10 January, 2025
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Gonnesa dall'alto 1 copia

Consiglio comunale dimezzato, a Gonnesa, dove sette consiglieri, tre di maggioranza e quattro di opposizione, si sono dimessi in aperta contestazione dell’operato del sindaco Pietro Cocco, consigliere regionale e capogruppo del Partito Democratico nell’assemblea di Via Roma. Ad abbandonare i banchi del Consiglio a poco più di un anno dalle nuove elezioni sono stati i consiglieri di maggioranza Luca Virdis, Pier Domenico Usai e Pietro Sisinnio Collu (i primi due, assessori all’inizio della consiliatura, il terzo subentrato a Vinicio Maccioni), e i consiglieri di minoranza Enrico Pistis (vicesindaco e assessore nella precedente consiliatura, sempre con Pietro Cocco sindaco), Giancarlo Pala, Antonio Casu e Roberto Olla.

C’è da notare che due consiglieri dimissionari, Luca Virdis e Roberto Olla, sono iscritti al Partito Democratico, lo stesso partito del sindaco Pietro Cocco; Pier Domenico Usai è rappresentante di SEL, Pietro Sisinnio Collu del PSd’Az, gli altri tre consiglieri dimissionari Enrico Pistis, Antonio Casu e Giancarlo Pala sono stati eletti nella lista civica Rinascimento per Gonnesa.

All’origine della decisione dei sette consiglieri dimissionari ci sono «la grave situazione politico-amministrativa in cui versa il paese, l’inesistente gestione delle proprie risorse da parte di una fittizia maggioranza, la totale assenza di programmazione degli uffici, in particolare l’ufficio tecnico comunale, l’assenza in Giunta delle “quote rosa”, il cronico ritardo nell’approvazione del PUC e lo stato generale di abbandono di tutto il territorio».

Pietro Cocco, nonostante le dimissioni dei sette consiglieri, continua ad avere la maggioranza in Consiglio, anche se con numeri risicati. Un consigliere di minoranza, Paolo Sanna, rappresentante di Forza Italia, non ha seguito gli altri quattro consiglieri di minoranza che si sono dimessi. A breve il Consiglio comunale procederà con la surroga dei sette consiglieri dimissionari con i primi dei non eletti.

I tre consiglieri dimissionari di maggioranza dovrebbero essere sostituiti da Alessandro Serra, Maria Antonietta Casu e Arianna Mattutzu e, nel caso di rinuncia di uno dei tre, l’ultimo che potrebbe subentrare, in quanto 16° candidato della lista che ha vinto le elezioni 2011, L’Unione per Gonnesa, è Vittorio Guidotti; i quattro consiglieri di minoranza dimissionari dovrebbero essere sostituiti con Alessandra Fois, Antonio Congiu, Angelo Gaviano e Cristina Zarri. Nel caso ci fossero delle rinunce, gli altri candidati non eletti della lista Rinascimento per Gonnesa sono nell’ordine Roberto Figus, Marco Casu, Roberto Pani, Raffaella Murgioni, Ivan Curreli e Giuseppe Lorettu.

I consiglieri attualmente in carica, oltre all’unico di minoranza, Paolo Sanna, sono: Pier Giorgio Lenzu, Hansal Cristian Cabiddu, Cristiano Gabriele Meloni, Adriano Tronci, Giovanni Cadoni, Sergio Ciccu, Roberto Ballocco e Marcella Vinci.

La Giunta è così composta:

Pietro Cocco: sindaco e assessore dei Lavori pubblici, Urbanistica, Sanità e Personale

Pier Giorgio Lenzu: vice sindaco e assessore dei Servizi sociali

Hansal Cristian Cabiddu: assessore della Cultura, Ambiente e Bilancio

Giovanni Cadoni: assessore dei Servizi tecnologici, Sport e Viabilità

Cristiano Gabriele Meloni: assessore delle Attività produttive, Agricoltura, Industria, Artigianato e Commercio, Problematiche inerenti la frazione di Nuraxi Figus

Roberto Ballocco, assessore della Pubblica Istruzione

Sergio Ciccu, assessore del Turismo, Spettacolo, Lavoro e Formazione Professionale.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori  ed ha approvato gli articoli 14 (deposito e visione del PUC), 15 (strumenti di attuazione dei PUC) e 16 (pubblicazione dei PUC) del DL n. 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

In apertura di seduta, il presidente della commissione Governo del territorio Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere sugli emendamenti presentati, negativo per tutti fatta eccezione per il n. 118 (“Modifiche alla legge regionale 45/89 in materia di formazione del Puc”), il n. 582 (“Divieto di adozione di varianti nelle more dell’adeguamento del Puc al Ppr con alcune eccezioni per il ripristino di destinazioni agricole e di opere pubbliche di rilevanza regionale”) e 588 (“Adozione degli atti finalizzati all’adeguamento al Piano paesistico regionale”).

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha espresso parere conforme.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che «il testo contiene alcune modifiche alla 45/89 in materia di pubblicazione dei Piani urbanistici comunali e poco altro, ma resta la perplessità su alcune procedure che, come nel caso di Oristano, hanno reso molto problematico il percorso del Piano urbanistico».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) ha ricordato la sua partecipazione al recente convegno promosso dalla Cna e da altre categorie produttive da cui ha tratto l’impressione «dell’inutilità di questa legge, che nessuno ha citato come fattore di crescita della Sardegna, la stessa valutazione per Piani casa tornati ora d’attualità ma solo nella cronaca giudiziaria». Ciò che serve, ha concluso, «è la riqualificazione dell’esistente ma non certo nuove costruzioni; è quindi sbagliata e da respingere l’interpretazione secondo la quale del Ppr del 2006 sarebbe stato la causa della crisi del settore edilizio in Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «la tempistica è importante nei Piani urbanistici ed infatti, proprio per questo, aumentare i termini per la presentazione delle osservazioni è un aggravio inutile, così come è sbagliato e pieno di dubbi interpretativi l’emendamento della Giunta sul potere sostitutivo della Regione, affidato ad un commissario ad acta in caso di inadempienza dei comuni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha manifestato apprezzamento per l’intervento del consigliere Anedda, «che ha colto il punto centrale del dibattito; quanto alla norma proposta dalla Giunta e poi emendata da se stessa e dalla maggioranza si trasforma in un groviglio incomprensibile». «I Puc in Sardegna – ha aggiunto – non hanno fatto strada solo a causa del Ppr come dicono tutti i sindaci e di conseguenza è stato rallentato lo sviluppo urbanistico della Regione; la maggioranza questo lo ha parzialmente riconosciuto ma non basta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che «il testo originario prevedeva addirittura un allungamento dei tempi dei Puc e l’emendamento è un po’ più semplice anche se tortuoso; il Consiglio dovrebbe evitare di legiferare in questo modo che non serve ai cittadini perché le semplificazioni introdotte dalla porta si fanno rientrare dalla finestra, Anedda ha ragione, una legge chiara è interesse di tutti ma questa è tutt’altro»

Ha preso poi la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia), che ha detto: «Ci ha diviso il metodo sino a questo momento ma è chiaro a tutti noi che questa legge debba essere migliorata, anche se non è stata sufficientemente istruita in commissione. Stiamo però facendo sul serio e stiamo arrivando al punto cruciale, gli aspetti più significativi di questa legge». Per l’oratore dell’opposizione, che ha aperto una via al dialogo con la maggioranza, «se è stato possibile migliorare questo articolo vuol dire che avete la sensibilità per migliorare anche il resto delle norme. C’è ancora tanto spazio di riflessione al di fuori dell’Aula».

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «l’articolo 14 rischiava di passare sottotono ma deve essere chiaro che voi non potete fare l’opposizione e la maggioranza assieme. Altrimenti, abbiate il coraggio di votare contro quello che non condividete. Sono tante le incongruenze e gli errori di queste norme, a cominciare dallo scarico di responsabilità a danno dei direttori generali e non dell’organi politico. Siete ancora in tempo per riscrivere col buon senso queste norme e gli emendamenti ad personam come il 582 dietro la quale si cela con evidenza una speculazione».

A seguire è intervenuto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha detto: «Con questa norma noi affermiamo solo che vogliamo favorire l’approvazione dei Piani urbanistici comunali ed è questo il punto. Onorevole Pittalis, possibile che non abbia trovato nulla di valido in questa legge? Mi pare esagerato visto che nei cinque anni in cui avete governato voi né la Giunta né il Consiglio abbiano mai favorito l’approvazione di un solo piano urbanistico tra i 377 dei Comuni della Sardegna».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento 241 (soppressivo totale dell’articolo 14), sul quale sono intervenuti a sostegno gli onorevoli Oscar Cherchi, Ignazio Locci (Forza Italia). L’on. Anedda (Misto) ha annunciato il voto contrario all’emendamento nonostante abbia espresso forti critiche rispetto al provvedimento in esame.

I Riformatori hanno invece comunicato il voto a favore, con l’on. Michele Cossa e ha detto: «Se in questi anni sono stati approvati appena 13 piani urbanistici la ragione risiede in più fattori, il primo dei quali è rappresentato dai costi per il Comune». Anche l’on. Stefano Tunis (FI) ha annunciato il voto a favore: «Considerata la Pasqua imminente, invece di flagellarvi da soli chiedeteci una mano e ve la daremo. Torniamo in commissione e in un paio di giorni ci liberiamo di questa legge con un testo finalmente compiuto».

Per l’on. Tedde (FI) è necessario che «il collega Anedda abbia coerenza e sancisca con un voto contrario a questo articolo il suo pensiero negativo su questo testo».

Per il riformatore Attilio Dedoni «l’amico Anedda riceverà più medaglie di un maresciallo dell’Armata Rossa ma è apprezzabile la sua onestà. Forse è il caso di tornare davvero in commissione».

L’on. Modesto Fenu (Sardegna) «se atti come il Puc sono fatti tecnici non possiamo non analizzarne gli effetti e capire cosa producono concretamente. Chi non ha adeguato il Puc al Ppr non lo ha fatto solo per mancanza di risorse ma anche perché il Ppr è un atto di programmazione dall’alto».

Per l’on. Giuseppe Fasolino (FI) «questa norma, così come è, serve proprio a poco». Anche l’on. Pietro Pittalis (FI) ha replicato al capogruppo del Pd: «Noi abbiamo cercato nei nostri cinque anni di governo di replicare alle chiusure che voi avevate praticato in precedenza. Il Ppr vigente è frutto dell’azione di Renato Soru, ex presidente e attuale segretario del Pd, che voi volete che non si citi. Noi abbiamo provato a smontare quel Ppr e voi con atti discutibili sotto tutti i profili avete smontato le cose buone del presidente Cappellacci».  

 Per l’on. Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, «il rimpallo delle responsabilità lo citate sempre, mentre l’onorevole Soru è chiaro che si tratta del vostro incubo. La verità è che avete perso cinque anni a cercare di smontare e rimontare il Ppr e avete approvato il Pps nell’ultimo giorno utile. Questa è la verità ed è per questo che oggi siamo qui».

L’emendamento 241 è stato respinto.

L’on. Cherchi (FI) è intervenuto sull’emendamento 582 presentato dalla maggioranza e ha proposto che le varianti al Puc possano essere presentate dal Comune anche nel caso in cui il Puc non sia stato adeguato al Ppr. L’invito al voto contrario è stato manifestato anche dall’on. Ignazio Locci (FI): «Chi decide di chi è la colpa del mancato adeguamento? Lo decide il commissario ad acta? Non si capisce. Riflettete bene sulla coerenza dei vostri interventi legislativi». Contrario anche l’intervento di Fasolino (FI): «Le deroghe al Ppr non possono andare bene soltanto quando le chiedete voi, questo non è giusto».

L’on. Cossa (Riformatori) ha definito “vergognoso” l’emendamento ed ha aggiunto: «Questo è il vostro modo di legiferare? Questa sarebbe la vostra superiorità morale, alla quale mettete sempre molta attenzione. Fate prima a ritirare questo emendamento»

L’on Anedda (Misto) ha replicato al collega Pittalis: «Io faccio parte del Pdci, un partito di lotta e di governo. Per ora facciamo solo la lotta ma quando il presidente Pigliaru lo riterrà vorrà dire che ci occuperemo anche del governo».

A seguire, l’on. Mario Floris (Uds – Sardegna) ha detto: «Non è accettabile che in 30 giorni il Consiglio comunale debba adeguare il Puc al Ppr».

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata», ha concluso Marco Tedde, «e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ènnesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – a concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 “arrogante e punitivo per le amministrazioni locali”. «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di “non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582” ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris(Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: “E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute”. L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consiglieri della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto previsare che “il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità”

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

Ha quindi preso la parola il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha contestato l’impianto della Dl 130: «Mentre il PPR e la legge “salva coste” furono adottati per fare chiarezza e stabilire regole certe nel governo del territorio, oggi si vuol fare tutto e il contrario di tutto  e, di fatto, si apre la porta alle deroghe».

Michele Cossa (Riformatori) ha rivolto obiezioni alla lettera b) dell’emendamento n.118 nella parte che affida al Direttore Generale dell’Assessorato competente il compito di assegnare ai Comuni, una volta scaduto il termine per la presentazione del PUC, altri 60 giorni di tempo per provvedere. «E’ il primo articolo della legge in cui si trovano termini perentori – ha detto Cossa – non lo si è fatto invece quando si è parlato di permessi di costruire. Quando è un cittadino a porre il problema non si danno risposte».

Sul punto è intervenuto l’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu: «Mi sarei aspettato una critica di segno opposto – ha detto Erriu – nel 2011 vennero introdotti termini perentori per l’esercizio dei poteri sostitutivi della Regione. Qui si introducono invece norme dilatorie per venire incontro ai comuni che non hanno ancora adempiuto e che rischiano il commissariamento. Ci sono altri 60 giorni di tempo per mettersi in regola».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha contestato l’attribuzione a un direttore generale del potere di diffida nei confronti di un sindaco eletto. «Occorre invece concentrarsi sulle difficoltà dei comuni, oggi alle prese con una grave crisi finanziaria. Come fanno ad adeguarsi se non hanno gli strumenti?».

E’ quindi intervenuto l’assessore Erriu che ha proposto, con un emendamento orale, di riportare in capo all’assessore competente i poteri affidati al direttore generale. La proposta è stata accolta dall’Aula.

E’ poi intervenuto Antonello Peru (Forza Italia) secondo il quale «il problema vero è il PPR, strumento mostro che blocca la pianificazione dei Comuni. Il Piano Paesaggistico Regionale deve essere rivisto in tutte le sue parti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, dopo aver annunciato il voto contrario del suo gruppo, ha apprezzato la modifica proposta dall’assessore Erriu che riporta in capo all’assessore competente il potere di diffidare i Comuni che non si adeguano al PPR. Pittalis ha poi evidenziato le difficoltà interpretative introdotte dall’art. 14: «la norma si presenta molto elastica e rischia di creare problemi rispetto ai rimedi che si propongono. Nella scorsa legislatura un risultato lo si era raggiunto con il Piano Casa. Non so cosa si farà in questa legislatura, ho paura che ci aspettino tempi bui».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.118 che è stato approvato dall’Aula con 28 voti a favore e 18 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento aggiuntivo n.32, presentato dal capogruppo del Psd’Az Angelo Carta,  che stabilisce il divieto per i comuni di depositare i Puc, o le varianti del medesimo, nei 90 giorni antecedenti la scadenza del mandato.

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sull’impianto dell’art 14 e criticato il modo di procedere nella discussione:«Come si può lavorare in questo modo – ha detto Tedde – si continuano a presentare emendamenti degli emendamenti e si riscrivono norme, noi cerchiamo di dare un contributo positivo a quest’Aula ma non ci riusciamo».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario perché, ha detto, “apre alle deroghe e non dà certezze”.

Per Oscar Cherchi(Forza Italia) l’emendamento n. 32 ha un cuore sardista: «si chiede il rispetto dell’attività istituzionale e si introduce il divieto di presentare i PUC negli ultimi 90 giorni di mandato amministrativo. Se nei 4 anni e 9 mesi precedenti non si è fatto niente è giusto intervenire in questo modo».

Christian Solinas (Psd’Az) ha espresso apprezzamento per la proposta che, di fatto, «introduce una visione diversa della pianificazione urbanistica che va portata avanti con libertà di pensiero e non può essere influenzata in nessun modo. L’emendamento scongiura il rischio che i provvedimenti vengano adottati in campagna elettorale per attrarre consenso. Le grandi scelte vanno fatte nel corso di una legislatura e non a fine mandato».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha espresso preoccupazione per la legge che si va ad approvare: «l’unica categoria che non si lamenta è quella degli avvocati. Torneremo alla stagione dei ricorsi come quella che seguì l’approvazione del PPR».

Per il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni «non è serio presentare atti a fine mandato. Su una proposta come questa non può non esserci accordo».

Concetto condiviso da Luigi Crisponi (Riformatori) secondo il quale l’approvazione dell’emendamento n. 32 introdurrebbe un elemento di rilevo per evitare gestioni dubbie del governo del territorio.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 32 che è stato respinto dall’Aula con 28 voti contrari e 19 a favore

Si è poi passati all’esame dell’art. 15 (strumenti di attuazione del Puc) e dei relativi emendamenti n. 242 (soppressivo totale) e n. 120 (aggiuntivo).

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha evidenziato che «già l’art. 21 della legge 45 aveva individuato gli strumenti di attuazione dei Puc. Ora si introducono altri Piani, anziché semplificare si rischia di appesantire ulteriormente la normativa».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo  con la riscrittura dell’art. 15 attraverso l’emendamento n.120 presentato dalla Giunta. «Per arrivare a una vera semplificazione, sarebbe però opportuno intervenire sugli enti intermedi anziché sui consigli comunali. Sono loro che fanno ritardare i tempi per l’approvazione dei piani di lottizzazione». Fasolino ha poi invitato la maggioranza ad ascoltare le sollecitazioni delle associazioni di categoria che, insistentemente, invitano a  modificare il testo del Dl 130.

Per Marco Tedde (Forza Italia) quella in discussione «è una norma bizzarra, l’emendamento ripropone la reintroduzione dell’art.30 contenuta nel Dl della Giunta poi emendato dalla Commissione Urbanistica. E’ possibile che la Commissione stravolga l’articolo e la Giunta lo riproponga integralmente?».

Secondo Ignazio Locci (Forza Italia) l’emendamento n.120 rischia di provocare una mole impressionante di contenziosi: «non si può intervenire con un potere sostitutivo quando due parti stanno per stipulare un contratto a prestazioni corrispettive. Nelle lottizzazioni, l’amministrazione comunale è una figura di diritto privato».

Il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni ha chiesto di rivedere l’emendamento n.120 della Giunta nella parte in cui attribuisce al Direttore Generale il potere di stabilire dei termini perentori nei confronti dei comuni che ritardano a deliberare sulle lottizzazioni. «L’esercizio del potere sostitutivo per la nomina dei commissari ad acta – ha detto – deve essere di competenza dell’Assessore».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che «quello della direzione dell’Urbanistica diventa invasiva se chiamata a gestire rapporti delicati con organismi eletti come i consigli comunali, superando il riferimento naturale che dovrebbe essere l’assessore».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e restano le perplessità di forma e di merito; cerchiamo invece di accelerare per arrivare alla sostanza del provvedimento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il vice presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente è stato messo in votazione aggiuntivo n. 120-Giunta (“Procedure successive al diniego delle lottizzazione; poteri sostitutivi della Regione; nomina del commissario ad acta”).

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il voto contrario, precisando che «è giusto andare spediti nell’approvazione degli strumenti attuativi dei Puc ma talvolta i poteri sostitutivi complicano i rapporti fra privati e amministrazioni comunali».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), anch’egli contrario, ha messo in evidenza che «la competenza del potere sostitutivo va in capo alla direzione generale dell’Urbanistica; c’è un accesso di potere ed un arretramento del ruolo della politica, meglio investire del compito l’assessore come già fatto in altri emendamenti».

Non essendoci altri iscritti a parlare il vice presidente ha messo in votazione l’emendamento n.120 che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è iniziata la discussione generale sull’art. 16 (“Pubblicazione del Puc-effetti”)

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «l’articolo prende spunto da quanto successo negli anni scorsi ad Oristano in occasione delle vicende del Puc, forse ancora bloccato perché non aggiornato al Ppr ed in una sorta di limbo, dato che senza la conclusione del procedimento il Puc è annullabile».

Successivamente l’Aula ha respinto l’emendamento n.215 collegato al n. 494 ed approvato il testo dell’art.16 con 28 voti favorevoli e 16 contrari.

Voto positivo, invece, per l’emendamento n. 76 (Rubiu e più)-(“Linee elettriche di media tensione interrate su viabilità esistente o in corso di realizzazione”), per il n. 112 (Solinas-Ruggeri)- (“Definizione delle zone umide come beni paesaggistici”) ed il 587-Giunta-(“Zone di rilevante interesse paesistico e ambientale; nei litorali è consentita la realizzazione di parcheggi e strutture che non determinino alterazione permanente dello stato dei luoghi”), provocando la decadenza degli emendamenti nn. 121, 559, 560 e 561. Approvato anche l’emendamento n. 122-Giunta-(“Contributi ai comuni per la predisposizione di strumenti urbanistici”) ed il n. 123-(“Parere della commissione su vincoli regionali e schemi di assetto territoriale”).

Subito dopo è iniziata la discussione dell’emendamento n. 589 (Giunta) collegato al 480 (Demontis e più) in materia di “Accelerazione e semplificazione delle procedure di adozione ed approvazione dei Puc”.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd), primo firmatario dell’emendamento n.480, ha sottolineato che lo scopo del provvedimento è quello di «accelerare le procedure di approvazione del Puc per l’adeguamento al Ppr». Con un emendamento orale ha però suggerito di precisare «che le parti del Piano non oggetto delle osservazioni siano date per acquisite definitivamente all’interno del procedimento, salvi evidenti errori materiali».

Il vide presidente Lai ha disposto una breve sospensione della seduta per distribuire il testo integrale della proposta del consigliere Demontis.

Ha riassunto la presidenza il presidente Gianfranco Ganau che ha messo in votazione l’emendamento n. 589; il Consiglio l’ha approvato con 31 voti favorevoli e 13 contrari. Per effetto di quest’ultimo voto, sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 480, 563, 566, 567 e 589.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha poi comunicato la riformulazione dell’emendamento n.139 all’art. 11 che, con un testo più snello, attribuisce alla Regione la competenza di modificare le direttive in materia  di «prestazioni acustiche passive degli edifici» e la definizione delle «classi acustiche delle unità immobiliari».

L’emendamento è stato approvato con 42 voti favorevoli ed 1 contrario.

Dopo la scrutinio il presidente Ganau ha avviato la discussione generale dell’art. 17 (“Disposizioni di salvaguardia dei territori rurali”).

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha proposto di sospendere la seduta e rinviare l’esame dell’articolo. La proposta è stata accolta ed il presidente Ganau ha chiuso la seduta; i lavori riprenderanno domani mattina alle 10.00.

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Importante passo avanti per il nuovo Piano Casa (disegno di legge n. 130 – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”), ieri sera sono il Consiglio regionale ha approvato 8 articoli. Il Consiglio tornerà a riunirsi lunedì 30 marzo alle 16.00.

Ieri pomeriggio il Consiglio ha ripreso l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 6 (“Opere soggette a segnalazione certificata di inizio attività-Scia”).

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il testo ricorda una carta nautica del ‘500 perché i riferimenti di dettaglio metterebbero in difficoltà qualunque esperto della materia, dato che i continui rimaneggiamenti del testo rimettono tutto in discussione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «più volte abbiamo evocato fantasmi e adesso ce ne troviamo uno di fronte; è un nulla assoluto, una norma che fa a pugni con l’esercizio della competenza esclusiva della Regione in materia urbanistica, i maestri del pensiero liberale si stanno rivoltano nella tomba davanti a tale dirigismo statalista».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto che «se uno ha una concessione e poi chiede una variante vuol dire, secondo logica, che vuole cambiare qualcosa; ma se tutto è vietato cosa si può fare in concreto? E’ una norma completamente inutile, un voto favorevole è esercizio di intelligenza».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 18 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, l’Aula ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 91. Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha ricordato di aver chiesto la cancellazione del punto “i” sulle demolizioni «lasciandole libere anziché sottoporle alla procedura di Scia».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha annunciato il ritiro dell’emendamento, che però viene fatto proprio dalla minoranza.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha definito l’articolo «una delle chiavi di volta delle semplificazioni; qui potevamo davvero una buona norma se avessimo avuto una chiara cognizione dei procedimenti amministrativi, dando termini certi agli uffici dei comuni e non solo ai cittadini, anche attraverso il silenzio-assenso».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha espresso dispiacere «per la marcia indietro dei consiglieri di Sel su un emendamento corretto e di buon senso; chiedere la Scia per le demolizioni è una cosa che non sta in piedi».

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «buon emendamento che i presentatori si sono purtroppo rimangiati facendo torto alla loro stessa intelligenza, il contenuto è condivisibile perché va incontro alle esigenze dei cittadini e se sarà respinto produrrà conseguenze catastrofiche».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha manifestato sostegno all’emendamento «perché semplifica e rende più leggibile il testo, una buona legge regionale deve anche dettare norme chiare agli uffici tecnici dei comuni che dovranno applicarla».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha spiegato che «il sistema delle demolizioni, anche nella giurisprudenza, prevede la Scia; in effetti sarebbe più liberale lasciarle all’edilizia libera con una comunicazione di inizio lavori, con Scia la procedura è più garantista perché i lavori iniziano subito senza ritardi ma con un progetto, perché alcune demolizioni sono oggettivamente complesse». «Su questo – ha concluso – il Consiglio può esprimersi».

Non essendosi altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 91, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 28 contrari.

Al termine dello scrutinio l’Aula ha approvato l’emendamento n. 165 (“Opere di demolizione”) e, a seguire, sono stati respinti gli emendamenti 168, 167, 166 e 169.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento n. 161 invitando i consiglieri interessati ad esprimersi con dichiarazioni di voto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che si tratta di un «ennesimo gravame ingiustificato sul procedimento; mettendo in fila i termini si arriva a 120 giorni e forse non bastano neppure, in queste condizioni la Scia viene del tutto vanificata».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha sostenuto che il consigliere Locci ha centrato il punto di un passaggio normativo «confuso come le scie luminose avvistate dalle signore in pensione, siamo all’oscurantismo normativo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato «alcuni chiarimenti perché se si rilascia una autorizzazione è ovvio che servono i documenti necessari, il problema è semplificare l’iter degli uffici pubblici anche attraverso un aggiornamento professionale degli operatori che devono acquisire una mentalità diversa».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito il comma «pazzesco, scritto da chi forse non conosce i rapporti fra il tecnico e lo sportello unico, con elenchi di documenti che a volte cambiamo molte volte durante il procedimento, è come dire “ti rilascio al concessione purché non costruisca”».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.161, che il Consiglio ha respinto con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Al termine del voto, è iniziata la discussione sull’emendamento n. 172.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «troppo spesso la pubblica amministrazione ha volontà non si risolvere problemi ma di crearne di nuovi, noi invece abbiamo il dovere di semplificare per riconquistare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni andando oltre le dichiarazioni di principio».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «forse comincia ad aleggiare la possibilità di dare corpo alla volontà concreta di migliorare la legge, con alcuni emendamenti orali fra i quali l’indicazione minima di 25 metri quadri sul manufatto che si intende realizzare; siamo pronti al dialogo subito dopo l’art. 6»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il prsidente ha messo in votazione l’emendamento n. 172 con 20 voti favorevoli e 30 contrari.

Il consiglio ha iniziato successivamente l’esame dell’emendamento n. 173.

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha osservato che «introdurre la Scia prima della fine dei lavori è una grande semplificazione superando i problemi delle varianti in corso d’opera, ma resta il problema delle varianti non essenziali».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha convenuto che «effettivamente occorre estendere la procedura semplificata anche agli interventi sottoposti a Scia e non solo al permesso di costruire».

Non essendoci altri iscritti a parlare è stato messo in votazione l’emendamento n. 173 che il Consiglio ha respinto con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente è stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 158 e, da parte del consigliere Christian Solinas (Psd’Az) del n. 513, per il quale si sta lavorando ad una sintesi anche con la Giunta e la maggioranza.

E’stato comunicato il ritiro dell’emendamento n. 491 e, a seguire, l’Aula ha respinto l’emendamento n. 434 con 21 voti favorevoli e 30 contrari.

Successivamente, è stato approvato un emendamento orale all’art.6 proposto dal presidente della commissione Antonio Solinas con 29 voti favorevoli e 20 contrari. A seguire, il Consiglio ha respinto gli emendamenti nn. 435, 48 e 52.

L’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 490.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha auspicato il ritiro «perché o è provocatorio o è un errore; per le pinnetas non ci vogliono autorizzazioni, mentre se in muratura ci vuole permesso di costruire».

Il consigliere Anna Maria Busia (Cd) ha precisato che a Mamoiada si dice pinnette e si cambia a seconda delle aree, si tratta di una capanna con basamento in pietra e tetto di ginepro con un forno all’interno, comunicando poi la decisionea di ritirare l’emendamento.

La proposta, a norma di regolamento, viene fatta propria dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Pittalis ha precisato che «la collega Busia viene dai salotti urbani; non esiste nel vocabolario il termine pinnette e neppure in letteratura, tantomeno con altezze minime dove non ci sta nemmeno il consigliere Daniele Cocco; è una proposta che va contro i nostri pastori che invece vanno rispettati».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dato lettura della definizione del manufatto in dorgalese: «pinnette non esiste, si dice cuile».

Il presidente ha invitato i consiglieri a restare “nelle righe”.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito curioso l’atteggiamento della maggioranza che «non ha trovato il tempo di discutere questioni di grande portata e rifiuta il dialogo e poi trova il tempo di parlare di queste cose, che peraltro testimonialo l’esistenza di una storia architettonica della Sardegna che non va trascurata».

Il consigliere Giorgio Oppi, Area popolare sarda, ha ricordato che «ad Olzai ho pranzato in una pinnetta ma non so come si declini il plurale, la costruzione in effetti è alta 5 o 6 metri».

Il consigliere Daniele Cocco (Sel), per fatto personale, ha assicurato che proverà ad entrare in una pinnetta.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha evidenziato che «nell’architettura sarda, come dice Federico Zeri condiviso da Costantino Nivola, c’è la caratteristica di costruire in cerchio in antitesi politica alla piramide che esprimeva una gerarchia; cerchio voleva dire ad immagine della terra e del sole, come visione inclusiva della vita».

Il consigliere di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Successivamente, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 489 (“Sanzione a carico del direttore dei lavori per il mancato invio della dichiarazione di fine lavori”) mentre sono stati ritirati il n. 25 ed il n. 50.

Il capogruppo di Forza Italia, Piatro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha dato notizia di aver appreso dalle agenzie di stampa della convocazione di una conferenza stampa del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, sul tema dell’inceneritore di Tossilo. Pittalis ha ricordato di aver chiesto la presenza in Aula del presidente Pigliaru per riferire proprio sul tema ed ha definito un “insulto” al Consiglio la scelta del capo dell’esecutivo di non informare l’assemblea sarda sulle decisioni adottate. Il capogruppo della minoranza ha quindi invitato il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau a richiamare formalmente il presidente della Giunta: «Il Consiglio regionale non può restare inerme dinanzi a scelte di così grande importanza ed interesse».

Il presidente del Consiglio ha riferito sull’esito delle interlocuzioni intercorse durante la mattinata con il presidente della Giunta e sulla impossibilità di riferire in Consiglio perché la giunta non aveva ancora assunto alcuna decisione in merito all’inceneritore di Tossilo. Il presidente del Consiglio ha quindi invitato il vice presidente dell’assemblea Eugenio Lai (Sel) ad assumere la conduzione dei lavori in Aula ed ha comunicato la volontà di assumere direttamente dal presidente Francesco Pigliaru le necessarie informazioni. Nel frattempo il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha ricordato di aver presentato una mozione sul tema dell’inceneritore di Tossilo lamentandone la mancata discussione in Aula.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha sottolineato l’esigenza anche delle forze della maggioranza di conoscere le decisioni assunte dall’esecutivo in ordine all’inceneritore di Tossilo ed ha ribadito la contrarietà del suo gruppo all’ipotesi di ampliamento.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Mario Floris, ha ribadito l’invito al presidente del Consiglio perché si assicuri la presenza del presidente della Giunta in Aula, per riferire sull’inceneritore di Tossilo. Il presidente Ganau, prima di lasciare la conduzione dei lavori al vice presidente Lai ha ricordato le richieste rimaste inevase nelle precedenti legislature ed ha dichiarata aperta la discussione sull’articolo 7 (Mutamenti di destinazione d’uso) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sottolineato che anche l’articolo 7 del Dl 130 rappresenta un ulteriore recepimento di norme nazionali e non tiene in alcuna considerazione delle specialità statutarie. L’esponente della minoranza ha ricordato che le norme statali stabiliscono che per il cambio di destinazione d’uso, solo nelle “zone A”,  è richiesto il permesso di costruire, mentre  per le richieste che insistono nelle altre zone urbanistiche è sufficiente la Scia. Oscar Cherchi ha invitato la maggioranza a considerare l’opportunità di prevedere la Scia anche per le richieste che insistono nelle “zone A”.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) si è soffermata sul comma 3 dell’articolo 7 perché, a suo giudizio, pone condizioni di eccessiva discrezionalità con la scelta di lasciare ai consigli comunali la decisione sul cambio di destinazione d’uso. «Servono regole certe da applicare in maniera uniforme», ha concluso l’esponente della minoranza.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato come nei fatti il Consiglio discuta dell’emendamento n.116, presentato dalla Giunta, che riscrive l’articolo 7 del Dl 130. L’esponente della minoranza ha espresso perplessità sulle disposizioni in esso contenuto: si creano ulteriori problemi nei centro storici che affermino di voler rivitalizzare, perché si rende ancor più impervio  il procedimento di cambio destinazione d’uso ancorché non siano previsti interventi edilizi. Christian Solinas ha quindi ricordato la presentazione di un proprio emendamento, n. 514, che propone di consentire “sempre” nelle “zone A” il mutamento destinazione d’uso da residenziale a turistico, artigianale, direzionale o commerciale. Il consigliere del Psd’Az ha poi chiesto al vicepresidente Lai di sospendere i lavori per qualche minuto a causa del persistere di un fastidioso brusio in Aula.

Il vicepresidente Lai ha richiamato i consiglieri a mantenere comportamenti consoni e a consentire il regolare svolgimento del dibattito ma nonostante le raccomandazioni del vice presidente il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha rinunciato all’intervento perché – così ha dichiarato – impossibilitato a parlare per il brusio in Aula.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ripresa la conduzione dei lavori dell’Assemblea, ha sospeso i lavori e convocato una riunione dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che il presidente della Regione Francesco Pigliaru, con una iniziativa “fuori protocollo” di cui ha voluto ringraziarlo, riferirà al Consiglio sul provvedimento assunto dalla Giunta relativamente all’inceneritore di Tossilo.

Il presidente Pigliaru ha ribadito in apertura la validità e l’importanza del principio di leale collaborazione fra istituzioni, «nel rispetto di ruoli reciproci e nell’ambito dell’equilibrio fra i poteri». «Il Consiglio – ha ricordato – ha approvato a suo tempo il Piano regionale dei rifiuti e non il nostro governo; poi spetta all’esecutivo dare esecuzione a quel Piano, fermo restando l’Aula ha inoltre il diritto-dovere di esercitare la sua funzione di controllo sull’operato dell’Esecutivo».

«La mia presenza – ha proseguito Pigliaru – è dovuta ad una cortesia istituzionale scritta nella tabella del controllo; poi sul provvedimento adottato ci sarà un ampio dibattito, sarebbe stato irrituale oltre che sbagliato discutere di una delibera che non è stata ancora presa, che poi si riferisce ad percorso amministrativo iniziato da tempo e non dal nostro governo ma coerente con Piano rifiuti». «Il passaggio attuale – ha spiegato ancora il presidente della Regione – riguarda la valutazione di impatto ambientale effettuata da parte del Savi, passaggio che in alcune Regioni non viene nemmeno esaminato dalla Giunta, in Sardegna sì e ci siamo presi il tempo necessario per riflettere su un tema sensibile e ragionare su dati di fatto del problema dei rifiuti». «Sostanzialmente – ha detto inoltre Pigliaru – è stato espresso un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale; si tratta di un passaggio fatto con la massima attenzione e consapevolezza e ci siamo altri passaggi che seguiranno, la delibera a disposizione per essere discussa e criticata». «E’ ovvio – ha concluso – che si facciano ragionamenti più generali sulla politica e la gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori pratiche italiane europee e mondiali, lo facciamo ogni giorno e siamo disponibilissimi a discutere sulle buone pratiche per poter avere riferimenti importanti sui ragionamenti strategici riguardanti la politica di settore».

Al termine dell’intervento del presidente della Regione, il Consiglio ha ripreso la discussione sul Dl n. 130 con l’esame dell’emendamento n. 244.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso parere favorevole all’emendamento e, approfittando della presenza del presidente Pigliaru, ha detto che «nessuno chiede che il Consiglio entri nel merito delle determinazioni amministrative, non è intenzione di opposizione, abbiamo chiesto una informativa come all’assessore Erriu abbiamo chiesto i dati sull’abusivismo in Sardegna, dati che servono per conoscere la realtà su cui è chiamato a deliberare prima di apprendere le notizie dalla stampa». «Ci fa piacere che sia venuto per chiarire lo stato dell’arte – ha concluso – era doveroso».

Non essendoci altri iscritti a parlare, è stato messo in votazione l’emendamento n. 244, che il Consiglio ha respinto con 20 favorevoli e 31 contrari.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 116 emendato dal n. 568 (“suddivisione delle tipologie di destinazioni d’uso in categorie funzionali”) con parere favorevole della Giunta e della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha constatato con piacere che «anche la Giunta ha deciso alcune modifiche, sia pure parziali; sono però contrario sul n. 568 perché si differenzia la procedura fra Scia e permesso di costruire senza spiegare perché, essendo sempre in presenza di un cambio di destinazione d’uso».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha detto che «anche la nuova stesura richiede il permesso di costruire anche in assenza di opere edilizie, occorre una riflessione con lo scopo, fra gli altri, di favorire la rivitalizzazione dei centri storici».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto contrario: «E’ necessario fare chiarezza perché la norma nazionale non prevede formalità, mentre la Regione in alcuni casi le prevede per non meglio precisati interessi meritevoli di tutela, definizione che darà adito a molti equivoci perché consentirà l’esercizio di una elevatissima discrezionalità».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha espresso una posizione contraria, «è l’ennesima conferma della confusione totale in cui si interviene ripetutamente per cercare di mettere rimedio ad errori, nelle zone industriali ad esempio non c’è competenza della Regione perché in quelle aree vige un piano regolatore approvato dai consorzi».

Il presidente Ganau ha chiarito che l’emendamento n. 568 è aggiuntivo, nel senso che modifica un emendamento cui ne sono agganciati altri due. E’ opportuno, quindi, «votare prima il soppressivo n. 515 e poi i due aggiuntivi, riprendendo ora la discussione sul n. 515».

Il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha annunciato il ritiro del n. 515 precisando che invece, sul n. 514 «è possibile una condivisione per le aperture turistico ricettive assorbite nei servizi connessi alla residenza».

Sul n. 514 (“Cambio di destinazione d’uso consentito da residenziale a turistico-ricettivo”)  il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere favorevole. Nella successiva votazione, l’emendamento è stato approvato con 50 voti a favore.

L’Aula ha quindi iniziato la discussione dell’emendamento n. 568.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), contrario, ha criticato un testo «passa incredibilmente da 3 ad 8 articoli e 11 commi, un guazzabuglio amministrativo in cui complicazioni si sommano a criticità con l’intento di fondo di complicare la vita dei cittadini, in una materia peraltro chiarita definitivamente dalle norme nazionali, da ultimo nello sblocca Italia del 2014».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto perplesso, «perché si sta lavorando in modo orribile, è difficile perfino seguire l’iter degli emendamenti peraltro proposto dallo stesso soggetto, la Giunta, che aveva scritto il testo; che ci si fermi un attimo a riflettere come noi avevamo suggerito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), anch’egli contrario, ha parlato di «un modo di procedere un po’ particolare, segno che la Giunta si rende conto che occorre tornare sui propri passi, meglio ragionare sulle aree funzionali come fa la norma nazionale mentre la Regione porta la questione nei consigli comunali: l’esatto contrario della liberalizzazione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha preso atto dell’emendamento cambiato ma, ha affermato, «si confonde ancora la destinazione d’uso e la ristrutturazione, attività regolate da norme diverse».

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’emendamento n. 568 è stato approvato con 32 favorevoli e 18 contrari.

Al termine del voto, il Consiglio ha affrontato l’esame dell’emendamento n. 116.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha osservato che «c’è una dimenticanza, se ci sono riferimenti chiari ad attività commerciali realizzate con fondi regionali che escludono il cambio di destinazione d’uso, quindi con questa norma non si può autorizzare il cambio».

L’emendamento è stato approvato con 31 favorevoli e 20 contrari.

L’approvazione dell’emendamento provoca la decadenza degli altri.

Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la discussione sull’articolo 8 (opere eseguite in assenza di Scia) e sugli emendamenti presentati. Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per tutti gli emendamenti presentati e l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha espresso il parere della Giunta conforme a quello della commissione.

Il consigliere di Autonomia popolare sarda, Giorgio Oppi, ha ringraziato il presidente Ganau per la decisione di proseguire con i lavori dell’Aula nella giornata di venerdì ed ha auspicato che possa trovare accoglimento la sua richiesta di calendarizzare le riunioni del Consiglio anche il lunedì. Oppi ha quindi insistito sulla necessità di istituire un badge anche per certificare le presenze dei consiglieri in Consiglio regionale. L’esponente della minoranza ha quindi fatto riferimento all’intervento del presidente della Regione in Aula per lamentare che la richiesta di riferire in Consiglio sulla questione dell’ospedale di Olbia e del Qatar non ha trovato seguito ad un anno dalal sua formulazione. Oppi ha concluso sollecitando il presidente Ganau a procedere con la nomina dei componenti la commissione d’inchiesta sulla Sanità precisando di non essere interessato a farne parte.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, intervenendo sull’ordine dei lavori ha ricordato la convocazione per domani di una importante convocazione del Consiglio nazionale del Partito sardo d’Azione ed ha domandato lumi sui tempi di convocazione della conferenza dei capigruppo per l’organizzazione dei lavori dell’Aula.

Il presidente del Consiglio ha confermato la convocazione della capigruppo da tenersi alla conclusione dei lavori.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha affermato che “è importante la qualità del lavoro piuttosto che il numero delle ore trascorse in Aula” ed ha poi ricordato che l’articolo 8 riguarda in via esclusiva le sanzioni previste per la realizzazione di opere in assenza di Scia. Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato il ritiro degli emendamenti 234, 177, 178, 179, 180, 181, 182, e 436.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il testo dell’articolo 8  che è stato approvato.

Quindi il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 9 (interventi di edilizia libera) e sugli emendamenti presentati.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha espresso il parere contrario della commissione per gli emendamenti 236, 183, 184 185 186 187, 252, 20 uguale al 253, 254, 255, 256, 69, e parere favorevole 95 (Cherchi Augusto e più) e 105 (Piermario Manca e più).

La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha ricordato che l’articolo 9 definisce le attività che non necessitano di autorizzazioni per la realizzazione ed ha invitato la maggioranza ad inserire nel testo di legge una dicitura che spieghi che le opere non espressamente indicate nell’articolo siano considerate opere di minore importanza e dunque ricomprese tra quelle di edilizia libera.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, si è detto perplesso delle disposizioni contenute nell’articolo 9 ed in particolare di quelle riferite alla movimentazione terra per le attività della zootecnia poiché non si tiene conto delle possibili implicazioni per il rischio idrogeologico.

Crisponi ha quindi rimarcato sospetti sul dettato della lettera c) sulle opere temporanee nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico.

Il presidente del Consiglio ha quindi specificato che sugli emendamenti 55 e 56 il parere della commissione è favorevole.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha criticato il contenuto del comma 3 che a suo giudizio non va nel verso della semplificazione delle procedure prevedendo che «l’avvio dei lavori per l’esecuzione degli interventi di cui ai commi 1 e 2 è condizionato all’ottenimento di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, da acquisire, ove costituito, per il tramite dello sportello unico per l’edilizia».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 236 che non è stato approvato, così come non è stato approvato l’emendamento 423.

Approvato (29 favorevoli e 11 contrari) l’emendamento n. 95 (Oscar Cherchi e più) che sopprime la parola “stagionali” alla lettera c) comma 1 dell’articolo 9.

Non sono stato approvati con successive e distinte votazioni gli emendamenti 423, 184 e 185. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi. Il presidente Ganau dopo le necessarie verifiche ha comunicato che è rimasto in votazione l’emendamento n. 20 a firma Cossa e più. Il primo firmatario ne ha comunicato il ritiro e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 69 che non è stato approvato.

Il presidente ha posto in votazione l’emendamento n. 105 (Piermario Manca e più) che alla lettera a) comma 2 dell’articolo 9 propone la sostituzione della parola “novanta” con la parola “centonovanta”.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto contrario e il primo firmatario Piermario Manca (Soberania e Indipentzia) ha denunciato un errore materiale nella formulazione del testo e ha chiesto all’Aula di accettare la sostituzione del termine di centonovanta giorni con “centottanta giorni”.

Il presidente Ganau constatata l’assenza di osservazioni ha dichiarata accettate la correzione dell’errore materiale ed il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato voto contrario all’emendamento 105 che è stato però approvato dall’Aula con 21 sì e 13 contrari.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha proposto un emendamento orale che aggiunge alla lettera a) del comma 1) dell’articolo 9 disposizioni che chiariscono il riferimento tra le opere di edilizia libera quelle relative agli impianti, ad incominciare da caldaie, pompe di calore e simili. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che la proposta dell’assessore testimonia che serve analizzare senza fretta il testo del provvedimento in discussione per recuperare le mancanze più volte denunciate dalla minoranza nel corso del dibattito.

Il presidente Ganau non essendoci osservazioni ha dichiarato accolto l’emendamento orale proposte dall’assessore Erriu ed ha ricordato che dopo la lettera f) dell’articolo 9 è inserito l’emendamento orale del presidente della IV commissione, Antonio Solinas, che sposta la lettera d) del comma 1 dell’articolo 6 all’articolo 9 e ricomprende così muri di cinta e cancellate tra le opere di edilizia libera.

Il presidente del Consiglio accolti gli emendamenti orali ha posto in votazione il testo dell’articolo 9 che è stato approvato dall’Aula.

Il Consiglio ha poi iniziato l’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 18.

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha sottolineato che «la previsione esplicita delle opere interne contrasta con la semplificazione: queste opere invece devono essere libere, ed è auspicabile un ripensamento della commissione»

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha definito la proposta «di buon senso, riguarda tanti cittadini che intervengono anche per mutamenti della composizione familiare».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha ribadito il parere contrario, «perché possono anche essere interventi strutturali che richiedono accertamenti sulla staticità dei fabbricati».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, incredibile».

L’emendamento n.18 è stato poi respinto con 19 voti favorevoli e 27 contrari. A seguire, è stato approvato con 43 voti favorevoli ed 1 contrario l’emendamento n.56, primo firmatario Rubiu (“Equiparazione delle zone agricole a quelle artigianali e industriali”) mentre l’emendamento n. 492 è stato ritirato; respinto, inoltre, l’emendamento n. 19, con 19 voti favorevoli e 28 contrari.

Il consiglio ha successivamente affrontato la discussione dell’emendamento n. 287 (Tocco e più).  Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «risponde all’esigenza di agevolare l’edilizia libera nelle opere interne, perché si precisa che non devono pregiudicare la staticità dell’edificio, è una risposta all’osservazione del presidente della commissione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha lamentato che «la Sardegna rischia una posizione di retroguardia rispetto a quanto prescritto dal governo ai comuni con cui si consentono interventi comprendenti l’apertura di porte e lo spostamento di pareti interne; è auspicabile una riflessione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che la proposta «va nel senso di quanto indicato dal presidente della commissione, specifica con chiarezza quanto consentito e, per completezza, si può chiarire quale soggetto debba effettuare la certificazione, comunque è professionista abilitato».

L’assessore dell’urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «la classificazione delle opere minori è pacifica, se fossero interventi di altra natura si segue la procedura Scia».

Gli emendamenti n. 287 e n.26 sono stati ritirati.

L’Assemblea ha quindi iniziato la discussione generale sull’art. 10 (“Sportello unico per l’edilizia”).

Commissione e Giunta hanno espresso parere negativo su tutti gli emendamenti, fatta eccezione per il n. 493 (“Utilizzo della Pec nelle comunicazioni fra enti e professionisti”).

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha dichiarato: ci saremmo aspettati una condivisione degli orientamenti comuni a giunte precedenti; nei piccoli comuni il Sue non c’è, forse potrebbe operare nelle unione dei comuni attribuendo ad essi funzioni di singoli comuni, si è fatta una sperimentazione dal 2013 di cui non si conoscono risultati ma anche nei comuni grandi è stato rilevato lo sportello è di ostacolo ed intralcio al lavoro degli uffici tecnici.

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «sullo sportello unico non si capisce perché dopo anni di difficoltà i comuni si sono riorganizzati e adesso dovrebbero ricominciare daccapo inseguendo una semplificazione che non c’è; peraltro la sperimentazione non è finita e comunque non se ne conosce l’esito».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha espresso la preoccupazione che «si ripeta la stessa vicenda dello sportello unico per le imprese, rivelatosi un collo di bottiglia; c’è grande incertezza sui tempi di chiusura dei procedimenti e noi, con aluni nostri emendamenti diciamo fra l’altro che non si possono chiedere documenti più di una volta, inoltre occorre introdurre il silenzio assenso o il silenzio diniego perché qualcosa al cittadino bisogna dirla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha ipotizzato che «lo sportello rischi di fare la fine descritta dal consigliere Cossa; bisognava indicare nella legge entro quali tempi si devono chiudere i procedimenti, invece possono anche raddoppiare senza motivazioni plausibili, insomma si sta cambiando il nome ma non la realtà a danno dei cittadini».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha affermato che «lo sportello unico dell’edilizia comporta interventi normativi ed amministrativi; ormai ci sono i computer anche nei piccoli comuni e la sperimentazione ha consentito un netto passo in avanti in comuni importanti (Olbia, Alghero, Nuoro) dando concreta attuazione ai nuovi strumenti cui la Giunta ha voluto dare un fortissimo impulso». Il nuovo sistema diventerà di fondamentale importanza, ha proseguito, «anche con riforma degli enti locali e l’obbligatorietà di gestione associata delle pratiche fra i comuni». Su alcuni emendamenti, come il n.40 e il n.493 «che vanno nella direzione giusta, sarebbe utile la riforma del parere contrario della commissione, mentre sul problema del silenzio assenso e diniego c’è il pericolo di un conflitto fra diritti dei cittadini a tempi certi e rischi risarcitori per i comuni, dovuti magari a problemi generali del sistema delle autonomie, meglio rinviare questa parte alla legge urbanistica».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) sull’emendamento n.40 (Cossa e più) ha sostenuto che «accoglibile solo in parte, «perché le norme generali già vietano la richiesta di documenti per più di una volta».

Il consigliere Cossa si è dichiarato d’accordo con la modifica proposta.

Successivamente è stato respinto l’emendamento 237 mentre sono stati ritirati il n. 257 e 258.

Il Consiglio ha poi approvato il testo dell’art. 10 con 31 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente, con 47 voti a favore, è stato approvato l’emendamento n. 40 con la modifica proposta in aula dal presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ed anche, con 35 voti favorevoli ed 1 contrario, l’emendamento n. 493 sull’uso della Pec. Respinti, invece, gli emendamenti n. 21 e 22.

E poi iniziata la discussione generale sull’art. 11 (“Procedura di rilascio, efficacia e durata dei titoli abitativi”).

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato che l’articolo ripropone il tema dei termini, «perché va bene mettere al riparo le amministrazioni ma bisogna mettere al riparo anche i cittadini; le risposte possono anche essere negative ma ci devono essere, invece dopo il diniego c’è una seconda istanza presso la Regione dai tempi biblici come dimostra anche la presenza di emendamenti della maggioranza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dato ragione al consigliere Cossa, aggiungendo che «i ritardi sono il problema più grave nel rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione, il testo poi è in contrasto con le norme nazionali e con i principi indicati dalla legge regionale».

Il consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 238, 23 e 259 ed ha approvato il testo dell’art. 11 con 29 voti favorevoli e 16 contrari. L’emendamento n. 27 è stato ritirato.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’emendamento n. 117 presentato dalla Giunta regionale (“Riserva ad aree destinate a parcheggi di una superficie di 1 metro quadro ogni metro cubo di costruzione”).

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «probabilmente leggendo alcune agenzie di stampa ci chiediamo se il nostro fair play è giusto: in una nota il deputato di Sel Michele Piras dice che il via libera della Giunta all’inceneritore di  Tossilo è un atto di prepotenza».

Il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau ha manifestato «soddisfazione per la soluzione individuata a proposito dei parcheggi nelle zone A, superando i problemi creati dalla monetizzazione che poi è una tassa; è una iniziativa di qualità che risolve una questione seria».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, anch’egli favorevole, ha condiviso le argomentazioni del consigliere Arbau e sul piano politico ha dichiarato che «la posizione di Sel su Tossilo è nota ma il sostegno alla Giunta Pigliaru non è in discussione».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha evidenziato perplessità sull’emendamento «perché si introduce il concetto di riattamento di fabbricati in disuso, definizione che vuol dire molte cose diverse mentre bisogna specificare, e prestare attenzione su restauri in zona A che di fatto è impedita da vincoli e da problemi per i parcheggi».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha ribadito che, a suo avviso «non c’è nessun dubbio interpretativo, il passaggio relativo a edifici in disuso da più di 10 anni è chiaro».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha obiettato che «la risposta dell’assessore non fa chiarezza, c’è troppa genericità, si impone una riflessione sui parcheggi».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «rivitalizzare i centri storici è giusto però non si può introdurre un nuovo gravame per chi vi si vuole insediare».

L’emendamento n. 117 è stato approvato con 31 favore e 17 contrari.

Subito dopo l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento 139 (Tunis e più) sul rilascio del certificato di agibilità. Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere positivo suggerendo però il rinvio ad articoli successivi. La proposta è stata accolta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 12 (“Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia”). Non essendoci iscritti a parlare e dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, l’Aula è passata agli emendamenti, respingendo i nn. 239, 260 e 261; approvati invece il n. 262, Oscar Cherchi e più (“Soppressione della sospensione o della cancellazione dall’elenco degli operatori economici”), con 44 voti a favore e 3 contrari, ed il n. 487 , Cocco Pietro e più (“Accertamenti effettuati dalla Regione e dal Corpo Forestale in collaborazione con le amministrazioni comunali”), con 30 voti favorevoli e 16 contrari. Via libera anche al testo dell’articolo, con 31 voti favorevoli e 17 contrari. Voto positivo, inoltre, per l’emendamento aggiuntivo n. 41, Cossa e più (“Pubblicazioni on line sul sito del comune”), con 45 voti favorevoli e 2 contrari, e per il n.119 presentato dalla Giunta regionale (“Annullamento del permesso di costruire da parte della Regione”), con 32 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’art. 13 (“Opere escluse dalla sanatoria”), approvando subito il testo con 30 voti favorevoli e 17 contrari. L’emendamento n.488 è stato ritirato.

Subito dopo, il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’art. 14 (“Deposito e visione del Puc”)

Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha chiesto una sospensione della seduta per poter tenere una breve conferenza dei capigruppo. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa il presidente ha comunicato che le decisioni della conferenza dei capigruppo ed ha dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato in Aula la riunione del Consiglio per lunedì 30 marzo, alle 16.00.

Traghetto Vesta 33 copia

Terminato lo sciopero di due giorni, questa mattina i traghetti Saremar hanno ripreso a viaggiare tra Carloforte e Portovesme, ma le condizioni meteo stanno creando ancora qualche problema e la corsa delle 11.00 da Carloforte a Portovesme, prevista con il traghetto Arbatax, è stata spostata su Calasetta. Il vento spira a 27 km/h, l’umidità è all’80%.

La mobilitazione sulla vertenza Saremar resta alta e mercoledì prossimo, 1 aprile, i carlofortini scenderanno in piazza con una grande manifestazione a Cagliari, organizzata «contro l’arroganza della Regione e contro altra disoccupazione per un servizio marittimo pubblico». La FILT CGIL metterà a disposizione due autobus (prenotazioni al n° 0781 854009 – Pro Loco, mail: prolococarloforte@gmail.com).

All’origine della protesta c’è la convinzione che il progetto dell’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, non riconosca il diritto sacrosanto alla mobilità delle persone e delle merci, dimenticando che l’unica strada percorribile per i cittadini delle isole sia il mare.

Ricordiamo che il Consiglio regionale in una delle prossime sedute affronterà l’esame della mozione n. 113 presentata da 13 consiglieri, primi firmatari Luca Pizzuto (SEL) e Pietro Cocco (PD), già calendarizzata due volte e poi rinviata.

Nuovi attestati di solidarietà al presidente del Consiglio comunale di Iglesias, Mauro Usai, rimasto vittima la scorsa notte di un attentato incendiario.

«Esprimo dura condanna per gli incendi che negli ultimi giorni hanno interessato alcune auto in città. Non ultimo quello che ha colpito Mauro e Fabio Usai – dice Daniele Reginali, segretario provinciale del Partito Democratico e consigliere comunale di Iglesias -. Si tratta di gesti che nulla hanno a che fare con il vivere civile. Alle persone colpite da questi gesti che vanno condannati duramente, esprimiamo la nostra solidarietà. Siamo fiduciosi del lavoro che compiono i rappresentanti delle forze dell’ordine per individuare i responsabili di quanto accaduto.»

«Esprimo la mia vicinanza e la mia più sentita solidarietà personale e istituzionale all’amico Mauro Usai per il vile attentato subìto, che si aggiunge purtroppo ad una lunga serie di intimidazioni ai danni degli amministratori locali – ha detto Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale – con l’auspicio che simili atti non possano condizionare l’operato di chi, come Mauro, è a servizio della comunità.»

«Ho informato il ministro dell’Interno dell’atto vandalico compiuto ad Iglesias a danno di due persone politicamente impegnate nel Partito Democratico e con ruoli istituzionali: Mauro Usai e suo fratello Fabio Usai, due amici a cui va la mia solidarietà – dice Francesco Sanna – deputato PD, iglesiente – sull’attentato subito dal presidente del Consiglio comunale di Iglesias Mauro Usai. Vigiliamo affinché il germe della violenza e della intimidazione non attecchisca, facciamo di tutto perché si fermi qui e i responsabili vengano assicurati alla giustizia.»

«Il Partito Democratico e i Circoli PD di Iglesias esprimono solidarietà e vicinanza a Mauro Usai – presidente del Consiglio comunale e dirigente del PD – vittima di un vile atto intimidatorio che rappresenta un gravissimo oltraggio all’intera città e l’intero territorio, e che va respinto da tutti con nettezza e con l’impegno di forze dell’ordine ed inquirenti che, siamo certi, sapranno individuare al più presto gli esecutori del vile gesto – dice il segretario cittadino Ubaldo Scanu -. Il grave episodio, da condannare senza se e senza ma, deve farci riflettere anche sui toni talvolta utilizzati da tutti – politici e non – nel dibattito politico giornaliero, necessario certo, ma stando attenti che si svolga sui corretti binari del confronto civile perché lo stato di disagio, difficoltà e disperazione in cui versa un territorio come il nostro, può determinare che gli amministratori locali, esposti in prima linea, diventino il bersaglio di un malcontento diffuso nei confronti della politica. A Mauro e alla sua famiglia tutto il Partito Democratico esprime sentimenti di solidarietà e vicinanza e la conferma di un rinnovato impegno a sostenere assieme, in ogni momento, la cultura della legalità e di una più salda e solidale convivenza civile.»

«Abbiamo appreso del gravissimo atto intimidatorio che hai subito con l’incendio doloso della tua automobile per il quale, senza tante parole, ti vogliamo rappresentare la nostra totale solidarietà – scrive in una nota Roberto Puddu, segretario generale della CGIL del Sulcis Iglesiente -. Un atto vigliacco, grave ed inquietante in questa delicata fase di drammatica difficoltà sociale del territorio, e ancor più perché rivolto ad un giovane rappresentante dell’istituzione locale, sede di insediamento democratico più vicino ai cittadini. Atto sul quale esprimiamo la più ferma condanna, e che insieme a te e alla tua famiglia, ferisce tutti noi e l’intera comunità del territorio.»

Rino Barca, segretario regionale della FSM CISL, in una nota «manifesta la più totale solidarietà nei confronti del presidente del Consiglio comunale di Iglesias Mauro Usai per il vile atto intimidatorio subito nelle scorse ore. Riteniamo fondamentale condannare senza appello ogni utilizzo della violenza come forma di intimidazione e coercizione politica.»

Consiglio comunale Iglesias

Assalto al traghetto 2 copiaTraghetto 8 copiaCarloforte in piazza

E’ scattato questa mattina lo sciopero di due giorni indetto dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e USB contro il progetto di privatizzazione della Saremar predisposto dall’assessorato regionale dei Trasporti. Oggi e domani verranno garantiti solo i servizi essenziali, con cinque corse sulla tratta Carloforte-Portovesme (5.05, 6.00, 13.15, 16.30 e 21.10), cinque sulla tratta Portovesme-Carloforte (6.10, 6.50, 14.30, 17.25 e 22.20), tre sulla tratta Carloforte-Calasetta (6.55, 12.40 e 17.10) e tre sulla tratta Calasetta-Carloforte (7.35, 13.20 e 17.50).

Mercoledì prossimo, 1 aprile, intanto, i carlofortini scenderanno in piazza con una grande manifestazione a Cagliari, organizzata «contro l’arroganza della Regione e contro altra disoccupazione per un servizio marittimo pubblico». La FILT CGIL metterà a disposizione due autobus (prenotazioni al n° 0781 854009 – Pro Loco, mail: prolococarloforte@gmail.com).

 

All’origine della protesta c’è la convinzione che il progetto dell’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, non riconosca il diritto sacrosanto alla mobilità delle persone e delle merci, dimenticando che l’unica strada percorribile per i cittadini delle isole sia il mare.

Ricordiamo che il Consiglio regionale in una delle prossime sedute affronterà l’esame della mozione n. 113 presentata da 13 consiglieri, primi firmatari Luca Pizzuto (SEL) e Pietro Cocco (PD), già calendarizzata due volte e poi rinviata.

La mozione impegna il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e la Giunta regionale:

1) a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti atti ad evitare la privatizzazione totale della Saremar e/o a mantenere pubblica la proprietà maggioritaria, in particolare riconoscendo la funzione sociale del trasporto marittimo con le isole minori e la necessaria permanenza del servizio in ambito pubblico o a maggioranza pubblica;

2) ad aprire un tavolo tecnico di confronto e coordinamento per agevolare lo studio della procedura di parziale privatizzazione della Saremar, evidenziando la centralità di una soluzione che tuteli l’utenza e i lavoratori;

3) a comunicare ufficialmente gli atti di cui alla successiva deliberazione regionale al Governo e all’Unione europea, unitamente ad una relazione sulle motivazioni sociali, economiche e giuridiche che sono alla base della sua adozione.

Nella mozione si sottolinea che, dalle precedenti esperienze di privatizzazioni attuate nelle Regioni Campania, Lazio, Sicilia e Toscana si traggono conclusioni prettamente sfavorevoli derivanti da disservizi, ritardi, discusse irregolarità negli appalti e, infine, licenziamenti improvvisi;

– della notizia risalente al giugno del 2014 che la gara d’appalto per Caremar (Regione Campania) è stata annullata dal TAR, preceduta da diversi disagi, soppressione delle corse e ritardi;

– dell’estromissione delle tre biglietterie di Formia da parte della nuova Laziomar (Regione Lazio) nell’aprile 2014, sebbene i contratti con la precedente gestione regionale fossero in scadenza il 30 dicembre del 2015, con evidenti rischi di licenziamento per tutti i lavoratori dei tre mandatari estromessi;

– dei forti disagi, ritardi e soppressioni ingiustificate nelle tratte di Pantelleria e Lampedusa per conto della Siremar (Regione Sicilia), cagionata dal ricorso per la gara d’appalto delle quote private della stessa;

– delle proteste nei confronti della Toremar (Regione Toscana) per i prezzi dei biglietti e per ulteriori ritardi;

Alla luce delle esperienze pregresse nelle altre regioni – si sottolinea nella mozione -, è inopinabile che la privatizzazione totale o maggioritaria esporrebbe l’utenza a disservizi inevitabili e costituirebbe un grave rischio di tagli e licenziamenti per il personale attualmente impiegato e, sulla base delle norme europee, non esiste alcun vincolo giuridico alla privatizzazione totale o maggioritaria e lo stesso non è una diretta conseguenza dell’applicazione del regolamento CEE n. 3577/92; il contenuto dell’accordo di programma del 3 novembre 2009 richiama solo una decisione politica del Governo centrale e non un obbligo giuridico alla privatizzazione; la scelta di privatizzare la totalità del capitale è pertanto ascrivibile, anch’essa, a scelte di natura meramente politica.

Consiglio regionale 42 copia

Tempi lunghi per il dibattito sul disegno di legge n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, con distanze sempre molto marcate tra maggioranza ed opposizione.

La seduta di questo pomeriggio si è aperta con la discussione generale dell’art. 3 e dei relativi emendamenti.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che ha osservato come l’articolo ricalca integralmente il testo nazionale, ed appare criticabile, a suo avviso, «la collocazione della parte sanzionatoria all’inizio dell’articolato mentre generalmente si mette alla fine». «Più in generale – ha aggiunto – anche in questo caso si confondono le norme urbanistiche con quelle edilizie seguendo una logica a spezzatino il contrario di ciò di cui la Sardegna ha bisogno».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha tenuto a sottolineare «un passaggio che merita grande attenzione perché si parla della sanzioni e della vigilanza sui cantieri, però si prevede sulla scorta della legge nazionale una ordinanza del sindaco per il sequestro delle opere ritenute abusive mentre sarebbe stato meglio lasciare questa responsabilità in capo agli uffici tecnici per non caricare i sindaci di compiti impropri».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che, «appena arrivati alle questioni di merito emergono i primi problemi concreti e di confusione normativa, con provvedimenti di natura omogenea per cui si utilizzano quattro termini diversi». La prima cosa da fare, ha avvertito Cossa, «è individuare bene sia i provvedimenti che i responsabili, superando il dualismo di competenze fra sindaco che emette l’ordinanza di demolizione e quella del responsabile tecnico che sulla stessa materia ha una facoltà ma non un obbligo, altrimenti non facciamo altro che alimentare il lavoro degli uffici giudiziari».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che in primo luogo questa norma doveva essere alla fine come si fa di consueto e comunque è una specie di mostro con molte teste con un organismo formato da un mix di passaggi lapalissiani e molte lacune, anche rispetto alla normativa nazionale cui fa riferimento. C’è poi poca chiarezza, ha lamentato il consigliere, «a proposito della separazione fra compiti di indirizzo che spettano all’organo politico e di gestione di competenza dei dirigenti; a fronte di questo quadro demolizione e sequestro non possono spettare al sindaco ma vanno attribuiti al dirigente».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato che, fin dall’inizio, era facile prevedere che «questa legge sarebbe stata un parto difficile, una sorta di parto podalico perché in qualche modo si comincia dalla fine; non si può pensare ad un impianto sanzionatorio senza inserire prima un dettato normativo che chiarisca cosa è consentito e cosa è vietato, questo è ciò che si aspetta il cittadino comune che non va intimorito».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «il pericolo di moltiplicare le occasioni di contenzioso sicuramente c’è ma a questo rischio va aggiunto anche il rischio di eccessivo allungamento dei tempi, sembra che ci sia un’ansia di sanzionare il cittadino ad ogni costo, dimenticando che anche i messaggi che si rivolgono all’esterno hanno la loro importanza; bisogna fare uno sforzo comune per migliorare alcune parti del testo e rilanciare il principio di leale collaborazione fra pubblica amministrazione e cittadini».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle dichiarazioni del consigliere Lotto, che si è chiesto perché il Consiglio perde tempo ad esaminare disposizioni per certi aspetti marginali. «Sarebbe meglio chiedersi – ha sostenuto – perché sono stati presi pezzi del testo unico sull’edilizia e della legge regionale 23/85, in qualche caso anche datati, per inserirli nel testo; così non si aiutano le amministrazioni locali che dovranno applicare la norma nelle loro relazioni con gli utenti, la soluzione migliore sarebbe stata quella di il testo unico con un solo articolo, altrimenti ogni volta che cambia il testo unico dobbiamo tornare in Aula per recepire le modifiche e questa sì che sarebbe una perdita di tempo».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto fra l’altro che «stiamo entrando in media res ma prima di parlare di sanzioni dovremmo riflettere sul perché prevediamo le sanzioni, seguendo un atteggiamento che appare come il frutto di un pregiudizio culturale negativo da associare necessariamente all’urbanistica; le sanzioni, invece, devono essere accuratamente ponderate così come vanno attentamente valutate le acquisizioni al patrimonio comunale di beni e manufatti».

Dopo l’on. Dedoni ha preso poi la parola l’on. Efisio Arbau (SV), che ha detto: «L’attività sanzionatoria è seria e utile, anche per gli operatori del diritto. Quindi questa norma è indubbiamente quel che serve. E’ interessante, però, parlare della sanatoria giurisprudenziale, un istituto che pone in netta difficoltà i nostri Comuni: dobbiamo uscire dall’idea vecchia del cittadino contrapposto all’istituzione, evitando ai Comuni ordinanze di demolizione che poi la magistratura consente di ricostruire. Su questi argomenti sostanziali dovremmo confrontarci e lo dico costruttivamente anche alla maggioranza».

Ha poi preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i cittadini sardi non sono controparte della Regione e il criterio delle sanzioni va rivisto nel senso di aprire a favore dei cittadini. E’ in nome loro che governiamo». L’oratore si è espresso anche contro l’approvazione dell’Imu agricola e ha chiesto al Consiglio e al presidente della Regione di ricorrere alla Corte costituzionale.

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «questa norma rischia di alimentare ulteriormente l’incertezza su un sistema normativo frammentato e stratificato, difficile da coordinare anche per gli stessi operatori. E’ chiaro che tutto questo riduce anche la civiltà di queste norme. Avete cercato di fare una sorta di collage prendendo un po’ dalla legge 23, un po’ dalla legge 380 con qualche elemento di fantasia aggiunto da voi».

Per la replica ha chiesto di parlare l’assessore Cristiano Erriu, che ha detto: «Questo articolo è materia di diritto applicato e di giurisprudenza. L’approfondimento di questa discussione in Consiglio lo testimonia. Il centrodestra ha fortemente criticato questo articolo e io che ho fatto il sindaco so bene quali limiti abbia l’amministrazione comunale in questi casi. E quante responsabilità i sindaci vorrebbero evitare. Ecco, questo articolo va proprio nella direzione di introdurre maggiori elementi di certezza del diritto, a vantaggio dei cittadini».

Sull’emendamento 247 (soppressivo dell’intero articolo 3) ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) per chiedere che si faccia «chiarezza su chi è chiamato a dire che un cantiere è abusivo o meno. Un conto è agire su mandato della procura, un altro su impulso di un dirigente o di un vigile urbano».

L’on. Mario Floris ha chiesto alla Giunta di «ritirare questo articolo, che ha soltanto il sapore punitivo e per nulla preventivo. E se non passa questo articolo ci sono comunque norme che sopravvivo e tutelano la collettività in caso di abusi. A noi di quello che fa lo Stato non ci importa: abbiamo bisogno di norme sarde che vadano bene per la Sardegna». Anche l’on. Cossa (Riformatori) si è detto a favore dell’emendamento  soppressivo e ricordando l’intervento dell’on. Arbau e del collega Pittalis ha aggiunto: «Stiamo ad andando ad aumentare soltanto il lavoro dei magistrati».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “questa norma è ben fatta e chiara” mentre l’on. Locci (Forza Italia) ha difeso l’emendamento soppressivo: «Dov’è la contingibilità e urgenza in tutto questo? Avete inventato un modo per scaricare la responsabilità dei dirigenti e attribuirla ai sindaci. E’ chiaro che si tratta di norme aggiunte: se il dirigente se la sente deve poter sospendere i lavori e contestualmente sequestrare il cantiere».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «ci sono tutte le possibilità di modificare questo testo nel senso degli interessi del popolo sardo e non della burocrazia».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) non si è detta soddisfatta dalla replica dell’assessore Erriu: «Anche noi abbiamo passione nell’esercitare il nostro ruolo e non rinuncio ad esercitare la competenza legislativa primaria del Consiglio regionale in materia urbanistica». 

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’on. Rubiu (Udc): «Se anche cancelliamo questa norma restano in piedi le norme che reprimono le violazioni della materia urbanistica». Per l’on. Dedoni (Riformatori) «non è chiaro quale fosse l’obiettivo del legislatore che ha costruito questa proposta».

Favorevole anche l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «La Giunta sta maturando la convinzione che questo testo può essere migliorato. A noi non interesse portare a casa il valore di questo emendamento, magari approvato a voto segreto. Il fatto è che questa legge non vogliamo farvela approvare perché non ha nulla di buono. Ecco perché dovreste eliminare questo apparato sanzionatorio».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Vengo dall’esperienza di sindaco nella città più martoriata dagli abusivi edilizi, ovvero Quartu. E difendo questa norma».

Per l’on. Pittalis (Forza Italia) è chiaro che «i controlli preventivi sono molto più importanti delle vostre sanzioni contenute nell’articolo 3». Anche l’on. Alberto Randazzo (Forza Italia) si è detto contrario «a dare ai sindaci responsabilità che non devono appartenere ai sindaci. Che siano i dirigenti ad assumersi sino in fondo le loro responsabilità».

Sul tema delle competenze dei sindaci, il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto: «Nessuno li vuole perseguitare, non scherziamo».

Messo in votazione, l’emendamento 247 è stato respinto.

L’on. Antonio Solinas, presidente della commissione Quarta, è intervenuto per rettificare alcuni pareri della commissione e ha chiesto all’Aula di eliminare ogni ambito di discrezionalità a favore dei dirigenti comunali sul fronte della sospensione e del sequestro del cantiere dove è stato realizzato l’abuso.

Sull’emendamento 203 è intervenuto per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha chiesto la soppressione del punto 1 del comma 1 dell’articolo 3. Si è associato l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) e a seguire l’on. Stefano Tunis: «Questa figura di sindaco sceriffo è frequente nelle vostre norme ed è ben studiato dalla psicoanalisi freudiana come l’emblema di un percorso adolescenziale non compiuto». L’on. Mario Floris è tornato sul concetto di “inizio dei lavori”: «Da quando decorre l’inizio dei lavori? Dobbiamo mettere un punto fermo su questa problematica».

Anche per l’on. Crisponi (Riformatori) «il pasticcio viene fuori con tutta la sua evidenza ed è il pasticcio di un sindaco che è anche censore e sceriffo e che deve procedere anche se non sa chi ha accertato l’ipotesi di violazione urbanistica». Favorevoli anche l’on. Locci e Pittalis (Forza Italia): «Così come formula,to il primo comma pone problemi, visto che insistete solo nel rafforzare la tutela sanzionatoria».

Sull’ordine dei lavori l’on. Cossa (Riformatori) ha chiesto notizie in ordine all’approfondimento annunciato sull’articolo dal capogruppo del Pd.

Anche l’emendamento 203 è stato respinto dall’Aula.

Il presidente del Consiglio, Ganau, ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 204 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione del punto 2, al comma 1 dell’articolo 3 (Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la sospensione dei lavori, la rimozione o la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi e, nel caso di mutamento di destinazione d’uso, il ripristino della destinazione originaria legittimamente autorizzata, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 4).

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha rimarcato la necessità di specificare in legge quale sia e a quale servizio appartenga il dirigente a cui sono attribuite competenze e responsabilità.

Assunta la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai, ha concesso la parola al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che ha rimarcato l’opportunità di specificare l’ufficio al quale appartiene il dirigente a cui fa riferimento il punto 2 comma 1 dell’articolo 3.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito che le procedure e la responsabilità delle eventuali demolizioni deve essere esercitata da chi “con chiarezza” è indicato nel provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha posto dubbi sulla correlazione tra quanto disposto dal comma 1 e da quanto stabilito dal comma 2. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato che tra le azioni è prevista l’acquisizione dell’area e non quella del manufatto eventualmente realizzato in difformità dalle leggi e dalle norme.

Il presidente di turno, Eugenio Lai, non essendoci iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 204 che non è stato approvato con 19 favorevoli e 29 contrari. Il presidente dell’assemblea ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 94 (Pier Mario Manca e più) e 250 (Locci e più) che propongono entrambi di sopprimere al comma 2 dell’articolo 3 (Entro quindici giorni dalla notifica della sospensione il dirigente o il responsabile dell’ufficio, su ordinanza del sindaco, può procedere al sequestro del cantiere. Nell’ipotesi di accertata prosecuzione dei lavori in violazione della sospensione, è disposta la demolizione immediata delle opere abusive) le parole “su ordinanza del sindaco”.

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che la probabile approvazione dell’emendamento, nell’escludere le funzioni del sindaco, rende ancor più evidente la necessitò di indicare con chiarezza in legge a quale dirigente debbano essere attribuite le funzioni e compiti stabiliti nell’articolato.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato la rilevanza del problema evidenziato dal suo collega Pittalis e ha rimarcato l’assenza di una “fase dialettica” tra il presunto colpevole di abuso e l’avvio dell’iter delle demolizioni.

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario dell’emendamento 94, ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito l’opportunità, nei casi in cui non è necessaria di escludere l’ordinanza del sindaco anche per contribuire ad eliminare le tensioni crescenti in capo ai sindaci.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha evidenziato la riproposizione del problema inerente le responsabilità della politica e quella in capo alle burocrazie delle pubbliche amministrazioni. Spostare le responsabilità dai sindaci ai dirigenti, a giudizio di Floris, rappresenta una profonda trasformazione della legge regionale 23 del 1985. L’esponente della minoranza ha inoltre denunciato che non appare chiaro nel testo in discussione in capo a chi sono le demolizioni fino ad oggi in capo alla Regione.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha escluso fraintendimenti in ordine alle funzioni e all’individuazione del dirigente a cui stanno in capo le responsabilità indicate in legge ed ha ribadito che sia la maggioranza che l’opposizione propone l’eliminazione dell’ordinanza del sindaco. Il consigliere della minoranza ha quidni preannunciato un emendamento al punto 12 che coinvolge anche il Corpo Forestale nelle attività di vigilanza e controllo della Regione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sostenuto la posizione espressa dal capogruppo Pittalis ed ha dichiarato di condividere l’emendamento orale proposto dal presidente della IV commissione Antonio Solinas che prevede di sostituire i termini “procede al sequestro” con le parole “può procedere al sequestro”.

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le richieste avanzate dal capogruppo Pittalis, mentre il collega di gruppo Stefano Tunis, ha invitato la maggioranza ad approfondire il tema ed ha denunciato che la norma risulta inapplicabile nella maggior parte dei Comuni dell’Isola, constatato l’assenza di dirigenti che caratterizza gli organici degli Enti locali.

E’ poi intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori) che ha ribadito la necessità di definire meglio l’attribuzione dei poteri di accertamento delle violazioni urbanistiche. «Non si può fare con la presentazione di un semplice emendamento, serve una riflessione più ampia».

Secondo Roberto Deriu (Pd) andrebbe risolto il problema fondamentale sull’attribuzione delle competenze . «C’è imbarazzo nell’attribuirle ai primi cittadini – ha detto Deriu – ma bisogna dire che verranno date responsabilità pesantissime in capo ai dirigenti». Deriu ha poi affermato che in ogni caso i sindaci non saranno sollevati del problema: «Non c’è atto dei comuni che non venga ricondotto in capo al sindaco. Separare le responsabilità in modo incerto può portare a risultati mostruosi. La responsabilità politica rimarrà, comunque, in capo ai primi cittadini».

Il vicepresidente Lai ha quindi posto in votazione l’emendamento 94, uguale al 150, che è stato approvato dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale n.250.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato il fatto che la legge non chiarisce  chi deve effettuare un sequestro. «Se questo aspetto non viene definito nessuno se ne assumerà la responsabilità. Sarebbe opportuno fermarsi a riflettere e presentare un emendamento di sintesi».

Michele Cossa (Riformatori) ha  sollecitato u miglior coordinamento tra i diversi commi dell’articolo 3.

Antonio Solinas (Pd) in risposta al collega Fasolino ha difeso l’impianto della norma: «La responsabilità sull’accertamento delle violazioni urbanistiche va attribuita al dirigente o al responsabile del competente ufficio comunale».

Un chiarimento che non ha convinto Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha ribadito la richiesta di cancellare l’articolo 3. «Chi deve interpretare la norma non verrà a chiedere spiegazioni in Consiglio. Servono norme semplici: meglio fermarsi a riflettere»

Anche per Pietro Pittalis «non c’è chiarezza tra i punti 3 e 4 del comma 1, l’articolo uno va riscritto».

Salvatore Demontis (Pd) ha invece difeso la norma: «Se le competenze non sono del sindaco è evidente che sono dei dirigenti – ha detto – in assenza di un dirigente, il Testo Unico degli Enti Locali assegna i poteri gestionali al responsabile del servizio. Si può discutere sull’opportunità di assegnare responsabilità troppo grandi a chi non ha una qualifica, ma non esistono dubbi sull’attribuzione delle competenze».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 205 che è stato respinto, a scrutinio elettronico palese, con 29 contrari e  19 a favore.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n.206, primo firmatario Oscar Cherchi (Forza Italia).

Il vicepresidente Lai ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori) che si è soffermato sul punto 4 del comma 1 dell’articolo 3 nel quale si stabilisce che le opere realizzate abusivamente vengono acquisite di diritto al patrimonio del Comune. «E’ una norma che potrebbe dar adito a questioni infinite perché non è chiara».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito che le disposizioni dell’articolo 3 dell’articolo 4  non sono coniugabili. «Se venisse fuori dall’Aula questo articolato sarebbe difficilmente applicabile».

Dello stesso tenore l’intervento di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Chi ha scritto questa norma ha creato confusione. Non si capisce a chi è venuta l’idea di scrivere che, nel caso di abusi, l’area acquisita dai comuni non può essere superiore a 10 volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita. E’ una follia: se un’opera è abusiva va acquisita per intero».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito grottesco il contenuto del punto 4. «Ma quale può essere il livello di punizione inflitto a chi ha compiuto un abuso a causa di norme poco chiare? E’ una violenza ai danni dei cittadini. fermatevi e riflettete».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi dato la parola a Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale «si sta tentando di disciplinare due fasi diverse la prevenzione e la sanzione dell’abuso edilizio. Mettere insieme in un singolo articolo questi due passaggi rischia di creare confusione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito “un esproprio proletario” la previsione del punto 4 del comma 1. «Non è sufficiente acquisire il manufatto abusivo, si prevede una sanzione che incamera nel patrimonio comunale anche opere analoghe a quelle abusive. E’ una visione poliziesca prevedere di sequestrare aree dove potrebbero realizzarsi opere abusive. E’ il momento di fermarsi, l’articolo va riscritto».

Mario Floris (Uds) rivolgendosi al presidente Gianfranco Ganau ha affermato: «Si discute una materia sensibilissima. Nessuno sa spiegare che cosa ha scritto. Assessore e maggioranza devono rispondere alle domande della minoranza. Il testo contiene cose inaudite, è un pastrocchio. Chiedo la cortesia di avere delle spiegazioni quando queste vengono richieste».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.206 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e a 18 favore.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni che ha ricordato al presidente di aver depositato un ordine del giorno sull’Imu agricola per chiedere l’impugnazione del decreto del Governo da parte della Giunta. Il presidente Ganau ha chiarito che l’ordine del giorno è all’attenzione del Consiglio e domani sarà la conferenza dei capigruppo a decidere se metterlo in discussione. Gianfranco Ganau ha quindi chiuso la seduta e aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina, alle 10.30. 

 

   

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Dopo il cordoglio per le vittime dell’attentato di Tunisi, in Consiglio regionale prosegue il dibattito sul DL n.130 in materia urbanistica. I lavori del Consiglio regionale sono ripresi stamane. Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la seduta esprimendo la vicinanza del Parlamento sardo «alle famiglie delle vittime dell’attentato di ieri a Tunisi e alla giovane democrazia tunisina che con fatica ricostruisce il Paese».

Il presidente Ganau ha chiesto all’Aula un minuto di raccoglimento, «che segna anche il nostro sdegno e condanna a ogni forma di terrorismo e di violenza«.

I lavori del Consiglio sono poi ripresi con l’esame degli emendamenti all’articolo 2 del Piano casa. Dopo il parere della Commissione e della Giunta, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione, che il presidente Ganau ha concesso.

Alla ripresa, ha preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), secondo cui nella maggioranza e nella Giunta «si finge di fare qualcosa e non si fa invece nulla. Questa è la rappresentazione dell’articolo 2. Quel poco che state facendo andrà di certo a danneggiare le imprese e la Sardegna. Ma d’altronde, quando si tratta di imprese, avete già dimostrato qual è il vostro livello di interesse verso il settore produttivo in occasione della Finanziaria». Rivolto poi ai consiglieri di maggioranza ha detto: «Siete soggiogati dai voleri di un soggetto che predica bene e razzola male, è giusto che facciate sentire la vostra voce dentro la maggioranza. Fate capire al piccolo manovratore che ci siete e fatevi rispettare».

L’on. Mario Floris (Uds) si è rivolto al capogruppo del Pd e ha detto: «Questo articolo non è una grande riforma come ci è stato presentato. E’ la sola modifica di un nome: da concessione edilizia a permesso di costruzione. Ma non cambia nulla. Insomma, attribuire a questo articolo la trasformazione della legge urbanistica della Sardegna è offensivo».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia), che ha ricostruito la legislazione urbanistica che si è succeduta in Italia a partire dal 1942, «oggi ci troviamo con estrema urgenza a discutere l’articolo 2. Dopo 14 anni la Regione si sveglia e pensa di proporre all’Aula una legge che stravolgerà il sistema del rilascio delle autorizzazioni a costruire. Tutto questo non ha nulla a che fare con la semplificazione».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) «c’è l’esigenza di una vera legge urbanistica che dica dove e come si deve costruire. Anche il pericolo e manicheo Ppr, come lo definite, non si discosta dal decreto Floris. Bisogna stare attenti a non introdurre premialità nei centri storici di Cagliari e Quartu, sarebbe prima necessario censire l’edilizia dei centri storici».

Ha preso poi la parola l’on. Michele Cossa (Riformatori): »Questo articolo uniforma la terminologia sarda a quella italiana, con 14 anni di ritardo. Ma vi vorrei ricordare che la Regione ha competenza primaria in materia urbanistica: c’è molto da riflettere su questa legge, che si pone su una posizione di retroguardia rispetto alla legge nazionale, orientata invece verso la semplificazione. Questo vostro piano casa è un piano di retroguardia e fa il possibile per fare un passo indietro perfino da quello Stato al quale pretendiamo di affermare la nostra specialità. C’è molto da riflettere, soprattutto sugli effetti che le leggi producono. Com’è stato per gli effetti del Piano casa, che insieme alla crisi hanno portato il licenziamento a decine di migliaia di operai sardi dell’edilizia».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che in materia urbanistica «la Sardegna avrebbe potuto fare molto di più avendo la competenza esclusiva per arrivare ad una vera semplificazione, invece è stato aggravato, ad esempio, il procedimento amministrativo sul silenzio-assenso laddove si prevede la sostituzione degli uffici regionali in caso di inerzia di quelli comunali». Occorre riportare il quadro normativo in linea con quello nazionale, ha aggiunto, «senza arroccarci su problemi di retroguardia, riconoscendo che qui non c’è grande riforma e non si fa altro se non cambiare alcuni passaggi terminologici privi di significato».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha evidenziato che «il tema non è solo nominalistico, fa parte della evoluzione normativa ed amministrativa dello jus edificandi dato che, modificando la legge 23 dell’85, cambia di conseguenza tutto l’impianto». Il dibattito finora svoltosi in Consiglio, ha però osservato Erriu, «è singolare perché nel 2013 la Giunta Cappellacci in una sua legge parla proprio di permesso di costruire ma senza una norma regionale di appoggio, cosa che pone problemi in una Regione con competenza primaria sull’urbanistica; questa è una norma di semplice allineamento che dà certezza giuridica e pur non semplificando è utile».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato che, permesso o concessione, «parliamo sempre di un potere autorizzativo della pubblica amministrazione e forse se ne poteva pure fare a meno; è interessante invece capire perché ci stiamo muovendo in modo asimmetrico rispetto al quadro normativo nazionale ed accontentandoci di un topolino, dopo aver detto di voler superare il Piano casa per strutturarlo in modo stabile». Fuori da questo palazzo, ha proseguito Zedda, la situazione è molto diversa: «Friuli, Toscana, Calabria, Piemonte, Marche, Abruzzo, Puglia, Sicilia, Campania e Lazio (addirittura fino al 2017) hanno prorogato il Piano casa, confermandone la validità, noi invece siamo gli unici in Italia che fanno il passo del gambero».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha messo in luce che il dibattito somiglia alla situazione in cui «la maggioranza non riesce ad indossare l’abito che un bravo sarto come l’assessore Erriu sta cercando di confezionare, compito impossibile perché la legge che sta venendo fuori non soddisfa nessuno nemmeno all’interno della maggioranza e con i rattoppi in corsa la situazione è perfino peggiorata». Il decreto Renzi del 2014, secondo Rubiu, «è molto più avanti di quanto stiamo discutendo e molte Regioni hanno recepito la legge nazionale; sarebbe molto più utile fermare i lavori, recepiamo quel decreto e ripartiamo, così facciamo un buon servizio ai Sardi e dimostriamo che la politica sa andare oltre la dialettica maggioranza minoranza».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «qualcuno ha detto che questo dibattito è inutile ma o il collega Lotto non è sintonizzato con l’opinione pubblica o forse si riferiva al lavoro che ha fatto la maggioranza, perché oggi anche Confindustria manifesta critiche durissime contro questa legge». Citando un documento degli imprenditori, Pittalis ha riferito che «se la nuova legge venisse approvata sarebbe un ulteriore gravissimo attacco all’economia della Sardegna ed il testo in esame è fortemente peggiorativo rispetto alla precedente stesura». «La maggioranza – ha concluso – sta portando avanti una azione debolissima ma i problemi non sono questi, non fatevi travolgere dal furore ideologico».

L’Assemblea ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n. 114 che sostituisce la rubrica del secondo Capo della legge con la dizione “semplificazioni e riordino in materia edilizia”.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sostenuto che «è vero che è necessario aggiornare le norme regionali a quelle nazionali ma la perplessità nasce dal riferimento all’urbanistica mentre la materia trattata è quella dell’edilizia; sul permesso di costruire non c’è nessun dubbio da nessuna parte ma il vero problema è la Sardegna è ferma da quattro mesi».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che «la norma è la prosecuzione classica del niente assoluto, il permesso di costruire è una norma diffusa ovunque e purtroppo non ha nessuna incidenza positiva nell’ordinamento regionale».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «sarebbe stato molto più veritiero dire cosa contiene il capo due altrimenti è una pratica da azzeccagarbugli, sforziamoci invece di rendere la legge un po’ più chiara semplificando la vita di chi dovrà applicarla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto che «il permesso di costruire è ormai una acquisizione comune, nella proposta della Giunta Cappellacci c’era una altra visione di fondo che, ad esempio, superava la legge regionale 23 dell’85 ma, al di là di queste differenze, qui emerge che al di là del cambio del nome non si cambia la sostanza».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato per quanto potrà accadere dopo l’approvazione di questa legge, state perdendo di vista il vero contenuto della legge, sono subissato da messaggi che chiedono interventi decisi accusando perfino l’opposizione di essere troppo morbida con la maggioranza, siete finiti in un imbuto dopo che vi hanno cambiato la legge sotto il muso».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha parlato di «emendamento in linea con le cose che ha detto poco fa l’assessore, la proposta dà maggiore organicità alla legge in attesa della nuova legge urbanistica, chiamiamo le cose con il loro nome».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che «l’adeguamento della legge regionale 23/85 al testo unico nazionale non è inutile, ci sono ancora le concessioni edilizie e non i permessi, la dia e non la Scia, vuol dire che la modifica non inutile, perché stiamo introducendo gli stessi nomi e gli stessi procedimenti della legislazione nazionale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha voluto rassicurare la maggioranza sul fatto che «siamo qui per consentirvi di svolgere al meglio il vostro ruolo di maggioranza ma noi non abbiamo, ed è questa la differenza,  una coscienza esterna a questa Assemblea, siete assenti da questo dibattito anche se la Regione ha competenza primaria in materia urbanistica e state ignorando autonomia ed autogoverno, mentre noi non stiamo facendo ostruzionismo ma cercando di farvi capire che schifezza avete portato e come la state perfino peggiorando».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) quando si annuncia al mondo intero una rivoluzione copernicana uno si aspetta qualcosa di forte ma Copernico metteva all’indice i dogmi della Chiesa, qui non si fa nulla se non sostituire una parola con un’altra, siamo con la testa rivolta all’indietro.

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha sottolineato che «con l’urbanistica di dobbiamo comunque confrontare ma questa legge ci spinge controvoglia a giocare al gioco dell’oca, saltando qua e là per orientarsi fra tutte le leggi richiamate; se diciamo che anziché modificare la legge x facciamo semplificazioni in materia edilizia tutti capiscono».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha manifestato il suo orientamento favorevole all’emendamento, perché «la semplificazione dovrebbe essere la nostra stella polare, è questo che ci chiede la Sardegna, semplificare negli uffici tecnici e negli studi professionali per mettersi al servizio delle imprese e delle famiglie; la casa è il bene più prezioso ed i cittadini si aspettano dalla politica che non tradisca le loro aspettative».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha sostenuto che «l’opposizione sta esagerando e forse scimmiottando questa sinistra elitaria che per fortuna è stata rottamata: la maggioranza ha presentato molti emendamenti e, se l’opposizione cessa l’ostruzionismo, è possibile trovare un terreno comune confrontandosi sul merito delle questioni e non sulle terminologie».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha definito il provvedimento «non una anticipazione di norme di carattere generale o una norma rivolta al contrasto del consumo di suolo, perché il permesso di costruire è previsto dal testo unico sull’edilizia dalle leggi successive, dal mille proroghe e allo sblocca Italia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto di non aver capito neanche dall’intervento del collega Arbau «quale è la posizione della maggioranza; siamo qui per confrontarci ma, se da parte vostra restate arroccati e la Giunta continua a rimanere in silenzio, non ci sono spazi e noi continueremo a mettere in evidenza i tanti punti di debolezza di questo testo: sarebbe molto più semplice lasciarvi fare perché si ripeterebbe la storia degli anni scorsi, dalle dimissioni di Soru alla sconfitta successiva del centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha precisato che l’opposizione «non ha utilizzato il termine inutile per il dibattito; è vero che la normativa nazionale sull’edilizia si applica in moltissimi comuni della Sardegna ma i problemi sono altri rispetto al permesso di costruire, i problemi riguarderanno i sardi che non potranno utilizzare né permessi né concessioni, nelle zone agricole e turistiche, nelle città e nei centri storici».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.114 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari e 19 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 248 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione dell’articolo 2 “titoli abilitativi”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le critiche al provvedimento e tra le proteste della maggioranza ha dato lettura di un sms di critica, trasmesso – così ha dichiarato Fasolino – da un elettore del centrosinistra. «Alla maggioranza non interessa il futuro e il bene della nostra terra», ha concluso il consigliere della minoranza che è stato ripreso, a conclusione del suo intervento dal presidente del Consiglio, per non aver dichiarato la sua intenzione di voto.

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato il voto favorevole ed ha evidenziato le critiche rivolte da Confindustria e il conseguente allarme degli imprenditori sulle drammatiche conseguenze che deriverebbero per l’economia dell’Isola qualora il Dl 130 venisse approvato dall’Aula. «La maggioranza esca dall’angolo in cui l’ha relegata il segretario regionale del Pd», è stata la conclusione polemica di Tedde.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto favorevole per la soppressione dell’articolo 2 («è fuori dalla logica come lo è l’intero provvedimento») e con la prima parte dell’articolato «stiamo solo aggiornando la legge 23 dell’’85 alle norme nazionali».

Stefanio Tunis (Fi) ha dichiarato il voto favore ed ha ribadito la sostanziale ininfluenza delle norme contenute nel Dl 130: «Lo dimostra il fatto che se abrogassimo l’articolo 2 non cambierebbe assolutamente niente».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto a favore ed ha invitato la maggioranza a non mostare risentimento per le affermazioni della minoranza in ordine al ruolo del segretario regionale del Pd nelle diverse fasi di scrittura e riscrittura del provvedimento che è all’esame dell’Aula.

Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato di comprendere la scelta ostruzionistica della minoranza ma, ha affermato rivolto ai banchi di Forza Italia, rischiate di diventare “noiosi” e “inascoltabili”. Solinas ha respinto le critiche rivolte al segretario regionale del Pd («il centrosinistra non ha padroni») ed ha elencato una serie di circostanze che evidenzierebbero – a suo giudizio – un ruolo del cosiddetto “divino” nelle scelte e nelle decisioni del centrodestra. «”Il vostro divino” – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non ha ancora scelto chi di voi farà il coordinatore regionale, vi ha indicato assessori ed ha, a suo tempo, imposto ai sardi Cappellacci». Il presidente del Consiglio ha ricordato anche al consigliere Antonio Solinas che negli interventi per dichiarazione di voto occorre esplicitare l’intensione di voto.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha ribadito che l’articolo 2 altro non è che un adeguamento alle norme nazionali già in vigore ed ha invitato i colleghi della minoranza a cessare l’attribuzione delle responsabilità dell’inadeguatezza del Dl 130 al segretario regionale del Pd. «Questo centrosinistra – ha spiegato Floris – deve dire oggi con chiarezza se ha sposato la linea di Soru che otto anni fa aveva rifiutato fino a provocarne le dimissioni da presidente della Regione proprio per i contrasti in materia di urbanistica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento 248 perché – ha spiegato – «introduce elementi di semplificazione anche se sarebbero necessarie ulteriori limature».

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito il ruolo del segretario regionale del Pd (definendolo “l’innominabile”) nelle scelte e nelle decisioni della maggioranza in materia di edilizia e urbanistica. «Fermiamoci al recepimento delle norme nazionali – ha concluso il consigliere della minoranza – e ragioniamo sugli emendamenti e sulla seconda parte del Dl 130».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il contenuto dell’articolo 2 “questione di lana caprina” a fronte delle disposizioni dell’articolo 57 dello Statuto di Autonomia. Pittalis ha quindi replicato con fermezza alle critiche mosse dall’onorevole Antonio Solinas ed ha ricordato che il centrosinistra ha candidato alla presidenza della Regione, Francesco Pigliaru, nonostante le primarie vinte da Francesca Barracciu.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha dichiarato voto contrario «come sarà quello che esprime l’intera maggioranza». Usula ha quindi evidenziato come il Dl 130 sia in linea con il programma del centrosinistra ed ha replicato al collega Fasolino, affermando di aver ricevuto decina di sms che lo invitano a proseguire con l’approvazione della legge.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha evidenziato che la minoranza continui a ostacolare l’approvazione del Dl 130 nonostante le parti a cui rivolgono critiche siano nella seconda metà dell’articolato. «Approviamo la prima parte che è il recepimento delle norme nazionali – ha dichiarato Lotto – e quando sarà il momento ci confronteremo sugli articoli che più stanno a cuore ai consiglieri di minoranza».

Il consigliere Antonio Solinas ha preso la parola per proporre un emendamento orale all’articolo 2 ed ha sottoposto all’attenzione dell’Aula la sostituzione delle parole “concessione edilizia” con “permesso di costruire” nella legge regionale 11/85 e nella normativa regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il favore alla proposta del consigliere Antonio Solinas («va nella direzione corretta»).

Il presidente Ganau, a seguito dell’assenso dell’Aula ha dichiarato “acquisito” l’emendamento orale all’articolo 2, proposto da Antonio Solinas.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi), primo firmatario dell’emendamento 248 ha quindi dichiarato il ritiro dell’emendamento soppressivo totale. 

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 115, presentato dal consigliere sardista Christian Solinas (Psd’Az) che riscrive l’articolo 2 limitando a tre fattispecie il rilascio del permesso di costruire: a) nuove costruzioni, b) ristrutturazioni urbanistiche, c) ristrutturazioni edilizie su edifici con volumetrie superiori a 1500 metri cubi.

Solinas, illustrando l’emendamento, lo ha definito “provocatorio” perché finalizzato a chiarire in Aula quale dovrebbe essere l’atteggiamento della Regione Sardegna su materie nelle quali esercita la potestà primaria. «Chiedo ai sovranisti dove sta l’esercizio di sovranità se ci limitiamo a trascrivere nell’ordinamento giuridico sardo leggi nazionali – ha detto il consigliere sardista – noi con questo emendamento vogliamo dare più libertà ai cittadini e affermare che il diritto di proprietà va compresso solo in alcuni casi».

Solinas si è poi soffermato sui centri storici: «Sono tutti nati in assenza di pianificazione e di regimi vincolistici ma sono migliori rispetto a quelli realizzati con i piani di lottizzazione che opprimono il senso del bello».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha fatto riferimento alla legislazione nazionale in materia urbanistica rispetto alla quale la Regione Sardegna ha la possibilità di ragionare su modelli alternativi: «Per questo voterò a favore dell’emendamento – ha detto Cherchi – che definisce la nostra autonomia, e disegna una Regione realmente speciale».

Stefano Tunis (Forza Italia), dopo aver ringraziato il presentatore dell’emendamento, ha rimarcato l’utilità di ribadire il valore del diritto di proprietà. «Dobbiamo convincere i sardi che vedono messo in discussione questo diritto che questa legge viene fatta per migliorare il loro patrimonio edilizio – ha affermato Tunis – purtroppo non è così, questa norma mette in discussione proprietà che hanno radici profonde nelle vicende familiari dei cittadini sardi».

Per Michele Cossa (Riformatori) l’emendamento n. 115 «esalta la potestà primaria della Regione sarda in materia urbanistica. Se questa legge non verrà cambiata provocherà un disastro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato il Presidente della Regione Francesco Pigliaru a liberarsi dal giogo imposto dal segretario regionale del Pd Renato Soru in materia urbanistica: «Chi vuole imporre i vincoli predica bene e razzola male. Chi oggi condiziona il dibattito è stato già bocciato dagli elettori».

Per Ignazio Locci (Forza Italia) l’emendamento va nella direzione di semplificare la materia. «Prende spunto dall’art 10 del Testo unico sull’edilizia, lo semplifica e lo depura da previsioni inutili». Locci ha poi negato di voler fare ostruzionismo e invocato un’apertura da parte dalla maggioranza: «D’ora in poi discuteremo di contenuti e quello sarà il terreno su cui confrontarsi».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ricordato l’iter del provvedimento in Commissione «dove tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza sono stati bocciati» per chiarire il motivo della sua contrarietà alla legge: «In Aula la minoranza cerca di fare il suo dovere. Noi ostacoliamo ciò che riteniamo negativo per la Sardegna. Questa legge è dannosa, se avessimo sentore di una vostra volontà al confronto non esiteremmo a cambiare atteggiamento».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 115 che è stato respinto dall’Aula.

Si è passati poi all’esame del testo dell’articolo 2 emendato oralmente dalla proposta del presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas.

Marco Tedde Forza Italia) ha invitato nuovamente la maggioranza a tenere conto delle sollecitazioni da parte delle associazioni di categoria: «Siete sordi, sentite solo i diktat dell’ombra che aleggia sull’Aula – ha affermato Tedde – Pigliaru prenda in mano le redini e consenta di approvare una legge che vada nell’interesse dei sardi».

Alessandra Zedda (forza Italia) ha invece parlato di “chiusura totale” da parte della maggioranza nonostante gli appelli degli operatori del settore. «Questa legge non è gradita ai sardi. Vi imploriamo di fermarvi a riflettere e di ascoltare le voci che fuori dal Palazzo ci avvertono della gravità della norma che si va ad approvare».

Voto contrario al testo della legge ha annunciato Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha difeso l’azione ostruzionistica della minoranza. «Il nostro è garantismo – ha detto Cherchi – vogliamo evitare che si approvi una legge inutile».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha precisato la natura politica della sua decisione: «L’integrazione di Solinas va bene ma in questa sede voglio rimarcare l’inutilità di una legge decisa da altri. Il mio è un voto negativo con apertura di fiducia. C’è la volontà di pochi di creare un clima più sereno, confido che si materializzi una coscienza rimasta finora latitante. Vi diamo il tempo di fare ciò che fino ad oggi non è stato fatto».

Ignazio Locci (Forza Italia), rivolto al consigliere del Pd Luigi Lotto, gli ha ricordato il suo ruolo di fiero oppositore all’interno del consiglio comunale di Sassari governato dal centrodestra: «Lo conobbi nel corso di uno stage – ha detto Locci – e ne apprezzai la capacità di discutere caparbiamente sulle questioni di merito. Non capisco perché adesso ci accusi di fare ostruzionismo. Noi difendiamo le posizioni degli operatori del settore edilizio e non ci si deve scandalizzare se si esprime un dissenso politico».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha chiesto alla maggioranza di rispondere alle domande rivolte dai rappresentanti degli ordini professionali e delle associazioni di categoria: «Cosa pensate delle loro osservazioni? – ha chiesto Fasolino -. Sembrate più interessati ad applicare le direttive del vostro segretario di partito piuttosto che a dare risposte alla società sarda».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha invece annunciato il voto favorevole del suo gruppo al testo dell’articolo «perché convinti dalle aperture fatte dal presidente della Commisione Urbanistica Antonio Solinas. E’ un segnale di disponibilità che accogliamo perché siamo contrari ai dogmatismi che negano la schifezza di questa legge».

Anche Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda, ha annunciato il voto favorevole al testo dell’articolo corretto dall’emendamento orale del presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas. Poi, in segno di protesta per i continui brusii in Aula, ha deciso di rinunciare al suo intervento.

Il presidente Ganau, infastidito dall’accaduto, ha bacchettato i consiglieri invitandoli ad assumere un comportamento più consono e ha annunciato la decisione di procedere a richiami formali ed eventualmente all’espulsione dall’Aula dei consiglieri che disturbano lo svolgimento dei lavori.

Ha quindi preso la parola Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha ribadito la volontà della minoranza di cambiare il provvedimento: «Abbiamo insistito sull’articolo 2 per evidenziare un aspetto: i tecnicismi potevano andare in coda alla legge lasciando la preferenza alle questioni più importanti – ha detto il consigliere azzurro – si potevano affrontare da subito le disposizioni sull’agro o sugli insediamenti turistici».

A Pittalis ha replicato Luigi Lotto (Pd): «L’articolazione della legge è una questione di tecnica legislativa – ha sostenuto Lotto – il problema vero sono alcune norme sulle quali voi farete la battaglia. Quello è il vero motivo di scontro. Gli aspetti tecnici potevano passare tranquillamente».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 2 che è stato approvato. Subito dopo il voto, la seduta è stata interrotta ed è stata aggiornata a questo pomeriggio.

Consiglio regionale 42 copia

Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sul disegno di legge n. 130/A “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

In apertura dei lavori, il Consiglio ha respinto l’emendamento n° 295 presentato al titolo della legge, con 33 voti contrari, 1 a favore e 3 astenuti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha chiarito che l’assenza dell’opposizione ha motivazioni politiche.

Il presidente ha quindi messo in votazione il titolo della legge.

Per dichiarazione di voto, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «in un momento così difficile per la Sardegna fa un po’ specie che il Consiglio regionale non riesca a far partire i lavori per colpa della maggioranza che non riesce a trovare la quadra al suo interno». La legge, ha sostenuto, «è del tutto inadeguata e non produrrà nessun risultato, sarebbe stato davvero molto meglio prorogare il piano casa come avevamo chiesto, oggi non stiamo facendo niente di buono per la Sardegna; lo stesso titolo è incoerente rispetto ai contenuti, non c’è nemmeno semplificazione ma il semplice recepimento di alcune parti del testo unico nazionale sull’edilizia». L’unica cosa che si sta facendo, ha concluso Tedde, «è riordinare la proposta della Giunta regionale, che la maggioranza ha definito addirittura privo di logica espositiva».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha definito il titolo «quasi un poema; la semplificazione per voi resta un modo di pensare ma non si va oltre perché, in concreto, si va verso il solito tassello rimandando a qualcosa che si farà dopo senza dire quando, avete fatto incetta di tasselli in tutta la Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha affermato che «è evidente che il titolo dice il contrario del contenuto della legge, una legge che complicherà la vita a tutti gli uffici tecnici della Sardegna edc anziché mettere ordine si farà ulteriore confusione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha riconosciuto di aver sbagliato a fidarsi dell’assessore Erriu «quando promise di varare un nuovo piano casa entro il 2014; il titolo fa anche un po’ ridere perché riordino e semplificazione devono essere fatti soprattutto all’interno della maggioranza, mentre dovremo essere noi a cercare di semplificare questa legge che, fuori dall’Aula, è attesa da larghi settori della società sarda, da chi vuole investire rispettando l’ambiente contribuendo per quanto possibile a risollevare la nostra economica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che «il titolo è quasi una offesa all’intelligenza delle persone perchè è vero che nell’edilizia c’è un grandissimo bisogno di semplificazione anche per disboscare una vera e propria giungla di norme e competenze, che incutono quasi terrore in chi vuole fare un intervento in una situazione resa ancora più grave a causa della crisi economica, oltre che paura negli uffici tecnici che entrano nel panico temendo l’intervento della magistratura». Questa legge, ha aggiunto, «non contiene nessuna semplificazione ma introduce ulteriori elementi di complicazione e confusione».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha osservato che «siamo al terzo tentativo di presentare uno strumento organico in questa materia, avete proceduto random cambiando più volte il testo ma ora delle due l’una: o non avete una pallida idea dell’urbanistica o l’atteggiamento schizofrenico sta arrivando al momento più alto». Questa legge, ha precisato, «complica una materia già farraginosa come hanno detto più volte gli operatori del settore ed i professionisti; sta nascendo una nuova oligarchia burocratica e si sta trasformando una seduta del Consiglio in una seduta spiritica».

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia, ha definito la discussione «inutile per una legge riempita di enfasi che dentro non ha nulla; non si sa su quale patrimonio edilizio si voglia intervenire mentre da più parti la Sardegna sta chiedendo di fermarvi, una richiesta alla quale anche noi ci associamo». Meglio fermarsi, ha spiegato Zedda, «e rinviare tutto alla nuova legge urbanistica; come avete fatto nella sanità non c’è nulla di quanto proclamato in campagna elettorale, solo due righe messe in croce (e anche molto male) senza una idea di sviluppo della nostra Sardegna, ottenendo l’unico risultato di mettervi tutti contro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che «fa davvero sorridere il fatto che una legge che vuole guardare al futuro per salvaguardare l’ambiente sia accompagnata dalla resa della Giunta di fronte alla vicenda dell’inceneritore di Tossilo, vicenda molto più pesante di un presunto inquinamento nel campo del turismo». Il presidente di Federalberghi, ha ricordato, «vi definisce dilettanti perché negare perfino l’adeguamento delle strutture alle esigenze del mercato, o negare agli agricoltori addirittura la presenza nelle loro campagne, significa che si sta facendo tutto il contrario di quanto lo stesso governo nazionale intende fare per rilanciare l’edilizia».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che «oggi è la dimostrazione che una certa politica è la causa principale dei problemi che la Sardegna sta vivendo, tuttavia l’inizio della seduta è, secondo me, positivo perché almeno una parte della maggioranza sta cercando di dialogare non con i segretari di partito ma con la gente». Per Fasolino «è assurda l’esclusione delle zone agricole perché occorre chiedersi cosa faranno gli agricoltori con un ampliamento di 30 metri quadri, la verità è che non c’è una idea di Sardegna, non c’è una idea di turismo, non c’è una idea di sviluppo». E’ fondamentale invece, ha concluso il consigliere, «dialogare con le persone, con le categorie e con gli operatori economici anziché chiudersi in una sede di partito: questo non può essere accettato». (Af)

Il consigliere di Area popolate sarda, Peppino Pinna, ha criticato la mancata proroga delle disposizioni contenute nel piano casa entro lo scorso novembre. L’esponente della minoranza ha ricordato i benefici prodotti dalle norme introdotte nella precedente legislatura che, a giudizio di Pinna, hanno registrato ricadute positive in termini economici e sociali. «Lo sviluppo creato – ha dichiarato il consigliere del gruppo “Aps” – è infatti paralizzato e gli uffici tecnici dei Comuni sono sommersi di richieste di aumento delle volumetrie domestiche. Peppino Pinna ha quindi fatto appello alla maggioranza «perché riconsideri la possibilità di prorogare le disposizioni del piano casa».

Il consigliere, Gianni Tatti (Aps), ha sottolineato le modifiche intervenute rispetto al testo originario del Dl 130 trasmesso alla competente commissione consiliare. L’esponente della minoranza ha quindi denunciato come le audizioni della IV commissione si siano svolte su un testo di legge che nel frattempo è stato stravolto “in altre sedi”, diverse da quelle del Consiglio. A giudizio di Tatti le norme in discussione incentivano ulteriori forme di spopolamento delle zone interne della Sardegna.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha dichiarato che “«il titolo dà conto della confusione che esiste sulla denominazione da dare al provvedimento». Il decano dell’Aula ha quindi manifestato contrarietà per le modifiche intervenute ed ha invitato il Consiglio a riconsiderare la riproposizione del titolo originario.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, in riferimento alla dicitura del titolo “norme per la semplificazione e riordino di disposizioni in materia edilizia e urbanistica” ne ha sottolineato l’importanza ma ha affermato che nessuno degli obiettivi indicati potrà essere conseguito con l’entrata in vigore delle norme contenute nel Dl 130. Attilio Dedoni ha quindi invitato la maggioranza a «evitare la distruzione delle poche opportunità offerte da leggi adeguate a fronteggiare la crisi».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, in riferimento al mancato raggiungimento del numero legale in apertura di seduta si è rivolto ai consiglieri della minoranza per formulare con tono polemico che «la maggioranza è salda, compatta e non ha la memoria corta riguardo alle occasioni in cui è mancato il numero legale nella precedente legislatura». «La nostra agenda – ha aggiunto l’esponente di Sel – la detta solo il nostro programma e leggi che approviamo hanno come obiettivo quello di favorire la ripresa dell’economia sarda». Daniele Cocco ha concluso evidenziando che la maggioranza è disponibile a valutare eventuali modifiche migliorative delle norme contenute nel Dl 130.

Il capogruppo di Area popolare sarda, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato che il centrosinistra con il Dl 130 ha raggiunto l’obiettivo «di scontentare tutti e tutte le categorie che gravitano nel comparto economico e nel comparto dell’edilizia e del suo indotto». «Il provvedimento in discussione – ha aggiunto Rubiu – preclude ogni possibilità di sviluppo, riafferma limitazioni e vincoli, e non contiene norme per la semplificazione delle procedure».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato la necessità di procedere con la semplificazione del quadro normativo in materia di edilizia e urbanistica. «Non servono nuove leggi in materia – ha dichiarato il capogruppo della minoranza – ma un testo unico che cancelli le difficoltà interpretative e applicative che derivano dalla convivenza di tanti testi normativi che con “stralci” restano in vigore per pezzi». Christian Solinas ha invitato il Consiglio a “fermarsi” per riflettere sulle norme in discussione e sulla coerenza del testo di legge».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato in apertura del suo intervento il voto favorevole al testo in discussione ed ha affermato di condividere la richiesta del suo collega Christian Solinas per procedere nel verso della semplificazione delle norme e delle procedure. Pietro Cocco ha definito un atteggiamento caratterizzato da una forte “presunzione” la condotta tenuta nel corso del dibattito dagli esponenti della minoranza consiliare. Il capogruppo Pd ha quindi evidenziato i numeri della crisi, anche nel comparto dell’edilizia, che, a suo giudizio, certificano il fallimento del centrodestra al governo della Sardegna.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che sui giudizi espressi sul Dl 130 «parlano i fatti e le dichiarazioni fatte da addetti ai lavori e dalle organizzazioni delle imprese, dei lavoratori e dei professionisti».

«Il piano casa – ha spiegato l’esponente della minoranza – con oltre 40mila concessioni edilizie ha rappresentato una misura efficace per aiutare il settore dell’edilizia in tempi di crisi profonda». «Pensate a ciò che ha prodotto il centrosinistra in un anno di governo», ha attaccato Pietro Pittalis, «perché i sardi non dimenticano di essere ancora governati dalle norme volute da Renato Soru che ancora oggi detta la linea in materia di edilizia e urbanistica».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare ha posto in votazione il titolo della norma che è stato approvato con 31 voti favorevoli e 21 contrari.      

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 1 della legge.  Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto di esaminare prima il Titolo I “Disposizioni generali e norme di semplificazione e riordino in materia urbanistico-edilizia”. Il Presidente Ganau ha fatto notare che per prassi i titoli delle leggi non vengono discussi né votati. Pittalis ha però insistito, sottolineando la necessità di avere disposizioni chiare ed efficaci per evitare interpretazioni fuorvianti.

Contrarietà alla proposta di Pittalis ha espresso il capogruppo del PD Pietro Cocco che, richiamando le indicazioni ricevute dagli uffici, ha invitato l’Aula a procedere con le stesse modalità.

A favore della proposta di Pittalis si è invece schierato il consigliere dei Riformatori Michele Cossa: «Non è questione irrilevante – ha detto – i titoli assumono un peso importante ai fini dell’interpretazione delle legge».

Il Presidente Ganau, accogliendo la richiesta dell’opposizione, ha quindi deciso di mettere in discussione il Titolo I della legge dando la parola al consigliere Marco Tedde. L’esponente di Forza Italia ha sottolineato l’assenza nel Titolo I di qualsiasi riferimento alla riqualificazione del patrimonio edilizio. «E’ uno degli obiettivi principali del provvedimento, bene avrebbe fatto la Giunta a inserire questo passaggio. E’ un sintomo dell’inadeguatezza di una legge che si pone obiettivi formali ma non ha gli strumenti per raggiungerli. La norma che uscirà da questo consesso sarà un mostriciattolo».

Sulla sessa linea di Tedde anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rivolto un monito all’Aula sul rischio che una legge poco chiara possa essere esposta a contestazioni e interpretazioni discutibili. «Le costruzioni di case nei territori costieri e le successive demolizioni ordinate dalla magistratura non sono solo il risultato di abusi – ha detto Dedoni – in molti casi si è trattato di errate interpretazioni delle norme. E’ giusto privilegiare la tutela del paesaggio ma la demolizione di una casa si traduce in un atto distruttivo del lavoro e della ricchezza. Per evitare danni  la legge deve essere chiara».

Per Giuseppe Fasolino (Forza Italia), il Titolo I non rispecchia le disposizioni successive. «Ciò che manca è la previsione di incentivi per i privati e le imprese per ristrutturare e migliorare abitazioni o attività. Se si dice che una ristrutturazione si può fare diminuendo la volumetria dello stabile del 15% è chiaro che nessuno la farà».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ironicamente invitato l’Aula a modificare il Titolo I con la dicitura “Canne al vento”. « Il clima di ineluttabilità, presente nel romanzo di Grazia Deledda, è lo stesso che si respira oggi in Aula – ha detto Tunis – qualunque proposta di buon senso, animata da spirito di lealtà nei confronti del popolo sardo, viene travolta dalla filosofia di Canne al Vento».

Tunis ha quindi accostato il presidente Francesco Pigliaru alla figura di Efis (protagonista del romanzo deleddiano): «Il presidente, come Efis, uccide per lealtà e per amore. Pigliaru dovrebbe però capire che non è servo di nessuno se non del popolo sardo. La gente chiede altro: che la politica si liberi dal giogo dell’ideologia, lo spirito che aleggia in quest’Aula deve essere allontanato o eventualmente curato con strumenti adeguati». Un riferimento chiaro al segretario del Partito Democratico ed ex presidente della Regione Renato Soru che nei giorni scorsi ha convocato la direzione regionale del partito per discutere del Dl sull’edilizia: «Come è possibile mettere in legge ciò che trova spiegazione solo nella mente di un uomo? – ha concluso Tunis – Noi vogliamo aiutarvi, siamo a disposizione ma usciamo fuori da questo giogo».

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas (Pd) ha stigmatizzato l’atteggiamento ostruzionistico della minoranza: «L’opposizione sta mettendo in campo tutti i tentativi possibili per bloccare la legge. E’ legittimo, lo abbiamo fatto anche noi nella scorsa legislatura – ha detto Solinas – però non ho mai sentito nessuno chiedere di discutere e votare i singoli titoli di una legge».

Solinas ha poi ricordato che dal 2004 al 2009 il centrosinistra ha cercato di darsi una legislazione in materia urbanistica a differenza del centrodestra «che nella scorsa legislatura non ha nemmeno provato a elaborare una proposta in materia».

L’esponente della maggioranza ha quindi difeso il lavoro fatto in Commissione: «Abbiamo sentito sindacati, organizzazioni di categoria e ambientalisti – ha detto Solinas – abbiamo ascoltato le critiche e accolto alcuni suggerimenti. Non ci stiamo inventando nulla. In campagna elettorale abbiamo detto che avremo cancellato il PPS, messo un tassello all’edilizia, questo stiamo facendo con l’obiettivo per il futuro di approvare entro il 2016 una nuova legge urbanistica per poi procedere al varo del nuovo PPR».

Solinas, infine, ha rispedito al mittente l’accusa di eseguire ordini di partito: «Nel partito democratico si è discusso serenamente. Non prendiamo ordini, né da Arcore, né da Villa Certosa. E’ facile criticare, in Commissione si è lavorato con spirito costruttivo. Andare a dire che questa è una legge che penalizza la Sardegna offende i tutti i sardi».

Angelo Carta (Psd’Az) ha rilevato la discrasia tra il Titolo I e le disposizioni in esso contenute. «I titoli delle leggi vanno nell’indice. Nel caso in discussione non si parla delle sanzioni, contenute nell’art. 3. Per questo il Titolo I va corretto inserendo anche la parte relativa alle sanzioni. La nostra – ha affermato Carta – non è una discussione banale, né strumentale».

Secondo Salvatore Demontis (PD), la minoranza non si rassegna al fatto che il Piano Casa non esista più. «E’ stato applicato per cinque anni e ha scoraggiato i Comuni ad adeguare i Puc al Piano Paesaggistico Regionale – ha detto Demontis – crediamo che la questione urbanistica vada affrontata in modo diverso. Ci è stata chiesta una nuova legge urbanistica, lo dite anche voi che serve un provvedimento generale. Se lo ritenete così importante perché non lo avete fatto nei cinque anni passati?».

Demontis ha poi difeso la linea del suo partito: «Il segretario non impone nulla, convoca la direzione su temi di interesse regionale e nazionale – ha detto Demontis – sono orgoglioso di appartenere ad un partito in cui si discute e poi si decide. In altre occasioni si decideva in riunioni ristrette in Costa Smeralda».

Pronta la replica di Pietro Pittalis (Forza Italia): « Non ho mai fatto una riunione in Costa per questioni urbanistiche, al massimo mi sono occupato del crollo di un muraglione a Orune, paese d’origine dei miei avi. Che la Costa Smeralda abbia costituito oggetto di attenzione della politica è un’accusa da rivolgere al centrosinistra. Nessuno ha mai volato in elicottero per andare a valutare possibili iniziative imprenditoriali nei territori né incontrato gruppi di investitori americani. Nessuno sta demonizzando il fatto che Renato Soru detti la linea – ha detto Pittalis – per noi però è un ritorno all’oscurantismo».

Per Oscar Cherchi (Forza Italia), nella legge in discussione vengono proposti titoli poco chiari, rafforzati da ulteriori sottotitoli. «Di tutto si può parlare fuorché di semplificazione – ha affermato l’esponente della minoranza – non è questo il migliore modo di legiferare».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a un atteggiamento più tollerante: «Non capisco quale turbamento vi crei il dibattito e il confronto in Aula – ha detto Locci – noi, nel rispetto del regolamento contestiamo l’impostazione oscurantista della legge , voi non avete dimostrato disponibilità al confronto, così non si aiuta l’economia della discussione. Non abbiamo paura di svolgere il nostro ruolo di oppositori, siamo pronti al dialogo ma al momento il giudizio rimane negativo».

E’ poi intervenuto l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) che ha espresso forti critiche sul metodo adottato dalla maggioranza nella predisposizione della legge: «All’inizio dello scorso anno l’assessore Erriu parlava di provvedimento pronto, come mai il segretario del Pd, a marzo 2015, ha ritenuto di dover convocare una riunione straordinaria sull’argomento? Evidentemente il percorso non era trasparente».

Cappellacci ha poi difeso il Piano Casa, adottato dalla sua Giunta: « Abbiamo fatto come la  Regione Puglia sulla base delle disposizioni nazionali – ha detto Cappellacci – la mia maggioranza ha intrapreso un percorso lungo di ascolto con i comuni, le associazioni di categoria e i sindacati. C’è stato un largo coinvolgimento delle parti sociali che non può essere dimenticato».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invece contestato il metodo adottato in Commissione «dove si è deciso a colpi di maggioranza» e ricordato la contrarietà dei sardi alla politica urbanistica della Giunta Soru. Zedda ha poi rivolto un appello al presidente Pigliaru e agli altri partiti di maggioranza: «Nessuno può imporre la linea al Consiglio, le decisioni devono essere proposte dalla Giunta e discusse in Aula».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia), ha difeso il Piano Casa e addossato al PPR il mancato adeguamento dei PUC: «E’ arrivato il momento – ha detto Fasolino – di pensare a una norma complessiva che dia alle amministrazioni locali la possibilità di metter in campo gli strumenti più idonei per il governo del territorio». (Psp)

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «l’atteggiamento della maggioranza è una foglia di fico con cui si cerca di accontentare qualcuno scontentando però tutti, a cominciare dalle categorie produttive». E’sbagliato poi, a giudizio di Tedde, «attribuire al presidente Cappellacci perfino l’origine di una crisi economica globale mai conosciuta prima, dimenticando che hanno funzionato sia il piano casa che il taglio dell’Irap; quello che non ha funzionato è stato invece il Ppr di Soru che ha impedito ai comuni di fare i Puc, come dimostrano i dati della Sardegna».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha affermato che «la legge dimostra il peso ideologico negativo che la maggioranza ha voluto attribuire alla legge; per esempio, anche con gli ampliamenti consentiti nei centri storici solo dove risiedono persone disabili». Bisogna cercare di essere più credibili, ha esortato il consigliere, «non mi appassiona il tema di chi ha governato prima o dopo, questo è un metodo che porta ad allontanarsi dal merito dei problemi, mentre invece è necessario un ascolto reciproco fra maggioranza e opposizione».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il titolo primo della legge che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art. 1.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha detto in apertura che «i più grandi avversari della politica sono i politici, siamo qui a discutere di cose che la gente e gli stessi consiglieri regionali non conoscono, mentre dovremmo ricordare che tutti abbiamo rispettato l’ambiente ed anzi siamo stati i primi al mondo, cosa di cui dovremmo essere orgogliosi». Invece, ha poi lamentato Floris, «continuiamo a dividerci sul null e sono sbigottito da quanto accaduto nel fine settimana; non mi impiccio dei problemi del partito ma segnalo l’allarme sulla reale capacità di Giunta e maggioranza di risolvere i veri problemi della Sardegna in materia urbanistica senza passare sotto le forche caudine di Soru, che da anni tiene sotto scacco uno dei settori primari della nostra Regione». Il braccio di ferro di Soru, ha commentato il consigliere, «è lo stesso del 2008 ed oggi si rimarca la stessa volontà vincolistica di allora, un dogma che mandò a casa la stessa maggioranza di centro sinistra nel 2008; sono conseguenze tristi e sarebbe meglio ripartire da zero, perché i veti di Soru ignorano il dramma dell’edilizia in Sardegna ma il Consiglio ha dovere di dare risposte alle comunità locali ed in questo momento occorre una virata radicale».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha detto che «proprio sul piano degli indirizzi generali la legge mostra la corda ed ingenera il massimo della confusione; la Giunta e la maggioranza vogliono bloccare l’edilizia per altri 10 anni con un sistema di divieti, vincoli e punizioni, rinnegando gli stessi concetti espressi nella relazione di maggioranza e soprattutto segnando un grave ritorno al passato, danno più grave nel Nord Sardegna dove allora chiuse una azienda su due nel settore edilizio». Orrù ha inoltre sottolineato che l’annullamento del piano paesaggistico è stato molto grave «perchè avrebbe dato respiro al comparto; ora parti della maggioranza dicono che nell’urbanistica devono essere coinvolti i comuni a cominciare dalle zone agricole, c’è qualcuno che per fortuna ha un minimo di buon senso ma la legge si rivela purtroppo incapace di replicare il piano casa mettendo in piedi un meccanismo macchinoso e problematico». Fermiamoci, ha consigliato in conclusione il consigliere sardista, «per lavorare a fondo sul merito e lavorare per una riforma organica che dia davvero risposte ai sardi».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) si è detto convinto che la finalità dell’articolo sia più che condivisibile. E’vero, ha riconosciuto, «che il Ppr non risolve granché, ci vorrebbe una nuova legge urbanistica prima di questa che, in effetti, è solo un nuovo piano casa». Purtroppo, ha lamentato Anedda, «dopo cinque anni la situazione delle imprese è drammatica soprattutto per il carico dell’invenduto; significa che non è stata una buona terapia perché bisogna non solo indicare cosa si può costruire e cosa no, ma soprattutto perché».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha commentato l’andamento del dibattito affermando che «come disordine mentale siamo arrivati al massimo e lo dimostrano le contraddizioni interne alla maggioranza; Federalberghi ha definito i politici dilettanti accomunando tutti ma rivolgendosi in realtà alla maggioranza ma oltre a quel dilettantismo c’è anche il dilettantismo legislativo di cui questa legge è un esempio emblematico». Entrando nel dettaglio del testo, Cherchi ne ha evidenziato la contraddittorietà perché si mischiano questioni edilizie, urbanistiche e paesaggistiche e, quanto alla semplificazione, ci si limita a recepire norme nazionali (peraltro certamente migliori di questa, senza però dire niente di nuovo e di buono». Anche noi, ha concluso il consigliere, «abbiamo la necessità di individuare le migliori soluzioni per il territorio ma per questo serve l’unità del Consiglio e non i diktat di Soru».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) entrando nel merito della legge ha espresso l’opinione che «che le finalità enunciate stridono con il contenuto mentre nel fare le leggi dovremmo tutti calarci nella realtà di ogni giorno e proprio questa è la grande occasione mancata». Soffermandosi sull’art.6 che prevede la cosiddetta Scia Cossa ha sottolineato che, da una parte, «si trasferisce la responsabilità delle certificazioni degli enti pubblici ai tecnici che ne assumono piena responsabilità anche sul piano penale, poi la mano pubblica fa rientrare tutto dalla finestra richiedendo documenti indispensabili per iniziare i lavori ma delle due l’una: o si fa la Scia o si chiedono le autorizzazioni, altrimenti tanto vale richiedere il permesso di costruire». In questo contesto, ha continuato, «i pochi che faranno un intervento saranno solo quelli obbligati a farlo, gli unici in grado di sopportare un calvario del genere; bisogna ricordare che la burocrazia non nasce dal nulla, nasce da norme malfatte come questa anche perché, fra l’altro, si chiamano le stesse cose con un nome diverso a seconda dell’applicazione della normativa nazionale o regionale».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha indicato nella risorsa ambientale e nel suolo “l’ultima risorsa strategica” nella disponibilità dei sardi, per affrontare le sfide del futuro. L’esponete della maggioranza ha dunque ribadito la necessità di cautela e di scelte ponderate perché, così ha dichiarato, «non dobbiamo pregiudicare il futuro possibile». Agus ha quindi affermato la necessità di cautela e confronto nell’esame di quelle parti del provvedimento che riguardano l’edificabilità nelle aree costiere e gli investimento in agro, evidenziando come serva tenere in considerazione il ruolo sempre più determinante del comparto agricolo anche in Sardegna.

A giudizio di Agus il provvedimento in discussione non può essere considerato tra quelli utili a programmare lo sviluppo e la conferma di tale affermazione, così ha spiegato il consigliere di Sel, deriva dal constatare come neppure il piano casa di cui il centrodestra invoca la proroga, lo sia stato per l’economia dell’Isola. «I paesi e le città si spopolano – ha aggiunto Agus – perché non c’è il lavoro e non perché non ci sono cubature da realizzare, così come il comparto edile tornerà ad essere da traino quando sarà risolto il problema dell’occupazione». Francesco Agus ha concluso affermando che le disposizioni contenute nel Dl 130 e nelle modifiche al testo presentate dalla Giunta, rispondono ai bisogni dell’oggi e sono utili a disincentivare la politica delle deroghe urbanistiche.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha manifestato apprezzamento per i contenuti e i toni dell’intervento del consigliere Mario Floris e ne ha sottolineato lo spirito costruttivo e superpartes. L’esponente della minoranza ha rimarcato ulteriormente che le audizioni in commissione si siano svolte su un testo che è completamente differente da quello che è all’esame dell’Aula ed ha domandato, in tono polemico, alla maggioranza quanti e quali osservazioni formulate dagli organi professionali abbiano trovato accoglimento nel Dl 130. Giuseppe Fasolino ha quindi difeso il Pps approvato dalla Giunta Cappellacci e cancellato dell’esecutivo Pigliaru ed ha così replicato alle affermazioni del consigliere Agus in merito alle deroghe: «Le deroghe previste nel Pps di Cappellacci non erano arbitrarie come lo sono le intese normate dal Ppr di Soru».

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

I consiglieri regionali Pietro Cocco (Pd), Piero Comandini (Pd) e Daniele Cocco (Sel) questa mattina hanno presentato una proposta di legge Pd-Sel per la riorganizzazione ed il funzionamento delle compagnie dei barracelli.

La finalità  è che il barracello del futuro debba diventare un professionista della sicurezza territoriale, capace di intervenire in contesti diversificati in collaborazione con i comuni e le autorità di pubblica sicurezza.

«Quello dei barracelli – ha detto in apertura Pietro Cocco – è un corpo che ha una grande storia in Sardegna e la nostra proposta inserisce in questa tradizioni alcune innovazioni importanti: fra tutte la definizione di polizia locale con competenza su tutto il territorio regionale, la professionalizzazione degli operatori e l’estensione dei compiti istituzionali.»

«Il ruolo delle compagnie dei barracelli – ha poi sottolineato Piero Comandini – è più attuale che mai perché già oggi, di fatto, svolgono nella nostre campagne e soprattutto nelle zone interne attività importanti che vanno potenziate: difesa e salvaguardia del territorio, prevenzione degli incendi, dell’inquinamento e del dissesto idro-geologico in collaborazione con altre autorità regionali e nazionale.»

«Dopo 27 anni – ha aggiunto il consigliere del Pd – c’era la necessità di modificare in modo radicale le legge istitutiva introducendo in modo particolare nuovi requisiti di accesso al corpo e di progressione interna e percorsi di formazione professionale.»

Secondo il capogruppo di Sel Daniele Cocco, inoltre, «la nuova legge si inserisce positivamente in un contesto molto delicato che riguarda le nostre zone interne, dove lo Stato sta purtroppo abbandonando molti presidi di legalità: è essenziale, quindi, integrare e sviluppare il sistema di sicurezza con persone che conoscono molto bene il territorio e sanno come e dove intervenire». Cocco, dopo aver auspicato che il Consiglio regionale approvi la legge in temi brevi, ha messo l’accento sulla possibilità di utilizzare la scuola di Polizia Di Bono per le attività formative delle compagnie dei barracelli ed ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dall’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, sia per la predisposizione dei nuovi regolamenti comunali sulla materia che, in prospettiva, per dotare il corpo di una uniforme unica in tutta la Sardegna.

All’incontro ha partecipato anche Giuseppe Vargiu, presidente dell’Unione Barracelli, che ha ringraziato i i rappresentanti delle istituzioni regionali per aver voluto coinvolgere la categoria. «Siamo 5.300 in tutta l’Isola suddivisi in oltre 150 compagnie – ha detto Vargiu – ora in qualche modo siamo solo vedette ma sappiamo di poter fare molto di più per garantire la sicurezza delle nostre campagne con una presenza ancora più costante sul territorio ed un ruolo che, con la nuova legge, potrà essere molto più incisivo».

Oltre ai finanziamenti dei comuni, le spese della compagnie dei barra calli sono coperte dalle Regione con uno stanziamento di circa 4.5 milioni l’anno, confermato nella finanziaria 2015. La somma comprende sia le spese generali e di funzionamento, sia le premialità che vengono assegnate a ciascuna compagnia sulla base di una valutazione quantitativa e qualitativa dei servizi svolti.