19 November, 2024
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La commissione Autonomia, presieduta da Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha ascoltato una delegazione di sindaci della Gallura, i consiglieri regionali eletti nel territorio ed il presidente dell’Anci sulla proposta di legge n. 405 (Meloni e più) che prevede l’istituzione della provincia del Nord Est.

Aprendo gli interventi, il presidente dell’Anci Emiliano Deiana ha sollecitato la revisione della legge di riordino delle autonomie locali, ricordando «che, dopo il risultato del referendum del 4 dicembre 2016 che ha sancito il mantenimento delle Province, occorre porre fine al caos determinato da enti intermedi vecchi e nuovi privi di risorse e della capacità di svolgere le loro funzioni nell’interesse dei cittadini».

«Quello del possibile dissesto finanziario delle Province – ha proseguito Deiana – è un problema enorme che grava sui territori al quale il Consiglio regionale deve porre rimedio a partire dalla prossima legge di stabilità, così come è urgente un intervento sui Comuni sardi (che dal 2014 hanno subito un taglio di circa 300 milioni l’anno) per consentire l’utilizzo dei loro avanzi di amministrazione.»

Sul problema specifico della Gallura il presidente dell’Anci ha invitato la commissione ad ascoltare la regioni del territorio che, per una serie di parametri oggettivi come infrastrutture di interesse regionale, tessuto produttivo del settore turistico e crescita demografica, può rappresentare la locomotiva della Sardegna.

Il sindaco di Tempio Andrea Biancareddu, dopo aver premesso che la legge regionale di riordino delle autonomie era agganciata al referendum costituzionale che gli elettori sardi hanno respinto con numeri di gran lunga superiori alla media nazionale, ha messo l’accento sul fatto che alla base delle rivendicazioni per la nuova Provincia «ci sono le vocazioni chiare del territorio e la volontà unitaria dei 26 Comuni che lo compongono, per questo chiediamo l’approvazione della proposta di legge e non accetteremo di entrare a far parte della Provincia di Sassari, astenendoci dal voto in caso di elezioni di secondo grado».

Il sindaco di Olbia Settimo Nizzi ha ribadito la forte preoccupazione della Gallura per la recente delibera della Giunta regionale di convocare le elezioni provinciali di secondo nella vecchia provincia di Sassari. «Rispettiamo le istituzioni – ha affermato – ma chiediamo che si ridia voce alla politica attraverso i cittadini voltando pagina rispetto ad una stagione di tecnocrati senza responsabilità».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, nel sostenere la proposta “autonomista” della Gallura, ha ripreso il tema dello stretto legame fra riordino delle autonomie e riforma costituzionale, sostenendo che «gli elettori hanno detto chiaramente che nessuno può fare certe cose meglio delle Province, per questo bisogna subito mettere in sicurezza questi enti ed aprire un confronto con lo Stato sul grande tema delle autonomie locali, poi la Sardegna deciderà come disciplinarle sul proprio territorio».

Il sindaco del comune di Oschiri Piero Sircana ha parlato di una sorta di manovra a tenaglia che, attraverso la legge di riordino da una parte e la recente delibera sulle elezioni provinciali dall’altra, penalizza la Gallura condannandola in eterno ad una inaccettabile posizione di minoranza.

In attesa di una valutazione compiuta del suo gruppo il consigliere regionale Gennaro Fuoco ha annunciato la sua adesione personale alla proposta di legge per la provincia Gallura. Inoltre ha comunicato di aver scritto una lettera ai 56 Sindaci dell’ex provincia di Cagliari per invitarli a sostenere la sua proposta di ricostituzione della Provincia, dichiarandosi a favore del ripristino delle elezioni di primo livello anche per la Città Metropolitana (che peraltro le prevede nello statuto). Sull’autonomia gallurese infine, Fuoco si è detto disponibile sia ad un intervento all’interno della legge di riordino che ad un percorso limitato alla proposta di legge.

Per il Pd il vice capogruppo Roberto Deriu la richiesta della Gallura è senza dubbio coerente con il quadro costituzionale che all’art. 5 promuove la le autonomie locali ed anche attuale, «in una situazione cambiata rispetto alla tendenza riduzionista di questi spazi democratici che aveva finito per mettere nel mirino le Province». «Sotto questo profilo – ha osservato – la legge regionale di riforma ha un abito centralista ed un cuore autonomista, che comunque lascia una porta aperta alla revisione sulla quale però è necessario un consenso bipartisan».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha ricordato che proprio il 18 ottobre scorso, «il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa ha invitato l’Italia e rivedere la sua politica abolizionista delle Province, sottolineando al contrario che ad esse vanno attribuite competenze e risorse per poter funzionare, suggerendo inoltre il ripristino dell’elezione diretta degli organi di governo». «La nostra proposta di legge va in questa direzione – ha concluso – bisogna discuterla e votarla al più presto».

Per Forza Italia, il consigliere Giuseppe Fasolino ha suggerito, tenendo conto della oggettiva specificità della situazione gallurese, di separare l’iter della proposta di legge, che può andare subito in Consiglio, da quello riguardante la revisione della legge di riordino, che richiede tempi diversi.

A favore di un percorso autonomo della legge si è dichiarato anche il primo firmatario Giuseppe Meloni, del Pd, che ha poi manifestato la preoccupazione per un possibile “effetto domino” derivante dall’inserimento di altri territori nel dibattito, «con il rischio di non fare niente».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ribadito la sua posizione da sempre contraria all’abolizione delle Province, «scelta che ha portato ai risultati negativi che oggi abbiamo di fronte”. L’esponente dell’Udc si è detto poi favorevole a sostenere la proposta della Gallura anche “con la corsia preferenziale dell’art. 102, così si scopriranno le carte».

Per il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta «l’attuale situazione è figlia del peccato originale che portò alla proliferazione immotivata delle Province sarde, molto al di là di motivazioni reali: noi siamo per il rispetto dlla volontà espressa da 26 Comuni galluresi e sosteremo la proposta con ogni mezzo, se occorre anche con il ricorso all’art. 102».

Il capo capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha rivendicato al suo partito la consapevolezza di operare anche per le aree più periferiche dell’Isola, “rompendo il bipolarismo di fatto che accentra tutto su Cagliari e Sassari”. Nello specifico ha suggerito che, a legislazione regionale vigente, la Gallura può utilizzare gli spazi della legge di riordino che prevedono gli ambiti strategici, fermo restando che la proposta «è da valutare attentamente e proprio per questo potrebbe richiedere qualche approfondimento in più».

Nelle conclusioni il presidente Francesco Agus, assicurando l’impegno della commissione, ha affermato che «la complessità del tema delle autonomie locali richiede un confronto ampio ad articolato, così come è stato quello che ha accompagnato a suo tempo la legge di riordino». «Nello stesso tempo – ha avvertito – siamo chiamati ad occuparci di cose molto concrete perché, ad esempio, anche la prossima legge di stabilità nazionale esclude le Province sarde dalla ripartizione delle risorse; abbiamo già sollecitato l’intervento dei parlamentari sardi per modificare il testo attuale ed evitare il dissesto delle nostre amministrazioni. La prossima settimana – ha concluso – dovremo esaminare un disegno di legge della Giunta per consentire ad alcuni enti (Nuoro e probabilmente anche Oristano) di chiudere almeno i bilanci del 2017».

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Paolo Maninchedda 12 copia

La IV commissione del Consiglio regionale, presieduta da Antonio Solinas (Pd), ha svolto ad Olbia, alla presenza dell’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, una serie di audizioni sull’emergenza idrica della Gallura.

L’incontro si è aperto con l’intervento del presidente della Confcommercio, Tommaso Todde, che a nome del “Tavolo delle associazioni della Gallura – (Tag)”, al quale aderiscono le organizzazioni delle imprese, della cooperazione e dei lavoratori (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Agci, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Cgil, Cisl e Uil) ha illustrato la situazione di emergenza che  vive il Nord Est dell’isola e che comporta una serie di restrizioni nell’erogazione dell’acqua, con ripercussioni negative sugli usi civili ma soprattutto con forti penalizzazioni per le attività agricole e l’allevamento del bestiame. «Non dimentichiamo inoltre – ha spiegato Todde – che il 70 per cento dei turisti che soggiornano in Sardegna è ospitato nelle strutture ricettive del Nord dell’Isola ed è facile immaginare quali implicazioni potranno derivarne al comparto se non si risolverà il problema dell’acqua».

Il portavoce del Tag ha quindi ricordato come il tema della carenza idrica sia destinato a rappresentare un problema anche nel futuro e nel merito degli interventi urgenti, Tommaso Todde, ha mostrato perplessità per le ipotizzate connessioni tra i diversi bacini («i nostri bacini sono ormai ridotti a pozzanghere ed è inutile collegarli tra loro») ed ha affermato che non sono da escludere «soluzioni adeguate agli usi civici che alleggeriscano le quote di prelievo dai bacini». «In tutti i Comuni – ha concluso il portavoce delle associazioni – si avverte il problema dell’acqua, sia per quanto attiene le attività produttive e quelle agrozootecniche, dalle quali è partito l’allarme con la richiesta dello stato di calamità naturale».

Le difficoltà del mondo delle campagne sono state dunque  rappresentate nello specifico da Giovanni Canu (Cia), Ermanno Mazzetti (Coldiretti) e Matteo Luridiana (Confagricoltura) che hanno ribadito, nel corso dei rispettivi interventi e in rappresentanza delle proprie associazioni, l’urgenza di interventi adeguati alla gravità e alla complessità della situazione.

Il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, ha richiamato l’attenzione della Regione «su una delle questioni più urgenti che riguardano la Gallura» ed ha salutato con favore la compattezza e l’unità del territorio nel chiedere risposte all’emergenza idrica, mentre i primi cittadini di Monti (Emanuele Mutzu), di Oschiri (Piero Sircana), di Berchidda (Andrea Nieddu) e di San Teodoro (Domenico Mannironi) hanno suggerito una serie di interventi di carattere tecnico, come la realizzazione dello sbarramento sul rio Seleme (tra Monti e Alà dei Sardi) e l’allargamento del compendio irriguo della piana di Chilivani, nonché l’approvvigionamento anche dal Coghinas e non solo dal Liscia dei Comuni che vanno da Oschiri fino a Monti.

Il presidente del consorzio di bonifica, Marco Marrone, ha affermato con nettezza che l’ente non è più in grado di garantire le fornitura dell’acqua e il direttore Giosuè Brundu ha illustrato nel dettaglio il piano che consentirebbe di recuperare 20 milioni di metri cubi d’acqua con un esborso finanziario  di 20 milioni di euro. Il primo intervento è quello sul Rio Padrongianus, con un prelievo all’altezza del Ponte Loddone, per poi immettere la risorsa idrica nella rete del consorzio così da poterla riconnettere al distretto “Olbia nord” e “Olbia Sud”. Una ulteriore proposta riguarda  l’area di Monte Tova dove si recupererebbero sette milioni di metri cubi di risorsa idrica con un esborso di otto milioni di euro. Il concetto chiave della proposta del consorzio verte sull’affermazione che «la risorsa idrica è abbondante a valle della diga del Liscia ed è lì che bisogna realizzare gli interventi di breve e medio periodo».

L’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, nel corso del suo articolato intervento a conclusione delle audizioni della commissione, ha più volte fatto riferimento alla proposta avanzata dal consorzio di bonifica ed ha mostrato favore per l’ipotesi sbarramento sul Rio Seleme e per l’intervento immediato sul Rio Padrongianus («impegnando due milioni di euro si recupererebbero subito sei milioni di metri cubi d’acqua») ma ha specificato che non essendo disponibili le risorse finanziarie «tutte le iniziative dovranno essere realizzate con una rimodulazione delle poste del bilancio regionale». «Ci serve recuperare 13 milioni di metri cubi dal Liscia – ha spiegato Maninchedda – e tra gli interventi a medio termine sono ricompresi quelli a Monte Tova (con il recupero di una condotta dismessa di Abbanoa) e Serra Alveghes (interconnessione con distretto Olbia Nord e Olbia Sud) quantificati complessivamente in circa 18 milioni di euro». L’assessore ha dunque insistito sull’individuazione delle priorità e sulle logiche che sottendono alle scelte strategiche («assumiamoci tutti la responsabilità di spostare finanziamenti dalle opere in evidente ritardo a favore di quelle immediatamente realizzabili e più urgenti») nonché sull’esigenza di creare la cosiddetta “ridondanza” tra gli invasi del Nord Sardegna («ci si potrà così approvvigionare dal Coghinas o dal Liscia a seconda delle condizioni»). Un accento particolare è stato inoltre posto sulla carenza di manutenzioni nelle reti idriche («senza interventi, nel giro di pochi anni, il nostro sistema infrastrutturale è invecchiato in maniera incredibile») e sulle opportunità che deriveranno alla Gallura dai fondi del “Patto per la Sardegna” siglato di recente col governo Renzi («le amministrazioni comunali non dimentichino però l’emergenza idrica nei tavoli della programmazione territoriale»).

«Olbia è in emergenza come nessuno e non c’è disattenzione verso i problemi della Gallura – ha concluso l’assessore –  noi, dunque, ci saremo rispetto alle sue esigenze, con la Giunta e col Consiglio regionale, pronti a ricercare le soluzioni più adeguate nel breve e nel medio periodo, attraverso la rimodulazione dei fondi stanziati nel bilancio regionale a favore dell’emergenza idrica.»