11 January, 2025
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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

In Consiglio regionale oggi si è conclusa la discussione generale sulla manovra finanziaria 2016-2018 e sono stati votati il passaggio agli articoli e l’ordine del giorno sul Defr.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale sulla manovra finanziaria 2016-2018.

Sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato di aver appreso che l’assessore dell’Industria ha annunciato la presentazione del nuovo il Piano energetico invitando i consiglieri regionali: «Noi siamo molto interessati», ha detto, «ma questo appuntamento si sovrappone con i lavori dell’Aula e chiediamo quindi il rinvio della presentazione perché vorremmo partecipare».

Successivamente il presidente ha dato la parola al primo consigliere iscritto a parlare, Fabrizio Anedda del gruppo Misto.

Anedda ha aperto il suo intervento affermando che «la finanziaria fa emergere la tremenda crisi della Sardegna nonostante alcuni indicatori positivi, ricordando però che nello stesso tempo tutte le forze sociali tracciano un quadro ancora preoccupante, per licenziamenti e moria di imprese». Come per 2015, ha aggiunto, «abbiamo un bilancio ingessato con spese obbligatorie che ipotecano gran parte le risorse disponibili, cosa che forse non interessa gran parte della maggioranza che questa mattina è stata assente dal dibattito, e forse significa che non si è capita la drammaticità della situazione». Passando ad esaminare la situazione dei singoli settori, il consigliere ha ricordato le forti criticità della sanità, dell’utilizzo delle risorse europee, del mancato accesso al credito per imprese, indebitare con l’erario e le banche». Servono dunque scelte coraggiose fra le quali Anedda ha indicato quella di un accordo con le due banche sarde «per dare più risorse ai settori manifatturiero ed agro alimentare, per esempio, e non alle solite partecipate, piene di personale ma sostanzialmente inattive». Quanto alle aree industriali di crisi di Ottana, Porto Torres e Portovesme, secondo Anedda «bisogna avere il coraggio di dire ai cassaintegrati che non ci sono più le condizioni del passato e che forse è meglio tornare all’agricoltura, puntando su una economia nuova fondata sul rilancio dell’edilizia, del patrimonio boschivo e dei nei punti franchi nei porti». In generale, ha concluso, «questa doveva essere una finanziaria di sinistra ma invece tutto è stato lasciato agli spiccioli degli emendamenti; la maggioranza deve stare più attenta a questo, perché la vera occupazione non è quella dei call-center che poi chiudono quando finiscono gli incentivi».

Emilio Usula (Soberania-Indipendetzia), ha esordito dicendo che «non è facile fare una valutazione compiuta della manovra, tenendo comunque presente che siamo alla seconda finanziaria ed è il momento della piena responsabilità senza trovare attenuanti». Noi Rossomori, ha continuato Usula, «siamo forza di governo e ci assumiamo la nostra parte di responsabilità ma solo quella e riteniamo che questo bilancio sia povero rispetto ai bisogni che vogliamo aggredire ed alle risposte che vogliamo dare, soprattutto in materia di lavoro». Il collega Sabatini dice che bisogna consolidare la crescita e creare posti di lavoro in una fase di difficoltà, attraverso investimenti privati e pubblici? Sono d’accordo, ha affermato Usula, «abbiamo lavorato per questo per aumentare le risorse disponibili per rispondere al bisogno di terra esausta lasciata da anni in abbandono dalle amministrazioni di centro-destra». Entrando nel merito delle proposte del partito, il consigliere ha ricordato la sua richiesta «di conoscere risorse gestite anche da Sfirs, presentando su questo punto con altri 9 consiglieri un pacchetto di emendamenti che non ritiriamo; abbiamo chiesto anche chiarezza su somme non utilizzate o non impegnate da fondi di garanzie o rotazione, ma stiamo aspettando queste risposte da metà febbraio, così come attendiamo notizie su altri fondi di società in liquidazione come l’ Insar, sono soldi della Regione e dei Sardi e vogliamo sapere». Quanto al mutuo per le infrastrutture, per Anedda «non è chiaro cosa stia producendo per nostre imprese ed i territori, e quali spazi ci siano per enti locali; in questi passaggi c’è l’anima politica di questa maggioranza, l’anima del nuovo modello di sviluppo che chiede la nostra gente, il cuore del progetto con cui vogliamo creare posti di lavoro per famiglie per aggredire le povertà». Infine, la vertenza entrate che, a giudizio di Anedda, va rilanciata con più forza, «perchè siamo stati troppo deboli e il rapporto di collaborazione non può essere in equilibrio se non ci sono risposte concrete». Nonostante queste grandi difficoltà, ha concluso il consigliere, «va riconosciuto che molto si sta facendo di positivo, ma dico No ad emendamenti-marchetta perché rappresentiamo la Sardegna; proporremo solo emendamenti generali su lingua, cultura, per la quale chiediamo più attenzione».

Angelo Carta, sardista, ha dichiarato che «intervenire su manovra è complicato anche perché la Giunta afferma di voler sostenere la ripresa con strumenti adeguati ma la ripresa non c’è se non per uno zero virgola ed anzi incontriamo ogni giorno solo operai che hanno perso lavoro ed ammortizzatori ed artigiani che dicono di non farcela, quanto agli strumenti di sostegno, che siano risorse o atti normativi, le prime sono scarsissime e dal punto di vista normativo non c’è niente». Le cose da fare per invertire la rotta? A giudizio di Carta «cancellare l’aumento Irap superando ogni ambiguità, istituire la zona franca trattata finora con troppa sufficienza dimenticando che metterebbe nelle mani della alla Regione una fortissima leva fiscale, puntando poi su semplificazione ed accelerazione delle procedure degli appalti pubblici, sostegno alle zone interne non solo a parole». Perché la Regione, ha chiesto l’esponente sardista, «non studia come spostare da Cagliari una parte delle 32.000 buste paga della Regione, come spostare la sede Consiglio a Nuoro e della Giunta ad Oristano? Si potrebbe fare senza togliere nulla a Cagliari e senza chiedere permesso allo Stato, la Regione sarebbe al centro della Sardegna e più vicina ai cittadini». Sulla vertenza entrate, ha detto concludendo, «ha ragione Sabatini, è stata una scelta scellerata che ci sta costando troppo, così come va rivendicata una vera tariffa unica tariffa unica su rifiuti, perché Cagliari paga meno di Nuoro eppure prende l’acqua dal centro della Sardegna».

Il capogruppo di Popolari-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, seppur dichiarando di condividere le preoccupazione espresse dal sardista Angelo Carta, sui territori “dimenticati” dalla Regione ha invitato i colleghi della minoranza ad evitare “demagogiche lamentazioni” ma di tenere a mente il comune obiettivo di favorire e sostenere la crescita delle nostre comunità e dell’intera Sardegna.

«Quando ci si strappa le vesti – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ci si dimentica anche di aver avuto la responsabilità di governo ed è per questo che le analisi vanno fatte a tutto tondo e avendo come punto di riferimento l’ultimo decennio».

Zanchetta è quindi entrato nel merito delle principali azioni contenute nella Manovra, ad incominciare dall’aver scongiurato l’aumento delle tasse ed ha proseguito il suo intervento auspicando una “forzatura” con lo Stato per il riconoscimento dell’insularità.

Il capogruppo Upc ha quindi evidenziato “la leggera ripresa” certificata dai principali indicatori economici: «C’è la ripresa nel mercato del lavoro e delle produzioni e c’è un miglioramento nei della sanità».

«Sostenere la ripresa è l’impegno – ha proseguito – ed è un punto fermo di una rotta già tracciata». Zanchetta ha concluso con alcune considerazioni riguardanti la cosiddetta crisi della politica: «Vogliamo recuperare il ruolo della politica anche all’interno di una manovra finanziaria, vogliamo cioè dare un’anima politica alla legge finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha evidenziato come da sempre sia stato attribuito un ruolo centrale al dibattito sulla legge finanziaria in Consiglio Regionale, lamentando che senza un “vero dibattito” non si può capire quale sarà l’indirizzo e il verso dello sviluppo futuro.

L’esponente della minoranza ha lamentato quindi la carenza di dibattito e l’assenza di risposte da parte dell’esecutivo e soprattutto la mancanza di “risposte per i sardi con questa manovra”. «Se analizziamo il bilancio – ha proseguito – vediamo che i settori più importanti dall’artigianato, al commercio, al turismo, alle scuole, sono state di fatto definanziati».

Dedoni ha quindi insistito, preannunciando interpellanza e mozione, sul funzionamento del sistema informatico regionale e su tutto ciò che attiene i relativi  stanziamenti, appalti, affidamenti, nonché quali risparmi si siano realizzati con il Sisar, il Sisal, etc.

Il capogruppo dei Riformatori ha quindi criticato la chiusura dell’ufficio di Bruxelles («però aprite un ufficio di lavoro in Svizzera») e gli scarsi impieghi realizzati («60 milioni») con il muto sulle infrastrutture da 700 milioni di euro.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha definito il dibattito in corso sulla finanziaria “la solita liturgia, con la minoranza che attacca e la maggioranza che si difende”. «Questa – ha ammesso Cocco – sarebbe dovuta essere la nostra prima legge finanziaria ma dobbiamo dirci già fortunati se gli indicatori negativi sono rimasti immutati rispetto allo scorso anno, visto la gravità della situazione». A giudizio del capogruppo Sel nel corso degli ultimi giorni sono intervenute modifiche migliorative alla manovra: «Abbiamo ripristinato i fondi per le politiche sociali e mantenuto intonso il fondo unico per gli enti locali».

Daniele Cocco ha quindi ricordato una serie di momenti importanti che attendono il centrosinistra (rete ospedaliera e riforma sanitaria) ed ha auspicato azioni di “perequazione” tra i territori, a seguito dell’approvazione della riforma degli enti locali.

Il consigliere di Sel ha quindi  ripreso l’intervento del suo collega Carta per rilanciare la proposta di trasferire a Nuoro l’Ente foreste ed ha così concluso il suo intervento: «Abbiamo un’idea della Sardegna ma abbiamo a che fare con risorse scarse e per questo dico che serve far sentire la nostra voce verso lo Stato perché si possano utilizzare anche i cosiddetti accantonamenti».

In apertura del suo intervento, il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha riconosciuto alla maggioranza di aver puntato molto nella sua azione politica sul concetto di stabilità finanziaria. «Per le agenzie di rating e per le istituzioni europee la stabilità è il primo elemento della qualità amministrativa. La Sardegna ha ottenuto una valutazione positiva ma i giudizi vengono dati sulla base delle variabili finanziarie trascurando l’economia reale – ha sottolineato Rubiu – i giudizi non tengono conto dei beni e dei servizi prodotti e del livello dei consumi».

Secondo il capogruppo dell’Udc, la stabilità finanziaria non basta a risolvere i problemi dell’Isola. «La crescita è ancora debole. Le cause principali sono la disoccupazione, l’aumento dei flussi migratori, la fuga dei cervelli sardi. Per arrestare questi fenomeni – ha rimarcato Rubiu – bisogna investire sul lavoro e sulla produzione».

L’esponente della minoranza ha quindi annunciato la presentazione di alcuni emendamenti per intervenire sulla sanità, sollecitare politiche attive del lavoro, tutelare i lavoratori in utilizzo, prevedere un sostegno a settori come l’artigianato, l’agroalimentare, la cooperazione giovanile, l’agricoltura.

Da Rubiu è poi arrivato l’invito alla Giunta perché affronti in modo più deciso il confronto con lo Stato. «La vertenza entrate e la questione degli accantonamenti limitano le prerogative statutarie  e rendono impossibile il pareggio di bilancio. La Sardegna non ha libertà di gestione della spesa pubblica, occorre  pretendere dallo Stato una rimodulazione degli accantonamenti. La realizzazione di un’area del Mediterraneo con fiscalità di vantaggio consentirebbe di valorizzare il lavoro e sostenere le imprese. Questo è il bilancio della Quaresima – ha concluso Rubiu – una finanziaria di digiuno, restrizioni e astinenza che rappresenta al meglio la fase religiosa che stiamo attraversando».

A difesa della finanziaria si è invece schierato il capogruppo di “Sovranità, Democrazia e Lavoro” Roberto Desini. «Non è la legge che avrei voluto – ha esordito Desini – mi sarebbe piaciuto avere più risorse a disposizione ma respingo con forza le critiche dell’opposizione quando dice che è una finanziaria senz’anima».

Desini ha ricordato la disponibilità mostrata dalla maggioranza quando ha deciso di rivedere l’aumento di Irap e Irpef dopo il confronto in aula. «Si è fatta una finanziaria che tiene conto della realtà: oltre la metà del bilancio è assorbito dalla spesa sanitaria. Questa è la vera sfida – ha rimarcato il capogruppo di Sdl – bisogna mettere mano al più presto alla riforma della sanità».

Desini ha poi evidenziato il fatto che la manovra finanziaria non abbia previsto tagli al Fondo Unico per gli Enti locali. «La maggioranza di centrosinistra-sovranista va incontro ai comuni, è una scelta politica per salvaguardare la spina dorsale delle istituzioni. I comuni sono per i cittadini la prima porta alla quale bussare».

L’esponente della maggioranza ha infine sollecitato una soluzione in tempi rapidi delle partite ancora aperte con il governo centrale.  «Serve un atteggiamento deciso sugli accantonamenti. La cifra di 680 milioni è spropositata – ha affermato Desini –  la battaglia deve andare di pari passo con quella per le norme di attuazione dello Statuto in materia di entrate fiscali».

A fianco della Giunta regionale si è schierato anche il capogruppo del Pd, Pietro Cocco. «Questa finanziaria è la conseguenza di quelle approvate nelle legislature precedenti – ha detto Cocco – fa specie sentire alcune critiche come quelle dell’on. Zedda. Questa maggioranza ha fatto di tutto per spendere i fondi europei non spesi nella scorsa legislatura».

Rivolto poi al consigliere Michele Cossa, Cocco ha rivendicato il merito di aver portato a compimento la riforma degli Enti Locali. «In precedenza non si è fatto nulla, noi abbiamo portato a termine una processo riformatore. E’ buono? Non lo sappiamo. L’esperienza ci dirà sé è stato fatto bene. Se così non sarà, si potrà correggere e migliorare. Non è vero che è una riforma cagliaricentrica ma un intervento che punta a rendere più diretto il rapporto tra Regione e comuni».

Stesso atteggiamento, secondo Cocco, è stato assunto dalla maggioranza per il miglioramento del sistema sanitario: «Per la prima volta dopo vent’anni si dettano regole certe per la sanità sarda – ha proseguito il capogruppo del Pd – dall’altra parte invece non si è fatto niente. La sanità incide per più del 50% sul bilancio regionale, 3.450 milioni di euro sono una cifra strabiliante sulla quale non si può non intervenire, non si può continuare a mettere la polvere sotto il tappeto. Noi tentiamo di riorganizzare il sistema, risparmiando ma evitando di lasciare i territori scoperti».

Cocco ha poi parlato degli interventi sulla scuola: «Sono stati presentati progetti importanti come “Iscola” che inietta denari consistenti per combattere dispersione scolastica e per rivitalizzare i plessi scolastici consentendo agli studenti di studiare in aule decorose».

In conclusione del suo intervento, Cocco ha puntato l’attenzione sul lavoro. «Il tema vero è la grande difficoltà sul fronte dell’occupazione – ha concluso Cocco – su questo bisogna intervenire. C’è una timida ripresa con 30mila posti di lavoro in più. Non basta, è vero, il varo del piano energetico regionale rappresenta una prima risposta, diciamo cosa pensiamo sul rilancio del sistema energetico».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha invitato il capogruppo del Pd a chiedere scusa all’on. Zedda. «Se Cagliari ha aperto 19 cantieri è grazie all’azione di Alessandra Zedda che da ex assessore della Programmazione si è attivata per rendere operativi i finanziamenti a favore della città capoluogo. Si parli a ragione veduta e con dati certi quando si rivolgono accuse di questo tipo».

Pietro Pittalis ha poi parlato di “evidente imbarazzo” della maggioranza amplificato certificato dagli interventi dei capigruppo del Misto e di Soberania e Indipendentzia  Anedda e Usula che hanno preso le distanze dalla finanziaria. «Al posto di Paci mi sarei dimesso – ha detto Pittalis – i gruppi minori chiariscano cosa vogliono fare. Non è sufficiente dire non va bene, traetene le conseguenze. La verità è che non contate nulla, c’è un presidente ombra Paolo Maninchedda, il resto è affidato all’improvvisazione di una Giunta che non ha una via maestra. La dimostrazione è questa finanziaria».

Rivolto all’assessore Raffaele Paci, Pittalis ha poi stigmatizzato la presenza sul sito della Regione della valutazione dell’Agenzia di rating Fitch sulla solidità della finanza regionale: «C’è un falso nella comunicazione che va eliminato dal sito della Regione – ha detto il capogruppo del Pd – la valutazione dell’Agenzia parla di taglio totale dell’Irap e Irpef che invece non sono state eliminate dalla Giunta ma solo sospese.  State ingannando i cittadini con una falsa comunicazione. Dite quanto state pagando un’Agenzia che ipotizza miglioramenti sulla base di provvedimenti che non esistono. Voi avete reintrodotto l’Irap, mentre  l’addizionale Irpef è stata congelato per questo esercizio».

Contestati da Pittalis anche i dati sull’aumento degli occupati. «Si è parlato di14mila posti di lavoro in più. Da dove arrivano? In quali settori?La verità è che nell’industria sono 5000 in meno, 9000 nelle costruzioni, 16mila nel commercio e nelle attività alberghiere. Attenzione a leggere i dati: i posti di lavoro in più derivano dalle politiche fittizie de Job Act. Noi dell’opposizione continueremo a fare il nostro lavoro di controllo e di verifica e a mettere a nudo le vostre debolezze».

Nella replica della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci messo l’accento sul fatto, «rispetto ai tanti spunti emersi dal dibattito, è difficile tracciare le linee più importanti della manovra sulla quale non c’è alcun trionfalismo ma è sbagliato dimenticare i segnali positivi che ci sono, perché una frazione positiva è meglio di un dato negativo, a cominciare dalle cifre della disoccupazione». Noi preferiamo guardare la realtà, ha proseguito, «nella consapevolezza che i problemi non sono risolti, a cominciare dalla disoccupazione che è ancora al 26%, anzi è proprio a questo dato cui dobbiamo rispondere con una sintesi non trionfalista ma nemmeno appiattita sul tutto va male». I dati più recenti di Eurostat, ha detto inoltre Paci, «dimostrano che l’Italia è al di sotto della media europea e la Sardegna, in riferimento al Pil, è passata dal 78 al 72 per cento delle media europea nel periodo dal 2008 al 2014, superata da alcuni Paesi dell’Est». La nostra economia evidenzia ora segnali deboli ma positivi, ha aggiunto l’assessore, «che dobbiamo sostenere questi segnali anche con la finanziaria, con interventi strutturali rivolti ad accompagnare lo sviluppo e risanare la sanità, un compito quest’ultimo che riguarda tutti». Sulla sanità, ha continuato, «siamo intervenuti concretamente con 330 milioni in più rispetto al 2015 per il piano di risanamento che, ripeto, conviene a tutti e non ci sono alternative». Riferendosi al miglioramento del ciclo economico ed alla crescita delle entrate per 250 milioni, Paci ha ribadito l’azzeramento della preannunciata manovra fiscale sull’Irpef, precisando che ciò ha consentito «di liberare nuove risorse, annullando aumento Irpef e fissando la relativa aliquota al 2.9% la più bassa d’Italia, oltre all’azzeramento di 5 anni per nuove imprese». In sintesi, ha concluso, «non si sono aumentate le tasse, sono stati assegnati 330 milioni in più alla sanità senza intaccare le politiche coperte da fondi regionali, comprese le politiche sociali per 35 milioni, è stato mantenuto intatto il fondo unico per gli enti locali ed è stata decisa la destinazione di fondi europei per 1 miliardo soprattutto per le imprese; un impianto positivo che miglioreremo ancora in aula con ulteriori interventi su lavoro, cultura e università».

Prima del voto sul passaggio agli articoli, il presidente ha invitato i consiglieri ad esprimersi con eventuali dichiarazioni di voto.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), contrario, ha sottolineato che «la finanziaria è condizionata da tutto ciò che accade nel Pd con un ulteriore deterioramento dei rapporti fra lo stesso Pd e le forze minori, le quali hanno detto chiaramente che la finanziaria non va bene; non sono problemi di piccole marchette ma riguardano questioni di fondo importanti, come dimostra la posizione dei Rossomori».

Per il Pd Roberto Deriu, favorevole, ha messo in evidenza che «anche con la finanziaria, il centro sinistra intende dare un segnale fortissimo all’università e soprattutto agli studenti con tutti i modi possibili e questa sarà una delle politiche qualificanti della manovra, non contro la Giunta ma in pieno accordo con l’Esecutivo».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha detto che «il logoramento della maggioranza interessa poco ai sardi, interessa molto di più non vivere la politica solo nelle buone stagioni; noi siamo per azioni efficaci, gli indicatori ricordati da Paci non li vediamo e lui stesso scrive, a proposito dei servizi per il lavoro, che il riordino non è nemmeno cominciato, mancano propri i presupposti e le politiche attive, il nostro giudizio resta negativo per l’assenza di temi importanti come famiglia, lavoro e semplificazione».

Il consigliere Mario Floris (Misto), contrario, ha lamentato che «parlare in questo Consiglio regionale non è difficile, è inutile, perché l’assessore Paci non ha raccolto nemmeno le proposte che gli sono state rivolte dal presidente della commissione Bilancio, e non solo da lui, in materia di revisione dell’accordo sulle entrate; o ci mettiamo in testa di trattenere in Sardegna il gettito fiscale o non ne usciremo mai, continuando a parlare di numeretti, non chiediamo niente più del dovuto ma questo è l’argomento principale».

Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia), favorevole, ha dichiarato che «nessuno può strumentalizzare le nostre posizioni, ribadiamo la lealtà verso la maggioranza senza rinunciare a fare le nostre proposte; siamo e restiamo forza di governo, convinti che, come abbiamo detto, Giunta e maggioranza saranno all’altezza».

Luigi Crisponi (Riformatori), contrario, ha definito imbarazzante «sentire tutto e il contrario di tutto e registrare posizioni contemporaneamente convergenti e divergenti, non si capisce dove si voglia arrivare al di là della mistificazione dei fatti; questa finanziaria, come quella precedente anche da questo punto di vista, è un luogo dove tutti si accapigliano per rincorrere il niente come emergerà dalla discussione degli articoli in molti dei quali saranno nascoste le solite marchette, questo incontrerà la nostra censura e comunque ci riserviamo di proporre i nostri emendamenti».

Oscar Cherchi (Forza Italia), contrario, ha ribadito che a suo giudizio la finanziaria rappresenta «la totale assenza di un progetto politico per la Sardegna; nessuno strumentalizza Usula ma ha detto cose molto diverse da quelle della maggioranza e, quanto a Deriu, la sua attenzione sembra rivolta più all’università che agli studenti, forse perché nella Giunta ci sono molti professori».  

Il consigliere Paolo Truzzu (Fd’I) ha dichiarato voto contrario ed ha affermato: «Si è persa un’occasione e si è assistito al solito rimpallo di responsabilità con poche proposte politiche». «Propongo quindi – ha concluso il consigliere della minoranza – che insieme con gli investimenti in cultura e università si investa sulla natalità per invertire l’inverno demografico».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha ricordato l’assenza di politiche attive del lavoro, per la formazione professionale e degli investimenti sul capitale umano, riportando le note critiche della Cisl. «Voto contro – ha dichiarato il consigliere della minoranza – ed a proposito di Università ricordo l’espropriazione fatta al Man e all’Università nuorese da parte della Regione».

La consigliera del gruppo Sovranità, democrazia e lavoro, Annamaria Busia , ha dichiarato voto favorevole ed ha rivolto ai colleghi l’invito all’astenersi dall’utilizzo del termine “marchetta”.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario ed ha ribadito che “la finanziaria è senza anima” auspicando una revisione dei rapporti tra Regione e Università («ci sono troppi rivoli per la distribuzione risorse ma resta carente lo stanziamento per la ricerca»).

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato “l’onestà intellettuale della minoranza” e la “volontà positiva” da sempre dimostrata: «Quanto affermato oggi nel corso del dibattito è la verità, sui vostri ritardi, sul metodo con cui procedete nel fare le leggi e sulla spesa dei fondi comunitari».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha espresso solidarietà alla collega Busia sulla questione dell’utilizzo del termine “marchetta” («anche se la questione non riguarda più solo il genere femminile»). L’esponente della minoranza, nel dichiarare il voto contrario ha domandato lumi sull’inserimento nel versante entrare del bilancio, del milione e 800mila euro dei fondi dei gruppi restituiti alla presidenza del Consiglio nella scorsa legislatura: «Avevamo deciso allora che quei fondi andassero nelle casse del Consiglio e non altrove».

Il presidente del Consiglio ha spiegato che lo sblocco dei fondi è stato deliberato con voto unanime dell’ufficio di presidenza.

Posto in votazione il passaggio agli articoli è stato approvato con 31 favorevoli e 15 contrari e si è passati all’ordine del giorno per l’approvazione del Defr 2016 (documento di economia e finanza regionale) sul quale hanno dichiarato voto contrario i consiglieri di Forza Italia, Ignazio Locci e Marco Tedde. Posto in votazione, l’ordine del giorno è stato approvato dall’Aula.

Il presidente a conclusione della seduta ha comunicato la convocazione della commissione Bilancio per l’esame degli emendamenti (domani alle 9.30) e dell’Aula per il proseguo dell’esame della manovra (domani mattina dalle 11.00 alle 13.00 e in seduta pomeridiana dalle 16.00 alle 20.00).

 

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Gianfranco Ganau 33

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha incontrato oggi con i capigruppo, le organizzazioni sindacali ed una delegazione di lavoratori di Ottana Polimeri.

«Conosciamo il dramma dei lavoratori di Ottana e di tutto il Nuorese – ha detto Ganau -; non abbiamo mai sottovalutato la portata di una vertenza così complessa che ruota attorno al nodo dei rapporti fra Clivati e l’Eni e che riteniamo strategica per tutta la Sardegna», assicurando inoltre “il massimo impegno” del Consiglio per accompagnare e sostenere, con atti formali, i successivi passaggi regionali e nazionali della vertenza.

A nome della Cgil, Sergio Zara ha rivolto un appello alle Istituzioni per salvare ciò che resta del tessuto industriale della Sardegna centrale, «non con interventi di assistenza ma con il sostegno ad investimenti produttivi». Zara ha poi messo l’accento sulle principali questioni aperte: il progetto Clivati da 50 milioni di euro per acquisire l’impianto Versalis (Eni) di Sarroch per produrre bottiglie di plastica, quello da 7 milioni per il riciclo degli scarti di produzione ed infine quello riguardante la realizzazione di centri costieri di stoccaggio di Gnl (gas naturale liquefatto) nei porti sardi.

Sergio Zara ha concluso sollecitando un impegno concreto del Consiglio su questi temi finalizzato alla stipula di un accordo di programma fra Governo e Regione sulla reindustrializzazione della Sardegna centrale.

Dopo gli interventi dei rappresentanti della Cisl e della Uil, che hanno ribadito la estrema gravità della situazione occupazionale del Nuorese che anche dal punto di vista sociale è ormai prossima ad un punto di non ritorno, ha preso la parola l’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras che ha fatto il punto sui passi in avanti compiuti dalla vertenza.

«La zona di Ottana – ha ricordato – è stata riconosciuta dalla Regione area di crisi ma, per impegnare concretamente il Governo centrale ad intervenire concretamente, serve uno specifico quadro normativo e giuridico le cui linee-guida saranno definite il prossimo 23 marzo in in vertice al ministero dello Sviluppo economico.»

«Per quanto riguarda la trattativa fra Clivati e Versalis per l’acquisizione dell’impianto di Sarroch il 3 marzo scorso l’Eni – ha proseguito l’assessore – ha manifestato la sua disponibilità a cedere lo stabilimento di Sarroch; spetta ora all’imprenditore formalizzare la proposta di acquisto». «La Regione e l’assessorato – ha detto ancora Maria Grazia Piras – seguono costantemente la vertenza, anche per ciò che concerne la questione energetica, con al centro il ripristino del regime di essenzialità oggetto di frequenti interlocuzioni con Terna, e la semplificazione delle procedure interne al sistema regionale per le autorizzazione legate a queste attività».

«Sui depositi costieri nelle zone portuali – ha concluso – ci sono passaggi amministrativi legati in parte alla Vas (Valutazione ambientale strategica) che sono fissati dalla legge ma possono in qualche caso essere abbreviati, fermo restando che i percorsi delle iniziative industriali hanno bisogno di un quadro normativo che per le infrastrutture destinate al Gnl ancora a livello nazionale non c’è ma il Governo ci sta lavorando con priorità.»

A nome dell’opposizione il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto con forza che il problema della Sardegna centrale «entri nell’agenda della Giunta regionale, al pari di altre vertenze come il Sulcis per la quale ci siamo impegnati da sempre e continueremo a farlo». «Chiediamo però la stessa attenzione – ha concluso – ed è necessario che la vertenza di Ottana arrivi al più presto sul tavolo del Ministero dello sviluppo economico».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato che «non esistono vertenze di serie A ed altre di serie B; quello dell’energia è un problema che la Sardegna affronta con un ritardo storico e con la responsabilità di non aver saputo sfruttare le opportunità avute a disposizione, anche in termini di aiuti dello Stato». «Sosteniamo la soluzione dei depositi costieri in attesa del metano – ha concluso Cocco – e non abbiamo nessuna intenzione di “abbassare” la guardia sulla vertenza della Sardegna centrale, di cui a breve tornerà ad occuparsi il Consiglio regionale.»

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il  presidente della commissione d’inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario e sull’adeguatezza dei suoi costi, Attilio Dedoni, ha formulato stamane una serie di richieste a conclusione dell’audizione dell’assessore della Sanità che ha partecipato ai lavori del parlamentino d’inchiesta che si riunirà anche questo pomeriggio, alle 17.30, per le audizioni dei commissari delle Asl e delle Aou della Sardegna.

Le richieste che verranno formalizzate nei prossimi giorni, nello specifico, sono le seguenti: i dati riferiti all’incidenza della spesa farmaceutica ed il suo andamento, i diversi costi di produzione nelle differenti aziende sanitarie, gli obiettivi aziendali raggiunti nelle singole Asl, le dotazioni del personale e la relativa distribuzione delle risorse umane, il lavoro interinale, gli appalti e i contratti di fornitura del sistema sanitario sardo.

Nel corso del suo intervento, l’assessore Arru, ha ripercorso le diverse iniziative che a partire dal 2014 hanno interessato il sistema della sanità isolana ad incominciare da quelle tendenti ad offrire un “quadro certo ed esaustivo della complessa situazione”. «Abbiamo attivato – ha dichiarato l’assessore – un piano di rientro e quindi accurati sistemi di controllo dei costi di produzione dei servizi per le singole Asl, così da lavorare per un efficientamento delle gestioni e da poterne valutare performance e risultati». Luigi Arru ha più volte rimarcato l’urgenza dell’approvazione del piano di riordino della rete ospedaliera ed ha sinteticamente esposto incongruenze e carenze dell’attuale organizzazione («ci sono ospedali che producono ricoveri per tre milioni di euro ma hanno un costo annuale di quindici milioni di euro») pur ricordando che «la Sardegna può contare su un buon sistema sanitario pubblico».

«Permangono ampi margini di miglioramento – ha spiegato l’assessore – ma abbiamo intrapreso una strada virtuosa, si pensi alla stabilizzazione della spesa nel 2014 e al blocco del costo della produzione nel 2015, ai risparmi conseguiti con gli appalti fatti con l’individuazione di un’unica Asl capofila o al 20% di risparmio registrato in alcune aziende sulla spesa farmaceutica territoriale».

L’assessore ha insistito sulla necessità di opportune scelte politiche («noi abbiamo fatto il possibile per fornire un quadro esaustivo del sistema sanitario e dei bisogni di salute in Sardegna») ed ha concluso ponendo un quesito non secondario ai commissari: «Sono sufficienti 2.9 miliardi di euro per garantire la sanità in Sardegna?».

Il capogruppo dei Popolari-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha concordato sull’urgenza delle scelte politiche ed ha fatto riferimento all’ipotizzata chiusura del punto nascita della Maddalena mentre il suo omologo della minoranza, Angelo Carta (Psd’Az) ha posto l’accento sulle problematicità inerenti il project financing di Nuoro. «Auspico un approfondimento in Consiglio regionale sul tema – ha affermato l’assessore – e ricordo come la relazione dell’Anac certifichi la complessità di una situazione che minaccia di spostare il rischio di impresa dagli operatori privati al pubblico».

Particolarmente critico l’intervento di Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro): «Voglio sottrarmi alla cappa di ipocrisia che aleggia nella commissione e pretendo un’inchiesta “vera” sui costi della sanità in Sardegna». L’esponente della maggioranza ha affermato che «la sanità sarda è ostaggio della politica» ed ha denunciato «connivenze tra gli apparati burocratici e politici». Desini ha citato il caso della Asl di Sassari, dove, a suo giudizio, sono presenti 140 amministrativi in più rispetto alla pianta organica ed ha preannunciato un dossier sul passaggio del personale ex Ipab alla Asl anche alla luce di un recente pronunciamento della Corte dei Conti per un caso analogo in Sicilia.

Concetti ripresi anche dal capogruppo di Sel, Daniele Cocco, che ha lamentato le lungaggini delle liste d’attesa ed ha citato casi di mala gestione, invitando inoltre l’assessore ad esprimersi sulle deroghe al blocco del turnover. L’esponete della maggioranza ha quindi chiesto lumi sull’incarico facente funzioni di direttore della Asl di Sassari ricoperto dalla medesima persona che ricopre l’incarico di direttore di distretto ad Alghero.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha invece ribadito i compiti che sono propri della commissione d’inchiesta («verificare i costi e la gestione della sanità negli ultimi dieci anni attraverso la verifica puntuale e completa di dati e documenti utili») nonché ha evidenziato i positivi risultati registrati in termini di contenimento della spesa, a partire dal 2014, soprattutto in riferimento al fabbisogno lordo per il finanziamento dei livelli essenziali di assistenza (lea).

«Mi sento autorizzando a denunciare pubblicamente ogni segnalazione politica, ad incominciare da quelle inerenti i concorsi nelle Asl», ha dichiarato l’assessore Arru in sede di replica ed in riferimento agli interventi di Roberto Desini e Daniele Cocco, «e ricordo che mi sono rivolto al comandante della Guardia di Finanza per promuovere un monitoraggio di tutte le attività del sistema sanitario, nonché al comando dei Nas per svolgere funzioni pro-attive nelle verifiche delle diverse strutture, anche alla luce dei recenti accadimenti che hanno avuto eco nelle cronache regionali e nazionale».

Ribadita la necessità di poter disporre, in tempi rapidi, della documentazione necessaria per compiere analisi puntuali approfondite, il presidente della commissione, Attilio Dedoni, ha quindi dichiarato conclusi i lavori della mattinata ed ha confermato le audizioni dei commissari delle Asl, nel pomeriggio, a partire dalle 17.30.

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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, e i commissari delle aziende sanitarie e delle due aziende ospedaliero universitarie, sono stati sentiti in audizione dalle commissioni Bilancio e Sanità del Consiglio regionale, per l’esame delle problematiche relative al piano di rientro del debito, alla luce degli obiettivi di riduzione dei costi in capo ai commissari di Asl e Aziende ospedaliere universitarie e dell’aumento delle aliquote Irpef e Irap, nonché al controllo e al monitoraggio “stretto” della spesa sanitaria, vista la sua incidenza sul bilancio regionale.

In apertura dei lavori, il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), nel rimarcare l’incidenza della spesa sanitaria («vale la metà dell’intero bilancio regionale») ha definito una “vera emergenza” l’esigenza non più derogabile di tenere sotto controllo costi e impegni ed ha annunciato la presentazione di un emendamento per migliorare il livello e la qualità delle informazioni che, in proposito, devono essere trasmesse al Consiglio regionale. «Proporrò – ha spiegato Sabatini – che ai sensi della legge n. 5/2015 l’assessore della Sanità riferisca trimestralmente anche alla Terza commissione e non soltanto a quella competente per materia, sul monitoraggio della spesa e sul piano di rientro, mentre entro il 30 giugno 2016, dovrà esserci la relazione sull’andamento della spesa delle Asl e delle Aou».

Il presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Socialisti), ha quindi invitato l’assessore a confermare l’entità del disavanzo che sembra attestarsi introno ai 399 milioni di euro ed ha altresì auspicato un’indicazione realistica sul peso dell’aumento dell’aliquota Irap nei bilanci delle singole Asl, che già nel 2015 hanno sostenuto maggiori oneri rispetto al 2014, a causa del primo incremento dell’imposta.

L’assessore, nel corso del suo articolato intervento, supportato dal direttore generale dell’assessorato, Giuseppe Sechi, ha illustrato i capitoli e le dotazioni di bilancio di competenza ma in premessa ha comunicato ai consiglieri, che nelle ore che hanno preceduto l’audizione, è stato particolarmente impegnato “per scongiurare il rischio commissariamento, da parte del ministero della Salute, sul piano di eradicazione della peste suina africana in Sardegna”.

In ordine al Bilancio 2016, l’assessore Arru ha preliminarmente osservato che rispetto al disavanzo stimato per il 2015, pari a 399 milioni, nel consuntivo dell’ultimo trimestre 2015 si è registrato un risparmio di 50 milioni, frutto – a suo giudizio – delle «buone pratiche nel frattempo introdotte».

Per il 2016 il fabbisogno dell’assessorato della sanità è quantificato in 3.280.115.000 di euro, a fronte di uno stanziamento in bilancio pari a 3.127.800.000 (meno 152 milioni di euro) mentre la richiesta di 300 milioni per la copertura del disavanzo è stata soddisfatta fino alla cifra di 280 milioni di euro. Restano, invece, senza stanziamento il saldo per la mobilità sanitaria interregionale relativa agli esercizi pregressi (fabbisogno 25.721.000 euro) e la quota integrativa per il trasferimento alle Asl delle risorse vincolate agli obiettivi prioritari (fabbisogno 10.823.000). Nella relazione dell’assessorato sono invece definite “voci sottostimate” lo stanziamento di 7 milioni per le borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione (fabbisogno di 10 milioni); le integrazioni per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria (2 milioni e mezzo a fronte di una richiesta di 4 milioni e 900mila ) e le spese per investimenti (stanziati 5 milioni su 29.654.000 richiesti).

Il taglio per le politiche sociali, per l’anno 2016, ammonta invece a poco più di 32 milioni di euro (210.547.000 contro i 242.592.000 del 2015) e sono ridotti di 17 milioni (30 milioni su 47 milioni) i finanziamenti per le cosiddette leggi di settore (provvidenze per talassemici, linfopatici, emofilici, nefropatici, trasporto handicappati, sussidi a persone affette da patologie psichiatriche) e di 10 milioni quelli a valere sulla legge 162/98, mentre sale a 14 milioni di euro la riduzione al fondo per il sistema integrato dei servizi alla persona (finanziamento Plus: da 24 milioni a 20 milioni per il 2016).

«Serve fare delle scelte – ha detto l’assessore – ma non può più passare il messaggio che la sanità sarda è un buco nero, mentre è vero che la sanità costa e che il mio compito è quello di qualificare la spesa.»

L’assessore, nel richiamare l’innalzamento dell’età media di vita anche nell’Isola e la particolare incidenza di alcune malattie, come ad esempio la sclerosi multipla, ha evidenziato l’incremento della spesa nei farmaci per l’epatite di tipo “C” ed ha auspicato la presa in carico da parte del sistema sanitario nazionale dei 50mila euro che la Regione spende per i farmaci innovativi.

Il responsabile della Sanità ha quindi riconosciuto come un “problema” per il contenimento dei costi, quelli relativi al personale ed alla spesa farmaceutica ed ha richiamato gli obiettivi di riduzione della spesa, imposti ai commissari delle Asl e delle Aou, per conseguire nel prossimo triennio risparmi pari a 330 milioni di euro, dei quali 62 milioni di euro nel 2016 (24 milioni sui farmaci territoriali; 12 milioni su farmaci ospedalieri; 17.300.000 euro su l’efficientamento degli ospedali, altri 3 milioni per l’efficientamento del territorio e 3 milioni su integrativa e protesica).

Luigi Arru ha concluso ponendo in rilievo l’urgenza della riorganizzazione della rete ospedaliera sarda ed ha dichiarato: «Senza le prerogative che ci derivano dall’essere regione autonoma, saremmo stati obbligati dal governo a fare fronte al disavanzo in sanità con l’aumento di Irap, Irpef e l’introduzione dei ticket».

I consiglieri della minoranza intervenuti (Edoardo Tocco, Fi; Giorgio Oppi, Udc; Ignazio Locci, Fi; Paolo Truzzu, FdI; Christian Solinas, Psd’Az;) hanno evidenziato come  dal quadro dei conti esposto dall’assessore si evince uno sbilanciamento di 172 milioni di euro, qualora il governo si faccia carico dei 50 milioni per i rimborsi dei farmaci per l’epatite “C” e se le Asl riusciranno a realizzare 62 milioni di risparmi nel 2016. I consiglieri dell’opposizione, nel merito del disavanzo, hanno inoltre rimarcato come manchi dalla previsione di sbilanciamento, l’incidenza dell’aumento dell’aliquota Irap che appesantirà i bilanci delle Asl per il 2016 nonchè la mancata quantificazione del costo delle anticipazioni finanziarie a cui hanno fatto ricorso le aziende sanitarie nell’ultimo trimestre 2015.

I consiglieri della maggioranza (Gigi Ruggeri, Pd; Annamaria Busia, Cd; Luca Pizzutto, Sel; Augusto Cherchi, Pds; Roberto Desini, Cd; Emilio Usula, Rossomori; Gianfranco Congiu, Pds; Pietro Cocco, Pd; Daniele Cocco, Sel; Rossella Pinna, Pd) hanno posto l’accento sui costi per il personale, sulle attività legate alla prevenzione e sulle conseguenza negative che deriverebbero dalla conferma dei tagli sul sociale.

A seguire i commissari dell’Asl 1 (Sassari), Agostino Sussarellu; dell’ Asl 2 (Olbia), Paolo Tecleme; dell’Asl 3 (Nuoro), Mario Palermo; dell’Asl 4 (Lanusei), Fabrizio Argiolas; dell’Asl 5 (Oristano), Maria Giovanna Porcu; dell’Asl 6 (Sanluri), Maddalena Giua; dell’Asl 7 (Carbonia), Antonio Onnis; dell’Asl 8 (Cagliari), Savina Ortu; dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino; dell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari, Giuseppe Pintor; hanno illustrato ai componenti la Terza e l’Ottava commissione le rispettive azioni poste in essere per conseguire gli obiettivi di contenimento dei costi (62 milioni di euro per il 2016, 128 milioni nel 2017 e 138 milioni nel 2018) stabiliti nella deliberazione della giunta regionale n.62/24 del 15 dicembre 2015.

I commissari, pur con alcuni distinguo legati alle peculiarità gestionali delle rispettive aziende, si sono detti fiduciosi nel conseguimento degli obiettivi di spending review fissati dall’esecutivo regionale ed hanno mostrato particolare ottimismo in riferimento ai risparmi che deriveranno dalle cosiddette “gare uniche” per le forniture di servizi e materiali alle diverse Asl dell’Isola.

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Una nuova manifestazione di protesta è stata messa in atto questa mattina dal Comitato per la mobilitazione popolare generale, iniziata lunedì con una serie di blocchi stradali sulla SS 130, la SS 195 e la SP 2.

Una delegazione composta da rappresentanti della Cisl e dei movimenti di Partite Iva, Zona Franca, studenti, artigiani e commercianti, ha occupato il municipio di Gonnesa. La protesta è stata interrotta dopo che l’Amministrazione del comune sulcitano, che come è noto è guidata dal sindaco Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, ha sottoscritto un documento unitario nel quale si afferma che «valutate le istanze è discusso la situazione generale, si condivide la necessità di favorire un serrato confronto istituzionale e con le parti sociali del territorio. Tutto ciò per favorire un tavolo di confronto che possa facilitare gli interventi, quelli già in atto e quelli da programmare, secondo una strategia di sviluppo sostenibile».

Nella stessa giornata odierna, sono stati occupati i municipi di Perdaxius, Santadi, Villaperuccio e Portoscuso, dove sono stati sottoscritti comunicati congiunti con le Amministrazioni locali, che alleghiamo.

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«Nel tentativo di disegnare a tutti i costi uno scenario a tinte fosche per le autonomie locali della Sardegna, soprattutto per mascherare la propria inefficienza, il centrodestra continua ad operare in modo coerente con la propria azione politica e amministrativa che da sempre li contraddistingue. Ovvero, la politica del rinvio perenne, l’uso incompleto dello strumento del referendum mai accompagnato da nessuna proposta organica di riassetto, un atteggiamento miope e cinico nei confronti del personale di Comuni e Province, la totale incapacità di dare risposte alle attese dei cittadini amministrati che da troppi anni assistono ad un progressivo scadimento da parte degli enti locali nell’erogazione dei servizi proprio a causa dei limiti normativi regionali e nazionali.»

Lo dice Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale.

«In realtà – aggiunge Pietro Cocco -, il centrosinistra al governo della regione ha approvato una riforma profondamente innovativa per il sistema degli enti locali della Sardegna che sancisce la scomparsa delle Province, istituisce la Città metropolitana, rafforza il ruolo delle Unioni di Comuni, attribuisce ai sindaci un ruolo di governo dei territori attraverso il potenziamento degli strumenti di associazionismo comunale. Una riforma che non prevede nuovi oneri finanziari e consente, mediante le nuove forme di cooperazione intercomunale, un effettivo risparmio o quantomeno a costi invariati di Fondo unico, un deciso miglioramento del rapporto costi-efficacia nell’erogazione dei servizi e delle funzioni.»

«Altro che occasione mancata – conclude Pietro Cocco – è il concreto avvio di una stagione di riforme, frutto di una lunghissima concertazione, non declamate ma realizzate sul serio.»

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Sono oltre un migliaio i manifestanti che hanno partecipato alla giornata di mobilitazione popolare organizzata dalla Cisl del Sulcis Iglesiente e da varie associazioni, i movimenti delle Partite Iva, studenti, artigiani e commercianti, per richiamare l’attenzione di politica e istituzioni nei confronti di un territorio stremato dalla crisi e dalla disoccupazione.

Fin dal primo mattino, ancora prima dell’alba, hanno bloccato la Strada Statale 130 alle porte di Iglesias e nei pressi di Siliqua, hanno rallentato il traffico lungo la SP 2 all’ingresso di Villamassargia e sulla SS 195 alle porte di Sant’Anna Arresi, dove transitavano i mezzi militari della base di Teulada. Con bandiere dei quattro mori (come previsto, non sono state esposte né bandiere di partito né delle organizzazioni sindacali), striscioni e fischietti, i manifestanti hanno occupato la sede stradale, fermando il traffico, e sdraiandosi per terra. La protesta si è svolta in un clima sereno e, nonostante i disagi che hanno dovuto sopportare per raggiungere le loro destinazioni, molti automobilisti hanno manifestato comprensione, consapevoli dei problemi all’origine della protesta.

Quella odierna è la prima giornata di una lotta che nelle prossime settimane, nelle intenzioni degli organizzatori, verrà estesa a tutte le altre zone della Sardegna in cui si vivono analoghe situazioni di crisi.

«Ma se è giusto che i cittadini ci spronino a lavorare ancora meglio per l’obiettivo di ricostruire il disastrato tessuto economico sulcitano, noi abbiamo soprattutto il dovere di ricordare e sottolineare quanto di buono è stato fatto in questi due anni per colmare il ritardo sul piano Sulcis accumulato dall’inettitudine del precedente governo di centrodestra, un governo sostenuto anche da tanti che hanno promosso o partecipato alla protesta di oggi.»

A dirlo è Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale e sindaco di Gonnesa.

«Con la Giunta guidata da Pigliaru, che nei prossimi giorni incontrerà amministratori e sindacati rappresentativi di tutto il territorio e di tutti i cittadini – aggiunge Pietro Cocco -, il Piano Sulcis si è rimesso in moto: i ritardi dovuti al pregresso ancora condizionano il percorso, ma basta scorrere le delibere della giunta di questi ultimi mesi per vedere come sia stato dato impulso a tutti i progetti, grazie anche all’interlocuzione costante e positiva con il Governo nazionale.»

«Intendo esprimere la mia solidarietà, e quella del mio partito – ha detto Luca Pizzuto, consigliere regionale e coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà –, ai manifestanti che hanno deciso di attuare questa forma dura di protesta. Estendo questo gesto anche a tutti coloro che, pur non condividendo la forma e le modalità decise per la manifestazione, si trovano a vivere un disagio che nel territorio del Sulcis Iglesiente sta raggiungendo apici e livelli forse mai conosciuti.

La mia personale vicinanza politica e umana, e l’impegno mio e del mio partito a farsi portavoce presso le istituzioni di questa condizione, va a tutti i lavoratori del polo industriale di Portovesme, agli artigiani, agli agricoltori, agli studenti, ai disoccupati, alle donne e ai giovani laureati che si vedono troppo spesso costretti a dover abbandonare la propria terra alla ricerca di un lavoro. Due cose però ci lasciano perplessi riguardo alla mobilitazione di oggi: in primo luogo riteniamo necessario non dividere il fronte del lavoro. La manifestazione di oggi viene definita come “mobilitazione di tutto il popolo del Sulcis” quando invece importanti organizzazioni sindacali, e pezzi di esse, insieme a centinaia di lavoratori che tengono aperte le proprie attività, non hanno aderito. L’unità del territorio e del mondo del lavoro, in questa fase – ha concluso Luca Pizzuto -, è la prima cosa da preservare, la più importante.»

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Il Consiglio regionale ha approvato (presenti 46, votanti 46, sì 29, no 17) il disegno di legge 176/A di riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna. Il provvedimento era entrato in aula il 9 dicembre. Il suo iter è stato lungo e travagliato: le sedute in cui  è stato discusso il disegno di legge sono state 17, per un totale di 52 ore e 35 minuti. Il Consiglio si riunirà lunedì primo febbraio, alle 16.00, per la seduta statutaria.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai, che ha comunicato l’assenza del presidente Gianfranco Ganau per impegni istituzionali. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art.76 del Dl n. 76 – Giunta regionale – Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna.

Aprendo la discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che alla fine della riforma il sentimento prevalente è quello della delusione, «lo dico come cagliaritano, perché la città viene rappresentata senza orgoglio e prospettive, incapace di accogliere sardi e tendere la mano a chi è rimasto indietro; emerge invece, purtroppo, una Cagliari isolata e prepotente che rischia di fare il vuoto attorno a se». Con questa legge, ha aggiunto, «tramonta l’idea di una Cagliari che vuole essere capitale di una Sardegna diversa, forte, aperta, a favore di un disegno in cui non vince Cagliari ma perdono tutti i sardi e scompaiono le autonomie comunali». E’la certificazione del fallimento, ha concluso, «della maggioranza e del centro sinistra che non hanno saputo interpretare i sentimenti migliori della Sardegna».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha parlato di un «ottimo disegno di legge che affronta un argomento oggettivamente complesso, cercando intanto di ridimensionare il ruolo eccessivo assegnato dalla legge Delrio alle città metropolitane (“o sei questo o non sei niente”), un modello a nostro avviso sbagliato in generale e per la Sardegna in particolare». Siamo contrari, ha sostenuto, «a concetti non urbani come quelli proposti dal centro destra, luoghi in cui le risorse, comprese quelle europee, sarebbero destinate ad ambiti non urbani e ad obiettivi differenti; crediamo invece che il modello ristretto sia corretto, ed ecco la prima grande differenza con la Delrio, per governare un sistema urbano complesso e non fare da volano all’economia sarda». Inoltre, non crediamo ad una Sardegna con trazione-città metropolitana, «per questo abbiano individuato altri strumenti per aree con caratteristiche diverse, e da qui discende il concetto di rete urbana come quella che già unisce Sassari ed altri Comuni nella programmazione strategica, a questo obiettivo dovranno tendere anche le altre reti urbane di nuova istituzione». In sintesi, ha concluso Demontis, «abbiamo utilizzato la nostra specialità per proporre un modello di Sardegna che potrà essere utilizzato in altre Regioni».

Il consigliere Mario Floris (Misto), dopo aver premesso di parlare «da innamorato della politica e dei partiti di massa che hanno fatto tanto bene alla storia dell’Italia e della Sardegna» ha sottolineato i grandi errori «di una riforma figlia di rapporti deteriorati fra cittadini ed istituzioni, sottomessa a personalismi e particolarismi, ennesimo esempio di un modo pasticciato di legiferare; ancora una volta si è cominciato dalla coda per appuntarsi una medaglia sul petto». Più volte, ha ricordato Floris, «ho invitato la maggioranza a riflettere per partire dalla riforma della Regione, dalla legge statutaria e dalla legge elettorale per poi arrivare alla riforma degli enti locali; oggi invece si compie un misfatto della politica che frantuma l’autonomia e rompe la solidarietà fra i territori». Oggi i partiti, ha detto ancora il consigliere, «sono venuti meno al loro ruolo ed oggi sono solo una brutta copia dell’originale, non c’è soluzione classe dirigente,si assiste ad un proliferare di liste civiche senza filtri, in un processo di decadenza che alla fine si ripercuote anche sulle leggi e sulle regole». Il presidente della Regione, la maggioranza e la Giunta, ha sostenuto Floris, «hanno voluto soffocare l’autonomia della Sardegna escludendo la minoranza da ogni contributo positivo; chi ha un minimo di conoscenza della storia della Sardegna sa che quanto accaduto non ha precedenti, che si va avanti senza analisi politiche e con la logica “o vi adeguate o vi mando a casa”, sono cose su cui non si può fare finta di niente».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ha dichiarato di accogliere «con un senso di liberazione l’arrivo al tratto finale della legge e, sotto questo profilo, le riflessione di Floris da condividere in toto, a testimonianza del fatto che le riforme fatte in solitudine non possono produrre niente di buono». Siamo di fronte ad una legge, secondo Tedde, «difficile anche da capire, una legge minestrone col ravanello della grande questione nuorese, infilata a forza nel testo violentando intere comunità, scandita dalla successione di versioni sovrapposte l’una all’altra in un clima di minacce pesantissime». Il perno del nuovo sistema, ha continuato Tedde, «è quello della città metropolitana di Cagliari passata col voto di sassaresi che si assumono responsabilità pesanti nel processo di svuotamento del centro e del nord della Sardegna; per il nord Sardegna, nello specifico, i numero espressi da tutti gli indicatori erano di gran lunga superiori, ed anche per questo salta agli occhi la desertificazione istituzionale di una parte importantissima dell’isola che sta perdendo corte d’appello, low cost, camera di commercio, autorità portuale ed altro». In conclusione, ad avviso di Tedde, «è venuta fuori una legge frutto della maldestra manipolazione e dall’evidente violazione della legge Delrio, che crea un’altra provincia al sud ed un reticolo di strumenti vuoti senza significato; sentiremo ancora parlare di questa legge perché i territori si ribelleranno».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che la legge «è una base solida in vista di una grande riforma per una pubblica amministrazione moderna, efficace ed efficiente, vicina ai bisogni dei cittadini, in una Sardegna moderna che ritrova unità attraverso il dialogo fra territori, solidale, con lo sguardo rivolto alla sua storia ma anche all’Europa; la riforma riorganizza il sistema degli Enti locali in una fase di transizione successiva al referendum sulle province, abolite ma ancora non cancellate definitivamente, assegnando un ruolo centrale agli ambiti strategici per porre al centro dello sviluppo la programmazione dal basso». Le riforma, ha osservato Cherchi, «favorisce il decentramento regionale con l’uguaglianza dei cittadini e pari opportunità per i territori, con i Comuni che saranno protagonisti secondo le loro vocazioni, in una Sardegna unita nelle differenze, dove crescono le relazioni fra le diverse aree, si favoriscono processi di aggregazione, superando contese anacronistiche che non fanno bene ai sardi». La crescita della nostra Regione, ha detto Cherchi, «deve essere uniforme e questo in definitiva è il ruolo della Regione e il rumore di fondo col tempo scomparirà; non ci affascina il ruolo di città metropolitana se intesa come un qualcosa che fa il vuoto intorno a se, al contrario ci siamo battuti per la tutela dei territori con apposite intese per ottenere misure perequative».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha in qualche modo immaginato la profonda delusione «di quei cittadini di serie b che aspettavano una riforma di buon senso e sono stati stesi dal plotone di esecuzione del Consiglio regionale che, seguendo i dettami della Giunta, si è dimostrata insensibile soprattutto verso la terra più povera (il Nuorese) che invece viene sfregiata e rapinata della propria memoria storica mentre cercava di risollevarsi». La maggioranza, ha protestato Crisponi, «non ha voluto ascoltare e non ha sentito ragioni, tutti i territori sono stati umiliati con pugni in faccia, facendo carne di porco delle piccole comunità e dei cittadini dell’interno; siamo davanti ad uno dei momenti più bassi della legislatura perché si è costruito un nuovo muro di Berlino, un nuovo Campidano, una terra promessa, l’unica Silicon Valley per chi cerca un posto di lavoro, dove è stato spostato tutto e di tutto e se ne accorgeranno ben presto cittadini ed amministratori».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha messo in guardia dall’approccio sbagliato ai processi normativi, perché le leggi devono essere innanzitutto utili. La legge, a suo giudizio, «ha un pregio, parte dall’esistente cercando di superare le province per ridisegnarle sulla traccia delle regioni storiche, ora sostituite da ambiti, consentendo alla Sardegna di guardare avanti, in un sistema in cui le città vogliono stare insieme perché vogliono migliorare i processi di governance per una Sardegna unita che combatte le diseguaglianze». Congiu ha poi rivendicato alla sua formazione politica alcuni punti qualificanti della legge, come il passaggio dedicato al superamento delle «disparità fra territori», alla «perequazione di ogni intervento», all’individuazione di «specifiche intese sostenute da risorse adeguate» che non «lasceranno lasciare indietro nessuno». Questa è la nostra idea di Sardegna solidale, ha detto ancora Congiu, «dove tutti sono sullo stesso piano, sono chiamati a responsabilità ed a fare il meglio, sarà una legge utile per quelli che vogliono stare insieme ed hanno capacità progettuale superando il rivendicazionismo querulo che non ha mai prodotto nulla».

E’ poi intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha confermato le critiche avanzate durante la discussione dell’articolato. «La maggioranza si è nascosta dietro il paravento della grande riforma economica e sociale introdotta dalla legge “Delrio” e dal decreto sulla spending review. Avremmo invece dovuto rinunciare al modello nazionale e spingerci oltre – ha detto Locci – questa riforma rischia di creare confusione con la creazione di meccanismi di obbligatorietà che svuotano le potestà degli enti locali». Secondo Locci, la riforma mette a rischio il principio di autodeterminazione delle comunità locali: «Il connubio tra la maggioranza, il relatore e l’Anci fa venire in mente il meccanismo di fuga dei sindaci dai loro comuni e dalle responsabilità nei confronti dei cittadini. Il processo di aggregazione indotta non farà altro che alimentare le spinte campanilistiche».

Molto critico anche l’intervento del vicepresidente del Consiglio Antonello Peru. «Con questa riforma, la maggioranza  ha trasformato la Sardegna in un campo di battaglia dove i sardi combatteranno contro altri sardi – ha sottolineato Peru – una guerra tra poveri scatenata da un progetto accentratore che amplifica i conflitti sociali». L’esponente della minoranza ha bocciato senza appello l’impianto del provvedimento: «Non si possono fare riforme con una sola visione mercantilistica – ha aggiunto Peru – disegnare la Sardegna con criteri economicistici rischia di marginalizzare i territori. Si sono persi di vista i valori dell’autonomia e dell’identità. Dentro la legge non c’è un’anima e un’idea di Sardegna».

Il consigliere azzurro ha poi attaccato i colleghi sassaresi per aver avvallato la scelta di istituire la città metropolitana di Cagliari: «Trionfa il cagliaricentrismo – ha rimarcato Peru – nella città metropolitana si concentrano servizi e risorse. Cari colleghi del sassarese, ve ne assumerete la responsabilità: avete confinato Sassari ai margini della Sardegna e lo avete fatto in modo consapevole».

Gianni Lampis (Fd’I) ha ricordato l’iter della riforma degli Enti Locali: «Questo disegno di legge è stato approvato dalla Giunta il 15 gennaio del 2015 – ha detto Lampis – ad un anno di distanza non ci sono vincitori ma un unico sconfitto: il popolo sardo». Secondo Lampis, la legge è stata costruita senza un percorso partecipativo dei territori. «Si è preferito decidere in una stanza con matita e squadretta – ha sostenuto Lampis – una grande legge di riforma aveva bisogno di altro. Potevamo fare di più e di meglio, noi come opposizioni ci abbiamo provato presentando proposte migliorative».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi espresso forti perplessità per alcuni contenuti della legge: «Pensavamo che non si dovesse più parlare di province, invece oggi si crea una nuova provincia, quella del Sud Sardegna, che richiederà di elaborare nuovi regolamenti e di individuare un nuovo capoluogo. Avevamo la possibilità di pensare ad un’unica città metropolitana o a due città, una del Sud e una del Nord, sarebbe stato questo il modo per costruire una Sardegna in grado di camminare in modo armonico e solidale. Oggi invece si creano territori di serie A e B – ha concluso Lampis – noi ci dissociamo dalle vostre scelte ribadendo fino alla fine la nostra contrarietà al provvedimento».

Voto contrario ha annunciato anche Alberto Randazzo (Forza Italia). Secondo l’esponente azzurro, la legge non tiene conto delle disposizioni dell’articolo 133 della Costituzione. «Non c’è stata concertazione con le comunità locali – ha detto Randazzo – i 71 paesi della provincia di Cagliari sono stati convocati? Perché solo 16 entrano nella Città Metropolitana e gli altri restano fuori?». Randazzo ha citato il caso di Dolianova, comune che ha chiesto di entrare nella Città metropolitana e non ha avuto risposta formale. « 50 comuni hanno già preparato un ricorso – ha concluso Randazzo – mi auguro che la legge sia applicabile, smettiamo di parlare di compensazioni, così si illudono i cittadini».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato il percorso legislativo che ha caratterizzato il Dl 176. «C’è stata un’istruttoria approfondita su diverse proposte della Giunta, un lavoro non sempre fatto attraverso i canali più ortodossi che ha portato ad accogliere dentro la norma le esigenze di varie categorie e dei territori – ha detto Tunis – la  Giunta ha scelto di non impugnare la legge Delrio, l’esecutivo non ha saputo comprendere che il giogo della grande riforma nazionale non era in grado di accogliere le esigenze della Sardegna. L’architettura istituzionale prescelta non fa emergere le potenzialità dei nostri territori».

Tunis ha poi sottolineato il pericolo di un ulteriore scollamento tra i cittadini e le istituzioni. «Si rischia di fomentare la fuga dalla politica – ha insistito l’esponente della minoranza – Pigliaru è il risultato di questo scollamento. In Sardegna non c’è più classe dirigente. Pigliaru è una supplente che certifica la decisione della Sardegna di non investire su se stessa e sulle proprie risorse. Con questa legge viene ulteriormente svuotata la figura dei sindaci».

Il consigliere di Forza Italia ha poi concluso il suo intervento lamentando la mancata apertura di un contenzioso nei confronti del Governo nazionale.«La ferita degli Enti locali rimane aperta – ha concluso Tunis – la prossima maggioranza si dovrà fare carico di modificare questa legge».

Giudizio diametralmente opposto quello del relatore di maggioranza Roberto Deriu (Pd) che, in apertura del suo intervento, ha ringraziato le opposizioni per aver consentito alla maggioranza “di mettere alla prova le proprie idee”. «Durante la discussione ci sono stati strafalcioni ma anche critiche di sistema alle quali abbiamo dato risposte di sistema – ha affermato Deriu – con Cossa abbiamo condiviso in Commissione l’esigenza di rispettare la Costituzione che impone una speciale ricognizione dello stato dell’autonomia della Sardegna».

Deriu ha poi elencato gli aspetti innovativi della legge: «Nella ricostruzione della realtà autonomistica siamo partiti dalla possibilità offerta dalla Costituzione di istituire una Città metropolitana e, considerate le carenze della Delrio, la abbiamo adeguata alla Sardegna – ha aggiunto il relatore della legge – sulla base di questo abbiamo ridisegnato le circoscrizioni provinciali basandoci sugli ambiti ottimali, poi ci siamo occupati dell’ambito comunale spingendo sulle Unioni. I comuni però non sono tutti uguali, ci saranno per questo reti urbane e reti metropolitane».

Deriu ha poi concluso il suo intervento annunciando il voto favorevole alla legge: «E’ un disegno limpido e chiaro che soltanto una dura opposizione poteva indurre a confondere con un pasticcio. C’è stato un grande lavoro sul personale, grande attenzione per la transizione in modo da evitare che, durante il trasloco, si perdano oggetti. E’ una grande legge ed è giusto che entri in vigore».

Alessandra Zedda (Fi) ha parlato di alcuni “buchi neri” che caratterizzerebbero la legge sugli Enti Locali ed ha rimarcato probabili profili di illegittimità in particolare per le parti che attengono la istituendo nuova provincia del Sud. «Con questa legge si è persa un’altra occasione – ha dichiarato l’esponete della minoranza – e non si è inciso sul tema dell’insularità mentre si è proceduto alla creazione di un ginepraio fatto di enti, incarichi e funzioni».  A giudizio di Alessandra Zedda con la riforma non ci saranno miglioramenti nei servizi e neppure in termini di crescita e sviluppo dei territori. La consigliere di Fi ha quindi ribadito il permanere delle “ingiustizie” tra le diverse realtà, anche in riferimento al personale impiegato nelle province soppresse («per fortuna sono state approvate un minimo di regole grazie anche alla sensibilità dell’assessore Erriu»). La consigliere ha quindi dichiarato che «questa non sarà una legge a costo a zero» ed ha riconosciuto come una novità «l’istituzione della città metropolitana di Cagliari».

Il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel), ha definito la legge “un ponte tibetano che congiunge il passato, rappresentato dalle province, e il futuro, che è rappresentato da ciò che sarà approvato dal referendum del prossimo ottobre”. «E’ un ponte tibetano di norme già scritte e norme da scrivere – ha spiegato l’esponente della maggioranza – in una situazione finanziaria che ci ha visto pagare tutto ed essere esclusi però da tutti i benefici che, invece, sono stati garantiti alle province italiane». Agus ha quindi affermato che “le unione dei comuni non sono mai partite, né sono chiare le loro funzioni, ma la nostra idea è che non sostituiscano i Comuni ma che svolgano funzioni che realmente portano vantaggi se esercitate in ambito più vasto”.

«Con questa norma applichiamo il referendum del 2012 – ha proseguito l’esponente di Sel – ed era un onere in capo alla precedente maggioranza».

Agus ha concluso argomentando la scelta dell’unica città metropolitana della Sardegna: «La città metropolitana di Cagliari non può essere un rubinetto a cui allacciarsi per ottenere le risorse ma è solo uno strumento per gestire meglio l’area vasta, mettiamo cioè un territorio in grado di risolvere problemi complessi e togliamo ogni alibi alla città metropolitana».

Il consigliere di Soberania e Indipendentzia, Paolo Zedda (Rossomori) ha definito la legge sugli Enti Locali «una riforma storica che non solo segnerà la Legislatura ma che porterà un progresso nell’ordinamento degli Enti Locali in Sardegna». «Dal nostro punto di vista di sovranisti – ha spiegato il consigliere della maggioranza – c’è il riconoscimento della forma e della peculiarità della nostra terra». Paolo Zedda non ha nascosto la soddisfazione “per aver dato seguito alla volontà referendaria” ma ha anche ricordato come nel 2012 i sardi si siano espressi anche per la riscrittura dello Statuto attraverso l’assemblea costituente («una battaglia su cui torneremo»). Il consigliere dei Rossomori ha quindi concluso con una dichiarazione di apprezzamento per la nuova legge sugli Enti locali.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas,  ha ripreso alcune parti dell’intervento del consigliere Deriu («ci rappresenta una legge armonica») ed ha affermato che la riforma in via di approvazione rappresenti meglio “un cerbero a tre teste” per raffiguare “la distruzione del passato, del presente e del futuro”. L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato l’urgenza di una “riscrittura del rapporto tra presidente della Regione, Giunta e Consiglio per evitare di continuare con la paralizzazione del confronto politico che è invece utile per generare riforme migliori”.

«Questa riforma – ha dichiarato Solinas – sarà giudicata da cittadini e dagli amministratori ed alla politica spetterà il compito di affrontare i problemi inerenti la sua piena applicazione». Il consigliere del Psd’Az ha ribadito le perplessità sul costo della riforma: «Non sarà una riforma a costo zero perché avrà costi non sono di natura finanziaria ma anche costi politici, culturali e sociali».  Christian Solinas ha concluso evidenziato in tono critico “l’accorpamento di funzioni e lo spoglio dei comuni più piccoli di competenze e risorse” e le mancate risposte sul tema dello spopolamento: «Assecondiamo un processo storico di polarizzazione demografica e lasciamo al centro dell’isola solo la crisi e la disperazione».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc), ha rivolto parole di apprezzamento, per il lavoro svolto, all’assessore e alla commissione Autonomia ed ha sottolineato la scarsa partecipazione, nelle fasi iniziali di discussione della riforma, da parte di molti consiglieri e di tanti amministratori. L’esponente della maggioranza ha concluso rimproverando alla minoranza lo scarso contributo offerto in sede di commissione per migliorare l’originaria proposta dell’esecutivo regionale.

Il capogruppo dei Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato di non condividere il “catastrofismo mostrato dall’opposizione” e pur affermando di non “essere del tutto soddisfatto dal provvedimento” ha preannunciato voto a favore del provvedimento. «Avviamo un percorso – ha spiegato il consigliere della maggioranza – che rappresenta un’assunzione di responsabilità e personalmente riconosco le criticità della legge ma come tutte le riforme anche questa è in progress e può essere migliorata». Zanchetta ha concluso riaffermando che ciò che serve alla Sardegna “è il riconoscimento in sede europea dell’Isola come un unicum: siamo l’Isola più lontana da Brussels e anziché dividerci come sardi dobbiamo unirci”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha  ricordato che proprio stamane  l’onorevole Pigliaru è a Roma a parlare di specialità e di autonomia. Mi aspetto quindi, ha detto, «la solita difesa d’ufficio sul piano esterno mentre sul piano interno, che tocca da vicino questa legge, non posso che rilevare che all’assessore hanno fatto fare una figuraccia facendogli ingoiare ben cinque proposte di legge l’una diversa dall’altra». La legge sull’edilizia, ha ricordato ancora Dedoni, «è ancora ferma dopo un anno e lo stesso accadrà per questa legge perchè le riforme non si possono fare a colpi di maggioranza, è importante invece che ci sia una discussione ampia perché sulle regole ci deve essere atteggiamento condiviso perché altrimenti a perderci sarà il popolo sardo». Se la legge fosse applicata, ha prefigurato il consigliere, «sarà il caos ed un disastro per la Sardegna con la moltiplicazione di organismi istituzionali ed un grave deficit di democrazia; il contrario rispetto alle intuizioni dei padri costituenti della Sardegna che avevano dato grande attenzione ai territori ed ai temi dello sviluppo, temi assenti da questa legge che non ha risorse anzi, mentre la crisi incombe si impoveriscono i territori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha sottolineato la contraddizione di molti interventi dell’opposizione, che «ha mescolato surrettiziamente le società in house dei Comuni con le province, o il polo culturale di Nuoro con la spoliazione dell’autonomia; è tutto chiaro, abbiamo fatto è una legge coraggiosa magari non indolore perchè in effetti ci sono stati fra di noi diversi mal di pancia ma avevamo la responsabilità di fare una buona legge e questo compito lo abbiamo portato a termine». Auspichiamo piuttosto, ha proseguito, «percorsi davvero perequativi per fare in modo che i diversi territori della Sardegna da S.Teresa a Villacidro abbiano gli stessi diritti, che ancora purtroppo non hanno; nella fase applicativa, inoltre, porremo la massima attenzione per intervenire se e dove necessario, perchè vogliamo che la Sardegna che oggi vive una grande emergenza cambi rotta, a cominciare dalle zone interne».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha osservato che «la legge ha tradito nello stesso tempo speranze e potenzialità; il primo testo era breve e snello, con pochi emendamenti, orientato alla semplificazione ma poi la Giunta Pigliaru ha messo la sua firma e alla fine del 2015 ci si è trovati a discutere di un pasticcio, 76 articoli ed oltre 2000 emendamenti, un record nella storia del Consiglio regionale». Ne è venuto fuori «un mostro con una pluralità di enti, una riforma che nasce con la necessità di essere riformata, perché pur di scontentare la minoranza si sono scontentati territori e cittadini, con l’unica preoccupazione per far quadrare i conti interni alla coalizione». Quanto alla città metropolitana, Rubiu ha rilevato che «sono state ignorate le istanze di categorie, e di amministratori locali, che chiedevano o una città metropolitana unica oppure una a nord ed una sud; questa sarebbe stata una vera riforma a misura di Sardegna ma l’appartenenza politica ha prevalso per giochi di partito raddoppiando perfino i consiglieri della città metropolitana, fatto unico in Italia».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha respinto in apertura l’interpretazione della legge-minestrone, penso invece che «è stata una delle leggi più discusse della storia dell’autonomia e per certi aspetti può essere un merito, perché l’assessore non si è mai sottratto al confronto in nessuna parte dell’Isola, ma anche un demerito perché quando i tempi diventano troppo lunghi non sempre si arriva al risultato migliore». Si tratta di una riforma, ha aggiunto, «che interessa molto ai cittadini come dimostrato dalla partecipazione degli amministratori locali e di larga parte della società sarda, complessivamente ha un indirizzo positivo anche se migliorabile ma è importante intervenire quando sarà sperimentata sul campo». Desini ha poi rivendicato al suo gruppo la proposta della perequazione fra territori «perché, al di la delle sigle, è stato stabilito un principio che vale per tutti, un principio di solidarietà sociale che governerà la nostra azione futura».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver ricordato la ricorrenza del Giorno della Memoria, ha sottolineato che «si arriva alla riforma dopo una discussione molto lunga dentro e fuori il Consiglio regionale per disegnate un nuovo assetto istituzionale della nostra Regione, in coerenza con il programma elettorale presentato ai sardi, adempimento oltretutto necessario dopo il referendum per cui si sono spese molte parole a vuoto, spesso fuori luogo, ed anche per rispondere alle sfide che il futuro propone alla nostra Regione». Ci abbiamo messo tutto l’impegno per fare la migliore legge possibile, ha detto ancora Cocco, «e pensiamo di aver operato bene attivando un nuovo rapporto diretto fra Comuni e Regione e riconoscendo ruoli diversificati a diverse città ed aree dell’Isola, mentre l’opposizione a fronte di oltre 2600 emendamenti ha proposto solo la città metropolitana unica, una boiata che non esiste al mondo».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha osservato che «c’è molta confusione nel centro sinistra ed evidentemente Cocco deve sintonizzarsi col suo partito perchè quella della città metropolitana unica è proprio una idea di Soru; ma, a parte questo, il dato di fondo è che la coalizione sovranista e identitaria ci ha proposto un appiattimento colossale alla legge nazionale, altro che pensare come i sardi e fare le leggi per i sardi». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha accusata di una «operazione squallida che sarà criticata, giudicata e rispedita al mittente; il relatore Deriu ha riconosciuto il ruolo di opposizione ed il significato del conflitto positivo, ma questo non può far dimenticare il testo più volte riscritto e cancellato con il presidente dell’Anci Piersandro Scano che vi ha tolto dall’imbarazzo, forse non facendo l’interesse dei sindaci ma dando una stampella ad una maggioranza allo sbando mentre Pigliaru diceva: altrimenti andate a casa». Un clima, ha ricordato ancora Pittalis, «scandito anche da una serie di emendamenti non della Giunta ma della maggioranza, sconfessando platealmente la Giunta; perciò è chiaro che il confronto fra sordi lo ha voluto la maggioranza andata avanti con proposte sostitutive senza rendere parte al dibattito, consumando l’ennesima vergogna a danno dei sardi e dei territori ai quali si promette una perequazione senza risorse».

A nome della Giunta l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha sostenuto che la riforma «allinea la Sardegna al miglior riformismo regionale, tenendo presenti le indubbie criticità della legge Delrio ma anche della situazione di partenza che, non dimentichiamolo, era ed è quella di enti che non riescono a fronteggiare nemmeno l’ordinaria amministrazione». L’obiettivo strategico della legge, ha continuato Erriu, «non è tanto quello del risparmio ma di dare alla pubblica amministrazione efficacia, qualità, semplificazione ed accelerazione dell’azione amministrativa, tutti temi sui arriviamo molto tardi e rischiamo di pagarne i costi, essendo l’ultima Regione d’Italia che interviene sulla materia». Sono poi molto orgoglioso, ha detto ancora l’assessore, «di una riforma largamente discussa che ha coinvolto tutti in tutti i territori, come è e giusto, senza espropriare il Consiglio regionale, arrivando a scelte che sono state in qualche caso divergenti ma comunque si è arrivati ad una buona sintesi». In questa legge, ha concluso Erriu, «c’è una forte innovazione che migliora l’esistente, supera la frammentazione e l’incertezza normativa e rappresenta un solido punto di partenza, anche per il forte ruolo assegnato alla conferenza Regione enti locali e Consigli enti locali; nello stesso tempo si sono messi in sicurezza lavoratori con lo scopo di assicurare a tutti i sardi parità di servizi, con la consapevolezza che ci viene da una visione ottimista della realtà sarda».

Conclusi gli interventi dei capigruppo, il presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 76 “Entrata in vigore”  che è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

L’Aula è poi passata alla votazione finale della legge. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Salvatore Demontis (Pd) che ha difeso l’azione svolta all’interno della maggioranza a sostegno della rete metropolitana. « Non accetto che questa proposta venga svilita – ha detto Demontis – la Sardegna presenterà uno schema di decreto legislativo, se sarà accolto dal Governo il nostro diventerebbe un modello da seguire a livello nazionale: la rete metropolitana avrebbe la stesse funzioni della città metropolitana». Demontis ha poi chiarito che, anche in caso di mancato accoglimento delle proposte sarde da parte del Governo, la Regione garantirà risorse adeguate per assicurare la sostenibilità urbana».

Giudizio positivo anche da parte di Lorenzo Cozzolino (Pd), secondo il quale la legge “muterà profondamente il quadro normativo esistente”.

Cozzolino ha apprezzato il lavoro svolto dalla maggioranza che “non si è limitato a copiare la normativa nazionale ma ha proposto elementi innovativi”. Il consigliere del Partito Democratico ha infine difeso l’impianto della legge: «I comuni assumeranno una funzione vitale nell’assolvimento delle pubbliche funzioni, ci sarà una sinergia tra comuni, unioni e città metropolitana. Altro elemento innovativo – ha concluso Cozzolino – sono gli ambiti territoriali strategici. Se la riforma sarà attuata correttamente, consentirà di alzare la qualità dei servizi e ridurre gli sprechi».

Voto favorevole ha annunciato anche Rossella Pinna che ha definito la riforma «coraggiosa, credibile, concertata e condivisa dopo il nulla lasciato dai referendari che hanno ingannato i sardi senza avanzare proposte alternative».
Secondo Pinna la norma approvata è ambiziosa perché «guarda ai territori e tiene conto delle varie identità che sarebbe stato assurdo ricomprendere in un’unica città metropolitana come proponevano le opposizioni».

L’esponente della maggioranza ha poi concluso il suo intervento rivolgendo un ringraziamento all’assessore Erriu, al presidente della Commissione Autonomia Agus e al relatore di maggioranza Deriu: «Questa è una legge che guarda a una Sardegna unita, basata sulla cooperazione, rispettosa di tutti. Una norma che vuole combattere l’inefficienza e gli sprechi. Sarà una legge perfetta? Non lo sappiamo – ha concluso Pinna – di sicuro è la migliore legge possibile».

Piermario Manca (Partito dei Sardi) ha spiegato l’atteggiamento assunto dalla maggioranza durante il dibattito: «E’ vero che molti di noi sono stati silenti – ha detto Manca – ma lo hanno fatto per una ragione di tatticismo. Il dato di fatto è che questa autonomia non funziona, le zone interne si stanno depauperando. I consiglieri che provengono dai territori marginali hanno rinunciato a partecipare allo scontro tra Nord e Sud Sardegna. Non è vero che abbiamo premiato Cagliari, a questo si è posto rimedio con la perequazione, ma per la prima volta abbiamo rinunciato alla contrapposizione per chiedere pari diritti e solidarietà per le zone interne».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha difeso il ruolo svolto dalle opposizioni. Rivolto al consigliere Demontis ha detto: «Non è noi che deve convincere sulla bontà della sua proposta ma i suoi conterranei. Dovreste ringraziare l’opposizione che ha fatto da pungolo. Abbiate rispetto per il ruolo della minoranza».  

Gigi Ruggeri (Pd) ha invece definito “molto soddisfacente” il provvedimento e lamentato il modo con cui si è svolto il dibattito: «La riforma è stata caricata di significati che non aveva, come se fosse un lasciapassare per il paradiso o per l’inferno. Il dibattito – ha sottolineato Ruggeri – è stato involgarito da un approccio localistico. Queste sono leggi che guardano alla realtà, fotografano i bisogni e cercano di dare risposte. Un bisogno è rappresentato dalla città metropolitana, un altro dall’Unione dei Comuni. Il contributo delle opposizioni non è stato all’altezza dell’intelligenza di molti dei suoi componenti. La norma che ci accingiamo ad approvare è un punto di partenza, probabilmente dovrà essere sottoposta a manutenzioni ma dice che noi abbiamo inaugurato la stagione del fare».

Voto favorevole ha annunciato anche Antonio Gaia (Upc). «L’impalcatura è buona, ogni legge è perfettibile – ha esordito Gaia – anch’io mi sarei auspicato una maggiore condivisione però così non è stato. I problemi non sono di Nuoro, di Olbia, di Sassari o Oristano ma di tutti i sardi, se non riusciamo a svestirci della casacca territoriale non capiamo quale è il nostro ruolo all’interno di questa Assise».

Il consigliere dell’Unione Popolare Cristiana ha poi espresso apprezzamento per le unione dei comuni: «Consentiranno di risparmiare e di razionalizzare la gestione dei servizi ma soprattutto rappresenteranno l’antidoto allo spopolamento – ha concluso Gaia – se le idee convincono e trascinano solo i fatti possono dare concretezza alle idee».

Piero Comandini (Pd) ha ricordato il dramma dello spopolamento che colpisce molti comuni dell’Isola: «La Sardegna dell’interno si sta svuotando, 150 comuni hanno perso il 30 % dei loro abitanti negli ultimi anni. Lasciando le cose come erano non avremmo dato risposte e avviato il cambiamento».

Secondo Comandini, sarà compito del Consiglio perfezionare la legge: «Starà a noi arricchirla nei prossimi mesi e nei prossimi anni. I sardi non sono divisi ma ci chiedono di decidere per loro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha lodato “l’equilibrio e la pacatezza” dell’assessore Erriu ma espresso dubbi sul fatto che la riforma degli enti locali rispetti i dettami della legge Delrio.  Forti critiche invece nei confronti dei consiglieri del sassarese che in aula non hanno messo in pratica ciò che hanno detto nei loro territori.

Walter Piscedda (Pd) ha rivolto un ringraziamento a tutto il Consiglio per il lavoro svolto e mostrato apprezzamento per i contributi arrivati da fuori, a partire dall’Anci e dai singoli sindaci. «Abbiamo fatto un buon lavoro, lungo e meditato – ha concluso Piscedda – ho imparato molto dal dibattito, la politica è stata alta e positiva».

Giuseppe Meloni (Pd) ha confermato in aula le perplessità mostrata da subito nei confronti della legge di riforma annunciando, unico caso tra i consiglieri di maggioranza,  il suo voto contrario. «Sono stato critico dall’inizio – ha spiegato Meloni – ho tentato di dare un apporto in commissione e in Aula, ma è rimasta la mia contrarietà di fondo».

IL consigliere gallurese ha contestato le modifiche apportate dalla Commissione al disegno di legge varato dalla Giunta: «In origine erano previste le unioni dei comuni di area metropolitana che prevedevano un buon trattamento per chi stava nelle zone servite da porti e aeroporti. La norma è poi sparita, in commissione il Nord Sardegna è stato tagliato fuori. Assurdo inoltre che la Gallura torni sotto Sassari».

Luigi Lotto (Pd) ha invece lodato l’operato della Giunta: «Bisogna dare merito all’assessore Erriu per il confronto ampio avuto con la maggioranza e con i territori, i sindaci e l’Anci – ha detto Lotto – lo stesso confronto purtroppo non c’è stato in Consiglio tra maggioranza e opposizione, nemmeno dopo che la minoranza ha ottenuto il rinvio della legge in Commissione. A me questo dispiace».

Secondo l’esponente del Pd, il testo finale è diverso da quello iniziale: «Ciò  dimostra che la maggioranza non era al guinzaglio di nessuno. L’impianto della norma è buono, gli ambiti strategici territoriali sono la chiave di volta per la gestione equilibrata dei finanziamenti. Le città medie e le reti metropolitane sono le risposte ai singoli territori».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha denunciato che nella legge permangono “iniquità, ingiustizie e il tradimento verso i territori”. «E’ una riforma che guarda al passato – ha spiegato l’esponente della minoranza – ed è una legge che fallisce e che troverà difficoltà nella sua applicazione». Il consigliere dei Riformatori ha quindi conluso preannunciando voto contrario al provvedimento.

Stefano Tunis (Fi) ha ribattuto alle dichiarazioni fatte dal consigliere del Pd, Luigi Lotto: «Una legge è per definizione generale e astratta mentre voi confermate di aver voluto spendere una parola per tutti i territori e così facendo avete scritto il necrologio delle autonomie locali piuttosto che una legge che soddisfi tutti». L’esponente della minoranza ha preannunciato voto contrario ed ha difeso la proposta di istituire la città metropolitana per tutto il territorio della Sardegna: avrebbe consentito la reale soppressione delle province e non avrebbe costretto i Comuni ad aderire all’unione dei comuni.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), ha preannunciato voto favorevole: «E’un’ottima legge e  ringrazio l’assessore, il relatore e la commissione per il lavoro svolto». «La legge è partita male – ha ammesso l’esponente della maggioranza – con un dibattito incentrato sulla contrapposizione tra Cagliari e Sassari, ma poi si è riconosciuto che la prima è riconosciuta da una norma nazionale e che sarà un’opportunità per tutta la Sardegna». «Non ringrazio la minoranza – ha concluso Antonio Solinas- perché poteva fare di più e doveva lasciar perdere la facile propaganda».

Mario Floris (Misto-Uds), ha sottolineato come nelle dichiarazioni di voto fatte dai consiglieri della maggioranza emergano preoccupazione ed anche “una certa scontentezza perché questa legge poteva essere fatta in maniera diversa”. L’esponente della minoranza ha concluso preannunciando voto contrario.

Alessandro Collu (Pd ma gruppo Soberania e Indipendentzia) ha preannunciato il voto a favore ed ha dichiarato, rivolgendosi al capogruppo di Fi, Pietro  Pittalis: «dai banchi della maggioranza siamo intervenuti poco ma abbiamo ascoltato tanto». Il consigliere del centrosinistra ha quindi ringraziato relatore, assessore e commissione “per la sintesi fatta, tale da consentire l’approvazione della migliore legge tra quelle possibili in materia di riordino degli Enti Locali”.

Alberto Randazzo (Fi) ha preannunciato voto contrario («mi sorprende che la maggioranza definisca questa legge migliorabile dopo che è stata votata solo da consiglieri della maggioranza») ed ha denunciato l’inapplicabilità dei collegi per l’elezione della Camera dei deputati alla Sardegna, dopo l’approvazione della legge sugli Enti locali.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha preannunciato voto a favore ed ha definito “normali e legittime” le contrapposizioni su un tema “così difficile e delicato oggetto da anni del confronto politico e istituzionale”.  L’esponente del Pd ha ricordato la “positiva sintesi” fatta dalla maggioranza ed ha sottolineato come il provvedimento finale “migliori la proposta originaria dell’esecutivo”. Gavino Manca ha concluso chiedendo l’impegno della Giunta perché “dopo la concentrazione di poteri che si registra su Cagliari si proceda con un reale riequilibrio tra i diversi territori della Sardegna”.

Il capogruppo di Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato voto favorevole ed ha citato un vecchio detto popolare in gallurese: “in caminu s’acconcia lu barriu”. «Sottolineo cioè – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – che anche questa legge è perfettibile così come è chiaro serve una perequazione da parte della Regione per quei territori come la Gallura a cui tanto è stato negato».

Christian Solinas (Psd’Az) ha espresso “vicinanza al travaglio politico del collega Meloni (Pd) perché è per larga parte il nostro travaglio”. «Noi sardisti – ha aggiunto l’esponente della minoranza – proviamo dispiacere vedere che una riforma così importante è votata solo dalla maggioranza numerica, e nemmeno tutta, del parlamento dei sardiۜ». Christian Solinas ha ricordato le proposte di modifica avanzate ed ha così motivato il voto contrario al provvedimento: non ci sono le condizioni per mutare giudizio negativo espresso inizialmente.

Il capogruppo di Sovranita, democrazia e lavoro, Roberto Desini, ha polemizzato con il suo collega Marco Tedde (Fi) ed ha ribadito soddisfazione politica per l’approvazione dell’articolo 8 della legga laddove si riconosce a Sassari la rete metropolitana e che impegna la Regione nella perequazione. Il consigliere della maggioranza ha quindi preannunciato voto a favore ed ha ammesso: sono partito da una posizione personale differente, dichiarando che non avrei votato una legge dove si istituiva la sola città metropolitana di Cagliari ma dopo il via libera alla rete metropolitana di Sassari ho cambiato idea.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc), ha preannunciato voto contrario ed ha rivolto le congratulazione al collega Meloni (Pd): «Ha dimostrato di avere coraggio e di essere fuori dallo schema dei partiti». Rivolgendosi al consigliere Lotto (Pd) che aveva definito ridicola la proposta di istituire la città metropolitana per tutta l’Isola, Rubiu ha dichiarato: vada a spiegarlo alla vicepresidente del Pd, Serracchiani che ha fatto della sua regione un’unica città metropolitana.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha preannunciato voto contrario ed ha affermato che “in questa legge c’è un pensiero debolissimo verso gli Enti Locali della Sardegna”. «Avete i numeri per approvare questo provvedimento – ha proseguito l’esponente della minoranza – ed assumetevi dunque tutte le responsabilità ma smettetela di fare l’opposizione nei vostri territori e la maggioranza in quest’Aula». Pittalis ha definito la riforma «un attentato vero al sistema dei Comuni, relegati a enti di quinto livello, rispetto ad una Regione che più centralista di così si muore».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), non essendoci altri iscritti a parlare a posto in testo della legge che è approvato con 29 favorevoli e 17 contrari ed ha quindi dichiarato conclusi i lavori dell’Aula, annunciando la convocazione del Consiglio per lunedì 1 febbraio 2016, alle 16.00, in seduta statutaria.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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«Il problema è sempre quello di trovare una soluzione strutturale sulla questione energetica a prezzi competitivi per il rilancio del sistema produttivo del Sulcis Iglesiente e della filiera dell’alluminio di Portovesme. Il Governo ha il dovere di intervenire direttamente sulla vertenza Alcoa e far sì che la produzione di alluminio diventi una una volta per tutte una scelta strategica non solo per la Sardegna ma per l’Italia. Occorre mettere a punto una piattaforma per la qualificazione del settore che trovi, con una specifica e organica politica industriale, uno stretto collegamento a livello europeo.»

Lo ha detto stamane Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, durante la manifestazione dei lavoratori ex Alcoa in Consiglio regionale.

«Sul costo dell’energia – ha aggiunto Pietro Cocco -, vero nodo centrale della vicenda, le strade sono obbligate: attraverso un accordo bilaterale o attraverso procedure già recepite in Italia per favorire e rendere competitive le grandi aziende elettrointensive, con uno sgravio sui costi di approvvigionamento dell’energia elettrica, attraverso la cosiddetta “superinterrompibilità” o misure analoghe che producano un contenimento dei costi energetici come il contratto di “interconnector” combinato con l’interrompibilità semplice.»

«Questi processi – ha concluso il capogruppo del PD – devono essere assolutamente governati in prima persona dal presidente del Consiglio dei ministri Renzi, e noi saremo sempre vicini alla lotta dei lavoratori, dei sindacati e degli amministratori locali del territorio, da sempre uniti nella battaglia e nella speranza, necessari per il raggiungimento dell’obiettivo.»

Alcoa 3

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Il Consiglio regionale ha approvato oltre 40 articoli del disegno di legge n. 176, che determina la nuova organizzazione degli enti locali.

Stamane la seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Il Consiglio ha approvato, attraverso il voto favorevole di emendamenti presentati dalla maggioranza con il parere favorevole della commissione e della Giunta, la soppressione dell’art. 31 (soppresso), l’art. 32 (“Funzioni della città metropolitana”) e l’art. 33 (soppresso)

L’Aula ha quindi iniziato l’esame dell’art. 33/bis. Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di un corpus di norme che, a parole, «ha l’obiettivo di per ammodernare il sistema degli enti locali con una sola città metropolitana, mentre poi si focalizza l’attenzione sulla municipalità di Pirri; in altre parole, nel momento in cui si cerca di ottimizzare e razionalizzare tutto finisce col dare spazio anche alle mini spinte campanilistiche, mettetevi la mano sulla coscienza, e chiedetevi se a questo punto non sia il caso di tornare alle circoscrizioni ed ai comitati di quartiere così tutti avranno un contentino».

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 1980, sostitutivo totale dell’art. 33/bis.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha detto che «continua la saga dei nuovi termini, si parla addirittura forum sociali di quartiere e nessuno batte ciglio, si dice prima un fermo no a tutte le sovrapposizioni e poi si moltiplicano organismi con alchimie che non cambiano nulla; anzi si peggiora il quadro istituzionale aumentando disservizi e disagi per cittadini».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha affermato che «fuori dal palazzo si vorrebbe radere al suolo tutti gli strumenti di democrazia ritenuti uno spreco e un danno alle istituzioni, io invece sono a favore della democrazia e rivendico questo emendamento; non è accettabile considerare la rappresentanza un problema, se no si nomina un podestà che lavora da solo magari per 500 euro al mese». I forum sociali di quartiere, ha aggiunto, «sono una risposta alle comunità a costo zero e saranno coordinati dai Comuni, dobbiamo difendere gli spazi di democrazia».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha dichiarato di condividere alcune argomentazioni di condivido Pizzuto, ricordando anche la sua esperienza in circoscrizione «dove arrivavano molti cittadini ed era un fatto positivo proprio per chi non aveva santi in paradiso e credeva nelle istituzioni; però se esistono strumenti di democrazia utilizziamo quelli che ci sono ma non ne inventiamo altri, oltretutto privi di reali poteri».

Il consigliere Alberto Randazzo (Forza Italia) ha osservato che Pizzuto parla bene ma poi «avalla operazioni molto discutibili come quella di inserire nella pubblica amministrazione gente che non ha fatto un concorso; perciò gli appelli alla democrazia non contano nulla quando poi si fanno marchette con 1.000 persone infilate a forza nelle piante organiche, a dispetto delle decisioni del governo che prevede rigore nelle partecipate».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha apprezzato l’intervento di Pizzuto sottolineando però la necessità di essere coerenti, perché con la legge «si sono costruiti meccanismi che escludono i cittadini dalla partecipazione perché tutto ruota attorno al potere dei Sindaci svuotando i consigli comunali; i forum sono quindi un pannicello caldo che scompare di fronte a quanto si è costruito con questa riforma».

Il consigliere Marco Tedde, sempre di Forza Italia, ha osservato che «è vero che la democrazia non è un problema però con la moltiplicazione dei pani e dei pesci la si rende molto più difficile alimentando confusione; la partecipazione obbligatoria non funziona perché perde spontaneità ed efficacia, in definitiva sì alle premesse di Pizzuto ma totale dissenso sulla applicazione pratica del principio».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha riconosciuto a Pizzuto di aver stimolato il dibattito con argomenti condivisibili ma solo in linea di principio, «però sembra che sia stato assente in questo mese in cui si è accentrato tutto il potere sulla Giunta, sulla Regione e sulla città metropolitana di Cagliari, non si può confondere democrazia non è demagogia».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha ammesso che Pizzuto parla con finalità nobili ma «gli istituti previsti dalla legge non hanno senza alcuna utilità, perché la partecipazione popolare è un bene ed ha effetti positivi però c’è molta differenza fra le azioni contro la povertà proposte dal gruppo di Sel e le decisioni con cui la Giunta cancella leggi e taglia risorse contro la povertà, Sel dovrebbe aprire gli occhi sulle questioni sostanziali altrimenti non è credibile».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 1980 (“Decentramento e partecipazione”) sostitutivo totale dell’art. 33/bis, che il Consiglio ha approvato.

Il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd), ha chiesto un rinvio del Capo secondo del disegno di legge 176 insieme con una sospensione dei lavori di 15 minuti. Il presidente ha accordato la sospensione ed alla ripresa l’Aula ha approvato il rinvio al pomeriggio dell’esame degli articoli del Capo secondo, dal 34 al 40 bis.

Aperta la discussione sull’articolo 41 (Abolizione controllo eventuale) e degli emendamenti ad esso presentati, il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd), ha espresso parere contrario per tutte le proposte di modifiche tranne che per il 1990 (Deriu-Agus) che sostituisce interamente la precedente formulazione dell’articolo abrogando i commi 3 e 4 dell’articolo 31 delle legge regionale 22/2002 n. 7 (Finanziaria 2002).

La giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore e l’Aula non ha approvato gli emendamenti soppressivi totali n. 857-1097-1740-2069 ed ha proceduto con successiva votazione all’approvazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 1990 che ha quindi comportato la decadenza di tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo 41.

Aperta la discussione sull’articolo 42 (Potere sostitutivo) e degli emendamenti ad esso presentati il relatore della maggioranza ha dichiarato parere contrario a tutte le proposte di modifica tranne che all’emendamento n. 1991 (Deriu-Agus) che riformula totalmente la procedura inerente il potere sostitutivo regionale nel caso di mancata adozione degli atti obbligatori previsti dalla presente legge.

L’assessore degli Enti Locali ha espresso il parere della Giunta: conforme a quello del relatore.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato che «l’articolo sull’applicazione del potere sostitutivo appare come un’intrusione della Regione rispetto alla volontà delle comunità locali». «Non si comprende il senso dell’articolo ha concluso l’esponente della minoranza – che cosa significa applicare il potere sostitutivo per i mancati pagamenti?».

Posti in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 858-1098-1741 non sono stati approvati mentre l’Aula ha dato il via libera con 31 sì e 17 contrari all’emendamento sostitutivo totale n. 1991 che ha comportato la decadenza di tutte le altre proposte di modifiche presentate all’articolo 42.

Aperta la discussione sull’articolo 43 (composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali) e degli emendamenti ad esso presentati, il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd) ha dichiarato parere favorevole per gli emendamenti n. 1992, 1993, 2241, contrario per tutti gli altri ad eccezione del n. 2521 per il quale si è rimesso alla decisione dell’Aula. La Giunta ha espresso parere conforme a quello del relatore che immediatamente dopo ha preso la parole per segnalare che gli emendamenti 2099 e 2962 trattano argomenti di pertinenza dell’articolo 71 ed in quella sede si sarebbero dovuti trattare.

Il presidente del Consiglio ha concordato con la valutazione del relatore della maggioranza ed ha annunciato lo spostamento dei due emendamenti dall’articolo 43 all’articolo 71.

Il consigliere del gruppo misto, Mario Floris (Uds), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha definito “inusuale” il modo di procedere: «Andiamo avanti alla cieca e se la maggooranza ha necessità di approfondimenti e riflessione rinviamo al pomeriggio la trattazione degli articoli»

Il presidente del Consiglio ha confermato la regolarità delle procedure adottate per la trattazione e la votazione degli articoli e degli emendamenti.

Ignazio Locci (Fi), intervenendo sulla discussione, ha parlato di “visione unilaterale verso le posizioni del governo” ed ha criticato la scelta della maggioranza di procedere «al ribasso nell’individuare le rappresentanze nei consigli comunali mentre è disponibile agli arrotondamenti al rialzo per i componenti gli esecutivi». Locci ha concluso auspicando una riproposizione del testo originario dell’articolo 43 piuttosto che nella versione contenuta nell’emendamento sostitutivo totale 1992 (Deriu-Agus) ed ha invitato il Consiglio ad adoperarsi per «restituire ruolo alle assemblee locali».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha sottolineato l’importanza delle questioni evidenziate dal consigliere Floris («con questo modo di procedere si perde di vista l’assetto complessivo che va a delinearsi») ed ha criticato la proposta della maggioranza di introdurre i presidenti del consiglio anche nei comuni sotto i 15mila abitanti. «Con questa legge – ha dichiarato l’esponente della minoranza – abbiamo introdotto 50 presidenti delle unioni, abbiamo consiglieri di città metropolitana più di Milano e si sta facendo passare sotto silenzio l’operazione di verticalizzazione e l’accentramento in atto». Christian Solinas ha sottolineato dunque la necessità di un maggiore coordinamento tra le diverse proposte di modifiche.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha ripreso le considerazioni formulate dal consigliere Christian Solinas ed ha ricordato le proteste che si sono levate contro la proposta del Pd nel parlamento per accorpare tutti comuni con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti. «Oggi sulla stampa – ha aggiungo l’esponente della maggioranza – leggiamo un sondaggio che ci dice che i cittadini sono favorevoli all’accorpamento dei Comuni al di sotto dei 5mila abitanti». «Con questa legge – ha concluso Cossa – si fa un danno alle istituzioni, alla loro credibilità e alla democrazia».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato voto a favore alla soppressione dell’articolo 43 ed ha lamentato: «Non è concepibile proseguire con questo sistema, non c’è una visione logica né complessiva sulla riforma degli enti locali».

Voto favorevole è stato annunciato anche dal consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi): più ci avviciniamo alla fine dell’articolato più emergono le “marchette”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc), ha dichiarato voto favorevole: questa legge è pasticciata e confusa e ritengo che continuare su questa strada sia un danno per la Sardegna. Rubiu ha quindi rivolto alla presidenza la richiesta per una sospensione dei lavori.

Il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha segnalato alla presidenza che al successivo articolo 44 sono stati presentati emendamenti aggiuntivi che non potrebbero essere riferiti a quell’articolo dopo l’eventuale approvazione dell’articolo 43 e che quindi andrebbero discussi con l’articolo 43.

Il presidente Ganau ha concordato con le osservazioni formulate dal relatore ed ha annunciato lo spostamento all’articolo 43 degli emendamenti aggiuntivi n. 2228 e n. 2229.

Posti in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 880-1099-1746 non sono stati approvati.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato di accogliere la proposta del capogruppo Udc, Rubiu, per una sospensione dei lavori: c’è bisogno di mettere ordine sulle modifiche.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato sospesi i lavori e ne ha annunciato la ripresa alle 13.

Alla ripresa il presidente Ganau ha ricordato che deve essere posto in votazione l’emendamento sostitutivo totale n. 1992 (Deriu-Agus) a cui sono stati presentanti gli emendamenti aggiuntivi n. 2522, n. 2521 e n. 2539.

Posto in votazione l’emendamento aggiuntivo soppressivo parziale 2539 (Cossa e più) non è stato approvato e il consigliere Roberto Deriu (Pd) è intervenuto per dichiarazione di voto sull’emendamento 2522 (Pizzuto e più). Deriu ha rivolto apprezzamento per l’iniziativa dei consiglieri di Sel che puntava ad aumentare il numero dei consiglieri comunali in tutti i Comuni dell’Isola («le ragioni sono fondate e sono culturalmente importanti»). Il consigliere del Pd ha però preannunciato voto contrario all’emendamento: «L’opinione pubblica non è pronta ed è per questo che voterò contro ma anche io voglio battermi per la democrazia e la rappresentanza e per sovvertire la logica del pensiero unico che tutto sta distruggendo».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha invitato il Consiglio ad una assunzione di responsabilità e a compire scelte coraggiose seppur non in linea con il “senso comune”.

Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto; ha dichiarato: «Penso che la classe politica deve dire con coraggio che va contro il luogo comune che dice che noi non serviamo a niente e siamo un pericolo per questo paese». Pizzuto ha però comunicato, «seppur con grande amarezza» il ritiro dell’emendamento («i consigli comunali non sono uno spreco in Sardegna») ed ha dichiarato di rivendicare con “orgoglio” la battaglia.

Pizzuto ha quindi annunciato il ritiro anche dell’emendamento n. 2521 che interveniva sempre, seppur con numeri differenti, sull’ampliamento del numero dei consiglieri comunali nelle assemblee civiche della Sardegna.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato di fare propri i due emendamenti ritirati da Pizzuto e l’Aula (29 no e 14 sì; 29 no e 17 sì) con due successive votazioni non li ha approvati.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha quindi presentato un emendamento orale al comma 3 dell’emendamento sostituivo totale n.1992, proponendo di togliere le parole “nella prima seduta del Consiglio” e di aggiungere “senza oneri aggiuntivi”. In sostanza Daniele Cocco ha proposto la non obbligatoria elezione del presidente del Consiglio alla prima seduta nei comuni al di sotto dei 15mila abitanti ed ha proposto che tale incarico sia svolto senza alcun onere aggiuntivo.

L’Aula ha acconsentito alla presentazione della proposta orale che è stata poi approvata con 39 voti favorevoli e 4 contrari.

Posto in votazione l’emendamento sostitutivo totale n. 1992 (Deriu-Agus) che riformula l’articolo 43 e modifica la legge regionale 4|2012 n. 4, è stato approvato con 28 sì e 19 contrari. Il presidente ha quindi annunciato la decadenza di tutti gli emendamenti presentati all’articolo 43 tranne il n. 1993 e 2241.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 1993 (Deriu-Agus) che propone di affidare agli organi assembleari degli enti locali la definizione degli indirizzi per la designazione e la nomina dei propri rappresentanti presso enti, aziende e istituzioni garantendo il principio della parità di genere.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso dubbi sull’individuazione degli enti non elettivi e sui criteri di nomina di persone e professionisti. «Non sono chiare le logiche di questa scelta – ha detto Locci – per far fronte all’esigenza delle nomine negli enti non elettivi si può ricorrere alle leggi ordinarie».

Voto contrario all’emendamento ha annunciato anche il consigliere dell’Udc Gianni Tatti. «Questa proposta – ha detto – non può essere discussa prima di aver esaminato il Capo II della legge dove si parla di nomine negli enti». L’emendamento n. 1993 è stato approvato dall’Aula con 32 voti favorevoli e 16 contrari.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 2241 (Pizzuto e più).

Paolo Truzzu (Fd’I) ha annunciato il suo voto contrario: «Questo emendamento rappresenta la confusione in cui si sta scadendo – ha sottolineato l’esponente della minoranza – siamo al teatro dell’assurdo, questa legge doveva semplificare e dare risposte ai cittadini, oggi si dà invece riconoscimento giuridico ai forum di quartiere. In nome di che cosa? In nome della partecipazione alla democrazia che ci siamo dimenticati negli altri articoli. Il sindaco di Cagliari diventerà anche commissario della provincia di Cagliari governando, di fatto, oltre il capoluogo anche un vasto territorio che va da Carloforte ad Esterzili».

E’ quindi intervenuto Luca Pizzuto (Sel) che ha ritirato l’emendamento aggiuntivo n. 2241.

Il presidente Ganau ha messo in discussione l’articolo 44 “Organo di revisione economico-finanziario”. Dopo aver sentito il parere sugli emendamenti del relatore di maggioranza e della Giunta, il presidente ha dato la parola al consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha suggerito di prevedere per tutti gli enti locali un unico revisore dei conti. «Questa decisione consentirebbe di raggiungere gli obiettivi di risparmio – ha rimarcato Locci – oggi la legge non impone un unico revisore ai comuni superiori a 15mila abitanti. La norma in discussione prevede addirittura un collegio di tre revisori contabili per le unioni dei comuni, aumentando, di fatto, il numero dei revisori. Se si vuole tagliare la spesa pubblica si preveda un revisore unico per tutti gli enti».

Christian Solinas (Psd’Az) ha rivolto un appello al presidente della Commissione Autonomia, Francesco Agus, e al relatore di maggioranza Roberto Deriu: «Fermatevi e riflettete – ha detto Solinas – la vostra furia riformatrice sta generando il caos. Si sta creando un’inutile duplicazione di elenchi. Che senso ha istituire un altro elenco dei revisori dei conti? Così si complica la vita agli enti locali e si appesantiscono le procedure amministrative».

Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (Fd’I): «Abbiamo l’occasione per semplificare e rendere la vita più facile alle amministrazioni locali – ha affermato Truzzu – lo si faccia evitando di creare ulteriori guazzabugli».

L’assemblea è quindi passata alla votazione degli emendamenti soppressivi totali n. 899, 1110, e 1760 che sono stati respinti con voti 29 contrari e 17 favorevoli.

Il presidente Ganau ha poi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 2506 che ha ottenuto il via libera con 27 sì e 15 no. La norma autorizza l’affidamento di un ulteriore incarico al revisore dei conti che abbia già svolto due mandati consecutivi presso il medesimo ente locale a condizione che sia decorso un triennio dalla scadenza dell’ultimo incarico.

Disco verde infine, sull’emendamento sostitutivo totale n. 1994 (30 sì e 15 no) che disciplina modalità e criteri per la nomina dei revisori dei conti nei comuni e nelle unioni dei comuni.

Al termine della votazione che ha fatto decadere tutti gli altri emendamenti all’articolo 44, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori alle 16.00.

Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha approvato l’art. 45 (“Pubblicazione delle deliberazioni”) nella versione contenuta nell’emendamento sostitutivo totale n.1995 presentato dalla maggioranza col parere favorevole della commissione e della Giunta.

Voto favorevole anche per l’art. 46 come modificato dall’emendamento sostitutivo totale n. 1996 (“Condizioni per l’istituzione di nuovi Comuni”) presentato dalla maggioranza col parere favore della commissione della Giunta. Il testo rimanda, per limite demografico, al Dlgs 267/2000 (Testo unico degli enti locali).

L’art. 47 (“Fusioni di Comuni”) è stato soppresso dopo l’approvazione dell’emendamento n. 934, anch’esso presentato dalla maggioranza col parere favorevole della commissione e della Giunta.

L’art. 48 è stato approvato con 22 voti a favore e 16 contrari nella versione licenziata dalla commissione. A scrutinio segreto (20 voti a favore e 25 contrari) è stato respinto l’emendamento aggiuntivo n. 2234 (Pizzuto e più) che riguardava il “passaggio in ruolo del personale della lista speciale di cui alla legge regionale n. 3/2008”.

Nel breve dibattito sviluppatosi sulla proposta il primo firmatario dell’emendamento, Luca Pizzuto (Sel), ha dichiarato di volerlo sottoporre al voto dell’Aula, nonostante l’invito al ritiro formulato dal relatore, data la sua importanza legata al destino di molti lavoratori.

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha criticato l’accoglimento, da parte del presidente, della richiesta di voto segreto perché a suo avviso il consigliere Pizzuto aveva espresso la sua intenzione di voto.

Il presidente Ganau ha sostenuto la fondatezza della sua interpretazione dei regolamento, ritenendo che il consigliere Pizzuto non abbia espresso la sua intenzione di voto ma solo la volontà di sottoporre la sua proposta all’attenzione del Consiglio.

Successivamente l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’art. 49 in relazione al quale il relatore Roberto Deriu ha presentato l’emendamento sostitutivo totale n. 1998 con parere favorevole della commissione. L’assessore degli Enti locali cristiano Erriu ha chiesto, ed ottenuto, una breve sospensione della seduta per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il relatore Roberto Deriu ha annunciato il ritiro dell’emendamento sostitutivo totale n. 1998, determinando il ritorno al testo dell’art. 49 (“Consorzi”) licenziato dalla commissione. Il testo prevede lo scioglimento dei consorzi costituiti per l’esercizio associato di funzioni sovra comunali; le unioni di Comuni subentreranno in tutti i rapporti attivi e passivi degli stessi, compresi beni mobili ed immobili e personale. Il testo viene integrato dal contenuto dell’emendamento aggiuntivo n. 2222 (Collu e più), anch’esso approvato dall’Aula, che prevede la prosecuzione dell’attività dei consorzi, “limitatamente alla gestione dei servizi comunali”.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’articolo 49 bis “Modifiche all’articolo 3 della legge regionale n. 1 del 2005 (Consiglio delle autonomie locali)”. Dopo aver acquisito i pareri del relatore di maggioranza e della Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gianni Tatti (Udc) che ha espresso forti perplessità sul contenuto dell’articolo 49: «La norma non fa che confermare quanto detto finora – ha rimarcato Tatti – i piccoli comuni della Sardegna non conteranno nulla nel sistema degli enti locali».

Subito dopo l’intervento del consigliere Tatti, il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori, è intervenuto il relatore Deriu che ha proposto un emendamento orale che sostituisce il primo comma dell’articolo 3 della L.R. n. 1 del 2005 e riguarda le modalità di elezione e la composizione del Consiglio delle autonomie locali. In attesa della distribuzione del testo scritto, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 952 e 1106 che sono stati respinti. Disco rosso anche per l’emendamento sostitutivo totale (Oppi e più) bocciato con 30 voti contrari e 18 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento orale presentato dal relatore della legge che non è stato accolto dall’Aula.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento sostitutivo totale n. 1999 (Deriu-Agus) che è stato approvato con 29 sì e 19 no. L’articolo 49 bis, riscritto dall’emendamento sostitutivo, stabilisce che i componenti del Consiglio delle autonomie locali, in carica alla data di entrata in vigore della legge attualmente in discussione, continueranno a restare in carica fino allo svolgimento del secondo turno delle elezioni amministrative indette per il 2016.

L’Aula ha anche approvato l’emendamento soppressivo totale dell’articolo 49 ter e ha invece sostituito il 49 quater (provvidenze a favore delle vittime degli attentati). Approvato l’emendamento sostitutivo totale 2002  all’articolo 49 quinques, sulle funzioni e i limiti della polizia locale.

Il presidente ha poi messo in discussione l’articolo 50 e i suoi emendamenti. Respinti i soppressivi totali e parziali. Approvati gli emendamenti 2545 e 2249 (convenzioni tra la Regione e l’Anci). Approvato, a seguire, anche il testo dell’articolo 50. Sì anche all’emendamento 2003, sugli accordi precedenti tra Upi e Regione, che transiteranno all’Anci Sardegna.

Il presidente del Consiglio è tornato sulla votazione degli emendamenti all’articolo 34 sulle Province, emendamenti che erano stati sospesi in precedenza.

L’on. Alessandra Zedda (Forza Italia)  ha preso la parola: «Qui rischiamo di fare una brutta figura in tutta Italia e non dite che non ve lo avevamo detto. Pensate davvero che questa legge sia applicabile?». Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) «non è corretto che si costruisca in questo momento un sistema di funzioni in capo al sindaco della città di Cagliari. Con questa norma state dando al sindaco di Cagliari il compito di commissariare la Provincia».

Per l’on. Cossa (Riformatori sardi) «in questi anni tutto è stato fatto dai commissari delle province, tranne che predisporre le funzioni delle province ai soggetti che ne diventeranno destinatari, nonostante i richiami ripetuti che abbiamo fatto. Ma non stiamo facendo un passo avanti nemmeno stavolta per ottenere in futuro questo risultato. Per noi le Province sono tutte sullo stesso piano e non si deve dare nemmeno l’impressione che stiano ricreando le nuove province o i potentati di un tempo».

 Sull’ordine dei lavori, l’on. Roberto Deriu (Pd) ha riconosciuto «meritevoli di una valutazione e di una soluzione da condividere» e ha chiesto al presidente una breve sospensione dei lavori.

I lavori sono stati sospesi. Alla ripresa il consigliere Gianni Tatti (Udc) ha contestato l’impianto della norma. «Non si capisce cosa stiamo andando a deliberare, queste norme sono contradditorie».

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha proposto all’Aula un emendamento orale al comma 8 dell’emendamento 2547, «con la previsione di un amministratore straordinario nominato dalla Giunta regionale che riceva le funzioni della disciolta provincia di Cagliari fino al 31 dicembre 2016». Contraria l’opposizione con un intervento dell’on. Alessandra Zedda  ma l’Aula ha approvato l’emendamento 2547 (nomina degli amministratori straordinari della Provincia di Sassari, Nuoro, Oristano e Sud Sardegna) con il correttivo dell’on. Deriu.

Approvato anche l’emendamento 1981 (disciplina transitoria delle Province).

L’assemblea è poi passata all’esame dell’articolo 35 (Aggregazione ad altra provincia) e agli emendamenti presentati all’articolo. Nel dibattito generale sono intervenuti: Michele Cossa (Riformatori) che ha detto che questo articolo è surreale. Perché – ha chiesto – ci imbarchiamo in un processo del genere se stiamo per mettere fine alle province? Riflettiamo. Paolo Truzzu (Misto) ha espresso grossi dubbi. Prima di fare un passo contrario alla volontà delle comunità locali – ha detto – dobbiamo sapere se le comunità locali sono state sentite in merito. Roberto Deriu ha risposto dicendo che le popolazioni sono state sentite e che hanno espresso parere favorevole ad aderire alla provincia sud Sardegna. L’emendamento 702 è stato bocciato. Sull’emendamento 2534 (su cui c’era un invito al ritiro) è intervenuto il consigliere Meloni che ha dichiarato di non ritirarlo perché sarebbe un piccolo riconoscimento ai territori penalizzati da questa legge. L’emendamento è stato bocciato. Approvato, invece, l’emendamento 2548 che sopprime il comma 3 dell’articolo 35 (sì 29, no 14, 1 astenuto). Via libera anche all’emendamento 1982 sostitutivo totale dell’articolo 35 (circoscrizioni provinciali). Questo emendamento ridisegna il nuovo assetto provinciale prevedendo la Provincia Sud Sardegna, corrispondente a quella della provincia di Cagliari, esclusi i comuni appartenenti alla città metropolitana di Cagliari ed elencando i comuni che faranno parte della provincia di Oristano, del Sud Sardegna e prevedendo che sono aggregati alla provincia comprendente il comune di Olbia, i comuni di Budoni e San Teodoro. L’articolo 36 (organi della provincia) è stato soppresso dall’approvazione dell’emendamento 714. Sull’articolo 37 (Presidente), dopo la bocciatura dell’emendamento 715, sono stati approvati gli emendamenti 2504 (emendamento all’emendamento 1984) che aggiunge al comma secondo il numero “60” e il 1984, sostitutivo totale dell’articolo 37. Con l’approvazione dell’emendamento 1984 sono decaduti gli altri emendamenti all’articolo. Sull’articolo 38 (Consiglio provinciale) sono stati bocciati gli emendamenti 742, 2520, 2549 mentre sono stati approvati gli emendamenti 1985, che sostituisce integralmente l’articolo 38, il 2549 che modifica il comma 5 dell’emendamento 1985 prevedendo che, in sede di prima applicazione le elezioni dei presidenti delle province e dei consigli provinciali siano indette dal presidente della regione non oltre il 15 novembre 2016 per una data compresa tra il decimo e il trentesimo giorno dalla indizione. Approvato anche il 2505 che aggiunge al comma 3 dell’emendamento 1985, prima del numero 70, il numero 69. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato di ritirare tutti gli emendamenti della minoranza presentati all’articolo 39. L’aula ha poi approvato l’emendamento 1986, sostitutivo totale dell’articolo 39 sul voto ponderato.

Il vicepresidente Antonello Peru ha interrotto la seduta. Il Consiglio è convocato martedì alle ore 11.00. All’esame dell’Aula l’articolo 40.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia