21 November, 2024
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L’assemblea dei sindaci di Anci Sardegna si riunirà il 16 gennaio per l’elezione del nuovo presidente. La convocazione è stata decisa oggi per cercare di sbloccare la situazione di stallo venutasi a determinare dopo l’annullamento della votazione del 23 settembre scorso. Anche la decisione odierna, assunta su proposta del presidente dell’assemblea congressuale Mario Bruno, sindaco di Alghero, è stata assai contrastata, con uno dei candidati alla presidenza, il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini, esponente del Partito Democratico, che ha abbandonato i lavori prima della loro conclusione.

Giuseppe Ciccolini aveva proposto di attendere la decisione del Tribunale di Cagliari sul suo ricorso contro l’annullamento del voto che il 23 settembre scorso lo aveva visto imporsi sull’altro candidato, il sindaco di Bortigiadas Emiliano Deiana, anche lui esponente del Partito Democratico che, nel suo intervento, aveva ribadito la nullità dell’elezione di settembre e la necessità di andare subito ad una nuova votazione. I quasi tre mesi e mezzo trascorsi non sono serviti a superare i contrasti ed oggi appare assai improbabile un rasserenamento del clima per arrivare ad una candidatura unitaria e, comunque, il 16 gennaio verrà eletto il presidente che verrà chiamato a raccogliere l’eredità di Piersandro Scano.

 

 

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La commissione Sanità, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha iniziato un ciclo di audizioni sulla proposta di legge n. 164 (Rosella Pinna e più) che prevede “Interventi per la promozione e la valorizzazione dell’amministratore di sostegno a tutela dei soggetti deboli”, ascoltando l’Anci e le associazioni di settore.

A nome dell’Anci il presidente Piersandro Scano, prima di affrontare il tema oggetto della riunione, ha invitato la commissione ad un approfondimento sul problema della peste suina, ricordando che il sindaco di Desulo Gigi Littarru è stato rinviato a giudizio (udienza il 6 dicembre prossimo) a seguito di una denuncia del responsabile dell’Unità di missione della Regione. «Noi sosteniamo la posizione del sindaco Littarru – ha detto Scano – ma soprattutto riteniamo che il principio della cooperazione istituzionale debba sempre prevalere nei rapporti fra Regione e Comuni, che costituiscono le articolazioni decentrate dello Stato».

Entrando poi nel merito della legge, Scano ne ha sottolineato l’impatto positivo sul sistema delle Autonomie, aggiungendo che «troppo spesso i Comuni devono fare fronte, in una materia delicatissima che tocca da vicino la condizione di vita dei soggetti più deboli, ad un pesante carico di responsabilità rispetto al quale non sono preparati». Dopo aver auspicato lo snellimento di alcuni passaggi procedurali, il presidente dell’Anci ha suggerito di inserire il provvedimento nel più ampio contesto della riforma degli Enti locali e dei nuovi organismi di governo del territorio.

Daniela Sitzia, vice presidente dell’Anci, ha messo l’accento sulla necessità di inserire la norma «in un nuovo sistema pubblico in grado di assicurare più efficacia alle politiche sociali e maggior coordinamento con gli Enti locali e le altre istituzioni interessate». Soprattutto nel settore delle malattie malati mentali, ha precisato, «occorre ridurre al minimo le situazioni di incertezza in cui si sovrappongono problematiche riguardanti assistenza, salute, diritti della persona e progetti di vita; perciò è necessario anche potenziare la formazione degli operatori per evitare possibili conflitti con i servizi sociali dei Comuni ed altri soggetti pubblici, in particolare dei settori sanitario e giudiziario, che hanno competenze in materia».

Anche dal mondo dell’associazionismo è arrivata la sollecitazione a considerare la figura dell’amministratore di sostegno come parte di un sistema che, finora, ha avuto difficoltà ad agire in maniera unitaria.

Per l’Amso il presidente regionale Mario Cuccu ha espresso una valutazione positiva sulla legge, «che può rivelarsi uno strumento utile per accompagnare, nel versante pubblico, la gestione di problematiche complesse». Istituti come lo sportello di consulenza previsto dalla legge, ha spiegato, «vanno incontro sia alle esigenze delle famiglie che a quelle dei Comuni e, in prospettiva, possono consentire un intervento molto più efficace se ben coordinato con i programmi Plus e con l’attività dei Distretti socio sanitari».

Alessio Allena, sempre in rappresentanza dell’Amso, ha suggerito l’introduzione di alcune misure di tutela del lavoro degli amministratori di sostegno, come la copertura assicurativa dei rischi professionali legati soprattutto alle malattie psichiatriche ed amministrativi, riguardanti l’accesso e la gestione di leggi di settore, rapporti con le banche.

«Sarebbe opportuna a questo scopo – ha concluso – l’istituzione di un fondo regionale apposito.»

Luisanna Loddo dell’associazione Abc ha invece portato all’attenzione della commissione l’esperienza delle famiglie. Come genitori, ha affermato, «abbiamo una sorta di paura degli interventi esterni che comunque svolgono una funzione diversa da quella di un congiunto o di una persona vicina alla famiglia del malato». Ci sentiamo a disagio, ha raccontato, «anche di fronte alla situazione estrema che porta alla dichiarazione di incapacità di intendere e di volere perché le persone, sia pure con problemi che impediscono una normale vita di relazione, possono comunicare a fare scelte autonome».

Le nostre esperienze, ha dichiarato Rita Polo (anch’essa dell’Abc), «fanno emergere in modo costante prospettive di vita possibili, per questo manifestiamo dubbi sulla presenza di figure esterne; auspichiamo comunque che non ci sia una concentrazione di casi da seguire in capo alla stessa persona perché le situazioni sono sempre diverse anche in ambito familiare, penso ad esempio ai coniugi separati o con problematiche di coppia».

Il punto centrale, ha sostenuto Elisabetta Mossa dell’Anfass, «sta nella sua capacità di prevenire la misura dell’interdizione, favorendo la collaborazione con la magistratura, migliorando un lavoro che già svolgiamo come associazioni, ferma restando la centralità del ruolo delle famiglie; le figure esterne hanno certamente bisogno di acquisire una professionalità particolare, che richiede la disponibilità ad un grande ascolto attivo della persona, per questo è molto importante sia la formazione che l’individuazione di requisiti culturali e personali molto precisi».

Raimondo Perra

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Si è conclusa nell’Aula del Consiglio regionale, con l’incontro con la conferenza dei capigruppo guidata dal presidente dell’Assemblea legislativa sarda, Gianfranco Ganau, la manifestazione dei sindaci che questa mattina hanno marciato a Cagliari, per protestare contro i vincoli di bilancio e per chiedere alla Regione sarda di farsi parte attiva con il governo perché siano modificate le norme che impediscono l’utilizzo del cosiddetto avanzo di amministrazione.

Le dieci richieste dei primi cittadini, contenute in un documento consegnato ai capigruppo e alla Giunta, sono state illustrate e argomentate oltreché dal presidente dell’Anci, Piersandro Scano, anche dagli undici sindaci intervenuti in Aula (Marco Lampis, Escalaplano; Andrea Piroddi, Bono; Antonio Tirotto, Aglientu; Enrico Collu, San Sperate; Fausto Piga, Barrali; Anna Paola Marongiu, Decimomannu; Anita Pili, Siamaggiore; Efisio Arbau, Ollolai; Angelo Sini, Pattada; Massimo Zedda, Cagliari) che hanno sollecitato un impegno della Regione perché si adoperi con il Governo al fine di iscrivere in bilancio l’avanzo di amministrazione almeno nella parte relativa alla quota di investimenti e che vengano considerate fuori dai vincoli di spesa le risorse destinate alla messa in sicurezza dei territori e degli edifici scolastici nonché quelle riferite all’accoglienza dei migranti.

«Questa è una battaglia che la Regione deve condurre con i sindaci sardi – ha dichiarato Piersandro Scano – perché le nostre amministrazioni sono ormai stremate e costrette alla paralisi dopo anni di tagli “selvaggi”, di blocco degli investimenti e per via  un generale aumento delle competenze e delle responsabilità a fronte di una riduzione delle risorse trasferite dallo Stato ai Comuni.»

Le fasce tricolori hanno invece chiesto alla Regione alcuni impegni precisi sul mantenimento dei livelli di stanziamento nel fondo unico per gli Enti Locali; sul rispetto dei termini per la redistribuzione degli spazi finanziari così da consentire ai Comuni la tempestiva programmazione della spendita delle risorse; una programmazione partecipata con gli Enti Locali; provvedimenti normativi utili ad impedire la revoca delle opere pubbliche nel caso risulti impossibile procedere con l’impegno della spesa per l’espletamento delle procedure di gara; ed hanno insistito sulla necessità di scongiurare “politiche di stampo neocentralista”, sull’esigenza di assicurare una maggiore efficienza all’apparato regionale e sull’opportunità di “azioni ferme” verso il governo, a tutela del ruolo e delle prerogative dei Comuni della Sardegna.

Il presidente della commissione consiliare del Bilancio, Franco Sabatini (Pd), nel ribadire pieno sostegno all’azione dei sindaci («la Regione non può essere la controparte dei primi cittadini ma siamo qui perché vogliamo e dobbiamo lavorare insieme»), ha quindi rilanciato la proposta perché la Regione sarda possa sostituirsi totalmente allo Stato nel finanziamento degli Enti locali, a condizione che lo Stato riduca, almeno in pari misura, la trattenuta annuale sulle quote di entrate spettanti alla Sardegna.

Piena disponibilità al dialogo e alla collaborazione per la ricerca delle soluzioni condivise, nell’interesse dei Comuni e dell’intera Sardegna, è stata manifestata dal capigruppo del Psd’Az, Angelo Carta; dal presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel); dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni; da quello dell’Udc, Gianluigi Rubiu; del Pd, Pietro Cocco e dalla vice capigruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda che, nel corso dei rispettivi interventi e seppur con differenti sottolineature critiche, hanno confermato l’impegno di tutte le forze politiche presenti in Consiglio, a dare seguito alle richieste formulate dai primi cittadini della Sardegna.

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, in rappresentanza della Giunta (era presente anche l’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu) ha quindi riaffermato la volontà di collaborazione dell’esecutivo regionale («non vogliamo e non possiamo essere la controparte dei sindaci») insieme con la disponibilità ad “discutere e lavorare insieme” per superare i problemi delle entrate finanziarie. «Dobbiamo tutti tener conto però – ha affermato il vice presidente della Regione – che esistono, per i Comuni come per la Regione, precisi vincoli di spesa per effetto della zavorra del debito pubblico italiano di cui tutti dobbiamo farci carico».

«Abbiamo mantenuto i livelli di stanziamento del fondo unico per gli Enti locali – ha aggiunto l’assessore – e sono quantificabili in circa due miliardi di euro gli interventi della Regione che vanno al sistema dei Comuni sardi (progetto @Iscola, biblioteche, musei, cantieri verdi e altri interventi simili) e invito, dunque, quanti affermano l’opportunità di  collegare gli stanziamenti del fondo unico con le entrate della Regione, a valutare il fatto che in tempi di crisi economica le entrate tributarie (in testa l’Irpef) si riducono e di conseguenza diminuirebbero anche gli stanziamenti ai Comuni.»

«La battaglia dei sindaci sui vincoli del bilancio armonizzato e per l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione – ha sottolineato Raffaele Paci – è la stessa che conduciamo come Regione sarda in sede di conferenza unificata delle Regioni, perché vogliamo anche noi il superamento dei troppo stringenti limiti di spesa imposti dallo Stato».

«L’assemblea di oggi segna il primo passo di un confronto e di una nuova collaborazione con gli Enti locali – ha concluso l’incontro tra la capigruppo e i sindaci, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau – e saluto con favore gli impegni assunti per garantire maggiore efficienza al sistema regionale e per condurre insieme una battaglia comune con lo Stato e l’Europa per allentare i vincoli di spesa.»

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Voli low cost: incontro tra i sindaci del Nord Ovest

e la conferenza dei capigruppo

La Giunta regionale esaminerà nei prossimi giorni un disegno di legge proposto dall’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, che prevede la ricapitalizzazione della Sogeaal (la società di gestione dell’aeroporto di Fertilia) ma attenderà, in ogni caso, la conclusione della procedura di privatizzazione, la cui ultima proroga scade il prossimo 28 novembre. Ma i sindaci del Nord Ovest, con in testa il primo cittadino di Alghero, Mario Bruno, chiedono l’annullamento del  bando per l’ingresso dei privati in Sogeaal e la procedura d’urgenza (articolo 102 del regolamento del Consiglio regionale) per una legge ad hoc che ricapitalizzi Sogeaal (servono circa undici milioni di euro) così da consentire l’immediata attivazione del sistema per garantire gli incentivi ai vettori aerei che operano collegamenti internazionali.

È questo, in sintesi, il punto di non accordo tra la Giunta regionale e gli amministratori locali sul cosiddetto “caso Alghero” che ha registrato, nel corso dell’incontro con la conferenza dei capigruppo, anche una sostanziale diversità di vedute tra l’assessore Massimo Deiana e il capogruppo del Pd, Pietro Cocco; il vice capogruppo di Forza Italia, Marco Tedde; il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta; quello dell’Udc, Gianluigi Rubiu e quello dei Riformatori, Attilio Dedoni; il presidente dell’Anci, Piersandro Scano e della Coldiretti, Battista Cualbu: tutti schierati sulle posizioni dei primi cittadini (stop alla privatizzazione, ricapitalizzazione di Sogeaal e incentivi alle compagnie sulla base del principio del “pubblico investitore in economia di mercato – Piem”).

Amministratori e sindaci arrivati, oltreché dal sassarese anche dalle province di Oristano e Nuoro, hanno ribadito le ragioni della protesta, sfociata oggi con una manifestazione sotto il palazzo del Consiglio regionale e nel rimarcare i danni milionari causati dalla fuga di Ryanair, hanno argomentato le loro proposte per il salvataggio immediato della società di gestione dell’aeroporto di Fertilia e dei collegamenti delle compagnie low cost. «È questo l’obiettivo anche della Giunta – ha dichiarato il vice presidente dell’esecutivo, Raffaele Paci – e per ottenerlo procediamo su piani paralleli: la privatizzazione  e il disegno di legge per la ricapitalizzazione della Sogeaal, così da poter incentivare le compagnie aeree, nel pieno rispetto delle normative statali e comunitarie».

A conclusione dell’incontro, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, si è detto a favore della proposta per un ulteriore incontro, da tenersi la prossima settimana tra i capigruppo e la delegazione dei sindaci, per valutare i contenuti del disegno di legge proposto dalla Giunta, prima dell’eventuale esame in Aula con procedura d’urgenza, ed ha auspicato la definizione del “caso Alghero” in linea con le indicazioni degli amministratori locali e dei rispettivi territori.

Ryanair 1

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Nuraghe Losa Abbasanta 2 copia

E’ stata rinviata, ad Abbasanta, per un ricorso, la proclamazione dell’elezione del nuovo presidente di Anci Sardegna.

Lo scontro tra le due componenti del Partito Democratico, nonostante tutti i tentativi di mediazione compiuti per arrivare alla presentazione di un candidato unitario, è arrivato fino alla conta dei voti tra il sindaco di Bortigiadas Emiliano Deiana e il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini. I numeri hanno dato ragione a quest’ultimo, 152 a 141, ma l’elezione è stata contestata da Emiliano Deiana, secondo il quale il suo concorrente non ha raggiunto la maggioranza assoluta degli iscritti all’assemblea per un solo voto, considerato che gli iscritti erano 304. Per contro, Giuseppe Ciccolini ha sostenuto che la maggioranza assoluta va considerata in riferimento al numero dei votanti che sono stati 297, ragion per cui la sua elezione sarebbe valida.

Il presidente dell’assemblea congressuale, Mario Bruno, sindaco di Alghero, ha trascorso più di un’ora a confrontarsi sullo statuto con i funzionari dell’Anci regionale e nazionale e con il notaio ma, non essendo stata trovata la necessaria condivisione, la proclamazione del presidente e degli eletti nel Consiglio regionale di Anci è stata congelata. Il notaio ha fatto presente che, non essendoci un registro di uscita, l’unico numero utilizzato per redigere i verbali è stato quello dei presenti-registrati, quindi 304. In questo caso si dovrebbe andare a nuove elezioni.

«La vostra presenza qualificata e partecipe, insieme al dibattito che si è sviluppato nei giorni scorsi attorno ai temi congressuali, ci consente di guardare al futuro con una certa fiducia: a voi e alla Regione, per la parte importante di lavoro comune che ci attende» ha detto l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ex presidente di Anci Sardegna, all’avvio dei lavori dell’assemblea regionale dell’Anci, riunita al nuraghe Losa per eleggere il nuovo presidente. Il componente dell’Esecutivo ha portato i saluti a nome del presidente Pigliaru e della Giunta regionale ai sindaci arrivati da tutta la Sardegna.

«Anci Sardegna – ha aggiunto Cristiano Erriu – ha ampliato la sua tradizionale opera di patrocinio, di supporto e di presidio degli interessi posizioni dei Comuni ed è diventato ormai un soggetto politico consolidato di rappresentanza istituzionale e di confronto permanente con la Regione e gli altri soggetti politici e istituzionali a livello regionale e nazionale. Ringrazio il presidente uscente, Piersandro Scano, che ha sempre dimostrato un leale rapporto di collaborazione nei confronti della Regione. Con l’aprirsi dei nuovi spazi operativi di rappresentanza, il ruolo dell’Anci è chiamato a crescere attraverso il superamento di una visione puramente partenariale a favore di una più nobile funzione di raccordo tra le politiche regionali e i Comuni, ma anche di partecipazione alle decisioni attraverso un nuovo strumento, come la Conferenza permanente Regione-Enti locali: tutti collocati su un piano paritario e non con i Comuni subordinati alla Regione, come accadeva in passato.»

«Non devono spaventarci il conflitto, lo scontro e il dibattito – ha concluso l’assessore Erriu -. Dobbiamo temere semmai l’immobilismo e il troppo silenzio. La simmetria porta a un generale appiattimento. Ai sindaci auguro di trovare stabilità, un lavoro condiviso e il coordinamento tra la Regione e gli enti locali, che sono i pilastri attorno ai quali costruire la Sardegna del domani. Dobbiamo avere lo sguardo rivolto al futuro, nel rispetto dei reciproci ruoli. Se affronteremo insieme le sfide che ci attendono, faremo un buon servizio per la Sardegna e i sardi.»

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Antonio Onnis 4

La commissione Sanità, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha completato la prima fase delle audizioni sull’istituzione della Asl unica ascoltando i commissari delle aziende sanitarie sarde e l’Anci.

Esprimendo la posizione condivisa dei responsabili delle aziende, il commissario della Asl 7 di Carbonia, Antonio Onnis, ha parlato di «un progetto epocale che interviene in modo profondo sull’organizzazione del servizio sanitario regionale, un progetto che scuoterà il sistema avviando una fase completamente nuova che dovrà essere caratterizzata da efficienza, capacità di ottimizzare le risorse disponibili, migliorare i servizi e soprattutto, anche sul piano culturale, riconciliare la sanità sarda con i cittadini».

«Una grande scommessa – ha aggiunto Antonio Onnis – sulla quale tutti gli operatori della sanità ed anche la politica si stanno mettendo in gioco; per questo non dobbiamo soffermarci tanto sui modelli, quanto sull’impegno comune di superare una situazione a macchia di leopardo per costruire un sistema efficiente e sostenibile.»

Per l’Anci, il presidente Piersandro Scano ha dichiarato che è sempre preferibile «confrontarsi mentre le decisioni si stanno prendendo mentre, in questo caso, abbiamo l’impressione che sostanzialmente le cose siano già fatte». «Rispetto all’esigenza di avere un sistema sanitario efficiente – ha proseguito – riteniamo che non ci siano automatismi che conducono a questo o quel modello, certamente la riforma va fatta però esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per una tendenza (anche nazionale) di abbassare il livello del welfare e dei servizi sanitari per risparmiare, favorendo in modo indiretto una urbanizzazione forzata perché, alla fine, le città sono gli unici posti dove si può vivere. Temiamo in particolare, per quanto riguarda la sanità sarda, che tutto questo si traduca in un abbandono dei territori ed una corsa al Pronto soccorso, perché non c’è altro.»

«Faremo una battaglia molto forte – ha poi annunciato Scano – sulle guardie mediche perché vogliamo difendere il diritto alla salute dei sardi in tutto il territorio regionale, che ha tante differenze, problematiche e specificità; anche la tempistica delle trasformazioni in corso crediamo vada seguita con la massima attenzione perché rete ospedaliera, servizi e strutture territoriali devono essere interconnessi e, al momento, sono parti incomplete di un sistema che ancora non c’è.»

In precedenza la commissione aveva ascoltato i rappresentanti sindacali delle diverse specialità dei medici.

Enrico Giua ha espresso una valutazione positiva sulla riforma in linea di massima, raccomandando però di «procedere con la necessaria gradualità negli accorpamenti» manifestando inoltre la propria preferenza per uno schema di tre Asl.

Angela Vacca ha sostenuto che la proposta della Asl unica non appare la più adatta «al governo sanitario di un territorio vasto come la Sardegna; per noi il numero ottimale sarebbe quello di 3 Asl, anche per assicurare una maggiore presenza nei territori che rischiano di essere fortemente indeboliti».

Maria Luisa Boi ha definito il progetto «fumoso e non adeguato a rispondere alle tante specificità del territorio regionale; sarebbe preferibile uno schema costruito su tre Asl prestando particolare attenzione alle realtà territoriali». «Quello della Asl unica – ha aggiunto – è un modello che nelle esperienze conosciute non ha prodotto risparmi ma solo un forte accentramento di poteri nella persona del direttore generale».

Giuseppe Doneddu ha citato il precedente, a suo avviso totalmente negativo, dell’accorpamento fra Microcitemico, Oncologico e Brotzu per dichiarare tutte le sue riserve su un processo che «non ha prodotto risparmi ma nuovi costi ed un forte calo della qualità dei servizi; la Asl unica sarebbe una specie di bad bank con un al vertice un supercommissario senza controlli e, nello specifico, senza alcun ruolo di rappresentanza per i medici».

Anche Luciana Cois ha ipotizzato un consistente aumento dei costi, aggiungendo che i risparmi, semmai, «potrebbero arrivare dalla centrale unica per gli acquisti che comunque c’è già; quello che manca, invece, è la capacità di produrre buona salute per i sardi».

Gianfranco Doneddu si è soffermato sulle ricadute dei processi di aggregazione nel settore delle analisi di laboratorio ricordando, sempre a proposito dell’accorpamento Microcitemico-Oncologico-Brotzu, che «si sono perduti ben 600 prelievi». «C’è una fretta paurosa che lascia sbalorditi – ha concluso – ed avrà ripercussione negative soprattutto sul personale».

Non possiamo dimenticare, ha detto fra l’altro Cesare Nieddu richiamando l’attenzione della commissione sui problemi dell’emergenza/urgenza, «che prima avevamo otto modelli diversi, ora non abbiamo ancora l’Areus e ci troviamo in una situazione di grave disorientamento che amplifica le tante carenze del servizio».

Per Anna Maria Lecca «la Asl unica sarà un mostro che moltiplicherà i problemi della sanità sul territorio, dove i ventidue distretti somigliano molto alle vecchie Ausl ed i rapporti fra strutture ospedaliere ed universitarie saranno ancora più complicati; l’unico elemento di chiarezza sono i super poteri del direttore generale, difficilmente controllabili».

Anche per Susanna Montaldo «la Asl unica non potrà funzionare e non farà risparmiare; si sta procedendo con troppa fretta con una concentrazione di potere eccessiva che nelle Marche, per esempio, ha portato ad uno squilibrio che di fatto ha delegato al direttore generale le funzioni dell’assessore della Sanità». «Lo schema più funzionale – ha concluso – sarebbe quello di quattro Asl, con confini coincidenti con quelli delle vecchie province”.

Successivamente la commissione ha ascoltato il Rettore dell’Università di Cagliari. La professoressa Maria Del Zompo ha auspicato «una razionalizzazione delle risorse che non perda di vista le grandi potenzialità della facoltà di Medicina, in grado di far crescere tutto il sistema». Sotto questo profilo, ha ribadito la necessità che l’Università «mantenga la sua autonomia», principio che l’art. 2 del disegno di legge della Giunta metterebbe in qualche modo in discussione.

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

 

Si è conclusa la prima settimana di audizioni della Commissione Bilancio sulla manovra finanziaria 2016-2018. L’organismo consiliare, presieduto da Franco Sabatini, ha sentito i rappresentanti delle associazioni degli enti locali, il coordinamento delle comunità di recupero dei detenuti e le associazioni dei disabili.

Il presidente dell’Anci Sardegna Pier Sandro Scano ha espresso apprezzamento per il lavoro della Commissione finalizzato a scongiurare l’aumento dell’Irpef. «Siamo favorevoli ed esprimiamo un incoraggiamento forte – ha detto Scano -l’importante è che chi vuole evitare il rincaro delle tasse non deve fare l’errore di trasferire il compito ad altri. Un intervento sul Fondo Unico per gli enti locali costringerebbe i comuni a dover utilizzare la leva fiscale, una soluzione difficile da far digerire ai cittadini».

Secondo l’Anci, per raggiungere l’obiettivo si potrebbe agire su due fronti.

Dal lato delle entrate, proseguendo il negoziato con lo Stato sugli accantonamenti. «Abbiamo a disposizione l’articolo 13 dello Statuto e la legge 42/2009 che, all’articolo 27, assicura il conseguimento dei principi di perequazione e solidarietà per le regioni a Statuto speciale che scontano evidenti ritardi infrastrutturali, gli svantaggi dell’insularità e abbiano un reddito pro capite inferiore alla media nazionale».

Sul fronte della spesa si potrebbe invece accelerare il processo di riforma in modo da eliminare i centri di costo che stanno nella terra di mezzo, tra Regione e comuni, e sfuggono ai controlli.

Pier Sandro Scano ha poi ricordato i pesanti sacrifici che i comuni si sono dovuti accollare per il risanamento della finanza pubblica: «Dal 2007 al 2014 abbiamo contribuito con 18 miliardi di euro – ha detto il presidente dell’Anci – ecco perché non è rimasto altro da tagliare. In Sardegna si è riusciti a parare il colpo grazie alle risorse del Fondo Unico, altrimenti sarebbe stata una tragedia».

Un discorso a parte riguarda gli stanziamenti per le politiche sociali. «Nel 2015 vennero stanziati inizialmente 260 milioni di euro, poi portati a 292 – ha sottolineato Scano – la proposta del 2016 è di 263 milioni, all’appello mancano 30 milioni di euro. Invitiamo Consiglio e Giunta a riflettere su questo».

Enrico Delussu, consulente dell’Asel (Associazione sarda enti locali) ha ribadito la contrarietà del sodalizio a un aumento delle tasse (“pagano sempre i soliti noti”) e sollecitato la Regione a dare certezza sui tempi per i trasferimenti delle risorse agli enti locali e alle categorie produttive.

Il presidente della Commissione Franco Sabatini si è detto favorevole a un confronto più serrato con lo Stato sulle entrate fiscali. «Tra accantonamenti (681 milioni di euro) e riserve erariali (300 milioni) manca circa un miliardo nelle casse regionali – ha detto Sabatini – se avessimo quei soldi non saremmo in questa situazione. Il Consiglio deve farsi carico di coinvolgere tutta la società sarda in questa sacrosanta battaglia in difesa dei nostri diritti».

I rappresentanti delle comunità di recupero hanno illustrato alla Commissione le criticità del sistema che in Sardegna offre un supporto decisivo alle istituzioni nei percorsi di accoglienza e reinserimento dei detenuti in attuazione dell’articolo 27 della Costituzione. «Lavoriamo, da oltre vent’anni, per consentire a chi ha sbagliato di poter ricominciare – ha spiegato Antonello Caria della comunità “Il Samaritano” chi deve scontare una pena ha la possibilità di essere accolto, ascoltato e accompagnato verso il reinserimento sociale. In Sardegna, senza le nostre strutture, questo servizio non sarebbe possibile».

La novità di quest’anno è la nascita di un coordinamento regionale che raggruppa sei comunità di recupero dei detenuti: la Cooperativa Sociale “San Lorenzo” di Iglesias, la Cooperativa Sociale “Il Samaritano” di Arborea, la Società Cooperativa Sociale “Ut Unum Sint” di Nuoro, la Cooperativa sociale “Comunità Il Seme” di  Santa Giusta, l’Associazione di Volontariato “Giovani in cammino” di Sorso, l’Associazione Cooperazione e Confronto – “Comunità la Collina” di Serdiana. L’obiettivo è quello di armonizzare e rendere più efficaci gli interventi.

Le comunità chiedono di andare oltre un mero riconoscimento nominale e di pensare a un sistema di finanziamento certo che consenta loro di assolvere a tutti i compiti . «Le nostre comunità non si occupano solo di accoglienza, 24 ore su 24, ma anche di educazione – ha ricordato don Ettore Cannavera responsabile della Comunità “La Collina” – questo ruolo è stato finora assicurato grazie al supporto dei volontari e dalla generosità di donatori privati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: chi esce dalle nostre strutture ha una percentuale di recidiva inferiore al 5% contro il 70% dei detenuti che escono dal carcere. La Regione ha sempre assicurato il suo contributo ma adesso è necessario fare un salto in avanti: i progetti vanno coordinati e resi quanto più efficaci, l’istituzione pubblica svolga un monitoraggio sulle attività e ci chieda un rendiconto minuzioso».

Per far fronte alle esigenze delle comunità servirebbero 2,5/3 milioni di euro. Una cifra nettamente inferiore rispetto ai costi di una detenzione in carcere, hanno spiegato i rappresentanti delle Comunità di recupero, senza considerare i benefici sociali. «La collaborazione tra pubblico è privato è stata decisiva in questi anni – ha detto don Pietro Borrotzu della Comunità “Ut Unum Sint” – questa sinergia deve proseguire per consentire alle nostre associazioni di svolgere al meglio un ruolo sociale».

Il presidente Franco Sabatini ha assicurato il pieno appoggio della Commissione e avanzato l’idea di costituire un fondo unico da destinare ai progetti di recupero.

Una proposta accolta favorevolmente dalle comunità: «Una soluzione si questo tipo consentirebbe di programmare meglio gli interventi. Lo strumento normativo c’è già: basta dare attuazione alla legge 23 del 2005 sui servizi sociali».

I Comitati della famiglie per la legge 162, che riuniscono circa 54 organizzazioni regionali,  hanno rivolto un appello accorato alla Commissione perché venga scongiurato il taglio di 10 milioni di euro destinato ai progetti per il sostegno alle persone con disabilità.

Il Sardegna sono 39.365 le persone seguite attraverso i percorsi della legge 162 che consentono ai pazienti di rimanere nelle loro case evitando di subire una

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Si sono svolte questa mattina in II commissione le audizioni dell’Anci e dei sindacati sul Piano di dimensionamento delle rete scolastica e del Corecom Sardegna sulla manovra finanziaria 2016-2018.

«Dopo i problemi dell’anno scorso abbiamo ora una situazione più stabile e sarebbe bene avviare in anticipo una riflessione che assegni alla scuola lo spazio che merita in una Regione che, con le riforme degli Enti locali e della Sanità, sarà interessata da grandi cambiamenti istituzionali e sociali – ha dichiarato il presidente dell’Anci Sardegna Piersandro Scano – l’auspicata riflessione sul mondo della scuola deve passare attraverso il recupero di una forza autonomistica della Regione, secondo l’interpretazione più avanzata dell’art. 13 dello Statuto; è una proposta che, in primo luogo, vuole aggredire in modo più incisivo il gravissimo problema della dispersione ed affermare la visione di una Sardegna nuova ed aperta, con parità di offerta formativa per tutti i sardi ed un legame ancora più stretto fra il sapere ed il saper fare».

Per i sindacati, Maria Luisa Arru della Cisl ha espresso sul Piano un parere «in larga parte positivo, sia perché quest’anno non si sono operati tagli sia perché sono state accolte alcune indicazioni qualificanti del sindacato riguardanti le zone interne e le aree più deboli della Regione». «Non siamo d’accordo – ha proseguito – sulla scelta di eliminare le pluri-classi che a nostro giudizio, con alcuni interventi migliorativi,  potevano essere mantenute in determinate realtà».

Sull’offerta informativa, infine, secondo la Arru, «servirebbe uno studio strategico ella Regione per individuare le macro-aree di intervento evitando così la proliferazione spesso incontrollata dei programmi».

Per la Uil Giuseppe Maccioccu ha sottolineato positivamente «la frenata rispetto al calo dei posti di lavoro e l’attenzione rivolta alle zone interne». Manca tuttavia, ha osservato, «un meccanismo di verifica dei risultati perché, in molte situazioni, rispetto all’utilizzo di risorse finanziarie importanti non si è registrata una diminuzione significativa della dispersione scolastica».

Successivamente è stata la volta del Corecom Sardegna. Il presidente Mario Cabasino ha illustrato brevemente l’attività svolta nel corso del 2015, soffermandosi sul servizio dedicato alle conciliazioni (circa 900 per un controvalore di 200.000 euro restituiti ai cittadini), recentemente potenziato con l’apertura di un nuovo sportello a Sassari, in collaborazione con il Comune e l’Università.

Mario Cabasino ha poi richiamato l’attenzione della commissione sulla necessità di acquisire le cosiddette seconde deleghe, come hanno già fatto tutte le atre Regioni. «Si tratta – ha spiegato – di poter arrivare anche in Sardegna a definire con una sorta di decisione extra-giudiziale di primo grado tutte le controversie fra i gestori delle Tv a pagamento e della telefonia mobile agli utenti perché, attualmente, se la conciliazione non va a buon fine, al cittadino non resta che rivolgersi all’Agcom nazionale o all’autorità giudiziaria».

Il presidente del Corecom ha poi annunciato lo sviluppo delle iniziative rivolte ai minori ed alla prevenzione del cyber-bullismo, in collaborazione con la scuola e la Polizia postale, con due manifestazioni pubbliche a Cagliari e Sassari.

Per quanto riguarda la legge regionale 3/2015 che prevede forme di sostegno alle stazioni televisive locali, il presidente del Corecom ha auspicato l’estensione degli interventi al mondo delle radio e dei giornali on-line. «Il panorama dell’informazione televisiva regionale – ha detto – dopo una lunga e difficile crisi sta cominciando a dare qualche segnale di risveglio anche per la presenza dei nuovi media; sono per ora piccoli segnali ma indicano una tendenza che la Regione deve saper leggere ed interpretare».

Nelle conclusioni il presidente della commissione Gavino Manca ha ricordato che, «pur tenendo presenti le difficoltà oggettive del bilancio regionale, le prime ricadute positive dell’intervento delle istituzioni sul sistema televisivo vanno consolidate ed allargate, per quanto possibile, anche agli altri mezzi di comunicazione; su questi temi c’è tutto l’impegno della commissione».

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Il gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà in Consiglio regionale ha presentato una mozione con la quale chiede un impegno formale della Giunta sul rifinanziamento dei cantieri verdi.

«Nella scorsa finanziaria l’assessore Paci aveva assicurato lo stanziamento di 17 milioni di euro per i cantieri verdi avviati dai comuni sardi – ha detto il capogruppo di Sel Daniele Cocco – alla fine invece sono stati stanziati solo 5 milioni di euro, una cifra irrisoria, insufficiente per soddisfare le richieste delle amministrazioni comunali.»

Con la mozione firmata da tutto il centrosinistra, il gruppo Sel sollecita il rifinanziamento degli interventi attraverso il reperimento di nuove risorse da inserire nella Finanziaria del 2016: «I cantieri verdi hanno permesso di mettere in sicurezza i territori e mitigare il rischio idrogeologico – ha aggiunto Cocco – Paci rispetti gli impegni e trovi una soluzione». Da rivedere, infine, il bando dell’assessorato dell’Ambiente: «Sono stati cambiati in corsa i requisiti richiesti. Il paradosso è che verranno finanziati i comuni che non hanno speso le risorse assegnate per il 2015 e penalizzati quelli che invece hanno concluso gli interventi e rendicontato le attività svolte. La Giunta ci ripensi – ha concluso Cocco – su questo argomento siamo pronti a dare battaglia in Aula».

Prosegue intanto l’azione di Sel finalizzata al contrasto delle povertà estreme. Il segretario regionale Luca Pizzuto ha illustrato le nuove iniziative decise dal partito che vedranno coinvolti circoli e militanti. Queste le linee di intervento: 1) l’apertura di quattro sportelli di segretariato sociale (Cagliari, Sassari, Carbonia e Sant’Antioco) per aiutare i cittadini nelle questioni burocratiche e informarli su bandi, finanziamenti e opportunità di lavoro; 2) uno sportello d’ascolto per rispondere alle domande e alle richieste d’aiuto dei cittadini con due numeri di riferimento: 3711603092 e 3711629302; 3) la promozione di attività di formazione per aiutare le persone ad uscire dalla condizione di povertà; 4) Un pastificio sociale per dare sostegno ai più poveri e offrire loro l’opportunità di partecipare a momenti conviviali.

Per promuovere il dibattito su questi temi, Sel ha organizzato una rassegna di politica e cultura con una serie di appuntamenti a cui parteciperanno esponenti politici nazionali e intellettuali. Si parte giovedì prossimo a Cagliari con un appuntamento a Villa Muscas sul tema “La politica riparte dai territori”. All’incontro, fissato per le 19.00, parteciperanno il sindaco del capoluogo Massimo Zedda, il senatore di Sel Luciano Uras, la senatrice del Pd Magda Zanoni, il presidente dell’Anci Piersandro Scano, la deputata del Pd Romina Mura e il coordinatore provinciale di Sel Sandro Serreli.

Palazzo del Consiglio regionale A

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Ignazio Locci 2 copia

Nella “Programmazione della riabilitazione globale a ciclo continuativo ad alta intensità” la Asl di Sanluri mette a segno un singolare colpaccio e ottiene 46 posti letto, di cui 20 di riabilitazione cardiologica. Un bel traguardo se si pensa che l’ospedale Brotzu, la struttura sanitaria più importante della Sardegna, ne può vantare soltanto due. Lascia poi sgomenti apprendere che tali posti verranno affidati alla sanità privata, precisamente alla Fondazione “Centro servizi alla persona” con sede a Villamar, comune del Medio Campidano amministrato guarda caso dal presidente dell’Anci Sardegna Piersandro Scano, esponente del Partito democratico. Naturalmente si tratta solo di curiose coincidenze, ci mancherebbe.

Ma al di là del caso del tutto fortuito, nello specifico occorre fare alcune considerazioni. Innanzitutto sarebbe importante capire se l’assessore regionale della Sanità ritenga necessaria la scelta di affidare al privato i posti di struttura cardiologica, mentre il pubblico (in particolare il caso dell’ospedale Brotzu), che meriterebbe maggiori attenzioni, si trova sguarnito di letti. Richiesta legittima, visto che dall’alto della sua poltrona di assessore, Arru battezza le scelte della Giunta in merito al riordino della Sanità come opportune e votate al risparmio.

In secondo luogo viene da chiedersi se la Giunta dei professori non abbia il timore che una struttura privata, affidataria di un “pacchetto” di posti letto di tutto rispetto, non corra il rischio di finire fallita con montagne di debiti. Del resto, non sarebbe il primo caso di organismo sanitario caduto in rovina. E senza andare troppo lontano, lo stesso Medio Campidano ha conosciuto circostanze simili. Come è possibile, infatti, dimenticarsi del caso del Centro di riabilitazione “Santa Maria Assunta” gestito da “Guspini per la vita” e finito al collasso nel 2010 con 25 milioni di debiti, se proprio oggi la Regione interviene con i soldi dei contribuenti per mantenerlo in piedi? Strano che si siano dimenticati del personale qualificato finito per strada, o delle attrezzature altamente professionali rimaste inutilizzate. Ci vuole un bel coraggio a servirsi dei soldi pubblici per un centro a suo tempo amministrato in maniera del tutto discutibile. Ma ci vuole molto più coraggio, o una faccia di bronzo, a correre gli stessi medesimi rischi.

Alla luce di un simile episodio, credo sia legittimo nutrire il timore che possano ripetersi casi analoghi. E ovviamente non vorremmo che fosse poi Pantalone a pagare le scelte sbagliate di questa politica. L’auspicio è che l’assessore Luigi Arru faccia immediatamente luce sulle ragioni di tale decisione, valutando l’eventualità che i 20 posti letto di riabilitazione cardiologica vengano affidati alla sanità pubblica, piuttosto che a quella privata. Noi, naturalmente, parafrasando Arru, siamo convinti che sostenere il pubblico sia la scelta più opportuna.

Ignazio Locci

Consigliere regionale Forza Italia Sardegna