22 November, 2024
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Un totale di 34 accertamenti di morte e soltanto 3 opposizioni, con un elevato numero di organi prelevati, in crescita rispetto al 2018. Sono alcuni dei dati che sono emersi ieri durante l’incontro “Natale in corsia” e che pongono Sassari ai primi posti per le donazioni. L’incontro, organizzato dal Coordinamento provinciale Prometeo Aitf Odv con il patrocinio dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari al settimo piano dell’ospedale civile, aveva proprio l’obiettivo di rimarcare l’importanza di un gesto prezioso, in grado di donare la vita.

«Un’occasione importante per i componenti dell’associazione che così – è stato sottolineato dal coordinatore dell’incontro Marco Di Battista – hanno fatto presente come la donazione e il trapianto abbiano segnato per loro una seconda nascita. Ma è stato anche un momento di riflessione, per ricordare i donatori e il loro atto d’amore.»

E se da una parte è emerso che le donazioni a Sassari sono in crescita, dall’altra è stato messo l’accento su quanto sia fondamentale supportarle. «È importante avere risorse dedicate – ha sottolineato il direttore sanitario dell’Aou Bruno Contu – saranno così necessari sempre più specialisti che dovranno far funzionare l’intera macchina dei prelievi e dei trapianti».

«Le donazioni e i trapianti sono un gioco di squadra – ha detto la dottoressa Paola Murgia, coordinatrice locale delle donazioni del Santissima Annunziata – e a Sassari sta funzionando bene, grazie all’impegno di tutti gli operatori sanitari.»

«Sassari ha una vera e propria tradizione e non soltanto per le donazioni – ha aggiunto Maria Cossu, direttore della Nefrologia dialisi trapianti dell’Aou – è sempre stata tra i più alti centri e ha rappresentato anche un punto di riferimento per i trapianti di rene, che venivano effettuati per la prima volta proprio trent’anni fa.»

Toccanti alcune delle testimonianze portate dai trapiantati e familiari presenti all’incontro. Tante le difficoltà e le sofferenze vissute lungo un percorso che ha portato i pazienti a incontrare il loro angelo, il loro “buon samaritano”, che ha donato loro una nuova vita. Come quella che da oltre 27 anni vive un paziente trapiantato di cuore o una giovane donna trapiantata di rene.

«Ognuno di noi – ha aggiunto il cappellano del Santissima Annunziata don Pietro Bussu – deve imparare a essere un chicco che cade nella terra e porta frutto. Ma perché il bene possa continuare a fare il bene bisogna crederci.»