23 December, 2024
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Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco è stato eletto presidente della commissione di inchiesta sull’amianto in Sardegna, che si è formalmente costituita questo pomeriggio.

Nel suo incarico Tocco sarà affiancato dalla vice presidente Daniela Forma, del Pd.

La commissione è stata istituita dal Consiglio regionale alla fine dell’anno scorso, dopo l’approvazione di un ordine del giorno (primo firmatario Pietro Pittalis) sottoscritto da tutti i capigruppo.

Ne fanno parte Annamaria Busia (Misto), Piero Comandini, Antonio Solinas e Gianmario Tendas (Pd), Alessandra Zedda e Mariano Contu (Forza Italia), Luigi Crisponi (Riformatori sardi), Domenico Gallus (Psd’Az-La Base), Pierfranco Zanchetta (Cps) e Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna).

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Dodici consiglieri regionali del Partito democratico, primo firmatario Piero Comandini, hanno presentato un’interrogazione sulla somministrazione del vaccino per il meningococco di tipo B.

«In Sardegna, rispetto al tema della prevenzione sanitaria, abbiamo portando avanti una campagna pro vaccinazione proprio perché crediamo fortemente che la protezione di comunità garantisca maggiormente il diritto alla salute dei più indifesi che, per età o patologie non possono vaccinarsi – spiega Piero Comandini -. Alla luce dei casi di meningite B verificatisi negli ultimi tre mesi, tanto si dice ma poco di concreto si sta facendo, la situazione epidemiologica locale continua a destare paura e forte preoccupazione e, sentita l’opinione pubblica sono assolutamente insufficienti le rassicurazioni circa: “situazione sotto controllo”. Per questo ho depositato, assieme ai colleghi del gruppo consiliare, un’interpellanza rivolta all’assessore Arru per chiedere se non ritenga opportuno intervenire con un programma straordinario per la somministrazione gratuita o, in alternativa, modulare il costo previsto per ogni somministrazione in ragione del reddito e del nucleo familiare cui appartiene la persona da vaccinare, prevedendo inoltre la priorità di somministrazione sia dei vaccini che della profilassi, alla popolazione dei comuni particolarmente colpiti. La vaccinazione ha un costo elevato, circa 80 euro per la prima somministrazione ai quali si aggiungono i costi per i richiami, a causa dei costi elevati, molte famiglie non vaccinano i propri figli, esponendoli così a potenziali gravi rischi per la propria salute, oltre ad alimentare il pericolo del contagio.»

«Il batterio colpisce in genere bambini nei primi anni di vita e adolescenti tra i 12 e i 21 anni, i casi registrati finora in Sardegna appartengono proprio a quest’ultima fascia d’età; è importante – aggiunge Piero Comandini – che in questo delicato momento le istituzioni assumano un impegno concreto a favore delle famiglie che ne facessero richiesta.»

«Il vaccino contro il meningococco B, è stato autorizzato, nel 2013, dall’Agenzia europea per i medicinali e per questo non è incluso nel piano nazionale di prevenzione vaccinale attualmente in vigore e non rientra nel Livelli Essenziali di Assistenza, tuttavia alcune regioni, Puglia, Basilicata, Sicilia, Veneto e Toscana offrono gratuitamente la vaccinazione, sarebbe opportuno – conclude Piero Comandini – che la regione Sardegna prevedesse, anche in considerazione degli eventi verificatisi negli ultimi tre mesi, la gratuità delle vaccinazioni contro la meningite B.»

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Un dibattito pubblico per discutere del futuro dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari. E’ la richiesta avanzata in una mozione sottoscritta dai consiglieri regionali Francesco Agus, primo firmatario, Raimondo Perra, Anna Maria Busia, Pierfranco Zanchetta, Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Alessandro Collu, Paolo Zedda, Emilio Usula, rivolta al presidente della Regione per decidere insieme ai residenti del centro storico della città, l’amministrazione comunale e l’Università di Cagliari il destino dell’ospedale cagliaritano, la cui futura destinazione d’uso non è stata stabilita nella riorganizzazione delle rete ospedaliera regionale.

Recentemente, con una petizione sottoscritta da 1.500 cittadini, i residenti del quartiere hanno espresso al sindaco di Cagliari le loro preoccupazioni sul futuro dell’ospedale.

Così Francesco Agus illustra le motivazioni contenute nella mozione:  «La completa soppressione dei servizi sanitari nel centro storico di Cagliari sarebbe un grave danno non solo nei confronti dei numerosi residenti dei quartieri limitrofi, ma per tutta la città. L’area è frequentata quotidianamente da migliaia di persone che accedono a servizi e attività commerciali, e l’imponente aumento dei flussi turistici riscontrato in città negli ultimi anni ci obbliga a ragionare tutti insieme se un’ utenza così consistente possa avere bisogno di un presidio sanitario stabile nel centro di Cagliari, mantenendo alcuni servizi indispensabili per la sicurezza e l’emergenza sanitaria».

A mettere in allarme l’esponente di Campo Progressista Sardegna è anche la possibilità che in futuro possa ripetersi un nuovo caso “ex ospedale marino”,  questa volta nel centro storico della città.

«In passato la scarsa sinergia tra le istituzioni ha trasformato la vicenda dell’ex ospedale marino di Cagliari in un emblema dell’inefficienza dell’azione politica e amministrativa, una brutta storia che solo dopo tanti anni di totale abbandono e  interminabili contenziosi finalmente sembra avviata verso una soluzione positiva – conclude Francesco Agus -. Ora stabiliamo insieme, quanto prima, il futuro dell’Ospedale San Giovanni di Dio evitando che la struttura possa nel tempo decadere e divenire un rudere su cui, in futuro, dover dibattere solo per deciderne la demolizione

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Il Consiglio regionale ha approvato la legge contenente “Misure urgenti in materia di reclutamento del personale” e le nuove norme in materia di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture.

In apertura della seduta pomeridiana, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha comunicato all’Aula la decisione della Conferenza dei capigruppo di portare in discussione, con la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 102 del Regolamento, il disegno di legge n. 494 della Giunta “Misure urgenti in materia di reclutamento del personale”.

Ha quindi preso la parola l’assessore agli Affari Generali Filippo Spanu che ha spiegato le ragioni che hanno determinato il ricorso alla procedura d’urgenza. «La Giunta ha approvato ieri questo provvedimento per far fronte alla situazione creatasi a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l’inquadramento nell’Amministrazione regionale del personale delle società Hydrocontrol e Sigma Invest – ha spiegato Filippo Spanu – si tratta di personale che per oltre 10 anni ha svolto la propria attività all’interno del Distretto idrografico con funzioni di protezione civile. La Consulta ha ritenuto che questo personale non possa essere stabilizzato ma reclutato attraverso un concorso pubblico. La sentenza non è stata ancora pubblicata in Gazzetta ufficiale. Nel momento in cui arriverà la pubblicazione i lavoratori decadranno. Per questo la Giunta ha ritenuto opportuno sanare la situazione con la modalità più veloce attraverso le norme del decreto “Madia”. Non ci sono nuovi oneri per la Regione perché i lavoratori sono già in carico all’amministrazione. Viste l’urgenza chiediamo che la norma entri in vigore al momento della pubblicazione. In questo modo sarebbe garantita la continuità lavorativa»

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha chiesto una sospensione di 10 minuti per chiarire meglio alcuni aspetti della questione: « Essendo alta la preoccupazione per il periodo transitorio vorrei verificare se fosse possibile gestire questa fase con un contratto a termine».

L’assessore Filippo Spanu ha chiarito che la procedura individuata è quella del concorso riservato ad una platea precisa di destinatari. «Gli uffici sono già in moto perché le procedure siano il più veloci possibili. Anche per il contratto a tempo determinato occorre seguire un iter e sarebbe un vulnus rispetto ai rilievi della Corte Costituzionale. Sanare la situazione accelera al massimo i tempi».

Stefano Tunis, sostenuto dalla collega di partito Alessandra Zedda, ha ribadito la richiesta di sospensione della seduta.  Richiesta non accolta dal presidente Ganau: «La questione è stata affrontata dalla Conferenza dei Capigruppo che ha deciso per il 102. Non mi sembra il caso di interrompere».

Gianfranco Congiu (Pds) ha detto di comprendere le ragioni del collega Stefano Tunis: «Ho manifestato la stessa preoccupazione in Conferenza dei Capigruppo annunciando la presentazione di un emendamento per garantire la continuità lavorativa. L’assessore, per accelerare al massimo i tempi, ha suggerito l’immediata approvazione del disegno di legge».

Anche Giorgio Oppi (Udc) si è detto d’accordo per approvare immediatamente il provvedimento: «In Conferenza dei Capigruppo abbiamo superato le nostre perplessità e dato via libera al 102. Per questo si è deciso di interrompere la discussione di un’altra legge. Non è opportuno perdere altro tempo».

Stessa giudizio da parte di Pietro Cocco (Pd): «Sono d’accordo con l’on. Giorgio Oppi. Si è condiviso un percorso in Conferenza Capigruppo e ora bisogna andare avanti».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha spiegato i motivi della richiesta: «Era nostra intento avere maggiori chiarimenti anche per affinare le procedure. Abbiamo concesso il 102 per cercare di aiutare i lavoratori».

Per Stefano Tunis (Forza Italia) occorre sapere cosa si vota: «Il rapporto di lavoro del personale in questione con la Regione dura da oltre dieci anni. La sentenza della Corte Costituzionale è una sconfitta eppure si continua ad affrontare il tema con leggerezza e assoluta impreparazione».

Secondo Alessandra Zedda i lavoratori Hydrocontrol e Sigma Invest sono vittime dei provvedimenti amministrativi. «Non si doveva arrivare a questo punto – ha detto la consigliera azzurra – altre anomalie potrebbero presentarsi in futuro. Il provvedimento è riduttivo, chiediamo di essere sensibili nel prevedere procedure urgenti anche per situazioni analoghe e l’applicazione di principi di equità e uguaglianza anche per chi è entrato con concorso pubblico».

L’assessore Spanu si è detto pronto ad accogliere positivamente tutte le proposte dell’on. Alessandra Zedda. «La Giunta ha predisposto un Piano di reclutamento che alla luce di questo provvedimento dovrà essere aggiornato. Non ci saranno aggravi per l’amministrazione. Aggiungeremo altri 37 posti nel piano di reclutamento».

Stefano Tunis ha contestato i dati dell’assessore: «L’assessore ha detto che si liberano 37 posti,  forse non sa che non dobbiamo tenere conto di 37 lavoratori ma di 41».

A Stefano Tunis ha replicato l’assessore Filippo Spanu: «Le posizioni in verità sono 34, ne abbiamo previsto ulteriori 3 o 4 che sono quelle che hanno generato il ricorso alla Corte Costituzionale. La posizione a cui accennava Tunis è in esame. Noi abbiamo valutato che il provvedimento in discussione non potesse incidere in modo negativo sull’intero processo».

Per dichiarazioni di voto è nuovamente intervenuto Stefano Tunis (Fi): «Deve rimanere agli atti che si sta mettendo una pietra tombale su una decisione della Regione che si ripercuote sul lavoro e su questioni nevralgiche dell’amministrazione».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato. Successivamente sono stati approvati i due articoli della legge e il testo finale che ha ottenuto 38 voti a favore e uno contrario.

Come disposto dalla Conferenza dei capigruppo, il presidente Gianfranco Ganau ha poi invitato l’Aula a riprendere l’esame del ddl 417 del 13.04.2017.

Sull’articolo 5 l’on. Marco Tedde (FI) Ha detto: “La maggioranza su questo tema vuole correre troppo ma non si sa dove voglia andare. Pagheremo questo errore, ne sentiremo parlare. I professionisti ci stanno chiamando in queste ore e ci chiedo nodi intervenire in Aula per farvi capire che state sbagliando”.

Per l’on. Gianfranco Congiu (Pds) “certo che la riforma porterà un grande risultato: la Regione si riappropria della sua funzione programmatoria sulle grandi opere. E’ una novità epocale allineata alla normativa europea”.

Approvati gli emendamenti 102 della Giunta e 52 (Agus e Busia), entrambi relativi alla attuazione dei lavori di competenza regionale con delegazione amministrativa. A seguire l’Aula ha approvato l’articolo 5.

All’articolo 5bis sono stati presentati emendamenti. L’on. Marco Tedde (FI) ha annunciato il suo voto contrario alla costituzione di un’agenzia pubblica che si occupi della redazione dei documenti di indirizzo della progettazione e della gestione di opere pubbliche di interesse regionale. “Questa norma viola il principio della libertà di concorrenza, operando slealmente rispetto alle imprese sarde. Noi non possiamo non stare a fianco delle imprese private. Prendetevi l’onere di votare un provvedimento di questo tipo”.

L’on. Antonio Gaia (Upc) ha annunciato il voto favorevole su alcuni emendamenti e ha aggiunto: “E’ aberrante insistere su questo argomento, posto che la Corte dei Conti si è già espressa a sezioni unite contro le municipalizzate. Che bisogno c’è di costituire questa Agenzia? Sono favorevole agli emendamenti Agus e Busia sul punto”.

Per il riformatore Luigi Crisponi “è del tutto sbagliato che un soggetto terzo di proprietà della Regione faccia concorrenza ai privati nel libero mercato. E’ impensabile mettere in mano a questa agenzia pubblica un servizio che già oggi è lento e che andrebbe invece del tutto sburocratizzato”.

E’ intervenuto l’on. Annamaria Busia (CpS), che ha annunciato il voto contrario alla norma e ha annunciato un possibile emendamento orale.

Per il Psdaz ha preso la parola l’on. Angelo Carta che si è detto favorevole alla nascita dell’Agenzia: “A volte la progettazione dura anche due anni. L’Agenzia non toglierà il pane ai progettisti e non lederà la libera concorrenza ma otterrà invece una seria accelerazione dei processi di progettazione nel caso di opere di rilevanza strategica. Noi in 4 anni non riusciamo a chiudere una gara: in Germania in 4 anni passano dalla progettazione alla consegna. Anche la Regione Lombardia ha una società analoga e sta lavorando bene”.

Favorevole anche il Pds con l’on. Gianfranco Congiu: “Sottoscrivo ogni parola dell’on. Angelo Carta, si fa fatica a cogliere quanti ritardi ci sono nella progettazione e quanti danni facciano questi ritardi rispetto alla spesa del denaro pubblico”.

L’on. Alessandra Zedda ha annunciato il voto contrario e ha detto: “Non è rispettata una pari condizione di partecipazione e mi sembra invece che questa Agenzia rischi di generare lavoratori precari della Regione. Non è un percorso corretto, anche rispetto al settore dell’edilizia”.

L’assessore Balzarini è poi intervenuto: “La proposta dell’esecutivo è il frutto di un’esperienza maturata nel campo dei lavori pubblici. Il collo di bottiglia nei finanziamenti pubblici è tutto nella mancata progettazione delle opere, questo lo abbiamo riscontrato negli anni di lavoro e di esperienza. Serve, dunque, una società di servizi che non farà concorrenza al libero mercato ma si occuperà solo delle opere strategiche”.

L’on. Piero Comandini (Pd) ha ritirato l‘emendamento 10 mentre l’on. Francesco Agus (CpS) ha confermato il 95, che prevede una commissione tecnico giuridica presso la Direzione generale della Presidenza al posto della società di capitali. L’emendamento è stato respinto.

Per dichiarazione di voto l’on. Antonio Gaia (Upc) ha detto: “Mi chiedo come sia possibile che in Regione non ci siano professionisti capaci di gestire la programmazione delle opere pubbliche”. Si è dichiarata “molto perplessa” anche l’on. Annamaria Busia (CpS).

L’articolo 5 bis è stato approvato. Respinti gli emendamenti 53 (Agus e Busia).

L’Aula è passata poi all’esame dell’articolo 6, che disciplina i lavori di competenza delle altre stazioni appaltanti. Respinto l’emendamento 56 e così anche il 55.

Approvato il testo dell’articolo 6.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. 7 (Premialità nella concessione dei finanziamenti regionali), integrandone il testo con gli emendamenti n. 57 e n.2; il n. 57 (Agus-Busia) prevede la premialità “per le amministrazioni giudicatrici che adottino le linee guida e il codice regionale della buone pratiche”, il n. 2 (Ruggeri) l’attenzione per gli Enti locali a basso indice di dotazione infrastrutturale.

A seguire, è stato approvato anche l’art. 8 (infrastrutture strategiche di preminente interesse regionale), assieme agli emendamenti n. 60 (Agus-Busia) che contiene il dettaglio dei requisiti necessari per la definizione di opera strategica e 61 (Agus-Busia), che prescrive la pubblicità dell’elenco delle opere strategiche.

Dopo l’avvio della discussione sull’art. 9 (Piano triennale della qualità architettonica delle opere pubbliche) la seduta è stata sospesa.

Alla ripresa dei lavori l’articolo è stato approvato, insieme agli articoli 10 (Elenco speciale delle opere di interesse regionale di particolare rilevanza), 11 (Principi, finalità e linee di intervento), 12 (Promozione del concorso di idee e di progettazione) e 13 (Borse di studio regionali per la qualità architettonica).

Il testo dell’art. 14 (Inserimento di opere d’arte e dell’artigianato artistico e tradizionale degli edifici pubblici) è stato integrato dagli emendamenti n. 20 (Agus-Busia) che allarga le commissioni di valutazione dei progetti ad esperti d’arte indicati dalle università sarde, e n. 21 (Agus-Busia) sul compenso dei componenti delle commissioni.

Approvato, inoltre, l’art. 15 (Istituzione e articolazione dell’unità tecnica regionale dei lavori pubblici-UTR).

L’art.16 (Composizione e funzionamento dell’UTR) è stato modificato dall’approvazione degli emendamenti n.66, 67, 23 e 65. Il n. 66 (Agus-Busia) prevede i requisiti degli esperti esterni, il n. 67 (Agus-Busia) indica i tetti di spesa per i compensi), il 23 (Agus-Busia) descrive le figure professionali di segreteria ed assistenza tecnica, il 65 (Agus-Busia) amplia le competenze dell’UTR alla materia paesaggistica ed alla valutazione di impatto ambientale.

Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli 17 (Competenze delle sezioni dell’UTR), 18 (Approvazione dei progetti) e 19 (Osservatorio regionale dei contratti pubblici).

L’art. 20 (Prezziario regionale dei lavori pubblici) è stato integrato dall’emendamento n. 69 (Agus-Busia) che riguarda l’aggiornamento dell’elenco.

L’art. 21 (Elenco operatori economici per i servizi di ingegneria e architettura) è stato modificato in parte dagli emendamenti 104 (Giunta regionale) che tende a favorire l’accesso dei giovani professionisti e 15 (Valerio Meloni) che prevede la consultazione degli ordini professionali.

Sull’articolo si è sviluppato un ampio dibattito nel corso del quale hanno preso la parola diversi consiglieri regionali.

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha sottolineato il rischio di impugnazione della legge per l’evidente contrasto sulle competenze Stato-Regione, che in altre realtà è stato risolto seguendo procedure corrette nel quadro costituzionale. Inoltre, ha proseguito, «la parte relativa alla preferenza per i giovani professionisti crea una distorsione della concorrenza».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, condividendo molte delle argomentazioni della collega Busia, si è soffermato sul contrasto della norma regionale anche con normativa nazionale prevista dal Dlgs n.50.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, invece, ha parlato di «passaggio qualificante della riforma, che fra l’altro fornisce un solo elenco appaltatori anziché 377 in ogni Comune (accessibile telematicamente) e in secondo luogo risponde alle attese di lavoro dei giovani professionisti.

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha invitato a prestare attenzione a diverse disposizioni della legge, alcune della quali evidenzierebbero contrasti con i contenuti dell’art 5/bis sulla società in house, precedentemente approvato.

In sede di replica, l’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini ha sostenuto che la legge introduce una organizzazione efficiente nel settore sulla scorta di altre buone pratiche regionali, con strumenti semplificati a disposizione degli Enti locali. Inoltre, ha precisato, «abbassando gli importi di alcune opere si è deciso di venire incontro ai giovani professionisti come sollecitato dalla categoria».

Per dichiarazione di voto il consigliere del Pds Roberto Desini, favorevole, ha messo l’accento sulla della necessità di coinvolgere Comuni ed enti intermedi nel processo legislativo, «sia per poter verificare concretamente le difficoltà delle autonomie nel settore delle opere pubbliche che per cogliere le opportunità della legge in materia di semplificazione».

Subito dopo l’Assemblea ha approvato l’art. 22 (Elenco degli operatori economici per l’affidamenti di contratti pubblici di lavori).

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha comunicato la sua decisione di abbandonare l’Aula dopo aver riscontrato che sono caduti nel vuoto i suoi appelli ad una riflessione su profili di illegittimità della legge evidenziati peraltro, su alcune parti, anche dall’ufficio legale della Regione e dall’Anaac.

A seguire il Consiglio ha approvato anche gli articoli 23 (Interventi di volontariato nei lavori pubblici, premialità e sussidiarietà orizzontale) e 24 (Affidamenti diretti e misure promozionali nei contratti pubblici).

L’art. 25 (Sostenibilità ambientale) è stato integrato dagli emendamenti n.76 (Agus-Busia) che introduce il riferimento alle green public procurement-acquisti verdi e 77 (Agus-Busia) relativo alle linee-guida per gli stessi acquisti.

Approvati inoltre gli articoli 26 (Monitoraggio degli acquisti Verdi) e 27 (Incentivi agli operatori economici per le certificazioni di qualità)

L’art. 28 (Misure di razionalizzazione nella progettazione) è stato modificato dall’emendamento n.81 (Agus-Busia) che agevola la circolazione degli elaborate progettuali fra tutti gli uffici interessati.

A seguire, approvati gli articoli 29 (Misure di promozione dei giovani professionisti) e 30 (Determinazione del corrispettivo a base d’asta e categorie di lavori).

Aperta la discussione sull’articolo 31 (incentivi per le funzioni tecniche) il presidente ha annunciato gli emendamenti ad esso presentati ed il relatore della maggioranza prima e la Giunta poi hanno espresso i relativi pareri, rimettendosi alle valutazioni dell’Aula (emendamenti 3 e 101). Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri,  ha quindi illustrato le finalità dell’emendamento da lui presentato, il n. 3 (incentivi per le funzioni tecniche) evidenziando la necessità di adottare dei criteri guida per le amministrazioni locali per la ripartizione degli incentivi ed ha spiegato anche la ratio dell’emendamento 101 (Comandini) per il superamento del tetto previsto per gli incentivi.

L’Aula ha approvato con successive e distinte votazioni l’articolo 31 e i due emendamenti (101 e 3) ed anche l’articolo 32 (Capo II, responsabile di progetto e responsabile per fasi, Nomina e requisiti), l’articolo 33 (Funzioni e compiti del responsabile di progetto) e l’articolo 34 (Attività di supporto).

Via libera anche all’articolo 34 (Attività di supporto) e all’articolo 35 (Capo III, Attività contrattuale e semplificazione, Commissione giudicatrice) insieme con l’emendamento n. 85 (Agus-Busia) inerente le spese e i compensi. Approvato quindi l’articolo 36 (Ufficiale rogante) e l’articolo 37 (Linee guida e codice regionale di buone pratiche). Sul punto è intervenuto l’onorevole Luigi Ruggeri (Pd) che ha evidenziato l’opportunità di norme che tengano nella dovuta considerazione la cosiddetta responsabilità sociale delle imprese. L’assessore dei Lavori pubblici, Edoardo Balzarini, ha rassicurato il consigliere del partito democratico («le buone pratiche non riguardano solo gli acquisti e le forniture ma prendono in considerazione i parametri di responsabilità sociale delle imprese» e così ha fatto anche il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu: «Le istanze avanzate dal collega Luigi Ruggeri sono ben presenti nel testo di legge ed in particolare agli articoli 37 e 38». Si è quindi passati alla votazione ed all’approvazione degli emendamenti aggiuntivi n. 6 (Ruggeri) e n. 7 (Ruggeri) inerenti appunto la responsabilità sociale delle imprese. Via libera, dunque, all’articolo 38 (Pagamenti nei subappalti, nei subcontratti di forniture e in casi particolari) e all’articolo 39 (Aspetti sociali e ambientali) con l’emendamento n. 88 (Agus), n. 8 (Ruggeri) e n. 9 (Ruggeri). Approvato l’articolo 40 (Qualità dei servizi di ristorazione collettiva) con l’emendamento n. 91 (Agus-Busia) in materia di lotta allo spreco alimentare; l’articolo 41 (Sopralluogo); l’articolo 42 (Soccorso istruttorio); l’articolo 43 (Titolo VII, razionalizzazione e qualificazione della committenza, Qualificazione delle stazioni appaltanti e l’articolo 44 (Centrale regionale di committenza).

Sempre per alzata di mano il Consiglio ha approvato l’articolo 45 (Promozione dei sistemi e degli strumenti telematici) con l’emendamento n. 93 (Agus-Busia) e l’articolo 46 (Piattaforma telematica regionale di negoziazione). Via libera all’articolo 47 (Esercizio associato delle funzioni e avvalimento) con l’emendamento aggiuntivo n. 97 (Agus-Busia); all’articolo n. 48 (Titolo VIII, Misure a tutela della sicurezza degli immobili pubblici, Fascicolo degli immobili pubblici); all’articolo 49 (Dichiarazione di conformità ); al 50 (Schema tipo del fascicolo del fabbricato); al 51 (Titolo IX, Disposizioni finanziarie, transitorie e finali) al 52 (Abrogazioni) e al 53 (Entrata in vigore).

La capogruppo di Fi, Alessandra Zedda, ha annunciato il voto di astensione a nome del suo gruppo ed ha evidenziato il rischio “impugnazione di alcune parti della norma, nonostante i consiglieri di Forza Italia abbiano offerto occasioni di riflessione e approfondimento per scongiurare tale eventualità”.

Posta in votazione la legge è stata approvata con 27 voti favorevoli su 34 presenti e il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dichiarato conclusi i lavori del Consiglio ed ha annunciato la convocazione della conferenza dei presidenti dei gruppi per domani (giovedì 8 marzo) alle 13.00 con all’ordine del giorno la programmazione dei lavori dell’Aula.

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La Giunta regionale proporrà una rimodulazione del Psr per dare risposte ai giovani esclusi dai bandi per il primo insediamento in agricoltura.

E’ l’impegno assunto dall’assessore regionale dell’Agricoltura Pierluigi Caria al termine dell’incontro con i rappresentanti della Coldiretti e la commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale dopo la protesta dei giovani agricoltori per le vie di Cagliari.

«La Regione ha ricevuto 2.985 domande per le misure del pacchetto giovani – ha detto Pierluigi Caria – di queste ne sono state finanziate 883 con 70 milioni di euro. Restano fuori 2100 richieste per le quali cercheremo di trovare una soluzione. Questa passa necessariamente attraverso una rimodulazione del Psr con lo spostamento di risorse verso gli investimenti.»

Per soddisfare tutte le domande, servirebbero tra gli 80 e i 100 milioni di euro. «La questione sarà affrontata lunedì prossimo nel Tavolo verde convocato in Regione – ha aggiunto Pierluigi Caria – in quella sede dovrà essere indicata una strada da percorrere per presentare una piattaforma unitaria a Bruxelles. Il primo marzo sarà in Sardegna una delegazione della Commissione Europea che ascolterà le nostre proposte. La Ue non esclude una rimodulazione del Psr ma, per ottenere il via libera dalle istituzioni europee, occorre aver prima aver “lanciato” tutte le misure del Piano».

Dall’assessore Pierluigi Caria è arrivata anche una precisa presa di posizione sulle modalità da seguire per dare ristoro ai giovani che hanno presentato le domande: «Credo che la soluzione migliore sia quella di uno scorrimento delle graduatorie del primo bando anche se il Psr prevede la pubblicazione di un secondo bando – ha affermato Pierluigi Caria – se così fosse ci batteremo perché siano rispettati i requisiti previsti nel primo bando e non ci siano esclusi per sopravvenuti limiti di età».

I giovani della Coldiretti, accompagnati da alcuni agronomi e dai sindaci di Villasor e di Barrali, hanno raccontato le loro vicissitudini nella presentazione delle domande. «Chiedere di insediarsi prima di aver ottenuto il via libera al finanziamento – hanno spiegato i ragazzi della Coldiretti – ha creato grosse difficoltà di natura finanziaria a noi ed alle nostre famiglie». Contestata anche la scelta di procedere con i bandi a sportello.

D’accordo sulla necessità di trovare una soluzione per i giovani aspiranti agricoltori tutti i componenti della Commissione agricoltura.

«Non si possono mandare a casa 2.000 ragazzi che hanno creduto in questa possibilità – ha detto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu – la Commissione e la Giunta si attivino per individuare il percorso migliore». Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri rappresentanti della minoranza. «Siamo pronti a dare il nostro contributo – ha detto Antonello Peru (Fi) – solo la politica può trovare una soluzione. Occorre mettercela tutta». Secondo Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) «il futuro della Sardegna passa attraverso l’agricoltura. Gli errori del bando sono imputabili alla politica e alla burocrazia regionale. C’è l’obbligo politico e morale a trovare una soluzione». Anche per Luigi Crisponi (Riformatori) occorre dare una risposta al più presto: «Se così non fosse potremmo parlare di totale fallimento del Piano di sviluppo rurale».

Favorevoli ad una rimodulazione del Psr anche i consiglieri di maggioranza Antonio Gaia (Upc), Mario Tendas e Piero Comandini del Pd. «La Commissione si faccia carico di verificare quali risorse possono essere recuperate per procedere a una modifica del Piano – ha detto Antonio Gaia – in caso affermativo sarebbe meglio procedere a uno scorrimento delle graduatorie del primo bando». Per Mario Tendas occorre guardare in faccia alla realtà:  «Nel bilancio regionale non ci sono risorse disponibili, la rimodulazione del Psr è una scelta obbligata». Stesso giudizio da parte di Piero Comandini: «Ai giovani deve essere data una risposta, gli appuntamenti delle prossime settimane con i rappresentanti della Commissione Europea saranno decisivi. La protesta di oggi deve essere il punto di partenza per costruire un percorso comune e ottenere la rimodulazione del Psr».

Il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto ha garantito l’impegno del parlamentino per trovare una soluzione percorribile che soddisfi le richieste dei giovani. «L’assessore ha indicato una via – ha detto Lotto – la Commissione farà la sua parte fino in fondo».

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I consiglieri regionali Francesco Agus, primo firmatario, Piero Comandini e Antonio Gaia, hanno presentato una mozione per impegnare Regione ed AREA a garantire la qualità dei nuovi edifici e del futuro assetto urbanistico dell’area di Sant’Elia a Cagliari, e a far chiarezza sul problema del trasferimento di residenti fuori dal quartiere. In particolare chiedono l’intervento della Regione per evitare il protrarsi dell’incertezza che grava sul futuro degli abitanti del quartiere.

«Gli interventi di riqualificazione degli alloggi AREA sono urgenti e non rimandabili – spiega Francesco Agus -. Su questo siamo tutti d’accordo, a partire dagli stessi residenti del quartiere. I lavori garantiranno a centinaia  di abitanti nuovi alloggi, accoglienti e rispettosi degli standard edilizi. Occorre però un po’ chiarezza su come verrà gestito il problema dello spostamento di quegli abitanti costretti a lasciare le case che verranno demolite e ricostruite. Parliamo di 256 famiglie, spesso con persone anziane e con problemi di deambulazione,  che oggi non sanno quale sarà il loro destino, dove e per quanto tempo saranno trasferiti. Sono sicuro che coinvolgendo gli abitanti nelle scelte che riguardano il loro futuro e quello del quartiere sia possibile trovare con AREA una soluzione che limiti al minimo i disagi.»

L’ipotesi di trasferimento di una parte degli abitanti è stato confermata dall’Agenzia AREA, che ha pubblicato un bando per la ricerca di alloggi nei comuni dell’area metropolitana di Cagliari da utilizzare per effettuare il trasferimento temporaneo degli abitanti.

«Il timore degli abitanti del quartiere di non poter far ritorno nel proprio quartiere è comprensibile – aggiunge Francesco Agus -. In tanti sono nati e cresciuti a Sant’Elia, e proprio ora che il quartiere si sta trasformando in uno spazio vivibile e decoroso, non vorrebbero sentirsi esclusi senza essere  interpellati.»

L’esponente di Campo Progressista Sardegna si sofferma sulle esigenze di chi vorrebbe continuare a vivere nel quartiere: «La scelta deve essere volontaria, il trasferimento non deve essere imposto. La mia proposta è che si faccia un censimento dove a ciascun residente si chiede se, una volta conclusi i lavori di AREA, intende voler ritornare nel quartiere.. Solo dopo si pianifichino tutte le altre attività, informando la popolazione del quartiere su tempi e modalità dei lavori previsti, così da poter dare risposte certe alla famiglie che potranno per tempo programmare la propria vita».

«Con la mozione – conclude Francesco Agus – chiediamo che gli sforzi finora fatti per la riqualificazione del quartiere, come il Parco degli Anelli e il prossimo passaggio della Metropolitana leggera, non vengano vanificati, e che AREA coinvolga i residenti di Sant’Elia nelle decisioni sul futuro del quartiere.»

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Il Consiglio regionale, nel giorno del lutto per la scomparsa di Giuseppino Pinna (Udc), ha approvato il bilancio consolidato della Regione per l’esercizio 2016.

In apertura di seduta il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato all’aula di aver provveduto alla nomina dei componenti della Commissione d’inchiesta sulla presenza dell’amianto in Sardegna. Ne faranno parte i consiglieri Antonio Solinas (Pd), Daniela Forma (Pd), Mario Tendas (Pd), Piero Comandini (Pd), Edoardo Tocco (Fi), Pietro Pittalis (Fi), Annamaria Busia (Cp), Augusto Cherchi (Pds), Domenico Gallus (Psd’Az-La Base), Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp), Pierfranco Zanchetta (Cps), Mariano Contu (Fi), Gianluigi Rubiu (Udc) e Luigi Crisponi (Riformatori).

Il presidente Ganau ha poi ricordato la figura del consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna scomparso ieri dopo una lunga malattia. «Peppino era una persona buona e gentile – ha detto Gianfranco Ganau Ganau – ha lavorato con costanza ed impegno per il Consiglio. Mai sopra delle righe, sapeva fare squadra, consapevole che al di là di ogni appartenenza politica si può lavorare insieme per il bene della Sardegna. E’ stato un compagno di squadra onesto e leale che mancherà a tutti quanti». Ganau ha quindi espresso vicinanza alla famiglia dell’on Pinna invitando l’aula ad osservare un minuto di silenzio.

Dopo il ricordo dell’on. Giuseppino Pinna, il Consiglio è passato all’esame del primo punto all’ordine del giorno: Bilancio consolidato della Regione Sardegna per l’esercizio 2016.

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha chiesto la parola per un intervento sull’ordine dei lavori. «Vorrei segnalare un’anomalia che prende corpo in quest’Aula – ha detto Emilio Usula – riguarda il ruolo di terzietà e di equidistanza che dovrebbe essere incarnato dal presidente del Consiglio. Questo ruolo viene oggi meno vista la sua decisione di partecipare alla contesa elettorale». A nome dei Rossomori e del Polo dell’Autodeterminazione, il consigliere Emilio Usula ha quindi chiesto al presidente Gianfranco Ganau di dimettersi dalla carica o, in alternativa, di autosospendersi durante la campagna elettorale.

A Emilio Usula ha replicato il presidente Gianfranco Ganau: «So bene quali sono i ruoli istituzionali e quelli politici – ha detto Gianfranco Ganau – saprò ben distinguere come ho sempre fatto».

In difesa del presidente del Consiglio è intervenuto il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «In Italia si svolgono le elezioni, è come chiedere al presidente del Consiglio dei ministri  di dimettersi. Ganau ha svolto e continuerà a svolgere il suo ruolo super partes. E’ il consigliere Emilio Usula l’unico che interpreta il suo ruolo strumentalmente – ha affermato Pietro Cocco – questa volta ha toppato. Il presidente ha dimostrato in questi anni di saper interpretare il suo ruolo di equidistanza. Il consigliere Emilio Usula poteva risparmiarsi questo intervento».

Il presidente ha quindi aperto la discussione sul primo argomento all’ordine del giorno. Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) ha espresso condivisione per il documento predisposto dalla Giunta. «La Commissione ha condiviso l’impostazione. Il bilancio consolidato è stato approvato con i voti favorevoli della maggioranza e quello contrario dell’opposizione. Ricordo che senza l’approvazione del bilancio consolidato sarebbe impossibile per la Regione assumere nuovo personale e stipulare contratti con i fornitori. Per il buon funzionamento della macchina amministrativa è, dunque, opportuna una rapida approvazione del provvedimento».

Il relatore di minoranza Alessandra Zedda (Fi) pur ricordando le difficoltà dovute all’entrata in vigore delle nuove normative in materia finanziaria ha espresso un giudizio negativo sulla decisione della Giunta di procedere alla approvazione del bilancio consolidato in assenza di un giudizio di parificazione delle Corte dei Conti.

«In questo bilancio mancano i dati di Arpas, Forestas, Abbanoa e Arst – ha detto Alessandra Zedda – .Mi chiedo se ciò possa essere un buon servizio, e soprattutto se si possano ritenere di scarsa significatività per il conti finanziari della nostra Regione».

L’esponente della minoranza è poi entrata nei dettaglio del documento: «Il rendiconto consolidato della Regione per l’esercizio finanziario 2016, che comprende le risultanze del Consiglio regionale, espone un risultato di amministrazione negativo pari a – euro 164.379.806,88 e dopo gli accantonamenti pari a – euro 1.237.632.416,89. Il risultato economico dell’esercizio registra un utile di euro 908.801.354 mentre il patrimonio netto, anch’esso positivo, ammonta a euro 1.139.807.307. In presenza di spazi finanziari sempre più limitati, negli ultimi anni si è irrigidito il sistema della spesa e soprattutto emergono le difficoltà del governo regionale a garantire, oltre alla correttezza formale della gestione delle risorse pubbliche, i risultati ottenuti nelle diverse politiche pubbliche a sostegno e soddisfazione dei principali settori quali la sanità, l’istruzione, le povertà, la mobilità interna ed esterna nei trasporti, il lavoro».

Alessandra Zedda ha quindi stigmatizzato la situazione dei residui passivi che ha superato i due miliardi di euro e delle perenzioni pari a 1,766 miliardi: « Nella nostra Regione la consistenza di residui perenti è tra le più alte e tale circostanza deve indurre ad una loro attenta considerazione quantitativa e qualitativa, in ragione della potenziale influenza sugli equilibri di bilancio e sul finale risultato di amministrazione, per il caso di consistenti quanto concomitanti reclami di pagamento da parte dei creditori. Tale stato di cose impone una accurata programmazione dell’acquisizione delle risorse ai fini di reperire la disponibilità di cassa necessaria a far fronte ad un progressivo riassorbimento della mole dei residui perenti».

Al termine del suo intervento, Alessandra Zedda ha invocato un cambio di rotta nelle procedure di spesa per affrontare più efficacemente i nodi dello sviluppo dell’Isola: «Ridurremo la disoccupazione, miglioreremo l’ambiente, le ferrovie diventeranno come quelle svizzere, le scuole sarde diventeranno fantastiche e sparirà la dispersione scolastica, le strade non ne parliamo, crescita occupazione stelle polari e così via: il dramma è che è da quattro anni che assistiamo a questi annunci trionfali ma poco è cambiato, la Sardegna è sempre più disperata. In quattro anni non avete ancora agito sulle vere esigenze dei sardi, continua a bastarvi la pacca della presa in giro romana. Un noto proverbio dice “acqua passata non macina più”, purtroppo di acqua sotto i ponti ne è passata e purtroppo invano proprio come succede nei nostri bacini. Questa minoranza responsabilmente è qua, ancora, nonostante la vostra scarsa affidabilità, per battaglie comuni che unendo maggioranza e opposizione possano operare per il bene dei sardi e della Sardegna».

Giudizio negativo anche da parte del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta: «Il bilancio va approvato dopo il parere di parificazione della Corte dei Conti – ha sottolineato Carta – non c’è il parere quindi non può essere approvato. La sentenza del Tar Abruzzo dice che se non si approva blocchiamo qualsiasi tipo di assunzione. E’ una sorta di gabbia nella quale ci troviamo per la poca chiarezza della legge. Siamo così per colpa della Giunta dei professori. Non c’è stata finanziaria che non sia stata impugnata».

Secondo Angelo Carta, il rendiconto non è solo di tipo finanziario ma anche politico: «Misura l’efficacia della Giunta nel gestire l’amministrazione pubblica. Mi chiedo quando è stato inviato alla Corte dei Conti? La Giunta si è attivata per mandare il bilancio eni tempi giusti?  C’è stata una scarsa programmazione e attenzione da parte dell’esecutivo. Oggi ci troviamo nella condizione di approvare un bilancio che potrebbe tornare in aula dopo il parere della Corte dei Conti. Come è possibile che arrivino in Consiglio provvedimenti illegittimi e in ritardo? Stiamo parlando di un rendiconto del 2016, non è possibile astenersi, fa acqua per una ragione di legge. Dovremmo tornare sull’argomento. Non  so se potremmo pagare quanto dovuto ai fornitori».

Per il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, «sono normali i ritardi di questa giunta regionale ma è invece incredibile la visione creativa della Giunta Francesco Pigliaru nel campo delle leggi di bilancio. Avreste fatto meglio a occuparvi oggi dei problemi irrisolti invece di disattendere le promesse. Come quelle che avete fatto ai dipendenti di Forestas, che ancora non hanno  avuto una soluzione. Non avete la volontà politica di risolvere i problemi dei dipendenti di Forestas, questo è il punto. E così per Ottana, per quei padri e madri di famiglia ai quali state togliendo ogni speranza: vi siete impegnati per loro e non state mantenendo le promesse. Per questo tanti sardi sono indignati con la politica: voi non avete il senso della responsabilità. Il problema, caro collega Emilio Usula, non è il presidente Gianfranco Ganau ma la Giunta. Che prima se ne va e meglio è».

Per l’assessore Raffaele Paci «il problema dei lavoratori di Forestas o di Ottana sono temi politici sui quali in questo mese di campagna elettorale ognuno esprimerà le proprie posizioni. Noi siamo tranquilli perché abbiamo fatto il nostro dovere ma oggi siamo qui per il bilancio consolidato che per la prima volta  viene portato in aula dalle Regioni e logicamente segue il rendiconto della Regione, approvato all’inizio di agosto. I ritardi sono dovuti alla necessità di costruire un nuovo sistema informativo, cha ha preso tempo. Non c’è da nascondere nulla: stiamo facendo oggi un’approvazione di un bilancio consolidato e se non procediamo all’approvazione non possiamo attendere il giudizio di parificazione del bilancio da parte della Corte dei conti. A quel punto porteremo in aula il rendiconto del 2016».

Il presidente Ganau ha dato ancora la parola all’on. Pietro Pittalis, che ha chiesto all’assessore Paci ulteriori spiegazioni sulla procedura in atto. «E’ evidente a tutti che siamo davanti a un pasticcio normativo», ha detto l’esponente di Forza Italia.

L’Aula ha approvato a maggioranza il Doc 23.

Collegato al Doc 23 è stato presentato un ordine del giorno a firma Pittalis e più, sui 130 lavoratori del tessile di Ottana esclusi dalla mobilità in deroga per il 2016 e 2017.

L’on. Daniela Forma (Pd) ha chiesto di apporre la firma sull’ordine del giorno e così l’on. Emilio Usula (Rossomori). La Giunta con l’assessore Virginia Mura ha detto: «Non sono abituata a dover dare spiegazioni sul mio lavoro. L’impegno del mio assessorato c’è stato e continuerò a livello sostanziale per dare una risposta ai lavoratori».

L’on. Pietro Pittalis ha replicato: «Non può pretendere, caro assessore, che al quinto anno di legislatura le stendiamo i tappeti rossi. Su questo problema tutta l’assemblea le sta dando un mandato forte. Svegliatevi e andate a Roma. Accampatevi, se serve”.

Il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto: «I lavoratori della Legler li abbiamo ricevuti e hanno avuto le risposte. L’assessore si sta facendo carico di rappresentare il problema a Roma ma non accetto che ci siano fughe in avanti sotto elezioni”.

L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

L’Aula è poi passata all’esame disegno di legge 475 sulla continuità territoriale marittima Sardegna-Corsica. Per il relatore di maggioranza, on. Pierfranco Zanchetta (Pd), «la commissione ha licenziato il disegno di legge con il voto favorevole, visto che si tratta di regolamentare lo spostamento di persone e merci nell’ambito dell’Ue. Stiamo mantenendo gli impegni siglati tra Sardegna e Corsica sulla tratta Santa Teresa -Bonifacio affidata alla Sardegna e sulla tratta Propriano-Porto Torres, che sarà di competenza della Corsica».

Per la minoranza l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) «l’obiettivo primario del disegno di legge è assicurare la continuità fornendo garanzie sui costi e sulla qualità del trasporto. Secondo noi tale collegamento marittimo deve essere garantito tutto l’anno e con unità navali idonee anche in condizioni meteo avverse». 

Per l’on. Edoardo Tocco (FI) «questo testo è eccellente e sarebbe molto bello incontrare nuovamente i corsi portando la notizia dell’approvazione della legge. Al di là della continuità territoriale con le isole sarde minori, credo sia necessario accelerare i te,pi e approvare questa legge e affrontare poi il problema della continuità aerea, per risolverlo».

Perplesso, invece, il giudizio dell’on. Marco Tedde (FI), che ha detto: «Stiamo andando ad attuare una legge con gli elementi di un’altra legge. Non so per quali motivo abbia sentito il bisogno di legiferare, forse per trovare risorse finanziarie autonome. E purtroppo questa legge ci fa riflettere ancora una volta sul disastro complessivo delle politiche dei trasporti in Sardegna. Assessore Carlo Careddu, non può mettere sotto il tappeto la polvere perché la polvere è qui e la comunità sarda lo ha capito e ha formato il suo giudizio su di voi e sulla vostra azione politica. Lo certificherà il 4 marzo questo giudizio».

Per l’on. Antonio Solinas (Pd) «il servizio passeggeri e merci da e per la Corsica va garantito e su questo non credo si possa discutere. Spesso le condizioni meteo di quella tratta sono pericolose e chi eserciterà il servizio dovrà tenerne conto rispetto alle imbarcazioni che intenderà utilizzare. E se tutto andrà bene dal primo di ottobre garantiremo sempre i collegamenti con la Corsica non solo per sette mesi l’anno ma anche per quei mesi in cui non sarebbe vantaggioso per un’azienda garantire il servizio. Chiederei però al collega Marco Tedde di evitare giudizi, anche perché potremmo occuparci degli errori nella gestione dell’aeroporto di Alghero, salvato dalla Giunta Pigliaru dai danni che avete fatto voi».

Ha preso poi la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori), che ha parlato in generale del tema della continuità territoriale, al di là del collegamento con la Corsica. «L’avvio delle prenotazioni aeree per i voli su Cagliari, comunicato nei giorni scorsi salverà le aziende turistiche, che giustamente nelle scorse settimane erano preoccupate e battevano i pugni. Ma per Alghero non si vede ancora nulla. Mi pare che ci sia poco da essere soddisfatti se con meno di 200 euro si va a New York da Roma mentre ce ne vogliono cento per arrivare dalla Sardegna a Roma». L’on. Luigi Crisponi ha comunque garantito il sostegno del suo gruppo a favore del disegno di legge per la continuità con la Corsica.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sottolineato che «anche le iniziative in tema di trasporti rafforzano il legame fra Sardegna e Corsica nella prospettiva europea e tuttavia non si possono dimenticare i danni provocati dal mancato superamento della situazione di insularità che grava ancora pesantemente sulla Sardegna, lacuna che va ascritta alla responsabilità politica del governo regionale, così come è mancato l’impegno della Giunta solennizzato da diverse riunioni dei capigruppo, su alcuni problemi aperti come quelli dei lavoratori Forestas». Rivolto all’assessore dei Trasporti, Attilio Dedoni ha poi ricordano che «in Sardegna esistono ben 5 aeroporti per cui è necessaria una politica unitaria forte ed autorevole che finora è mancata tradendo le attese del popolo sardo che però certamente farà sentire la sua voce alle elezioni del prossimo 4 marzo».

Il consigliere del Pds Roberto Desini ha definito il disegno di legge molto positivo, anche perchè ha avuto un percorso sollecito di appena 20 giorni dall’approvazione della legge di stabilità 2018 ad oggi, «un buon risultato che ovviamente non può far dimenticare il lavoro che c’è ancora da fare, dal perfezionamento delle politiche comuni sui trasporti con la Corsica e le Baleari al riconoscimento dell’insularità da parte dell’Unione europea; anzi, la recente bocciatura del referendum dimostra che lo Stato patrigno c’è ancora e va contrastato con forza». Quanto al collegamento Sardegna Corsica, Desini ha auspicato che l’attuazione della legge garantisca il miglioramento della qualità del servizio nell’interesse dei cittadini e, infine, è tornato sul problema della mancata applicazione della legge regionale che prevedeva l’abbattimento dei costi per le società sportive che effettuano trasferte nelle isole minori. «Non è concepibile – ha sostenuto – che circa 5.000 atleti sardi siano bloccati dal Coni regionale, una situazione gravissima che richiede l’intervento immediato del presidente della Giunta».

A nome della Giunta l’assessore della Pubblica istruzione Giuseppe Dessena, intervenendo sul problema del mancato finanziamento dei costi delle trasferte sportive sollevato da Roberto Desini,  ha riconosciuto che «c’è una responsabilità evidente in capo al Coni, al quale abbiamo mandato una lettera di sollecito riapprovando anche la delibera di Giunta ma ancora non abbiamo avuto risposta: ci comporteremo di conseguenza e, in caso negativo, cambieremo la legge».

Per quanto riguarda il tema dei trasporti l’assessore Carlo Careddu, dopo aver premesso di essere abituato al confronto ed assicurando che si terrà conto di tutte le indicazioni emerse dal dibattito, ha affermato che «la legge nasce da una sollecitazione della commissione Trasporti che la Giunta ha recepito con grande sollecitudine, è il frutto di un confronto ampio con tutte le forze politiche che apre, una pagina nuova nei rapporti trans frontalieri fra due Stati esteri, attraverso un collegamento qualificato come domestico affidato alla Sardegna e la Corsica, in vista della costituzione del gruppo europeo di cooperazione territoriale con altre realtà europee che subentrerà nella gestione». L’obiettivo comune, ha detto ancora Careddu, è quello di incentivare gli scambi economici e commerciali fra le due isola che partono comunque da numeri sono importanti: «Nel 2016 sulla tratta S.Teresa-Bonifacio sono transitati 259.000 passeggeri ed oltre 16.000 tonnellate di merci, mentre sulla Porto Torres-Propriano 1.928 passeggeri e 71.000 tonnellate di merci, noi esportiamo materie prime, prodotti dell’agro alimentare e mano d’ opera specializzata e ci strutturiamo per consolidare questi rapporti nei prossimi 3 anni». L’investimento, ha concluso, «è corposo e deriva da una indagine di mercato cui hanno risposto due vettori i quali, limitatamente al periodo invernale, otterranno una compensazione».

Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli.

All’art. 1 è stato presentato un emendamento del consigliere Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) che prevede il parere della commissione sulle linee guida che dovranno essere approvate dalla Giunta.

Il relatore di maggioranza Piefranco Zanchetta (Cps) ha espresso parere contrario, mentre l’assessore Carlo Careddu si è rimesso all’Aula.

Il proponente Giovanni Satta ha chiarito che la finalità dell’emendamento è solo quella di evitare gli errori commessi dalla Regione nelle continuità marittima con la Tirrenia e in conclusione, prendendo atto degli impegni dell’assessore, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru, dispiaciuto per il ritiro, ha dichiarato di volerlo recepire, sottolineando che «tutti i provvedimenti che intervengono per aumentare la mobilità dei sardi ci vedono favorevoli ma i commissione avevamo tutti sollevato problemi seri su sicurezza dei naviglio, lavoratori ex Saremar e tariffe con l’assessore neutrale che infatti si è rimesso all’Aula; prendiamo atto degli impegni dell’assessore ma l’intervento della commissione per noi è necessario».

Per dichiarazione di voto il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi si è detto favorevole all’emendamento recepito da Forza Italia, aggiungendo che «non si chiede chissà cosa ma una puntualizzazione opportuna, anche perché nell’agosto del 2017 la Giunta è intervenuta per sostenere i collegamenti fra la Sardegna e le isole di La Maddalena e Carloforte e quest’ultimo Comune non ha usato i fondi, occorre quindi essere più precisi».

Dopo l’intervento di Luigi Crisponi il Consiglio ha approvato l’art.1 e respinto l’emendamento Satta recepito da Peru con 17 voti favorevoli e 30 contrari. A seguire sono stati approvati anche gli articoli 2 e 3 ed il testo del disegno di legge n. 475, con 45 voti favorevoli.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori e richiamando l’art. 101 del regolamento, ha chiesto l’esame in Aula con procedura abbreviata della proposta di legge n. 402 del 2 marzo 2017 sull’Agenzia Forestas, dichiarando che «si tratta dell’unico strumento per dare la sveglia al Consiglio».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori, lo stesso Daniele Cocco ha ricordato le diverse riunioni dei capigruppo dedicate al problema, affermando però che «la commissione ha unificato i testi e l’assessore ha convocato tutte le sigle sindacali, come prova concreta di disponibilità di discutere la questione in in tempi brevissimi: chiedo quindi che il collega Pittalis ritiri la proposta».

A nome della Giunta, l’assessore degli Affari generali Filippo Spanu ha confermato sia le iniziative in corso che la necessità di agire sul contratto, perché «gli ultimi approfondimenti presso l’Inps confermano che alcune cose si possono fare subito ed altre no, se con modalità molto complicate; per dare un segnale abbiamo ritenuto opportuno impegnarci a fondo in un lavoro di sintesi alla quale deve concorrere anche la parte sindacale».

Il presidente della commissione Autonomia e Personale Francesco Agus (Campo progressista) ha anch’ egli confermato la predisposizione di un nuovo testo base «che può superare le criticità esistenti legate soprattutto all’assenza di mansioni agricole nell’attuale contratto che, secondo l’Inps, farebbe scattare una spesa aggiuntiva di 40 milioni; sono fiducioso di poter arrivare ad un quadro di certezze fermo restano che non si possono risolvere in 20 giorni problemi di 20 anni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, pur apprezzando i toni moderati, ha respinto la proposta di ritiro, precisando che «il problema si sta trascinando da troppo tempo, il tempo è scaduto ed il Consiglio rischia di perdere credibilità: se c’è un testo condiviso perché si continua a discutere del sesso degli angeli, ho l’impressione che si voglia ancora tirare a campare e non ci vogliamo stare, chiedo che arrivi in Aula il nostro testo e presenteremo come emendamento il testo base della commissione».

Il presidente della commissione Francesco Agus ha ricordato che «quando la commissione ha iniziato il suo lavoro aveva un mandato: presentare una proposta senza aumento dei costi e garantire che nessuno potesse avere problemi di continuità lavorativa o diminuzione del reddito percepito; su questo punto, anche secondo quanto dice Inps non ci sono certezze, ricordiamoci però che stiamo maneggiando la dinamite e non possiamo sbagliare mettendo a repentaglio famiglie e comunità privandole della possibilità di percepire la disoccupazione agricola».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha condiviso le tesi di Francesco Agus, lamentando tuttavia che «l’atteggiamento dell’Inps è insopportabile, non parteciperemo al voto, va bene il tavolo con tutti i sindacati, seguiremo col massimo impegno la vicenda perché riteniamo che il testo debba arrivare in aula».

Il presidente Ganau ha tenuto a precisare che la posizione dell’Inps è che possano percepire l’indennità di disoccupazione gli operai che passano a tempo indeterminato; abbiamo mandato un’altra lettera oggi, ma questo resta il nodo.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che, a suo avviso, l’Inps dice il contrario e comunque i precari dovevano già essere stabilizzati. Insisto, ha concluso, «per l’arrivo in Aula del testo, anche perché il Consiglio non può stare appeso alle decisioni della sede regionale Inps».

Il presidente ha infine messo in votazione la proposta che il Consiglio ha respinto per alzata di mano.

Quindi ha convocato per le 15.30 la conferenza dei capigruppo comunicando che il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.

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Una delegazione di Apiaresos, l’associazione di categoria che rappresenta la maggioranza dei 1.700 apicoltori sardi, ha incontrato i capigruppo del Consiglio regionale per sollecitare la soluzione di alcuni problemi di particolare importanza per lo sviluppo e la crescita del settore.

Gli apicoltori hanno illustrato un pacchetto di proposte comprendente l’attuazione della legge regionale 19/2015, il riconoscimento di provvidenze per i danni causati dalla siccità, lo sblocco di alcune misure del Psr, la ridefinizione della cosiddette “produzioni standard” e la modifica del Ppr, che attualmente impone ai nuovi operatori di esercitare la loro attività in una superficie minima di 5 ettari.

Questi interventi, hanno sostenuto, consentirebbero il rilancio del settore che, partendo dalla tradizionale coltura del miele, sta cercando di costruire una vera e propria filiera con altre produzioni come la pappa reale ed il polline.

Dopo un dibattito nel corso del quale hanno preso la parola il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto ed i consiglieri regionali Piero Comandini (Pd), Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp), Domenico Gallus (Psd’Az-La Base), Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ed Antonello Peru (Forza Italia) il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ha assicurato l’impegno di tutti i gruppi per recepire le istanze espresse dalla categoria.

«Esistono le condizioni – ha detto fra l’altro Gianfranco Ganau – per intervenire in tempi molto brevi sia sulla legge 19/2015 che all’interno della finanziaria, nel quadro degli stanziamenti già previsti per il comparto agricolo; su quest’ultimo aspetto una prima verifica potrà essere fatta venerdì nell’incontro già programmato con l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria. Per quanto riguarda invece la modifica del Ppr – ha concluso Gianfranco Ganau – dovrà essere necessariamente inserita all’interno della nuova legge urbanistica.»

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Il Consiglio regionale stamane ha approvato il passaggio agli articoli della Manovra finanziaria 2018/2020.

Il primo intervento della mattinata è stato quello del consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) che ha parlato di «una finanziaria senza grandi vedute e senza un disegno ben preciso del futuro della Sardegna, disegno che invece dovrebbe essere tracciato dalla classe dirigente con una prospettiva ampia nell’arco di 5-10 anni, altrimenti non si riesce ad uscire dalle solite forme di assistenzialismo come il Reis che fra l’altro sta dando enormi grattacapi a tutti gli uffici comunali della Regione». Tutti i giorni, ha ricordato Tocco, «assistiamo a mobilitazioni contro le istituzioni nonostante i sardi non siano un popolo con la vocazione dello scontro ma cercano invece il dialogo ricevendo purtroppo in cambio solo pacche sulle spalle». La Sardegna, ha sostenuto il consigliere, «ha soprattutto bisogno di trovare il coraggio di imporsi contro le scelte del Governo centrale, meglio se in un clima unitario fra maggioranza ed opposizione, per far sentire alta la voce della comunità, come hanno fatto altre Regioni». Perché non basta più, ha protestato Tocco, «spostare numeri e poche risorse da una colonna all’altra del bilancio, chi sta sul territorio si chiede da dove venga la ripresa annunciata dall’Istat, perché in giro si vede solo malessere e disappunto; ultimo episodio la protesta dei medici proprio perché si sono resi conto che in questa finanziaria non c’è un programma forte nemmeno per la sanità ma solo buchi da tappare». «La Sardegna però ci guarda», ha concluso, «e non possiamo deluderla».

Sempre per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha definito la finanziaria «del tutto inadeguata anche se non disperiamo di riuscire a modificarla in qualche parte con gli emendamenti mirati che abbiamo proposto nel quadro di un clima nuovo fra maggioranza ed opposizione». Nel metodo, ha aggiunto Marco Tedde, «abbiamo visto la maggioranza impegnata in una corsa contro il tempo non per rispondere meglio ai problemi di famiglie ed imprese ma solo per ragioni elettorali, per appuntarsi sul petto una medaglietta e distribuire le solite mancette elettorali». La fretta ha prodotto però una cattiva legge, secondo Marco Tedde, «una legge incompleta dalla quale manca la programmazione di 40 milioni di euro segnalata puntualmente dal Cal con motivazioni che noi condividiamo perché vogliamo che siano destinati ad esigenze reali della Sardegna». I problemi reali della nostra Regione erano e restano immensi, ha continuato il vice capogruppo di Forza Italia, «ma non sono stati nemmeno sfiorati nel recente incontro fra il leader del Pd Matteo Renzi ed il fedele presidente Francesco Pigliaru, che fa il paio con quello tenuto il 9 novembre scorso nell’incontro con il premier Paolo Gentiloni, che non ha prodotto niente fatta eccezione per un po’ di propaganda, perchè la Sardegna è stata umiliata col fallimento delle trattative fra Governo e Regione su tutti i fronti, dagli accantonamenti all’insularità». La legge di stabilità risente in negativo di questo clima, ha concluso, «e dell’arrendevolezza di chi, a fronte di oltre 1 miliardo di maggiori costi per l’insularità, si fa bastare 15 milioni».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra Sarda) ha espresso in apertura il suo apprezzamento sull’operato del presidente Francesco Pigliaru in materia di servitù militari, «con novità importanti per la Sardegna soprattutto per le ottime prospettive della ricerca scientifica anche se serve maggiore attenzione alla tutela della salute dei cittadini. Il presidente Francesco Pigliaru ha avuto coraggio, ha proseguito, «nelle servitù come nella riforma sanitaria che ha tutti i numeri per combattere gli sprechi e mettere al centro il cittadino-paziente e quindi, anche sulla finanziaria sarebbe stato necessario lo stesso coraggio ma purtroppo siamo di fronte ad una legge scontata e priva di orizzonti». Le politiche attive del lavoro non si percepiscono, ha sottolineato, «ma si percepiscono solo sfiducia e malessere mentre assistiamo alla continua chiusura di aziende con l’unica prospettive di accedere agli ammortizzatori sociali». Sotto questo profilo, ha poi lamentato Fabrizio Anedda, «le audizioni in commissione Bilancio non sono state di grande aiuto: il mondo imprenditoriale ha chiesto meno burocrazia e più credito, ma non ha parlato né di banda larga né della sofferenza del tessuto delle pmi o delle difficoltà del porto canale di Cagliari che perde mercato, neè del comparto del sughero né della crisi industriale di Ottana, mentre i sindacati hanno chiesto risorse per lavoro attivo ma non hanno esposto un progetto, sollecitando la spesa di 100 senza criterio come i 45 per i pastori che, alla fine, premiano gli industriali». In sintesi, ha concluso il consigliere, «si continua a privilegiare solo l’assistenzialismo, fatto di cantieri e bonus senza progetti industriali; l’assistenza in molti casi è necessaria ma è cosa diversa dallo sviluppo, per questo bisogna avere il coraggio dire no a queste politiche e puntare sulla crescita della Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis è partito dall’analisi sulle differenze nella valutazione del quadro economico ed occupazionale, dichiarando che «servono invece convergenze sui dati fondamentali dell’economia per contenere una certa bulimia della comunicazione che spesso trae in inganno, ed occorre soprattutto calarsi invece a fondo dentro la realtà sarda per la quale tutti devono fare lo sforzo di ascoltarsi e individuare terreni possibili di condivisione». Entrando nel merito dell’esame del documento, Tunis lo ha definito «abbastanza orizzontale nel senso che non appare in grado di individuare le stesse strategie della Giunta, per cui va fatto da tutto il Consiglio uno sforzo di concretezza in materia di entrate, di razionalizzazione della spese, di selezione delle priorità». Noi proponiamo, ha spiegato, «misure che riteniamo siamo sostenibili da tutti anche perché c’è un pericolo oggettivo, la diffusione dell’economia digitale. che nelle prossime due annualità impatterà sul sistema sardo con un esodo di massa dal mondo del lavoro di migliaia di persone poco specializzate; in altre parole la nostra economia fragile è ancora più a rischio nella capacità di trattenere risorse umane qualificate e non c’è il tempo di aspettare ma la necessità di fare presto qualcosa». Illustrando alcuni emendamenti del suo gruppo per arginare fenomeno Stefano Tunis ha parlato di incentivi alle aziende che investono nel digitale, bonus assunzioni del 50% per chi impiega risorse umane specializzate e specializzabili, sostegno alla contrattazione di secondo livello. Su questi punti, ha concluso, «siamo disposti a lavorare con la massima serietà e con apertura al dialogo, a condizione che si metta al centro delle strategie della Regione l’economia digitale».

Per il Pd il consigliere Lorenzo Cozzolino ha ricordato che, in qualche modo, «anche questa finanziaria è figlia di un lungo periodo di crisi che ovviamente la penalizza, per cui in questi momenti difficili, a prescindere dai ruoli, ognuno deve dare il massimo per consentire il varo di una manovra adatta ad affrontare i problemi attuali, dallo sviluppo al sostegno dei più deboli». Si intravedono, a giudizio di Lorenzo Cozzolino, «i primi segnali di ripresa economica e proprio per questo dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi in questa difficile risalita perché la Sardegna guarda alle istituzioni in attesa di un impulso decisivo». Soffermandosi sui problemi della sanità appena riformata, l’esponente del Pd non ha nascosto le perplessità che ha suscitato chiarendo però che «l’intervento era necessario per cambiare un sistema che accusava il peso degli anni, in un contesto reso ancora più complicato dall’invecchiamento della popolazione, dalla diffusione di alcune patologie, dalla morfologia dell’Isola e dall’aumento del disagio economico». La tutela della salute, in altri termini, «secondo Lorenzo Cozzolino «non può subire involuzioni da una politica troppo rigorosa di risparmio ed i tagli non devono incidere sulla qualità dei servizi e l’aggiornamento degli operatori,  senza dimenticare che le politiche sociali soffrono di una forte insufficienza di mezzi finanziari che va corretta per evitare ricadute negative sulle persone non autosufficienti, correzione tanto più auspicabile se si tiene conto della finanziaria nazionale che, al contrario, ha incrementato i fondi che hanno questa destinazione». Da sempre, ha concluso il consigliere, «la finanziaria è terreno di scontro ma credo che dobbiamo adoperarci per il dialogo: noi abbiamo rispettato i tempi evitando esercizio provvisorio ma occorre che la Giunta dimostri capacità di ascolto in vista dell’interesse comune di servire il popolo sardo».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, dopo aver ribadito che «la minoranza ha sempre tenuto un atteggiamento costruttivo come è stato dimostrato anche nel percorso che ha accompagnato la finanziaria», ha osservato che «anche alcuni interventi della maggioranza hanno espresso alcune riserve che coi condividiamo». Il documento, ha affermato la Zedda, «evidenzia per noi alcune gravi lacune che risalgono al 2014, soprattutto per quanto riguarda la programmazione integrata ed il sostegno al sistema economico perché i dati parlano chiaro: a fronte della spesa di risorse ingenti sono stati sottoscritti solo 5 accordi sottoscritti e solo 2 convenzioni, l’innovazione in cui si parla di tanti passi avanti ma senza conoscere il reale apporto economico e tecnologico di partner dal nome altisonante, la burocrazia ancora troppo pesante perché ogni anno, compreso questo, si vive il dramma dei sardi che non riescono a vedere i contributi della spesa sociale cui hanno diritto». Se lo scopo è quello di approvare per tempo la finanziaria, ha detto ancora Alessandra Zedda, «bisogna concentrarsi sullo snellimento di queste procedure, perché il Reis va avanti troppo a rilento, la sanità è bloccata da una riforma che non porterà risparmi ma produrrà più spesa e più inefficienza». I nostri emendamenti, ha concluso, «tendono ad aumentare le risorse per il lavoro, le politiche sociali e le attività produttive; se è vero che c’è ripresa economica questo è il momento di renderla più solida».

Per i Riformatori sardi il consigliere Luigi Crisponi ha lamentato che «nei giorni scorsi si è assistito a fantastici annunci sui alcuni dati positivi dell’economia, esposti con largo spazio sui media, che sono privi di riscontri nella realtà e c’è poco da cantare vittoria come dimostra il report 2017 della Banca d’Italia: attività economica presenta una crescita modesta di appena il 0.4%, c’è calo verticale delle esportazioni di 11 punti in meno rispetto al 2007». Sono cifre strutturali molto preoccupanti, ha ammonito Luigi Crisponi, «perché il segno meno è diffuso dappertutto a parte il turismo che però viene preso a schiaffi e depredato, come il commercio, l’artigianato ed il tessuto delle piccole e medie imprese; parlando con gli imprenditori, inoltre, ci si rende conto che gli imprenditori sono lasciati soli mentre nel sistema del credito, nel silenzio più totale, stanno chiudendo decine di sportelli territoriali soprattutto nei centri più piccoli». Soprattutto le piccole comunità, ha detto il consigliere, «sono le più minacciate dallo spopolamento e sono quelle ancora più in sofferenza eppure non hanno l’attenzione della Regione, per cui occorre chiedersi di fronte a questa finanziaria vuota quali siano le prospettive per la Sardegna che soffre e chiede infrastrutture, innovazione, formazione, decisioni incisive sul futuro: veniamo da quattro anni neri e non vediamo speranza, come non la vedono nemmeno le famiglie numerose che credono in un progetto di vita fortemente legato alla nostra identità più profonda».

Dopo l’on. Luigi Crisponi ha preso la parola l’on. Giuseppe Fasolino (FI), che ha detto: “Oggi ci accingiamo a discutere l’ennesima manovra finanziaria, adeguata al periodo che stiamo vivendo. Altro che dati positivi: è vero che l’economia sarda sta migliorando ma siamo sempre l’ultima ruota del carro. E non è questa Finanziaria, così poco coraggiosa, a rappresentare un’opportunità né sotto il profilo del lavoro né sotto quello dei trasporti. Ci si riempie sempre la bocca sull’allungamento della stagione turistica ma poi non si fa nulla per questo. E non parliamo del sistema ferroviario, dove non ci sono le infrastrutture come testimonia lo studio dell’Istituto Tagliacarne. E non parliamo nemmeno della continuità territoriale, che è sotto gli occhi di tutti. Il punto di fondo è che non avete un progetto di sviluppo della Sardegna in testa e questa manovra lo certifica in pieno. Ma vogliamo prendere per buone le vostre parole e cercheremo di migliorare con gli emendamenti questa manovra”.

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Piero Comandini (Pd), che ha citato Andreotti: “Meglio vivere poco poco tutti i giorni che morire subito. Ecco, è sempre più difficile far quadrare i conti e dobbiamo fare delle scelte per poter vivere tutti i giorni. Abbiamo fatto le nostre scelte, così come abbiamo fatto con la riforma delle riforme, ovvero quella della Sanità, che negli anni futuri ci porterà benefici. Io ne sono convinto. Noi non abbiamo aumentato le tasse in tutti questi anni, né per le imprese e né per le famiglie: c’è poco da banalizzare, andiamo orgogliosi di questo. E siamo anche quelli che approveranno questa Finanziaria entro l’anno corrente. Mai nessuno lo aveva fatto prima e noi lo faremo, aumentando così la capacità di spesa del denaro della Regione. Lo facciamo per agevolare la ripresa economica, che c’è ed è rivelata da un aumento del Pil e dei posti di lavoro. E aggiungo che sotto il profilo degli investimenti, specie sotto il profilo della sicurezza ambientale e delle scuole, non ricordo da molto un’azione simile. Non siamo del tutto soddisfatti ma è ingiusto dire che questa manovra non sia attenta verso la Sardegna”.

E’ intervenuto poi l’on. Emilio Usula (Rossomori), che ha detto: “Certo, è un buon risultato evitare l’esercizio provvisorio ma siamo di fronte a un bilancio predisposto in solitaria dalla Giunta e portato avanti da una maggioranza supina e silente. Tutto per arrivare al risultato di questa approvazione, fatta di accordi trasversali già preparati per non avere intoppi nel percorso. Fate da soli e votate da soli questa manovra: Rossomori non ci sarà e già quando faceva parte della maggioranza noi venivamo snobbati. Il fondoschiena dei sardi riceve in questi giorni calci dolorosi da un governo che dà 15 milioni di euro, dal 2019, a fronte di quello che lo Stato fa nel territorio della nostra Isola. Altro che inversione di rotta sul fronte dell’economia: siamo ultimi tra le Regioni che crescono di meno, anche sotto il profilo dell’occupazione, tanto che i sindacati a gran voce chiedono un piano straordinario per il lavoro”.

Dai banchi di Forza Italia ha preso la parola l’on. Mariano Contu, che ha detto: “Siamo al rito che si ripete, ognuno che dà il suo contributo. Noi daremo il nostro di opposizione, a fronte di una crisi che si è abbattuta in questi anni e che non abbiamo potuto affrontare con i nostri strumenti. I timidi segnali di ripresa resi noti dal governo nazionale e dalla Giunta, parlo di uno 0,6 per cento, sono in gran parte derivanti dalla trasformazione del petrolio alla Saras. C’è dunque poco da essere ottimisti, non siamo purtroppo davanti a un nuovo percorso per la nostra isola, nonostante l’enfasi dell’assessore al Lavoro e di quello al Bilancio. Nel corso degli ultimi due anni sono emigrate più di 24 mila persone: lo dico ai professori di economia che sono qui perché vorrei conoscere cosa ne pensano di tutti questi indici negativi e come pensano di affrontare questo problema e quello rappresentato dallo spopolamento dei piccoli comuni sardi”.

L’on. Michele Cossa ha preso la parola per i Riformatori sardi e ha subito denunciato “note trionfalistiche sulla presunta crescita della Sardegna. Che cresce sì ma nettamente meno di quanto cresca il Paese. Eppure ce ne sarebbero tutte le condizioni per avere un passo ben diverso: la verità è che non riusciamo a cogliere tutte le opportunità. Lo vediamo anche dai flussi turistici del nord Africa, che potrebbero arrivare in parte qui in questo periodo ma se non ci sono aerei è del tutto impensabile che i turisti riescano ad arrivare da noi. I ritardi poi degli assessorati nell’erogazione delle risorse e nella valutazione delle pratiche producono il risultato che le imprese in attesa, non ottenendo risposta, nel frattempo falliscono. Altro che snellimento delle procedure”. Sulle politiche del lavoro l’oratore ha detto: “Abbiamo mai fatto una verifica su cosa hanno prodotto i mille miliardi del piano straordinario del lavoro del compianto onorevole Luigi Cogodi? No. In compenso state promuovendo le stesse politiche, che hanno generato qualche opera pubblica nei paesi, spesso piscine dove non nuota, destinate a una popolazione che non c’è più. Ma soprattutto riproponete modelli di politiche che hanno generato molto precariato.  Noi dobbiamo fare qualcosa che generi opportunità: solo questo inviterà le persone a rimanere nei loro Comuni delle zone interne”.

Per Fratelli d’Italia è intervenuto l’on. Paolo Truzzu, che ha detto: “A leggere questo documento finanziario si ha un’idea della Sardegna differente, di tasse non aumentate e di economia in ripresa. Invece un sardo su tre è a rischio di esclusione sociale nonostante siamo la Regione che spende di più sul sociale. Eppure non c’è nessuna politica verso i papà separati, che vivono a volte un vero dramma. Stiamo spendendo bene questi denari del sociale? E’ il caso che ci interroghiamo su questo e su tanto altro: come mai un bando da 70 milioni di euro per il primo inserimento in agricoltura è fermo a marzo 2017? Quei giovani hanno aperto una partita iva eppure sono in attesa di risposte e non lavorano”. Per l’esponente di FDI “anche l’ambiente e il paesaggio della Sardegna sono un problema del quale dobbiamo occuparci concretamente”.

Secondo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta la legge di stabilità riafferma la linea della Giunta illustrata nelle dichiarazioni programmatica del 2014. «L’esecutivo sembra avulso dalla realtà sarda – ha detto Angelo Carta – la Giunta dovrebbe chiedersi perché il Pil non cresce, perché i poveri sono in aumento, perché i paesi si spopolano, perché proseguono le proteste sotto il Consiglio, perché i giovani emigrano e perché i trasporti non funzionano».

Angelo Carta ha poi rilevato che rispetto al 2014 è calato anche il numero delle imprese operanti in Sardegna: «Allora si contavano 66 attività ogni mille abitanti, oggi sono scese a 62 – ha sottolineato il capogruppo sardista – si sono perse 6339 imprese in questa legislatura e 18.883 posti di lavoro».

Angelo Carta ha quindi puntato l’indice contro sull’esecutivo per la mancata istituzione delle zone franche nei territori colpiti dall’alluvione del 2013: «La Giunta non ha attuato le previsioni delle leggi nazionali – ha affermato l’esponente della minoranza – in compenso avete firmato lo scellerato patto del 21 luglio 2014 che si è dimostrato una sonora fregatura per la nostra Isola». Negativo anche il giudizio sulla vertenza entrate: «Mancano 4,5 miliardi di euro nelle casse regionali, l’accordo con lo Stato si è rivelato un boomerang. Questa finanziaria dimostra che amministrare è difficile, ci avete provato ma non ci siete riusciti».

Daniele Cocco, capogruppo di Art. 1 – Mdp, dopo aver criticato l’atteggiamento del governo nei confronti dell’Isola nella definizione della vertenza entrate, si è concentrato sulla manovra finanziaria: «Stiamo cercando di dare risposte sui temi del lavoro, delle politiche sociali e dell’istruzione – ha detto Daniele Cocco – ci sono 130 milioni di euro per il piano del lavoro, 45 per le politiche sociali, 20 milioni aggiuntivi per l’agricoltura, 17 milioni per le università e l’istruzione. Ci sono però altri problemi in campo che abbiamo il dovere di non tralasciare. Su fronte della Sanità non vediamo accendersi una luce in fondo al tunnel. I problemi continuano ad essere irrisolti, la riforma non ha dato ancora i suoi frutti». Daniele Cocco ha quindi ricordato le liste di attesa ancora troppo lunghe, la difficoltà a curarsi adeguatamente, il caso della donna di La Maddalena costretta ieri notte a prendere il traghetto per andare a partorire. «Su questo noi dovremmo porre grandissima attenzione. La sanità è ancora un problema irrisolto».

Sul tema del lavoro e del contrasto delle povertà, Daniele Cocco ha invitato Giunta e maggioranza a concentrarsi sull’accelerazione della spesa: «Non basta dire che abbiamo la disponibilità di 130 milioni, occorre rendere le risorse immediatamente esigibili. Il tasso di disoccupazione è ancora troppo alto rispetto al resto d’Italia, c’è un miglioramento del Pil ma gli occupati non aumentano. La disoccupazione giovanile al 54% non è più sopportabile».

Un giudizio nettamente negativo sulla finanziaria della Giunta è arrivato dal capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu: «L’Isola è oppressa dal dramma della povertà e della disoccupazione, una situazione allarmante sotto gli occhi di tutti. Per il 2017 serviranno 66 milioni di euro per contrastare la povertà, un fenomeno che riguarda 21mila nuclei familiari. Il fenomeno è preoccupante, la recessione ha colpito soprattutto bambini e ragazzi, l’indice di vecchiaia è in aumento. La politica della Giunta in materia di lavoro è fallimentare».

Gianluigi Rubiu si è poi concentrato sull’azione dell’esecutivo sul fronte finanziario. «Quali sono i risultati raggiunti sulla vertenza entrate? – ha chiesto il capogruppo dell’Udc – la politica di leale collaborazione con il Governo si è rivelata dannosa».
L’esponente della minoranza ha quindi invocato un cambio di rotta: «Servono più risorse per l’istruzione, l’assetto del territorio e l’agricoltura – ha affermato Gianluigi Rubiu – 
8 milioni di euro per il patrimonio boschivo sono insufficienti, così come quelli sulla famiglia».

Gianluigi Rubiu ha poi segnalato l’assenza di risorse per contrastare la siccità e dare un aiuto concreto al settore agropastorale: «Non mi riferisco agli indennizzi destinati alle imprese, parlo di programmazione per evitare che le aziende rimangano senz’acqua – ha detto Gianluigi Rubiu – invece di dar loro il pesciolino occorre fornirle di una canna da pesca. La Giunta pensi a interventi di ricerca idrica per rendere le aziende autosufficienti».

Il capogruppo dell’Udc ha concluso il suo intervento con un riferimento alle politiche per il lavoro: « L’esecutivo ha messo in campo misure inadeguate come la flex security, uno strumento che non ha creato opportunità per gli inoccupati e i disoccupati».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano popolari socialisti, si è detto d’accordo con il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco che aveva segnalato i disservizi della sanità a La Maddalena «Abbiamo fatto una riforma ma occorre riflettere quando crolla il livello dei servizi – ha detto Pierfranco Zanchetta – altrimenti è inutile destinare risorse se viene meno la sicurezza. La Maddalena sconta lo svantaggio di una doppia insularità»

Entrando nel merito della manovra, Pierfranco Zanchetta ha invitato tutti i componenti dell’Aula ad accogliere l’appello del presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini: «Ha detto che il 2018 dovrà essere l’anno della chiamata di tutta la Sardegna alla battaglia sugli accantonamenti. Mi auguro che il suo invito possa essere accolto dall’Aula. C’è un ritardo colpevole dello Stato nei nostri confronti, speriamo di poter concludere le battaglia».

Nell’ultima parte del suo intervento Pierfranco Zanchetta si è soffermato sul sistema dei trasporti: «Le difficoltà non riguardano solo i collegamenti con la penisola – ha detto il capogruppo di Cps – occorre potenziare anche i collegamenti con la Corsica, questa finanziaria non prevede niente per la tratta Santa Teresa-Bonifacio. Spero che l’impegno per un disegno di legge ad hoc possa essere mantenuto»

Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds, ha invitato l’Aula a non leggere la manovra in modo scontato o convenzionale. «Nei lavori preparatori e nelle audizioni in Commissione è emersa un’esigenza: la velocità della spesa – ha sottolineato Gianfranco Congiu – far arrivare in fretta le risorse è un tema decisivo e importante. Condivido la lettura di Art. 1 – Mdp: l’agricoltura, il lavoro e l’istruzione possono essere i pilastri di questa manovra  al pari dell’individuazione di procedure snelle per la spendita delle risorse. Per questo abbiamo proposto l’attivazione di un fondo rotativo che immetta danari nel mondo del lavoro. Ci stiamo confrontando con l’esecutivo, c’è la disponibilità della Giunta a discutere. Auspico che la manovra possa essere esitata nei termini previsti».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha ricordato in apertura del suo intervento i numeri della manovra 2018: «E’ una finanziaria da 7,7 miliardi, gran parte delle risorse è destinata alla Sanità. Un settore che stiamo cercando di riformare. Altri fondi importanti saranno messi a disposizione per la lotta alla povertà e per le politiche sociali, per la scuola e l’università».

Pietro Cocco ha quindi invitato maggioranza e opposizione a un diverso metodo di discussione: «La finanziaria va raccontata senza enfasi così come vanno raccolti con cautela i dati positivi sull’andamento del mercato del lavoro – ha detto Pietro Cocco – ci sono però dei dati di fatto come la pressione fiscale inalterata. Irpef e irap rimangono invariati. E’ un dato che va evidenziato».

Il capogruppo del Pd è poi sceso nel dettaglio della manovra: «Mettiamo a disposizione 130 milioni per il lavoro, le parti sociali ne chiedevano 100 – ha rimarcato Pietro Cocco – ci sono poi 20 milioni per le università che si aggiungono ai 70 milioni già previsti per l’edilizia scolastica e ai 20 per i programmi didattici. L’agricoltura avrà altri 20 milioni che integrano i 25 nazionali. Soldi che si aggiungono ai 45 milioni dei mesi scorsi per il settore ovicaprino».

Cocco ha poi rivendicato l’azione della maggioranza per il contrasto della povertà: «Lo stanziamento per il Reis è di 45 milioni di euro. Sono risorse che andranno ai comuni per destinarli a persone in difficoltà. La legge sul Reis l’abbiamo fatta noi, non esisteva prima. Una vera amministrazione si giudica dal grado di interesse che dimostra per le fasce più deboli della società».

L’esponente della maggioranza ha quindi annunciato la presentazione di alcuni emendamenti (5 milioni per il trenino verde, 4 per il piano neve, 6,5 per i cantieri verdi comunali) e difeso le politiche della Giunta per gli enti locali: «Confermiamo lo stanziamento di 600 milioni euro per il fondo unico – ha concluso Cocco – misuriamoci sui numeri e lasciamo perdere le questioni di parte».

Di diverso avviso il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Raccolgo l’invito di Pietro Cocco e cerco di concentrarmi sui numeri – ha detto – non si possono pertanto sminuire i dati Svimez sull’andamento del mercato del  lavoro perché altrimenti si rischia di alimentare l’antipolitica. I numeri che snocciolate non sono veri, i sardi si ritrovano il nulla in tasca».

Sulla dotazione finanziaria destinata alle politiche attive per il lavoro, il giudizio di Pittalis è stato netto: «Leggo che 127 milioni vengono destinati al lavoro ma è tutto rimandato a protocolli d’intesa. Non c’è un’azione concreta, state creando illusioni e aspettative. La Sardegna è tra le regioni più povere dell’Europa, questa è la realtà – ha sottolineato Pietro Pittalis – è l’effetto di una crisi che viene da lontano, la Sardegna è ancora oggi in recessione. Lo Svimez dice che il Pil crescerà nel 2017 dello 0,6% : è un’inezia rispetto all’aumento del Mezzogiorno che segna un +1,3%. In Campania è del 2,4%, in Calabria dello 0,9%. C’è qualcosa che non ha funzionato nelle politiche economiche che avete messo in campo in questi 4 anni».

Il capogruppo  di Forza Italia ha quindi ricordato i numeri sulla disoccupazione: «In Sardegna il tasso complessivo raggiunge il 17,3%, quella giovanile il 56,3% – ha aggiunto Pietro Pittalis – eppure l’assessore al Lavoro smentisce questi dati richiamando gli impieghi stagionali nel settore turistico. Si enfatizza un dato che nella realtà non esiste. L’unica notizia vera è che è calata la cassa integrazione: questo perché sono stati espulsi dal mercato del lavoro centinaia di lavoratori che non hanno più diritto agli ammortizzatori sociali».

Rivolto all’assessore Raffaele Paci, Pietro Pittalis ha poi concluso: «Deve essere lei a dare risposte sulle cose che non hanno funzionato. Le riforme che avete posto in essere sono funzionali all’apparato burocratico e poco utili all’interesse dei sardi. E’ quello che è successo con la riforma sanitaria che non ha portato a una contrazione dei costi e non ha migliorato i servizi».

Stessa considerazione sugli enti locali: «Vi vantate di aver previsto lo stesso stanziamento dello scorso anno senza però tener conto dei mutati bisogni. I comuni si fanno carico del sociale e delle disabilità. State lasciando i sindaci da soli a contrastare la povertà, un fenomeno in costante aumento».

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha ricordato il quadro di riferimento in cui si inserisce la manovra e che, a suo giudizio, delinea una tendenza in miglioramento per l’occupazione. «Non è tutto risolto – ha dichiarato Raffaele Paci – però c’è la consapevolezza del lavoro che facciamo e che beneficiamo di una migliore condizione del Paese e dell’Europa».

L’assessore, anche con riferimento alle dichiarazioni rese in proposito dal capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha evidenziato il dato del Pil sardo nel 2016 (+0.6%) non tanto per dirsi soddisfatto dell’incremento percentuale del prodotto interno lordo della Sardegna quanto per sottolineare che “si tratta del primo segno più dopo sette anni consecutivi di recessione”. «Posso dire che i segni meno sono responsabilità di chi governava allora? – ha affermato Paci – No, non posso affermarlo ma posso salutare con favore un segno di ripresa dopo che nel 2013 abbiamo registrato un meno 3.3% di Pil, nel 2015, meno 0.6% e poi un più 0.6%».

«Le stime per il 2017 – ha proseguito il vice presidente della Giunta – indicano un più 1,3% di Pil e se così sarà vuol dire che registriamo un crescita per il secondo anno di fila, un evento che in Sardegna manca da quindici anni».

L’assessore ha quindi ribadito l’opportunità di proseguire con le politiche che dal 2014 sono state messe in campo («sono quelle di stampo keynesiano con investimenti infrastrutturali») ma ha riconosciuto che la “velocità” delle misure non è quella attesa («dal muto pensavamo di “tirare” 150 milioni ma ci fermiamo a 70») ed ha indicato nel “sistema” burocratico e amministrativo le ragioni di tale lentezze («per fare un appalto servono anni e poi bisogna aspettare i ricorsi»). 

Paci ha quindi sommariamente illustrato le iniziative contenute nella manovra ma ha ribadito la scelta per «una finanziaria aperta» ed ha confermato che tra «i vari emendamenti mettiamo in campo circa 250 milioni di euro», cento dei quali destinati a un «piano per il lavoro».

Sono quindi intervenuti per dichiarazioni di voto i consiglieri di Forza Italia, Marco Tedde, Giuseppe Fasolino e Alessandra Zedda che hanno ribadito le critiche alla Manovra e contrarietà alla proposta della Giunta. Posizione analoga a quella dichiarata dai consiglieri dei Riformatori, Luigi Crisponi e Michele Cossa, mentre il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, è intervenuto per annunciare il voto di astensione al passaggio agli articoli. A favore si è espresso invece il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd) e un’altra volto contro il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis.

L’Aula con 28 favorevoli e 12 contrari ha approvato, dunque, il passaggio all’esame degli articoli e degli emendamenti della Manovra 2018-2020 ed il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusi i lavori, annunciando la convocazione dell’assemblea per domani (giovedì 14 dicembre) alle 10.00 in prosecuzione dell’ordine del giorno.

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Il Consiglio regionale ha dato il via libera all’intesa Regione-Ministero della Difesa sulla riduzione delle servitù militari ed ha approvato due ordini del giorno di maggioranza ed opposizione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau e, dopo le formalità di rito, si è aperta la discussione sulle comunicazioni rese in Aula dal presidente della Regione sul regolamento per le servitù militari.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, si è detto non soddisfatto dai contenuti del protocollo illustrato nella mattinata dal presidente Francesco Pigliaru ed ha evidenziato che gran parte del documento richiama risultati già ottenuti, come la disponibilità della spiaggia di Porto Tramatzu o l’interruzione delle esercitazioni nei mesi estivi a Capo Frasca. «Ma – ha affermato l’esponente della minoranza – la Sardegna non può perdere l’economia dell’esercito, dei poligoni e delle basi militari». «Dobbiamo rivendicare i nostri diritti – ha proseguito Gianluigi Rubiu – ma le forza armate devono restare in Sardegna perché sono una risorsa da salvaguardare».

Il capogruppo Udc ha quindi elencato i punti principali di un ordine del giorno da sottoporre all’esame dell’Aula: implementazione del progetto Siat; sostegno al completamento della Brigata Sassari con un nuovo reggimento a Pratosardo; impegno prioritario dei militari sardi; riapertura del centro di reclutamento Sardegna; utilizzo e riconversione dei bunker per finalità turistiche e verifica puntuale delle bonifiche.

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha espresso soddisfazione per i termini dell’accordo illustrato dal presidente della Giunta («è un buon compromesso») ed ha ricordato i numeri della presenza dei militari nell’Isola, salutando con favore il riconoscimento degli indennizzi per i pescatori interessati dalle limitazioni di Capo Frasca e la possibilità di realizzare un approdo nell’area del porto naturale una volta liberata dalla presenza dei militari. L’esponente della maggioranza ha inoltre salutato positivamente l’istituzione di un osservatorio ambientale indipendente e la sospensione delle attività a fuoco nei mesi estivi. Sul tema degli indennizzi, Rossella Pinna, ha ricordato i ritardi con i quali lo Stato provvede al pagamento degli stessi.

A giudizio di Christian Solinas  (Psd’Az) «il protocollo sulle servitù militari riporta indietro di 40 anni e abbassa l’asticella del confronto tra Stato e Regione» ed ha ricordato le iniziative a suo tempo intraprese da Mario Melis per la riduzione delle superfici e del gravame militare. «Il protocollo di cui si discute – ha affermato l’esponente della minoranza – è soltanto un atto ricognitivo degli accordi sottoscritti nel corso degli anni e che però non si sono realizzati».

Solinas ha quindi ricordato le posizioni espresse nel lontano 1987 dall’ex presidente Melis sulle servitù militari («non siamo antimilitaristi ma siamo contro tutto ciò che tende alla guerra e non alla difesa dello Stato»). Il segretario dei sardisti ha quindi elencato una serie di immobili ed aree già oggetto di intese e che sono reinserite anche nella proposta di accordo illustrata dal presidente Pigliaru ed ha insistito sulla necessità che la Regione chieda con forza allo Stato investimenti consistenti in ricerca e tecnologia. «In realtà – ha proseguito Christian Solinas – parliamo di un annuncio di accordo dove non si affronta concretamente il tema delle bonifiche e dove manca la previsione di una qualche sanzione a carico di chi non rispetti il crono programma allegato al regolamento per le servitù militari».

Paolo Dessì  (Misto) ha definito il protocollo “vago nei contenuti” ed ha rivolto un invito affinché il tema delle servitù sia affrontato “con rispetto e responsabilità”. «Il protocollo – ha insistito l’ex sindaco di Sant’Anna Arresi – non è un risultato storico perché non ci sono risultati concreti mentre storiche sono le lotte fatte per gli indennizzi ai pescatori e per l’ottenimento dei pascoli nei poligoni». Paolo Dessì ha insistito sull’assenza di riferimenti precisi per le bonifiche dei poligoni ed ha affermato che eventuali investimenti nelle aree militari devono essere fatti solo se si è in grado di dimostrarne i risultati positivi per le popolazioni ed i territori.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha definito “un ottimo risultato” il lavoro del presidente Francesco Pigliaru  («la minoranza ha difficoltà a riconoscere che si fanno passi in avanti ma il lavoro di Francesco Pigliaru non riguarda la maggioranza consiliare ma l’intera Sardegna») ed ha parlato di “presenza spropositata” in riferimento all’estensione delle basi e delle aree militari. Antonio Solinas ha quindi insistito sul poligono di tiro sul lago Omodeo lamentandone la presenza e evidenziando danni e disagi per le comunità locali. L’esponente della maggioranza ha quindi invitato il presidente della Giunta perché si realizzi un poligono di tiro all’interno di un poligono esistente così da liberare dai vincoli l’area attualmente interessate sul lago Omodeo.

Stefano Tunis (Fi) ha invitato il presidente della Giunta a cancellare la parola “storico” limitandosi a descrivere solo “un accordo”. «L’approccio al tema – ha spiegato l’esponente della minoranza – ha naturali diversificazioni all’interno delle coalizioni e delle forze politiche ma oggi parliamo di un documento di sintesi che è racchiuso all’interno dei confini delineati nell’ordine del giorno approvato all’inizio della legislatura». Tunis ha quindi ricordato i punti elencati nel documento presentato dai capigruppo della minoranza (Pittalis, Rubiu, Dedoni e Truzzu) ed ha così concluso: «Conta l’obiettivo rispetto al futuro e cioè mantenere in piedi un rapporto virtuoso con un pezzo importante dello Stato».

Franco Sabatini (Pd) ha espresso un giudizio positivo sull’accordo per le servitù («usciamo da una posizione ideologica e di chiusura e affrontiamo seriamente un tema dibattuto da anni») ed ha affermato: «Sono un autonomista convinto ma mi sento cittadino italiano e la Sardegna deve dare contributo per la difesa dello Stato». L’esponente della maggioranza ha insistito sulla opportunità di scongiurare “posizione di chiusura” ed ha salutato con favore il crono programma: «Lavoriamo ora perché si realizzino investimenti in ricerca e per l’uso duale delle basi presenti in Sardegna».

Augusto Cherchi (Pds) ha invitato il presidente della Giunta «a non considerare le posizioni contrapposte come una diminutio del suo operato». L’esponente della maggioranza ha quindi affermato di non riconoscersi né tra le posizioni dei qualunquisti né in quelle dei populisti ed ha ricordato il documento della commissione Difesa del parlamento con la promessa di un piano di progressiva riduzione delle servitù e la dismissione di alcuni poligoni. Augusto Cherchi ha inoltre ricordato la relazione della commissione di inchiesta sui poligoni, presieduta dal deputato sardo Gian Piero Scanu, per ricordare l’omertà e la scarsa trasparenza su ciò che nei poligoni sardi è avvenuto soprattutto in ordine alla salute e all’ambiente. Il consigliere del Partito dei Sardi ha così concluso: «Non posso essere contento di un accordo che utilizza solo parte delle nostre prerogative e inizia in maniera troppo blanda».

L’on. Piero Comandini (Pd) ha ricordato le battaglie sardiste e della sinistra sarda ai tempi della Guerra fredda e ha detto: «La pace passa anche attraverso l’addestramento e la preparazione dei militari. Oggi ci sono oltre settemila militari italiani, anche sardi, in Siria come in Afganistan: dobbiamo considerare la loro opera e quanto è necessaria la formazione dei militari. Da novembre del 2017 sono necessarie le bonifiche dei poligoni ed è un passo importante, come questo protocollo di intesa che per la prima volta vede la Regione non andare dallo Stato col cappello in mano. Per la prima volta la Regione e gli enti locali sardi chiedono e ottengono dallo Stato che siano affermati i loro diritti. Non sarà il generale di turno a consentirci di usare d’estate le nostre spiagge: non è poco né molto ma è un passo avanti importante. Ed è importante anche la cessione definitiva di parti importanti di territorio come Porto Tramatzu, che viene ceduto definitivamente alla Regione. Inizia oggi un percorso, nel modo migliore e nel ricordo di tutti coloro, indipendentisti e no, vogliono difendere il territorio. E tra questi ci sono anche i militari».

Per l’on. Marco Tedde (FI) «qui non si tratta di essere militaristi o meno. Il protocollo, lo dico da cittadino sardo, è una vera delusione: la montagna ha partorito un topolino. C’è il protocollo ma non c’è l’intesa: è un documento di semplice ricognizione di precedenti attività. Nulla di nuovo porta al dibattito politico: serve più che altro alla Giunta e al suo presidente per giustificare il fallimento totale dell’incontro di novembre scorso con il presidente Paolo Gentiloni. Questo è un pacco privo di contenuti veri: propaganda che non serve ai sardi e nemmeno ai militari. Già oggi la stampa ha detto che il presidente Francesco Pigliaru ha raggiunto l’obiettivo. E cioè? Quale sarebbe l’obiettivo?».

Sempre dai banchi di Forza Italia ha preso la parola l’on. Alessandra Zedda, che ha detto: «Credo che il presidente Francesco Pigliaru sia in buona fede ma quando si tratta con lo Stato tutto è complicato e non sarà un nostro ordine del giorno  a sistemare le cose. Purtroppo, è l’approccio del governo, quando tratta con la Sardegna, a non essere leale né corretto. Non intravedo in questo protocollo né vittoria né liberazione e non capisco come qualche testata sarda abbia malinteso il senso e il contenuto del protocollo. Non spacciamo per liberazione quello che non è. Anche perché forse io non voglio nemmeno liberarmi di tutte le servitù militari. Guardo le carte di cui siamo in possesso: perché non si scrive ora nel dettaglio le aree che dovranno essere cedute? Non credo alla buona fede del Governo italiano su questa materia e per questo non mi accontento di questo protocollo».

Per i Rossomori è intervenuto l’on. Emilio Usula, che ha detto: «La Sardegna paga all’Italia un prezzo che nessuno paga in Italia e in Europa, come base logistica per guerre vere con morti veri, sempre più tra i civili. Il 65 per cento delle servitù italiane e oltre il 20 per cento di quelle europee è concentrato in Sardegna. Noi voteremo contro questo protocollo e contro l’ordine del girono proposto questa mattina. Ed al presidente Pigliaru chiediamo di tornare dal governo e spiegare che noi non accettiamo tutto questo». L’oratore ha ricordato i contenuti degli ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale in questa legislatura sul tema delle servitù militari ed ha aggiunto: «Non è possibile accettare un protocollo che contrasta con quanto abbiamo approvato sino a oggi nel parlamento sardo».

E’ intervenuto poi l’on. Paolo Zedda (Sinistra), che ha detto: «Se un buon poeta non trova un terreno da scavare è obbligato anche a grattare nella roccia. Certo che i risultati ottenuti da questo protocollo non sono identici agli obiettivi che ci eravamo posti nel 2014. La nostra controparte sono i militari, molto difficili da smuovere: questo dobbiamo saperlo.  E dobbiamo anche ricordare che abbiamo dei compensi dello Stato, quando ce li da: 15 milioni ogni cinque anni a fronte di trentamila ettari vincolati e ottanta chilometri di coste. Tre milioni l’anno è il bilancio di un ristorante ben avviato, giusto per capirci”. L’oratore ha proseguito: “Qualche elemento di questo accordo è importante, come la cessione della caserma Ederle di Cagliari, anche se vorrei qualche informazione in più. Voterò comunque a favore ma con riserve: ci sarà bisogno di incontrare ancora il governo e chiedo al presidente Pigliaru di affidare subito uno studio sugli impatti economici negativi nella crescita della Sardegna derivanti dalla presenza di tante servitù e aree militari».

L’on. Luigi  Crisponi (Riformatori) si è detto contrario «ad iscriversi all’elenco dei favorevoli e dei contrari. Il confronto è più importante perché, piaccia o no, il 60 per cento delle servitù italiane è qui ed è sottratto all’economia turistica. Questo deve essere ricordato sempre. Ma il problema è che nel protocollo Pigliaru si torna su temi che furono già oggetto di sottoscrizione nel 1997, come la vicenda della caserma di Pratosardo e della vecchia caserma Loi di via Sardegna a Nuoro». L’oratore ha aggiunto: «E’ un protocollo di intesa fallace, che dimentica tante cose come il fatto che la nostra costa è punteggiata di avamposti militari degli anni ’40, manufatti militari che potrebbero rappresentare una occasione economica».

Per il Pds ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu, che ha detto: «Curioso che nessuno abbia ancora pronunciato la parola “colonizzazione”, curioso che nessuno abbia sentito il dovere di ricordare quanto accadde nel 1956, quando la Sardegna fu colonizzata per mano del ministero della Difesa. Oggi veniamo chiamati a un giudizio di accettabilità dello schema di protocollo di intesa: in questo giudizio di portiamo dietro la sensazione di essere una colonia e il desiderio di non esserlo più. Ma valutiamo l’intesa per quello che è: non ci va che questo protocollo sia finalizzato al coordinamento delle attività militari in Sardegna, come recita il titolo della proposta. Noi vogliamo che sia chiaro che non siamo all’anno zero in questo percorso di liberazione della Sardegna dal processo di colonizzazione. Se è vero che dal 2014 il ministro Pinotti dice che non ci sono esercitazioni a fuoco d’estate, che bisogno c’era di metterlo nell’accordo. Anche sulla restituzione di Porto Tramatzu c’è da dire e pure sulla caserma Ederle. E pure sulle bonifiche».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha affermato che «la coscienza della necessità di un’efficiente difesa nazionale non impedisce di essere favorevoli alla drastica riduzione delle servitù militari, che hanno oggettivamente un carico insostenibile ed anche per questo va sostenuta la nostra proposta di legge di restituire all’uso civile le installazioni militari dismesse presenti nella nostra Regione». «Nel documento – ha però osservato – ci dovevano essere scritte ben altre cose invece ne è venuto fuori un testo generico senza nemmeno un apparato sanzionatorio; noi non sottovalutiamo l’impegno del presidente e difficoltà di trattare con un ministero che ha sempre dimostrato nei confronti della Sardegna chiusure pregiudiziali, anzi evidenziamo alcune cose positive come l’utilizzo di strutture militari per finalità di ricerca e sperimentazione che fino a ieri era un tabù, ed i programmi di sviluppo della cyber security». «Servono anche – ha aggiunto Michele Cossa – risposte chiare sulle spettanze dei Comuni gravati da servitù, in attesa da 8 anni che lo Stato rispetti la legge e su questo non c’è niente da discutere; su questo il ministro Pinotti ha detto che le somme sono perente e le Regioni devono fare una apposita domanda, per cui bisogna sapere se la Sardegna lo ha fatto o se lo Stato vuole continuare a resistere su somme dovute e già iscritte a bilancio dai Comuni, che a causa di questi problemi rischiano di andare in dissesto finanziario, dai 3 milioni di Teulada ai 2 di La Maddalena».

Il consigliere del gruppo Misto-Fdi Paolo Truzzu ha lamentato che «ogni volta che si parla di servitù militari nascono contrapposizioni fra due parti che stanno nelle rispettive barricate e, personalmente, non mi riconosco in questo approccio ideologico che è causa di grave danno alla Sardegna». «Non so se è un documento storico che segna una svolta nei rapporti fra la Sardegna e lo Stato – ha dichiarato Truzzu – ma ha il pregio di avere un approccio non ideologico, quindi se è vero che la Sardegna da più territorio alle servitù è vero anche che occupano una superficie di appena l’1% e alcune di queste zone pregiate sono rimaste così solo perché c’erano i militari, altrimenti ci saremmo lamentati di ben altri scempi». Affrontando il tema della salute pubblica, Truzzu ha sostenuto che «sulla salute non si scherza ma bisogna avere anche il coraggio di dire che chi abita intorno ai poligono sta meglio di chi vive attorno ai grandi poli industriali dell’isola». «Ritengo – ha continuato – che la presenza dei poligoni possa essere ridotta e il documento può aiutarci a farlo, anche perché la parte più interessante è quella dedicata alla ricerca “duale” sulla quale dovremmo lavorare di più perché può consentirci una effettiva riduzione delle servitù, nel senso di sviluppare un vero settore industriale e fare della Sardegna una nuova piattaforma della ricerca». In definitiva – ha concluso – è un primo passo che rimanda a successivi accordi tutti da scrivere, con attenzione prima di tutto alla bonifiche a condizione che non siano pagate solo dai sardi, al problema della regionalizzazione dei centri di arruolamento, alla rimozione dei vincoli che impediscono ai Comuni di spendere le risorse degli indennizzi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha ricordato l’accordo Melis-Spadolini sulle servitù e quello del 2008 sulle dismissioni di Soru, aggiungendo che «oggi si scrive un nuovo capitolo importante con risultati che il presidente Francesco Pigliaru ha ottenuto scavando nella roccia come una goccia, al termine di una trattativa seria ed apprezzabile che può procedere altrettanto seriamente con tutte le condizioni per ottenere progressi fondamentali». «E’vero – ha protestato – che i militari tendono a non concedere niente ma non per questo deve venir meno il nostro impegno a ridurre le servitù della Sardegna puntando sulla tutela ambientale, sulla liberazione di vasti territori da destinare al turismo, sulla ricerca scientifica, punti qualificanti dell’accordo anche se, per quanto riguarda i rimborsi destinati ai Comuni occorre accelerare». «Vengo da La Maddalena – ha ricordato Pierfranco Zanchetta – nata storicamente con la Marina Militare dove tuttavia, nel ’54, è nato il primo Club Mediteranee, simbolo di una convivenza che anticipava la modernità; vogliamo tornare a quel periodo positivo diventando il simbolo di una nuova eccellenza nei mestieri del mare e nella formazione aperta al mondo esterno».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto, rivolto alla sua area politica di appartenenza, ha definito «un errore della sinistra dimenticare che il meglio è nemico del bene e che i risultati arrivano con la pazienza costante del contadino», esprimendo sostegno al presidente «se documento si colloca all’inizio del percorso e non viene considerato come punto d’arrivo, perché ci troviamo nel mezzo di un percorso politico che parte da Mario Melis ed è continuato con la politica che ha cercato di trasformare la Sardegna da portaerei ad isola di pace». «Per questo – ha aggiunto – chi pensa che il documento non sia un grande risultato sbaglia, è invece un risultato che la sinistra sarda deve poter rivendicare, con risultarti concreti e simbolici come le spiagge, luoghi di bellezza di cui la Sardegna è stata privata per decenni, la presenza degli osservatori indipendenti che verificano cosa sta succedendo in quelle aree, le esercitazioni che diminuiscono ed i militari che non fanno più quello che vogliono». «Piuttosto – ha concluso – vorremmo che fosse affiancato da una legge sulla pace nel rispetto dell’art.11 della Costituzione che metta nero su bianco temi come educazione alla pace, possibilmente insieme a tutto il Consiglio regionale; deve insomma essere valorizzato il percorso della nostra maggioranza che ha avuto il coraggio di impegnarsi su queste idee, è un buon accordo e bisogna firmarlo prima che cambi il governo nazionale».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in luce che «più di altri prevale in questo argomento il punto di vista di ciascuno rispetto a considerazioni di carattere generale; sono di un partito nato per l’indipendenza della Sardegna, un traguardo che ci fa vedere le cose da un punto di vista diverso, ma proprio visioni diverse si sono incontrate nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio nel 2014 che, nel merito, parlava di graduale dismissione e superamento delle servitù militari col mantenimento degli attuali livelli occupazionali». Detto questo e prendendo le distanze da quanto fatto a La Maddalena dove la presenza militare è finita senza alternative – ha affermato Carta – noi siamo per una costruzione graduale basata sulla concretezza coerente però con la visione espressa nell’ordine del giorno, per cui le ragioni politiche del voto contrario stanno nella contraddizione con il documento di oggi che parla solo di riduzione delle limitazioni, parte da una premessa sbagliata ed esprime un contenuto negativo, un semplice protocollo di intenti ma di protocolli ne abbiamo firmati tanti e anche questo può tradire ancora una volta la fiducia dei sardi».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, riferendosi all’ordine del giorno del Consiglio approvato nel 2014 all’unanimità ha parlato di «argomento centrale e prioritario per il centro sinistra che la maggioranza ha onorato con il massimo impegno anche se il dibattito ha oscillato fra le posizioni del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno». In realtà, ha osservato, «c’è il rispetto del mandato ricevuto e molta concretezza sui vari aspetti di una materia che si cerca di risolvere da sessant’anni e non si può stravolgere la storia, dimenticando ad esempio cosa ha fatto Soru e cosa non ha fatto Cappellacci: il calendario delle esercitazioni è stato sempre approvato dalla Difesa nonostante il parere del comitato paritetico tranne quando c’era Cappellacci, gli accordi di Soru sono stati fatti scadere da Cappellacci, la restituzione della caserma Ederle è stata firmata da Soru e non ripresa da Cappellacci». Il documento inoltre, è secondo Cocco ricco di contenuti: «Bonifiche, restituzione di immobili alla Regione, esperti indipendenti, sanità, ambiente, tempistica, ricerca civile da localizzare nell’Isola; insomma con la logica del si può fare di più la politica dimostra di non sapere ottenere risultati veri, oggi abbiamo una proposta per andare avanti da valutare al di là di maggioranza e opposizione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha accusato il collega Cocco di «aver palesemente voluto radicalizzare il confronto con la solita tesi noi abbiamo fatto tutto voi niente, dimenticando per la verità che Cappellacci non avrebbe mai firmato questo documento, molto arretrato rispetto al dibattito degli ultimi anni sulle servitù militari». «E lo dice – ha dichiarato Pietro Pittalis – un vostro alleato con cui avete sottoscritto un programma fondato sul sovranismo più spinto, c’è un problema politico interno alla maggioranza perché il patto si è incrinato sui temi che contano e non su una leggina ed il secondo partito della coalizione pone un problema grande quanto il Consiglio, allora o siamo coerenti o tutto rischia di essere il solito teatrino della politica, perché Pigliaru a Roma ha parlato a nome di una maggioranza che oggi non c’è più». Meglio stare sul merito delle questioni senza rincorrere i fantasmi del passato senza creare muri e steccati, ha continuato Pietro Pittalis, ribadendo che «il tema è complesso ma io non potrei mai votare con Luca Pizzuto che ha parlato di sistema di morte e squallide basi militari e per questo dovrebbe chiedere scusa; poi ci sono le altre questioni sulle quali si può essere più o meno d’accordo ma a condizione di evitare il solito pregiudizio ideologico». «Noi diamo solidarietà piena e convinta a tutti i militari che operano in Sardegna – ha concluso il capogruppo di Forza Italia – se voi della sinistra radicale vi accontentate di questo documento per noi va bene anche se vedete risultati dove non ce ne sono, prendiamo atto che anche i comunisti si sono convertiti».

Al termine degli interventi dei capigruppo, il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola al presidente della Giunta. Nella replica, Pigliaru ha difeso l’azione dell’esecutivo: «Ho avuto un mandato dal Consiglio regionale che mi impegnava a cercare un’intesa con lo Stato sulle servitù militari. Questo ho fatto, oggi discutiamo di questa intesa».

Pigliaru ha poi evidenziato gli aspetti positivi del protocollo firmato con il ministero della Difesa: «Vengono definiti un crono-programma e un percorso amministrativo che trasformeranno in risultati concreti il contenuto dell’intesa. Qualcuno ha detto che Porto Tramtzu era già a disposizione dei cittadini, non è vero era disponibile solo una parte, l’intesa prevede invece il rilascio definitivo della spiaggia e delle sue pertinenze, comprese le strutture ricettive. Il protocollo comincia a riconoscere concretamente il riequilibrio di cui si è parlato per anni. E’ un piccolo passo in avanti rispetto alle discussioni fatte in passato in quest’Aula».

Anche sul rilascio della caserma Ederle, Francesco Pigliaru si è detto soddisfatto: «E’ un enorme valore patrimoniale che passa alla Sardegna. Ci sono prospettive per uno sfruttamento turistico».

Stesso discorso sulle bonifiche e sulla tutela della salute dei cittadini: «Per la prima volta si parla di osservatori indipendenti – ha sottolineato il presidente della Regione – è una novità essenziale per poi poter parlare di interventi di bonifica. Senza osservatori sarebbe difficile valutare lo stato delle aree e stabilire il livello di inquinamento. Il principio è che chi inquina paga, ma per realizzare questo principio è importante il ruolo degli osservatori. E’ un accordo storico? Non spetta a me dirlo, sarà la gente a giudicare. Noi abbiamo lavorato per dimostrare che si può fare un passo verso la direzione giusta senza concedere nulla in cambio».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul problema dei ritardi nel pagamento degli indennizzi ai comuni: «Se non si firmasse questo accordo ci troveremmo nella situazione precedente. Abbiamo sollecitato i pagamenti sin dal  2014, l’ultima lettera è stata firmata alcuni giorni fa. I sindaci hanno riconosciuto la validità di questa intesa, loro conoscono i problemi nel dettaglio e hanno gli strumenti per valutare».

Il presidente Gianfranco Ganau, dopo aver acquisito il parere della Giunta sui due ordini del giorno ha messo in votazione il primo presentato dall’opposizione (Pittalis e più) del quale il presidente Pigliaru ha apprezzato alcuni elementi di novità come la richiesta di utilizzare i poligoni militari per attività di addestramento della protezione civile.

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu che ha annunciato la decisione del suo partito di abbandonare l’Aula e di non votare entrambi gli ordini del giorno.

Luca Pizzuto (art1-Mdp), replicando al capogruppo di Forza Italia Pittalis, ha difeso il contenuto del suo intervento: «Abbiamo smesso di mangiare i bambini tanti anni fa. Il comunismo è morto, evviva il comunismo. Sono un post comunista, un non violento convinto. So bene quello che ho detto, condanniamo le azioni e non le persone. Ho parlato delle esercitazioni  militari che condanno e che combatto quotidianamente. Non ce l’ho con i militari».

Michele Cossa (Riformatori) pur apprezzando lo sforzo della Giunta ha rimarcato «un’ eccessiva genericità del protocollo d’intesa», in particolare riguardo agli indennizzi per i comuni: «Il ministro Pinotti ha detto che si tratta di somme cadute in perenzione e che la Regione non ha fatto richiesta per il riutilizzo dei fondi. Su questo – ha dichiarato Michele Cossa – chiediamo un approfondimento, è un aspetto sul quale bisogna fare chiarezza. Se è vero ciò che dice il Ministero sarebbe un dramma per i comuni». Cossa ha quindi annunciato l’astensione del suo gruppo.

Paolo Dessì (Misto) ha annunciato il suo voto di astensione e invitato la Giunta ad un confronto più aspro con il Governo. «E’ vero che la politica si fa con i piccoli passi ma da amministratore del territorio dico che questo protocollo d’intesa è lo strumento per alzare l’asticella. A Porto Tramatzu, dal punto di vista pratico, occorrerà trovare le risorse per utilizzare le strutture. Altra questione importante riguarda le Sabbie Bianche: è una zona di altissimo pregio sulla quale bisogna fare le bonifiche.

Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) ha invece deciso di abbandonare l’Aula: «Il 67% delle servitù militari è in Sardegna, mentre solo il 4,5% del personale impiegato si trova nella nostra regione. Non posso pertanto accettare di discutere questi ordini del giorno».

Voto favorevole ha invece comunicato Fabrizio Anedda (Misto) «per il coraggio del presidente Pigliaru di portare avanti il mandato del Consiglio. Sono comunista ma non delego a nessuno il compito di rappresentarmi».

Antonello Peru (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario a entrambi gli ordini del giorno: «Non capisco i colleghi che parlano di Sardegna occupata e poi votano a favore. Voterò contro, in dissenso con il mio gruppo. Serve un segnale politico chiaro della Regione, bisogna che si affermi che la Sardegna dice no ai poligoni militari. Preferisco un’isola di pace che sappia dire no ai veleni e ai giochi di guerra. Questo non è un accordo che entrerà nella storia».

Voto contrario anche da parte di Angelo Carta (Psd’Az): «Stiamo in  aula ed esprimiamo il nostro voto contrario a entrambi gli ordini del giorno senza togliere nulla alla buona volontà e alla lealtà del presidente. I sardi hanno bisogno di un’altra visione».

L’ordine del giorno numero 1 (Pittalis e più) è stato quindi approvato con 39 voti a favore e 5 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno n. 2 (Cocco e più).

Paolo Dessì (Misto), ex sindaco di Sant’Anna Arresi, ha chiesto la parola per ribadire la necessità di intervenire subito con le bonifiche delle Sabbie Bianche a Teulada: «La gestione del sito è importante. Servono risorse. Il comune non ha la capacità di proteggerlo. Bisogna scriverlo in modo serio». Sugli indennizzi, Dessì ha invocato il principio della perequazione: «Si stabiliscano, una volta per tutte, i ritardi nello sviluppo dei territori occupati dai poligoni».

Messo in votazione l’ordine del giorno della maggioranza (Cocco e più) è stato approvato con voti 34 a favore e 9 contrari.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno domani mattina alle 10.00.