appesantiscono le  procedure» e, infine, ha consigliato una differenziazione tra gli apicoltori professionisti e tra chi lo fa per hobby.

Il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd), in premessa del suo intervento ha rivolto apprezzamento e gratitudine all’intera commissione ed ha ripercorso le tappe del lavoro fatto per presentare all’Aula il testo unificato, scaturito dalle due distinte proposte di legge dei consiglieri Piero Comandini (Pd) e Oscar Cherchi (Fi), arricchito dalle considerazioni e dalle proposte raccolte nel corso delle numerose audizioni svolte in sede di discussione del testo normativo. «L’ascolto degli operatori del settore dell’apicoltura – ha precisato Comandini – è proseguito in un confronto continuo e costruttivo con l’obiettivo comune di approvare un testo di legge che tenga conto delle reali esigenze di chi con le api lavora, ci dedica del tempo e ne ricava reddito». Il consigliere dei democratici ha quindi sottolineato l’insostituibile ruolo delle api, non solo in chiave produttiva, ma soprattutto per ciò che attiene gli equilibri ecologici e ambientali. «Sotto questo aspetto – ha dichiarato Lotto – l’ape rappresenta l’insetto simbolo». Il presidente della commissione ha poi rimarcato il positivo ruolo svolto dagli apicoltori sardi nonostante l’assenza di una normativa al passo con i tempi ed ha ribadito che la coltivazione delle api è importante per l’intero comparto agricolo in quanto migliora le produzione di molte coltivazioni agricole («spesso gli agricoltori chiamano gli apicoltori per installare gli alveari»).

Nel merito del testo di legge, il consigliere Lotto, ha evidenziato la presentazione di circa dieci emendamenti («tutti sostanzialmente condivisi») e nel merito della formazione professionale ha ammesso di non aver dato seguito alle indicazioni degli operatori: «Perché abbiamo confermato la scelta di garantire l’erogazione delle attività di formazione sostenute con i fondi pubblici da parte di istituzioni pubbliche».

Il presidente della Quinta commissione ha concluso auspicando sempre maggiore “serietà professionalità e rigore” per garantire “prodotti di qualità” ad incominciare dal miele. «Perché dove non c’è equilibrio ambientale e salubrità – ha affermato Luigi Lotto – non si produce il miele che è un prodotto unico nel significare la provenienza e la sua origine dall’essenza vegetale e dal suo ambiente».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, pur definendo “una buona legge” la proposta per l’apicoltura ha incentrato il suo intervento sul mancato intervento per limitare o addirittura impedire l’utilizzo di prodotti insetticidi e diserbanti. «Prodotti che minacciano seriamente il nostro patrimonio zootecnico e la salute dei nostri concittadini – ha proseguito il consigliere di maggioranza – e questi fitofarmaci sono troppo facilmente acquistabili, tanto che si assiste ad un pericoloso abuso di queste sostanze altamente nocive». Il consigliere Usula ha quindi ricordato le recenti pubblicazioni nelle più autorevoli riviste scientifiche e le risultanze di studi e ricerche sulle conseguenze derivanti dall’utilizzo di tali farmaci per ribadire l’opportunità di norme che ne riducano drasticamente l’utilizzo in agricoltura.

Il capogruppo di “Area popolare sarda”, Gianluigi Rubiu, pur riconoscendo gli aspetti positivi di un norma che regoli l’apicoltura ha posto in rilievo quelle che, a suo giudizio rappresentano, “evidenti criticità” del testo in discussione. La prima sottolineatura critica ha riguardato gli articoli 2 e 3 della proposta di legge, in particolare per quanto attiene “l’eccessiva ambigua” derivante dalle definizioni di “apicoltore e imprenditore apistico”. L’esponente della minoranza ha inoltre manifestato dubbi sulle possibilità del calcolo del potenziale nettarifero ed ha evidenziato “refusi e errori” negli articoli 12 e 5. In conclusione del suo intervento, il consigliere Rubiu ha definito “ridicola” la composizione della commissione apistica regionale che prevede 11 componenti ed ha invitato Giunta a Consiglio ad essere propositivi con i finanziamenti al settore in sede di discussione del Psr e della Pac.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di condividere il lavoro svolto dalla commissione e ha definito “un testo valido” quello proposto all’esame dell’Aula, preannunciando “una opportuna valutazione” degli emendamenti ad esso presentati. L’assessore ha quindi ricordato l’assenza di una efficace e moderna regolamentazione del settore dell’apicoltura che pur non rappresentando un settore rilevante del comparto agricolo sardo in termini di produzione, rappresenta un’attività fondamentale per lo sviluppo armonico dell’agricoltura in Sardegna. La norma in esame consentirà di dialogare in forma corretta con gli operatori e ciò è molto utile – ha sottolineato la Falchi – in vista della predisposizione dei bandi del programma di sviluppo rurale e per inerire dunque le azioni che rispecchino a pieno le esigenze dell’intero comparto.

L’assessore ha quindi riaffermato la validità della commissioni apistica, così come prevista nella proposta di legge ed ha lamentato il fatto che, a causa del parere negativo degli uffici della Commissione europea, non si è potuto dar seguito all’opportunità di introdurre il cosiddetto “reddito compensativo” anche in apicoltura. «Ma – ha aggiunto Elisabetta Falchi – possiamo lavorare bene e concentraci su tutte le misure europee che consentono importanti azioni di filiera e di promozione legate alle produzioni del miele». L’assessore ha inoltre affermato che la “formazione deve essere esercitata dalle agenzie” ha fornito rassicurazioni per la creazione di percorsi formativi adeguati alle necessità degli operatori. In questo contesto sono state ipotizzate, tra le altre, azioni volte agli apicoltori e non soltanto per un migliore e più corretto utilizzo dei fitofarmaci.

Il capogruppo di “Aps”, Gianluigi Rubiu, ha chiesto, rivolgendosi al presidente del Consiglio, qualche minuto di sospensione per svolgere alcune verifiche sul testo degli emendamenti presentati.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli e dopo il via libera dell’Aula ha accordato la sospensione. Prima però la consigliera di “Sovranità, Democrazia e Lavoro”, Anna Maria Busia, ha chiesto la sospensione della seduta per compiere opportune valutazioni sul contenuto della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato decaduti i consiglieri Gavino Sale (Irs), Efisio Arbau (La Base), Michele Azara (Idv) e Modesto Fenu (Zona Franca per Randazzo) e che a detta della Busia «sarebbe stata notificata alla presidenza della Giunta».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi ribadito che nessun atto di tal genere risulta notificato negli uffici della Regione ha sospeso i lavori per consentire una valutazione degli emendamenti presentati al testo sull’apicoltura, così come richiesto dal capogruppo “Aps”, Gianluigi Rubiu.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame degli articoli. L’Assemblea ha approvato la legge con 46 voti favorevoli ed 1 contrario apportando però alcune modifiche al testo con una serie di emendamenti. In particolare, all’art. 2 è stato introdotto il termine “maturazione” al posto di “raffinazione” in riferimento all’elenco dei prodotti agricoli in apicoltura. Sempre all’art. 2 è stato modificato il passaggio relativo al “nomadismo” che sarà consentito su tutto “il territorio regionale” senza limiti di tempo. All’art. 4 è stata inserita una norma che impegna la Giunta ad emanare, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, disposizioni per il rilascio della concessioni. All’art. 5 è stata apportata una modifica riguardante la comunicazione, entro 48 ore, degli spostamenti degli “apiari” per movimenti di nomadismo. Dall’art. 6 è stata abrogata una norma che consentiva un rapporto diretto col mercato ai piccoli produttori con non più di 30 alveari. Sempre all’art. 6 è stata cambiata la parte della norma relativa alla comunicazione ai servizi veterinari delle Asl di situazioni riguardanti malattie, morie e spopolamenti negli alveari. All’art. 9 è stata approvata una modifica per consentire lo svolgimento di attività formative anche presso le aziende apistiche riservando una quota del 50% ai giovani disoccupati.

Per quanto riguarda l’art. 10 è stato respinto con 44 voti contrari e 2 favorevoli, dopo il mancato accoglimento di una proposta di ritiro, un emendamento dei consiglieri di Sdl Roberto Desini e Anna Maria Busia, relativo al controllo della Regione sull’attività apistica attraverso le proprie Agenzie e con risorse specifiche.

All’art. 11 è stata aggiunta una norma per specificare in dettaglio i requisiti dei componenti della commissione apistica regionale indicati dai produttori ed infine, all’art. 13 è stata inserita una norma che, in materia di sanzioni, assegna il relativo gettito non solo alle Asl ma a tutti gli enti che, a vario titolo, svolgono attività di controllo.

Subito dopo il voto finale riguardante il Testo unificato sull’apicoltura, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto la convocazione della conferenza capigruppo «in considerazione del fatto che può essere messa in discussione in tempi brevissimi la mozione sulla continuità marittima».

Il presidente Ganau, nell’accogliere la richiesta, ha sospeso i lavori ed ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau, sulla base della decisioni della conferenza dei capigruppo, ha dichiarato chiusa la seduta comunicando la convocazione del Consiglio per domattina, alle 10.00, con all’ordine del giorno la discussione del disegno di legge n. 202 riguardante la trasformazione in Agenzia del consorzio “Sardegna Ricerche” e, nel pomeriggio, l’esame del documento n. 6 sul Programma dell’attività del Corecom per il 2015.

L’Assemblea si riunirà anche nella giornata di giovedì, alle ore 10.00, per esaminare una risoluzione sulla continuità territoriale marittima mentre alle 14 è stata fissata la riunione della Quinta commissione (Attività produttive).

Consiglio regionale 3 copia

I consiglieri regionali del Partito dei Sardi Piermario Manca e Augusto Cherchi e Sandro Unali del Gruppo Misto hanno presentato un’interrogazione all’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, alla quale chiedono se sia a conoscenza dei «gravi ritardi nellerogazione della quota rimanente del 60% dei carburanti agevolati derivati dallingiustificabile ritardo nella implementazione del nuovo programma gestione». I consiglieri chiedono anche di sapere «quali siano le motivazioni che hanno impedito di fare un contratto con Sardegna.it in modo tempestivo al fine di non arrecare disguidi e costi ingiustificati agli operatori del settore primario» e «quali urgenti provvedimenti intenda adottare al fine di evitare il protrarsi del ritardo nella erogazione del carburante nel settore primario, dovuto unicamente a inefficienze e appesantimenti burocratici, ovvero intervenire per dare  immediatamente un ulteriore acconto del carburante dovuto sul totale annuo». I consiglieri spiegano che «la normativa nazionale prevede per gli operatori del settore primario una notevole riduzione delle accise sui derivati del petrolio al fine di permettere agli agricoltori di operare con costi  energetici ridotti nelle fasi di produzione e trasformazione delle produzioni primarie» e che «i consumi medi standardizzati di gasolio da ammettere all’impiego agevolato di cui al decreto del ministro delle Politiche agricole e forestali del 26 febbraio 2002 sono stati ridotti del 25,64% con la legge di stabilità 2013, 2014, e 2015».

Manca, Cherchi e Unali ricordano che la Regione per il 2015 ha assegnato un acconto del 40% del carburante sul totale annuo e come denunciato dalle associazioni di categoria, si tratta di quantità assolutamente insufficienti alle esigenze delle aziende isolane e in particolare delle aziende e le cooperative che lavorano il latte ovino in quanto nei primi mesi dell’anno hanno il picco di  produzione.

«Il settore primario da anni vive una gravissima crisi e che i danni derivanti dai  ritardi ovvero dalla mancata erogazione in tempi rapidi del gasolio agevolato comporta un ulteriore e ingiustificata perdita di competitività del settore rispetto al resto delle regioni italiane dicono i consiglieri -. Inoltre il quantitativo assegnato secondo i parametri nazionali è stato decurtato del 25,64 rispetto al 2012 ( fatto pari a cento il quantitativo assegnato nel 2012 è diventato 90 litri nel 2013, 85 litri nel 2014 e 74,36 nel 2015), e gli agricoltori e i trasformatori si trovano a sostenere spese non previste e non prevedibili per le normali attività aziendali». La mancata erogazione della restante quota «è dovuta essenzialmente a lungaggini burocratiche e in particolare a ritardi da imputare in modo esclusivo all’agenzia regionale ARGEA che non ha preventivamente aggiornato i programmi informatici alle nuove procedure derivanti dalla riduzione dei quantitativi assegnati a seguito delle disposizioni nazionali. L’assessorato dell’Agricoltura non è intervenuto – concludono i consiglieri – nonostante l’evidente ritardo  dell’agenzia, per mettere in mora l’Argea che aveva l’obbligo di fare con largo anticipo la  convenzione con Sardegna.it per implementare il nuovo programma di gestione dei carburanti  agevolati».

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Importante passo avanti per il nuovo Piano Casa (disegno di legge n. 130 – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”), ieri sera sono il Consiglio regionale ha approvato 8 articoli. Il Consiglio tornerà a riunirsi lunedì 30 marzo alle 16.00.

Ieri pomeriggio il Consiglio ha ripreso l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 6 (“Opere soggette a segnalazione certificata di inizio attività-Scia”).

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il testo ricorda una carta nautica del ‘500 perché i riferimenti di dettaglio metterebbero in difficoltà qualunque esperto della materia, dato che i continui rimaneggiamenti del testo rimettono tutto in discussione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «più volte abbiamo evocato fantasmi e adesso ce ne troviamo uno di fronte; è un nulla assoluto, una norma che fa a pugni con l’esercizio della competenza esclusiva della Regione in materia urbanistica, i maestri del pensiero liberale si stanno rivoltano nella tomba davanti a tale dirigismo statalista».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto che «se uno ha una concessione e poi chiede una variante vuol dire, secondo logica, che vuole cambiare qualcosa; ma se tutto è vietato cosa si può fare in concreto? E’ una norma completamente inutile, un voto favorevole è esercizio di intelligenza».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 18 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, l’Aula ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 91. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato di aver chiesto la cancellazione del punto “i” sulle demolizioni «lasciandole libere anziché sottoporle alla procedura di Scia».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha annunciato il ritiro dell’emendamento, che però viene fatto proprio dalla minoranza.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito l’articolo «una delle chiavi di volta delle semplificazioni; qui potevamo davvero una buona norma se avessimo avuto una chiara cognizione dei procedimenti amministrativi, dando termini certi agli uffici dei comuni e non solo ai cittadini, anche attraverso il silenzio-assenso».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha espresso dispiacere «per la marcia indietro dei consiglieri di Sel su un emendamento corretto e di buon senso; chiedere la Scia per le demolizioni è una cosa che non sta in piedi».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «buon emendamento che i presentatori si sono purtroppo rimangiati facendo torto alla loro stessa intelligenza, il contenuto è condivisibile perché va incontro alle esigenze dei cittadini e se sarà respinto produrrà conseguenze catastrofiche».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha manifestato sostegno all’emendamento «perché semplifica e rende più leggibile il testo, una buona legge regionale deve anche dettare norme chiare agli uffici tecnici dei comuni che dovranno applicarla».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha spiegato che «il sistema delle demolizioni, anche nella giurisprudenza, prevede la Scia; in effetti sarebbe più liberale lasciarle all’edilizia libera con una comunicazione di inizio lavori, con Scia la procedura è più garantista perché i lavori iniziano subito senza ritardi ma con un progetto, perché alcune demolizioni sono oggettivamente complesse». «Su questo – ha concluso – il Consiglio può esprimersi».

Non essendosi altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 91, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 28 contrari.

Al termine dello scrutinio l’Aula ha approvato l’emendamento n. 165 (“Opere di demolizione”) e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti 168, 167, 166 e 169.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n. 161 invitando i consiglieri interessati ad esprimersi con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che si tratta di un «ennesimo gravame ingiustificato sul procedimento; mettendo in fila i termini si arriva a 120 giorni e forse non bastano neppure, in queste condizioni la Scia viene del tutto vanificata».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sostenuto che il consigliere Locci ha centrato il punto di un passaggio normativo «confuso come le scie luminose avvistate dalle signore in pensione, siamo all’oscurantismo normativo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato «alcuni chiarimenti perché se si rilascia una autorizzazione è ovvio che servono i documenti necessari, il problema è semplificare l’iter degli uffici pubblici anche attraverso un aggiornamento professionale degli operatori che devono acquisire una mentalità diversa».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito il comma «pazzesco, scritto da chi forse non conosce i rapporti fra il tecnico e lo sportello unico, con elenchi di documenti che a volte cambiamo molte volte durante il procedimento, è come dire “ti rilascio al concessione purché non costruisca”».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.161, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Al termine del voto, è iniziata la discussione sull’emendamento n. 172.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «troppo spesso la pubblica amministrazione ha volontà non si risolvere problemi ma di crearne di nuovi, noi invece abbiamo il dovere di semplificare per riconquistare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni andando oltre le dichiarazioni di principio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «forse comincia ad aleggiare la possibilità di dare corpo alla volontà concreta di migliorare la legge, con alcuni emendamenti orali fra i quali l’indicazione minima di 25 metri quadri sul manufatto che si intende realizzare; siamo pronti al dialogo subito dopo l’art. 6»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il prsidente ha messo in votazione l’emendamento n. 172 con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il consiglio ha iniziato successivamente l’esame dell’emendamento n. 173.

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «introdurre la Scia prima della fine dei lavori è una grande semplificazione superando i problemi delle varianti in corso d’opera, ma resta il problema delle varianti non essenziali».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha convenuto che «effettivamente occorre estendere la procedura semplificata anche agli interventi sottoposti a Scia e non solo al permesso di costruire».

Non essendoci altri iscritti a parlare è stato messo in votazione l’emendamento n. 173 che il Consiglio ha respinto con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente è stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 158 e, da parte del consigliere Christian Solinas (Psd’Az) del n. 513, per il quale si sta lavorando ad una sintesi anche con la Giunta e la maggioranza.

E’stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 491 e, a seguire, l’Aula ha respinto l’emendamento n. 434 con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, è stato approvato un emendamento orale all’art.6 proposto dal presidente della commissione Antonio Solinas con 29 voti favorevoli e 20 contrari. A seguire, il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 435, 48 e 52.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 490.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato il ritiro «perché o è provocatorio o è un errore; per le pinnetas non ci vogliono autorizzazioni, mentre se in muratura ci vuole permesso di costruire».

Il consigliere Anna Maria Busia (Cd) ha precisato che a Mamoiada si dice pinnette e si cambia a seconda delle aree, si tratta di una capanna con basamento in pietra e tetto di ginepro con un forno all’interno, comunicando poi la decisionea di ritirare l’emendamento.

La proposta, a norma di regolamento, viene fatta propria dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Pittalis ha precisato che «la collega Busia viene dai salotti urbani; non esiste nel vocabolario il termine pinnette e neppure in letteratura, tantomeno con altezze minime dove non ci sta nemmeno il consigliere Daniele Cocco; è una proposta che va contro i nostri pastori che invece vanno rispettati».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dato lettura della definizione del manufatto in dorgalese: «pinnette non esiste, si dice cuile».

Il presidente ha invitato i consiglieri a restare “nelle righe”.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito curioso l’atteggiamento della maggioranza che «non ha trovato il tempo di discutere questioni di grande portata e rifiuta il dialogo e poi trova il tempo di parlare di queste cose, che peraltro testimonialo l’esistenza di una storia architettonica della Sardegna che non va trascurata».

Il consigliere Giorgio Oppi, Area popolare sarda, ha ricordato che «ad Olzai ho pranzato in una pinnetta ma non so come si declini il plurale, la costruzione in effetti è alta 5 o 6 metri».

Il consigliere Daniele Cocco (Sel), per fatto personale, ha assicurato che proverà ad entrare in una pinnetta.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha evidenziato che «nell’architettura sarda, come dice Federico Zeri condiviso da Costantino Nivola, c’è la caratteristica di costruire in cerchio in antitesi politica alla piramide che esprimeva una gerarchia; cerchio voleva dire ad immagine della terra e del sole, come visione inclusiva della vita».

Il consigliere di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Successivamente, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 489 (“Sanzione a carico del direttore dei lavori per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori”) mentre sono stati ritirati il n. 25 ed il n. 50.

Il capogruppo di Forza Italia, Piatro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha dato notizia di aver appreso dalle agenzie di stampa della convocazione di una conferenza stampa del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, sul tema dell’inceneritore di Tossilo. Pittalis ha ricordato di aver chiesto la presenza in Aula del presidente Pigliaru per riferire proprio sul tema ed ha definito un “insulto” al Consiglio la scelta del capo dell’esecutivo di non informare l’assemblea sarda sulle decisioni adottate. Il capogruppo della minoranza ha quindi invitato il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau a richiamare formalmente il presidente della Giunta: «Il Consiglio regionale non può restare inerme dinanzi a scelte di così grande importanza ed interesse».

Il presidente del Consiglio ha riferito sull’esito delle interlocuzioni intercorse durante la mattinata con il presidente della Giunta e sulla impossibilità di riferire in Consiglio perché la giunta non aveva ancora assunto alcuna decisione in merito all’inceneritore di Tossilo. Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il vice presidente dell’assemblea Eugenio Lai (Sel) ad assumere la conduzione dei lavori in Aula ed ha comunicato la volontà di assumere direttamente dal presidente Francesco Pigliaru le necessarie informazioni. Nel frattempo il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato di aver presentato una mozione sul tema dell’inceneritore di Tossilo lamentandone la mancata discussione in Aula.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha sottolineato l’esigenza anche delle forze della maggioranza di conoscere le decisioni assunte dall’esecutivo in ordine all’inceneritore di Tossilo ed ha ribadito la contrarietà del suo gruppo all’ipotesi di ampliamento.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Mario Floris, ha ribadito l’invito al presidente del Consiglio perché si assicuri la presenza del presidente della Giunta in Aula, per riferire sull’inceneritore di Tossilo. Il presidente Ganau, prima di lasciare la conduzione dei lavori al vice presidente Lai ha ricordato le richieste rimaste inevase nelle precedenti legislature ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo 7 (Mutamenti di destinazione d’uso) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sottolineato che anche l’articolo 7 del Dl 130 rappresenta un ulteriore recepimento di norme nazionali e non tiene in alcuna considerazione delle specialità statutarie. L’esponente della minoranza ha ricordato che le norme statali stabiliscono che per il cambio di destinazione d’uso, solo nelle “zone A”,  è richiesto il permesso di costruire, mentre  per le richieste che insistono nelle altre zone urbanistiche è sufficiente la Scia. Oscar Cherchi ha invitato la maggioranza a considerare l’opportunità di prevedere la Scia anche per le richieste che insistono nelle “zone A”.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) si è soffermata sul comma 3 dell’articolo 7 perché, a suo giudizio, pone condizioni di eccessiva discrezionalità con la scelta di lasciare ai consigli comunali la decisione sul cambio di destinazione d’uso. «Servono regole certe da applicare in maniera uniforme», ha concluso l’esponente della minoranza.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato come nei fatti il Consiglio discuta dell’emendamento n.116, presentato dalla Giunta, che riscrive l’articolo 7 del Dl 130. L’esponente della minoranza ha espresso perplessità sulle disposizioni in esso contenuto: si creano ulteriori problemi nei centro storici che affermino di voler rivitalizzare, perché si rende ancor più impervio  il procedimento di cambio destinazione d’uso ancorché non siano previsti interventi edilizi. Christian Solinas ha quindi ricordato la presentazione di un proprio emendamento, n. 514, che propone di consentire “sempre” nelle “zone A” il mutamento destinazione d’uso da residenziale a turistico, artigianale, direzionale o commerciale. Il consigliere del Psd’Az ha poi chiesto al vicepresidente Lai di sospendere i lavori per qualche minuto a causa del persistere di un fastidioso brusio in Aula.

Il vicepresidente Lai ha richiamato i consiglieri a mantenere comportamenti consoni e a consentire il regolare svolgimento del dibattito ma nonostante le raccomandazioni del vice presidente il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha rinunciato all’intervento perché – così ha dichiarato – impossibilitato a parlare per il brusio in Aula.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ripresa la conduzione dei lavori dell’Assemblea, ha sospeso i lavori e convocato una riunione dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che il presidente della Regione Francesco Pigliaru, con una iniziativa “fuori protocollo” di cui ha voluto ringraziarlo, riferirà al Consiglio sul provvedimento assunto dalla Giunta relativamente all’inceneritore di Tossilo.

Il presidente Pigliaru ha ribadito in apertura la validità e l’importanza del principio di leale collaborazione fra istituzioni, «nel rispetto di ruoli reciproci e nell’ambito dell’equilibrio fra i poteri». «Il Consiglio – ha ricordato – ha approvato a suo tempo il Piano regionale dei rifiuti e non il nostro governo; poi spetta all’esecutivo dare esecuzione a quel Piano, fermo restando l’Aula ha inoltre il diritto-dovere di esercitare la sua funzione di controllo sull’operato dell’Esecutivo».

«La mia presenza – ha proseguito Pigliaru – è dovuta ad una cortesia istituzionale scritta nella tabella del controllo; poi sul provvedimento adottato ci sarà un ampio dibattito, sarebbe stato irrituale oltre che sbagliato discutere di una delibera che non è stata ancora presa, che poi si riferisce ad percorso amministrativo iniziato da tempo e non dal nostro governo ma coerente con Piano rifiuti». «Il passaggio attuale – ha spiegato ancora il presidente della Regione – riguarda la valutazione di impatto ambientale effettuata da parte del Savi, passaggio che in alcune Regioni non viene nemmeno esaminato dalla Giunta, in Sardegna sì e ci siamo presi il tempo necessario per riflettere su un tema sensibile e ragionare su dati di fatto del problema dei rifiuti». «Sostanzialmente – ha detto inoltre Pigliaru – è stato espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale; si tratta di un passaggio fatto con la massima attenzione e consapevolezza e ci siamo altri passaggi che seguiranno, la delibera a disposizione per essere discussa e criticata». «E’ ovvio – ha concluso – che si facciano ragionamenti più generali sulla politica e la gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori pratiche italiane europee e mondiali, lo facciamo ogni giorno e siamo disponibilissimi a discutere sulle buone pratiche per poter avere riferimenti importanti sui ragionamenti strategici riguardanti la politica di settore».

Al termine dell’intervento del presidente della Regione, il Consiglio ha ripreso la discussione sul Dl n. 130 con l’esame dell’emendamento n. 244.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso parere favorevole all’emendamento e, approfittando della presenza del presidente Pigliaru, ha detto che «nessuno chiede che il Consiglio entri nel merito delle determinazioni amministrative, non è intenzione di opposizione, abbiamo chiesto una informativa come all’assessore Erriu abbiamo chiesto i dati sull’abusivismo in Sardegna, dati che servono per conoscere la realtà su cui è chiamato a deliberare prima di apprendere le notizie dalla stampa». «Ci fa piacere che sia venuto per chiarire lo stato dell’arte – ha concluso – era doveroso».

Non essendoci altri iscritti a parlare, è stato messo in votazione l’emendamento n. 244, che il Consiglio ha respinto con 20 favorevoli e 31 contrari.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 116 emendato dal n. 568 (“suddivisione delle tipologie di destinazioni d’uso in categorie funzionali”) con parere favorevole della Giunta e della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha constatato con piacere che «anche la Giunta ha deciso alcune modifiche, sia pure parziali; sono però contrario sul n. 568 perché si differenzia la procedura fra Scia e permesso di costruire senza spiegare perché, essendo sempre in presenza di un cambio di destinazione d’uso».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha detto che «anche la nuova stesura richiede il permesso di costruire anche in assenza di opere edilizie, occorre una riflessione con lo scopo, fra gli altri, di favorire la rivitalizzazione dei centri storici».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto contrario: «E’ necessario fare chiarezza perché la norma nazionale non prevede formalità, mentre la Regione in alcuni casi le prevede per non meglio precisati interessi meritevoli di tutela, definizione che darà adito a molti equivoci perché consentirà l’esercizio di una elevatissima discrezionalità».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha espresso una posizione contraria, «è l’ennesima conferma della confusione totale in cui si interviene ripetutamente per cercare di mettere rimedio ad errori, nelle zone industriali ad esempio non c’è competenza della Regione perché in quelle aree vige un piano regolatore approvato dai consorzi».

Il presidente Ganau ha chiarito che l’emendamento n. 568 è aggiuntivo, nel senso che modifica un emendamento cui ne sono agganciati altri due. E’ opportuno, quindi, «votare prima il soppressivo n. 515 e poi i due aggiuntivi, riprendendo ora la discussione sul n. 515».

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha annunciato il ritiro del n. 515 precisando che invece, sul n. 514 «è possibile una condivisione per le aperture turistico ricettive assorbite nei servizi connessi alla residenza».

Sul n. 514 (“Cambio di destinazione d’uso consentito da residenziale a turistico-ricettivo”)  il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere favorevole. Nella successiva votazione, l’emendamento è stato approvato con 50 voti a favore.

L’Aula ha quindi iniziato la discussione dell’emendamento n. 568.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), contrario, ha criticato un testo «passa incredibilmente da 3 ad 8 articoli e 11 commi, un guazzabuglio amministrativo in cui complicazioni si sommano a criticità con l’intento di fondo di complicare la vita dei cittadini, in una materia peraltro chiarita definitivamente dalle norme nazionali, da ultimo nello sblocca Italia del 2014».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto perplesso, «perché si sta lavorando in modo orribile, è difficile perfino seguire l’iter degli emendamenti peraltro proposto dallo stesso soggetto, la Giunta, che aveva scritto il testo; che ci si fermi un attimo a riflettere come noi avevamo suggerito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), anch’egli contrario, ha parlato di «un modo di procedere un po’ particolare, segno che la Giunta si rende conto che occorre tornare sui propri passi, meglio ragionare sulle aree funzionali come fa la norma nazionale mentre la Regione porta la questione nei consigli comunali: l’esatto contrario della liberalizzazione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha preso atto dell’emendamento cambiato ma, ha affermato, «si confonde ancora la destinazione d’uso e la ristrutturazione, attività regolate da norme diverse».

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’emendamento n. 568 è stato approvato con 32 favorevoli e 18 contrari.

Al termine del voto, il Consiglio ha affrontato l’esame dell’emendamento n. 116.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha osservato che «c’è una dimenticanza, se ci sono riferimenti chiari ad attività commerciali realizzate con fondi regionali che escludono il cambio di destinazione d’uso, quindi con questa norma non si può autorizzare il cambio».

L’emendamento è stato approvato con 31 favorevoli e 20 contrari.

L’approvazione dell’emendamento provoca la decadenza degli altri.

Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la discussione sull’articolo 8 (opere eseguite in assenza di Scia) e sugli emendamenti presentati. Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per tutti gli emendamenti presentati e l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso il parere della Giunta conforme a quello della commissione.

Il consigliere di Autonomia popolare sarda, Giorgio Oppi, ha ringraziato il presidente Ganau per la decisione di proseguire con i lavori dell’Aula nella giornata di venerdì ed ha auspicato che possa trovare accoglimento la sua richiesta di calendarizzare le riunioni del Consiglio anche il lunedì. Oppi ha quindi insistito sulla necessità di istituire un badge anche per certificare le presenze dei consiglieri in Consiglio regionale. L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento all’intervento del presidente della Regione in Aula per lamentare che la richiesta di riferire in Consiglio sulla questione dell’ospedale di Olbia e del Qatar non ha trovato seguito ad un anno dalal sua formulazione. Oppi ha concluso sollecitando il presidente Ganau a procedere con la nomina dei componenti la commissione d’inchiesta sulla Sanità precisando di non essere interessato a farne parte.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, intervenendo sull’ordine dei lavori ha ricordato la convocazione per domani di una importante convocazione del Consiglio nazionale del Partito sardo d’Azione ed ha domandato lumi sui tempi di convocazione della conferenza dei capigruppo per l’organizzazione dei lavori dell’Aula.

Il presidente del Consiglio ha confermato la convocazione della capigruppo da tenersi alla conclusione dei lavori.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che “è importante la qualità del lavoro piuttosto che il numero delle ore trascorse in Aula” ed ha poi ricordato che l’articolo 8 riguarda in via esclusiva le sanzioni previste per la realizzazione di opere in assenza di Scia. Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato il ritiro degli emendamenti 234, 177, 178, 179, 180, 181, 182, e 436.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il testo dell’articolo 8  che è stato approvato.

Quindi il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 9 (interventi di edilizia libera) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per gli emendamenti 236, 183, 184 185 186 187, 252, 20 uguale al 253, 254, 255, 256, 69, e parere favorevole 95 (Cherchi Augusto e più) e 105 (Piermario Manca e più).

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha ricordato che l’articolo 9 definisce le attività che non necessitano di autorizzazioni per la realizzazione ed ha invitato la maggioranza ad inserire nel testo di legge una dicitura che spieghi che le opere non espressamente indicate nell’articolo siano considerate opere di minore importanza e dunque ricomprese tra quelle di edilizia libera.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, si è detto perplesso delle disposizioni contenute nell’articolo 9 ed in particolare di quelle riferite alla movimentazione terra per le attività della zootecnia poiché non si tiene conto delle possibili implicazioni per il rischio idrogeologico.

Crisponi ha quindi rimarcato sospetti sul dettato della lettera c) sulle opere temporanee nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico.

Il presidente del Consiglio ha quindi specificato che sugli emendamenti 55 e 56 il parere della commissione è favorevole.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha criticato il contenuto del comma 3 che a suo giudizio non va nel verso della semplificazione delle procedure prevedendo che «l’avvio dei lavori per l’esecuzione degli interventi di cui ai commi 1 e 2 è condizionato all’ottenimento di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, da acquisire, ove costituito, per il tramite dello sportello unico per l’edilizia».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 236 che non è stato approvato, così come non è stato approvato l’emendamento 423.

Approvato (29 favorevoli e 11 contrari) l’emendamento n. 95 (Oscar Cherchi e più) che sopprime la parola “stagionali” alla lettera c) comma 1 dell’articolo 9.

Non sono stato approvati con successive e distinte votazioni gli emendamenti 423, 184 e 185. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi. Il presidente Ganau dopo le necessarie verifiche ha comunicato che è rimasto in votazione l’emendamento n. 20 a firma Cossa e più. Il primo firmatario ne ha comunicato il ritiro e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 69 che non è stato approvato.

Il presidente ha posto in votazione l’emendamento n. 105 (Piermario Manca e più) che alla lettera a) comma 2 dell’articolo 9 propone la sostituzione della parola “novanta” con la parola “centonovanta”.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto contrario e il primo firmatario Piermario Manca (Soberania e Indipentzia) ha denunciato un errore materiale nella formulazione del testo e ha chiesto all’Aula di accettare la sostituzione del termine di centonovanta giorni con “centottanta giorni”.

Il presidente Ganau constatata l’assenza di osservazioni ha dichiarata accettate la correzione dell’errore materiale ed il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario all’emendamento 105 che è stato però approvato dall’Aula con 21 sì e 13 contrari.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha proposto un emendamento orale che aggiunge alla lettera a) del comma 1) dell’articolo 9 disposizioni che chiariscono il riferimento tra le opere di edilizia libera quelle relative agli impianti, ad incominciare da caldaie, pompe di calore e simili. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che la proposta dell’assessore testimonia che serve analizzare senza fretta il testo del provvedimento in discussione per recuperare le mancanze più volte denunciate dalla minoranza nel corso del dibattito.

Il presidente Ganau non essendoci osservazioni ha dichiarato accolto l’emendamento orale proposte dall’assessore Erriu ed ha ricordato che dopo la lettera f) dell’articolo 9 è inserito l’emendamento orale del presidente della IV commissione, Antonio Solinas, che sposta la lettera d) del comma 1 dell’articolo 6 all’articolo 9 e ricomprende così muri di cinta e cancellate tra le opere di edilizia libera.

Il presidente del Consiglio accolti gli emendamenti orali ha posto in votazione il testo dell’articolo 9 che è stato approvato dall’Aula.

Il Consiglio ha poi iniziato l’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 18.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la previsione esplicita delle opere interne contrasta con la semplificazione: queste opere invece devono essere libere, ed è auspicabile un ripensamento della commissione»

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha definito la proposta «di buon senso, riguarda tanti cittadini che intervengono anche per mutamenti della composizione familiare».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ribadito il parere contrario, «perché possono anche essere interventi strutturali che richiedono accertamenti sulla staticità dei fabbricati».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, incredibile».

L’emendamento n.18 è stato poi respinto con 19 voti favorevoli e 27 contrari. A seguire, è stato approvato con 43 voti favorevoli ed 1 contrario l’emendamento n.56, primo firmatario Rubiu (“Equiparazione delle zone agricole a quelle artigianali e industriali”) mentre l’emendamento n. 492 è stato ritirato; respinto, inoltre, l’emendamento n. 19, con 19 voti favorevoli e 28 contrari.

Il consiglio ha successivamente affrontato la discussione dell’emendamento n. 287 (Tocco e più).  Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «risponde all’esigenza di agevolare l’edilizia libera nelle opere interne, perché si precisa che non devono pregiudicare la staticità dell’edificio, è una risposta all’osservazione del presidente della commissione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha lamentato che «la Sardegna rischia una posizione di retroguardia rispetto a quanto prescritto dal governo ai comuni con cui si consentono interventi comprendenti l’apertura di porte e lo spostamento di pareti interne; è auspicabile una riflessione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che la proposta «va nel senso di quanto indicato dal presidente della commissione, specifica con chiarezza quanto consentito e, per completezza, si può chiarire quale soggetto debba effettuare la certificazione, comunque è professionista abilitato».

L’assessore dell’urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «la classificazione delle opere minori è pacifica, se fossero interventi di altra natura si segue la procedura Scia».

Gli emendamenti n. 287 e n.26 sono stati ritirati.

L’Assemblea ha quindi iniziato la discussione generale sull’art. 10 (“Sportello unico per l’edilizia”).

Commissione e Giunta hanno espresso parere negativo su tutti gli emendamenti, fatta eccezione per il n. 493 (“Utilizzo della Pec nelle comunicazioni fra enti e professionisti”).

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha dichiarato: ci saremmo aspettati una condivisione degli orientamenti comuni a giunte precedenti; nei piccoli comuni il Sue non c’è, forse potrebbe operare nelle unione dei comuni attribuendo ad essi funzioni di singoli comuni, si è fatta una sperimentazione dal 2013 di cui non si conoscono risultati ma anche nei comuni grandi è stato rilevato lo sportello è di ostacolo ed intralcio al lavoro degli uffici tecnici.

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «sullo sportello unico non si capisce perché dopo anni di difficoltà i comuni si sono riorganizzati e adesso dovrebbero ricominciare daccapo inseguendo una semplificazione che non c’è; peraltro la sperimentazione non è finita e comunque non se ne conosce l’esito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha espresso la preoccupazione che «si ripeta la stessa vicenda dello sportello unico per le imprese, rivelatosi un collo di bottiglia; c’è grande incertezza sui tempi di chiusura dei procedimenti e noi, con aluni nostri emendamenti diciamo fra l’altro che non si possono chiedere documenti più di una volta, inoltre occorre introdurre il silenzio assenso o il silenzio diniego perché qualcosa al cittadino bisogna dirla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha ipotizzato che «lo sportello rischi di fare la fine descritta dal consigliere Cossa; bisognava indicare nella legge entro quali tempi si devono chiudere i procedimenti, invece possono anche raddoppiare senza motivazioni plausibili, insomma si sta cambiando il nome ma non la realtà a danno dei cittadini».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «lo sportello unico dell’edilizia comporta interventi normativi ed amministrativi; ormai ci sono i computer anche nei piccoli comuni e la sperimentazione ha consentito un netto passo in avanti in comuni importanti (Olbia, Alghero, Nuoro) dando concreta attuazione ai nuovi strumenti cui la Giunta ha voluto dare un fortissimo impulso». Il nuovo sistema diventerà di fondamentale importanza, ha proseguito, «anche con riforma degli enti locali e l’obbligatorietà di gestione associata delle pratiche fra i comuni». Su alcuni emendamenti, come il n.40 e il n.493 «che vanno nella direzione giusta, sarebbe utile la riforma del parere contrario della commissione, mentre sul problema del silenzio assenso e diniego c’è il pericolo di un conflitto fra diritti dei cittadini a tempi certi e rischi risarcitori per i comuni, dovuti magari a problemi generali del sistema delle autonomie, meglio rinviare questa parte alla legge urbanistica».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) sull’emendamento n.40 (Cossa e più) ha sostenuto che «accoglibile solo in parte, «perché le norme generali già vietano la richiesta di documenti per più di una volta».

Il consigliere Cossa si è dichiarato d’accordo con la modifica proposta.

Successivamente è stato respinto l’emendamento 237 mentre sono stati ritirati il n. 257 e 258.

Il Consiglio ha poi approvato il testo dell’art. 10 con 31 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente, con 47 voti a favore, è stato approvato l’emendamento n. 40 con la modifica proposta in aula dal presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ed anche, con 35 voti favorevoli ed 1 contrario, l’emendamento n. 493 sull’uso della Pec. Respinti, invece, gli emendamenti n. 21 e 22.

E poi iniziata la discussione generale sull’art. 11 (“Procedura di rilascio, efficacia e durata dei titoli abitativi”).

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato che l’articolo ripropone il tema dei termini, «perché va bene mettere al riparo le amministrazioni ma bisogna mettere al riparo anche i cittadini; le risposte possono anche essere negative ma ci devono essere, invece dopo il diniego c’è una seconda istanza presso la Regione dai tempi biblici come dimostra anche la presenza di emendamenti della maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dato ragione al consigliere Cossa, aggiungendo che «i ritardi sono il problema più grave nel rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione, il testo poi è in contrasto con le norme nazionali e con i principi indicati dalla legge regionale».

Il consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 238, 23 e 259 ed ha approvato il testo dell’art. 11 con 29 voti favorevoli e 16 contrari. L’emendamento n. 27 è stato ritirato.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 117 presentato dalla Giunta regionale (“Riserva ad aree destinate a parcheggi di una superficie di 1 metro quadro ogni metro cubo di costruzione”).

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «probabilmente leggendo alcune agenzie di stampa ci chiediamo se il nostro fair play è giusto: in una nota il deputato di Sel Michele Piras dice che il via libera della Giunta all’inceneritore di  Tossilo è un atto di prepotenza».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau ha manifestato «soddisfazione per la soluzione individuata a proposito dei parcheggi nelle zone A, superando i problemi creati dalla monetizzazione che poi è una tassa; è una iniziativa di qualità che risolve una questione seria».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, anch’egli favorevole, ha condiviso le argomentazioni del consigliere Arbau e sul piano politico ha dichiarato che «la posizione di Sel su Tossilo è nota ma il sostegno alla Giunta Pigliaru non è in discussione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha evidenziato perplessità sull’emendamento «perché si introduce il concetto di riattamento di fabbricati in disuso, definizione che vuol dire molte cose diverse mentre bisogna specificare, e prestare attenzione su restauri in zona A che di fatto è impedita da vincoli e da problemi per i parcheggi».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha ribadito che, a suo avviso «non c’è nessun dubbio interpretativo, il passaggio relativo a edifici in disuso da più di 10 anni è chiaro».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha obiettato che «la risposta dell’assessore non fa chiarezza, c’è troppa genericità, si impone una riflessione sui parcheggi».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «rivitalizzare i centri storici è giusto però non si può introdurre un nuovo gravame per chi vi si vuole insediare».

L’emendamento n. 117 è stato approvato con 31 favore e 17 contrari.

Subito dopo l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento 139 (Tunis e più) sul rilascio del certificato di agibilità. Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere positivo suggerendo però il rinvio ad articoli successivi. La proposta è stata accolta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 12 (“Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia”). Non essendoci iscritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, l’Aula è passata agli emendamenti, respingendo i nn. 239, 260 e 261; approvati invece il n. 262, Oscar Cherchi e più (“Soppressione della sospensione o della cancellazione dall’elenco degli operatori economici”), con 44 voti a favore e 3 contrari, ed il n. 487 , Cocco Pietro e più (“Accertamenti effettuati dalla Regione e dal Corpo Forestale in collaborazione con le amministrazioni comunali”), con 30 voti favorevoli e 16 contrari. Via libera anche al testo dell’articolo, con 31 voti favorevoli e 17 contrari. Voto positivo, inoltre, per l’emendamento aggiuntivo n. 41, Cossa e più (“Pubblicazioni on line sul sito del comune”), con 45 voti favorevoli e 2 contrari, e per il n.119 presentato dalla Giunta regionale (“Annullamento del permesso di costruire da parte della Regione”), con 32 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 13 (“Opere escluse dalla sanatoria”), approvando subito il testo con 30 voti favorevoli e 17 contrari. L’emendamento n.488 è stato ritirato.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’art. 14 (“Deposito e visione del Puc”)

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha chiesto una sospensione della seduta per poter tenere una breve conferenza dei capigruppo. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa il presidente ha comunicato che le decisioni della conferenza dei capigruppo ed ha dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato in Aula la riunione del Consiglio per lunedì 30 marzo, alle 16.00.

Il capogruppo del Centro Democratico Sardegna in Consiglio regionale, Roberto Desini, è il primo firmatario di un emendamento al D.L. n. 170/S (Legge finanziaria), con cui viene inserita in aumento la cifra di 200mila euro per l’anno 2015, da erogare come contributi e finanziamenti in materia di gestione della fauna selvatica, e riservati al risarcimento dei danni causati dai delfini alle attrezzature dei pescatori.

L’emendamento si inserisce all’articolo 28 della Legge finanziaria, dopo il comma 2, e recita testualmente: “2-bis. È autorizzato, per l’anno 2015, uno stanziamento di euro 200.000 per il risarcimento dei danni cagionati dai delfini alle attrezzature da pesca degli operatori del settore ittico”.

«Con questo emendamento alla Legge finanziaria, che auspichiamo sia accolto senza remore dal Consiglio, vogliamo rispondere alle legittime lamentele e richieste dei pescatori che, in più zone dell’Isola, in particolare nelle marinerie del Golfo dell’Asinara (Stintino, Porto Torres, Castelsardo), vedono il loro lavoro messo a rischio dai danni che i delfini arrecano alle reti per mangiare il pescato degli operatori ittici – spiega Desini -. Più volte si sono rivolti alla Regione chiedendo un intervento che consentisse loro di salvaguardare le attività. Ci auguriamo che questo emendamento possa essere una valida risposta alle aspettative di un settore notoriamente in difficoltà».

L’emendamento è stato sottoscritto anche dalla consigliera regionale Anna Maria Busia, sempre del gruppo Centro Democratico Sardegna, da Daniele Cocco, Francesco Agus, Luca Pizzuto  e Eugenio Lai di Sel, Piermario Manca, Augusto Cherchi di Soberania e Indipendentzia e Luigi Lotto del Pd.

Augusto Cherchi.

Augusto Cherchi.

I consiglieri regionali del Partito dei Sardi Augusto Cherchi e Piermario Manca, lanciano l’allarme per la drammatica situazione in cui si trova il comparto agricolo in Sardegna sollecitando l’assessore Elisabetta Falchi a un intervento tempestivo.

«L’assessore regionale dell’Agricoltura – dicono Cherchi e Manca – deve accelerare le procedure per far arrivare in Sardegna i 70 milioni di euro del Programma di sviluppo rurale entro la prima metà di novembre e allo stesso tempo deve chiedere la deroga per poter incassare i fondi europei del premio Agricola 2014, un miliardo e 400 milioni da dividere con le altre regioni.»

«Viviamo una crisi senza precedenti, sono 4 mesi e mezzo che non piove, gli agricoltori sono piegati dalle enormi spese che devono sostenere, in primis quelle per i mangimi – dicono i due consiglieri autonomisti – Allora bisogna accelerare tutte le procedure  per incassare immediatamente i finanziamenti del Psr per i pagamenti diretti previsti entro dicembre e allo stesso tempo sollecitare Agea per il pagamento del premio unico, cosa che si può fare in deroga se la Regione anticipa i soldi che l’Europa poi le risarcisce. Non c’è più tempo da perdere – concludono Cherchi e Manca -. La situazione è davvero drammatica e dunque ci appelliamo alla sensibilità dell’assessore Falchi affinché metta in campo ogni intervento utile a salvare le sorti dell’agricoltura in Sardegna.»

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato questa mattina gli articoli 2 e 3 del DL 111 “Assestamento alla manovra finanziaria per gli anni 2014-2016”. Il voto finale sul provvedimento slitta a martedì prossimo.    

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con la discussione generale dell’art.2 del DL 111/A (Assestamento alla manovra finanziaria 2014-2016). Il presidente ha comunicato in proposito che, essendo in corso una riunione per riordino degli emendamenti, si rende necessaria una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha avviato la discussione generale dell’art.2 del provvedimento, dando la parola al primo degli iscritti a parlare, il consigliere Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia.

Pittalis, «per agevolare la discussione», ha annunciato il ritiro degli emendamenti da pag. 1 a pag. 60.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale sull’art.2, non essendoci iscritti a parlare ha dato la parola all’Assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che ha rinunciato all’intervento.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 2 e degli emendamenti. Sono stati approvati gli emendamenti: 150,  153, 4, 14, 1213 e  3. Durante il dibattito sono intervenuti anche più volte: Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna), l’assessore Raffaele Paci, Christian Solinas (Psd’az),  Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Efisio Arbau (Sardegna Vera), Luigi Crisponi (Riformatori sardi), Daniele Cocco (Sel), Michele Cossa (Riformatori sardi), Angelo Carta (Psd’az), Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna), Modesto Fenu (Sardegna), Gianluigi Rubiu (Udc), Mario Floris (Sardegna), Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna), Paolo Truzzu (Sardegna), Marco Tedde (Forza Italia Sardegna), Ugo Cappellacci (Forza Italia Sardegna), Franco Sabatini (Pd), Piermario Manca (Soberania e Indipendentzia), Giuseppe Fasolino (Forza Italia Sardegna), Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna), Pietro Cocco (Pd).

L’emendamento 150, approvato dall’aula, prevede di stanziare 150.000 euro  a favore del Pontificio seminario regionale sardo.

Sull’emendamento 153 (contributi per il finanziamento dell’Istituto Superiore regionale etnografico) è stato presentato un emendamento orale che prevede  un finanziamento di 1 milione di euro. Così emendato l’emendamento è stato approvato. L’assessore Paci, dichiarandosi a favore dell’emendamento, ha detto che la somma sarà utilizzata solo se la strada dei fondi comunitari  non sarà percorribile.   

Grande dibattito si è sviluppato sull’emendamento 92, presentato dal centrodestra, sugli immigrati e emigrati. L’assessore Paci ha detto che per la giunta i sardi del mondo rappresentano la nostra identità. Quindi un settore importante su cui c’è stata una minima riduzione di risorse. Lo stanziamento era di 2.000.000 ed il taglio è di appena 400.000 euro. Inoltre, ci sono molti residui. Per l’esponente della giunta, dunque, non si sta azzerando nulla. Piuttosto c’è la necessità di mettere mano alla legge. L’emendamento è stato bocciato (presenti 56, si 20, no 35).

L’emendamento 4, che prevede 50 mila euro per promuovere e sostenere l’editoria e l’informazione, è stato approvato. L’emendamento n. 14 (emendato dall’emendamento 1213 che ne modifica lo stanziamento a 150.000 euro) a favore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Tempio Ampurias, è stato approvato. 
Approvato, infine, l’emendamento n.3 che prevede  200mila euro per gli interventi di bonifica nella discarica di Bono.

Il testo dell’articolo 2 è stato approvato. Il presidente Ganau ha convocato una conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio regionale ha avviato l’esame dell’articolo 3 “Entrata in vigore”. Il presidente della Commissione, Franco Sabatini, e l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, hanno dato parere negativo sugli emendamenti. L’Aula ha respinto tutti gli emendamenti e ha, invece, approvato il testo dell’articolo.

Il presidente Ganau ha sospeso l’esame del Dl 111, rimandando la votazione finale sul provvedimento alla prossima seduta, e ha messo in discussione l’ordine del giorno unitario “sul ruolo e la funzione del Crel”. Il testo impegna l’Assemblea a non procedere al rinnovo degli organi statutari, esentando il presidente del Consiglio da ogni responsabilità in ordine all’esercizio dei poteri sostitutivi”
L’ordine del giorno è stato approvato. La seduta del Consiglio è stata chiusa, i lavori riprenderanno martedì 21 ottobre, alle 15.00.