11 January, 2025
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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del testo unificato n. 5 “Istituzione dell’agenzia sarda delle entrate” (Ase).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione del Testo unico sull’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate (Plip-Pl n.187 – Pl n.246/A) . Per illustrare il provvedimento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Poco prima, intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza «a valutare l’opportunità di esaminare il testo dopo l’approvazione dei provvedimenti annunciati dal Governo nazionale sulla materia, a cominciare dalla soppressione di Equitalia, per capire quale può essere l’incidenza di questa decisione sulla normativa regionale; chiedo la semplice sospensione dell’esame del testo, senza il rinvio della legge in commissione, per poi riprendere fra qualche giorno». Pittalis ha inoltre sottoposto al presidente Ganau un’altra questione, ricordando che «il Consiglio ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sull’inceneritore di Tossilo che la Giunta ha completamente stravolto come se le deliberazioni dell’Aula fossero carta straccia: non entro sul merito della vicenda ma questo è un fatto grave e non può passare sotto silenzio».

Il presidente Ganau ha ricordato che, sulla sospensiva, occorre raccogliere le espressioni dei gruppi.

Il relatore della legge Sabatini ha chiesto una breve sospensione della seduta, a causa del’assenza di alcuni capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è espresso in senso contrario alla sospensiva richiesta di Pittalis, spiegando che «la nuova Agenzia regionale non si occuperà della riscossione e pertanto le decisioni del Governo nazionale riguardano una materia totalmente diversa; possiamo quindi andare avanti secondo il programma concordato».

Il consigliere del Psd’Az Angelo Carta, con un paradosso, ha respinto la richiesta di sospensiva «ma solo perché la legge in esame, a normativa invariata, non significa nulla per la Sardegna e non è degna di essere nemmeno chiamata Agenzia sarda delle entrate».

Luigi Crisponi, dei Riformatori, ha dato ragione a Pittalis ha ragione, perché in effetti «non ci sono nemmeno i più elementari elementi di sovranità per poter parlare di Agenzia delle entrate». Soffermandosi poi sulla vicenda dell’inceneritore di Tossilo, Crisponi ha lamentato che la decisione della Giunta arriva dopo che «il Consiglio non solo ha deliberato su questioni serissime ma lo ha fatto dopo lunghi confronti ed un attento ascolto delle popolazioni in materia di ambiente e salute».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «la legge sull’Agenzia ha fini certamente nobili ed è anche giusto dire che l’autonomia finanziaria è la sostanza dell’autonomia regionale, ma il testo che abbiamo davanti ha lo stesso valore della mozione su Tossilo, cioè non significa niente, anzi aumenta i costi per la Regione che non aveva e non avrà senza alcun potere in materia fiscale».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Pds) ha osservato invece che, «proprio per le ragioni sostenute dai consiglieri di opposizione è urgente aprire subito il dibattito per capire il livello di utilità dell’Agenzia e la capacità del nuovo organismo di dare riposte ai Sardi in materia fiscale».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha espresso il «profondo sconcerto del gruppo per la decisione della Giunta di impugnare la sentenza Tar sull’inceneritore di Tossilo, decisione che contraddice la volontà unanime del Consiglio». Usula ha poi annunciato di abbandonare l’Aula «in totale dissenso su una decisione che non è un atto amministrativo ma politico».

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha detto di condividere l’opinione di Usula pur restando in Aula, perché «l’impugnazione contravviene totalmente alla decisione di una istituzione sovrana della Sardegna come il Consiglio, una decisione non generica ma motivata, articolata e ragionata, che difenderò in tutte le sedi».

Anche il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha manifestato l’intenzione di restare in Aula pur condividendo la posizione Usula, convinto che «decisioni del Consiglio vadano rispettate, anzi per quanto ci riguarda vogliamo conoscere le motivazioni della delibera della Giunta che va in direzione opposta». Sulla proposta di Pittalis relativa all’Agenzia sarda delle entrate, ha proseguito Cocco, «riteniamo opportuno proseguire nel dibattito, perché sosteniamo da sempre la legge istitutiva dell’Agenzia e ci sentiamo impegnati a migliorarla».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la richiesta di sospensiva, che il Consiglio ha respinto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, ha chiesto informazioni su un provvedimento riguardante una aliquota di precari che attendono una risposta. Il punto, ha segnalato Pittalis, «non c’è all’ordine del giorno e, se c’è il consenso, a mio avviso deve essere inserita in calendario».

Il presidente Ganau ha precisato che, per poter esaminare il provvedimento, occorre il parere della commissione. Successivamente, il presidente ha dato la parola al consigliere Franco Sabatini (Pd), relatore del testo unico sull’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate.

In apertura, Sabatini ha ricordato che «la commissione Bilancio ha approvato la legge a maggioranza dopo un lavoro durato di circa un anno, ma è comunque un provvedimento urgente perché dopo la vertenza entrate la Regione ha più che mai  bisogno di uno strumento specialistico per operare in modo più incisivo su questa materia». La prospettiva, ha aggiunto, «è quella di portare la Sardegna allo stesso livello di altre Regioni speciali, per riaffermare che l’autonomia finanziaria è il fondamento più solido dell’autonomia regionale, tema strategico sul quale è fortemente auspicabile la collaborazione dell’opposizione». Riprendendo il tema della finanza regionale e dei rapporti con lo Stato, Sabatini ha affermato che «l’incertezza del quadro complessivo degli ultimi anni ha determinato in negativo la capacità della Regione di svolgere le sue funzioni, perché le sue risorse sono solo quelle provenienti dalle compartecipazioni, sulle quali lo Stato ha competenza esclusiva in base all’.117 della Costituzione con l’unico limite, per lo Stato, di non rendere impossibile l’esercizio delle funzioni della Regione». La nuova Agenzia, ha sostenuto, «è lo strumento indispensabile per assicurare un monitoraggio costante ed una attenta verifica sul problema delle entrate, come fanno le altre Regioni speciali che non esitano a cambiare i propri statuti ogni due-tre anni per adattarli alle nuove esigenze». In questo momento, ha detto ancora il consigliere del Pd, «sulla fiscalità è in gioco la vita della nostra Regione, che può dire la sua solo attraverso una nuova intesa con lo Stato, alla quale dobbiamo arrivare ben preparati, portando sul tavolo del confronto dello Stato anche il tema della finanza locale che in altre Regioni speciali è già stato affrontato e definito riportandolo nella competenza della Regione». 

La relazione di minoranza  è stata svolta da Christian Solinas (Psd’az) che, in apertura ha sottolineato il significato politico dell’abbandono dei lavori dei due consiglieri di Soberania e Indipendentzia sulla questione di Tossilo. La volontà di ignorare le decisioni del Consiglio da parte della maggioranza e della giunta – ha detto – ormai sta diventando una consuetudine. Anche durante i lavori della commissione su questo Testo Unificato  – ha chiarito Solinas –  la maggioranza ha inteso sorpassare la concertazione e il dialogo ed ha voluto aderire alla proposta della giunta. Se ci fossero stati i  lavori della  sottocommissione avremmo sicuramente potuto contribuire a rendere questo testo condiviso e  più efficace. Solinas è stato molto critico sul testo che arriva in aula. Questa agenzia – ha chiesto – a cosa serve se non può incamerare un euro in più? Per ogni euro che incassa avremo  costi altissimi.  Inoltre,  ci saranno passaggi ulteriori e un appesantimento del procedimento. Doveva essere affrontato il tutto con una diversa ottica, invece di fatto si limita a recepire quello che già c’è. Per Solinas questa agenzia è solo  un grande ufficio studi. Ma abbiamo valutato – ha chiesto ancora – quanto costa questo ufficio studi alla collettività? Al fronte di un gettito che è in costante contrazione, la maggioranza decide di aumentare i costi per la collettività.  Bene farebbe questo Consiglio a riflettere. 

Ignazio Locci (Forza Italia) ha sottolineato la negatività del provvedimento. Sembra però che neanche la giunta regionale sia entusiasta di questa proposta. Mi pare – ha detto – che il  governatore  abbia sentito quasi un obbligo  davanti alle richieste di qualche gruppo politico e  ha deciso di istituire questa agenzia. Insomma, l’esecutivo  ha voluto rispondere alle richieste propagandistiche di una certa parte di questa maggioranza. Per Locci bisogna rafforzare il rapporto con lo Stato per far intendere le nostre ragioni sulla base dell’articolo 8 dello Statuto.  Ma bene avrebbe fatto la giunta a individuare una direzione generale specializzata nel trattare questo rapporto con lo Stato.

Annamaria Busia  (Misto) è convinta che serva una agenzia delle entrate perché è necessario rafforzare il ruolo della Regione in materia nei confronti dello Stato per avanzare delle richieste. Ho sempre pensato – ha aggiunto – a una grande agenzia sarda delle entrate, ma credo che  debba farsi nel quadro della cornice normativa esistente. Annamaria Busia ha invitato alla riflessione e al confronto. La consigliera ha invitato la minoranza  a presentare proposte per raggiungere  un risultato migliore.

Per Michele Cossa (Riformatori) è impensabile che mentre a  livello nazionale si attua la riforma del sistema, noi in Sardegna ci inventiamo una agenzia fittizia, che è l’ennesimo carrozzone che graverà sulle tasche dei sardi. Cossa ha ricordato che la Sardegna  è, con la Calabria, l’ultima regione per incremento del PIL. Nonostante questo la maggioranza,  davanti a questa situazione, si inventa un’agenzia che non serve a nulla, che crea nuovi posti di lavoro che, tra l’altro, potrebbero essere coperti dal personale già esistente nella Regione.  Per il consigliere dei Riformatori la strada deve essere quella di abbassare la pressione fiscale. 

Edoardo Tocco (Fi) ha ricordato che “non è possibile sostituirsi allo Stato nel campo finanziario ” e che dunque l’unico obiettivo possibile dei proponenti la legge “resta quello di trattenere in Sardegna la quota parte dei tributi che spettano all’isola”. «Ma – ha dichiarato l’esponente della minoranza – il provvedimento in esame è inefficace e l’agenzia di cui si propone la costituzione troppo costosa». Il consigliere di Forza Italia ha insistito dunque sulla inopportunità dell’Ase («perché non si è pensato di lasciare il tutto in capo all’assessorato al bilancio?») ed ha paventato il rischio di un incremento dei costi, rispetto ai 2.5 milioni annui ipotizzati nel provvedimento. «Questa legge – ha concluso Tocco – non risolverà i problemi dei sardi e alla Sardegna serve altro, ad incominciare da un forte sostegno al sistema delle imprese per aiutarle a recuperare liquidità».

Alessandra Zedda (Fi) ha evidenziato la scarsa attenzione dimostrata dalla maggioranza per gli approfondimenti proposti dalla minoranza («ad iniziare dall’invito alla riflessione formulato dal capogruppo Pittalis, in apertura dei lavori, perché fossero valutate le implicazioni delle nuove norme in materia annunciate dal governo nazionale»). «Questo provvedimento – ha affermato la consigliera della minoranza – è pura filosofia e parole in libertà». A giudizio di Alessandra Zedda va rivista la norma finanziaria e deve essere tenuto in considerazione che serviranno all’Ase personale con alti livelli di specializzazione “se davvero dovrà funzionare e non rappresentare soltanto un contentino per qualche partito della maggioranza”. L’esponente di Fi ha quindi ribadito il pericolo della creazione di un “nuovo carrozzone” ed ha concluso ricordando che l’istituenda agenzia potrà occuparsi solo “dell’addizionale, Irpef e Irap; della tassa ambientale e di quella sul diritto allo studio”.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, in apertura del suo intervento, ha espresso solidarietà “ai colleghi del centrosinistra che hanno abbandonato l’Aula per protestare contro l’atteggiamento irriverente mostrato dalla giunta sulla questione dell’inceneritore di Tossilo”.

«Nel merito del provvedimento – ha attaccato l’esponente della minoranza  – affermo che la montagna ha partorito un topolino e l’agenzia sarda delle entrate è una finzione giuridica, politica e storica».  «L’Ase – ha aggiunto Tedde – è uno strumento che non serve a  niente ed è soltanto un vuoto pneumatico finanziario che non interviene nella questione che attiene la marginalità della Sardegna nei confronti dello Stato». Il consigliere di Fi ha quindi affermato che ciò che serve è una modifica dello Statuto: «Sono finiti i tempi delle mozioni e degli ordini del giorno, occorre una norma statutaria che fortifichi la nostra specialità nel segno della insularità». «Non spendiamo 2.5 milioni l’anno solo per fare un grande centro studi – ha concluso Tedde – perché con l’Ase facciamo soltanto un esercizio normativo inutile che non ci consentirà di rapportarci paritariamente con lo Stato in materia finanziaria».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato la recente approvazione della legge sulla semplificazione per contrapporla a quella che istituisce l’Ase perché, a suo giudizio, questa sarebbe soltanto “un carrozzone”. «L’agenzia sarda – ha affermato Crisponi – è un grande bluff che costerà 2,5, milioni euro soltanto per iniziare». L’esponente della minoranza ha quindi contestato alcune parti dell’articolato ed ha affermato che “l’Ase sarà di fatto sottomessa all’assessorato della Programmazione a cui restano tutte le competenze in materie di entrate”.

Il consigliere del Misto, Paolo Truzzu (Fd’I), ha riproposto le critiche delle opposizioni in ordine ai costi e alla inopportunità dell’istituzione dell’agenzia sarda delle entrate («in pratica si istituirà un osservatorio e non un’agenzia in grado di riscuotere i tributi e impostare la vertenza delle entrate con lo stato»). L’esponente di Fratelli d’Italia ha quindi definito l’Ase  “un’altra scatola vuota che porterà ulteriore confusione” ed ha sottolineato i costi dell’istituenda agenzia: 2.5 milioni per un  organico di 20 persone con tre dirigenti e 9 funzionari. «Questa non è un’agenzia al servizio dei sardi – ha concluso Truzzu – ma l’ennesimo spreco al servizio di una parte della maggioranza che governa la Regione».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato l’incontro in programma con una delegazione dei precari che hanno manifestato sotto il palazzo del Consiglio ed il presidente Ganau ha confermato l’incontro al termine della discussione generale.

Per il Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato la necessità di «ragionare sugli obiettivi che si vogliono ottenere con la nuova Agenzia e non limitarsi a scrivere il solito libro dei sogni fermo restando che occorre cambiare passo rispetto ad una Giunta e soprattutto un presidente che con il Governo ha le brache calate mentre con il Consiglio mostra il suo volto più duro e intransigente, come hanno dimostrato le vicende di Tossilo, della riforma sanitaria e di quella degli Enti locali». L’Agenzia delle entrate, ha proseguito, «nasce soprattutto da una esigenza delle imprese sarde di avere un soggetto di prossimità con cui trattare la materia fiscale ma la verità è che lo Stato incassa 100 ma non restituisce alla Regione quanto dovuto ed anzi, non consente alla Regione di trattenere direttamente le sue risorse, la costringe ad aspettare le solite elemosine; questo il problema centrale che non ha trovato risposte, la vertenza entrate ha clamorosamente mancato questo obiettivo per mancanza di una strategia efficace, in altre parole non si è ottenuta la vera autonomia». E’vero, ha concluso, »che bisogna cambiare lo Statuto, rendere operativa la zona franca ed i punti franchi, ma rispetto a tutto questo l’Agenzia come viene configurata è lontana anni luce, quanto meno occorre chiarezza sul quadro nazionale che si va definendo, proprio per fare la vera Agenzia sarda delle entrate e non un semplice osservatorio che non tocca il rapporto fra fisco e contribuenti sardi».

Il consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda ha ricordato di aver presentato già nel 2014 una mozione che, fra gli altri temi, portava all’attenzione del Consiglio il difficile rapporto fra fisco e contribuenti sardi, ottenendo in quella occasione l’impegno precisi impegni dell’assessore Paci. Proprio la scorsa settimana, ha ricordato, «con l’approvazione della nostra legge sulla semplificazione e la rottamazione di Equitalia annunciata dal Governo centrale, prendono forma due provvedimenti che potrebbero rifare fiato alle imprese spesso strozzate da atteggiamenti al limite dell’usura; con questa legge, in particolare, si fa un primo passo per tenere sotto controllo il nostro bilancio ed assicurare la certezza delle entrate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha messo l’accento sul fatto che «la stessa maggioranza ha riconosciuto che la nuova Agenzia non risolverà il problema della entrate della Regione, ma non si è spinta al punto di ammettere che in realtà siamo di fronte ad una operazione di propaganda che finisce per portare acqua all’antipolitica; le persone comuni vedono il fisco come una piovra che cerca in tutti i modi di drenare risorse da un sistema economico debolissimo e noi, per giunta, ci aggiungiamo una ennesima sovra-struttura che produce solo costi». Dedoni ha poi citato uno studio di qualche anno «con cui si dimostra che ad un eccesso di produzione legislativa non corrisponde l’efficacia delle azioni di governo; questo è proprio il caso di un provvedimento del tutto inutile per la Sardegna mentre la gente che sta fuori del palazzo aspetta risposte concrete, ci accorgeremo ben presto quali saranno i saldi della prossima finanziaria alla luce del disavanzo della sanità».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu si è detto convinto che «l’istituzione dell’Agenzia delle entrate è un momento storico per l’autonomia regionale e per una Sardegna finalmente in grado di poter contare su tutte le sue risorse ma la legge è carica di pesanti incertezze sia alla luce della riforma costituzionale che della prossima legge di stabilità; in altre parole è una legge già vecchia prima di nascere ed uno spot per il No al referendum». Entrando nel merito del testo Rubiu ha criticato i passaggi nei quali si fa riferimento alla collaborazione con Equitalia, «una specie di associazione a delinquere che ha portato al fallimento una buona parte del sistema economico regionale» e quelli relativi agli organici, «dove si parla di selezione interna volontaria ma non si capisce perché qualcuno decida di uscire dal sistema Regione per andare da un’altra parte; forse il vero obiettivo è reclutare personale esterno per mettere in piedi l’ennesima struttura pubblica, un doppione di controlli, pratiche e burocrazia».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha auspicato che il Consiglio «trovi il modo, anche con il contributo dell’opposizione, di dare ai sardi una buona legge, andando oltre le critiche dei consiglieri della minoranza, in buona parte eccesive anche se esistono alcune criticità che possiamo migliorare». Certamente, ha assicurato, «non vogliamo fare una legge tanto per farla o per farcela impugnare dal Governo, vogliamo invece fare qualcosa di buono per i sardi; è vero che lo Stato non ci ha dato le risposte che aspettavamo ma, con il nuovo strumento, vogliamo andare avanti sulla strada del confronto con lo Stato con più impegno e più incisività».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha detto che «quanti parlano dell’inutilità della legge rispetto ai bisogni della comunità sarda dimenticano che, in posizioni di governo, non hanno ottenuto risultati di rilievo; è vero, al contrario, che stiamo provando a prenderci sulla spalle questo fardello per dare risposta, fra l’altro, agli oltre 30.000 cittadini che hanno sottoscritto la proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta da delibere di consigli comunali e provinciali». Sotto questo profilo, ha continuato, «è importante che si affermi il diritto dei sardi a chiedere ciò che spetta a loro, quanto e quando, perché da qui discende la certezza della programmazione; ecco la vera funzione del nuovo organismo che, nel confronto con il Ministero dell’economia, lavorerà con tutte le carte sul tavolo, superando la logica dei trasferimenti ed inserendosi in una cornice normativa di piena attuazione dell’art.8 dello Statuto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha riposto a Congiu che «il leader del Pds nella scorsa legislatura non ha presentato nessuna iniziativa in tal senso, perché evidentemente ha percepito che c’era qualche problema, ma da parte nostra non vogliamo portare la questione alle calende greche ma sottolineare che le varie proposte presentate, espressione del Consiglio, non sono state prese in considerazione assegnando una sorta di corsia preferenziale al Disegno di legge della Giunta e parlando impropriamente di Testo unificato». Dopo aver criticato con forza le posizioni espresse da un importante esponente del Pds, «un capo di gabinetto che fa politica in orario di servizio come è documentato dai social media», Pittalis ha sostenuto che «la legge è una occasione mancata perché la maggioranza ha respinto sul nascere l’idea del confronto su una materia che tocca da vicino la società sarda, e non affronta gli importanti problemi della fiscalità di vantaggio e del taglio delle tasse; non è serio, inoltre, il passaggio sul contingente di personale esterno da reclutare con compiti di studio e di ricerca, ma di questo riparleremo più avanti con maggiore dettaglio».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha tenuto a chiarire che «il problema dell’Agenzia sarda delle entrate è cosa totalmente diversa dalla vertenza entrate; certo da sola la legge non fa calare la disoccupazione, aumentare la ricchezza o ridurre la povertà, ma tutto questo non può essere un albi per il continuo ricorso al benaltrismo italiano; non facciamo proclami, riteniamo piuttosto di aver fatto un passo in avanti dopo la chiusura della vertenza entrate e l’approvazione della norme di attuazione, portando a casa risultati che nella legislatura precedente non si è riusciti ad ottenere». Ora, ha precisato, «siamo nel campo delle tecnicalità di calcolo che sono complicate quanto importanti e per questo ci vuole una struttura di specialisti, anche se l’ossatura dell’organico sarà formata con la mobilità e con personale esistente e se, non esiste, dovrà essere integrato da specialisti per definire in molto preciso il calcolo ed il controllo delle nostre spettanze». Quindi l’Agenzia, ha aggiunto, «non è un centro studi né la rivoluzione del sistema e nemmeno la battaglia di qualcuno ma un passaggio importante nella costruzione della nuova autonomia regionale, senza trascurare il rapporto con gli Enti locali». Per quanto riguarda le prospettive future,  ha concluso l’assessore Paci, «stiamo creando le condizioni, a legge vigente, per il riversamento diretto previsto nelle norme di attuazione (come già avviene in Trentino ed in Friuli) con modalità che saranno inserite in un decreto del Governo che forse avremo nella prima metà del 2017; la nostra legge istitutiva dell’Agenzia, inoltre, è perfettamente compatibile con eventuale cancellazione di Equitalia e comunque c’è ancora tempo per migliorare alcuni aspetti».

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente ha comunicato il calendario dei passaggi successivi, che però il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha contestato, chiedendo una breve sospensione della seduta e la riunione della conferenza dei capigruppo.

La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che gli emendamenti potranno essere presentati entro domani alle 16.00 e alle 17.00 si riunirà la commissione per esaminarli, mentre la seduta del Consiglio è fissata per le 18.00.

Successivamente, ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli e 19 contrari. Subito dopo, ha tolto la seduta convocando un’altra riunione della conferenza dei capigruppo, per incontrare una delegazione di lavoratori precari che hanno manifestato davanti al palazzo del Consiglio.

Consiglio regionale 54

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Consiglio regionale 16

Il Consiglio regionale ha approvato il D.L n. 254 sulle “Norme sulla qualità della regolazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame del Dl n. 254 (“Norme sulla qualità della regolazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi”) con la discussione dell’art. 10 (pubblicazione in formato aperto di testi legislativi ed atti amministrativi) e degli emendamenti.

All’art. 10 (Pubblicazione dei testi coordinati delle leggi regionali in formato aperto) è stato presentato l’emendamento sostitutivo totale n. 17, con parere favorevole della commissione e della Giunta, con cui si prevede che «il sistema Regione pubblichi in formato aperto sui propri siti istituzionali atti e documenti non coperti da segreto o altro divieto di divulgazione».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha presentato una proposta di emendamento orale per correggere un refuso materiale nel testo dell’emendamento all’emendamento n, 24 che modifica l’emendamento n.17, da cui saranno eliminate le parole “o comunque”; la proposta è stata accolta.

Dopo una breve sospensione, il Consiglio ha approvato sia l’emendamento orale che l’emendamento n. 17.

Soppresso l’art.11, l’Aula ha esaminato l’art.12 (Obbligo della relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari), che è stato approvato.

In sede di discussione generale dell’art.13 (Azioni e obiettivi della semplificazione amministrativa) il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha definito i principi ed obiettivi contenuti nel testo «piuttosto scontati e privi di un riscontro coerente nella legge, fatto che determina non poche contraddizioni e problemi applicativi; sarebbe meglio stralciare la prima parte e trasformarla in un regolamento, adesso è tardi per farlo ma sarebbe stata la strada giusta».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha sostenuto che « i ripetuti richiami all’efficacia ed alla trasparenza sono inutili, il problema è che le norme devono essere concretamente applicate, facilitando l’accesso alla pubblica amministrazione da parte di cittadini ed imprese».

Messo ai voti, l’art.13 è stato approvato, assieme al 14 bis (Programma di riduzione e misurazione degli oneri amministrativi). Sull’art.15 (Termini dei procedimenti amministrativi) il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha sottolineato che «la legge assegna alla Giunta complessivamente circa 300 giorni di tempo per dire entro quali termini si devono concludere certe tipologie di procedimenti; noi speravamo che fosse un lavoro già fatto, perché così sembra la replica del comportamento eccessivamente discrezionale di certi uffici pubblici proprio in materia di termini».

Il relatore Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che «il tempo a disposizione della Giunta è legato alla complessità ed all’importanza del procedimento, facendo attenzione al miglioramento del rapporto fra cittadino e pubblica amministrazione, prevedendo tempi certi per i procedimenti e sanzioni per chi sbaglia».

La capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha criticato la legge che, a suo avviso, «con questi appesantimenti rischia di non andare da nessuna parte; stiamo votando una legge di cui non conosciamo nemmeno il momento dell’applicazione, producendo aria fritta».

Al termine della discussione l’art 15 è stato approvato. A seguire, il Consiglio ha votato con esito positivo anche gli articoli n.16 (Celerità delle attività istruttorie), 17 (sospensione dei procedimenti amministrativi), 18 (Riduzione dei termini per le imprese certificate), 19 (violazione dei termini procedimentali e responsabilità), 20 (rapporto su raggiungimento degli obiettivi) e 21 (responsabilità della correttezza e della celerità dei procedimenti).

Sull’art 22 (Indennizzo e danno da ritardo) il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha detto che «sarebbe una buona norma se non fosse che la commissione Bilancio ha rilevato che non c’è copertura finanziaria e questo è un problema che non si può tenere aperto, quanto meno per quantificare le risorse necessarie, altrimenti non avremmo nemmeno i soldi per indennizzare qualcuno che ne ha diritto».

Subito dopo il Consiglio ha approvato l’art.22 e, a seguire, anche gli articoli 22bis (Obbligo di astensione per conflitto di interessi), 23 (Comunicazione telematica) e 24 (Comunicazione tra le pubbliche amministrazioni del sistema Regione).

Sull’art 25 (Conferenza di servizi in via telematica), il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha proposto, su suggerimento uffici, una modifica del testo riguardante la centrale di committenza, «tenendo presente che molti Comuni a bassa densità di popolazione si sono uniti per poter garantire una serie di servizi ma la materia è regolata da nuova norma nazionale che necessita di decreti attuativi; uffici consigliano un approfondimento tecnico», per cui si rende necessaria una sospensione della seduta.

Il presidente Ganau ha comunicato che è opportuno accantonare l’articolo per riprendere il suo esame in un secondo momento.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. n.26 (Rapporto con la legge 241/90 e con le leggi speciali) ed il n.28 (Sportello unico per le attività produttive e per l’attività edilizia – Suape).

Riprendendo l’esame dell’art 25, dopo una breve sospensione, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha spiegato che la modifica consiste nel rinviare la data di applicazione della nuova norma nazionale, in modo da consentire ai Comuni non capoluogo di provincia di garantire i servizi alle rispettive comunità.

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha affermato di non aver niente da dire sulla correzione, ricordando però che «è la quarta volta che proroghiamo la funzione di stazione appaltante per i piccoli Comuni e su questo c’è un grave ritardo della Giunta su Piani strategici che dovevano essere adottati in attesa di perfezionare le Unioni Comuni per raggiungere una popolazione di almeno a 10.000 abitanti; il dato vero è che alla fine dell’anno siamo ancora fermi».

Al termine della discussione l’art. 25 è stato approvato con l’integrazione contenute nell’emendamento orale del capogruppo del Pd Pietro Cocco.

In sede di discussione generale sull’art. 28bis (Progetti speciali), il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha dichiarato in modo critico che «da una parte si riempiono pagine con leggi che il giorno della loro entrata in vigore non sono applicabili e dall’altra si crea nuovo precariato per fornire supporto agli Enti locali; un provvedimento con queste caratteristiche dovrebbe essere ritirato».

Subito dopo il Consiglio ha votato l’art. 28 bis.

L’Aula è poi passata all’esame dell’art. 29 “Procedimento unico” che è stato approvato. Via libera in rapida successione anche agli articoli 30 “Presentazione delle dichiarazioni autocertificative”, 31 “Verifica formale della dichiarazione autocertificativa” e 32 “Procedimenti in autocertificazione”.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sull’articolo 33 “Attività istruttoria del SUAPE”. E’ intervenuto il consigliere di Sel Eugenio Lai per annunciare il ritiro dell’emendamento aggiuntivo n.19. Si è poi passati alla votazione dell’articolo 33 che è stato approvato.

Disco verde, per alzata di mano e senza discussione, anche per gli articoli 34 “Chiarimenti sulle normative tecniche”, 35 “Conferenza di servizi nel SUAPE”, 36 “Ultimazione dei lavori e agibilità”,  37 “Collaudo di impianti produttivi” , 38 “Deroghe ed esclusioni “, 39 “Attività consultiva“, 40 “Oneri istruttori e tariffe”, 41 “Agenzie per le imprese”,  42 “Ufficio regionale SUAPE”, 43 “Semplificazione in materia di autorizzazione unica ambientale”, 44 “Digitalizzazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi in materia ambientale” e 46 “Semplificazione delle procedure di deposito per le opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso e a struttura metallica” mentre l’articolo 45, previsto nel DL della Giunta, era stato soppresso in Commissione.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 47 “Semplificazione del procedimento di autorizzazione per le attività di noleggio autobus con conducente”. Il presidente Ganau dopo aver acquisito il parere favorevole da parte della Commissione e della Giunta sull’emendamento aggiuntivo n.3 ha messo in votazione articolo ed emendamento che sono stati approvati. L’emendamento n.3 introduce l’articolo 47 bis che disciplina le funzioni della Regione e degli enti locali in materia di energia. In particolare, la norma aggiuntiva stabilisce che: dopo la lettera e) del comma 2 dell’articolo 20 della legge regionale 12 giugno 2006, n. 9 (Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali), è aggiunta la seguente: “e” bis) rilascio dei provvedimenti di autorizzazione per la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, con potenza termica installata inferiore ai 300 MW, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, come definiti dalla normativa vigente, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli impianti stessi, ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità) e successive modifiche e integrazioni.

L’emendamento n. 3 abroga inoltre la lettera b) del comma 3 dell’articolo 21 della legge regionale 12 giugno 2006, n. 9 (conferimento di funzioni e compiti agli enti locali) e il comma 3 dell’articolo 6 della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3 (Disposizioni urgenti nei settori economico e sociale).

Successivamente l’Aula ha approvato gli articoli 49 “Semplificazione di procedimenti per le attività esercitate in occasione di eventi temporanei”  e 50 “Attività commerciali temporanee”.

Sull’articolo 51 “Semplificazione di procedimenti nel settore del turismo”  il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensioni dei lavori che il presidente Ganau ha accordato.

Sull’articolo 51 “Semplificazione di procedimenti nel settore del turismo” è intervenuto l’on. Crisponi (Riformatori), che ha detto: «Da una lettura attenta della norma mi sorprende che si parli solo delle strutture ricettive e alberghiere. Si semplifica così soltanto l’attività di alcune categorie produttive e non di tutte. Per questo chiedo che si sospenda l’esame di questa norma». Favorevole anche il relatore di maggioranza, on. Demontis: l’esame dell’articolo 51 è stato sospeso.

Sull’articolo 51 bis “Semplificazione del procedimento per l’iscrizione nel registro degli esercenti le professioni turistiche” è stato approvato l’emendamento sostitutivo totale 25 (con parere favorevole della Giunta). A seguire, voto favorevole anche per l’articolo 51 bis e così l’articolo 51 ter “Abolizione della tassa di concessione regionale e altre tasse per il rinnovo annuale dell’autorizzazione, anche per gli esercizi di attività stagionale”.

All’articolo 51 quater “Semplificazione dell’attribuzione della categoria “lusso” agli alberghi classificati a cinque stelle” è stato presentato un emendamento soppressivo totale, il 16. La maggioranza ha suggerito un emendamento orale che rivede il concetto di albergo di lusso con un’autocertificazione ad avvio immediato, come illustrato dall’on. Annamaria Busia (Cd). L’on. Pietro Pittalis si è detto favorevole: «Chiamerei questa norma emendamento Briatore e mi fa piacere che lo abbiamo firmato anche i colleghi Pizzuto e Anedda».

Approvato anche l’articolo 51 quinquies “Riconoscimento e classificazione delle strutture ricettive di cui all’articolo 11 della legge regionale n. 5 del 2016”. A seguire sì anche all’articolo 51 sexies “Razionalizzazione della competenza in materia di sanzioni amministrative per attività di pesca senza il consenso del concessionario” e così all’emendamento 21.

Sull’articolo 52 “Inderogabilità della legge da parte di atti regolamentari e amministrativi”, l’on. Tedde ha chiesto alla Giunta e in particolare all’assessore Demuro «di non far rivoltare nella tomba Virga e Sandulli. E’ davvero aberrante quello che scrivete, una smania di semplificazione vi sta portando alla confusione: gli atti amministrativi e regolamentari non possono modificare la legge. Per anni verremo indicati come quelli che hanno approvato una norma lapalissiana».

Per l’on. Demontis «sarebbe bastato un emendamento soppressivo e invece nemmeno uno ne ha presentato l’on. Tedde». L’articolo 52 è stato respinto con voto elettronico.

Approvato l’articolo 53 “Norma transitoria per gli enti locali”  mentre per l’articolo 51, che era stato sospeso in precedenza, il presidente ha disposto una breve sospensione prima del voto. L’on. Demontis ha illustrato un emendamento in Aula e ha chiesto che il testo sia armonizzato in sede di coordinamento normativo finale. L’Aula ha approvato sia l’articolo 51 che l’emendamento aggiuntivo orale.

Approvata anche la tabella allegato A e poi la legge con le modifiche approvate dal Consiglio.

L’on. Busia ha dichiarato il suo voto favorevole alla legge, «un testo assolutamente innovativo che riordina la materia amministrativa e la semplifica».

Contraria invece l’on. Alessandra Zedda: «Una legge per nulla innovativa, che non darà benefici e che non potrà essere applicata. Dei nostri dubbi manco uno ne avete accolto, se non in occasione della mostruosità dell’articolo 53».

Anche l’on. Marco Tedde (FI) ha annunciato il suo no: «La famosa semplificazione vorreste ottenerla con 52 articoli, mi sembra tutto chiaro: non semplificate ma complicate».

Di parere opposto il  relatore di maggioranza Salvatore Demontis secondo il quale si tratta di una legge di grande portata che avrà effetti positivi per la Regione. «Saranno garantiti tempi certi per i procedimenti amministrativi ribaltando il rapporto cittadini-amministrazione a favore dei primi – ha detto Demontis – altro elemento qualificante è l’estensione del Suap allo sportello unico per l’edilizia. In questo modo gli interventi potranno iniziare immediatamente a seguito della presentazione di un’autocertificazione o dopo 20 giorni se è previsto un permesso a costruire. E’ uno strumento molto più efficace delle deroghe in materia urbanistica finora approvate».

Giudizio condiviso da Luigi Lotto (Pd): «Questa legge caratterizzerà questa legislatura. Un risultato ottenuto grazie anche all’atteggiamento sostanzialmente positivo della minoranza che ha consentito di approvarla in tempi rapidi».

Il consigliere Giovanni Satta (Uds) ha annunciato la sua astensione: «Stiamo approvando una legge di riforma attesa dai sindaci. Si poteva però fare di più e aspettare di capire che sorte avrà la legge Madia».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione il testo finale della legge che è stato approvato con 31 voti a favore e 7 contrari. Il Consiglio si riunirà martedì prossimo alle 16.00.

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In Consiglio regionale si è svolta oggi la seduta Statutaria. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, ha preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru per le dichiarazioni sul “Patto per la Sardegna” ai sensi dell’articolo 120 del Regolamento.

Il presidente Pigliaru, in premessa, ha espresso soddisfazione per l’opportunità  di illustrare il provvedimento firmato lo scorso 22 luglio con il premier Renzi, uno strumento importante per lo sviluppo dell’Isola – secondo il presidente – che introduce diversi elementi di novità nei rapporti tra Stato e Regione: «Ci saremmo potuti accontentare di un miglioramento della programmazione congiunta delle risorse del Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione, come altre regioni hanno fatto. Il Patto è molto di più di questa ordinaria metodologia di programmazione. Abbiamo ottenuto risorse aggiuntive che vanno oltre i 1500 milioni di euro (12,9% della quota parte della Sardegna del FSC). Risorse che serviranno per affrontare problemi strutturali ancora irrisolti».

Per Pigliaru le risorse del Patto dovranno essere utilizzate per provare a risolvere il problema dell’insularità che rappresenta oggi il principale vincolo allo sviluppo dell’Isola. «E’ un problema ancora più sentito oggi nell’era di internet. Oggi il gap dei trasporti con il resto dell’Italia è persino peggiorato. Si pensi alle forme di mobilità flessibile come il car sharing o il bla bla car meccanismi difficilmente utilizzabili senza un sistema di connessione efficiente».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i contenuti del dossier consegnato al premier Renzi il 28 maggio del 2015: «Anziché fare un elenco di lamentazioni nel dossier abbiamo cercato di misurare, nel modo più preciso possibile, i costi dell’insularità. Ci siamo focalizzati su tre aspetti: continuità territoriale, mobilità interna  ed energia».

Sulla continuità, Pigliaru ha ricordato che lo Stato ha riconosciuto alla Sardegna un contributo annuale, in via sperimentale, di 30 milioni di euro (120 nel quadriennio) da utilizzare per cercare di costruire un modello migliore.

Sulla mobilità interna (ferro e strade), per la prima volta, la Regione partecipa in modo paritario alla programmazione. «Abbiamo avviato il confronto con le Ferrovie e l’Anas con l’obiettivo di intervenire sulle infrastrutture per migliorare la rete e avvicinare tra loro i grandi punti strategici della Sardegna, come i tre aeroporti, e rendere decenti i tempi di percorrenza. Sul ferro ci sono nel Patto 225 milioni di euro che si sommano a investimenti già programmati per 120 milioni. Cosa si farà? Alcune risorse potranno essere spese subito per mettere in sicurezza i passaggi a livello e adeguarli alle nuove tecnologie. Altre serviranno per interventi sul materiale rotabile in modo da consentire ai treni di viaggiare meglio ed eliminare i disagi. Ci saranno infine interventi strutturali per la modifica dei tracciati con l’obiettivo di ridurre a poco più di due ore il tragitto da Cagliari a Sassari e a due ore e venti quello da Cagliari a Olbia con tre sole fermate. Ciò che interessa è il rinnovato interesse per il ferro. Quanto alle strade – ha proseguito Pigliaru – sono disponibili 162 milioni di fondi europei di cui 50 per la manutenzione ordinaria. Altri 435 milioni sono stati individuati nel contratto di servizio dell’Anas 2016-2017 per interventi che riguardano la SS 554, la Olbia-Palau e la manutenzione straordinaria sulla rete viaria. In totale sul trasporto gommato saranno disponibili 597 milioni di euro».

Sul fronte energetico, il presidente ha sottolineato l’importanza degli impegni assunti dal Governo per favorire la metanizzazione dell’Isola. «Lo Stato si impegna a finanziare la dorsale sarda, punto essenziale del progetto di metanizzazione – ha detto Pigliaru – abbiamo inoltre pattuito una garanzia contro il rischio di un aumento improvviso del prezzo del metano. In caso di rincaro dei prezzi lo Stato garantirà le compensazioni per consentire ai sardi di avere il metano allo stesso costo del resto d’Italia. L’intervento complessivo per l’energia è di 1,5 miliardi di euro».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul Fsc ordinario: «Ci sono interventi per infrastrutture sociali, sanità, istruzione, ambiente, dissesto idrogeologico, ammortizzatori sociali, turismo e cultura – ha affermato il capo dell’esecutivo – la strategia adottata è stata quella di privilegiare il completamento di programmazioni regionali già definite, come il programma regionale di sviluppo. 36 milioni serviranno per la metropolitana Sassari, 20 milioni per il collaudo della linea ferroviaria Senorbì-Sassari. Sulla sanità l’investimento è di 200 milioni di euro: 75 per il Policlinico di Monserrato, 100 il completamento del complesso del complesso ospedaliero di Sassari, 25 per il Brotzu».

Tra gli altri interventi, Pigliaru ha ricordato quelli per l’istruzione (oltre 80 milioni per completare gli interventi sull’edilizia scolastica, 50 milioni per le università di Sassari); per il settore idrico (50 milioni per messa in sicurezza di alcune dighe. 68 milioni per la riduzione delle perdite nelle condotte, altri milioni per il sistema irriguo); per il superamento del rischio idrogeologico da alluvione (circa 90); per la bonifiche dall’amianto di strutture pubbliche abbandonate (15). Particolare attenzione sarà poi riservata alle azioni per combattere lo spopolamento delle zone interne attraverso i fondi per la programmazione territoriale che ammontano a circa 15 milioni di euro. Ci sono, inoltre, 24 milioni per sbloccare la situazione dei cantieri de La Maddalena.

Pigliaru, infine, ha ricordato che altri 168 milioni saranno destinati al Patto per la Città Metropolitana di Cagliari che sarà firmato prossimamente e per il quale ci sono già stati diversi incontri tecnici.

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’UDS Mario Floris che, nel suo intervento, ha espresso forti perplessità sui contenuti del Patto per la Sardegna, definendolo “Pacco per la Sardegna”. Floris ha poi rivolto un invito alla riflessione su quale percorso intraprendere per risolvere le difficoltà che attanagliano tutti i settori della società sarda. «Non entro nel merito dei filoni di spesa che potrebbero anche essere condivisibili – ha detto Floris – non è questo il problema, il nodo è il patto che Renzi e il Governo hanno riservato all’intero Mezzogiorno sottraendo gran parte delle risorse inizialmente stanziate dal fondo di coesione europea. Quel fondo è stato rifinanziato dalla legge di stabilità con oltre 54 miliardi, di questi sono rimasti solo 25 miliardi di cui 13 destinati al Sud e alle Isole, riservando 12 miliardi alla presidenza del Consiglio dei Ministri e alla cabina di regia. Al Patto per la Sardegna rimarrà una misera fetta, appena 1,5 miliardi, il 12,9% del Fondo, appena il 3% della cifra originaria».

Secondo Floris, il Patto è solo “un pannicello caldo” che tiene la Sardegna in una condizione di subalternità. «La vera partita da risolvere è quella delle entrate, una battaglia appena accennata -– ha concluso Floris – i partiti nazionalitari presenti in Consiglio e nella maggioranza dovrebbero prendere coraggio e affrontare con fermezza questa battaglia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) il Patto non affronta il problema dell’insularità. «Ci pare invece un’operazione di grande riciclo finanziario, una sorta di illecito politico, un vero e proprio pacco per la Sardegna – ha detto Tedde – ricordiamo che nella relazione al Def il ministro Padoan aveva previsto di spendere 13 miliardi di euro per il Sud. Renzi ha assunto invece impegni per 22 miliardi. Non sappiamo come abbia fatto a raddoppiare le risorse e cosa succederà».

Secondo Tedde, il Patto è solo un’operazione di marketing: «I fondi aggiuntivi per ora sono solo promessi, sono di gran lunga inferiori a quelli prospettati. Le risorse ordinarie invece le stiamo aspettando da tempo. La verità è che non si è affrontato il vero nodo: i costi dell’insularità ammontano a circa 600 milioni all’anno. Non vengono ricompresi nel Patto né risarciti. Il vero dramma dei sardi è l’isolamento». Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’attenzione ai problemi del sistema dei trasporti (low cost e Ct2) lamentando il mancato coinvolgimento del Consiglio nella partita che ha portato alla firma del Patto: «C’è poco da gioire. Non avete coinvolto l’Assemblea. Non si può relegare i consiglieri a un ruolo di semplici alzatori di mano. Il risultato è opaco. Serve la continuità territoriale passeggeri e merci che renda davvero la Sardegna un’appendice dell’Italia. Il Patto invece ricicla stanziamenti vecchi, si fa un semplice restyling e un po’ di gazzosa. Complessivamente è una gigantesca operazione truffaldina di cui è vittima tutto il Mezzogiorno. E’ il risultato dello scippo del FSC: 17 miliardi tolti al Sud e destinati ad altro (banda larga, cultura e ricerca)».

Tedde si è poi soffermato sui 38 milioni di euro per l’ampliamento dell’inceneritore di Tossilo: «E’ una beffa – ha detto l’esponente della minoranza – si finanzia un’opera nonostante una sentenza del Tar che ha annullato il procedimento e nonostante un odg del Consiglio regionale che prevedeva di subordinare il progetto Tossilo al piano regionale dei rifiuti. Il presidente intende rispettare la sentenza del Tar e il deliberato del Consiglio?».

Un accenno, infine, sulla governance: «Nel Patto, la Regione viene relegata in un cantuccio – ha concluso Tedde – la gestione è tutta dello Stato, non si tratta di un Patto ma di un pacco».

Dopo l’on. Tedde ha preso la parola l’on. Truzzu (Fdi), che ha detto: «Siamo davanti a un remake e non è la prima volta che ci raccontano che lo Stato è sul punto di riconoscerci chissà quali risorse. Purtroppo abbiamo visto che non è così. I numeri ci danno da pensare, perché a leggerli bene scopriamo che questi soldi ci spettavano in gran parte o sono comunque già nostri. Le risorse nuove sono pari a 90 milioni, secondo i nostri conti. Lo Stato si sta impegnando a finanziare la  dorsale del metano ma come si impegna si può anche disimpegnare, lo abbiamo visto in altre circostanze. Nel frattempo da quest’anno i sardi pagano ancora più caro il gpl nel 2016: e meno male che dovevamo essere compensati per la mancanza del metano!. L’oratore ha aggiunto che il Comitato di indirizzo che dovrebbe monitorare questo accordo è in larga parte composto da rappresentanti del Governo centrale: con queste premesse quale gap creato dall’insularità dovremmo riuscire a superare? Non è con queste poche risorse che risolveremo i problemi: la Sicilia e la Puglia hanno preso 5 miliardi di euro, la Campania 9 e 4 la Basilicata, che pure non ha i nostri abitanti».

Per l’on. Locci (Forza Italia) «il Patto per la Sardegna è roba vecchia che non serve manco ad occupare le pagine dei giornali sardi. E in ogni caso in questa iniziativa non è stato coinvolto né il Consiglio regionale né i territori né gli enti locali, che sono la vera espressione dei territori. Non è un Patto per la Sardegna questo ma la decisione del Governo che la Regione sta subendo, al di là dei colori di chi governo. Siamo al fallimento del principio di leale collaborazione. Forse tra quindici anni saremo ancora qui a parlare di questo accordo e se anche non voglio essere distruttivo, se anche non voglio sminuire questo accordo, sono convinto che i sardi non abbiano l’anello al naso e non si ritrovino in questa pianificazione».

 Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «un uomo coraggioso non è uno che non ha paura ma uno che vince le sue paure. Il presidente Pigliaru temeva di incontrare ostacoli nel suo processo di riforma della Sardegna. Temeva difficoltà amministrative e organizzative davanti al suo grande piano di sviluppo e di occupazione della Sardegna, in un quadro di sostenibilità ambientale. Questo spiega alcune norme del Patto che impegnano lo Stato a stare a fianco della Regione nell’esecuzione del Patto e nella spesa degli investimenti. E’ un circuito di grande lealtà istituzionale e di impegno quello promosso dal presidente Pigliaru, non una scelta del giorno per giorno. Questo è un piano che ha un’ambizione storica: la modernizzazione dell’Isola, supportata da enormi risorse finanziarie, enormi anche rispetto alla capacità che a oggi le strutture amministrative della Regione hanno mostrato». Per l’esponente nuorese del Pd  “far ripartire un ciclo virtuoso di collaborazione non sarà facile ma qui si giudica lo sforzo della trattativa con lo Stato, di un negoziato che non ha nascosto alla controparte i parametri oggettivi. Oggi abbiamo un orizzonte operativo”.

Forza Italia è intervenuta anche con il consigliere regionale Stefano Tunis, secondo cui “alcuni degli elementi soggettivi appena evidenziati dall’on. Deriu dovranno essere stralciati. Lo stesso presidente Pigliaru cita il suo interlocutore come Matteo Renzi, sul piano personale: non si è trattato di un rapporto  tra due istituzioni ma tra due persone. E che ne sarà di questo patto quando una sola delle due persone non sarà più alla guida della sua istituzione, come noi ci auguriamo? Un pezzo di lavoro, certo, è stato fatto: è importante ricordare che la Sardegna è un’isola, vuol dire che è stata riconosciuta l’insularità.  Ma il merito della discussione è errato e i numeri espressi sono insufficienti rispetto ai problemi di questa martoriata isola. Superare il gap dell’insularità vuol dire che un sardo deve poter arrivare in Italia e girarla agli stessi prezzi, cioè a 50 euro in tutta Italia. E questo ai sardi oggi non è consentito. Per non parlare dei costi dei trasporti merci”.

L’on. Luigi Lotto (Pd) ha ironizzato sulla “vena di ottimismo e di fiducia del precedente intervento. Eppure è da tanto che in Sardegna non si parla di un Patto con il governo centrale. Ma l’accordo di oggi, tra il presidente della Regione e il capo del Governo, che sono persone ma rappresentano istituzioni, indica i problemi della Sardegna e crea le premesse perché si inizi a risolvere le questioni. A cominciare dal metano e dalla continuità territoriale. Solo se si costruiscono le condizioni e se sono presenti le risorse saremo davvero in grado di affrontare realisticamente i problemi della Sardegna. Questo è un accordo importante e il fatto che ci siano i soldi è la più importante garanzia: spetta anche a noi adesso dimostrare che sappiamo spenderli”.  

Per i Riformatori è intervenuto l’on. Michele Cossa: “Vorrei condividere la gioia dell’onorevole Lotto e l’entusiasmo dell’onorevole Deriu ma francamente non ci riesco. Siamo davanti al solito doppione di somme rimescolate, di numeri vecchi, presentato come un Patto totalmente nuovo. Non me la prendo con il presidente Pigliaru ma con quell’impareggiabile venditore di fumo che risponde al nome di Matteo Renzi. Nel 2017 ci risulta che arriveranno 281 milioni e di questi più di 200 sono per il fondo di sviluppo e coesione, già peraltro finanziato. Dunque, già in mano nostra. Dove sono le risorse aggiuntive? Quali sono? I trenta milioni di euro per la continuità territoriale? Ma quello è un nostro diritto, che deve essere garantito agli stessi costi degli altri italiani”. Per l’oratore “il tema vero, se lo Stato ci vuole così bene, sono le risorse che ci trattiene con gli accantonamenti. Quei soldi ci devono essere restituiti, altrimenti nessun Patto avrà mai senso”.

Sempre per il Pd l’on. Antonio Solinas ha detto: “In passato il confronto con lo Stato non si è registrato ma oggi ne discutiamo. Un accordo tra istituzioni che vanno oltre le persone che le rappresentano. Ci sta tutta la polemica della minoranza, certo, ma il risultato è davvero questo ed è anche il caso che vi mettiate d’accordo tra voi. La sfida di oggi è spendere velocemente queste risorse e mi aspettavo che l’opposizione ci stimolasse sul punto. Dobbiamo far correre la burocrazia regionale e in settimana discuteremo proprio una proposta di legge incentrata sull’accelerazione della spesa  della Regione”. L’oratore ha detto che “è innegabile una sfida, quella di una continuità territoriale efficiente. Anche l’agricoltura è una grande opportunità, se la mettiamo nelle condizione di essere competitiva, realizzando le infrastrutture che i consorzi di bonifica attendono da troppo tempo”.

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha svolto un intervento a tratti critico nei confronti del presidente della Giunta in riferimento “al merito e al metodo” adottato per la stesura del “Patto per la Sardegna” («molte cose le condividiamo ma altre ci lasciano perplessi»). L’esponente della maggioranza ha quindi lamentato lo scarso coinvolgimento delle forze di governo e dell’intero Consiglio nella stesura del patto («come forza di maggioranza abbiamo saputo dell’esistenza del documento solo a margine di un incontro e senza che ci sia stata la condivisione delle forze politiche nelle sedi opportune»).

Usula ha affermato di condividere alcuni rilievi critici mossi dalla minoranza consiliare in ordine al tema dei rifiuti con particolare riferimento al finanziamento destinato a Tossilo. Il capogruppo Rossomori ha inoltre insistito sulla incertezza delle risorse («sono risorse vere o si tratta di promesse dello Stato?») ed ha domandato: «Che cosa significa che le risorse verranno assegnate sulla base della reale disponibilità?». Usula ha ribadito le linee guida degli interventi secondo i Rossomori: «Sovranità e lavoro, le due cose sono inscindibili perché salvaguardare la sovranità significa avere la consapevolezza di quali settori sviluppare per la crescita e l’occupazione». Il capogruppo del centrosinistra ha quindi definito “scarsi” i trenta milioni indicati nel “patto” per il comparto dell’agroalimentare ed ha auspicato più risorse dalla programmazione territoriale, per il settore e per il recupero e riutilizzo di terre pubbliche e demaniali, per il patrimonio edilizio pubblico, per centri storici, per il  risparmio energetico. Usula ha concluso dichiarando che lo “spopolamento” rappresenta la vera piaga della Sardegna.

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato in premessa del suo intervento che “le risorse aggiuntive sono sempre gradite ma il problema è come spenderle”. L’esponente della maggioranza ha auspicato una regia unica nella spendita delle risorse e non una semplice suddivisione di fondi tra i diversi assessorati.  «Le risorse – ha dichiarato il capogruppo – devono essere spese alla presenza di piani industriali settoriali ed utilizzate sotto il controllo del presidente della Giunta».

Il capogruppo Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha affermato che “il bicchiere non è mezzo pieno o mezzo vuoto, perché il bicchiere è stato riempito con tre miliardi di euro ed è su questo che bisogna ragionare”.  L’esponente della maggioranza ha espresso un giudizio positivo sull’operato del presidente della Giunta («ha saputo illustrare al governo il gap Sardegna per compensare i costi dell’insularità») ed ha auspicato un confronto sul merito degli interventi che attengono questioni fondamentali come le infrastrutture, la continuità territoriale e i collegamenti ferroviari. Zanchetta ha quindi rimarcato l’entità delle risorse per la metanizzazione dell’Isola ed ha posto l’accento sulla necessità di approfondimenti per il cosiddetto sistema del mare: «E’ una risorsa che rischia di essere compromessa e che dobbiamo avere la capacità di governare anche con riferimento al turismo e all’ambiente». Il capogruppo del centrosinistra ha concluso con un riferimento agli interventi attesi alla Maddalena («bisogna riappropriarsi dei siti dell’ ex G8») ed in Gallura («mi auguro che la strada Olbia-Arzachena-Palau-Santa Teresa sia considerata un’opera primaria»).

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha definito il confronto in Aula “un ragionamento sciapo come d’altronde lo è il cosiddetto Patto per la Sardegna”. L’esponente della minoranze ha ripreso i rilievi critici mossi dal consigliere Usula in ordine allo scarso coinvolgimento del Consiglio sui contenuti del documento e quelli del decano dell’Aula, Mario Floris, per affermare che “il presidente del Consiglio Renzi, anche in Sardegna, vende le cose che non ha”.

Dedoni ha domandato con tono polemico dove siano “le risorse aggiuntive di cui si parla” ed ha definito “un errore” l’aver ritirato, a suo tempo, i ricorsi sulla vertenza entrate.  Il consigliere dei Riformatori ha poi svolto considerazioni non positive in ordine alla politica dei trasporti ed alle scelte che, a suo giudizio, penalizzerebbero gli scali aeroportuali minori di Oristano e Tortolì («Bisogna far funzionare tutti e cinque gli aeroporti della Sardegna»).

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha invece difeso l’operato del presidente della Regione e i contenuti del “Patto per la Sardegna” rimarcandone la coerenza con quanto approvato dal Consiglio in occasione del via libera al piano regionale di sviluppo. «Questo – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – è un patto serio e non abbiamo mai smesso di contestare il governo sulla vertenza entrare, dove dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione». Daniele Cocco ha escluso “passi indietro” nel confronto con lo Stato: «I problemi della Sardegna non si possono risolvere col patto ma questo è un inizio che va di pari passo con le riforme che abbiamo messo in campo». Il capogruppo di Sel ha concluso ricordando gli impegni per le zone interne e esprimendo favore per il “master plan delle zone interne” («il problema vero resta  lo spopolamento e su questo serve agire attraverso il rilancio dell’azione della giunta e con le risorse del bilancio regionale»).

Dopo il capogruppo di Sel Daniele Secondo Cocco è intervenuto Christian Solinas (Psd’az) che ha ricordato che durante la seduta di esordio in aula della giunta Pigliaru, il presidente aveva fatto appello alla sobrietà. Solinas ha chiesto al presidente della Regione, proprio in virtù di questa sobrietà, di prendere le distanze da questa “soap opera da propaganda”. Io non credo – ha detto Solinas – che questo patto per la Sardegna possa essere una risposta al dossier presentato dalla giunta Pigliaru al governo nazionale. L’esponente sardista è stato molto critico nei confronti del  presidente del Consiglio dei ministri. Per Solinas, Renzi ha fatto una grande opera teatrale presentando 8 patti per le regioni e 8 patti per altrettante città. E la  Sardegna non può partecipare a questa farsa. Le risorse sbandierate  vere e  aggiuntive sono poco più di  8 milioni. Poca cosa anche rispetto al piano di azione e coesione del 2011. Se delle risorse devono essere assegnate alla regione Sardegna – ha continuato Solinas – devono essere risorse libere non fondi che devono servire per finanziare gli enti dello Stato. Quindi, per il consigliere dei quattro mori , un’operazione di verità sui conti va fatta ed è necessario un impegno straordinario. 

Roberto Desini (Partito dei sardi) ha sottolineato che questo è il primo governo regionale che rivendica l’insularità. Non c’è più un confronto con il governo al rialzo con il cappello in mano ma c’è la consapevolezza che l’insularità può essere un elemento su cui costruire il futuro della nostra terra. E’ necessario però cercare di invertire la rotta, cambiare mentalità ed atteggiamento. Spesso – ha continuato Desini – sono stati sottoscritti patti, protocolli e intenti che  non sono stati messi in pratica perché facevano parte di un libro dei sogni. Questa volta, per la prima volta, abbiamo parlato di bisogni. Certo, non si può abbassare la guardia, è necessario controllare perché il patto  sia attuato. Noi crediamo in questa sfida. Cogliamo questa occasione. 

Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna)  ha detto che il termine patto significa “fare la pace” . Il patto è un  accordo tra due persone:  tra il  delinquente e l’ offeso.  Quindi è un accordo stretto con lo Stato patrigno.  Il fatto nuovo  – ha aggiunto ironicamente –  è che finalmente ci siamo resi conto che la Sardegna è un’isola. Con tutte le difficoltà che questo comporta. L’esponente dell’Udc è stato molto critico con questo accordo. Con questo patto abbiamo fatto un passo indietro perché negli anni 80 la Sardegna si è confrontata con lo Stato con intese istituzionali. Oggi non c’è stata concertazione, si è firmato un patto tra due persone. Non vorremmo che questo “patto” diventi un “pacco” messo in piedi con risorse virtuali. Questo patto è irrealizzabile e non riuscirà in questo mandato a realizzare le grandi opere previste. La preoccupazione maggiore è che questo patto rimanga solo un’elencazione di promesse.

Pietro Cocco (Pd) ha invitato tutti a tenere un profilo composto. Mentre noi parliamo di numeri – ha detto – i consiglieri della minoranza si dividono tra chi ha un approccio vittimista (che non porta da nessuna parte) e un approccio da guerriero. La nostra scelta è stata quella di stringere un patto,   cioè un accordo tra il presidente Renzi e il presidente Pigliaru. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che porterà a mettere in piedi progetti e a fare opere concrete.

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha lamentato la mancanza di una concertazione preventiva. Per il capogruppo di Forza Italia l’unico dato certo è che questo patto è uno strumento che serve a Matteo Renzi per firmare “patti patacca”. Ragionare su delle risorse che sono già nostre – ha detto – è inutile. Per Pittalis in questo patto è chiarissima la esautorazione del ruolo e delle funzioni del governo sardo. Noi non ci stiamo – ha concluso – a contrabbandare come nuove risorse che appartengono già ai sardi. Tutte le risorse sono fondi  già assegnati. Ma quindi di cosa andiamo a vantarci? Non possiamo vantarci di cose che non ci sono. Si nota solo la logica dello stanziamento. Se i sovranisti sono contenti di essere la stampella del governo Renzi, facciano pure.

«Siamo in tempi di politica post fattuale, cioè di una politica che tende ad ignorare i fatti e oggi abbiamo avuto un bell’esempio di questa politica con gli interventi della minoranza». Così il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel corso del suo intervento in sede di replica, ha respinto le critiche mosse dai rappresentanti della minoranza consiliare. «I fatti – ha proseguito il capo dell’esecutivo – in questo momento sono numeri reali ed è inutile fare i calcoli col bilancino dei fondi Fsc ignorando il dato fondamentale e cioè che i 1.500 milioni di euro sono solo una parte delle risorse definite nel patto, perché si deve parlare di oltre di tre miliardi di euro». Il presidente della Giunta ha quindi elencato le risorse contenute nel documento sottoscritto con il Governo: «Oltre ai 1500 sui fondi Fsc, ci sono i 600 milioni per le strade, i 125 per le ferrovie, i 400 milioni della dorsale per il metano, un miliardo e mezzo di euro di risorse aggiuntive per garantire l’identico prezzo del metano in Sardegna rispetto al costo sostenuto nel resto dell’Italia».

Il presidente Pigliaru ha poi evidenziato che nella precedente legislatura la quota di fondi Fsc arrivati effettivamente in Sardegna è stata pari al 10% e che la Giunta da lui presieduta ha innalzato di oltre 2 punti percentuali tale importo, così come tra  il 2009 e il 2014 non si sono registrati stanziamenti statali per la continuità territoriale, per il metano o le ferrovie.

Il governatore ha quindi ricordato che si è quantificato il costo dell’insularità («600 milioni di euro, 400 dei quali imputabili al maggior costo dell’energia per l’assenza del metano») ed ha evidenziato la novità presente nel patto rappresentata dalla possibilità offerta alla Regione di “entrare nella definizione dei contratti di servizio con Anas e Rfi”.

Quanto alla certezza delle risorse, il presidente della Giunta ha affermato che entro il 2017 devono essere spesi circa 300 milioni di euro e che gli stanziamenti sono già stati deliberati dal Cipe (delibere n. 25 e 26) e che si è in attesa della “bollinatura” della Corte dei Conti.

Terminato il tempo a disposizione per la replica, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione del Consiglio per domani, martedì 4 ottobre alle 11.00, con all’ordine del giorno  il Dl 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

 

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La conferenza dei capigruppo, presieduta dal vice presidente del Consiglio, Eugenio Lai, ha ricevuto la delegazione dei dipendenti precari delle amministrazioni provinciali, guidata dai segretari regionali della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil.

Alberto Cois (Fp-Cigil), Davide Paderi (Fp-Cisl) e Priamo Foddis (Fp-Uil) hanno illustrato le conseguenze che la legge di riforma degli Enti locali e dell’Agenzia regionale del lavoro ha provocato nelle amministrazioni provinciali che registrano l’uscita dal lavoro di circa duecento lavoratori precari, compresi i cosiddetti implementati.

I rappresentanti sindacali hanno chiesto l’impegno dell’intero Consiglio regionale perché siano trasferite alle province le risorse (circa 1,5 milioni di euro) necessarie a garantire l’impiego dei lavoratori a tempo determinato impiegati in precedenza.

Dopo un breve confronto tra i capogruppo, in particolare tra il capogruppo del Pd, Pietro Cocco e di Forza Italia, Pietro Pittalis, ed a seguito della disponibilità registrata da parte del presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), la capigruppo ha proposto la convocazione in audizione nella Prima commissione, a partire dalla giornata di domani, dei sindacati, degli assessori del Personale e del Bilancio, al fine di valutare l’inserimento, all’interno del disegno di legge n. 283 (“Misure urgenti in materia di personale”) delle modifiche necessarie a garantire il reintegro dei lavoratori precari, al momento esclusi, all’interno delle pubbliche amministrazioni. 

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Prima una verifica programmatica basata su un dossier di 16 pagine che racchiudono la cronologia delle cose fatte nei primi tre anni abbondanti di legislatura e gli interventi legislativi da affrontare subito (vedi la legge sulla semplificazione e Agenzia sarda delle Entrate), ed entro l’anno in corso (la riforma rete ospedaliera e legge urbanistica), e quelli da impostare nel 2017; poi, il rimpasto.

E’ questa la proposta avanzata agli alleati dal presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, nel corso del vertice di maggioranza svoltosi ieri. All’incontro hanno partecipato delegazioni di tutte le forze che sostengono la Giunta. Il capogruppo Pietro Cocco, Piero Comandini e il senatore Silvio Lai per il Partito Democratico; il senatore Luciano Uras, il segretario regionale e consigliere regionale Luca Pizzuto e il consigliere regionale Daniele Cocco per Sinistra Ecologia Libertà; il presidente Gesuino Muledda e il consigliere regionale Paolo Zedda per i Rossomori; il segretario regionale Nicola Selloni per il Centro Democratico; il consigliere regionale Raimondo Perra per il Partito Socialista Italiano; il segretario provinciale di Nuoro Giorgio Fresu e i consiglieri regionali Antonio Gaia, Giovanni Satta e Pierfranco Zanchetta per l’Upc; il consigliere regionale Fabrizio Anedda per Sinistra Sarda; il segretario nazionale Franciscu Sedda e i consiglieri regionali Gianfranco Congiu e Augusto Cherchi per il Partito dei Sardi

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Il capogruppo del Partito Democratico Pietro Cocco e il collega Luigi Ruggeri (PD) plaudono alla scelta di Fulvio Moirano, nuovo manager della Asl unica.

«Quella del professor Moirano è un’ottima scelta – dice Pietro Cocco che esprime soddisfazione per la designazione di alto profilo fatta dal presidente Pigliaru e dall’assessore Arru sul manager chiamato a guidare la Sanità in Sardegna -. Sono certo che il prof. Moirano, di cui sono note le capacità, la competenza e la professionalità in materia è la persona giusta per affrontare e risolvere le emergenze, ridurre i costi della Sanità e migliorare i servizi per tutti i cittadini della nostra isola.»

«Le dichiarazioni degli esponenti di centrodestra sono inammissibili, ancor più incredibili se si pensa al disastro che i loro manager hanno lasciato in eredità – conclude Pietro Cocco -, a dimostrazione del fatto che non conta dove sei nato ma lavorare per il bene dei Sardi.»

«C’è da essere orgogliosi che un manager con la caratura di Moirano abbia scelto la Sardegna per misurarsi sul progetto di ASL unica. Complimenti quindi a Pigliaru e Arru, che hanno usato qualche giorno in più per assicurare alla Sardegna un risultato prestigiosissimo – aggiunge Luigi Ruggeri -. E’ la garanzia del senso e dell’utilità di una Azienda sanitaria unica, alla quale si chiede di efficientare i servizi azzerando sovrapposizioni, sprechi e inappropriatezza assistenziale. Di fronte ad un numero uno nazionale, le polemiche sul suo luogo di nascita suonano ridicole e provinciali.»

«Come se i sardi bravi dovessero ricevere veti locali, se chiamati a dirigere fuori dalla Sardegna. Ma le polemiche sono anche molto sospette, dato che quelli che invocano il reato di lesa sardità sono gli stessi che hanno usato la sanità come un proprio feudo per promuovere carriere e incarichi sulla base della fedeltà al padrino politico. Con Moirano e la lealtà istituzionale dell’assessore Arru – conclude Luigi Ruggeri – abbiamo la sicurezza che la sanità resterà distante dagli appetiti politici.»

Pietro Cocco e Luigi Ruggeri respingono le critiche giunte dai colleghi dell’opposizione di centrodestra, ma va sottolineato che forse le critiche più dure alla scelta di Fulvio Moirano sono arrivate da consiglieri e assessori del centrosinistra, vedi quanto ha scritto ieri nel suo blog l’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, che «il curriculum di Moirano è oggettivamente indiscutibile, ma è anche vero che noi avevamo detto e continuiamo a dire che esistono in Sardegna le risorse umane, culturali e professionali per affrontare la sfida audace della Asl unica, ossia di una Asl, voluta contro la nostra posizione, di 24.000 km/quadrati e di un milione e mezzo di abitanti, che agirà in territori con orografia, infrastrutturazione e istruzione assolutamente diseguale. I giornali dicono che Moirano è una scelta del Presidente ed è vero; noi la subiamo per ragion di Stato, come abbiamo subito la Asl unica e vigileremo su come il differenziale curricolare si tradurrà in un differenziale di risultato».

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Il Governo ha chiesto ad Alcoa di sospendere la procedura di smantellamento degli impianti, annunciata tre settimane fa ed un ulteriore periodo (12-18 mesi) per cercare un compratore, periodo entro il quale, se non lo si troverà, «l’esecutivo si occuperà di smantellare lo stabilimento, mentre Alcoa sarà responsabile delle bonifiche». E’ quanto spiega in una nota il segretario generale Fim-Cisl, Marco Bentivogli, al termine dell’incontri svoltosi al ministero dello Sviluppo economico.

Il ministro Carlo Calenda firmerà oggi pomeriggio l’inserimento del polo industriale di Portovesme nell’area di crisi complessa, sia per gli ammortizzatori che per le risorse da destinare a investimenti, consentendo in questo modo la concessione di ulteriori 12 mesi di ammortizzatori sociali per i lavoratori del Sulcis, oltre l’attuale scadenza prevista per la fine del 2016.

Marco Bentivogli precisa che non si tratta di «nazionalizzazione, il Governo si farà garante come una sorta di ‘filtro pubblico’ per trovare una via d’uscita. Anche le misure per gli energivori, di cui potrà beneficiare il restart di Portovesme, sarà inserito nella legge di Stabilità».

A margine della riunione con il ministro Carlo Calenda, il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, esprime un giudizio positivo sul risultato dell’incontro, «per l’importante impegno del Governo nazionale e il buon lavoro svolto dal presidente della Regione Francesco Pigliaru».

«Una proposta inedita e straordinaria – sottolinea Pietro Cocco – è stata avanzata dal ministro ad Alcoa, quella di “rilevare” lo stabilimento con un piano di lavoro per un periodo massimo di 18 mesi mediante Invitalia, e di   impegnarsi direttamente per trovare un acquirente, con l’auspicio che Alcoa si renda disponibile ad accettare.»

«Il ministro – conclude Pietro Cocco – ha poi confermato il riconoscimento dello stato di area di crisi industriale complessa del Sulcis ed ha firmato per proseguire con gli ammortizzatori sociali anche dopo il 31 dicembre.»

«Quanto emerso oggi nel corso dell’incontro sulla vertenza Alcoa – ha detto il deputato del Partito Democratico Emanuele Cani – certifica l’impegno del governo a questa importante situazione. La partecipazione di Invitalia che farà da filtro non può che certificare un impegno diretto del Governo nella politica industriale nazionale. Impegno già assunto con l’approvazione della risoluzione per il rilancio dell’alluminio in Italia. Il nostro impegno di vigilanza – conclude Emanuele Cani – continuerà in maniera costante affinché la vertenza possa arrivare ad una rapida conclusione.»

«Al Governo non abbiamo chiesto solidarietà, ma risposte concrete per il futuro della Sardegna ed evitare una crisi senza via d’uscita nel Sulcis Iglesiente – spiega il capogruppo regionale Udc Gianluigi Rubiu -. Il rischio di uno smantellamento dell’impianto pare essere evitato, per ora. Niente da festeggiare – conclude Gianluigi Rubiu – visto che si tratta dell’ennesimo prolungamento di una via crucis interminabile per i lavoratori. Saranno un’altra stagione di speranza e attesa, nell’auspicio che l’esecutivo nazionale dia corso agli impegni mettendo al primo posto la tutela dei lavoratori.»

Attendati Alcoa 2

 

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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 10 contrari sui 4o consiglieri presenti in Aula al momento del voto, la legge per l’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR).

Questo pomeriggio, in apertura di seduta, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali. Inoltre, riprendendo alcune dichiarazioni del presidente Pigliaru riportate da organi di stampa in cui si parlava di un nuovo direttore generale proveniente da oltre Tirreno, ha invitato il presidente della Regione a chiarire la circostanza «perché la questione interessa l’Aula ed è pertinente col dibattito in corso».

Il presidente Pigliaru ha risposto auspicando che il direttore generale della Asl unica «sia il migliore possibile qualunque sia la sua provenienza, non c’è nessuno vincolo geografico perché siamo in una società aperta, sono convinto che si sceglierà il migliore fra candidati molto forti e mi aspetto molte domande».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi del suo gruppo, seguito dal collega dal Misto-Fdi Paolo Truzzu.

Prendendo la parola nel dibattito sull’art. 5 la consigliera Annamaria Busia ha sottolineato che «la fase di transizione è importantissima per sviluppare e completare i processi di riforma e la Asl unica è un nuovo organismo che richiede un certo tempo di gestazione». Sotto questo profilo, ha aggiunto, «preoccupa per come è stata pianificata perché appare troppo breve ed appesantita dall’onerosa gestione dell’ordinario, un contesto che solleva perplessità sulla buona riuscita del percorso, come dimostrato peraltro anche dai raffronti con altre realtà (le Marche) dove dopo due anni non è stato ancora completato». La Busia ha espresso infine le sue riserve sulla legge anche in ordine ad altri aspetti come «l’incertezza sulle risorse, la mancata costituzione di un team operativo, di un crono programma, e di attività di formazione; una riforma un po’ demagogica e superficiale che non potrà essere ben governata dal nuovo direttore generale, per quanto bravo».

Il consigliere Michele Cossa ha messo in luce che «mentre il testo parla di disposizioni transitorie non ci si rende conto che la transizione è già iniziata come dimostra quello che è successo in tutte le Asl dopo le decisioni della Giunta, con lotte all’ultimo sangue per conquistare incarichi e posizioni al fine di prefigurare futuri assetti organizzativi». In pratica, ha osservato, «il manager che arriverà troverà quasi tutto fatto e l’unica novità positiva è quella della norma sui concorsi anche se, a nostro avviso, molti buoi sono già scappati; è necessario comunque che la Giunta dica come pensa di affrontare questo problema del fatto compiuto».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino del Partito Democratico, intervenendo sul primo punto dell’articolo riguardante l’individuazione della sede della Asl unica ha affermato che «si tratta di una scelta che deve essere ponderata e preceduta da alcune considerazioni». A suo giudizio, «deve essere favorita l’azienda più grande con le strutture e le professionalità richieste dalla riforma e cioè Cagliari, altrimenti la riforma potrebbe essere rallentata anche perché non ci sono piani di fattibilità riferiti a situazioni diverse». Inoltre, ha proseguito, «va tenuto conto dei compiti delicati e complessi che richiedono un rapporto stretto con l’assessorato della Sanità che deve poter esercitare nel modo migliore il suo ruolo di vigilanza e controllo, e che l’eventuale spostamento comporterebbe aggravio di costi». In sostanza, ha concluso, «è sbagliato intervenire su questa materia per presunte compensazioni di natura politica o territoriale mettendo a rischio il buon andamento di una riforma incentrata sul contenimento della spesa sanitaria, che ha più alta incidenza sul bilancio della Regione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la votazione a scrutinio segreto degli emendamenti nn. 653, 654 e 662.

Successivamente il Consiglio ha approvato a scrutinio segreto, con 30 voti favorevoli e 26 contrari, l’emendamento n.654 (Demontis e più). Il testo prevede che in attuazione della disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge «a decorrere dal 1° gennaio 2017 la Asl n.1 di Sassari incorpora le altre aziende sanitarie locali e assume la denominazione di Azienda per la salute». Entro il 31 agosto inoltre la Giunta nominerà il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Sassari che, dal 1° gennaio 2017, assumerà le funzioni di direttore generale dell’Azienda della salute. Per quanto riguarda infine l’Azienda regionale di emergenza-urgenza Areus avrà sede legale a Nuoro.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.647 (Cherchi Augusto e più) che prevede l’utilizzo delle graduatorie di ciascuna Area socio-sanitaria «fino alla loro scadenza naturale» o comunque in vigore anche nelle aree contigue o nelle altre «secondo l’ordine di approvazione».

La seduta sospesa è stata sospesa per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha proposto l’unificazione dell’emendamento n. 647 con il n. 655 perché connessi per materia, per cui sarebbe auspicabile una sintesi precisando che sarebbe opportuno aggiungere alla data scadenza di graduatorie delle aziende, il 31 dicembre 2016, una proroga fino 31 dicembre 2017.

La seduta è stata nuovamente sospesa per una verifica dei due testi.

Ripresa la seduta, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che è stato perfezionato un test di sintesi che, fra l’altro, prevede la proroga delle graduatorie al 30 giugno 2017.

Messo ai voti, il testo unificato dei due emendamenti è stato approvato.

Voto favorevole dell’Aula anche per gli emendamenti n. 664 (Sabatini) e 663 (Sabatini). Il primo conferma la validità dei concorsi già banditi prima dell’entrata in vigore della legge, mentre il secondo consente alle aziende del servizio sanitario, sino al 31 dicembre 2016, di bandire concorsi e stipulare contratti «previa autorizzazione dell’assessorato della Sanità»

Approvato, infine, anche l’emendamento n. 526 (Pizzuto – Cocco Pietro) che obbliga il direttore generale ad equiparare i livelli di carriera prima dell’unificazione del personale delle aziende. Il testo è stato integrato da un emendamento orale del capogruppo del Pd Pietro Cocco che prevede anche l’allineamento dei modelli organizzativi e del trattamento economico. La proposta è stata sottoscritta da tutti i capigruppo.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo 15 e si è poi accesa sull’emendamento 490, a firma di Zanchetta e più. L’emendamento riguarda l’organizzazione degli uffici stampa delle Assl e la necessità che l’informazione e la comunicazione sanitaria su temi importanti come la peste suina siano al centro delle politiche sanitarie. Favorevole anche l’on. Roberto Deriu (Pd).

Secondo il vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci, è “ridondante il richiamo ma ci rimettiamo all’Aula prestando sempre la massima attenzione alle questioni dell’informazione”. Per l’on. Cossa (Riformatori) “il tema dell’informazione negli enti pubblici è sensibile e ci riserviamo di presentare su questo una proposta di legge”.

Per l’on. Walter Piscedda (Pd) “forse un emendamento del genere potrebbe essere contenuto in un atto aziendale ma a questo punto lo condivido e firmo pure io, per sostenere il dovere dell’informazione e della trasparenza anche nei territori delle Assl”.

Anche l’on. Daniele Cocco (Sel) si è detto favorevole all’emendamento Zanchetta e così l’on. Rosella Pinna (Pd).

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “è chiaro che si sta scrivendo dentro la legge una cosa che non c’entra nulla. Forse era il caso di scriverci altro, magari una parolina se avremo o no l’elisoccorso. Voto contro perché questo è il sostegno ai soliti nomi dell’informazione, magari chiamati al lavoro discrezionalmente dai commissari”.

Per l’on. Marco Tedde (Forza Italia) “questa è la prova della sottomissione alla politica  della riforma sanitaria. Stiamo disciplinando atti di gestione, altro che. Diteci che cosa vi porta a occuparsi dei precari degli uffici stampa delle Asl”.

Anche l’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha condiviso l’emendamento e così l’on. Antonio Solinas (Pd). Per il sardista Angelo Carta è “necessario capire se intendimento del presentatore dell’emendamento sia quello di aprire un ufficio stampa delle Asl nelle sedi dove ancora non è stato aperto”. Al termine, l’emendamento 490 è stato approvato.

A seguire, approvati gli emendamenti della Giunta nn. 547, 548, 549 sui consigli delle professioni e sui comitati zonali.

Sull’emendamento di Giunta n. 550 (dedicato alla istituzione della figura del coordinatore del Centro trapianti del Brotzu), l’Aula si è divisa dopo che il capogruppo del Centro democratico, in polemica con la maggioranza, ha annunciato il voto contrario. Dai banchi delle opposizioni si è levato un coro di critiche, tese a domandarsi il perché della previsione in legge dell’istituzione di questa figura. Sono intervenuti gli onorevoli Truzzu e Oppi. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Il vicepresidente ha confermato la volontà del ritiro dell’emendamento 550, che è stato dunque spuntato.

L’emendamento 649 (a firma Lai, Solinas A. e più) prevede: “L’ambito della Assl risultante dallo scorporo della Asl metropolitana ha come sede dell’area il Comune di Isili”. Su questo è intervenuto anche l’on. Solinas (Psd’Az), Locci (Forza Italia), che si sono chiesti come mai Isili sia l’unico Comune del quale si parli espressamente in legge. Per il presentatore dell’emendamento, l’on. Eugenio Lai (Sel), “con questa norma si sta tentando di mettere un po’ di chiarezza individuando un’area centrale della provincia di Cagliari al di fuori dell’area metropolitana”. L’emendamento Lai è stato approvato.

Approvati anche gli emendamenti della Giunta 551 (sub ambiti territoriali), 552 (trattamento economico del direttore generale), 553 (Ricerca e sperimentazione al Brotzu), 554 (elezione del Consiglio delle professioni aziendali), 555 (coordinamento con legge 10 del 2006), 556 (coordinamento regionale) e 558 (ruolo del direttore dei servizi sociosanitari). (C.C.)

All’articolo 16 (abrogazioni) sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati. Il testo dell’articolo 16 è stato approvato con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 17 (norma finanziaria) è intervenuta Alessandra Zedda (FI) che ha detto subito di voler prendere le distanze da questa riforma. “Non sono d’accordo su nulla – ha aggiunto – né sui contenuti, né sui i metodi, né con le forme di campanilismo. Anzi, credo che il trasferimento a Sassari della sede dell’ATS  sia un elemento negativo che porterà grandi discrasie sia nel sistema finanziario che su quello  organizzativo”. Per Alessandra Zedda la maggioranza ha agito secondo una  logica di spartizione del potere, insomma si sono creati nella sanità sarda i “sultanati”. Inoltre, da oggi sarà un governo esterno alla Sardegna che deciderà sulla salute dei nostri cittadini. Per Zedda si tratta di una legge –  presa in giro. Avete parlato per mesi  – ha continuato rivolta alla maggioranza – della ASL unica e di un  “non aumento di spesa”. E’ un falso,  piuttosto dobbiamo parlare di “sultanato unico”. Questa riforma è un escamotage della  maggioranza e della giunta per coprire il disavanzo nella sanità.

Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) non ha  ritirato l’emendamento 355 come richiesto dalla commissione, l’emendamento è stato bocciato. 

Marco Tedde (FI) ha detto di essere sconcertato perché questa riforma non è stata certo fatta per colmare il deficit  ma per mettere sotto controllo la gestione della sanità. Per Tedde è stato creato  un elefante amministrativo. Insomma è una riforma sbagliata, difficile da realizzare che accentra poteri ma non migliora la qualità dei servizi. Purtroppo quest’atto che state votando – ha concluso –  produrrà tanti danni. 

Edoardo Tocco (FI) ha sottolineato la delusione per questa riforma che non accontenta nessuno, neanche i colleghi della maggioranza. E’ stato creato un mostro – ha detto – non certo un buon sistema sanitario. Per l’esponente di Forza Italia si tratta di un “poltronificio”. Mi dispiace – ha concluso – che il presidente della Regione sia assente in aula. E’ andato via dopo che si è assicurato che la sede dell’ATS  sarà a Sassari. Non va bene, è una caduta di stile. Sarà difficile digerire questa riforma, i  sardi avrebbero dovuto ricevere più rispetto da parte del Consiglio regionale.

Augusto Cherchi (sovranità, democrazia e lavoro) ha dichiarato che  questa legge non lo appassiona. E’ una legge strana, approvata solo con un giorno e mezzo di discussione in aula, con una strategia politica sbagliata. E’ una legge che accentra in maniera esagerata e dall’altra parte decentra, che lascia i territori periferici al margine

Gli emendamenti presentati all’articolo 17 sono stati bocciati, l’articolo è stato approvato  con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 18 (entrata in vigore) è intervenuto Giancarlo Carta (FI). “Stiamo approvando una legge che avrebbe dovuto diminuire le spese, riordinare il sistema sanitario regionale, dare risposte concrete ai pazienti e agli operatori del settore. Mi sembra invece che oggi state approvando una legge fatta come un risiko. In questa legge – ha aggiunto – non c’è un’idea generale di sanità e le percentuali di risparmio sono ridicole. Forse avevamo ragione noi, c’era bisogno di più tempo. E’ assurdo che una legge così importante sia votata solo dalla maggioranza: questa legge doveva essere una legge di tutto il Consiglio regionale e a favore di tutti i sardi.  Da questa legge viene fuori solo questo: che ci sarà un mega direttore. Sono deluso e amareggiato. Questa riforma è da bocciare.

 Annamaria Busia ha detto di essere rammaricata per come è andata  questa discussione. E’ stata persa un’occasione. Trovarci oggi – ha sostenuto – in un’ aula semivuota, con un’opposizione che si è arresa, fa riflettere. Sicuramente la minoranza  utilizzerà questa legge in campagna elettorale. Perché questa legge incide sul bene principale che è la salute dei sardi. Io spero di sbagliarmi. Ho cercato di entrare nel merito della discussione, invano. Non siamo stati ascoltati. Non solo questa legge non semplifica, non accontenta i territori, non alleggerisce il sistema. Fa esattamente il contrario. Il riequilibrio territoriale non si attua spostando una sede a Sassari e una a Nuoro. In questa legge ci sono tanti errori, spero che i fatti mi diano torto per il bene dei sardi. La consigliera ha annunciato un voto di astensione sia sull’articolo 18 che sull’intera legge.

 L’art 18 è stato approvato.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la presentazione di due ordini del giorno sulla vendita ad una multinazionale inglese del patrimonio di dati genetici e biologici della comunità sarda (a termini di regolamento devono essere votati prima della votazione finale della legge) ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere.

«Un ordine del giorno che impegna la giunta lo si vede prima anche con la giunta». Con queste parole il vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha aperto in tono polemico il suo intervento evidenziando una sostanziale non condivisione per i termini “drammatica svendita del patrimonio genetico dei sardi” presente nel documento sottoscritto da 22 consiglieri della maggioranza.

Paci ha dunque rassicurato sull’attenzione dell’esecutivo per la vicenda ma ha anche affermato che il garante sulla privacy ha cerificato la legittimità dell’iniziativa. L’assessore ha inoltre precisato che sarà necessario il consenso di ciascun cittadino interessato dalla ricerca di Shardna per un utilizzo differente dei dati genetici e del Dna. «Non siamo contrari – ha concluso Paci – che importanti società internazionali vengano ad operare e investire in Sardegna nella sperimentazione e nella ricerca scientifica».

Emilio Usula (S&Ind), presentatore del documento della maggioranza che “impegna la Giunta a riferire in Consiglio e ad affettuare una ricognizione degli strumenti utilizzabili dalla Regione per scongiurare la drammatica vendita del patrimonio genetico dei sardi e conseguentemente la nostra stessa identità di popolo”, ha definito la vendita del patrimonio genetico dei sardi “una vicenda scandalosa e drammatica”. Usula ha lamentato il silenzio della politica sarda su questo tema ed ha escluso  di “voler scavalcare l’esecutivo” quanto ribadire la richiesta di garanzie “perché il patrimonio di dati genetici e biologici dei sardi possa essere utilizzato per fini pubblici”.

Christian Solinas (Psd’Az), presentatore del secondo documento sulla vendita del patrimonio genetico e del materiale biologico della ex Shardna (sottoscritto da tredici consiglieri della minoranza) ha replicato duramente all’assessore Paci. «Le poche competenze che restano in capo a questa assemblea – ha dichiarato il segretario dei sardisti – non possono essere svilite nel modo in cui ha fatto l’assessore, perché il Consiglio regionale non deve concordare gli ordini del giorno della Giunta, tutt’al più il Consiglio cercherà di concordare un ordine del giorno unitario al quale l’esecutivo dovrà rimettersi». Christian Solinas ha concluso riaffermando “l’interesse pubblico a detenere un patrimonio dei sardi”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, si è detto indignato per la “svendita el patrimonio genetico dei sardi” ed ha accusato la Giunta di aver “sbagliato l’approccio al tema”. «I sardi non aspettano che arrivi a qualcuno a gestire il loro patrimonio genetico – ha affermato l’esponente della minoranza – ma dobbiamo decidere noi a chi affidare il nostro patrimonio genetico». Carta si è detto favorevole all’unificazione dei due ordini del giorno.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ricordato la mozione presentata sul tema dal suo gruppo ed ha invitato a compire opportune valutazioni sulle vicende che nel corso degli anni hanno interessato Shardna e che hanno registrato il completo disinteresse della Regione. «Nella vendita alla multinazionale inglese – ha concluso Cossa – ci sono problemi etici, di privacy e di consenso ma non facciamo i provinciali, però ci sono aspetti che meritano approfondimenti.

Dopo una prima proposta per l’unificazione dei due documenti, l’Aula ha proceduto alla votazione dei due ordini del giorno che sono stati approvati (il consigliere del Pd, Demontis ha dichiarato voto contrario).

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione finale della legge per l’Asl unica e si è aperta la fase delle dichiarazioni di voto. A favore si è espresso il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, («riforma indifferibile, la sanità peggio di così non può andare»), mentre contrario si è detto, il consigliere Fd’I, Paolo Truzzu, («speravo in una buona legge ma non si è sfruttata l’opportunità di cambiare in Aula un provvedimento atteso») ed anche il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa («la Asl unica doveva mettere da parte il vizio capitale della sanità e cioè l’infiltrazione della politica nella sanità, così non è stato e abbiamo visto il riemergere dei localismi, delle spartizioni territoriali con la perla finale di Isili che rappresenta solo un tributo a Sel»).

Voto contrario ha dichiarato, Gianni Tatti (Udc): «Si è perso di vista il fine nobile del diritto alla salute, è stato invece un continuo conflitto per gli interessi».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha definito la riforma «il risultato di un lavoro importante da sottolineare senza particolare enfasi ma da non demonizzare, il punto di partenza verso un sistema sanitario nuovo che si aspettano i cittadini ed i trentamila operatori del settore, che anzi bisogna coinvolgere per una migliore applicazione della legge». La legge, ha concluso, «contiene molte potenzialità positiva non tanto in termini di risparmio ma di soddisfazione del bisogno di salute dei sardi».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di una riforma «per molti aspetti obbligata voluta più dalla Giunta che dal Consiglio, riforma che comunque andava fatta, importante ma non condivisa come avrebbe richiesto il il fatto che la sanità assorbe la metà del bilancio regionale». Anche in questa circostanza, ha aggiunto Satta, «la politica ha confermato di essere uguale a se stessa, con una fase preparatoria insufficiente e un discorso non chiaro sui risparmi che potrà produrre, al di là di riferimenti generici al Veneto dove le cose non vanno poi così bene o alla Toscana dove sono state istituite tre Asl come pure era stato proposto anche per la Sardegna». Nel concreto, ha concluso, «restano ancora differenze profonde fra territori come nella zona di Olbia che si trova molto al di sotto della media nazionale di posti letto ed è una realtà sottovalutata anche per l’impatto delle presenze turistiche».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato che «si sapeva che il percorso non sarebbe stato facile ma la maggioranza ha presentato ben 110 emendamenti e molti la stessa Giunta, segno di una faticosa  e confusa ricerca di equilibrio», Con quale risultato, si è chiesto Carta, «si potrebbe dire che hanno vinto i sassaresi e i nuoresi ma non si può ridurre la legge a questo aspetto che non ha a che vedere con la salute dei sardi, ed è questo in fondo il vero problema che non è stato affrontato, al punto che qualcuno della Giunta l’ha chiamata azz…».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, annunciando il suo voto contrario, ha parlato di «messaggio sotterraneo di dimissioni del presidente della Giunta segno di profondo malessere della maggioranza che il dibattito ha evidenziato, mentre la vera emergenza, quella della salute dei sardi, è rimasta tale e quale, così come le liste d’attesa, le file al pronto al soccorso o al centro di prenotazione». Si è preferito sistemare qualcuno, ha lamentato Orrù, «scopiazzando modelli esterni e lontani, alimentando amarezza e frustrazione fra il personale ma soprattutto fra i cittadini che non vedono cosa potrà cambiare in meglio per la tutela della loro salute».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl), favorevole, ha precisato che quello del suo gruppo «è un atto di fiducia nei confronti del presidente ma è cosa diversa dalla convinzione». Abbiamo cercato di migliorare la legge in tutti i modi, ha ricordato, «con contenuti ancora da definire e responsabilità non chiare, che affida tutto al nuovo direttore generale che dovrebbe avere la bacchetta magica; per queste ragioni non ci ha mai convinto, è una legge delle occasioni perse come quella del direttore di are socio-sanitaria, staremo a vedere convinti che si poteva fare molto meglio».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha dato ragione in apertura al capogruppo di Forza Italia quando ha detto che la responsabilità è della maggioranza, «in effetti la responsabilità è un requisito fondamentale della politica, per cambiare davvero le cose segna lo spartiacque fra un governo riformista ed uno che vuole mantenere delle le cose come stanno, restando impigliato in posizioni preconcette e di appartenenza». Abbiamo fatto una riforma difficile, ha sostenuto, «che tocca interessi forti e porterà ad un cambiamento radicale, la Asl unica è una grande strategia che continuerà con la riforma rete ospedaliera; purtroppo alcuni della maggioranza hanno voluto distinguersi ma non bisognava dimenticare che il cambiamento deve proseguire e che le risorse spese ad Isili e Muravera hanno un forte significato, non per il risparmio ma per migliorare l’offerta sanitaria».

Il consigliere Piermario Manca (Sdl), dopo aver ricordato la sua astensione sul passaggio ad articoli, ha annunciato il voto favorevole «perché la riforma non poteva aspettare di fronte a situazione disastrosa che assorbe molte risorse ma non produce buona salute; abbiamo dato il nostro contributo per una sanità migliore e più vicina ai territori, superando certi richiami al pessimismo dell’Aula che non costa niente ma non aiuta». Noi siamo, ha affermato, «per una sanità uguale per tutti che richiederà necessariamente tempi lunghi ma oggi la politica ha fatto il suo lavoro e il suo dovere, adesso il futuro è in mano alla Giunta ed all’assessorato che dovranno fare la loro parte assieme alle altre strutture della Regione».

Il consigliere Raimondo Perra (Psi) ha definito la giornata che sta per concludersi «importante e faticosa al termine della quale arriva però un provvedimento molto importante lungo la strada delle riforme avviata sia da questa Giunta che da questo Consiglio». Forse, ha riconosciuto, «sarebbe stato necessario un approfondimento maggiore in commissione ma c’era la necessità di far partire la riforma a luglio e la scadenza andava rispettata, non dimentichiamo però che di cambiare la sanità sarda ne parliamo da anni ma solo ora siamo arrivati ad un cambiamento davvero radicale, che non è tutto ma è per certi aspetti il passaggio più importante della legislatura».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha evidenziato che «la riforma cade in un momento negativo per la nostra Regione, per la mancanza di lavoro e la stessa inefficienza della sanità che ha una gestione pessima, consuma risorse pubbliche ingenti e non dà risposte ai cittadini». Il modello della Asl unica, ha dichiarato, «è l’unico possibile per razionalizzare il settore e superare il sistema precedente lottizzato; speriamo non ci siano condizionamenti, ci sono molte aspettative e bisogna essere all’altezza per rendere sempre più solide le basi di una vera riforma».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha iniziato il suo intervento con la citazione alea iacta est, per significare che si è raggiunto il traguardo dell’azienda sanitaria unica che rappresenta un grande punto di partenza, «un risultato che sarebbe sbagliato contrabbandare questo risultato come la riforma della sanità, è piuttosto l’avvio di un percorso che ci visto impegnati anche con molte differenze ma sempre verso una direzione unitaria, lavoro di cui va reso merito anche all’assessore Arru ed al presidente della commissione Perra». La stessa scelta della sede a Sassari, ha concluso, «nasce da indubbie contrapposizioni ma non va demonizzata perché si inizia a riconoscere il ruolo dei territori al servizio della comunità regionale».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha detto che ci si trova di fronte ad una svolta «dopo il punto di non ritorno della sanità sarda; abbiamo cercato di migliorare il testo con le nostre proposte, soprattutto per superare ingerenze politiche e dare spazio agli esperti ed agli specialisti, a volte non ci siamo riusciti ma guardiamo in positivo, perché abbiamo comunque voltato pagina prima con la riforma degli enti locali ed ora con quella della sanità».

Christian Solinas (Psd’az) ha affermato che non condivide la legge  ma che spera di essere smentito dai fatti e che le perplessità  siano infondate. Questa non è una riforma sanitaria ma è una parte di un processo più ampio. I sardisti voteranno contro.

Pietro Cocco (Pd) ha espresso il voto favorevole. Con l’approvazione di questa legge – ha detto –  si segna un passo importante nel portare avanti le riforme. Oggi mettiamo  un ulteriore tassello. Con questa legge si riorganizzano le aziende territoriali. Il passaggio prossimo sarà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Questo provvedimento è frutto di un grande lavoro da parte di tutti.

Ignazio Locci (FI) è stato molto critico con questa legge che non condivide né nei metodi, né nei contenuti. Si tratta  di un’occasione persa. Piùche una riforma  un  regolamento di conti all’interno del centrosinistra e nel PD. 

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha detto che sta iniziando un viaggio e che sta  cambiando il modo di intendere il sistema sanitario. Lo stesso nome ATS, azienda tutela della salute è un segnale importante. Perché si comincia a  parlare di salute e non di sanità. Questa riforma – ha concluso l’esponente della giunta – è un  primo passaggio. 

La legge è stata approvata (presenti 40, sì 30, no 10). Prima di chiudere i lavori il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per domani mattina alle 11.00. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 62

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Consiglio regionale 10

Stamane il Consiglio regionale ha approvato gli articoli  5, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 del Dl 321 sull’“Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR)”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’art. 5 (direttore dell’Area socio-sanitaria locale), sospeso nella precedente seduta, del Dl 321/A (“Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale – Asur – e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifica della legge 10/2006 – Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge 5/95”).

La commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha formulato una proposta di emendamento orale al primo comma dell’articolo, finalizzata ad estendere la possibilità di scelta dei direttori di Area socio sanitaria anche oltre i dirigenti del settore. Il presidente Ganau ha comunicato che la proposta sarà esaminata in un secondo momento. Successivamente il Consiglio ha respinto una serie di emendamenti presentati dall’opposizione più alcuni provenienti dalla maggioranza dei quali la commissione aveva proposto il ritiro.

Approvati, invece, l’emendamento n. 321 (Augusto Cherchi e più) che descrive ruolo e funzioni del direttore dell’Area socio-sanitaria, ed alcuni emendamenti allo stesso emendamento. In particolare il n. 642 (Ruggeri e più) che elimina il collegio di direzione della stessa Area, il n. 643 (Cherchi e più) relativo al parere sugli accordi con strutture pubbliche e private ed il n. 644 (Ruggeri e più) che, nella valutazione del direttore di Area socio sanitaria, assegna priorità alla capacità di gestione delle liste di attesa.

Per quanto riguarda il comma 5, è stato approvato anche l’emendamento n. 536 della Giunta che assegna al direttore generale il termine di 60 giorni dalla data di nomina o di conferma per procedere “alla verifica dell’operato dei direttori delle aree socio-sanitarie locali, con facoltà di revocare gli incarichi a fronte di una valutazione negativa, nel rispetto dei principi del giusto procedimento”.

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, sull’ordine dei lavori, ha ricordato alla presidenza l’emendamento del collega Ruggeri al comma 1, precedentemente rinviato, che per il suo gruppo riveste grande importanza.

Il presidente Lai ha assicurato l’esame della proposta in un secondo momento a condizione che l’Aula sia d’accordo. Subito dopo, avendo rilevato l’opposizione del consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, ne comunica la decadenza.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha ricordato che l’emendamento era stato visto anche dal consigliere Giorgio Oppi e, per un approfondimento, ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, ha riassunto la presidenza il presidente Ganau, che ha ricordato la presentazione dell’emendamento orale del consigliere Ruggeri, del Pd, valutato pertinente al testo, sarà votato al momento del voto sul testo E 643, approvato, 536 approvato

Il presidente Ganau ha quindi dato lettura dell’emendamento orale  del consigliere Ruggeri, che viene accolto dal Consiglio. Subito dopo l’Aula ha approvato il testo dell’art.1.

Sull’emendamento n. 324, aggiuntivo, il proponente Augusto Cherchi (Sdl) ha sottolineato che si tratta di attribuire al direttore di Area socio sanitaria locale, anziché al direttore generale come prevede il testo della Giunta, il compito di predisporre un piano di settore. «Mi sembra il minimo sindacale», ha affermato, «anche per riequilibrare il potere del direttore generale».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha annunciato il suo sostegno alla proposta.

Prima della votazione dell’emendamento, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.324, respinto dal Consiglio con 9 voti favorevoli e 24 contrari.

Sull’articolo 7 il presidente Ganau ha dato la parola all’on. Michele Cossa (Riformatori), che ha parlato delle consulte locali di cittadinanza di cui si chiede l’eliminazione nell’emendamento sostitutivo 183: “Sono un bella cosa dal punto di vista ideologico ma rischiano di diventare un elemento di appesantimento. Non è possibile dare loro un parere obbligatorio, è un tributo alla ideologica e una zeppa”.

Per il capogruppo di Sel, on. Luca Pizzuto, “quell’orpello in realtà si chiama democrazia. Noi stiamo dando la Sanità nelle mani di un solo uomo e noi siamo per riequilibrare i poteri. Ci sembra il meno dare la possibilità alle comunità locali di parlare, qualunque sia la maggioranza che governerà la Sanità negli anni futuri”. L’emendamento 183 è stato bocciato dall’Aula.

Sull’emendamento 39 l’on. Michele Cossa ha chiesto il voto palese e ha replicato al leader di Sel: “Di eccesso di democrazia si muore. Introdurre elementi di disturbo significa introdurre zeppe nel meccanismo della nuova sanità sarda”.

Secondo l’on. Luca Pizzuto “oltre la democrazia c’è la onnicrazia, perché la democrazia non è mai abbastanza specie in un momento in cui il potere economico condiziona pesantemente la partecipazione. In ogni caso, le Consulte di cittadinanza hanno funzioni diverse e sono colpito che si dibatta di questo elemento e delle realtà associative locali. Che serviranno al direttore generale della Asl ad avere un punto di vista in più”.

L’emendamento 39 è stato posto in votazione ma il capogruppo del Pd ha chiesto un minuto di sospensione. Alla ripresa, il capogruppo del Pdl, on. Pietro Pittalis, ha detto: “Dica la maggioranza se ha bisogno di fermarsi e ci fermiamo. Ma non si può procedere così per ogni emendamento. E’ la settima richiesta di sospensione questa mattina. Se questo è il modo di procedere, allora cambiamo tattica”.

L’emendamento 39 è stato respinto con voto palese. Approvato invece il testo dell’articolo 7.

L’on. Emilio Usula (Rossomori) ha illustrato l’emendamento 515 (incompatibilità del ruolo di dipendente Asl con quello di presidente della Conferenza sociosanitaria). A seguire, l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha annunciato a nome dell’opposizione il voto favorevole all’emendamento comunicando al tempo stesso che su ogni emendamento e su ogni articolo l’opposizione interverrà in massa. Così, dal gruppo di Forza Italia sono intervenuti tutti i componenti.

L’on. Stefano Tunis ha ricordato: “Assistiamo al vostro tentativo grottesco di far diventare questo disegno di legge il provvedimento di una sola parte politica. Vi sembra possibile che l’assessore debba parlamentare con un collega sul singolo emendamento? Con questo atteggiamento stante ingessando la Sanità sarda”. Per l’on. Edoardo Tocco “in commissione si è lavorato male, avremmo dovuto e potuto chiarire molto di più prima di arrivare in quest’Aula”.

Secondo l’on. Tedde “male fa il presidente Pigliaru a mollare la barra del timone, perché i problemi della maggioranza diventano i problemi dell’Aula”.

Anche l’on. Giuseppe Fasolino è intervenuto: “Noi sappiamo fare bene l’opposizione e se ci chiedete di sollevare un muro ve lo solleviamo e andiamo ad oltranza in quest’Aula. Non potete permettervi di essere insieme maggioranza e opposizione. Non mi stupisco, dopo due anni e mezzo, che sui temi che contano le commissioni fanno poco. Come in questo caso. Avevate la possibilità di fare un riforma fondamentale per la Sardegna e alla fine sarà un pasticcio”.

Per l’on. Oscar Cherchi “l’assessore Arru ha la possibilità di dare un indirizzo concreto a questi lavori. Vedetevi tra di voi, consiglieri di maggioranza e assessore. Discutete e fateci conoscere la vostra posizione. Ai tempi di Soru, 2004-2009, tutto questo non accadeva”. 

L’on. Pietro Pittalis ha annunciato alla maggioranza il ritiro dell’emendamento “sperando che vi serva da lezione”.

Approvato l’emendamento 645 a firma Ruggeri, istitutivo della Consulta regionale e consulte locali di cittadinanza, che concorreranno agli indirizzi per il piano attuativo ed esprimeranno pareri sul piano sanitario.

Sull’articolo 8 approvato l’emendamento 539 (Giunta) sui criteri di riparto delle risorse finanziarie tra la Asur e le Assl, riequilibrato secondo un criterio che tenga conto delle zone maggiormente disagiate.

L’on. Cherchi (Partito dei Sardi) ha presentato un emendamento orale, che è stato approvato.

Approvato l’articolo 8 e l’emendamento 541 (Giunta), che prevede che anche il Consiglio regionale debba ricevere dal direttore generale della Asur  informazioni sullo stato di attuazione dei programmi sanitari.

Aperta la discussione e la votazione sull’articolo 9 “Sostituzione dell’articolo 11 della legge regionale n. 10 del 2006 (Collegio sindacale)” e sugli emendamenti, il presidente della commissione, Mondo Perra (Upc-socialisti) ha espresso il parere di competenza e l’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato parere conforme a quello della commissione.

I consiglieri Ignazio Locci (Fi), Marcello Orrù (Psd’Az) e Paolo Truzzu (Fd’I) hanno annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi a loro firma e il presidente del Consiglio ha posto di seguito in votazione tre emendamenti soppressivi totali a firma del capogruppo Psd’Az, Angelo Carta, n. 48, 49 e 50 che l’Aula non ha approvato. Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento 329 e il Consiglio ha dato via libera prima all’emendamento sostitutivo parziale della Giunta, n. 542, che al comma 2 dell’articolo 9 modifica le parole “revisori” con “sindacali”, e poi al testo dell’articolo 9. La presentatrice dell’emendamento aggiuntivo n. 346, la consigliera Sdl, Annamaria Busia, non accolto l’invito al ritiro e l’Aula non approvato la proposta dell’esponente della maggioranza.

Il presidente ha quindi dichiarato decaduto il 347 ed ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 10 “Modifiche alla legge regionale n. 10 del 1997 e sostituzione dell’articolo 27 della legge regionale n. 10 del 2006 (Norme in materia di contabilità delle aziende sanitarie)” ed agli emendamenti, sui quali la Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore di maggioranza Perra. I consiglieri Ignazio Locci (Fi), Marcello Orrù (Psd’Az) e Paolo Truzzu (Fd’I) hanno comunicato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi a loro firma e il Consiglio non ha approvato con successive e distinte votazione gli emendamenti n. 51, 52 e 53 (tutti a firma del capogruppo Psd’Az, Angelo Carta) e ha approvato invece il testo dell’articolo 10.

Aperta la discussione sull’articolo 11 “ Modifiche all’articolo 29 della legge regionale n. 10 del 2006 (Controlli sugli atti delle aziende sanitarie)” la giunta ha espresso parere conforme a quello del relatori sugli emendamenti presentati, dunque i consiglieri della minoranza Ignazio Locci (Fi), Paolo Truzzu (Fd’I) e Marcello Orrù (Psd’Az) hanno comunicato il ritiro degli emendamenti soppressivi a loro firma e l’Aula non ha approvato l’emendamento n. 184 (Cossa e più) e anche il 348, dopo che il capogruppo Sdl, Roberto Desini, non ha accettato l’invito al ritiro formulato dal relatore e dalla Giunta.

Non approvati in sequenza anche quattro emendamenti del capogruppo Psd’Az, Angelo Carta: 57, 58, 59, 60 e 61, così come l’emendamento n. 600 (Orrù) che si proponeva di modificare l’emendamento 543 della Giunta regionale che è stato approvato e che eleva da 5 a 10 milioni di euro il controllo preventivo della Regione sulle procedure di affidamento di contratti pubblici.

Approvato il testo dell’articolo 11 si è passati all’esame dell’articolo 12 “Introduzione dell’articolo 29 bis alla legge regionale n. 10 del 2006 (Controllo sui bilanci delle aziende sanitarie)” e dopo i pareri (giunta conforme al relatore) e l’annuncio del ritiro degli emendamenti soppressivi a firma Locci (Fi), Orrù (Psd’Az) e Truzzu (Fd’I) l’Aula non ha approvato l’emendamento 62 (Angelo Carta, Psd’Az) e anche il 349 (20 favorevoli e 25 contrari) , dopo che il capogruppo Sdl, Desini, respingendo l’invito al ritiro ha domandato spiegazioni all’assessore Arru sulla mancata accettazione della proposta modificativa («si tratta di un semplice adeguamento alle disposizioni sul bilancio armonizzato»). L’assessore Arru ha dichiarato che il testo proposto nell’emendamento “non è coerente con l’articolazione del testo del Disegno di legge”.

Non approvati altri cinque emendamenti a firma del capogruppo Psd’Az Angelo Carta (63, 64, 65, 66 e 67) l’Aula ha prima approvato il testo dell’articolo 11 e poi ha dato via libera all’emendamento aggiuntivo 517, dopo che il presentatore Paolo Zedda (S&Ind) ha rifiutato l’invito al ritiro. La modifica specifica che per le valutazioni delle performance la Regione aderisce a network nazionali e internazionali e che saranno affidate in via sperimentale la valutazione delle performance finanziarie e sulla qualità dei servizi a “enti certificatori di comprovata fama nazionale e internazionale”.

Approvato anche l’articolo 13 “Introduzione dell’articolo 29 ter alla legge regionale n. 10 del 2006 (Potere di annullamento straordinario degli atti delle aziende sanitarie)” con il sostitutivo totale  rappresentata dall’emendamento 544 (Giunta regionale) che stabilisce che il provvedimento amministrativo illegittimo dell’azienda sanitaria può essere annullato “per gravi ragioni di interesse pubblico entro un termine ragionevole e tenendo conto degli interessi dei destinatari e contro interessati, con decreto del presidente della Regione su proposta dell’assessore competente”.  Non approvati gli emendamenti 185 (Cossa e più) e 601 (Locci e più), ritirati i restanti.

Il presidente ha quindi dichiarato tolta la seduta e convocato il Consiglio per le 15.30.

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Il Consiglio regionale ha ripreso oggi l’esame del disegno di legge sull’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR). Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha sostenuto che «non si può non denunciare questo modo di procedere, assistiamo alla presentazione di una quantità incredibile di emendamenti, fatto senza precedenti anomalia del Consiglio; il testo della Giunta è stato completamente stravolto dalla maggioranza fino a configurare una vera e propria proposta alternativa». Dunque, ha chiesto Pittalis, «su che cosa dobbiamo discutere? Senza alcun intento dilatorio e sapendo che la riforma è necessaria e deve in qualche modo deve poter vedere la luce, proponiamo di riportare il testo in commissione per poi sottoporre all’Aula un testo frutto di una vera sintesi della maggioranza».

Il presidente Ganau ha ricordato al Consiglio che la richiesta di riportare il testo in commissione deve essere messa ai voti.

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha affermato che «trattandosi dell’esame di una riforma importante il consigliere Pittalis si assume una grande responsabilità a chiedere il rinvio in assenza di motivi davvero gravi; in questo momento non si può decidere su due piedi e chiediamo una breve sospensione dei lavori per una consultazione del nostro gruppo».

Il presidente ha sollecitato i gruppi ad esprimere la propria posizione sulla richiesta di riportare il testo in commissione.

Per il Psd’Az il consigliere Marcello Orrù si è detto d’accordo con Pittalis «perché si sta discutendo una cosa diversa dalla legge arrivata in Aula, inoltre le motivazioni importanti di cui parla Deriu ci sono tutte perché non si possono esaminare testi contrapposti su una materia così importante che riguarda i cittadini, meglio tornare in commissione e, a questo punto, tanto vale fare un’altra proroga per i commissari».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini, dopo aver premesso che «dieci minuti non implicano alcun problema» ha osservato che «la discussione della riforma si deve comune tenere perché in questi mesi il confronto c’è stato pur essendo arrivati, alla fine, ad un punto di non ritorno; tuttavia bisogna prendere decisioni e non possiamo sottrarci al nostro dovere ed alle nostre responsabilità, ricordandoci di quanti sono fuori da quest’Aula e non comprendono certi atteggiamenti della politica».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha dichiarato che «la chiave di tutto è la responsabilità e sotto questo profilo non c’è dubbio che l’approfondimento sia necessario, che sia breve come chiede Deriu o più articolato come proponiamo noi». Di fronte al testo più importante della legislatura, ha proseguito, «non c’è tempo perso, noi abbiamo dato il massimo della disponibilità per una norma fatta per tutti i sardi e non ci corre dietro nessuno, piuttosto l’opinione pubblica chiede giustamente conto delle tante risorse che spendiamo in sanità». Quella di Deriu è una apertura interessante, ha concluso Tunis, «facciamo capire ai sardi che tutti assieme abbiamo collaborato per fare una buona legge».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rivolto al Consiglio l’appello ad esercitare ogni sforzo per arrivare ad una legge che «non può essere solo di una parte ma all’altezza della situazione sanitaria che stiano vivendo; va bene la richiesta di Deriu ma sono convinto che se in Consiglio c’è una volontà comune può essere il luogo giusto per fare bene, sempre che ci sia la buona volontà anche da parte della Giunta di migliorare il testo».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sottolineato «la necessità di fermarsi un attimo e riflettere in modo congiunto; noi vogliamo accelerare e infatti non abbiamo presentati emendamenti nella prima fase ma ora dobbiamo farlo perché il testo è profondamente cambiato, ragione di più per far tornare il testo in commissione, l’unica strada per arrivare ad una buona legge».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha dato il suo «nulla-osta» ad una breve sospensione della seduta, precisando però che «quando si mollano gli ormeggi si mette la barra al centro e si tira avanti; bisogna anche ricordare il lavoro fatto fin qui che non ha assolutamente stravolto la legge, pur essendoci alcuni emendamenti che mi lasciano perplesso e per i quali attendo chiarimenti dal dibattito, a nostro avviso in definitiva si può sospendere ma poi bisogna decidere».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha messo ai voti la richiesta di rinvio del testo in commissione, che il Consiglio ha respinto.

Successivamente è iniziata la discussione sull’art. 1 della legge (Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale). Il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra ha fornito il parere sugli emendamenti e la seduta è stata sospesa per un chiarimento sui testi.

Dopo la sospensione, la Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia), intervenendo sull’ordine dei lavori ha affermato che «quello della commissione è un parere autorevole ma la commissione molti emendamenti non li ha mai esaminati, un modo di procedere gravissimo».

Il presidente Ganau ha precisato che, in relazione agli emendamenti agli emendamenti, si è seguita la prassi corrente e quindi si può procedere.

Prendendo la parola nel dibattito, il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha dichiarato che quella in esame «non è una riforma, in sede di discussione generale noi avevano parlato di tante criticità rimandando la discussione di merito agli emendamenti ma ora, alla luce delle proposte pervenute, confermiamo tutte le nostre perplessità perché abbiamo assistito solo ad un muscolare braccio di ferro su sedi delle aziende ed accordi di potere». Tutto, ha protestato Solinas, «tranne che un dibattito su nuovo modello di sanità per la Sardegna come ha confermato la stessa prima commissione che, nel suo parere, ha ricordato che quella di introdurre specifiche modifiche è stata l’occasione mancata di riordinare in modo organico tutto il settore» La Giunta poi, ha detto ancora il consigliere sardista, «proroga ancora i commissari e rinvia tutto al 2017, cambiando la natura giuridica di Asl unica da soggetto autonomo a frutto di un processo di incorporazione, rendendo di fatto inutile discutere sulla sede e gli assetti territoriali». La nostra visione, ha concluso, «è quella di riprogettare il modello sanitario sulla base della nuova domanda derivante dall’aumento di età popolazione, con al centro il cittadino e le tante specificità del territorio». 

Dopo il sardista Solinas ha presso la parola l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), secondo cui “questo articolo, che contiene il cuore della vostra riforma sanitaria, avrebbe imposto una maggiore attenzione. Con un artificio non dite ai sardi dove sarà la sede dell’azienda unica: vedremo come emenderete il testo o se lo emenderà la Giunta. Tutto in realtà resterà immutato e non è possibile avere fiducia in quello che state facendo”. L’oratore ha parlato dei policlinici: “Le aziende ospedaliere sembrano una zona franca del sistema: non volete disturbare gli universitari, si è capito. In altre Regioni, invece, questo non accade e anche la spesa universitaria viene messa giustamente sotto il controllo pubblico. Vedrete che ci ritroveremo davanti tra qualche anno il tema della spesa sanitaria, anche dopo questa vostra riforma”.

Secondo l’on. Annamaria Busia (Centro democratico) “bisogna credere alla Asl unica come sistema di semplificazione e centralizzazione regionale e per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti migliorativi. Prospettiamo un decentramento burocratico attraverso la divisione del territorio e una sua declinazione in tre grandi aree omogenee. Ci preoccupa molto, e non lo neghiamo, la fase transitoria della gestione e per fare questo bisogna costruire un’ottima squadra di governo della nuova azienda, con capacità e competenze adeguate al cambiamento”. L’oratrice ha aggiunto: “La democrazia consente di discutere di se stessa e i disegni di legge non possono essere intesi come atti di fede da una maggioranza. E il dibattito deve avvenire dentro l’Aula consiliare”.

Per l’on. Marcello Orrù (Psd’az e vicepresidente della commissione Sanità) “questa riforma parte dall’alto e il rischio è che il tetto ci crolli sulla testa. Non è una riforma rivolta ai cittadini sardi ma a tagliare i costi della Sanità sarda conferendo troppo potere a una sola persona. Non vogliamo che questa legge porti a una macelleria sociale per il popolo sardo”.

Per Roberto Desini (Centro democratico) “se il disegno di legge si può condividere e siamo davanti a una condizione di non ritorno, allo stesso tempo ci sono incongruenze anche in questo disegno di legge e per questo non ritireremo gli emendamenti che abbiamo presentato. Questo è il nostro contributo propositivo e migliorativo.  Mentre noi facciamo grandi discorsi i cittadini chiamano il Cup per prenotare una visita e non trovano risposte. Sforziamoci di migliorare l’attuale condizione”. L’on. Desini ha detto che “sull’emergenza urgenza basta un dipartimento, non serve un’azienda autonoma in questo momento”.

A nome del Psd’Az ha preso la parola l’on. Angelo Carta: “I miei emendamenti sono tutti soppressivi perché l’unica cosa da fare è un’altra riforma, non provare a correggere questa. Il disegno di legge non dimostra né il coraggio né la determinazione di Luigi Arru e di Pigliaru: è solo un testo che serve a trovare equilibrio politico ma non rappresenta gli interessi dei sardi, anche se in qualche modo forse riuscirete ad approvarlo”.

Per l’on. Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) “non sono accettabili dogmi di fede in questa né in altre materie, non è con il riequilibrio dei poteri dei partiti e dei territori che si fanno riforme così importanti. Siamo sicuri che al di fuori di questo palazzo la gente giustifichi l’accentramento dei servizi e delle funzioni? Un conto è una sola gestione del personale, un altro l’accentramento dei servizi e delle prestazioni sanitarie su Cagliari.  Ho l’impressione che le conseguenze peggiori di questa riforma si sentiranno in periferia, nelle zone più lontane da Cagliari e di Sassari. Ecco perché noi insistiamo per una distribuzione omogenea dei servizi sanitari”.

Per la stessa sigla politica è intervenuto anche l’on. Gianfranco Congiu, che ha parlato espressamente della “necessità di garantire i livelli di assistenza e con capillarità su tutto il territorio. Mettete dove volete le sedi legali ma attenzione a chi davvero fruirà e dove dei servizi sanitari. Un modello unico non attribuisce di per se un potere salvifico a un sistema che va riorganizzato, su questo noi insistiamo. E’ necessario che gli ambiti territoriali interagiscano con la governante”.

I Riformatori sono intervenuti con il loro capogruppo, Michele Cossa, che ha detto: “Le riforme camminano con le gambe degli uomini e se la nuova sanità sarà gestita come questa, in modo clientelare e vergognoso come hanno operato certi commissari. Anche iv nomi sono importanti: meglio Ats di Asur, perché “asur” in sardegna non evoca cose belle, soprattutto in tempi di ristrettezze finanziarie”. Per i leader dei Riformatori “non è la dislocazione delle sedi, che ha fatto scatenare la maggioranza, non c’entra nulla con il miglioramento dei servizi sanitari. Siamo ai soliti binari di tipo clientelare: non è questo il dibattito che i sardi attendevano per una materia così importante”.

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha affermato in apertura del suo intervento che è «la storia che segna la nostra organizzazione sanitaria con un tratto di penna rossa e l’attuale situazione della Sanità in Sardegna è ingestibile e insostenibile».

«Il nostro sistema – ha proseguito il consigliere della maggioranza – produce un incremento dei costi e non soddisfa il bisogno di salute dei cittadini e con la riforma che proponiamo ci mettiamo in linea con quanto accade in Italia e in Europa, dove è in atto la tendenza a centralizzare il controllo e la gestione del sistema sanitario: la Asl unica serve dunque garantire ai sardi livelli omogenei di assistenza su tutto il territorio regionale».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde ha sottolineato la presenza in Aula del presidente della Regione: «E’ qui per difendere la sua riforma che è però tutta da riformare come certificano gli emendamenti presentati dalla giunta e dalla sua stessa maggioranza».

L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento alla riforma degli Enti Locali per evidenziare in tono critico le penalizzazioni che ne sarebbero derivate al territorio del sassarese ed ha affermato che con “la riforma della Sanità c’era da attendersi il giusto riconoscimento per un territorio che è ormai considerato periferia”.

Tedde ha poi sottolineato come non sia chiaro quale sia la proposta della maggioranza per quanto attiene l’articolo 1 («di quale articolo 1 parliamo, del testo di legge, degli emendamenti della giunta, di quelli della maggioranza?») ed ha preannunciato un vero e proprio “scontro territoriale” sull’articolo 14 dove si stabilirà la sede dell’azienda unica.

«Avreste dovuto accettare l’invito del nostro capogruppo – ha concluso il consigliere regionale algherese – e riportare il testo in commissione anche perché l’invito alla riflessione arriva anche dai sindacati, forse perché ancora non si sa che cosa ne sarà dei 30mila lavoratori del comparto in Sardegna».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito “accettabili” alcuni emendamenti presentati dalla giunta e dalla maggioranza del centrosinistra ma ha ribadito dubbi sul fatto che con la riforma proposta si possano concretizzare risparmi.

L’esponente dalla minoranza ha quindi mostrato favore per le proposte emendative tendenti a scongiurare la scadenza di agosto per l’operatività dell’asl unica ed ha salutato con favore l’ipotesi di un “reggente” con il compito di coordinare i lavori di accorpamento e fusione della aziende sanitarie locali nella cosiddetta fase di transizione.

Sul deficit del sistema sanitario il consigliere dei centristi ha affermato che i 349 milioni di “buco” nella sanità sarda sono responsabilità della gestione del centrosinistra e si è detto convinto che il trend negativo sarà confermato anche nei mesi conclusivi il 2016.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, rivolgendosi ai banchi della minoranza ha affermato: «Non vogliamo snaturare la riforma , né puntiamo a portare la sanità sarda nel baratro anche perché probabilmente c’è già».

«La nostra è una riforma di coraggio – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ma riaffermiamo il principio della “perequazione” tra i territori che abbiamo sancito con la riforma degli Enti locali».

«Tutti i cittadini sardi devono avere garantita l’accessibilità al sistema sanitario», ha dichiarato Daniele Cocco, «ed auspichiamo l’equiparazione di tutti i cittadini pazienti della Sardegna».

Il capogruppo Sel, nella parte conclusiva del suo intervento, ha manifestato apprezzamento per la decisione della giunta di riaprire i termini per l’albo dei direttori: «Partiremo bene sei i manager della Asl unica saranno scelti tra coloro che vantano altissimi profili professionali e noi vigileremo perché davvero il sistema e la sanità sarda cambino».

Il capogruppo di “Soberania e indipendentzia” Emilio Usula ha prima replicato ad alcune dichiarazioni rese da consiglieri della minoranza («assessori e presidente non si sono svegliati all’improvviso ed hanno proposto di punto in bianco la riforma della sanità») e poi ha affermato che l’attuale maggioranza è al governo dell’Isola anche perché chi l’ha preceduta non aveva soddisfatto le attese di riforma della Sardegna. L’esponente della maggioranza ha quindi definito la riforma della Sanità “attesa, necessaria e doverosa”.

«Cresce il bisogno di salute – ha spiegato Usula – ma c’è un ritardo nelle capacità di dare risposte a questi bisogni e non c’è stata la semplificazione del sistema».

Il capogruppo ha quindi evidenziato come i territori che aspettano maggiori risposte dalla riforma in discussione “sono quelli che hanno visto, nel corso degli ultimi anni, accentrare professionalità e tecnologie in determinati poli della Sanità sarda».

Usula ha concluso affermando la necessità di sgravare la Asl unica dalla gestione della cosiddetta emergenza-urgenza ed ha paventato il rischio che, dopo l’approvazione della riforma,  nella delicata fase transizione si potrebbero registrare “un aumento dei costi e dei conflitti”.

Dopo l’intervento del consigliere Usula sono cominciate le votazioni sugli emendamenti presentati all’articolo 1.  Sull’emendamento all’emendamento 576 è intervenuto Cristian Solinas (Psd’Az) che ha sottolineato che gli  emendamenti da lui  presentati puntano a instaurare in sanità  il “sistema delle regole”. Gli emendamenti  576 , 577 , 578 , 579 e  580 sono stati bocciati. L’esponente del partito sardo d’azione ha  ritirato gli emendamenti  581 e 582 che sono stati fatti propri da Stefano Tunis (Forza italia).  Messi in votazione sono stati entrambi bocciati. Non hanno avuto il via libera dell’aula neanche il 188 e il 337. Quest’ultimo emendamento  è stato illustrato dalla consigliera Busia (sovranità, democrazia e lavoro). Sono intervenuti i consiglieri:  Stefano Tunis (Forza italia),  Augusto Cherchi  (Sovranità, democrazia e lavoro),   Christian Solinas,  Roberto Desini  (Sovranità, democrazia e lavoro) e    Emilio  Usula (Soberania e Indipendentzia).  Bocciato anche l’emendamento 370.

Anche i soppressivi parziali 193, 360, 2, 194,361, 3,195,362, 4, 196,363, 5, 197,364, 198,365, 199,366,200,367, 201,368 sono stati bocciati.

Il capogruppo di FI Pietro  Pittalis  ha chiesto il voto segreto sugli emendamenti 202 (uguale al 303 e al 369)  . Gli emendamenti  che intendevano sopprimere la lettera E del comma 5 dell’articolo 1 sono stati bocciati (Presenti 53, sì 23, no 30, 1 astenuto).

Dopo questa votazione il presidente del Consiglio ha interrotto i lavori che sono ripresi alle 16 e 30.

La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art.1 del Dl 321/A (“Istituzione dell’azienda sanitaria unica regionale – Asur – e disposizioni di adeguamento dell’assetto istituzionale e organizzativo del servizio sanitario regionale. Modifica della legge 10/2006 – Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge 5/95”).

Il Consiglio ha iniziato l’esame dell’emendamento sostitutivo parziale n. 557 (Giunta regionale) e dell’emendamento all’emendamento sostitutivo totale n. 562 (Cocco Pietro e più) entrambi con parere favorevole della commissione e della Giunta. La prima proposta individua la “mappa” delle sedi delle aziende sanitarie della Sardegna attraverso un processo di incorporazione che vede come sede dell’azienda unica Sassari, mentre la seconda non indica una sede.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, l’Aula ha avviato l’esame dell’emendamento n.562.

Per dichiarazione di voto, il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha evidenziato che «si sta lavorando nella piena confusione con la maggioranza che fa il gioco dei tre-quattro emendamenti e quello in esame, in particolare, tende a commissariare la Giunta evitando di decidere la sede della Asl unica; nostri emendamenti, di fatto, sono superati e non ci sarà possibilità di discutere delle nostre proposte di modifica».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha osservato che la norma prevede un rinvio all’art.14 ma poi «in quell’articolo non viene indicata una procedura di adeguamento».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, riprendendo le argomentazioni di Solinas, ha affermato che «si tratta di una questione di sostanza, perché non ci può essere un rinvio generico alle disposizioni transitorie senza un riferimento alle modalità di costituzione della nuova azienda unica; dobbiamo sapere cosa votiamo».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha comunicato che, al momento della discussione dell’art.14 sarà presentato uno specifico emendamento.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha detto che «la questione è molto semplice, nel senso che si sposta la decisione della sede all’art. 14 e in quella sede si farà emendamento che, in base al regolamento, può essere presentato fino ad un ora prima della discussione dell’articolo, quindi non c’è nessuna violazione della procedura e della prassi».

Messo ai voti, l’emendamento n. 562 è stato approvato con 32 voti favorevoli e 17 contrari. Di conseguenza, sono decaduti tutti gli altri emendamenti fatta eccezione per il comma 1 dell’art. 1 che viene sottoposto al voto dell’Aula ed approvato con 33 voti favorevoli e 17 contrari.

Subito dopo è stato approvato anche l’emendamento aggiuntivo n. 530 (Giunta regionale) che prevede l’applicazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza) “in modo omogeneo su tutto il territorio regionale”, con 34 voti favorevoli e 16 contrari.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione dell’art. 2 (Modifica della legge regionale 10/2006. Funzioni e organizzazione dell’azienda sanitaria unica regionale).

La commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Sull’emendamento n. 338 la consigliera Annaìmaria Busia (Sdl), prima firmataria, ha precisato che la finalità della proposta è di coordinare gli interventi in materia di medicina penitenziaria che, dopo la recente riforma, sono passati alla Regione con una serie di problemi ancora aperti nelle Asl sedi di strutture penitenziarie.

Messo ai voti, l’emendamento n. 338 è stato respinto.

Sull’emendamento n. 641 il proponente Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che «rispetto all’accentramento previsto dai processi di aggregazione servizi, il testo della Giunta esclude le aziende universitarie che invece secondo noi vanno inserite per riportarle sotto il controllo dell’azienda unica».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha sostenuto che il provvedimento non è fattibile, perché non si possono imporre alle Università misure già contenute nei protocolli d’intesa con la Regione.

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha evidenziato che gli accordi fra Regione ed Università trovano un luogo di sintesi nell’azienda sanitaria unica regionale.

Messo ai voti, l’emendamento n. 641 è stato respinto con 19 voti favorevoli e 35 contrari..

Sull’emendamento 533 (presentato dalla Giunta) il Consiglio si è espresso favorevolmente. Approvato anche il testo finale dell’articolo 2 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 10 del 2006 (Funzioni e organizzazione dell’Azienda sanitaria unica regionale).  L’Aula ha detto sì anche all’emendamento aggiuntivo 532 (della Giunta) che alla fine della lettera b) del comma 1 dell’articolo 2 aggiunge le parole “in coordinamento con l’attività delle altre aziende sanitarie”.

Sempre dall’esecutivo è giunto l’emendamento 528 (organizzazione dei percorsi di formazione medica), approvato insieme all’emendamento 529 (sempre della Giunta) sulla programmazione territoriale.

Sugli emendamenti 584, 585 e 586 è intervenuto l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha contestato “la necessità di definire una centrale di committenza, trattandosi di azienda unica”. Gli emendamenti sono stati respinti.

Approvato anche l’emendamenti 531, proposto dalla Giunta e relativo al ruolo della Asur alla luce del codice dei contratti pubblici.

Sull’articolo 3 sono stati respinti gli emendamenti soppressivi 10 e sostitutivi totali 339 (a firma Desini – Busia). Respinto anche il 388 (Pittalis e più). Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo dell’articolo 3, che è stato approvato. (C.C.)

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione generale dell’art.4 (Aree socio sanitarie. Istituzione e funzioni).

La consigliera Annamaria Busia (Sdl) ha messo l’accento sul fatto che «la semplificazione del sistema organizzativa operata attraverso una Asl unica è necessaria per superare la realtà frammentata di aziende autonome che si sono rivelate incapaci di garantire i livelli essenziali di assistenza e servono, perciò, altri livelli di governo della sanità nella nostra nella Regione». Individuare otto aree socio sanitarie come fa la legge, secondo la Busia «non condurrebbe ad alcuna semplificazione perché si manterrebbe un fortissimo localismo, di qui la nostra proposta che riafferma il modello articolato su tre macro aree omogenee, oltretutto più rispondente alla legislazione nazionale, per lavorare in futuro su un migliore dimensionamento degli ambiti».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha sostenuto che «nel declinare la legge che istituisce una Asl unica bisogna rifuggire dalla riproposizione di schemi vecchi sotto mentite spoglie, tentazione in cui sembra caduta la maggioranza». Noi invece proponiamo, ha proseguito, «una modifica significativa purtroppo snobbata, nel senso che occorre istituire i presidi ospedalieri di livello locale in alcune zone del territorio regionale con una autonomia gestionale più adatta a quella di una struttura ospedaliera che garantisca una organizzazione efficiente delle prestazioni, insieme alla buona gestione di ospedali di comunità, case della salute e assistenza-emergenza in coordinamento con l’Areus». Questo modello, ha concluso, «ci sembra l’unico in grado di garantire quel legame (che per appare molto labile) con i territori anche nella prospettiva di riassetto della rete ospedaliera; ci piacerebbe sapere, in proposito, cosa ne pensa l’assessore».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha rivendicato la coerenza della linea del suo gruppo, con cui si intende ricercare «un equilibrio fra i poteri del direttore generale ed i responsabili di area socio sanitarie, non per introdurre surrettiziamente le vecchie Asl ma per rendere governabile il sistema». Capisco i principi ispiratori della legge, ha aggiunto, «fondati sulle centralità di una figura con elevate capacità di governo ma questo va bilanciato con contrappesi e strumenti di controllo, per queste ragioni sosteniamo il ruolo delle aree socio sanitarie che non sono solo luoghi di facilitazione operativa, ma organismi operativi che assicurano una forte attenzione soprattutto alle periferie della Regione e garantiscono un significativo supporto alla governance clinica della sanità».

Il consigliere Luigi Ruggeri, del Pd, ha ribadito la validità dell’approccio generale della riforma «che riconosce il ruolo centrale del direttore generale cui si affianca un sistema di coordinamento curato dalle aree socio sanitarie, in cui sono presenti anche organismi di partecipazione nella prospettiva di un governo clinico unitario». Quanto all’attenzione per territori, ha ricordato Ruggeri, «è testimoniata da uno specifico emendamento della Giunta che demanda al Consiglio la perimetrazione delle aree, ciscuna con proprio bilancio analitico ed inserite in un quadro di coordinamento con i direttori di area socio sanitaria; riprendendo lo schema del sistema-Regione si tratta di figure simili a quelle dei direttori generali che non hanno budget ma non sono meno importanti dei direttori di servizio; l’obiettivo è appunto quello rendere omogenei i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha spiegato che con la proposta del suo gruppo «emerge la necessità di tre macro-aree come modello più adatto alla Sardegna proprio per coerenza con la filosofia dell’azienda che deve poter contare su un quadro  territoriale più semplice; nello schema attuale invece le aree socio-sanitarie corrispondono da un lato alle vecchie province ma, dall’altro, passano a otto a nove con la città metropolitana, una contraddizione in termini che a nostro giudizio bisogna evitare». (Af)

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, affermando in premessa che è necessaria “una riflessione su ciò che accade nella nostra Regione, in Italia e nel contesto internazionale, dove a guidare il modello organizzativo dovrà essere l’epidemiologia. L’assessore Arru ha quindi affermato che la proposta avanzata dal consigliere Cossa nel corso del suo intervento in sede di dibattito “non è conforme a ciò che da qui a dieci anni accadrà in Sardegna”. «Il modello del “quasi mercato” – ha spiegato il responsabile della Sanità regionale – è in crisi e servono percorsi integrati: con la Asl unica si determineranno economie di scala ma soprattutto si sviluppa omogeneità nei livelli essenziali di assistenza». Nella parte conclusiva del suo intervento Arru ha ribadito lo “sforzo per cambiare l’organizzazione della sanità” ed ha citato un recente studio secondo il quale in media “su 10.986 minuti di percorso in ospedale, un paziente ha 1570 minuti  dedicati alla presa in carico e a 9416 minuti momenti di attesa”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi presentati all’articolo 4 e il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha posto in votazione l’emendamento 220 (Truzzu) che non è stato approvato (16 favorevoli e 32 contrari); l’emendamento 638 (Rubiu e più) non approvato con 33 no e 18 favorevoli; l’emendamento 179 (Cossa e più) non approvato con 8 favorevoli, 32 contrari e 10 astenuti; l’emendamento 340 (Busia e più) non approvato con 6 favorevoli, 42 contrari e 3 astenuti; l’emendamento 396 (Pittalis e più) non approvato con 16 favorevoli, 33 contrari e 2 astenuti; l’emendamento 221 (Truzzu) non approvato con 16 favorevoli e 33 contrari; l’emendamento 22 (Truzzu) non approvato con 17 favorevoli e 33 contrari.

Le votazioni sono proseguite senza scrutinio elettronico e l’Aula non ha approvato altri tre emendamenti a firma Truzzu (Fd’I) i numeri: 223, 224, 225, il consigliere Paolo Truzzu ha quindi annunciato il ritiro dei restanti emendamenti soppressivi parziali a sua firma.

Non approvato, dunque, l’emendamento 639 (Rubiu) che si proponeva di emendare il 314, successivamente ritirato dal consigliere Augusto Cherchi (Sdl).

Non approvati gli emendamenti 592 (Locci e più), 593 (Locci e più), 594 (Orrù) che si proponevano di emendare il sostitutivo parziale n. 534 presentato dalla Giunta regionale e riguardante gli ambiti territoriali delle aziende socio sanitarie e l’area socio sanitaria locale metropolitana, che è stato approvato dall’Aula a maggioranza con la dichiarata astensione della consigliera di maggioranza Anna Maria Busia (Sdl).

Successivamente il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha accordato al ritiro degli emendamenti 315 e 316 e si è proceduto con la votazione dell’articolo 4 (Aree socio-sanitarie locali: istituzione e funzioni) che è stato approvato con l’annunciata astensione della consigliera Busia (Sdl) e con la richiesta di scrutinio elettronico avanzata dal capogruppo Sdl, Roberto Desini (30 favorevoli e 13 contrari).

Ritirato il 523 (Pizzuto e più) l’Aula non ha approvato il 595 che si proponeva di emendare l’aggiuntivo 535, presentato dalla Giunta e tendente a garantire il controllo della spesa degli LA alle Assl. L’emendamento 535 è stato dunque approvato a maggioranza con l’astensione annunciata dei due consiglieri del gruppo di maggioranza “Sovranità, democrazia, lavoro”, Roberto Desini (capogruppo) e Anna Maria Busia. Ritirati gli emendamenti 318 e 319 (Augusto Cherchi) e 511 (Usula) il presidente ha annunciato la discussione e l’esame dell’articolo 5 (direttore dell’area socio-sanitaria locale) e degli emendamenti.

Prima di aprire la  discussione generale sull’articolo 5 (Direttore dell’area socio sanitaria locale)  è intervenuto il capogruppo del PD  Pietro Cocco  che ha chiesto  l’interruzione della  seduta perché c’è necessità di un maggiore approfondimento dell’articolo 5. Contrari si sono dichiarati i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis e dei Riformatori Michele Cossa. Augusto Cherchi (Sovranità, Democrazia e Lavoro) ha sottolineato la necessità di spostare la discussione sull’articolo 5  a domani per maggiori  approfondimenti. Per il consigliere del Psd’Az Angelo Carta  è meglio proseguire  con i lavori, senza interruzione. Daniele Cocco (Sel) è per l’interruzione per dare modo ai consiglieri di approfondire.

Il presidente Ganau ha sospeso momentaneamente l’articolo 5 e ha proceduto con  l’articolo 6 “Modifiche all’articolo 17 della legge regionale n. 10 del 2006 (Distretti)”.  Nessun consigliere si è iscritto nella discussione generale.

 Sono stati approvati, sempre con l’astensione dei consiglieri Busia e Desini (Sovranità, democrazia e lavoro),   il testo dell’articolo 6 e gli  emendamenti: 546, 328, 537 e 538.

L’emendamento 546  della giunta regionale aggiunge, prima del comma 1 dell’articolo 6, “01 Dopo la lettera b) del comma 2 dell’articolo 17 della legge  regionale n. 10 del 2006 è aggiunta la lettera c)Dipartimento del farmaco”.

L’emendamento 328 (Augusto Cherchi e più)  aggiunge al comma 2 dell’art. 6 dopo la frase “d’intesa con la Conferenza Regione – enti locali che acquisisce i pareri delle Conferenze territoriali socio sanitarie, individua”,  aggiunge “ in coerenza con gli ambiti previsti ed istituiti ai sensi della legge regionale 2/2016”.

L’emendamento 537 della Giunta regionale aggiunge al comma 3 dell’articolo 6 le parole.. “Sono istituiti il distretto delle isole minori di San Pietro e Sant’Antioco e il distretto de La Maddalena”.

L’emendamento della Giunta regionale n. 538 alla fine del comma 2 dell’art 6 dopo le parole “…. Dei loro ambiti territoriali” aggiunge  “acquisito il parere della commissione consiliare competente”. 

L’emendamento 326 in un primo tempo è stato approvato. Poi è intervenuto il presidente Ganau che ha annullato la votazione in quanto, erroneamente, era stato detto all’aula che sull’emendamento c’era il parere favorevole della commissione. Nella discussione ha replicato il capogruppo di Forza italia Pietro Pittalis che ha detto che il Regolamento prevede che si possa ripetere la votazione solo se si procede immediatamente. Non era questo il caso perché c’erano state altre votazioni successivamente a quella del 326. Il presidente Ganau ha annullato la votazione e ha rimesso ai voti l’emendamento su cui c’era l’indicazione di “invito al ritiro” da parte della commissione. L’emendamento è stato bocciato 

 I lavori si sono conclusi ed il Consiglio è stato convocato per domani mattina, alle 10.00.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia