18 July, 2024
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La Seconda commissione ha aperto questa mattina il ciclo di audizioni sulla proposta di legge n. 496 (Comandini e più) finalizzata alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyber bullismo. Un iter accelerato – così ha dichiarato in apertura dei lavori il presidente del parlamentino dell’Istruzione, Piero Comandini (Pd) – sollecitato direttamente dal presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, per portare all’esame dell’Aula il testo di legge in tempi brevi, anche alla luce del riproporsi del fenomeno e delle negative conseguenze in termini sociali e familiari.

«Siamo una delle poche regioni italiane – ha affermato Piero Comandini – a non aver ancora approvato specifiche norme che siano in armonia con i provvedimenti statali e con gli orientamenti e le azioni di prevenzione e di contrasto adottate dal ministero e rivolte a sensibilizzare genitori, studenti e pubblica opinione in genere, soprattutto per ciò che attiene i pericoli derivanti dal cyber bullismo.»

Apprezzamento per l’iniziativa legislativa è stato espresso dall’assessore regionale della Pubblica istruzione, Giuseppe Dessena, che ha lamentato le difficoltà nel quantificare con precisione il fenomeno che si è riproposto in tutta la sua drammaticità con la riapertura degli istituti scolastici. Il responsabile dell’Istruzione ha quindi auspicato un incremento degli stanziamenti indicati nella proposta di legge (250.000 euro per il triennio 2018-2020).

Più cauto il direttore dell’ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani, che ha parlato di “quadro normativo complesso” ed ha affermato: «Non c’è una carenza di regolamentazione nella lotta al bullismo e al cyber bullismo e non è corretto affrontare i problemi solo legiferando, ciò che serve è snellire le procedure e applicare le norme in vigore, garantendo risorse e azioni adeguate». La direzione scolastica ha inoltre rimarcato l’assenza di servizi ad hoc nell’ambito delle strutture sanitarie regionali. 

Il presidente del Corecom, Mario Cabasino, la garante per l’infanzia, Maria Grazia De Matteis, e la presidente dell’ordine degli psicologi, Angela Quaquero, nel corso dei rispettivi e distinti interventi e stimolati anche dai quesiti posti dai consiglieri, Angelo Carta (Psd’Az), Paolo Zedda (Art. 1 – Sdp) e Rossella Pinna (Pd), hanno invece mostrato piena condivisione per l’iniziativa legislativa promossa in Consiglio regionale ed hanno proposto una serie di suggerimenti e modifiche utili, principalmente finalizzati alla creazione di un osservatorio permanente ed all’istituzione di uno sportello di immediato supporto alle vittime.

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Appello della UilCom al Consiglio regionale della Sardegna per la tutela dei lavoratori di Tiscali. Il futuro di 650 famiglie è infatti in pericolo dopo l’accordo commerciale con cui, a fine luglio, Tiscali ha ceduto a Fastweb la piena proprietà dello spettro in banda 3,5 Ghz con cui l’azienda svizzera si assicurerà un accesso a lungo termine allo spettro per il 5G che rappresenta il futuro prossimo delle telecomunicazioni.

Per questo il segretario generale della Uilcom Sardegna Tonino Ortega ha scritto questa mattina al presidente della commissione Lavoro Piero Comandini chiedendo la convocazione urgente dei soggetti interessati (Tiscali, Fastweb e organizzazioni sindacali di categoria) affinché finalmente le istituzioni sarde diano il corretto contributo alla soluzione di questa vertenza. 

«In questi giorni è in atto l’asta per l’assegnazione dello spettro di banda restante per le frequenze del 5G a cui stanno partecipando i restanti operatori delle Telco e come lei avrà visto il valore degli spettri di banda in questione (come quello in capo a Tiscali) stanno avendo un valore ben più elevato rispetto all’accordo commerciale del 31 luglio scorso di 150 milioni di euro», scrive Ortega ripercorrendo le tappe dell’operazione che «rischia di essere devastante per il futuro delle 650 famiglie sarde di Tiscali, soprattutto, alla luce della mancanza di un Piano industriale che delinei la strategia di Tiscali per il futuro».

La Uilcom ribadisce il suo rammarico per lo spregiudicato atteggiamento imprenditoriale in Sardegna di Fastweb che, dopo la cessione della gara SPC nel 2016, ora con l’acquisizione delle frequenze 5G «continua, per la seconda volta, a spolpare dal punto di vista industriale l’azienda più importante della Sardegna nel settore Telco, si prende senza scrupoli le infrastrutture e il core business ma non tiene minimamente conto del futuro dei lavoratori in una regione caratterizzata da un altissimo tasso di disoccupazione». 

«Per questi motivi – conclude Tonino Ortega – penso che la Regione Sardegna non debba continuare a stare alla finestra ma debba essere attore principale a fianco delle organizzazioni sindacali e di tutti i lavoratori di Tiscali

 

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La seconda commissione del Consiglio regionale, presieduta da Piero Comandini (Pd), ha concluso il ciclo di audizioni sul caso “ex Secur” ed ha preannunciato la predisposizione di un documento finalizzato a ribadire tutele e garanzie, per i lavoratori e le imprese interessate dal cosiddetto “cambio appalto” nei servizi di portierato e vigilanza armata negli ospedali e nelle strutture dell’Azienda ospedaliera universitaria (Aou) e dell’Azienda tutela della salute (Ats) del Nord Sardegna.

Dopo aver ascoltato, lo scorso 18 luglio in audizione, le denunce di alcuni lavoratori  che lamentavano il mancato rispetto delle “clausole sociali” con il mancato impiego di oltre 50 addetti precedentemente in organico alla “Secur”, da parte dell’Associazione temporanea di imprese (Coopservice, Vigilpol, la Nuorese, Italpol, Alarm system) che si è aggiudicata i servizi del lotto n. 3 dell’appalto bandito dal centro regionale di committenza “Sardegna Cat” – la commissione Lavoro – aveva ricevuto  importanti rassicurazioni sulla correttezza delle procedure relative alla gara e al cambio appalto direttamente dalla direttrice del Cat, Cinzia Laconi, dal direttore del centro acquisti dell’azienda tutela della Salute, Roberto Di Gennaro e dal direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, Antonio Russo.

Le rappresentanze sindacali, nel corso dell’audizione del 31 luglio, avevano dunque confermato la sottoscrizione delle intese per il passaggio del personale da Secur all’Ati per i servizi resi in Ats, mentre per quelli dell’Aou è mancata la sigla della Cgil.

Su precisa volontà del presidente Piero Comandini, la Seconda commissione ha quindi proceduto con l’audizione degli amministratori e dei responsabili del nuovo raggruppamento di imprese: Gavino Satta, Alessandro Satta, Salvatore Corona (Coopservice); Battista Tolu, Pietro Tolu, Luigi Chisu (Coop la Nuorese); Giovanni Puggioni (Vigilpol) e Gianfranco Meazza (legale del raggruppamento di imprese).

Gavino Satta, Giovanni Puggioni e Gianfranco Meazza, nel corso dei rispettivi interventi, hanno fornito ampie e verificabili rassicurazioni sulla correttezza delle procedure nelle varie fasi del cambio appalto ad incominciare da quelle riguardanti la chiamata del personale: «Abbiamo assunto tutto il personale necessario per lo svolgimento dei servizi in Ats e Aou sulla base dei fabbisogni indicati dalle aziende, nel pieno rispetto delle norme e dei contratti e sulla base dell’elenco fornito dalla impresa uscente “Secur”».

I rappresentanti delle imprese che sono subentrate alla Secur, sollecitati anche dagli interventi dei consiglieri della minoranza Antonello Peru (Fi) ed Angelo Carta (Psd’Az), hanno quindi confermato alcune anomalie nel cambio appalto per i servizi nelle strutture dell’Aou («la Secur ha fornito un elenco di personale spropositato rispetto al monte ore dei servizi da espletare e non tutti gli addetti indicati, oltre 90 a fronte dei 48 necessari, venivano impiegati nelle strutture dell’azienda ospedaliero universitaria») ed hanno ricordato che, rispetto ai servizi svolti in precedenza dalla Secur, nel nuovo bando sono esclusi quelli relativi all’antincendio che occupavano circa 30 persone e che oggi sono invece affidati alla ditta Gsa «che non ha però assorbito alcuno degli addetti ex Secur».

Precisazioni e puntualizzazioni che hanno trovato conferme nella nota trasmessa alla commissione dal direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio D’Urso che ha evidenziato, rispetto al precedente appalto, un incremento nelle ore (da 137.608 a 147.696), nei costi (da 1.498.945 euro a 2.212.426),  negli addetti (da 60 a 65) ma con una diversa ripartizioni tra i portieri (da 55 a 44) e vigilanti (da 5 a 21). Esclusa anche una “arbitraria” chiamata in servizio da parte dell’Ati capitanata da Coopservice: «L’esito della verifica effettuata ha evidenziato che sostanzialmente gli addetti della aggiudicataria in servizio erano dipendenti transitati dal gruppo Secur all’operatore economico aggiudicatario».

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Il presidente della Seconda commissione del Consiglio regionale, Piero Comandini (Pd), ha espresso «piena e viva soddisfazione» per la decisione del Governo italiano di non impugnare, davanti alla Corte costituzionale, la legge sulla lingua sarda approvata dall’Assemblea regionale lo scorso 27 giugno.

«Il via libera governativo – ha detto Piero Comandini – conferma la correttezza e la legittimità del provvedimento per la disciplina della nuova politica linguistica regionale e rende merito e giustizia alle puntuali e fondate controdeduzioni formulate dal Consiglio regionale, in risposta ai rilievi tecnici avanzati dai ministeri dell’Interno, dell’Economia e dell’Istruzione.»

A giudizio del presidente Comandini serve ora garantire la piena attuazione e la completa applicazione delle nuove norme per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda che – come ricorda Piero Comandini – «sono state oggetto di un lungo e approfondito confronto, sia in Aula che in commissione, ed hanno registrato un’ampia condivisione tra gli operatori della cultura e della scuola, oltreché tra le forze politiche presenti in Consiglio regionale, ad incominciare da quelle della maggioranza».  

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«Abbiamo presentato in Consiglio regionale una provvedimento contenente modifiche alla Legge regionale 5 agosto 2015, n. 20 “Trasformazione in agenzia del Consorzio per l’assistenza alle piccole e medie imprese Sardegna Ricerche, istituito con la legge regionale 23 agosto 1985, n. 21.»

Lo ha detto la consigliera regionale Daniela Forma che, unitamente ai colleghi del Partito Democratico Pietro Cocco, Lotto, Raimondo Cacciotto, Alessandro Collu, Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino e Gianmario Tendas, sta sostenendo la modifica della suddetta legge per consentire ai ricercatori di Porto Conte Ricerche, del CRS4 e della Fondazione ICM – Centro Marino Internazionale di programmare al meglio le loro attività.

«Ho ricevuto diverse segnalazioni in proposito e, verificata la sussistenza delle criticità sollevate, in relazione alla richiesta di programmi pluriennali previsti dai bandi regionali, ho deciso di intervenire al fine di favorire una migliore attuazione dei progetti di ricerca. Le modifiche proposte, infatti, sono necessarie poiché le disposizioni di cui all’art. 9, comma 1, lett. c) della L. R. n. 20/2015 che stabiliscono le misure finanziarie di cui dispone l’Agenzia “Sardegna Ricerche” creano una situazione che impedisce di fatto la corretta realizzazione dei progetti, limitandoli all’annualità.

Sotto l’Agenzia “Sardegna Ricerche” si inserisce, per esempio, l’attività della Porto Conte Ricerche srl. I ricercatori della società Porto Conte Ricerche S.r.l. operano in 2 dei 7 settori in cui si articola la Strategia di specializzazione intelligente (S³) della Regione Autonoma della Sardegna: l’agrifood e la biomedicina. Quando si opera su un progetto di ricerca scientifica e/o di trasferimento tecnologico che implicano il reperimento o la caratterizzazione di materie prime stagionali (latte, siero di latte, mosti di vino, cereali etc…) e per questioni burocratiche il progetto non iniziasse quando il prodotto oggetto di sperimentazione è reperibile, il rischio è quello di incidere negativamente sulle attività progettuali limitandone l’efficacia.

L’articolo 9 (Entrate dell’agenzia) comma 1, lett. c) della legge regionale n. 20 del 2015, garantisce copertura finanziaria per le attività di ricerca scientifica, innovazione tecnologica, servizi alle imprese, formazione e trasferimento tecnologico alle società di ricerca partecipate dall’agenzia regionale “Sardegna Ricerche”, limitando però l’intervento finanziario ad una sola annualità. Chiaramente, ciò obbliga i ricercatori a rimodulare progetti, di durata pluriennale, in attività annuali, che perdono di efficacia in quanto, nei periodi di collegamento tra più annualità, si verificano interruzioni più spesso riconducibili a procedimenti burocratici.

«La nostra proposta di legge – conclude Daniela Forma – mira a ampliare la misura del contributo su scala biennale e, di conseguenza, anche la predisposizione dei programmi. In questo modo pensiamo di poter dare una maggiore stabilità ai progetti che interessano le piccole e medie imprese della Sardegna e che offrono lavoro ai nostri ricercatori, con una ricaduta occupazionale oltre che scientifica.»

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Gli indennizzi statali destinati a comuni sardi gravati da servitù militari non sono ancora disponibili nelle casse comunali.

Sul problema hanno presentato un’interrogazione (in allegato) al Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, il consigliere regionale Francesco Agus (Campo Progressista Sardegna) – primo firmatario – e i consiglieri Franco Sabatini, Roberto Deriu, Pietro Cocco, Piero Comandini, Rossella Pinna, Valerio Meloni, Pierfranco Zanchetta, Antonio Gaia, Emilio Usula.

Le risorse previste per il quinquennio 2010-2014 sono ancora in attesa di essere trasferite dallo Stato, per il tramite della Regione, ai 10 comuni interessati agli indennizzi. Ma già nel corso del 2017 il problema era emerso nella sua gravità: i soldi statali non sono stati trasferiti perché non più disponibili nel bilancio statale. 

«Da anni i comuni attendono queste risorse – spiega Francesco Agus –  una manna dal cielo per i bilanci comunali delle comunità di poche migliaia di abitanti, come Arbus o Perdasdefogu. Ma non si tratta di risorse da richiedere o concordare, bensì di indennizzi, dovuti per legge, dallo Stato alle comunità che da decenni subiscono gli effetti, anche negativi, dell’elevata presenza militare nell’isola. Con questi soldi i comuni realizzano opere pubbliche e mantengono attivi servizi sociali indispensabili, perciò non è più tollerabile che lo Stato eviti di affrontare il problema.»

L’art. 300 del D.Lgs. 15/03/2010, che ha sostituito la precedente legge n. 104 del 1990, stabilisce che alle Regioni maggiormente oberate dai vincoli e dalle attività militari, comprese la dimostrazione e la sperimentazione di sistemi d’arma, individuate ogni quinquennio con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro della difesa, lo Stato corrisponde un contributo annuo da destinarsi alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali nei comuni nei quali le esigenze militari, compresi particolari tipi di insediamenti, incidono maggiormente sull’uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale. La Regione Sardegna, per propria decisione, ha stabilito di trasferire direttamente queste risorse statali ai comuni.

Per i consiglieri regionali firmatari dell’interrogazione, i tempi con cui prima sono stabilite le percentuali di occupazione – nell’ultimo decreto ministeriale del 2017 alla Sardegna è stato riconosciuta un’incidenza dei vincoli e delle attività militari del 58,64% sul totale delle regioni a statuto speciale – e, successivamente, vengono trasferite le risorse dovute alle Regioni, sono troppo lunghi e non accettabili, in considerazione anche del problema, più generale, dei tagli statali agli Enti locali sardi.

«E’ evidente che il forte ritardo già accumulato per il trasferimento di tutti gli indennizzi dovuti per le servitù militari – sottolinea Francesco Agus – si aggiunge al grande problema dei tagli dello Stato alle entrate comunali su cui stiamo lavorando, anche in Consiglio regionale, con i parlamentari sardi. I comuni gravati da servitù militari hanno dovuto attendere quasi 10 anni per avere il saldo del quinquennio 2005-2009. Se consideriamo che negli stessi ultimi 10 anni, parallelamente, lo Stato ha tagliato circa 300 milioni di entrate a tutti i comuni sardi, la situazione rischia seriamente di diventare esplosiva, perché i comuni non potranno più garantire i servizi essenziali e indispensabili per le proprie comunità.»  

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La seconda commissione ha proseguito il ciclo di audizioni sulle problematiche conseguenti alla procedura di affidamento dei servizi integrati di portierato e vigilanza armata in tutte le amministrazioni della Regione, con particolare riferimento alle questioni inerenti i servizi resi all’Ats e all’Aou di Sassari.

Nella riunione dello scorso 18 luglio una delegazione dei lavoratori aveva, infatti, denunciato irregolarità nel cosiddetto cambio appalto e il mancato rispetto delle clausole sociali per ciò che attiene il mancato riassorbimento di circa 50 lavoratori precedentemente in servizio nel Gruppo Secur. I lavoratori avevano inoltre evidenziato l’assenza di intese sindacali e la chiamata in servizio di nuovo personale da parte del raggruppamento vincitore della gara (Coopservice, Vigilpol, la Nuorese, Italpol, Alarm system) a discapito del personale Secur. La responsabile della centrale di committenza, insieme ai vertici di Aou e Ats, avevano invece ridimensionato le denunce dei lavoratori e nel ribadire la correttezza delle procedure avevano fornito alla commissione i verbali degli accordi sindacali con l’impegno di procedere in una puntuale verifica del personale impiegato dalle imprese aggiudicatrici.

Nell’ultima riunione del parlamentino del Lavoro presieduto da Piero Comandini (Pd) sono intervenuti i rappresentanti dei sindacati Ugl sicurezza (Federica Bandinu e Claudia Garau), Filcams-Cgil (Maria Teresa Sassu e Simona Panzecco), Confintesa-Tucs (Anna Rita Canu) e Mariangela Campus (federazione sindacale indipendente) che hanno sottolineato la mancata sottoscrizione da parte della Cgil dell’accordo per il personale da impiegare nell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, mentre hanno riconosciuto la validità di quello siglato con l’Azienda Tutela della salute. La segretaria generale di Sassari della Filcams-Cgil ha motivato la mancata intesa definendo «illegittimo, non trasparente e corretto il verbale di accordo».

La rimodulazione dei servizi a favore della vigilanza armata e a discapito del portierato è stato, dunque, evidenziato da tutte le rappresentanze sindacali che hanno in sostanza confermato l’impiego, da parte della società aggiudicatarie, di nuovo personale senza che siano stati richiamati in servizio  i 50 addetti della Secur che risulterebbero attualmente esclusi.

Sollecitati anche dalle richieste di chiarimento e dagli interventi dei consiglieri Antonello Peru (Fi), Angelo Carta (Psd’Az- La Base), Valerio Meloni (Pd) e Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp) le rappresentanze sindacali hanno confermato anomalie nelle varie procedure del cambio appalto e incongruenze nella organizzazione dei servizi di vigilanza armata.

Il presidente della commissione, Piero Comandini, a conclusione dei lavori, ha quindi preannunciato la convocazione dei rappresentanti delle imprese che si sono aggiudicate il bando per i servizi del Nord Sardegna e per con confermare l’attenzione e l’impegno politico del Consiglio sui temi dei diritti e del lavoro, ha ricordato l’approvazione nell’assemblea sarda della risoluzione del maggio 2015, finalizzata al riconoscimento della salvaguardia sociale nelle procedure del cambio appalto.

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Il problema del cambio appalto per i servizi di portierato e vigilanza nelle strutture dell’Ats e dell’Aou della provincia di Sassari è stato al centro dei lavori della seconda commissione del Consiglio regionale che, sul tema, ha svolto le audizioni di una delegazione dei lavoratori, della direttrice generale del centro regionale di committenza, Cinzia Laconi; del direttore del centro acquisti dell’azienda tutela della Salute, Roberto Di Gennaro; del direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, Antonio Russo.

La delegazione dei lavoratori ha denunciato il mancato assorbimento di circa 50 addetti, precedentemente impiegati nei servizi di portierato, da parte del raggruppamento temporaneo di imprese che si sono aggiudicate il terzo Lotto (Provincia di Sassari, compresa la Gallura) della procedura aperta, indetta dalla centrale regionale di committenza “per l’affidamento dei servizi integrati di vigilanza armata, portierato e altri servizi per tutte le amministrazioni della Regione”. La delegazione dei lavoratori ha quindi lamentato il mancato rispetto delle clausole di salvaguardia sociale, l’impiego di nuovi lavoratori, una sproporzione dei servizi di guardia giurata rispetto a quelli di portierato, un sostanziale aumento dei costi del servizio (circa un milione di euro in più) e la mancanza dell’intesa sindacale soprattutto per quanto attiene i servizi resi all’Ats.

La responsabile della centrale di committenza, Cinzia Laconi, nel corso del suo intervento e stimolata anche dalle richieste di chiarimento formulate dai consiglieri Edoardo Tocco (Fi), Angelo Carta (Psd’Az-La Base), Rossella Pinna (Pd), Antonello Peru (Fi), Francesco Agus (Misto), Valerio Meloni (Pd), Gianmario Tendas (Pd) e Alfonso Marras (Riformatori sardi), ha ribadito la correttezza delle procedure adottate dalla centrale unica ed il rispetto delle cosiddette clausole sociali, nonché la salvaguardia dei livelli occupativi, con l’applicazione delle disposizioni previste dalla contrattazione collettiva in materia di riassorbimento del personale. In particolare la direttrice Cinzia Laconi ha dato lettura integrale del passaggio inserito, a tal proposito, nella procedura aperta e nel contratto di servizio stipulato con le ditte vincitrici che così recita: «L’impresa aggiudicataria si impegna ad assumere gli stessi addetti che operavano alle dipendenze dell’appaltatore uscente, compatibilmente con le mutate condizioni derivanti dall’espletamento del presente appalto, del contesto sociale e di mercato in cui si inseriscono, a condizione che il loro numero e la loro qualifica siamo armonizzabili con l’organizzazione d’impresa prescelta dall’imprenditore subentrante».

Il responsabile degli acquisti Ats ed il direttore generale dell’Aou hanno fornito alla commissione, in apertura dei loro interventi, copia dei verbali di accordo sindacale, siglati da Cgil, Cisl, Uil e Ugl e nell’assicurare una puntuale verifica del rispetto delle clausole sociali per il riassorbimento di tutti gli addetti da parte delle aziende subentranti nell’appalto hanno ridimensionato l’allarme lanciato dalla delegazione dei lavoratori.

Il dottor Roberto Di Gennaro ha escluso criticità nel cambio appalto all’Ats ed ha parlato di una «leggera flessione quantificabile in circa 500 ore settimanali nei servizi di portierato nelle strutture di Sassari, dovute in larga misura ad una più efficiente organizzazione dei servizi».

Il direttore generale dell’Aou, Antonio Russo, ha illustrato con dati e documenti alla mano le modifiche intervenute nel cambio dell’appaltatore dei servizi, raffrontando puntualmente quelli offerti con il vecchio appalto e quelli garantiti dai nuovi aggiudicatari. Nel vecchio appalto erano impiegati 55 addetti al portierato, 5 alla vigilanza armata e 30 ronde antincendio per un totale di 90 lavoratori. I nuovi servizi sono invece così configurati: non prevedono più le ronde antincendio; gli addetti al portierato passano da 55 a 44 e quelli della vigilanza armata aumentano da 5 a 21 per un totale di lavoratori pari a 65 (5 in più rispetto al vecchio appalto se si considerano vigilanza e portierato). L’aumento dei servizi di guardie armate è stato quindi giustificato con la piena applicazione delle disposizioni contenute nel decreto Maroni (n. 269/2010) che prevedono l’innalzamento dei livelli di sicurezza anche negli ospedali. Nella nuova configurazione, il costo del servizio è passato dunque dai 2.187.677 euro a 2.212.426 euro.

Il presidente della commissione, Piero Comandini, preso atto delle spiegazioni e dei chiarimenti offerti dai vertici di Ats e Aou, ha preannunciato la convocazione dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

 

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Il consigliere del Partito democratico Piero Comandini, è il nuovo presidente della commissione Lavoro e Cultura del Consiglio regionale. L’esponente dei democratici (eletto con sei voti su sei consiglieri votanti) subentra nell’incarico al suo compagno di partito Gavino Manca, eletto alla Camera dei deputati nelle ultime elezioni politiche. 

Il consigliere Angelo Carta (gruppo Psd’Az-La Base) è stato eletto, invece, segretario della commissione, con cinque voti ed una scheda bianca. 

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Procede a tappe forzate il lavoro della Commissione Speciale sulla crisi dell’artigianato e del commercio per arrivare alla formulazione di una proposta di legge di rilancio del settore. Il parlamentino, che scadrà il prossimo 31 luglio, ha proceduto in mattinata alla costituzione di due sottocommissioni che avranno il compito di elaborare alcune proposte di intervento sui punti più importanti segnalati nel corso delle audizioni. La prima, formata dai consiglieri Raimondo Cacciotto (Pd), Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp) e Nanni Lancioni (Psd’Az) si occuperà di artigianato; la seconda, di cui fanno parte Francesco Agus (Campo Progressista), Antonello Peru (Forza Italia), Piero Comandini (Pd) e Antonio Gaia (Cps) concentrerà la sua attenzione sulle problematiche del commercio e della grande distribuzione. L’Ufficio di Presidenza si dedicherà invece alla parte generale e a quella finanziaria.

Dalle audizioni delle scorse settimane con, le associazioni di categoria, i rappresentanti degli enti locali, degli istituti di credito e dei sindacati sono emersi 16 punti su cui si focalizzerà il lavoro delle sottocommissioni. Tra questi, la difficoltà di accesso al credito, l’eccessiva pressione fiscale e le lungaggini burocratiche sono stati unanimemente segnalati come i tre principali fattori che frenano la crescita. A questi si aggiungono il dilagare dell’abusivismo, la inadeguatezza della legge sul commercio in vigore (ormai vecchia di 12 anni), la necessità di un potenziamento della formazione professionale, gli ostacoli al passaggio generazionale, una normativa di settore povera di risorse e in gran parte inattuata.

«Il nostro obiettivo è una legge contro la paura – ha detto il presidente della Commissione Speciale Roberto Deriu (Pd) – abbiamo capito che il comparto, nel quale operano 70mila imprese e 350mila addetti, è fatto di gente coraggiosa che non teme di perdere la sfida contro il mercato ma contro lo Stato. Commercio e artigianato sono due pezzi fondamentale della nostra economia. Serve una legge per dare loro la possibilità di affrontare senza paura il futuro.»