18 July, 2024
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Il Consiglio regionale ha rinviato in commissione il testo unificato n. 2-5-9 che modifica la legge statutaria ed introduce la doppia preferenza di genere.

In apertura della seduta pomeridiana, il presidente Ganau, ha dato la parola ai capigruppo per la conclusione della discussione generale sulla proposta di modifica della legge statutaria elettorale.

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, dopo aver segnalato un clima ostile alla doppia preferenza di genere (“c’è più gente contraria che favorevole, ma nessuno dichiara apertamente la propria posizione”) ha smentito ufficialmente le voci sulla possibile richiesta del voto segreto da parte del Psd’Az: «Io sono stato critico ma esprimo le mie posizioni alla luce del sole – ha detto Carta – se qualcuno si aspetta un nostro soccorso per impallinare la legge se lo levi dalla testa. Io sono qui e non ho intenzione di chiedere il voto segreto».

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha illustrato le ragioni per le quali si è deciso di portare in Aula la doppia preferenza di genere stralciandola dalla riforma complessiva della legge elettorale. «Ogni questione va contestualizzata – ha detto Cocco – ci sono strumenti differenti per garantire la piena partecipazione delle donne alla vita politica, oggi serve agire su questo fronte». Cocco ha poi assicurato che la proposta di modifica della legge statutaria elettorale non punta al ripristino delle preferenze multiple abolite con referendum nel 1993: «Contro la preferenza multipla votarono allora 28 milioni di italiani su 37 milioni di votanti – ha ricordato l’esponente del Pd – oggi la doppia preferenza di genere serve a mettere rimedio a una democrazia incompiuta, a una situazione che non garantisce pari opportunità nelle istituzioni. Questa è la ragione per la quale siamo arrivati a discutere la proposta. Servono norme adatte al periodo storico. La Regione Sardegna deve fare la sua parte».

Cocco, infine, ha auspicato un voto unanime del Consiglio: «Tutti abbiamo il dovere di approvare la doppia preferenza di genere. Lo dobbiamo fare a voto palese, ognuno di noi deve assumersi la responsabilità. E’ una questione di giustizia alla quale non ci possiamo sottrarre».

Voto favorevole ha annunciato anche il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha però difeso la sovranità dell’Aula: «Non ho pregiudizi ma non voglio che il dibattito sia condizionato da pressioni esterne – ha affermato Pietro Pittalis – ringrazio i movimenti femminili per le battaglie che mandano avanti ma la loro presenza in aula non deve tradursi in uno strumento di controllo della libera espressione dei consiglieri, non è questo il metodo. Su questo argomento occorre parlare a viso aperto, noi non chiederemo il voto segreto, Forza Italia ha dato la possibilità di esprimersi liberamente. Per questo non si deve condizionare il dibattito».

Secondo Pietro Pittalis, il via libera alla doppia preferenza di genere va nella direzione indicata dal dettato costituzionale: «Occorre garantire la piena partecipazione delle donne alla vita pubblica – ha detto il capogruppo azzurro – in quest’Aula c’è un numero esiguo di donne. Eppure loro sono la testimonianza del sapere, della capacità e del senso di responsabilità. Nostro compito è aumentare e rendere visibile il peso e la proiezione politica che rappresentano. Non si tratta di creare un vantaggio ma di dare un’opportunità perché poi, alla fine, sarà il voto a decidere chi sarà eletto. Se qualcuno pensa di modellare le leggi elettorali a proprio uso e consumo sbaglia. C’è sempre un elettore che ha il potere di scegliere».

Pietro Pittalis ha poi auspicato un cambio di rotta dei partiti: «Oggi arriviamo a disciplinare questo aspetto  perché, quando in concreto si va ad applicare il principio della parità di genere, le forze politiche agiscono diversamente candidando solo uomini come avvenuto in alcuni collegi elettorali alle scorse elezioni. Il cambiamento deve avvenire nel momento della selezione della classe dirigente, questa è l’occasione per modificare anche la legge elettorale in modo che non sia la magistratura a decidere chi entra in Consiglio. Dopo l’approvazione della doppia preferenza occorre intervenire sulla parte della legge che necessita di una manutenzione».

A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci ha ricordato positivamente che «nel corso dell’iter consiliare si è partiti da una pluralità di proposte differenti per arrivare ad un testo unificato, un risultato sul quale la Giunta esprime grande favore e plauso sia per la convergenza trasversale che per il consenso molto ampio che attraversa gli schieramenti e le forze politiche». Con il provvedimento, ha aggiunto, «si cerca di porre rimedio ad un evidente squilibrio e certamente si tratta di uno dei tanti interventi possibili, rispetto ad una situazione generale che vede l’Italia all’82° posto su 234 paesi in tema di rappresentanza di genere». La legge della Sardegna, ha concluso, «vuole rappresentare una opportunità in più nel difficile percorso della rimozione degli ostacoli per il raggiungimento di una autentica parità attraverso politiche attive in un quadro di regole nuove tendenti ad affermare l’idea di un Paese e, nel nostro caso, di una Regione più equilibrata ad aperta che offra ai suoi cittadini spazi sempre più ampi di partecipazione alla vita democratica».

Prima delle dichiarazioni di voto, Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto una breve sospensione per poter lavorare con spirito unitario alla correzione dell’emendamento presentato in riferimento alla composizione delle liste nelle varie circoscrizioni provinciali; il presidente ha accolto la richiesta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente della commissione autonomia Francesco Agus ha riferito delle interlocuzioni fra i gruppi sull’emendamento di sintesi concordato in sede di conferenza dei capigruppo, aggiungendo che «è stato presentato un emendamento all’emendamento profondamente diverso nel suo contenuto, quindi si è avviata una riflessione per pervenire ad una nuova sintesi ma, per questa, mancano dati e stime, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di aumentare i candidati in alcuni collegi, per cui si rende necessario o un nuovo passaggio della legge in commissione per l’approfondimento sul punto, o inserire il contenuto dell’emendamento in una futura legge». Sulle due proposte mi rimetto all’Aula, ha concluso Agus, «ricordando che in materia elettorale è sempre meglio ricercare la più ampia condivisione».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che, a suo giudizio, «la legge a mio avviso è compiuta, anche se capisco ma non condivido del tutto la proposta contenuta nell’emendamento; per noi è meglio votare quanto è stato discusso è condiviso».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto ha dichiarato che «obiettivo primario del Consiglio è mantenere dignità e credibilità, ci stiamo occupando di doppia preferenza di genere e non di altro e sarebbe vergognoso rimandare tutto in commissione tradendo le aspettative di buona arte della società civile, lasciamo ad un secondo momento l’approfondimento di altri aspetti».

La consigliera Annamaria Busia, concordando con i colleghi Gianfranco Congiu e Luca Pizzuto, ha insistito sulla necessità di fare salvo il buon lavoro svolto in base alla volontà espressa dalla legge. Quanto alla legge elettorale, ha precisato, «siamo favorevoli alla riforma anche perché, in questa legislatura, si è determinato un cambio degli eletti ogni 6 consiglieri ma si tratta di altre questioni che possiamo rimandare ad un altro momento».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha chiesto alla presidenza del Consiglio chiarimenti sulle proposte in campo.

Il presidente Ganau, sintetizzando, ha ribadito che una opzione prevede di proseguire l’esame del testo che c’è senza tener conto dell’emendamento mentre la seconda comporta la sospensione dell’intero provvedimento in attesa dell’emendamento condiviso. In questo caso, ha concluso, possiamo fare tutto in una settimana.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha espresso la sua preferenza  per il varo di una legge completa in ogni sua parte.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha manifestato la necessità di chiarire compiutamente le questioni sollevate nell’interesse di tutti. Sulla preferenza di genere, ha detto, «c’era e c’è un sostegno ampio quindi e l’emendamento non parla di questo, esiste invece il problema dei collegi con numero dispari per i quali era stato proposto un arrotondamento all’unità superiore senza modificare il numero dei seggi assegnati ma questa tesi è controversa perché i seggi messi in palio devono essere uguale a quelli assegnati». Per cui, ha concluso, «non ci sono giornate vergognose o storiche ma un comune intento di chiarezza ed impiegare qualche ora o qualche giorno in più non è scandaloso».

Al termine dell’intervento del capogruppo del Pd il presidente Ganau ha messo in votazione le due proposte ed è prevalsa, per alzata di mano, quella di rinviare l’intera legge in commissione.

Successivamente ha tolto la seconda, convocando immediatamente la commissione Attività produttive mentre domani si riunirà la commissione Autonomia.

I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 21 novembre ore 16.00.

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Il Testo unificato sulla doppia preferenza di genere sarà all’esame del Consiglio regionale nella prossima seduta di martedì 14 novembre, alle 10,30. Lo ha deciso questa mattina la Conferenza dei capigruppo presieduta dal presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau.

Dopo la nomina del vicepresidente di minoranza del Consiglio, l’Assemblea esaminerà il testo che modifica la legge statutaria del 12 novembre 2013 n. 1. Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato che è necessario prevedere, tra l’altro sull’argomento esiste già un emendamento presentato dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, anche la parità di genere nelle candidature che devono essere al 50%. Il presidente della Commissione Autonomia Francesco Agus ha affermato che sull’argomento si sta predisponendo un emendamento di sintesi che sarà portato in aula. Terzo punto all’ordine del giorno della riunione del Consiglio di martedì è la nomina del Garante regionale per l’infanzia e per l’adolescenza.

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Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) e Pietro Cocco (Pd) intervengono a sostegno della vertenza dei lavoratori Eurallumina.

«In questi giorni i lavoratori Eurallumina di Portovesme, per voce della RSU, si son detti fortemente preoccupati per la mancanza risoluzione della vertenza che permetterebbe il riavvio della fabbrica – scrive in una nota Luca Pizzuto -. I lavoratori definiscono, a ragione, “assurdo, incredibile e pericoloso che vengano invalidati tutti gli accordi sottoscritti grazie 8 anni di lotte operaie”. Sollecitando tutti a chiudere questa interminabile vicenda entro l’anno, i lavoratori chiedono che “insieme al rigoroso rispetto delle norme in materia, si applichi il principio fondamentale del buon senso.»

«Negli ultimi anni sono stati fatti, grazie anche al nostro impegno, grossi passi avanti per la riapertura dell’Eurallumina. Ci siamo sempre dovuti confrontare con una burocrazia che voleva rendere vani gli sforzi degli operai, ma gli operai sono più tenaci della burocrazia e lo saranno ancora. Lo sviluppo, la dignità e il lavoro non possono più rimanere ostaggio di niente e di nessuno – conclude Luca Pizzuto -, tantomeno dell’ipocrisia e dell’egoismo di chi non vuole vedere rinascere il nostro territorio.

«Le lungaggini della burocrazia, purtroppo, non vanno di pari passo con le esigenze delle persone, e il  ritardo nell’iter di approvazione – afferma Pietro Cocco, capogruppo del Partito democratico del Consiglio regionale – si unisce alla  preoccupazione per la scadenza al 31/12/2017 degli ammortizzatori sociali, su cui  bisogna costantemente vigilare. Ribadisco il mio impegno personale e quello del Gruppo del Partito Democratico – conclude Pietro Cocco – per la conclusione positiva ed in tempi brevi di questa logorante quanto infinita vertenza.»

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Il Movimento dei pastori sardi non ritira la richiesta di dimissioni dell’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria e rivendica procedure rapide per l’erogazione dei 45 milioni di euro stanziati a settembre dal Consiglio regionale per far fronte alle difficoltà del settore ovicaprino. La linea del Movimento è stata illustrata in tarda mattinata da una nutrita delegazione dei pastori ricevuta dai capigruppo del Consiglio regionale. «Abbiamo deciso di sospendere la protesta di oggi dopo l’incontro con il prefetto – ha detto il leader di Mps Felice Floris – il nostro giudizio sull’operato dell’assessore e della struttura burocratica dell’assessorato all’Agricoltura non cambia. Chiediamo al Consiglio di agire con forza perché faccia rispettare le leggi che vota. E’ assurdo che una norma approvata in tempi rapidissimi dall’Assemblea rischi di non trovare applicazione».

I pastori, dunque, confermano la tregua firmata sabato scorso davanti al prefetto di Cagliari Giovanna Costantino: «Aspetteremo fino al 10 novembre – ha detto Felice Floris – l’assessore Caria ha garantito l’erogazione delle risorse entro cinque giorni a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della dichiarazione ministeriale dello stato di calamità naturale per la Sardegna. In assenza di risposte concrete siamo pronti a tornare in piazza con nuove e clamorose azioni di protesta». Mps contesta la procedura che impone ai beneficiari di stornare dai contributi per la siccità i debiti nei confronti dell’Inps. «Sono soldi del bilancio regionale – hanno detto in coro i rappresentanti del Movimento – servono a sfamare il bestiame e non entrano nelle tasche dei pastori. E’ assurdo che una Regione da anni in conflitto con lo Stato per il mancato trasferimento delle compartecipazioni erariali trasferisca i suoi soldi nelle casse romane».

A difesa dell’assessore, i rappresentanti della maggioranza: «Tutta la Regione (Consiglio, assessore e struttura burocratica) è consapevole della difficoltà della situazione – ha detto il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto – si è fatto tutto in tempi rapidissimi, ora si tratta di superare gli ultimi ostacoli. A oggi l’assessorato ha ricevuto 1907 richieste di contributo, la media è di 400 al giorno. Credo che entro novembre tutte le 12mila aziende sarde riusciranno a presentare una richiesta alla Regione. La speranza è che i 45 milioni stanziati dal Consiglio vengano spesi entro l’anno».

Di diverso avviso il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Non chiediamo le dimissioni di Caria ma le responsabilità dell’assessorato sono sotto gli occhi di tutti – ha affermato Pittalis – la situazione delle campagne è gravissima. Noi chiediamo che sia la presidenza della Giunta a prendere in mano la situazione».

A difesa dell’operato dell’assessore si è schierato anche il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Chiedere le sue dimissioni non ha senso – ha detto Cocco – l’assessore ha lavorato con serietà per far arrivare rapidamente i soldi ai pastori. Adesso occorre portare a casa il risultato per cui si è lavorato in questi mesi. Tutti i pastori devono fare domanda all’assessorato. L’obiettivo è superare insieme le difficoltà burocratiche».

D’accordo sulla necessità di arrivare presto a una soluzione anche gli altri capigruppo. Una strategia complessiva per il comparto ovicaprino ha invocato il numero uno del Pds Gianfranco Congiu per il quale la scelta di puntare su contributi a pioggia è stata sbagliata, mentre per Antonio Gaia (Cristiano Popolari Socialisti) l’unica soluzione per permettere ai pastori di incassare i premi è quella di una sospensione ministeriale dei pagamenti Inps.

Proposta condivisa anche da dai capigruppo di Art1-Mpd, Daniele Cocco, e dell’Udc, Gianluigi Rubiu, che hanno suggerito di lavorare per ottenere la deroga da parte del Governo e allo stesso tempo rimuovere tutti gli ostacoli burocratici (trasmissione domande via Pec e documentazione Inps) attraverso il ricorso all’autocertificazione. Secondo Fabrizio Anedda (Misto) un’altra via per sbloccare la situazione di stallo potrebbe essere quella della rateizzazione dei debiti Inps, soluzione che consentirebbe ai pastori di incassare da subito i contributi.

Angelo Carta (Psd’Az) e Attilio Dedoni (Riformatori), infine, hanno offerto la loro disponibilità a un fronte comune per affrontare la drammatica crisi del comparto. Per il primo «il ruolo di Mps è importantissimo. La speranza è che si possano gettare le basi per individuare una strategia complessiva ed efficace da mettere al servizio del mondo delle campagne», mentre Dedoni ha insistito sulla necessità «di scardinare un sistema burocratico sardo che troppe volte limita le aspettative dei cittadini. Sarebbe utile capire quando costano le agenzie agricole e quali benefici portino al comparto».

«E’ stato un incontro molto proficuo – ha detto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau al termine della riunione – è servito a chiarire le posizioni e a individuare un obiettivo comune. C’è stato un difetto di comunicazione, probabilmente legato alla rapidità con la quale sono state messe in campo le procedure per l’erogazione dei contributi. Credo che non ci saranno difficoltà ad accogliere le richieste dei pastori per uno snellimento delle pratiche con l’autocertificazione. Sul fonte dei contributi Inps, aspettiamo di capire quale sarà la risposta del Ministero, in ogni caso il problema potrebbe essere risolto con una richiesta di rateizzazione del debito. Auspico che entro il 10 novembre sia tutto risolto e che ci si possa ritrovare per festeggiare il risultato per cui si è lavorato duramente in questi mesi».

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E’ in programma questo pomeriggio, con inizio alle 16.00, presso il centro commerciale LD Market sulla SS 126 Bivio Bacu Abis – Gonnesa, un’assemblea di cacciatori organizzata dall’associazione cacciatori sardi riuniti. All’ordine del giorno figurano tre punti: la richiesta, a distanza di 40 anni, di una legislazione certa ed adeguata ai giorni nostri, rispettosa della cultura, dell’ambiente e delle tradizioni venatorie sarde; quale futuro per la caccia e l’ambiente con questi calendari venatori; i cacciatori pagano le tasse e resta a casa: la Regione cosa fa?

I lavori saranno introdotti da una relazione del presidente dell’associazione cacciatori riuniti sardi, Pinello Cossu. Interverranno i rappresentanti regionali delle associazioni venatori ed armieri: Franco Sciarra della FIDC, Bonifacio Cuccu dell’UCS e Marco Efisio Pisanu della CPA. Sarà presente l’on. Pietro Cocco, capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale, presentatore di una proposta di legge sulla caccia.

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Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (30 sì, 20 no) il progetto di riordino della rete ospedaliera.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con alcuni ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finali sul Documento n.6/XV/A – Proposta di riforma della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Sull’ordine del giorno n. 1 (Pittalis e più) riguardante la complessa vicenda che vede contrapposti il governo centrale spagnolo e quello regionale della Catalogna il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto una integrazione con cui, nell’ambito del passaggio relativo all’inasprimento dei rapporti politici fra governo di Madrid e Generalitat catalana, a seguito degli arresti di parlamentari ed esponenti di associazioni culturali, chiede «la scarcerazione dei detenuti per fatti connessi a referendum».

Il Consiglio ha accolto la proposta.

Subito dopo il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha proposto una ulteriore integrazione inserendo nel testo l’auspicio riguardante l’avvio di un percorso pacifico nel quale sia garantito alle comunità il diritto ad esprimersi su qualunque riforma inclusa quella dell’autodeterminazione.

Il Consiglio ha accolto anche quest’ultima proposta.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ricordato la richiesta formulata da otto consiglieri della commissione Sanità riguardante l’incontro con l’assessore Luigi Arru per fare il punto sulla vertenza Aias. Completata la riforma, ha affermato, «l’incontro si deve fare quanto prima, a norma di regolamento».

Riprendendo la discussione sull’ordine del giorno relativi alla crisi catalana, il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta si è detto d’accordo con le proposte di modifica del documento, aggiungendo che «il governo spagnolo ha sbagliato nell’uso della forza dando ancora più ragioni alla Catalogna; bastava dichiarare illegale il referendum senza mandare l’esercito, con un atteggiamento repressivo che ha rafforzato la battaglia identitaria del popolo catalano».

Il consigliere del Misto Fabrizio Anedda ha lamentato lo sconfinamento del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera, «all’interno della quale non ci siamo fatti mancare niente compresi gli ordini del giorno, che mischiano argomenti diversi, annuncio quindi la mia astensione».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha annunciato che non parteciperà al voto perchè, ha chiarito, «pur condannando ogni forma di violenza, va ricordato che il rispetto della costituzione vale per tutti senza eccezioni ed una parte del popolo catalano non le ha rispettate; del resto, sono gli stessi principi contenuti nella nostra stessa Costituzione all’articolo 5».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, primo firmatario del documento, ha ribadito che l’ordine del giorno «non sostiene la tesi della violazione della legge ma si limita a condannare le violenze consumate dal governo nei confronti di manifestati pacifici che non hanno opposto nemmeno resistenza passiva, per esprimere la loro volontà di autodeterminazione della loro autonomia, in forme democratiche e libere».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha condiviso l’impostazione del collega Marco Tedde che ha recepito le integrazioni riguardanti il riconoscimento dell’autodeterminazione come diritto umano fondamentale dalle più importanti istituzioni della comunità internazionale, una strada seguita anche dalla Sardegna in questa legislatura nelle relazioni con le Baleari e la Corsica».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che l’ordine del giorno sulla crisi catalana offre al Consiglio «un grande spunto per una riflessione ampia su come anche la Sardegna vive e pratica la propria autonomia». Pittalis ha poi invitato, presidente della Regioni ed assessori a dare l’esempio, «facendosi portatori dei valori identitari della nostra specialità, nel momento in cui altre Regioni come Veneto e Lombardia si sono espresse nella stessa direzione». Anche per la Sardegna, ha sostenuto, «è venuto il momento di uscire dal silenzio e per questo invito il capogruppo del PSd’Az a farsi promotore del dibattito sulla mozione relativa all’indipendenza presentata nel 2014, perché indipendenza è una parola che non deve far paura ma rappresentare la base per una serena discussione; su questi temi stanno intervenendo presso il Governo i presidenti di tutte le Regioni tranne la Sardegna che si perde in chiacchiere e fumo, occorre perciò che il Consiglio dia al presidente un mandato forte per non cancellare storia autonomistica e che il presidente Gianfranco Ganau convochi al più presto una sessione ad hoc dell’Assemblea».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha annunciato il voto favorevole su un documento che «esprime solidarietà ad un popolo che difende propria storia, il proprio futuro e la propria identità in modo libero e pacifico».

Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Mdp), favorevole, ha preso spunto dalla sua esperienza a Barcellona per definire «inaccettabile la reazione dello stato spagnolo nei confronti del popolo catalano che si è comportato in modo assolutamente pacifico». Resta però, ha sottolineato, «il problema di consentire ai popoli d’Europa la possibilità di decidere sul proprio futuro, problema molto complesso perché in effetti il diritto internazionale traccia principi universali che non si trasformano in diritto positivo ed in realtà trovano applicazione solo dopo una concessione degli Stati come è accaduto in Inghilterra con la Scozia o nel Montenegro con la repubblica serba».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) non parteciperà al voto perché, a suo giudizio, «il Consiglio ha espresso un parere troppo simile alle chiacchiere da bar, mentre si tratta di un tema da trattare con la dovuta serietà». Il documento, ha aggiunto, «è tuttavia importante per rilanciare un ragionamento a tutto tondo sulla nostra autonomia; siamo in mezzo a grandi processi di cambiamento da cui non possiamo stare assenti, anche nella sanità dove ci troviamo in una situazione di autonomia limitata ed operiamo con parametri fermi a 10 anni fa, rischiando che in futuro i sardi abbiano di meno e non di più».

Il consigliere dei Riformatori Michela Cossa, favorevole, ha avvertito che il documento va approvato «senza sovraccaricarlo di significati che non ha, non si schiera per una parte ma condanna gli episodi violenza della polizia spagnola;  rispettiamo gli indipendentisti ma non ci crediamo, noi siamo per l’Italia e per l’Europa in un percorso di ricostruzione che anzi va rafforzato».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, favorevole, ha detto che «non si possono dimenticare le immagini insopportabili di violenza gratuita a Barcellona, fatti dai quali prendiamo fermamente le distanze». Al più presto, ha auspicato, «dobbiamo occuparci della mozione del collega Paolo Zedda sull’autonomia sarda per riaffermare le tante prerogative della Regione che finora non vengono riconosciute».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato il Consiglio «a non attribuire all’ordine del giorno significati che non ha, al di là della solidarietà al popolo catalano contro ogni forma di violenza». Cocco ha poi raccolto l’invito ad una discussione sulla  specialità e sull’autonomia della Sardegna.

Il consigliere del Pd Alessandro Collu, dopo aver premesso che nessuno è contrario alla condanna della violenza, ha detto di non voler votare un passaggio relativo all’autodeterminazione.

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con 40 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione di un ordine del giorno (prima firmataria Daniela Forma del Pd) che assegna un ruolo di primo piano all’ospedale Zonchello di Nuoro, come riferimento regionale della rete di riabilitazione.

Il consigliere del Misto Rossomori Emilio Usula ha annunciato che non parteciperà al voto. Siamo di fronte, ha dichiarato, «ad un atto di ipocrisia politica, perché ancora non abbiamo approvato la riforma e stiamo già proponendo una struttura complessa messa già in pericolo dall’atto aziendale, in pratica stiamo correggendo un provvedimento che non c’è».

La consigliera Daniela Forma ha espresso dispiacere per le parole di Emilio Usula «nei confronti di un ordine del giorno che non viene calato dall’alto a scatola chiusa ma è stato lungamente discusso dalla commissione e dall’Aula oltre che con l’assessore, per il riconoscimento di un ruolo che non toglie niente a nessuno, senza alcuna ipocrisia».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha affermato che «nelle parole di Usula c’è molta verità, noi voteremo per senso di responsabilità ma si sta facendo il processo alle intenzioni riconoscendo che a Nuoro non è stato concesso nulla e, al di là degli ordini del giorno, con gli atti aziendali si è andati ben oltre».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista), a favore, ha però preso le distanze da una riforma infarcita di emendamenti molti dei quali hanno creato non poco imbarazzo. Il Consiglio, ha sostenuto, «ha svolto un ruolo non suo con modifiche settoriali, parziali, territoriali, addirittura reparto per reparto, col risultato che in alcuni casi si è migliorato ma senza un disegno complessivo».

La consigliera Annamaria Busia (misto-Cd), favorevole, ha parlato però di una riforma che «con gli emendamenti è stata indebolita e peggiorata, senza una coerenza interna; abbiamo assistito a legittime attività del Consiglio davanti ad una situazione grave con territori molto sguarniti, si sono fatti molti rattoppi e gli argomenti degli ordini del giorno torneranno comunque alla nostra attenzione perché bisognerà tamponare i danni».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in evidenza che «i due ordini del giorno sullo Zonchello e Santa Maria bambina sono contraddittori, mi sembra un derby fra Nuoro e Oristano e siamo al ridicolo, a questo punto la cosa migliore è ritirare entrambi e cercare un testo condiviso sui centri di riabilitazione in Sardegna».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha manifestato grande imbarazzo «perché i due ordini del giorno sono molto diversi e quello su Nuoro, in particolare, nasce (come l’assessore sa bene) perché atto aziendale sopprimeva le strutture complesse di Nuoro nel settore della riabilitazione e non si poteva intervenire in sede di riforma». Nuoro ed Oristano, a suo avviso, non sono comunque in contrapposizione, per cui sarebbe giusto approvare i due documenti.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha lamentato che «di fatto stiamo riaprendo il discorso della rete che avremmo dovuto fare prima, è necessario uno specifico approfondimento per arrivare ad un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni si è detto «contrario ad animare guerre fra poveri ma il problema nasce dal fatto che quando fu ridimensionato il Santa Maria Bambina si prese l’impegno davanti ai consiglieri regionali oristanesi, all’Arcivescovo ed al Cda della struttura di potenziare l’ospedale come centro regionale del risveglio e della cura riabilitativa». Meglio ritirare entrambi i documenti, ha proposto, «per un discussione serena finalizzata ad organizzazione seria di questo settore della sanità sarda».

La consigliera Annamaria Busia ha annunciato il ritiro del suo ordine del giorno sull’arresto di alcuni giornalisti turchi.

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha manifestato preoccupazione per i livelli attuali della qualità della riabilitazione. Il modello, ha spiegato, «deve essere quello di una rete multipolare senza auto proclamazioni non solo Oristano e Nuoro; apprezzo perciò le questioni sollevate sui diversi presidi, che vanno tutelati ma in un disegno complessivo».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che «siamo tutti portatori di una verità ed entrambi i documenti hanno elementi di interesse ma sono sbagliate le dispute territoriali per cui è meglio uscire dall’impasse, è auspicabile perciò un impegno dell’assessore per attivare un tavolo tecnico per riflessione su rete regionale».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha invitato il Consiglio a ritirare gli ordini del giorno, assicurando l’attivazione di un tavolo tecnico per la riabilitazione, che potrà contare fra l’altro sul risultato straordinario ottenuto dalla Sardegna con la scuola di specializzazione in fisiatria, nell’ottica di una governance in rete capace di valorizzare storie ed esperienze di qualità.

I due primi firmatari degli ordini del giorno Attilio Dedoni e Daniela Forma ne hanno annunciato il ritiro.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato annunciando di voler andare al voto sui documenti. Anzi, ha detto, «denuncio che il centro sinistra, a rete ospedaliera conclusa sta tornando indietro per tappare i buchi, segno evidente che la riforma non sta in piedi e non si può fare con parole che volano senza fatti concreti che non si vedono».

Il capogruppo del Pd Pietro Pietro Cocco ha ricordato che sugli ordini del giorno c’era un accordo fra maggioranza e minoranza per il ritiro dei documenti ed è quindi sbagliato interpretare i fatti strumentalmente per finalità politiche come ha fatto Pittalis.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco si è detto d’accordo con il collega Pietro Cocco, ribadendo la diversità dei due documenti.

Il presidente ha chiesto al Consiglio di pronunciarsi sulla proposta di rinvio dei due ordini del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato vivamente perché, a suo giudizio, «si trova sempre una scappatoia per coprire le vergogne con interpretazioni occasionali del regolamento; l’opposizione alla riforma l’abbiamo fatta noi, mentre voi vi siete occupati di altre cose particolari e avete votato tutto, avete suonato, cantato e ballato, ed ora volete mettete la sordina alle vostre inefficienze, gli ordini del giorno sono collegati alla forma e c’è un problema regolamentare insuperabile».

Il presidente ha assicurato che gli ordini del giorno saranno votati alla fine.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua disponibilità al ritiro del documento, aggiungendo che «si è capito che la riforma non ancora nata è già debolissima, il ritiro bilaterale era per approfondire l’argomento dopo dichiarazioni dell’assessore che peraltro aveva già fatto».

Messi ai voti, i due ordini del giorno sono stati approvati. Il n. 2 (Forma) con 35 voti favorevoli e 3 contrari, ed il n. 3 (Dedoni) con 40 voti favorevoli.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’ordine del giorno 4 (Comandini e più)

Il primo firmatario, on. Piero Comandini (Pd), ha illustrato l’ordine del giorno 4 che punta alla stabilizzazione dei lavoratori precari della Sanità. L’on. Piero Comandini ha annunciato “il ritiro auspicando una mozione dell’Aula che applichi in Sardegna i principi della legge Madia e le sue garanzie per favorire la stabilizzazione”.

Ritirato dall’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) l’ordine del giorno 5 (integrazione tra gli ospedali del Sulcis Iglesiente) e l’ordine del giorno 6 a firma dell’on. Daniela Forma (Pd) sul reparto di Dermatologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro.

Prima del voto finale sul Doc 16 di riforma della rete ospedaliera, il presidente del Consiglio ha consentito all’Aula le dichiarazioni. Il primo a parlare è stato l’on. Edoardo Tocco (FI), che ha detto: “I problemi restano, nonostante questo provvedimento, perché l’Areus è al palo e l’Ats ancora non funziona bene. Tutto questo accade a discapito dei pazienti e i territori della Sardegna non potranno che subire un danno da tutto ciò. Siamo alla sconfitta dei sardi, che si erano illusi sino all’ultimo che qualcosa potesse cambiare in meglio almeno sulla Sanità. Valuterò anche se lasciare la vicepresidenza della commissione Sanità”.

L’on. Daniela Forma (Pd) ha detto: “Sono tra i pochi che ha lavorato perché Nuoro fosse Dea di secondo livello e alla fine ho dovuto desistere in cambio di un presidio di primo livello con servizi di secondo livello. Rigetto le pesantissime accuse di smantellamento della Sanità nuorese che sono state lanciate sulla stampa in questi giorni  e voterò a favore perché la soluzione di compromesso raggiunta si affianca a una soluzione di principio: il riutilizzo delle risorse recuperate dall’annullamento del project financing. Avrei preferito che in questa battaglia il territorio di Nuoro avesse contato su un consigliere in più”.

Invece, l’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha esordito ricordando i lavori della commissione di inchiesta sulla Sanità, “che è un settore fuori controllo nella spesa pubblica. Ci sono costi di milioni di euro che lievitano ogni anno e non vengono mai giustificati: sui presìdi, sul personale, sulle commissioni di invalidità. Contro la commissione c’è stato un vero e proprio sabotaggio ma non accettiamo che questa storia senza pudore, durata anni, possa finire così. Non è questa riforma quella che migliorerà la sanità sarda e per questo esprimo il mio voto contrario”.

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) “la riforma doveva comunque essere fatta e per questo diedi credito alla maggioranza. Ma oggi questo credito lo avete esaurito e io voterò contro una riforma che produce gravi danni per la sanità gallurese, che esce a pezzi perché non si valutano i numeri reali della popolazione. Al di là della vittoria del collega Pierfranco Zanchetta per salvare il punto nascite di La Maddalena”.

Campo progressista Sardegna ha preso la parola con l’on. Annamaria Busia, che ha esordito così: “Il senso di appartenenza a una maggioranza e l’atto di fiducia che si deve avere registrano dall’altra parte  la lesione  dei principi minimi di civiltà. Che spesso è venuta a mancare. Ecco perché il mio voto non può che essere contrario perché è un voto politico, non personale”.

Anche l’on. Emilio Usula (Rossomori) ha annunciato il voto contrario e ha raffrontato “la nostra regione con la Puglia, che ha saputo come altre scrivere una legge adeguata alle domande di sanità dei propri cittadini. Ci sono Regioni che hanno saputo superare il Dm 70, non guardarlo come un totem. E intanto l‘eliambulanza in Sardegna esiste solo nella brochure e per la sanità nuorese non ci sono novità positive. Per questo i Rossomori votano contro”.

Voto favorevole per l’on. Rossella Pinna (Pd), che ha detto: “Abbiamo migliorato e riscritto il testo della giunta, abbiamo ascoltato i sardi con la volontà di tutelare il loro diritto alla salute nella costruzione della nuova rete ospedaliera, per non lasciare indietro nessuno. Il Medio campidano avrà dignità, grazie a questo provvedimento, con un nuovo ospedale e uno stabilimento di riabilitazione a Guspini”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto), che ha segnalato alcuni aspetti della riforma, “non basta un manager, bisogna sistemare la questione dei volontari perché il servizio è retto da volontari non retribuiti ma al di là delle mie considerazioni il mio voto è favorevole alla proposta di legge”.

Ha preso la parola l’on. Salvatore Demontis (Pd) ”il voto è favorevole perché aumenterà con questa riforma il livello di sicurezza per i nostri cittadini nei nostri ospedali.  E non è vero che era necessario attivare prima la rete territoriale e solo dopo quella ospedaliera: la Giunta ha già approvato gli indirizzi sulla rete territoriale e le due reti, che sono complementari, saranno attivate insieme”.

Per l’on. Roberto Desini (PDS) “migliorie sostanziali alla riforma sono arrivate grazie all’approccio e all’apporto del mio gruppo e in particolare del mio collega Augusto Cherchi. Apprezzo lo sforzo di tutta la maggioranza: i toni sono saliti ma siamo poi stati capaci di fare sintesi. Per questo il mio voto è sì”.

Anche l’on. Antonio Gaia (Upc) ha annunciato il voto favorevole “a una riforma che produrrà sicuramente effetti. Se ce ne sarà bisogno di farlo, rimetteremo mano alle norme strada facendo. Ma c’è stato un grande lavoro di sintesi da parte dell’intero Consiglio, che ha dato un importante contributo”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “le modifiche al testo hanno evitato disastri agli ospedali della città metropolitana ed è vero che ci sono stati importanti passi in avanti ma il giudizio non può cambiare perché non è questa la riforma attesa e per questo  annuncio la mia astensione. L’Areus è al palo, l’elisoccorso non si vede, molte scelte sono basate su assiomi non dimostrabili: sarà vero che il potenziamento degli ospedali oltre la città metropolitana decongestionerà quelli della città metropolitana? Avrei voluto dare un voto più consapevole. La Sanità, anche dal punto di vista del bilancio, è e sarà sempre più il vero banco di prova della nostra economia”.

Per l’on. Alfonso Marras (Udc) “le nostre proposte rigettate non possono che farci mantenere il giudizio negativo su questo piano. Alcuni sardi saranno avvantaggiati, altri no: quelli che abitano nei distretti periferici. Avete potenziato invece le eccellenze e diminuito i posti letto, addirittura”.

Per i Riformatori sardi, l’on. Michele Cossa ha detto: “Abbiamo ribadito più volte che la riforma della rete ospedaliera era ineluttabile. Ma non aver curato il rapporto con il governo e con gli amministratori locali portano molta preoccupazione e c’è il rischio, come sottolineato dall’on. Gaia, di un’impugnativa del governo nazionale a causa delle deroghe che avete adottato. Dando l’impressione che le vostre deleghe sia state orientate da un atteggiamento clientelare”. L’oratore ha definito “ambiguo il testo sul punto nascite di La Maddalena contenuto nell’emendamento approvato”.

Per FdI l’on. Paolo Truzzu ha detto che “è entrato in Aula un cavallo ed è uscito un asino. Non sono convinto che la qualità dell’offerta di salute sia migliorata e se facessimo un test della verità ognuno di voi direbbe che non è così, al di là dei colori. Per questo, per quello che vivremo nei prossimi mesi, io voto contro”.

L’Udc è intervenuto con l’on. Gianluigi Rubiu: “Siamo alla commedia e con grandi attori, capaci di grande recitazione. Questa è un riforma di campanile e di primariati da inventare in modo disorganico, in perfetto contrasto con l’atto aziendale approvato dal vostro supereroe Fulvio Moirano. La più spudorata spartizione vi ha caratterizzato in questa riforma, nonostante tutti i moralismi che mostrate nelle piazze. Questa riforma è invece il disastro della Sanità sarda e dovremmo ringraziarvi perché state producendo un danno incalcolabile: altro che mettere il paziente al primo posto”.

Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp), favorevole («una riforma tra le più dibattute della storia dell’autonomia che pone nelle stesse condizioni tutti i territori e tutti i presidi ospedalieri»). «La riforma – ha affermato il consigliere del centrosinistra – favorisce condivisione e collaborazione tra i presidi e consente a tutti i sardi di potersi curare».

Giorgio Oppi (Udc) ha dichiarato voto contrario («censuro i ritardi frutto della guerra tra bande interna alla maggioranza per la difesa dei rispettivi territori di appartenenza»). Il consigliere della minoranza ha parlato di rivendicazioni localistiche («così non si riorganizza la sanità né si riduce la spesa») ed ha definito le modifiche introdotte per La Maddalena, Lanusei e Nuoro “un bluff da pokeristi” («giocate con la salute sardi e scontentate tutti: medici, territori e operatori della salnità»).

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto contrario («la riforma è un vero mostro sanitario che crea disequilibri e penalizza Nuoro e il centro Sardegna»). L’esponente della minoranza ha concluso con l’invito alla Giunta affinché riconosca una onorificenza a chi, in questi ultimi diciassette anni, ha svolto eroicamente il servizio di elisoccorso: i Vigili del Fuoco.

Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato voto favorevole e ha lamentato che “in troppi parlano senza neppure conoscere la proposta di riordino della rete ospedaliera” «Le definizioni contenute nel documento – ha affermato il presidente della Terza commissione – sono sostanza e garantiscono i servizi nei diversi presidi ospedalieri ma ora serve dare gambe alla riforma ponendo il malato al centro della nostra missione».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario: «Avete fatto le clientele più barbare e salvaguardato interessi localistici, strapazzando il DM 70». L’esponente della minoranza ha criticato esecutivo e maggioranza ed ha concluso definendo “insipiente” il governo sardo nella guida della sanità, come della scuola o dei trasporti.

Augusto Cherchi (Pds) ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato esecutivo e Consiglio ad impegnarsi nelle azioni conseguenti all’approvazione della ridefinizione della rete ospedaliera. «Focalizziamo la nostra attenzione – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – sui servizi e la loro efficacia, ricordando che oggi l’efficienza è scarsa ed è assodato che si tagliano le sedute operatorie perché mancano gli anestesisti».

Paolo Zedda (Art.1-Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una legge di cui avevamo urgente bisogno». «La sanità – ha concluso l’esponente della maggioranza – è uno spazio di sovranità importante: se spendiamo bene avremo una sanità migliore».

Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario: «È una riforma che non rispetta l’autonomia e applica il DM 70 ad uso e consumo dgli amici». «Non si intravede – ha concluso la consigliera della minoranza – alcuna capacità di incidere e nessuna riduzione dei costi. Ribadisco il favore per il Mater Olbia senza che la struttura gallurese sia autorizzata  a discapito della salute pubblica e privata».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una riforma irrinunciabile che è partita da principi antichi come quello della perequazione tra i territori». «La sanità in Sardegna – ha concluso il capogruppo della maggioranza – non è all’altezza dei troppi bisogni dei sardi e serve intervenire immediatamente sulle lungaggini nelle liste d’attesa».

Piero Comandini (Pd) ha annunciato voto a favore: «Noi portiamo facciamo le riforme e accettiamo la sfida del cambiamento anche se l’opposizione ci ha invitati a restare in un porto sicuro dove però l’acqua è più torbida». «La prima proposta di ridefinizione della rete ospedaliera – ha concluso l’esponente della maggioranza – ha spaventato molti ma poi la riforma è stata migliorata quando l’assessore Arru ha forse tolto il camice da medico e indossato la tuta della politica».

Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato voto di astensione, sottolineando però i miglioramenti apportati per la sanità oristanese. «Il San Martino esce rinforzato, l’ospedale di Bosa ha mantenuto il grado di ospedale e il presidio Delogu di Ghilarza è migliorato».

Voto contrario ha dichiarato Antonello Peru (Fi): «La riforma non è ottima ma non tutto è da buttare alle ortiche». «È chiaro – ha concluso il consigliere della minoranza – che l’organizzazione è sbilanciata in due poli e nella riforma della rete ospedaliera è assente la medicina territoriale e il collegamento sinergico con i presidi ospedalieri».

Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto contrario («ma anche alcuni consiglieri di maggioranza annunciano voto contrario e così dimostrano sofferenze delle quali la giunta dovrà tener conto»).  «Il documento è levantino – ha concluso il consigliere della minoranza – ed è naufragato il rigore tecnico e metodologico dell’assessore».

Gianmario Tendas (Pd) ha dichiarato voto a favore: «La rete è un tassello importante della riforma sanitaria e mette a sistema questa organizzazione un con progetto organico e strutturato». «Ci sarà molto da fare – ha concluso il consigliere della maggioranza – e ora serve la rete territoriale e la rete dell’emergenza-urgenza».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole: «Per fare le riforme è importante il e nella passata legislatura non c’è stata alcuna riforma perché non si sono voluti toccare alcuni interessi». «Vogliamo fornire servizi di qualità – ha concluso il consigliere della maggioranza – e dimostriamo di non chiudere gli ospedali».

Luigi Ruggeri (Pd) ha dichiarato voto a favore: «Un grande traguardo che produce un cambiamento reale». «Non abbiamo ceduto ai localismi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – e abbiamo fatto i riformisti. Abbiamo tolto autoreferenzialità ai territori e ai professionisti e la riforma produce equità».

Giuseppe Fasolino (Fi) ha annunciato il voto contrario: «Dell’originaria proposta di riforma non è rimasto niente e il DM 70 è stato stravolto». «Voto contro – ha affermato il consigliere della minoranza perché con questa riforma ha vinto chi tirava più forte la giacchetta e per il trattamento riservato alla Gallura che considerate la Cenerentola della sanità sarda».

Pierfranco Zanchetta (Upc) ha annunciato voto favorevole («la riforma mette a nudo le criticità del sistema e bisogna intervenire per superarle»). «Conquistiamo servizi che non avevamo e che ci erano stati sottratti – ha concluso il capogruppo di maggioranza – e sul punto nascita della Maddalena abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale».

Alessandro Collu (Pd) ha dichiarato voto favorevole: «Dopo 38 riunioni di commissione e il lavoro in Aula approviamo una legge che non sarà perfetta ma tutti sanno che le leggi perfette sono quelle che restano chiuse nei cassetti». «È il Medio Campidano la Cenerentola della sanità sarda – ha concluso il consigliere della maggioranza – e per meritiamo un riequilibrio, così come ci è riconosciuto nel piano di riordino della rete ospedaliera». 

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), annunciando il suo voto a favore, ha parlato di «grande lavoro svolto da Giunta e Commissione sanità» e di perfetta «sintesi delle varie istanze provenienti dalla Sardegna».

Meloni ha poi espresso soddisfazione per il risultato ottenuto dalla Gallura: «Le situazioni deficitarie non dipendono dal riordino. Il riordino della rete ospedaliera è un grande passo avanti per superare il deficit. Grazie alla riforma i presidi galluresi cresceranno». Infine una difesa del Mater Olbia: «Non è un imbroglio – ha concluso il consigliere del Pd – saprà coniugarsi con il sistema pubblico evitando ai cittadini sardi i viaggi della speranza. L’imbroglio si è fatto prima non rispettando, in alcune zone della Sardegna, i parametri abitanti-posti letto. In futuro occorrerà concentrarsi per migliorare i servizi, soprattutto nelle periferie».

Giudizio positivo anche da parte di Roberto Deriu (Pd): «Pannella diceva che il centrosinistra era quello dei buoni a nulla mentre il centrodestra quello delle persone capaci. Con questa riforma qualcosa di buono lo abbiamo concluso anche noi – ha detto Roberto Deriu – siamo davanti ad una modifica della costituzione materiale della Sardegna con la riorganizzazione del sistema sanitario. Le critiche che mirano a delegittimare l’operazione vogliono sottacere il riconoscimento della realtà sarda che ha dato equilibrio ai numeri e alle aspirazioni del sistema sanitario. La Sardegna è nella media nazionale sia per quanto riguarda il primo che il secondo livello. La salute, invece, è negli atti di governo, dentro la cornice della riforma, un lavoro da proseguire nella programmazione pluriennale. Occorre adesso superare gli ostacoli, il primo è la nomina del direttore generale dell’Areus che attendiamo nelle prossime ore».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il suo voto a favore. «E’ stato fatto un buon lavoro in un contesto difficile – ha esordito Lotto – si è affrontato con saggezza un tema molto complicato. Si poteva fare meglio? La domanda è un’altra: cosa è il meglio? La discussione sarebbe troppo lunga». Il dibattito sulla riforma, secondo il consigliere del Pd, poteva essere condotto in modo diverso: «In alcuni casi è stato falsato dai localismi. Il risultato raggiunto è buono. L’intervento sulla sanità dovrà adesso proseguire con il riordino della rete territoriale e dell’emergenza-urgenza».

Di riforma storica ha parlato invece il presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra : «E’ una riforma socialista perché mette al centro gli interessi dei sardi che fino ad oggi non hanno avuto risposte adeguate ai bisogni di cura – ha sottolineato Raimondo Perra – si è tenuto conto delle richieste dei territori, della densità  abitativa e della viabilità precaria della Sardegna. La riforma ha inoltre derogato al D.M. 70, è una decisione tutta nostra, il rischio è che la potessero fare altri. Finora siamo ultimi in Italia per l’uso inappropriato dell’ospedali e per le lunghe liste d’attesa. Sono sicuro che ci sarà un miglioramento del sistema».

Per il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, l’Aula si è finalmente riappropriata di una sua competenza. «Qualche mese fa facemmo una scommessa: portare in aula l’atto più importante di programmazione sanitaria – ha ricordato Gianfranco Congiu – credo che il risultato sia stato raggiunto. La riforma sarà utile quanto più sarà accompagnata dagli altri due atti fondamentale: il riordino della rete territoriale e quello del sistema di emergenza urgenza». Soddisfazione da parte del capogruppo del Partito dei Sardi anche per un altro aspetto della riforma: «Non ci interessa mettere bandierine – ha concluso Gianfranco Congiu – ma per una forza come la nostra aver prestato attenzione ai presidi di zona disagiata è motivo di grande orgoglio, un premio per l’impegno profuso». 

Giudizio condiviso dal capogruppo del Pd Pietro Cocco: « E’ una giornata importante per la quale abbiamo lavorato a lungo, un risultato che arriva in una data simbolo – ha sottolineato Cocco – oggi si celebrano i cento anni della rivoluzione d’ottobre. E’ dunque una giornata rivoluzionaria, diverso sarebbe stato approvarla ieri nel giorno della disfatta di Caporetto». Secondo Pietro Cocco «il riordino della rete ospedaliera andava fatto. Ci vuole coraggio nel fare le riforme, ci sono state lunghe discussioni all’interno della coalizione e nei territori, il risultato è che non si chiude un ospedale, i posti letto sono gli stessi, rimangono i servizi. C’è stata grande forza di volontà da parti di tutti».

Di parere opposto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha annunciato il voto contrario del suo partito: «Continuate a chiamarla riforma, ma una riforma è tale quando migliora le condizione di vita dei cittadini – ha detto Pietro Pittalis – è invece un pasticcio che aggrava le condizioni di una sanità che non funziona. In questi 4 anni di governo avete mandato la spesa sanitaria fuori controllo senza riuscire a razionalizzarla. Siamo davanti a  un’operazione al ribasso imposta al territorio contro la volontà dei cittadini con una visione dirigista e centralista». Preoccupazioni infine sulla qualità dei servizi nelle periferie: «Assumetevi tutta la responsabilità degli effetti pregiudizievoli che la riforma produrrà su tutto il sistema – ha concluso Pietro Pittalis – non tutti avranno il diritto alla salute garantito, soprattutto, chi vive nelle zone più disagiate. E’ un’operazione vergognosa alla quale noi ci opponiamo».

Terminati gli interventi dei consiglieri, ha preso la parola l’assessore alla Sanità Luigi Arru che ha voluto ringraziare tutti, opposizione compresa, per il risultato raggiunto: «Completiamo un viaggio iniziato nel 2012. Ci siamo riusciti come sardi, ora abbiamo uno strumento su cui confrontarci». L’assessore ha poi rivolto un ringraziamento particolare al presidente Francesco Pigliaru «per la sua serietà e sobrietà – ha detto – a lui dico grazie per essere rimasto fermo anche nei momenti più difficili». Secondo Luigi Arru la riforma segna il cambiamento radicale di un modello organizzativo. «Parliamo di ospedali per intensità di cura in cui si mette al centro il cittadino e i professionisti danno il meglio di loro stessi – ha concluso Luigi Arru citando un caso di buona sanità al Brotzu – per questo dico grazie ai medici ed agli infermieri che in un momento di difficoltà hanno lavorato seriamente. Andiamo avanti per migliorare, è un successo del Parlamento sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della riforma che ha ottenuto il via libera con 30 voti a favore e 20 contrari.

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Il Consiglio regionale ha approvato oggi i capitoli 8 e 9 della proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha iniziato la discussione del capitolo 10 sugli “ospedali privati”.

In apertura di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sollecitato una riunione della conferenza dei capigruppo a fine seduta con la partecipazione sia del presidente della Regione che dell’assessore dell’Agricoltura perché, ha spiegato, «la recente legge del Consiglio regionale a favore dei pastori sta creando molti problemi alla categoria, provocando un nuovo profondo stato di malessere nelle campagne sarde».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «il Consiglio ha approvato una legge importantissima per il comparto agricolo sardo per la quale sembra ora che ci siano problemi di applicazione». Proprio stamattina, ha aggiunto, «c’è stato un incontro con l’assessore dell’Agricoltura che ha preso impegno di fare una verifica formale sulle procedure, per cui non è necessaria una conferenza dei capigruppo; il centro destra sta cavalcando malessere mentre noi vogliamo che i pastori ricevano quanto previsto dalle legge regionale senza speculazioni strumentali, magari possiamo sentire l’assessore in conferenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato che «abbiamo tutti a cuore il problema dei pastori e ci preoccupiamo delle difficoltà di attuazione di una legge che prevede uno stanziamento di 45 milioni, una legge che conteneva alcuni rischi che noi avevamo evidenziato in sede di discussione». Chiedere oggi all’assessore di spiegare i problemi, ha sostenuto, «significa che non si è compreso il meccanismo e che chi non è in regola con Inps non potrà ricevere nulla; evidentemente si sono fatte promesse impossibili da mantenere ed ora la legge va corretta, su questo devono lavorare i capigruppo, magari insieme alla commissione, per trovare una soluzione che interessa tutti».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha detto che «la crisi torna, purtroppo, nelle campagne sarde e gli agricoltori sono allo stremo e Consiglio e politica regionale non possono essere complici di una situazione che sa tanto di accanimento burocratico». Chiedere la regolarità della situazione Inps, ha continuato, «è assurdo perché già oggi di fronte alle calamità naturali le verifiche sulla regolarità contributive sono sospese: è su questo che bisogna intervenire con una moratoria immediata».

Per i Riformatori sardi, Luigi Crisponi ha ricordato che «la madre di tutti i problemi come al solito è la burocrazia che frena e rallenta le leggi, se poi ci si mette la cattiva politica che vuole impedire discussione su una questione serissima siamo alla beffa più assoluta; Pittalis ha fatto una richiesta legittima condivisa dai territori da affrontare con la massima urgenza e la posizione della maggioranza è inspiegabile». Oltre che la conferenza, ha concluso, «serve anche una verifica in commissione per ascoltare l’assessore dell’Agricoltura al più presto».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto (Pd) si è detto convinto «che su questo tema si debba evitare, come Consiglio regionale, di ritornare sulla legge ad appena un mese di distanza sulla base di una richiesta che lascia perplessi a cui peraltro l’assessore sta dando risposta». L’applicazione delle norme non può essere discussa, ha osservato, «per cui rivolgo a tutti un appello alla serenità su un problema delicato; la commissione è convocata per la prossima settimana e in quella occasione l’assessore riferirà, credo comunque che da subito l’assessorato abbia ha fatto miracoli mettendosi in condizioni di far partire le erogazioni fin dalle prossime settimane».

Il presidente Ganau ha confermato che la conferenza dei capigruppo si riunirà alla fine della mattinata, definendo la richiesta proveniente dal Consiglio «legittima, su un tema su cui nessuno si vuole sottrarre».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta si è detto preoccupato «per la forma mentis di alcuni consiglieri regionali; il collega Pietro Cocco ha detto cose fuori luogo perché Pietro Pittalis e tutti noi ascoltiamo le richieste che vengono dai territori, rivolgo quindi a tutti un appello alla calma ed apprezzo il lavoro fin qui fatto dall’assessore ma la riunione si deve fare».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha dichiarato che «non c’è l’intenzione di negare il confronto con assessore in un incontro da fare subito, ma non dimentichiamo che noi tutti, con assessore, abbiamo fatto un lavoro incredibile e forse tutto sta avvenendo per un difetto di comunicazione, la riunione a fine seduta si deve fare».

Il presidente Ganau ha confermato la riunione dei capigruppo a fine seduta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, respingendo una serie di emendamenti presentati dall’opposizione, mentre altri sono stati ritirati dai proponenti. Dopo l’approvazione del testo dell’ottavo capitolo (27 favorevoli, 21 contrari) hanno ottenuto il via libera dell’Aula soltanto gli emendamenti n. 892 (Agus-Ruggeri) che prevedono la trasmissione alla commissione Sanità dei report sugli scostamenti sugli standard attesi della riforma, e n. 893 (Agus-Ruggeri) che stende il monitoraggio alle liste d’attesa ed alla mobilità passiva per le patologie trattabili in Sardegna.

Subito dopo è iniziata la discussione generale sul nono capitolo (Principali criticità e fasi del percorso di riorganizzazione della rete).

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco ha ribadito la posizione del suo gruppo per la soppressione «di un paragrafo che ammette le criticità della riforma, tanto è vero che l’elisoccorso ancora non c’è e il direttore dell’Areus non è stato nominato: sono parti della riforma che si dovrebbero rinviare alla fine della legge, perché al momento non abbiamo eli-superfici né idea di sistema». Se per esempio dovesse verificarsi una urgenza ad Isili o Muravera, ha concluso, «è chiaro che senza interventi immediati un paziente non arriverà mai in tempo a Cagliari e lo stesso discorso si può estendere a La Maddalena o Carloforte».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha affermato che «non si può non pensare a sistema di emergenza urgenza che deve rappresentare il cardine del nuovo sistema sanitario, anzi doveva essere messo a punto prima della rete ospedaliera o almeno contemporaneamente alla rete delle cure territoriali». Questa è la grande incongruenza di fondo, ha lamentato, «ora il servizio di emergenza urgenza è coperto quasi totalmente da risorse pubbliche per cui deve essere valutato con la massima attenzione, e dubito che ci sia un piano dove si dice chi deve fare cosa: servono piuttosto risposte e conferme su sede già individuata a Nuoro, in definitiva ritengo utile un approfondimento in commissione e dico no ad un acritico via libera altrimenti stiamo rinunciando al nostro ruolo di legislatori».

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha osservato che il paragrafo «avrebbe dovuto essere elemento di raccordo fra le diverse componenti riforma ma mancano le componenti da raccordare a cominciare dall’ emergenza urgenza». Le nostre proposte, ha spiegato, «riguardano La Maddalena non solo per il punto nascita ma per l’ospedale che ha problemi perfino per il funzionamento di una auto clave, così come le isole minori che hanno bisogno di attenzione particolare anche in prospettiva del turismo sanitario: altre cose inoltre, come gli ospedali di comunità, sono tutte da costruire e la loro assenza rischia di intaccare l’efficacia dell’intera riforma».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha fatto alcune puntuali osservazioni sull’elisoccorso «per il quale i dati forniti non sono sufficienti sia per la localizzazione in aeroporti civili (non opportuna perché intasano il traffico), che per i tempi di percorrenza perché 130 Lm/h di media non possono essere mantenuti in ogni condizione meteo». Oppi ha poi messo l’accento sulla sanità nelle isole minori, ricordando che «Carloforte non ha ospedale ma una casa della salute e deve essere considerata zona disagiata pur avendo meno abitanti della La Maddalena; serve anche un servizio nefropatici, un protocollo per i trasporti secondari, un ambulatorio pediatrico ed una emoteca».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha rilevato che «l’emergenza urgenza doveva essere una delle gambe più forti della riforma ma è stata la più trascurata, nonostante l’annuncio, peraltro tardivo, della nomina del nuovo direttore generale». In generale, ha concluso, «la riforma contraddice in ogni parte il programma del centro sinistra in materia di sanità, perché non riduce i costi ad aumenta la dipendenza del settore dalla politica, mentre la Giunta avrebbe dovuto preparare un piano industriale indicando i costi a regime e tracciando gli obiettivi finali».

Alessandra Zedda, anch’essa vice capogruppo di FI, ha affermato che «a tratti i contenuti evidenziano buone intenzioni però vanificate da una impostazione completamente sbagliata; nella riforma avviata nel 2014 da un lato si è iniziato a parlare di sistema territoriale ma poi si è proceduto con provvedimenti mirati alla salvaguardia degli amici degli amici, e quanto al sistema di emergenza urgenza non si è capito che l’elisoccorso era il servizio più importante, carico di procedure complesse e di criticità come ore notturne». Altre parti della legge come ospedali di comunità, l’ospedale aperto cittadino e l’appropriatezza dei ricoveri sono le solite buone intenzioni ma non si capisce chi fornirà l’assistenza all’interno di queste strutture».

La consigliera del Pd Daniela Forma ha sollevato il problema del codice rosa, «l’accesso al pronto soccorso delle vittime della violenza di genere, che dal 2014 veniva garantiva la presa in carico delle pazienti attraverso un protocollo sostenuto da una sorta di semi volontariato». Nello specifico, ha aggiunto, «questo servizio a Nuoro ha avuto una vita molto travagliata perché non gli è stata concessa una deroga per attività in regime di convenzione e, dopo una nuova richiesta ancora senza risposta, di fatto da giugno 2016 il servizio di supporto psicologico per le donne a Nuoro è sospeso, una grave macchia per la città e tutta la Sardegna centrale, perché i codici rosa sono parte integrante di tutte le strutture di emergenza urgenza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha insistito sulle polemiche inerenti il bando dell’elisoccorso ed ha parlato di “bande del Pd in lotta tra loro” riferendosi alla disputa per la nomina tra Piero Delogu e Giorgio Lenzotti. «Sono stati presentati – ha affermato il consigliere della minoranza – curriculum migliori ma che sono certo non saranno presi in considerazione». A giudizio del consigliere Attilio Dedoni l’assessore Arru “ha fallito perché presenta un piano di riordino della rete ospedaliera sena senso e senza prospettiva”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha rielencato i paragrafi ricompresi nel capitolo 9 del documento per evidenziarne l’importanza “così da poter meglio sottolineare le criticità del piano di riordino della rete ospedaliera”. L’esponete della minoranza ha accusato l’esecutivo regionale di aver praticato “negli ultimi quattro anni” una indiscriminata politica di tagli al personale e di perseguire nell’indebolimento delle strutture esistenti nei diversi territori della Sardegna: «Per il centronistra razionalizzare significa solo tagliare personale e servizi».

Il capogruppo di UPC-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, si è concentrato sul paragrafo del capitolo 9 che si riferisce alle isole minori («trovo elementi di prospettiva ma anche io guardo con preoccupazione alla situazione di Carloforte») ed ha affermato che anche alla Maddalena, dove pure è presente un ospedale, “non vi sono condizioni di garanzia nelle cure”. Il consigliere della maggioranza ha quindi insistito sull’urgenza di risposte tempestive ai bisogni dei cittadini e sulla necessità che nelle due isole minori della Sardegna operino sempre professionalità adeguate: «A Carloforte come alla Maddalena chiedono interventi in sicurezza, adeguati a salvare le vite umane».

La capogruppo del Misto, Annamaria Busia, ha rimarcato il “costante e progressivo incremento negli accessi al pronto soccorso da cui discende un affollamento delle aree intraospedaliere” ed ha evidenziato come tali accessi registrino “patologie cliniche di media e bassa intensità”. A giudizio dell’esponente del “Campo progressista” serve realizzare “una rete di assistenza primaria e percorsi organizzativi integrati per evitare accessi impropri al sistema sanitario”. La consigliera ha quindi rivolto un appello perché possa essere migliorata la proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha invitato i consiglieri a far cessare la “battaglia navale in atto” per ricercare vantaggi in favore dei territori di riferimento in danno di altre aree dell’Isola.

Il consigliere del Pds, Augusto Cherchi,  ha reclamato l’avvio urgente della cosiddetta “emergenza-urgenza” con la piena operatività dei servizi Areus, nonché l’attivazione della rete territoriale: «Senza queste condizioni il riordino della rete ospedaliera non potrà produrre gli effetti attesi».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato alle critiche ed ha ricordato i diversi passaggi che hanno portato all’istituzione dell’Areus («una nuova azienda che ingloba le due centrali del 118»).Luigi Arru ha quindi comunicato di aver invitato i vertizi dell’Ats a produrre un esposto in Procura sulle eventuali interferenze nell’appalto per i servizi dell’elisoccorso. L’assessore ha difeso le scelte fatte in ordine all’individuazione delle basi adatte ad ospitare gli elicotteri («nel pieno rispetto delle direttive Enac») ed ha parlato anche di nuove specialità mediche come ad esempio “il medico rurale”. «C’è una visione del territorio – ha spiegato Luigi Arru – e il problema è creare un modello diverso di presa in carico di una popolazione anziana con patologie cronica». L’esponente dell’esecutivo ha rassicurato sulla situazione nelle isole minori :«A Carloforte è stata avviata una casa per la salute e alla Maddalena restano dialisi e camera iperbarica».

Il presidente del consiglio ha messo in votazione gli emendamenti 12=550= 744; 16= 551= 797; 552; 553; 554; 555; 556, con parere contrario di relatore e giunta, che sono stati tutti respinti.

Aperta la discussione sugli emendamenti 17=557=798, il relatore della minoranza Edoardo Tocco (Fi) ha ribadito la lamentazione su ritardi nella rete territoriale dell’emergenza-urgenza ed ha rimarcato l’assenza di un’elisuperficie a Carloforte mentre ha auspicato la presenza di un elicottero alla Maddalena. 

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha fornito alcuni dati significativi sull’elisoccorso («l’assessore nicchia in proposito») denunciando come soltanto il 30% dei circa 300 interventi annui operati dall’elicottero dei Vigili del fuoco risulti nell’area di Cagliari («è evidente che la maggior parte dei voli si operino nelle aree critiche del nuorese e in quelle congestionate del nord dell’Isola nel periodo turistico»). Il consigliere della minoranza ha quindi concluso evidenziato gli alti costi che si registreranno per le chiamate improprie.

Il consigliere Giuseppino Pinna (Udc) ha lamentato l’indebolimento di una serie di strutture ospedaliere nei territori periferici ed in particolare dell’ospedale Marino di Alghero («nel corso degli anni sono stati ridotti pesantemente personale e servizi»). L’esponente della minoranza si è detto contrario al trasferimento del reparto di ortopedia dall’ospedale Marino all’ospedale Civile di Alghero.

Posti in votazione, con distinte e successive votazioni, il Consiglio non ha approvato gli emendamenti 17= 557= 798; 558; 18=560=799; 20=562=801; 805; 21= 553= 802; 22= 564= 803; 565.

L’Aula ha poi respinto gli emendamenti n.566, 567, 568, 569, 808, 806.

Approvato l’emendamento 870 (sostitutivo totale dell’emendamento 720), con parere favorevole della commissione e della Giunta.

Respinto l’emendamento 807 e anche il 657 (uguale a 810).

Approvato il testo del capitolo 9, respinto l’emendamento 654.

Approvato, invece, l’emendamento  811 a firma del presidente della commissione Sanità sull’ospedale di comunità, “aggiuntivo e complementare rispetto all’offerta dello stabilimento ospedaliero”.

Su richiesta del capogruppo del Pd Pietro Cocco, il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla prosecuzione dei lavori.
Al termine della Conferenza il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per domani mattina, alle 10.00.

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«Nel giro di pochi giorni saranno effettuate tutte le verifiche e forniti i necessari chiarimenti sulle procedure relative agli interventi per i pastori». Lo ha assicurato il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau al termine di una riunione dei capigruppo svoltasi dopo i lavori dell’Assemblea, cui hanno partecipato anche il presidente della Regione Francesco Pigliaru e l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria.

Gianfranco Ganau ha anche comunicato, accogliendo una proposta del capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, che all’inizio della prossima settimana la commissione Agricoltura ascolterà i diversi soggetti regionali incaricati di dare attuazione alla legge regionale 20/2017 con cui sono stati stanziati 45 milioni di euro per il comparto agro pastorale sardo, mentre il ministro delle Risorse agricole dovrebbe firmare a brevissima scadenza il provvedimento con il quale viene dichiarato lo stato di calamità naturale richiesto dalla Regione che fa scattare altre misure di sostegno al comparto, come la sospensione del pagamento dei mutui ed il “taglio” del 50% dei contributi Inps.

Nel corso dell’incontro l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria ha svolto una relazione molto dettagliata sulle attività dell’assessorato successive all’approvazione della legge, il 14 settembre scorso: costituzione di un apposito gruppo di lavoro cui partecipano Laore (con 32 uffici sul territorio regionale), Agris ed Argea. «In base ai dati in nostro possesso relativi al primo giorno di presentazione delle domande (ne sono pervenute circa 400) – ha precisato Pierluigi Caria – quelle non in regola per diverse motivazioni che poi andranno approfondite caso per caso sono attorno al 20%, comunque, continueremo una azione molto attenta di monitoraggio disponibili ad introdurre eventuali correttivi, anche se riteniamo di aver messo a punto uno schema semplicissimo davvero alla portata di tutti.»

Alla riunione hanno partecipato numerosi esponenti dei gruppi consiliari: Pietro Cocco del Pd, Pietro Pittalis di Forza Italia, Gianfranco Congiu e Piermario Manca del Partito dei sardi, Annamaria Busia del gruppo Misto, Attilio Dedoni dei Riformatori sardi, Gianluigi Rubiu dell’Udc, Domenico Gallus del Psd’Az, Daniele Cocco ed Eugenio Lai di Art. 1 – Mdp. Tutti hanno sottolineato che la legge ha manifestato una grande volontà comune del Consiglio il quale, in ogni sua componente, si sente fortemente impegnato per la sua rapida e concreta attuazione.

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I lavori del Consiglio regionale sono ripresi oggi con la prosecuzione del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera. In discussione il capitolo 6 “Il modello di riferimento e gli obiettivi del riordino”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento 681 (Agus e più) il cui esame era stato rinviato nella seduta precedente. Su richiesta di alcuni consiglieri i lavori dell’aula sono stati sospesi per alcuni minuti.

Alla ripresa dei lavori il consigliere Francesco Agus ha presentato un emendamento orale all’emendamento 281 che introduce alcune variazioni terminologiche: non più una richiesta di sopprimere la parte del quarto capoverso del capitolo 6.3 che introduceva la possibilità di procedere a un’unione del Policlinico Universitario di Monserrato con l’ospedale Brotzu, ma la subordinazione di questa eventualità a uno studio approfondito. 

Sulla proposta di Francesco Agus è intervenuto il vicepresidente della Commissione Sanità Edoardo Tocco (Forza Italia) che ha annunciato il voto favorevole all’emendamento orale: «I due poli sono decisamente diversi. E’ giusto che questo venga rimarcato, il Brotzu è l’ospedale delle urgenze, il Policlinico è invece destinato alla didattica. Sono due ospedali che marciano a velocità diverse».  

Anche Alessandra Zedda ha annunciato il suo voto a favore: «Sarebbe meglio cassare del tutto la previsione di una fusione tra i due ospedali – ha detto Alessandra Zedda – rimaniamo contrari a all’accorpamento delle due unità. Qualsiasi valutazione deve essere fatta alla luce dell’approvazione finale della rete ospedaliera».

Per Paolo Truzzu (FdI) «l’emendamento Agus è una soluzione accettabile vista la situazione che si è creata. Dobbiamo abituarci, quando si discutono questioni che riguardano il futuro dell’Isola, ad affrontarle in modo compiuto e con dibattiti fatti alla luce del sole».

Christian Solinas (Psd’Az) ha chiesto un chiarimento all’assessore sul costo industriale di un posto letto del Policlinico rispetto al Brotzu. «Ci sono differenze sostanziali o le situazioni sono sovrapponibili? – ha detto il consigliere dei Quattro Mori – se così non fosse ogni ipotesi di fusione sarebbe irrealizzabile».

L’assessore alla Sanità Luigi Arru, dopo aver dato parere favorevole alla proposta del consigliere Agus, ha ricordato che le norme e le indicazioni ministeriali vanno verso un superamento della netta distinzione tra didattica, ricerca e assistenza. «Ciò significa che le differenze rigide verranno meno – ha detto Arru – verranno favoriti i  passaggi di medici ospedalieri all’insegnamento». Sui costi Arru ha chiarito: «La spesa per un posto letto all’Aou deve essere uguale a quella del Brotzu. Il costo in termini assistenziali sarà lo stesso. Il personale docente deve svolgere sia compiti di ricerca che di assistenza. La costituzione di un posto letto “grezzo” è di circa 300mila euro».

Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha annunciato il suo voto a favore chiedendo però che si chiariscano bene i termini dell’operazione: «Siamo stanchi dello smantellamento di strutture a favore di altre. Occorre dare un’interpretazione corretta e far capire che non si tratta di fusioni». Messo in votazione l’emendamento orale presentato dal consigliere Agus è passato all’unanimità.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 613 (Usula e più) finalizzato al riconoscimento quale ospedale di II livello del San Francesco di Nuoro. Su richiesta del primo firmatario, il Consiglio ha deciso di rinviare alla fine della discussione l’esame dell’emendamento nonostante l’opposizione del relatore di maggioranza Luigi Ruggeri (Pd).

Il presidente Ganau ha poi messo in votazione l’emendamento n. 288 (Tedde e più). Anche in questo caso i firmatari hanno proposto un rinvio del voto alla fine della discussione. Il presidente ha fatto notare che l’emendamento prevede la modifica di una tabella e per tanto va votato. Il primo firmatario Marco Tedde ha insistito nella richiesta: «La tabella è collegata all’intero impianto del documento.  Se si vota si inficia tutto il provvedimento».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta. Proposta accolta dal presidente Ganau.

Alla ripresa dei lavori Gianfranco Ganau ha chiesto il parere della Commissione sull’emendamento 288. Il presidente Raimondo Perra ha ribadito il parere contrario. Il primo firmatario Marco Tedde, prendendo atto della decisione di non rinviare l’esame dell’emendamento n.288, ha annunciato il suo voto a favore.

Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto.  

Approvato l’emendamento 360 (Daniele Cocco primo firmatario) con il parere favorevole della Commissione e della Giunta.

Respinti gli emendamenti 771, 289, 696, 775, 774, 290, 634, 778, 770, 776 e 286.

Approvato il 615 (Perra, Ruggeri) sul ruolo della Giunta e della commissione competente.

All’emendamento 624 (Usula) sono stati presentati gli emendamenti 868 (sostitutivo totale) e 878 (aggiuntivo) con parere favorevole di Giunta e commissione. Entrambi sono stati approvati.

L’emendamento 868 riguarda l’Aou di Monserrato e gli ospedali di Iglesias, Tempio, Ozieri e Nuoro. 

L’emendamento 878 riguarda invece il Cto di Iglesias.

Approvato anche il testo del capitolo 6, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti aggiuntivi.

Approvato il 616 (Tocco) su counseling psicologico. Respinto il 699, il 698, 701, 782, 617, 785, 784, 643.

L’emendamento 619 (Tocco) è stato ulteriormente emendato in aula per accordo con la maggioranza.

Approvato anche l’emendamento 781 (Perra) sui presidi unici Dea di I livello.

L’on. Rubiu (Udc) ha illustrato l’emendamento 650 relativo alla possibilità di risparmio dei costi con un accorpamento del servizio delle guardie mediche. Favorevole anche il sardista Angelo Carta. L’on. Luigi Ruggeri (Pd) a nome della commissione ha invitato i presentatori al ritiro, per la difficoltà di attuazione della proposta. L’emendamento 650 è stato poi respinto, insieme al 651.

Sull’emendamento 625 (Tocco) si è acceso un dibattito concluso dall’assessore Luigi Arru: “La specialità è presente all’ospedale Brotzu, nel rispetto del DM 70”. Per l’on. Annamaria Busia “la mancata specificazione di quel che deve avvenire e quell’atto aziendale che viene annunciato e ritirato ci costringe a mantenere questo emendamento”. L’emendamento non è stato approvato e nemmeno il 703, 705.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha continuato l’esame degli emendamenti.

Approvati dall’Aula il n. 709 (Cossa) e 874 (Ruggeri) che riguardano gli interventi sul Binaghi di Cagliari nell’ambito di una programmazione regionale che sarà definita d’intesa con la Città Metropolitana.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori, la vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha richiamato l’attenzione del Consiglio su una dura presa di posizione del Partito dei Sardi relativa al negoziato fra Regione e Governo in materia di accantonamenti. Questa posizione, ha sostenuto, «di fatto apre la crisi della maggioranza perché si tratta del secondo partito della coalizione, per cui è necessario un chiarimento immediato del presidente Francesco Pigliaru al quale ricordo che disse, in un confronto con il collega Cappellacci, che si sarebbe dimesso in caso di risposta negativa del Governo».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha replicato precisando in apertura che la sua dichiarazione si riferiva ad un accordo Stato-Regione che, nella realtà, ha liberato risorse importantissime per la Sardegna, eliminando forti vincoli sulla spesa che ne avevano rallentato l’attività e lo sviluppo. Ciò non vuol dire, ha puntualizzato, «che lo Stato non abbia fatto cose che non erano previste contro le quali è giusto protestare e ribellarsi». Quanto al negoziato in corso, ha affermato, «siamo andati a Roma per chiedere più risorse per la Sardegna e combattere una palese sproporzione e, trattandosi di partite che si giocano a livello di governo regionale e nazionale, si è aperto un tavolo che proseguirà con una riunione già convocata per mercoledì prossimo». Confermo comunque, ha aggiunto, «che non ci sarà nessun accordo senza il passaggio ed il supporto del Consiglio, che non sarà tenuto all’oscuro e col quale anzi siamo pronti a confrontarci, sia con la maggioranza che con l’opposizione, su una battaglia così importante».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha osservato che «le dichiarazioni del presidente Pigliaru segnano una notevole discontinuità rispetto al passato quando un precedente accordo con il Governo fu sottoscritto senza alcun passaggio in Consiglio regionale». Per questo, ha concluso, «prendo atto che il presidente ha detto che è pronto a discutere e propongo di sospendere l’esame della rete ospedaliera per aprire un dibattito sul confronto con lo Stato; in definitiva sospendiamo e facciamo dibattito per assegnare al presidente un mandato pieno o per tornare a casa in assenza di risultati».

Il presidente Ganau ha assicurato che il dibattito sul tema degli accantonamenti si terrà, ma dopo l’approvazione della riforma della rete ospedaliera.

La consigliera del Pd Daniela Forma ha proposto un emendamento orale all’emendamento n. 874 per introdurre la questione del project financing di Nuoro dove, «a prescindere dall’esito delle controversie legali, occorre programmare l’utilizzo dei risparmi di risorse derivanti dall’annullamento del contratto per potenziare l’offerta sanità del’area nuorese e dare un segnale positivo rispetto alle preoccupazioni della comunità e degli operatori del settore».

Il presidente Gianfranco Ganau ha risposto che la proposta è inammissibile perché non collegata all’emendamento in esame che parla dell’area di Cagliari.

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha manifestato dispiacere per l’inammissibilità perché esiste concretamente il rischio di un de finanziamento per la sanità nuorese.

Anche il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco ha condiviso “lo spirito” della proposta perché in effetti, ha detto, «c’è molta preoccupazione sul dopo project che ha già determinato la sospensione di molte attività importanti, per cui è necessario che l’assessore fornisca precise rassicurazioni, anche sulla sorte dei lavoratori.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il problema sarà affronta top in sede di esame del capitolo 12.

Sull’emendamento n. 639 (gruppo Udc) il consigliere Alfonso Marras ha osservato che «non si capisce il criterio seguito nella classificazione delle strutture secondo il quale, in particolare, solo Nuoro è stata riconosciuta come struttura complessa a differenza di altre, come Oristano, che si sono viste declassate, una scelta che comporterebbe una oggettiva riduzione della qualità dei servizi».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas ha sollecitato l’intervento dell’assessore Luigi Arru, dopo alcune garanzie solo informali, sul mantenimento del centro trasfusionale di Oristano.

L’assessore Luigi Arru, dopo aver ribadito che l’attribuzione del ruolo di struttura semplice o complessa è di competenza dell’atto aziendale e quindi del direttore generale, ha assicurato che chiederà le motivazioni delle scelte, fermo restando che sul centro trasfusionale è aperto da un anno un tavolo tecnico di confronto. «Porterò in Aula», ha concluso, «gli esisti del lavoro».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha riconosciuto la correttezza dell’assessore nel qualificare come “fatto gestionale” ma ha osservato che, di fatto, «nella redistribuzione alcune realtà sono state favorite ed altre no ed Oristano, nello specifico, ha ottenuto significativi riconoscimenti in termini di posti letto».

Il consigliere del Pds Augusto Cherchi ha definito quella sui posti letto «una polemica sterile ma, in relazione alla medicina trasfusionale che è una unità strategica, emerge una discrasia fra l’atto aziendale e i documenti ministeriali sulle reti ospedaliere». Affronteremo il problema in seguito, ha annunciato, «con l’esame di emendamenti specifici».

Messo ai voti, l’emendamento n. 639 è stato respinto.

Sull’emendamento n. 787 (Forma) che prevede l’istituzione dei comitati consultivi misti con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi, la consigliera Daniela Forma (Pd) ha sollecitato la revisione del parere contrario della commissione, perché a suo avviso si tratta di organismi che rivestono una funzione importante nell’umanizzazione delle cure.

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd) ha chiarito che il motivo del parere negativo era solo legato ad una scarsa chiarezza sulla formulazione per cui, in caso di revisione di alcune parti del testo (soprattutto sulla composizione dei comitati) c’è consenso sulla proposta. Dopo la rettifica del testo, l’emendamento è stato approvato.

Sull’emendamento n. 711 relativo alle procedure di reclutamento del personale il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha invitato il Consiglio ad una riflessione più approfondita perché, ha sostenuto, «quello del reclutamento del personale è tema urgente ed il Consiglio si è già espresso per un censimento dei precari che ancora non si concluso, lasciando spazio ad interventi disorganici e settoriali». Ritengo necessario, ha concluso, «che siano messi a disposizione del Consiglio i dati sugli organici della sanità a pieno regime per verificare reale disponibilità e che si proceda quanto prima all’assunzione degli idonei che hanno superato concorsi pubblici».

L’assessore Luigi Arru ha rassicurato il consigliere comunicando che è stato completato il lavoro di ricognizione delle risorse umane del sistema sanitario regionale mentre, con gli atti aziendali, si procederà alle stabilizzazioni dei precari.

Il consigliere Francesco Agus ha quindi ritirato l’emendamento.

Il consigliere Emilio Usula (Misto Rossomori), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto spiegazioni su quanto è previsto dal documento sugli stabilimenti sanitari delle aree disagiate.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il contenuto del documento in relazione alle aree disagiate è stato definito puntualmente in precedenza.

Successivamente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo 17 ottobre, alle ore 16.00.

 

 

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La nuova dura critica arrivata dall’ex assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, uno dei due leader del Partito dei Sardi, ha riscaldato nuovamente il clima in seno alla maggioranza di centrosinistra che guida la Regione e in serata è arrivata, puntuale, la replica di Pietro Cocco, capogruppo del Partito democratico.

«Invito il Partito dei Sardi ad abbassare i toni dello scontro all’interno della maggioranza  su argomenti sui quali non hanno l’esclusiva perché sono patrimonio di tutto il Centrosinistra – scrive Pietro Cocco in una nota -. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la cifra annuale di partecipazione trattenuta dallo Stato alla Sardegna è eccessiva, ma se è vero che la nostra Regione non può più sopportare il peso di trattenute di questa entità, è altrettanto vero che il tavolo della trattativa è sempre aperto a Roma nella massima trasparenza e si sta avviando un percorso condiviso di ridimensionamento per un problema che dura da tanto tempo.»

«Noi partecipiamo annualmente con 684 milioni di euro, una cifra che non da oggi riteniamo eccessiva ed è su questo che il presidente Pigliaru ha riavviato le trattative su mandato ricevuto dal Consiglio per rivendicare con maggiore forza i nostri diritti – aggiunge Pietro Cocco -. Va anche ricordato che il nostro rapporto con il Governo in questi ultimi anni di leale collaborazione  ha  prodotto i suoi effetti: Ci sono stati una serie di risultati che il Partito dei sardi omette di dichiarare o fa finta di non conoscere e mi riferisco al fatto che col Governo Renzi siamo riusciti a strappare la chiusura delle Norme di Attuazione dello Statuto, a farci dare 900 milioni di euro di arretrati e 150 milioni di euro in più di entrate certe per ogni anno.»

«Inoltre non va scordato, perché non è un dettaglio,”il Patto per la Sardegna” che ha significato per la nostra Isola ricevere 3 miliardi di euro. Credo, pertanto, che in questo momento sia utile e necessario che ognuno dia il proprio contributo – conclude il capogruppo del Partito democratico – evitando fughe in avanti che dividono e non contribuiscono a risolvere i problemi.»