10 January, 2025
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Pietro Cocco 6 copia

«Sarà sicuramente il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, insieme ai suoi assessori ad affrontare in prima persona il problema di livello nazionale legato alla vertenza #Meridiana che da troppo tempo attende soluzioni definitive e non rattoppi temporanei, così come già avvenuto  per la vertenza entrate, le servitù militari, l’#Alcoa (per la quale se esiste ancora uno spiraglio di salvezza, è dovuto all’impegno e al lavoro del presidente). Problemi che la maggioranza di centrodestra che ha governato la precedente legislatura e della quale l’on.le Pietro Pittalis era autorevole esponente, non è riuscita a risolvere.»

Lo scrive, in una nota, Pietro Cocco, capogruppo del #Partito Democratico in Consiglio regionale.

«Nonostante la vertenza  si presenti difficile – aggiunge Pietro Cocco – sono certo che per la necessità di risolvere i problemi occupazionali della nostra terra, Pigliaru, metterà in campo tutta la  determinazione e la dovuta pressione nei confronti del Governo perché si arrivi ad una soluzione che salvaguardi i posti di lavoro e che  consenta, nell’arco della legislatura oltre che di risolvere le vertenze in atto (della quale #Meridiana è solo la punta dell’iceberg), di creare  le basi – conclude il capogruppo del Partito Democratico – per quello che sarà il percorso per il rilancio della nostra isola.»

Consiglio regionale 2 copia

Il presidente Gianfranco Ganau, ha aperto i lavori comunicando al Consiglio i contenuti della programmazione bimestrale dei lavori, definita in base all’art.23 del regolamento dalla conferenza dei capigruppo e dalla conferenza dei presidenti di commissione. l’Assemblea ha poi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con l’esame del DL n. 94 “Misure urgenti per il funzionamento dei centri servizi per il lavoro (CSL), Centri servizi inserimento lavorativo (CESIL) e dell’Agenzia di sviluppo locale. Riforma dei servizi e delle politiche del lavoro e superamento del precariato nei CSL, nei CESIL e nelle Agenzie di sviluppo locale”. Il presidente ha quindi dato la parola al presidente della Seconda Commissione Gavino Manca, relatore del provvedimento.

Il consigliere Gavino Manca ha ringraziato in apertura per la costruttiva collaborazione su un tema delicato e complesso anche dal punto di vista giuridico, la struttura tecnica della commissione, tutti i componenti della stessa a cominciare da quelli della minoranza, e l’assessore del Lavoro. Sul piano generale, Manca ha osservato che il fenomeno del precariato in Sardegna ha «assunto dimensioni molto rilevanti ma la Regione, ha aggiunto, non intende operare facendo figli e figliastri, anzi avvieremo un monitoraggio capillare che interesserà la Regione in tutte le sue articolazioni, compresi Enti ed Agenzia, al termine del quale avremo dati precisi e saremo0 in condizioni di capire cosa dobbiamo fare». Verificheremo caso per caso e situazione per situazione, ha detto ancora il presidente della commissione Lavoro, «condizioni giuridiche e percorsi professionali, in modo da indicare concrete prospettive di accesso ai concorsi pubblici sia per i lavoratori che già hanno operato ed operano al suo interno, sia soprattutto ai giovani, che devono avere spazi di accesso ai concorsi in cui saranno privilegiati merito e qualità».

Non sarà un percorso facile, ha però avvertito l’esponente del Pd, perché «dovremo essere capaci di dire la verità ai cittadini sulle scelte da fare per superare l’attuale sistema, tracciando una linea netta rispetto al passato ed assumendoci la responsabilità di scelte difficili». Il disegno di legge, ha aggiunto, «parte dalla necessità di una riforma complessiva dei servizi per il lavoro, che dovranno avere più risorse umane e più capacità di stare sul territorio, in una prospettiva che dovrà vedere l’Agenzia regionale del Lavoro assorbire definitivamente queste strutture creando un sistema unico per le politiche attive del lavoro». A fronte di questo scenario di medio termine, collegando con le riforme nazionali in materia di lavoro ora in discussione, è stato necessario – secondo Manca – un «intervento urgente perché si avvicinava la scadenza dei contratti prevista per il 30 settembre; con questo disegno di legge i contratti saranno prorogati per 3 anni, in modo da avviare e concludere da un lato le procedure di stabilizzazione ma, dall’altro, di implementare il programma europeo #Garanzia Giovani al quale hanno già aderito oltre 9000 giovani sardi». 

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato aperta la discussione generale e concesso la parola al primo iscritto a parlare, il consigliere Rossella Pinna. L’esponente del Pd ha espresso soddisfazione per il lavoro fatto dalla Giunta e dalla Seconda Commissione permanente del Consiglio regionale. «Questo disegno di legge – ha detto – è importante per assicurare il funzionamento e la continuità dei Csl e Cesil, in attesa di una riorganizzazione complessiva delle politiche del lavoro. Il provvedimento mette in sicurezza il personale che ha maturato professionalità nei servizi per l’impiego, un passo necessario verso la stabilizzazione di questi lavoratori precari».

Per Stefano Tunis (Forza Italia), quello all’attenzione del Consiglio è un provvedimento «che segna un momento storico nella vicenda di Csl e Cesil per i lavoratori che attendevano da 10 anni una soluzione per la loro posizione contrattuale». Tuttavia, ha proseguito l’esponente azzurro, «non è una svolta per le politiche del lavoro, non è vero che la Giunta sta andando verso la giusta direzione. Oggi si conferma un impegno assunto nella scorsa legislatura». Secondo Tunis, l’esecutivo regionale sta facendo il contrario di quanto annunciato dal presidente Pigliaru nelle sue dichiarazioni programmatiche: «Pigliaru disse in aula che la sua non sarebbe stata la Giunta delle assunzioni senza concorso, oggi si fa il contrario con l’accordo di tutte le forze politiche». 

Il presidente Ganau ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha condiviso «le considerazioni fatte dai colleghi». «Si tratta di un provvedimento importante – ha affermato – si va nella direzione giusta». Il Consiglio, però, ha continuato Deriu, deve guardare oltre e vedere anche l’aspetto istituzionale del problema. «Non dirò tutto quello che penso, perché in questo momento stiamo risolvendo un problema contingente, e siamo per questo soddisfatti, ma non abbiamo risolto i problemi del lavoro». Secondo il consigliere del Pd tutti i soggetti interessati dovranno aggredire il problema e risolvere la situazione nel suo complesso.  Serve un pensiero lungimirante e severo, ha concluso, una politica che tracci un ordine durevole della materia.

Soddisfatto per il lavoro che è stato fatto in Seconda commissione anche il vicepresidente del parlamentino, Ignazio Locci (FI): «Confermo il grande clima di collaborazione che c’è stato all’interno della Seconda commissione, con il presidente Manca – ha affermato Locci – che ha anche dovuto vincere qualche resistenza dalla parte del governo regionale, che non era molto convinto di questa soluzione». Locci ha ricordato che la commissione ha dedicato molto tempo alla risoluzione di questa situazione che coinvolge 300 lavoratori. «Dobbiamo superare, come ha detto il presidente Manca, tutti i precariati. A tutti i precari della Regione Sardegna dobbiamo dare stabilità, con una buona utilizzazione di strumenti come garanzia giovani». Locci ha poi concluso: «La Giunta non pensi di esercitare i suoi poteri sul Consiglio, non pensi che il Consiglio sia una servitù della Giunta e si confronti con serenità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che «siamo in una fase difficile che deve trovare una soluzione definitiva e dobbiamo dire basta ad un sistema che non ha funzionato». Serve, ha detto ancora, «una linea chiara che dia fiducia e speranza alle tante persone che sono in attesa di risposte concrete che, è bene chiarirlo, non arriveranno nemmeno da questo provvedimento». Tuttavia, ha sostenuto, «è importante mettere le basi per tracciare un percorso diverso e definitivo che dovrà essere tradotto in atti amministrativi della Giunta; non c’è altra strada se vogliamo dare certezze ai lavoratori ed ai cittadini, a cominciare dai concorsi che però sono legati all’applicazione di una serie di leggi nazionali, in attesa della riforma dei servizi per il lavoro».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato il grande senso di responsabilità della minoranza, riconosciuto dallo stesso presidente della commissione. «Lo sentiamo – ha dichiarato Peru – come un dovere morale nei confronti di quanti subiscono situazioni di precarietà ed in questo siamo coerenti con quanto abbiamo fatto anche recentemente, per esempio a sostegno della lotta dei lavoratori della Multiss di cui parleremo più avanti». E’ il nostro modo di fare e di essere opposizione, ha aggiunto il consigliere di FI, «e daremo il nostro contributo per accompagnare i lavoratori fino alla loro stabilizzazione, però dobbiamo dire che la Giunta finora non ha prodotto provvedimenti significativi, come promesso in campagna elettorale, ha solo ripreso iniziative del centro destra, all’epoca molto criticate». «Aspettiamo quindi di conoscere la vostra agenda al di là di commissariamenti e soluzioni tampone perché – ha affermato Peru – anche voi dovete essere responsabili; c’è da intervenire sulla situazione dei lavoratori Ara che non sono ancora entrati in Laore, nonostante leggi approvate dal Consiglio, c’è la complessa realtà degli ex dipendenti dei Consorzio agrari e l’elenco potrebbe continuare». «Il punto è – ha concluso esponente di FI – che il lavoro non può restare imbrigliato da scelte strangolate dalla burocrazia; ed anche quella delle entrate è una battaglia per il lavoro perché non si può fare niente senza risorse. E’ ora che la maggioranza ci ascolti di più, il periodo rodaggio è terminato ed è arrivato il tempo delle decisioni che dobbiamo affrontare insieme».

Per il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, il Dl della Giunta è un atto propedeutico a quello che necessariamente dovrà arrivare per consentire la stabilizzazione dei lavoratori Csl e Cesil. «Portare in Aula questo provvedimento era un dovere morale – ha detto  Cocco – non potevamo tenere nel precariato chi deve risolvere i problemi dei precari». L’esponente della maggioranza ha poi sottolineato l’alta professionalità del personale dei centri servizi per il lavoro e l’impiego chiedendo all’assessore di affidare loro la competenza sul piano “Garanzia Giovani”. «Ciò – ha evidenziato Cocco – consentirebbe agli oltre 9.000 ragazzi che si sono iscritti al programma di ottenere risposte più celeri alle domande presentate».

Anche Alessandra Zedda (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza del Dl in discussione. «Si tratta di un adempimento obbligatorio, c’è però il rischio concreto che si trasformi nel solito provvedimento temporaneo, nell’ennesimo spot simile a quelli fatti dalla Regione per altri atti in materia di lavoro e precariato».  Zedda ha quindi suggerito di legare la riforma dei Cesil e Csl a quella più complessiva della riorganizzazione della Regione e degli Enti locali. «C’è bisogno di un intervento organico che dia riposta a tutte le situazioni poco chiare. Oltre ai lavoratori dei servizi per l’impiego, occorre dare risposte anche a quelli dei servizi ripartimentali per l’agricoltura e al personale degli enti e delle agenzie regionali. Sulla situazione specifica dei Cesil e dei Csl occorre bandire i concorsi per risolvere definitivamente la questione».

 Il presidente Ganau, dopo aver rilevato che non c’erano altri iscritti a parlare, ha dato la parola alla Giunta per esprimere il parere sulla proposta di legge. Per l’esecutivo è intervenuta Virgina Mura, assessore regionale del Lavoro, la quale ha proposto un emendamento aggiuntivo al comma 3 dell’articolo 2 della legge. In particolare l’assessore Mura ha chiesto di inserire alla fine del comma 2 la seguente frase: «Con particolare riferimento all’indizione di concorsi pubblici per l’assunzione di personale a tempo indeterminato».

Il capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter analizzare l’emendamento della Giunta. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta per 10 minuti.

Alla ripresa dei lavori ha chiesto di intervenire il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, il quale si è detto «sconcertato per la conclusone del dibattito» e le conclusioni dell’assessore competente. Secondo Pittalis «l’emendamento altera i termini della questione e la sintesi fatta dal presidente della commissione che ha trovato accordo di tutti». Il capogruppo di Forza Italia ha chiesto all’assessore di ritirare l’emendamento e ha evidenziato che non si è contrari all’attività concorsule, ma che per questi lavoratori c’è già stata una selezione pubblica. Pittalis ha esortato la Giunta, con il suo emendamento, a non pregiudicare il percorso per la stabilizzazioni di questi lavoratori.

Il presidente Ganau ha dato, poi, la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha affermato che le iniziative della maggioranza sono concordate con l’Esecutivo e che l’assessore non aveva ancora avuto modo di esprimersi in maniera compiuta.

Il presidente ha dato quindi la parola all’assessore Mura per darle la possibilità di rispondete alla richiesta di ritiro dell’emendamento. L’esponente dell’Esecutivo ha ritirato l’emendamento.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli: l’Aula ha espresso il voto favorevole. Il presidente ha messo, quindi, in votazione il titolo della legge che è stato approvato con 41 voti favorevoli e 3 astenuti.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda), dopo aver sottolineato positivamente l’impegno dell’Assessore per il superamento del precariato, ha evidenziato una serie di situazioni complesse riguardanti precari dell’amministrazione regionale non stabilizzati «per la mancanza di procedure concorsuali» e, di conseguenza, ha sollecitato un impegno dell’assessore degli Affari Generali Gianmario Demuro anche per questa vertenza. «Il lavoro deve essere al primo posto – ha proseguito – ma dal territorio arrivano segnali preoccupanti, a cominciare dalla vertenza di Meridiana, mentre molte imprese chiudono; c’è insomma la necessità di interventi urgenti per far ripartire l’economia ed abbassare il costo del lavoro per le imprese, visto che il micro credito è servito a poco, diventando per molti quasi un viaggio della speranza».

Il presidente Ganau ha invitato il consigliere ad attenersi al tema in discussione, cioè l’art.1 del provvedimento in esame.

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha condiviso il rilievo del presidente. «Stiamo sull’argomento – ha esortato – le cose da fare sono tante e finora la Giunta non ha fatto niente, qui stiamo parlando della corretta contrattualizzazione dei lavoratori dei Centri servizi per il lavoro con un provvedimento ponte di 36 mesi».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’art.1 che è stato approvato con 44 voti favorevoli e 3 astensioni. Successivamente, sono stati votati anche l’art.2 e l’art.2/bis sempre con 44 voti favorevoli e 3 astensioni ed il complesso del provvedimento con lo stesso risultato.

L’Aula è quindi passata all’esame del secondo punto all’ordine del giorno, “Provvedimenti urgenti a favore della Provincia di Sassari”.
Roberto Deriu, consigliere regionale del PD, è stato il primo a intervenire evidenziando il fatto che il provvedimento arriva all’esame del Consiglio con la procedura d’urgenza grazie all’accordo di tutti i capigruppo. «Oggi – ha detto Deriu – prendiamo atto che la Provincia di Sassari non è in  grado di provvedere a una delle sue funzioni essenziali: la manutenzione delle scuole. C’è la necessità di una riflessione più attenta e approfondita. La Regione – ha aggiunto l’esponente del PD – soffre del complesso di Saturno,  divinità che divorava i propri figli. Allo stesso modo la Regione divora le amministrazioni che compongono l’insieme dell’Autonomia». Per questo, secondo Deriu, il provvedimento in discussione è un segnale di grande disponibilità da parte dell’Aula per un riordino complessivo del sistema istituzionale. «Dobbiamo riuscire a impegnare questo Consiglio alla valutazione di provvedimenti ben più importanti, altrimenti il nostro ruolo si limiterà alla decisioni emergenziali». 
Marco Tedde (Forza Italia) ha rimarcato il grande senso di responsabilità dimostrato dall’opposizione in questo frangente: «Sarebbe stato facile per noi – ha detto Tedde – intervenire a gamba tesa sui difficili rapporti tra Regione e Provincia di Sassari. Abbiamo invece lavorato per consentire all’ente intermedio di incamerare quei fondi necessari per continuare a vivere».
Tedde ha quindi invitato la maggioranza a non guardare indietro: «Mi dispiace – ha affermato – che in questa vicenda si accusi la precedente maggioranza di governo di aver sottratto i soldi alla provincia, dimenticando che l’ultimo bilancio della Regione è stato approvato in tre ore con il consenso di tutti».

Il presidente ha dato, quindi, la parola al consigliere del Pd, Daniela Forma, la quale si è detta in difficoltà a trattare una problematica legata a una sola provincia. L’esponente della maggioranza, che è anche consigliere provinciale di Nuoro, ha spiegato all’Aula che tutte le Province sono in difficoltà e hanno dovuto fare scelte dolorose, come aumentare le tasse, per garantire i servizi essenziali e chiudere il bilancio in pareggio. Per questo motivo e per non fare passare il principio per cui «chi più alza la voce più ottiene» e per una questione di giustizia e parità «vengano date uguali risposte a tutte le Province». Per il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, traspare ancora qualche problema sul riordino degli enti locali. L’esponente della minoranza ha ricordato ai colleghi che le Province sono superate. «Se il problema è il riordino degli enti locali sta a voi, alla maggioranza, affrontare il problema nella sua complessità». E ha aggiunto che ora c’è un problema di tanti lavoratori e famiglia di una società in house e arriveranno sicuramente, all’attenzione di questo Consiglio, altre società in house in difficoltà. «Oggi diciamo sì», ha affermato Locci che ha aggiunto la volontà di affrontare tutte le altre situazioni in cui ci siano a rischio gli stipendi dei lavoratori.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha apprezzato la disponibilità della minoranza, ma ha rilevato che la difficoltà della Provincia di Sassari deriva dal taglio delle risorse relative al fondo unico degli Enti Locali stabilito a suo tempo dal centro destra. Non è tuttavia il momento delle polemiche, ha affermato, «perché abbiamo di fronte la realtà di una Provincia che taglia servizi essenziali per la comunità, dalla manutenzione delle strade al trasporto dei disabili anche se occorre chiedersi se i tagli hanno riguardato anche attività non essenziali». «Una domanda per la quale oggi non c’è una risposta – ha proseguito Demontis – a causa delle diverse procedure con cui si formano i bilanci, procedure che vanno invece armonizzate per consentire, ad esempio, di rendere efficace lo stanziamento della Regione di 35 milioni a valere sul prossimo fondo unico degli Enti Locali, ora non concretamente spendibile perché tardivo rispetto alle tempistica contabile del sistema delle Autonomie. E’ un problema su cui la Giunta sta lavorando e bisogna accelerare». «In questo momento – ha concluso – resta al primo posto la questione delle 160 famiglie dei lavoratori Multiss in gravissime difficoltà».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha attribuito alla politica la maggiore responsabilità della vicenda Multiss ma in questo caso, ha detto, «c’è stato un impegno comune per ricercare soluzioni e non trovare colpevoli». «Il provvedimento – ha continuato Peru – arriva in Aula grazie alla responsabilità dell’opposizione perché il centrosinistra ha mostrato di non avere piena consapevolezza del ruolo di governo, ma va riconosciuto che la corsia preferenziale del provvedimento in base all’art. 102 del regolamento è del consigliere Pittalis e non è vero che si sta mettendo riparo ai disastri della precedente Giunta, come ha dimostrato il presidente della Provincia di Sassari in un incontro pubblico individuando responsabilità precise dell’attuale Esecutivo». «Oggi la minoranza – ha concluso Peru – sta evitando il blocco dei servizi della Provincia di Sassari e la crisi drammatica dei lavoratori della Multiss, problemi che non potevano essere affrontanti aspettando l’assestamento di bilancio come aveva proposto la maggioranza».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha ribadito che «il lavoro è la prima delle priorità, ma è sbagliato pensare alle soluzioni strutturali senza fronteggiare l’emergenza ed è altrettanto sbagliato appropriarsi di questi interventiۚ». Quello degli interventi-tampone, secondo Agus, non deve però «diventare un metodo perché fra poco avremo di fronte i problemi degli altri enti intermedi, dove c’è anche molto precariato storico, ragioni che ci devono spingere ad accelerare la riforma organica degli Enti Locali». Su questa riforma, ha sostenuto il consigliere di Sel, «non possiamo tardare; non potremo mettere d’accordo tutti in un quadro di risorse insufficienti ma dobbiamo superare sia l’impasse politico in cui ci troviamo che le attuali gestioni commissariali delle Province, che in molti casi sono andate ben oltre l’ordinaria amministrazione».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha subito precisato che il via libera del suo partito alla procedura d’urgenza per il provvedimento in esame è determinato esclusivamente dal fatto che occorre dare risposte urgenti ai lavoratori della Multiss, società di servizio della Provincia di Sassari: «Siamo dalla parte dei lavoratori, non da quella degli amministratori». Dedoni ha quindi polemizzato con il consigliere del PD Roberto Deriu accusandolo di avere una “posizione retriva” che lo porta a una difesa perdente delle province. «Cinquecentomila elettori – ha detto il capogruppo dei Riformatori sardi – hanno deciso di cancellarle con un referendum, il presidente del Pd è favorevole alla loro abolizione. Le sue, caro Deriu, sono dichiarazioni insulse, prive di fondamento, non rispondenti a verità. Lei si è iscritto alla categoria delle rattoppatrici, non è colpa nostra se l’argomento non è stato ancora iscritto all’ordine del giorno del Consiglio».

Dedoni ha poi precisato che l’intervento finanziario a favore della Provincia di Sassari non è nient’altro che un’anticipazione del #Fondo Unico, sono danari che saranno poi previsti nell’assestamento di bilancio».  Infine l’invito a portare in Aula la riforma delle province. «Ci vuole innovazione seria per la Sardegna e voi non la volete proporre. E’ vero che anche nella scorsa legislatura non si è fatto molto, ma voi non avete fatto nessun passo.»
Daniele Cocco (Sel) ha chiesto all’Aula di evitare inutili e sterili polemiche. «Ringrazio il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – ha detto Cocco – per aver avanzato la proposta che stiamo portando oggi in Consiglio. Siamo riusciti a fare sintesi per risolvere problemi gravi, come quello della Multiss, ma poi veniamo in Aula a fare polemiche inutili. Ricordo a qualche consigliere di minoranza che la campagna elettorale è finita».

Alessandra Zedda  (Forza Italia) ha ricordato che 56 milioni di euro sono stati detratti dal Fondo Unico in attesa dell’allentamento dei vincoli del Patto di stabilità. «Ancora oggi – ha detto Zedda – nonostante sia stato prorogato il termine del 30 settembre per la deroga del Patto, i comuni non hanno potuto approvare i bilanci di previsione». Zedda ha quindi rivendicato «il grande senso di responsabilità dimostrato dalla minoranza quando si tratta di risolvere i problemi della Sardegna».

Il presidente ha dato quindi la parola alla Giunta per esprimere il parere sulla proposta di legge. Ha preso la parola l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, il quale si è detto favorevole al provvedimento, rilevando che anche la Giunta aveva individuato soluzioni tecniche con la Provincia di Sassari per risolvere i problemi sollevati dai lavoratori e dalla società, dando le linee guida ai commissari per garantire i servizi essenziali. Ha però evidenziato che questo provvedimento «ci consente di accelerare i tempi». Erriu ha anche reso noto all’Aula che l’11 settembre scorso è stato approvato l’accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni, tra Regioni, Governo, #Anci e #Upi in materia di criteri per l’individuazione delle risorse umane, finanziarie, organizzative e strumentali per il trasferimento dagli enti strumentali agli enti subentranti. Un  accordo importante perché determina i valore di trasferimento dai fondi dallo Stato alle province, ricordando che si sta parlando di oltre 2.500 persone. L’assessore ha anticipato anche che a breve la Giunta porterà in Aula, su sua proposta, un disegno di legge per il riordino degli Enti locali, e ha auspicato la modifica dell’articolo 43 dello Statuto sardo per evitare sovrapposizioni.

Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e ha messo in votazione il passaggio agli articoli. Per dichiarazione di voto è intervenuto Gianni Tatti (Udc), il quale ha dichiarato il voto favorevole a questo provvedimento da parte del gruppo Udc. Il consigliere ha però sottolineato anche in gruppo si è discusso l’opportunità discutere il provvedimento ai sensi del articolo 102, perché «non vogliamo che si apra una prassi secondo cui chi più alza la voce più ottiene». «Mi auguro – ha aggiunto – che non sia così, e che nell’arco di 15 giorni arrivino le soluzioni anche per le altre province e per le società in house che si trovano nella stessa situazione.»

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato che l’approccio del suo gruppo al problema è stato quello di mettere al centro il dramma dei lavoratori rispetto a tutto il resto. Dopo aver polemizzato con il consigliere del Pd Roberto Deriu, Cossa ha ricordato la situazione della società in house della Provincia di Cagliari, passata in poco tempo da 38 dipendenti ad oltre 100, «tutti assunti senza alcuna selezione, cosa che pone un problema rispetto alle centinaia di migliaia di disoccupati che non hanno nemmeno la speranza di un posto».

Il consigliere Marcello Orrù (Pasd’Az) ha percepito «il ritorno della politica dei campanili» ma non è così, ha precisato, «perché la situazione dei lavoratori Multiss va affrontata e risolta».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato di essere stato sempre contrario a queste procedure (articolo 102 del Regolamento) «perché di fatto hanno impedito al Consiglio di valutare correttamente le questioni, per deliberare bisogna conoscere e non andare alla rincorsa delle emergenze, mi auguro che sia davvero l’ultima volta».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula su un  provvedimento condiviso da tutti i capigruppo. «Siamo a favore – ha aggiunto – soprattutto per il metodo, il Consiglio ha deciso nei confronti di situazioni emergenziali di intervenire con un provvedimento di legge nei confronti degli Enti locali, nei confronti di chiunque, anticipando e ottenendo poi la restituzione con una manovra all’interno del fondo unico». Ognuno di noi rappresenta un territorio, ha concluso Cherchi, «e ne risponderà; auspico quindi che tutti siano d’accordo per ogni territorio della nostra Regione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, tornando all’oggetto del provvedimento in esame, ha ribadito che «si tratta solo una anticipazione, poi ognuno tira la coperta dalla sua parte a volte con argomentazioni fuori tema e fuori luogo; mettiamo invece al centro il dramma quotidiano dei lavoratori, il resto non c’entra nulla e spero sia l’ultima volta». 

Attilio Dedoni, Riformatori,  ha replicato al capogruppo del Pd Pietro Cocco sostenendo di essere intervenuto per rispondere ad affermazioni gratuite. «In ogni caso – ha proseguito – non mi sono discostato dall’argomento, ho parlato di anticipazioni del Fondo Unico e rimarcato la necessità di una riforma organica per indirizzare a meglio le risorse della Regione. Io sono disponibile a confrontarmi dappertutto con chiunque». Dedoni ha quindi annunciato il suo voto favorevole al provvedimento.

E’ quindi intervenuto Roberto Deriu (Pd). «Dovrei sentirmi toccato da alcuni interventi – ha detto – ho sentito parole spiacevoli e addirittura una valutazione sull’opportunità del mio discorso  in Aula. Sono un liberale, un consigliere eletto che esprime liberamente le sue opinioni e sempre lo farò. Ribadisco che sulle province si è fatta una grande  confusione alla quale oggi si tenta di porre rimedio».

Giorgio Oppi (UDC) ha criticato il modo con cui si è affrontata la discussione. «Quando si porta in Consiglio un provvedimento con la procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento, di solito lo si approva in 30 secondi – ha detto Oppi – non capisco questo ping pong tra maggioranza e opposizione. Noi abbiamo firmato questo documento e lo voteremo. Basta però andare fuori argomento, occorre essere coerenti con gli impegni assunti».

Dopo l’intervento dell’on. Oppi il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’articolato. L’Aula ha approvato l’articolo 1 e poi l’articolo 2 e il testo con 44 favorevoli e un solo astenuto. Il Consiglio è passato poi all’esame dell’ultimo punto all’ordine del giorno, ovvero il parere sulla proposta della Giunta regionale per la nomina dei due rappresentanti sardi nella commissione paritetica Stato Regione ex articolo 56 dello Statuto. Il presidente della Prima commissione, on. Francesco Agus, ha illustrato il punto e ha riferito che «la commissione ha esaminato con urgenza la proposta della Giunta anche alla luce delle vicende nazionali. La proposta riguarda la nomina del direttore generale della presidenza Alessandro Demartini e del dottor Mario Scano, già procuratore e presidente della Corte dei conti della Sardegna».

L’Aula ha espresso parere favorevole votando un ordine del giorno a sostegno che recepisce la proposta della Giunta. Al termine il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

Consiglio regionale 42 copia

Seduta animata, come ampiamente previsto, ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, per il dibattito sulle comunicazioni del presidente, Francesco Pigliaru, sul grave incidente verificatosi la scorsa settimana a #Capo Frasca.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto il saluto dell’Assemblea ad una delegazione di sindaci ed amministratori locali dei territori della Sardegna interessati, a vario titolo, al problema delle servitù militari, presenti ai lavori. Successivamente, ha dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ai sensi dell’art. 121 del regolamento, per riferire al Consiglio sull’incidente avvenuto il 4 settembre scorso nel poligono militare di Capo Frasca e più in generale sul problema delle servitù militari in Sardegna. Sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, ha informato il presidente, il presidente della Regione avrà a disposizione 20 minuti mentre 10 minuti a testa saranno assegnati ad ogni gruppo fatta eccezione per i gruppi del Pd e di Forza Italia, che avranno a disposizione 15 minuti.

Il presidente Pigliaru ha esordito affermando che «chi guida ha il dovere di svolgere al meglio le sue funzioni nei luoghi a ciò dedicati e governare significa anche saper interpretare anche i bisogni di chi protesta». «Vogliamo risultati concreti che perseguiremo con fatica, disciplina, forza, capacità e coesione – ha continuato il presidente – ed abbiamo detto con chiarezza ciò che vogliamo.» Ricordando l’intervento dell’allora assessore regionale dell’Ambiente Mario Melis, nel 1981, alla prima conferenza sulle servitù militari, Francesco Pigliaru ha sottolineato alcune valutazioni politiche ancora di attualità, sulla pace e sull’art. 11 della #Costituzione.

«Quella cornice resta invariata – ha precisato Francesco Pigliaru – ed ancora oggi la Sardegna ha pagato e paga un prezzo troppo altro rispetto ad altre regioni d’Italia e forse d’Europa, al netto ritiro Usa da La Maddalena; 3 poligoni c’erano allora e 3 ce ne sono oggi». Una situazione che, secondo Pigliaru, deve cambiare secondo il percorso tracciato dal Consiglio e seguito dalla Giunta, «aprendo un conflitto istituzionale con Stato sui poligoni, negando l’assenso alle servitù, un conflitto che proseguirà senza un accordo serio, posizione rafforzata che sentiamo rafforzata dall’insofferenza e dal disagio dell’opinione pubblica sarda».

Il presidente ha poi riassunto i fatti verificatisi a #Capo Frasca il 3 e il 4 settembre scorso: «Due incendi prima sulla superficie di un ettaro, poi un secondo su 13 ettari e mezzo, provocati dall’aviazione tedesca che paga allo Stato per effettuare esercitazioni, due incendi domati grazie all’intervento di uomini e mezzi del Corpo forestale regionale, uno dei quali sviluppatosi a soli 50 metri dagli operatori di soccorso, costretti a lavorare in condizioni di sicurezza molto precarie».

Conseguenze degli incidenti, ha riassunto il presidente, «33 ettari di territorio bruciati, 86 lanci elicottero, 20.000 euro  spese che fattureremo alla Difesa al netto dei danni ambientali». Dal ‘98 ad oggi, ha aggiunto, «si sono verificati sempre incendi, che hanno distrutto oltre 440 ettari di bosco, c’è un pericolo reale, contrastato con norme e misure inadeguate, mentre da oggi ci sarà la sorveglianza della forestale per proteggere ambienti e popolazioni, sulla base di un piano dell’assessorato dell’Ambiente che sta integrando prescrizioni della Regione, che dovranno sempre essere rispettate dal 1 giugno al 30 settembre».

«Ciò rafforza la nostra convinzione – ha aggiunto il presidente della Regione – che la prospettiva servitù non può più essere incerta, serve una dismissione significativa in questa legislatura, combatteremo con armi legali, attraverso il confronto istituzionale ed il conflitto se occorre conflitto, non con manifestazioni verbose accompagnate da richieste di dismissione immediata.»

«La posizione della Giunta è quella uscita da quest’Aula con un ordine del giorno votato all’unanimità», ha detto ancora Pigliaru, confermando che l’Esecutivo proseguirà su questa strada fino alla stipula di una nuova intesa con lo Stato che dovrà essere approvata dal Consiglio. «Chiediamo in altre parole – ha continuato – un impegno del Governo per riequilibrio del gravame militare sull’Isola, la dismissione di alcuni siti e la riconversione di altri, per questo non abbiamo firmato l’intesa: chiediamo giustizia, certezza del diritto, equa distribuzione dei doveri.»

Soffermandosi sulle iniziative di maggiore attualità, il presidente ha affermato di aver scritto qualche giorno fa al ministero della Difesa chiedendo segnali chiari ed ottenendo la sospensione delle esercitazioni fino al 15 settembre, «risposta che apprezziamo come apertura di dialogo ma che non ci soddisfa nella sostanza perché mostra la difficoltà da parte dello Stato a porsi in sintonia con volontà dei sardi, valuteremo le azioni percorribili, consapevoli che ciò non significa rinunciare ad una prospettiva ma aprirla e che alcune cose potranno essere ottenute mentre per altre servirà un lavoro nel medio termine».

Allo Stato, ha concluso Pigliaru, «chiediamo un forte riequilibrio in tempi certi e con percorsi chiari, pronti a sederci ad un tavolo ma tenendo ferma la richiesta della dismissione di Capo Frasca e la definizione dei tempi per la riduzione e la dismissione di #Teulada, sono le richieste del parlamento confermate da consiglio, questa è la base incomprimibile: nello stesso tempo ci opporremo al rinnovo della convenzione per la base di #Santo Stefano a #La Maddalena, scaduta il 3 marzo e per noi legalmente morta».

«Ad oggi – ha concluso il governatore – non esiste una stima del costo pagato dalla Sardegna per le servitù ed esiste quindi anche una sete di giustizia e di documentare la verità, lo faremo con cifre e dati redatti seguendo standard internazionali e convocheremo la seconda conferenza regionale sulle servitù militari per aumentare conoscenza e confrontarci con la comunità sarda.»

Il presidente del Consiglio regionale ha quindi concesso la parola al consigliere, Gavino Sale (Irs). Il capogruppo del “Misto” ha sottolineato la rilevanza del tema delle servitù militari ma ha evidenziato come Capo Frasca e i poligoni rappresentino solo la punta di un iceberg di una serie di questioni vitali per la nostra Isola (dai trasporti all’energia). A giudizio di Gavino Sale le servitù militari sono la “negazione del principio di sovranità” e, a questo proposito l’esponente di Irs ha rimarcato condivisione per il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio regionale lo scorso 17 giugno nella parte in cui si afferma l’impegno per la Giunta «per la graduale dismissione dei poligoni ed il loro superamento».

Il consigliere di Irs ha quindi ribadito l’impegno per la battaglia contro le servitù ed ha affermato che «l’attuale maggioranza manterrà la promessa fatta ai sardi, al contrario di quanto ha fatto coloro che hanno preceduto il centrosinistra al governo dell’Isola». Sale ha dunque confermato apprezzamento per la decisione, a suo tempo assunta dal presidente della giunta, di non sottoscrivere nuovi accordi con il #ministero della Difesa ed ha annunciato la partecipazione di Irs alla manifestazione in programma il prossimo 13 settembre a #Capo Frasca per dire no alle servitù militari in Sardegna.

Il capogruppo del “Misto” ha quindi rivolto l’invito ai presidenti di Giunta e Consiglio, e a tutti i consiglieri, perché partecipino alla manifestazione di Capo Frasca, ed ha concluso ricordando la possibilità di indire un referendum consultivo sulle servitù. «Sul tema delle servitù militari – ha affermato Gavino Sale – Irs non arretrerà di un millimetro né in quest’Aula, né al di fuori dell’Aula consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ricordato come il Consiglio regionale, anche di recente, si sia espresso con chiarezza sul tema delle servitù, oggetto delle comunicazioni rese dal presidente della Giunta all’Aula sugli incidenti a #Capo Frasca. Il consigliere dell’opposizione ha citato sommariamente i numeri dell’occupazione dei territori sardi e sottolineato una generale assenza di correttezza istituzionale negli atteggiamenti politici intrapresi dallo Stato italiano verso la regione sarda.

Attilio Dedoni ha quindi fatto riferimento a quanto accade in Friuli, dove tante aree sottoposte al vincolo militare sono state liberalizzate e rese disponibili per fini produttivi. «A Capo Frasca – ha quindi dichiarato Dedoni – il problema non è una manifestazione ma risolvere un problema che si trascina da anni». Il capogruppo dei Riformatori sardi ha proseguito elencando le ulteriori penalizzazione cui va incontro la Sardegna in ordine ai trasporti, all’energia e al credito ed ha evidenziato polemicamente, in riferimento a #Teulada, come «allo Stato italiano sia consentito bombardare i nuraghi e i nostri beni identitari». «Serve serietà – ha concluso Dedoni – e serve affrontare con determinazione il problema delle servitù, perché la Sardegna sta tornando indietro e rischia di non avere più sviluppo e occupazione.»

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, in apertura del suo intervento, ha ricordato il contenuto dell’ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio lo scorso 17 giugno con il quale si impegnava la giunta regionale a rivendicare, nei confronti del Governo nazionale, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. «Il sentimento del popolo sardo è di assoluta contrarietà alla presenza delle servitù militari nell’Isola – ha detto il consigliere della maggioranza – per questo servono percorsi istituzionali da portare avanti con fermezza: solo così si potrà chiedere la dismissione e la riconversione dei poligoni». Cocco ha quindi ricordato il peso della presenza militare nell’isola pari al 61% dell’intero territorio nazionale: «Da oggi si cambia pagina – ha aggiunto Cocco – indipendendisti e sovranisti non saranno soli nella battaglia che vorranno intraprendere contro le servitù militari. Sel sarà presente il 13 settembre alla manifestazione di Capo Frasca. E’ il momento di avviare una nuova fase nei rapporti tra lo Stato e la Regione. Questa volta riusciremo ad affermare la volontà del popolo sardo e la sua contrarietà alle servitù».

Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato all’Aula l’intervento pronunciato da Mario Melis nel 1981 alla Conferenza Nazionale Stato-Regione sulle servitù militari. «Ho riletto anch’io l’intervento di Melis. In 33 anni non è cambiato nulla: ci ritroviamo a discutere delle stesse cose. Perché in tanto tempo non si è riusciti ad ottenere nessun risultato? Non so dare una risposta posso fare però una constatazione: finché non saremo uniti non otterremo nulla». Carta ha quindi lanciato la proposta per un grande progetto di riconversione e di sviluppo dei poligoni militari. «Regione e Comuni pensino a un’iniziativa comune, all’interno delle servitù ci sono persone contrarie alle dismissioni perché hanno un lavoro sicuro. Se non si riparte da un progetto, fra 30 anni saremo nelle stesse condizioni di oggi. Occorre andare oltre gli steccati – ha concluso il consigliere sardista – altrimenti assisteremo ad altri disastri come quello accaduto nei giorni scorsi a Capo Frasca».

Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) ha denunciato in aula la «la politica arrogante dello Stato italiano nei confronti della Sardegna, una condizione che potrà essere superata solo dalla costituzione di uno Stato sardo. Fino a quando non ci sarà una Sardegna sovrana non riusciremo a ottenere la dismissione dei poligoni». «Per questo – secondo Cherchi – occorre oggi puntare a risultati concreti: «L’azione della Giunta – ha detto l’esponente del PdS – va nella giusta direzione con la richiesta della progressiva smilitarizzazione dell’Isola». Cherchi ha quindi lanciato la proposta di una raccolta di firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi se sono favorevoli o meno alla chiusura delle basi militari. «Il risultato del referendum – ha concluso il consigliere sovranista – darà più forza all’azione della Giunta nei confronti del governo nazionale.»

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha fatto una premessa storica ricordando il momento in cui «per accedere al piano Marshall l’Italia ed il governo di De Gasperi dovettero obbedire a molte ordini fra cui l’esclusione dal governo di Togliatti, leader di un partito democraticamente eletto; la Sardegna divenne da allora una grande area strategica e luogo adatto per servitù al servizio di equilibri strategici mondiali sia pure sotto l’ombrello del patto atlantico». «Un dazio pesante pagato per anni – ha lamentato Anedda – di cui si occuperanno gli torici ma oggi il clima è cambiato e le servitù non hanno ragione d’essere, sono un peso effettivo e ingiusto, come è profondamente ingiusto scambiare lavoro e tutela della salute, dobbiamo piuttosto tutelare i lavoratori danneggiati dai poligoni nei settori dell’agroalimentare e del turismo.» Anedda ha poi respinto l’interpretazione secondo la quale le servitù sarebbero un fatto ineluttabile: «Nel ‘69 Orgosolo impedì la nascita di un nuovo poligono di tiro a Pratobello e non era nemmeno scontata, molti anni più tardi, la partenza degli americani da La Maddalena». Dopo aver criticato l’espansione dell’industria italiana degli armamenti anche per la sua enorme capacità di inquinamento, il consigliere Anedda ha auspicato il passaggio delle aree ora gravate da servitù al demanio regionale, attivando nello stesso tempo procedure di rigoroso controllo dell’inquinamento con esperti della Regione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato di volersi attenere ai fatti, «evitando di ergersi a portavoce della difesa nazionale senza rinunciare – ha detto – a denunciare il solito armamentario anti-militarista». «La disoccupazione dilagante della Sardegna – ha dichiarato Truzzu – non dipende certo dai poligoni perchè i numeri dicono altro: se è vero che il 65% delle servitù sono in Sardegna, è vero anche che i militari garantiscono alla Regione 5000 stipendi, mentre il territorio occupato è solo lo 0.5% della superficie regionale e rappresenta il 4 % della popolazione, dov’è lo scandalo per l’esplosione di materiali inerti dopo attività addestrative?». Il vero problema, a giudizio del consigliere di Fdi, «è rendere compatibili gli obiettivi della difesa nazionale compatibili con le esigenze dello sviluppo economico e gli esempi di riconversione di siti militari in Sardegna non sono certo esaltanti: La Maddalena, Monte Urpinu e Calamosca non hanno visto un solo progetto di riqualificazione e proprio queste alternative di sviluppo, casomai, ci avrebbero resi forti di fronte al governo». Paolo Truzzu ha concluso esprimendo forti critiche all’operato del ministro della Difesa Pinotti e suggerendo che gli indennizzi corrisposti dal governo per le servitù siano liberati dai vincoli del patto di stabilità, «questo significherebbe davvero dimostrare coraggio, con cose forti in grado di portare a risultati concreti.»

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha aperto il suo intervento ricordando le dichiarazioni dell’allora ministro della difesa tedesca, quando nel 2004 annunciò la chiusura di 105 basi militari in Germania, per ribadire l’impegno, assunto all’unanimità dal Consiglio regionale, per la dismissione dei poligoni militari in Sardegna. Busia ha quindi manifestato apprezzamento e sostegno per l’azione fino ad ora condotta dal presidente della giunta, Francesco Pigliaru, ed ha dichiarato condivisione per la proposta finalizzata all’indizione del referendum consultivo sul tema delle servitù militari. L’esponente della maggioranza ha infatti ricordato come sia importante e opportuno tenere nella dovuta considerazione anche l’opinione di quella parte della popolazione sarda che vive nei territori laddove le basi militari insistono.

Anna Maria Busia si è quindi soffermata sull’opportunità di una raccolta firme per promuovere la consultazione popolare, sulla base di quanto stabilito dalla legge 20 del 1957 e sulla necessità di predisporre un quesito referendario “inattaccabile” sotto l’aspetto giuridico e costituzionale. La consigliera del centrosinistra ha dunque invitato il presidente Pigliaru a valutare l’opportunità di procedere con la costituzione della #Regione sarda come parte civile nel processo in corso a Lanusei per i veleni e le morti sospette nel poligono di Quirra. La Busia ha concluso il suo intervento auspicando la rapida istituzione del “registro tumori” («sarà così possibile evidenziare il diverso peso dei casi tumorali nei diversi territori dell’Isola»).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas. Il presidente della Quarta commissione si è congratulato col presidente della giunta «per la determinazione dimostrata, dopo cinque anni di silenzio in Regione». Solinas ha ricordato le dimensioni delle servitù che insistono nell’Isola ed ha definito “antistorica” una presenza militare che i sardi ormai percepiscono oltremodo “sproporzionata”.

L’esponente della maggioranza ha quindi sollevato il caso del poligono di tiro sul lago Omodeo che è oggetto, ormai da tempo e con cadenza quotidiana, di ripetuti divieti al transito per le persone e gli animali, emanati con apposito decreto della prefettura. Antonio Solinas ha chiesto al presidente Pigliaru di inserire nel confronto con il #ministero della Difesa anche la questione del lago Omodeo. «Gli amministratori e le popolazioni – ha spiegato Solinas – vedono nelle attività turistiche e produttive che possono svilupparsi lungo l’Omodeo un’autentica opportunità di crescita  che rischia però di essere vanificata da quella che è diventata nei fatti una nuova servitù». Il consigliere del Pd ha quindi ricordato le diverse proposte alternative per lo svolgimento delle esercitazioni, formulate dai sindaci in occasione degli incontri col prefetto e il questore di Oristano. «Proposte – così ha affermato Solinas – rimaste, al momento senza seguito.»

Per Marcello Orrù Psd’Az, l’incidente intollerabile avvenuto a Capo Frasca non deve essere utilizzato strumentalmente per sparare a zero sulle #Forze Armate in un momento molto complesso per l’Europa e per l’Italia. «L’esercito merita rispetto – ha detto Orrù – occorre evitare un antimilitarismo fine a se stesso.»

Orrù, rivolgendosi al presidente Pigliaru, ha poi detto di aver apprezzato il suo rifiuto di sottoscrivere il protocollo con il Ministero e la sua determinazione nel chiedere trasparenza e chiarezza. «Peccato – ha detto l’esponente della minoranza – che nonostante ciò il ministro Pinotti ed il governo nazionale abbiano dato a quel rifiuto un’importanza pari allo zero». Secondo Orrù serve oggi un’azione forte da parte della Giunta con la richiesta di dimissioni del ministro Pinotti «per la leggerezza, la superficialità nel gestire un incarico cosi importante e soprattutto perché nell’ultimo mese ha calpestato più volte una Regione a Statuto speciale e la sua dignità». 

A questo proposito il consigliere del Psd’Az ha  ricordato «la missione balneare del ministro al #poligono di Teulada nel periodo di ferragosto senza che né il #presidente Pigliaru né alcun altra rappresentante sardo delle istituzioni ne sapesse nulla, è stato un gesto gravissimo che ha manifestato in pieno l’arroganza del governo nei confronti della nostra Regione. Non soddisfatto, il ministro Pinotti, all’inizio di settembre, nonostante la mancata firma da parte della Sardegna del protocollo con il ministero sulle esercitazioni e ignorando il parere negativo fornito dal comitato paritetico, ha autorizzato le esercitazioni e ha dato l’ok alle stesse. Se a tutto questo, si aggiunge che dagli uffici ministeriali, se pur in maniera informale, l’incendio di 26 ettari di terreno intorno a #Capo Frasca sarebbe stato definito incendio di qualche sterpaglia, dobbiamo ammettere di trovarci di fronte ad un’arroganza reiterata da parte dell’attuale governo che, così come il governo Monti e il governo Letta, ogni giorno prende a schiaffi la nostra terra».

In conclusione del suo intervento, Orrù ha invocato le dimissioni del ministro della Difesa e citato lo scrittore sardo Sergio Atzeni: «Sono sardo, sono italiano e sono anche Europeo». «Presidente Pigliaru – ha detto Orrù – accetti questo consiglio gratuito: queste parole non le scordi mai. Sardi innanzitutto e prima di tutto e tutti.»

Efisio Arbau capogruppo di Sardegna Vera ha rivolto un saluto alla delegazione dei sindaci presente nelle tribune del Consiglio. «Dai sindaci e dai territori che rappresentano – ha detto Arbau – bisogna ripartire. I primi cittadini hanno il polso della situazione. Oggi bisogna richiedere la progressiva dismissione dei poligoni militari con proposte serie. Pensare che dopo 40 anni di chiacchiere si possa ottenere la loro chiusura è un’utopia.» Arbau ha quindi sottolineato la necessità di un’azione unitaria per arrivare a un risultato: «Distinguere tra filo militaristi e rivoluzionari non serve a nulla – ha aggiunto Arbau – i passi che si sono fatti tutti assieme in queste settimane sono importanti. Pigliaru ha detto con onestà qual è lo stato dell’arte. Le servitù sono sempre più odiose, a quelle militari si aggiunge la servitù del patto di stabilità. Serve uno spirito unitario sulle grandi questioni. Altrimenti non si andrà da  nessuna parte».

Secondo il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «gli ultimi eventi di Capo Frasca sono la classica goccia che fa traboccare il vaso. Uno schiaffo ai sardi e al Consiglio regionale». Rubiu ha quindi ricordato i dati sulla presenza militare nell’Isola pubblicati oggi sull’Unione sarda. «Sono dati inquietanti – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – in un paese civilizzato pensare a un ministro che da turista decide di visitare un poligono senza avvisare il presidente della Regione non è tollerabile, è un’offesa a tutto il popolo sardo. Un fatto del genere avrebbe dovuto indignare tutta la politica e portare a una richiesta unanime di dimissioni del ministro». Gianluigi Rubiu ha poi ricordato l’eccessivo peso delle servitù militari nell’Isola: «Il popolo sardo è stanco – ha detto – la Sardegna non deve diventare il tiro a segno degli eserciti di tutto il mondo». L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le mancate bonifiche delle aree militari nelle quali si svolgono le esercitazioni: «Tutto questo è inaccettabile – ha detto Rubiu – è un’invasione  che non porta benefici alla Sardegna, gli indennizzi non coprono i costi del mancato sviluppo». Il capogruppo dell’Udc ha quindi evidenziato la pericolosità delle sostanze usate nelle esercitazioni. «Ci sono testimonianze di ex militari che parlano dell’utilizzo di gas nervino e altre sostanze pericolose nei poligoni – ha detto Rubiu – le bonifiche ambientali sono urgenti ma finora nulla è stato fatto. La giunta dica basta a questo scempio.»

Al termine del suo intervento, il capogruppo dell’Udc ha chiesto al presidente Ganau «di valutare l’opportunità di una convocazione straordinaria del Consiglio regionale a Roma per manifestare davanti a Montecitorio il disappunto dei sardi di fronte a uno Stato patrigno».

Il consigliere Emilio Usula (Sardegna vera-Pds) ha rivolto in apertura un «plauso convinto alle posizioni espresse dal presidente Pigliaru, anche per la presenza compatta della Giunta e degli amministratori dei territori interessati». Trentamila ettari di territorio occupati, tredicimila ettari interdetti al libero utilizzo, ottanta km di costa non accessibili rappresentano per Usula un primato europeo che la Sardegna non più sopportare. «Sovranità vuol dire responsabilità – ha detto Usula – e quindi riduzione, bonifica e messa in sicurezza dei territori della Sardegna gravati da servitù per restituirli ad un uso produttivo». Il consigliere Usula ha quindi illustrato le proposte dei Rossomori: progressiva dismissione dei poligoni, avvio di un percorso di riqualificazione, realizzazione entro 3 mesi di interventi di riduzione delle servitù, in vista della dismissione di Capo Frasca e Teulada, riqualificazione di Quirra, eliminazione di ogni attività suscettibile di danni alla salute di persone ed animali, ampliamento della finestra estiva di sospensione delle esercitazioni, pagamento degli indennizzi senza vincoli del patto di stabilità, bonifica delle aree liberate, finanziamento per attività alternative. Usula ha infine rinnovato il mandato al presidente per negoziare con il governo «a schiena dritta, pretendendo pieno rispetto per il Consiglio regionale: questa è sovranità».

Il consigliere Modesto Fenu (Misto-Zona Franca) ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Pigliaru, quando ha detto di non credere a governi amici, perché «è giusto trattare col governo con un patto di lealtà reciproca, anche se la congiuntura internazionale impone di evitare false demagogie pur non essendo scritto da nessuna parte che la situazione della Sardegna non debba cambiare, continuando a subire la slealtà dello Stato». Secondo Fenu è arrivato il momento «di ridiscutere tutto e chiedersi se, invece, non ci sia la volontà del governo nazionale di mantenere la Sardegna come piattaforma militare del #Mediterraneo, anziché come isola di crescita economica e sociale di quell’area». «Il nodo del problema – ha continuato Fenu – è che il governo non si è mai posto il problema di compensare svantaggi così pesanti per la nostra Isola; continuerò a sostenere posizioni del presidente Pigliaru su questo punto ma resto preoccupato per l’atteggiamento del governo e mi chiedo: quali saranno le nostre azioni se il governo manterrà il suo atteggiamento sleale? Cosa faranno i sovranisti? Quali posizioni assumeremo? Chiediamo pure ai Sardi di esprimersi con un referendum, ma assicuriamo fin da ora che rispetteremo la loro volontà.»

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco quello che è accaduto l’altro giorno a #Capo Frasca, è stato la classica «goccia che ha fatto traboccare il vaso». Cocco ha espresso preoccupazione per l’incidente avvenuto nel poligono e ha assicurato la massima attenzione, il pieno appoggio e la condivisione per l’azione svolta dal presidente Pigliaru e dalla Giunta.« Non è, infatti, tempo di polemiche ma di ricerca di unità per portare avanti risultati concreti. La Sardegna – ha aggiunto – ha già dato tanto. I poligoni oggi possono essere fatti in altre regioni.»  

«L’argomento delle servitù militari – ha ricordato Pietro Cocco – era stato già affrontato in una seduta del Consiglio regionale del giugno scorso che era terminata con l’approvazione di un ordine del giorno. Un documento che ha rafforzato l’azione dell’esecutivo che ha partecipato a una conferenza di servizi convocata dopo ben 33 anni. Cocco ha criticato l’atteggiamento del centrodestra che “fa attacchi continui e ingiustificati”.» Pietro Cocco ha annunciato che una delegazione del Pd parteciperà all’assemblea organizzata per il 13 settembre a #Capo Frasca da alcuni partiti indipendentisti.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, in premessa al suo intervento ha escluso l’intenzione di alimentare ulteriori polemiche e ha invitato il presidente Pigliaru a considerare in termini costruttivi i rilievi critici formulati dall’opposizione in Consiglio. L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato le parole della giovane Giulia La Torre (figlia del marò prigioniero in India) per evidenziarne i toni di sfogo verso lo Stato, accusato, nella circostanza, di aver abbandonato il padre. «E’ un grido di dolore contro uno Stato fattosi patrigno – ha incalzato Cappellacci – ed è questa la voragine che si è ormai aperta tra lo Stato e la comunità». Il consigliere dell’opposizione ha quindi rivolto apprezzamento e riconoscenza per l’operato dei tanti militari italiani impegnati nel Mondo per garantire la pace ed ha ribadito come il centrodestra «non abbia mai avuto e non ha un approccio antimilitarista». «La nostra indignazione – ha proseguito Cappellacci – è rivolta contro una politica e una burocrazia che si dimostra sorda verso i bisogni e i diritti della Sardegna e che continua a vedere la nostra Isola solo come una terra utile solo per proseguire nelle esercitazioni di guerra o ad essere destinata a Cayenna». «La nostra controparte – ha spiegato l’ex governatore – non è qui in quest’Aula ma è il governo italiano e in questa circostanza è rappresentata dal comportamento del ministero della Difesa». Ugo Cappellacci ha quindi sottolineato con tono polemico la differente condotta tenuta nella passata legislatura dall’allora opposizione ed ha rimarcato come anche in occasione della polemica per la recente visita del ministro Pinotti alla Maddalena, il centrodestra non abbia ricercato “il caso” contro il presidente Pigliaru ma abbia con nettezza chiesto le dimissioni del ministro Roberta Pinotti. Cappellacci ha definito la titolare del dicastero della Difesa “una irresponsabile” ed ha ricordato che la firma sul decreto che ha autorizzato le esercitazioni nei poligoni sardi sia arrivata dopo l’incontro con il presidente Pigliaru e con il parere contrario formulato dal Comitato misto paritetico sulle servitù militari. «Ma l’episodio della visita della Pinotti alla Maddalena (la polemica ha riguardato il fatto che la Regione non fosse stata tempestivamente informata) – ha aggiunto il consigliere di Fi – serve a dimostrare che aldilà dei buoni rapporti di facciata tra la Giunta ed il Governo, nella realtà continui ad esistere una questione sarda che è da considerare come una ferita ancora sanguinante della Repubblica italiana». «Anche per queste ragione – ha proseguito l’ex governatore – invito l’esecutivo e la maggioranza a far cessare l’atteggiamento di supponenza che fino ad oggi li ha caratterizzati e a mettere gli interessi della Sardegna al primo posto e al di sopra delle appartenenze.»

Ugo Cappellacci ha quindi sollevato perplessità sull’efficacia del referendum («mi auguro non serva ad allungare il brodo») e sulla opportunità della riunione del Consiglio per le comunicazioni del presidente della giunta sull’incidente a #Capo Frasca («auspico che non serva per offrire una scappatoia alle responsabilità»). Per il consigliere della minoranza il Consiglio, infatti, sul tema delle servitù militari si è già espresso con chiarezza lo scorso 17 giugno «con un ordine del giorno unitario e sulla cui validità dei contenuti non sono stati sollevati dubbi». Cappellacci ha quindi rivolto critiche a Pigliaru per alcuni incontri definiti “riservati” ed in particolare per quello tenuto con il #sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ed ha definito la sospensione delle esercitazioni militari fino al 15 settembre «un’autentica presa in giro». Ugo Cappellacci ha concluso con l’invito rivolto al presidente della giunta «perché trasformi l’incidente di #Capo Frasca in un momento storico, chiedendo l’immediato ridimensionamento delle servitù militari in Sardegna, evitando di proseguire nel confronto con lo Stato con il metodo utilizzato nella vertenza sul Patto di stabilità». «Presidente – è stata la sfida dell’esponente di Forza Italia – porti risultati e non proclami e progetti in corso.» 

Conclusi gli interventi dei gruppi, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente della Regione per la replica finale.

Francesco Pigliaru ha mostrato soddisfazione per l’esito del dibattito e si è dichiarato “contento” per l’ordine del giorno approvato dall’Aula lo scorso 17 giugno. «Quel documento indica la strada per il confronto con il Governo nazionale.» Il capo dell’esecutivo ha quindi rivendicato alcuni importanti passi in avanti e l’aggiornamento delle prospettive rispetto al contenuto del documento votato dal Consiglio: «Lavoriamo per la graduale riduzione della presenza militare in Sardegna – ha detto – c’è la massima determinazione da parte nostra per raggiungere il risultato». Il presidente Pigliaru ha poi definito “poco rilevanti” le critiche avanzate dall’ex presidente della Regione Cappellacci: «La lettera al ministro Roberta Pinotti non è un passo indietro. Ho fatto riferimento a uno dei punti dell’ordine del giorno votato dall’Aula nel quale si chiedeva la sospensione delle esercitazioni militari dal 1° giugno al 30 settembre». Per Pigliaru non si deve gridare allo scandalo se ci sono incontri informali con il Governo. «C’è una strategia chiara. Vogliamo raggiungere risultati in tempi certi. Ministro e comandi militari fanno fatica a comprendere il clima che si respira in Sardegna. Questa difficoltà dovrà essere superata in tempi rapidi. Il ministro ha fatto aperture che in passato non sono state fatte. Per il momento sono solo parole, occorrerà vigilare perché alle parole seguano i fatti.»

Il presidente ha poi ribadito l’obiettivo della sua Giunta: la riduzione dei poligoni in Sardegna nel corso di questa legislatura. «Siamo ambiziosi – ha detto Pigliaru – credo sia giunto il momento di  ottenere risultati concreti. Puntiamo alla dismissione in tempi rapidi di Capo Frasca e al ridimensionamento di Teulada. Non possiamo garantire risultati ma possiamo assicurare la nostra determinazione per portare avanti le aspirazioni del popolo sardo. Per fare valere le nostre ragioni dobbiamo essere seri e convincenti,  occorre raccogliere dati e dimostrare fatti che finora sono sconosciuti all’opinione pubblica». Da Francesco Pigliaru, infine, la richiesta al Consiglio regionale perché valuti l’opportunità di indire la seconda Conferenza sulle servitù militari: «Sarebbe l’occasione – ha concluso il presidente della Regione – per dare concretezza alle nostre prospettive».

Sala Lepori Iglesias

La #Sala Lepori di Iglesias, ospiterà venerdì 12 settembre, alle 17.00, un incontro organizzato dalla sezione provinciale #Caccia-Pesca-Ambiente di Carbonia Iglesias, per affrontare i seguenti argomenti:

– Ambiti territoriali di caccia

– Trasformazione delle zone autogestite di caccia in A.F.V.

– Proposte di modifica della legge 23/98

– Calendario venatorio 2014/2014.

Parteciperanno all’incontro: Marco Efisio Pisanu, presidente dell’Associazione CPA Sardegna; Pinello Cossu, presidente del circolo comunale cacciatori di Iglesias; Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale.

Ingresso Ospedale Sirai copia

Sale la polemica sull’interruzione delle attività territoriali CUP decisa dalla Asl 7 di Carbonia dall’1 al 6 settembre.

«La situazione dei gravi disagi creata dal malfunzionamento della ASL n. 7 – dice Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale – mette in evidenza, se mai ce ne fosse bisogno, la cattiva gestione effettuata da questa dirigenza e più in generale dal centrodestra sulla sanità sarda. Nonostante questo si sentono consiglieri del centrodestra continuare ad intervenire senza pudore cercando di scaricare su altri responsabilità ascrivibili esclusivamente alla loro parte politica.«

«La Giunta presieduta dal presidente Pigliaru sui CUP (centri unici di prenotazione) – aggiunge Pietro Cocco – non ha effettuato nessun taglio ma ha semplicemente chiesto al manager di giustificare le spese sostenute per l’esternalizzazione di un servizio che ha aperto la strada all’assunzione di 32  persone, peraltro a ridosso delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, mortificando le professionalità esistenti che sino ad allora lo avevano sempre gestito. La strumentalizzazione dei problemi a danno dei cittadini mette in risalto ancor di più la manifesta incapacità nella gestione  del sistema sanitario sardo,  ridotto in questi anni  ad occupazione di posti  di potere,  che hanno determinato un aumento esagerato del costo complessivo della sanità, che ha raggiunto livelli di spesa insostenibili senza avere migliorato  la qualità dei servizi.»

«Non ci fermeremo – conclude Pietro Cocco, che è anche sindaco di Gonnesa -, oggi più che mai siamo convinti della necessità di varare la riforma della sanità  per dare migliori servizi ai cittadini.»

Militari impegnati in un'esercitazione

«Non ci sarà nessuna smobilitazione delle servitù militari in Sardegna». Lo ha ribadito oggi il #ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ha effettuato una visita lampo nei diversi poligoni isolani a bordo di un elicottero, interrompendo per alcune ore una breve vacanza in Sardegna. «Con il presidente della Regione Francesco Pigliaru – ha detto il ministro Pinotti – non abbiamo firmato il protocollo d’intesa ma aperto un tavolo per ragionare insieme per trovare una soluzione affinché la presenza delle forze armate in Sardegna conviva al meglio con le esigenze della popolazione.»

La visita-lampo effettuata dal ministro della Difesa Roberta Pinotti nei diversi poligoni della Sardegna a bordo di un elicottero ha colto di sorpresa ed è stata criticata dall’assessore del Bilancio e vicepresidente della Giunta regionale Raffaele Paci.

«Ci fa piacere che i ministri vengano in Sardegna in vacanza e si preoccupino delle problematiche dell’isola – ha detto Raffaele Paci – ma auspichiamo e riteniamo più opportuno che, in futuro, i rappresentanti del Governo prendano contatti e coinvolgano le Autorità regionali. La posizione della Regione sui poligoni militari è stata espressa più volte e resta la stessa non abbiamo firmato il protocollo d’intesa, ma resta aperto il tavolo con il Governo. La Sardegna ha diritto a una diminuzione della pressione delle servitù militari e continua a chiedere a Roma indennizzi economici per i danni causati nelle e dalle aree militari.»

Nei prossimi mesi andrà in Aula il decreto Ambiente. «Come già detto nei giorni scorsi dall’assessore della Difesa dell’ambiente Donatella Spano – conclude il vicepresidente – questa sarà l’occasione per far sentire la voce della Regione Sardegna e trovare una soluzione che sia accettabile per tutto ciò che concerne le aree militari, rispetto alle bonifiche e all’equiparazione delle soglie di inquinamento delle aree militari e industriali».

Il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, pur esprimendo gradimento per le visite che i ministri dello Stato effettuano in Sardegna, condivide con il vice presidente della Giunta Raffaele Paci «che sarebbe stato opportuno prevedere il coinvolgimento del presidente Pigliaru su un argomento di fondamentale importanza come quello sulla presenza delle servitù militari che gravano sul territorio della Sardegna».

Pietro Cocco invita il ministro della Difesa, in un quadro più ampio di rapporti tra Stato e Regione, a prendere atto della volontà espressa all’unanimità dal Consiglio regionale che con l’ordine del giorno del 17/06/2014 di cui è primo firmatario, ha impegnato la Giunta regionale «perché si proceda verso una  graduale dismissione dei poligoni militari, verso un  riequilibrio in termini di compensazione economica dei danni ambientali subiti nel corso degli anni, una possibile riconversione dei poligoni ad uso esclusivo civile, nonché una previsione di eventuali fiscalità di vantaggio».

«Su questi e sugli altri punti, il Consiglio regionale e il Partito Democratico della Sardegna – conclude Pietro Cocco – non sono disposti ad arretrare e continueranno a vigilare per il rispetto delle posizioni assunte dalla Regione Sardegna.»

Durissimo il commento del deputato di #Unidos Mauro Pili, sul suo profilo facebook.

«Vergognosa dichiarazione di tale Paci, vice di Pigliaru, sulla visita della Pinotti – dice Mauro Pili -: felici che il ministro faccia le vacanze in Sardegna speriamo che ci coinvolga in futuro. Tutti servi del sistema. Tutti in silenzio. Se non avessi denunciato l’arrivo di questa signora con le stellette nessuno avrebbe aperto bocca. Vergogna!»

Consiglio regionale B copia

Il Consiglio regionale ha approvato, con 47 voti favorevoli e 2 astenuti, il Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro biodiversità, marchio collettivo, distretti”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza di Gianfranco Ganau. Dopo la lettura del processo verbale, è iniziato l’esame della seconda parte dell’articolato del Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale”. Il presidente ha posto in discussione l’articolo 19 che detta le linee guida sui disciplinari di produzione. Per ciascun prodotto fresco o trasformato, dovranno fissare i caratteri dei processi produttivi e di filiera necessari per migliorarne la qualità, ridurre l’impatto ambientale e tutelare i consumatori. Sarà compito dell’assessorato all’Agricoltura, in collaborazione con le agenzie regionali competenti per materia, formulare e aggiornare i disciplinari. L’approvazione degli stessi sarà affidata alla Giunta regionale che dovrà poi provvedere alla loro pubblicazione nel Buras e alla successiva comunicazione alla Commissione europea. L’Aula ha approvato il testo dell’art. 19, respinti invece due emendamenti aggiuntivi presentati dai consiglieri Crisponi (Riformatori) e Carta (Psd’Az). Il presidente Ganau, verificata l’assenza del numero legale, ha sospeso la seduta per mezzora.

Alla ripresa dei lavori, l’Assemblea è passata all’esame dell’articolo 20 che disciplina l’istituzione di un Comitato tecnico-scientifico per la gestione-promozione del marchio e la formulazione di pareri sui disciplinari di produzione e sulle convenzioni tra Regione e soggetti interessati all’utilizzo del marchio stesso. L’articolo fissa anche i criteri per la composizione del Comitato, presieduto dal direttore generale dell’assessorato dell’Agricoltura, e del quale fanno parte i rappresentanti delle associazioni dei consumatori, delle associazioni professionali agricole, delle centrali cooperative del settore agro-alimentare, delle associazioni delle imprese di trasformazione artigiane e industriali e da esperti nominati dalle università. L’Aula ha poi accolto un emendamento presentato dai consiglieri Crisponi (Riformatori) e Carta (Psd’Az) che prevede la presenza di un esperto di marketing nel Comitato tecnico-scientifico. «Finora – ha detto Crisponi intervenendo per l’illustrare l’emendamento – nei comitati sono sempre presenti tecnici ed esponenti del mondo accademico, mai un esperto di produzioni e di marketing». Osservazione accolta dall’Assemblea con il parere favorevole della Commissione “Attività Produttive”.   

Successivamente l’Aula, con voto elettronico palese, ha approvato l’articolo 21 sul controllo dei disciplinari di produzione. La norma affida alla Giunta regionale, su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, il compito di individuare il soggetto pubblico a cui è demandata la vigilanza sul rispetto dei disciplinari di produzione da parte dei concessionari del marchio. Questi ultimi potranno avvalersi del soggetto pubblico o, in alternativa, di un organismo di controllo privato per ottenere le certificazioni di qualità dei propri prodotti. Gli organismi di controllo privati dovranno però rispondere a determinati requisiti: 1) essere terzi e indipendenti; 2) essere accreditati dallo stato membro per la certificazione dei prodotti; 3) non svolgere attività di consulenza nei settori relativi alle attività oggetto di controllo.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 22 che regola l’etichettatura per gli operatori che hanno in concessione l’uso del marchio regionale. Il presidente della commissione ha invitato al ritiro dell’emendamento n. 7 ed ha espresso parere favorevole per l’emendamento sostitutivo parziale n. 98. Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia” ha presentato l’emendamento orale che dopo le parole “articolo 17” aggiunge le seguenti: «L’etichetta deve contenere la declinazione della dicitura per il marchio, oltre che in lingua italiana, anche in lingua sarda». La giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione. Il consigliere Daniela Forma (Pd) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 7 e il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n. 98 che sostituisce le parole “Prodotto in Sardegna” con “Prodotto della Sardegna” ed è stato approvato. Con votazione elettronica palese è stato approvato il testo dell’articolo 22, integrato con il testo dell’emendamento presentato dal consigliere Piermario Manca (presenti 31, votanti 28, favorevoli 28, astenuti 3). Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione gli emendamenti sostitutivi 114 (sostituisce l’emendamento 62) e 122 (sostituisce testo emendamento n. 6) che sono stati approvati.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 23 che riguarda gli interventi a sostegno della diffusione del marchio ed in particolare stabilisce che la Giunta regionale promuova attività di studio, ricerca e divulgazione del marchio regionale di qualità, insieme con la promozione di campagne pubblicitarie, seminari di assistenza tecnica e formazione professionale. Il presidente Luigi Lotto (Pd) ha espresso parere favorevole all’emendamento aggiuntivo n. 109 e la giunta ha espresso parere conforme a quello espresso dalla commissione. Il presidente ha posto in votazione con scrutinio elettronico palese il testo dell’articolo 23 che è stato approvato (48 sì e un astenuto) quindi l’emendamento n. 123 sostitutivo dell’emendamento n. 105 che è stato approvato. Approvato infine l’emendamento aggiuntivo n. 109.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 24, relativo alle sanzioni amministrative e che prevede sanzioni pecuniarie fino a 15.000 euro per l’uso non autorizzato del marchio regionale. Il presidente della commissione prima e la Giunta hanno invitato al ritiro dell’emendamento n. 63. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 63. Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha proposto un emendamento orale per introdurre sanzioni amministrative per chi mette in essere falsificazioni e contraffazioni del marchio regionale. Il presidente della commissione Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che le falsificazioni e le contraffazioni dei marchi sono già sanzionate dal codice penale. Anche il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato non opportuno introdurre sanzioni amministrative per reati che sono sanzionati dal Codice penale. Il consigliere Luigi Crisponi ha quindi precisato di volersi rivolgere a chi concessionario del marchio, lo altera e ne fa un uso difforme dalle finalità stabilite in legge. La consigliera del gruppo Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha evidenziato che anche l’alterazione dei marchi è un reato sanzionato dal Codice penale, concetto ribadito anche dall’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Il presidente del Consiglio ha dunque dichiarato inammissibile “per assenza di omogeneità” l’emendamento orale presentato da Crisponi e ha posto in votazione il testo dell’articolo 24 che è stato approvato con 50 voti favorevoli e un astenuto.

L’Aula  ha approvato l’emendamento 121 (Pizzuto) che sostituisce integralmente l’art. 25 (Oggetto e finalità). Il testo individua i nuovi strumenti di governance dei territori rurali: distretti rurali, presìdi, reti di filiera e reti di paniere.

Voto favorevole anche per l’art. 26  (definizioni), con 50 sì ed un astenuto. Via libera anche per gli emendamenti n.100 (Agus e più) e 116 (Pizzuto) che definiscono nel dettaglio sia i presìdi o comunità del cibo di cui all’articolo precedente che le reti di filiera.

Con 49 voti favorevoli ed un astenuto è stato approvato l’art. 27 (Obiettivi specifici). Voto positivo dell’Aula  per l’emendamento 115 in materia di “marchi collettivi di certificazione della Regione”.

Stesso risultato, 49 sì ed un astenuto, per l’articolo 28.

Il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 29, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei distretti agro-alimentari di qualità. L’articolo è stato approvato con 49 voti favorevoli e un astenuto. Via libera dell’Aula con 49 voti favorevoli e un astenuto anche all’articolo 30, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei bio distretti. Approvato anche l’articolo 31, che stabilisce i requisiti per l’individuazione dei distretti della pesca e dell’acquacoltura di qualità. All’articolo 31 sono stati approvati l’emendamento 104, che ha soppresso la lettera c), e l’emendamento 8, che alla lettera c) ha soppresso il periodo “e i gruppi di ricerca scientifica”.

Si è passati poi all’esame dell’art. 32 che disciplina i distretti, individuati e riconosciuti dalla Regione su apposita iniziativa di enti locali, singoli o associati, camere di commercio, associazioni di categoria, imprese operanti nel territorio, altri enti o istituzioni pubblici o privati. La norma prevede che i soggetti proponenti garantiscono la concertazione con le rappresentanze economiche e sociali del territorio, svolgano azioni di animazione per la promozione dei distretti, individuino i primi soggetti costituenti.

Il presidente Ganau ha quindi posto in discussione l’art. 33 che disciplina la costituzione dei distretti, per la quale è necessario un apposito accordo tra i soggetti aderenti che operano nel territorio. Sulla base di questo accordo sarà decisa la nomina del consiglio direttivo (organo di governo del distretto con potere decisionale) e i criteri di elezione del presidente a cui compete la rappresentanza legale.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione dell’articolo 34 che norma il funzionamento del distretto e le procedure di approvazione del relativo piano. Non essendoci emendamenti è stato posto in votazione l’articolo 34 che è stato approvato con scrutinio elettronico palese (49 favorevoli e un astenuto).

Con la medesima procedura e con lo stesso risultato è stato approvato l’articolo 35 che elenca nel dettaglio i contenuti del piano di distretto e ne specifica gli elementi (relazione, lo stato del distretto, la rappresentazione cartografica, l’identificazione dei Comuni, il grado di attuazione degli obiettivi raggiunti, le attività di coinvolgimento delle imprese, le modalità di sviluppo a breve, un elenco dei soggetti attuatori e l’indicazione delle sinergie e delle integrazioni con gli strumenti comunitari, nazionali e regionali).

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’articolo 36 che stabilisce che la Giunta, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, con proprie direttive di attuazione, delibera le modalità di costituzione e composizione dei distretti. L’articolo 36 è stato approvato con 49 sì e un astenuto.

Il presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 37 che stabilisce che la giunta, a 2 anni dall’entrata in vigore della legge, trasmetta al Consiglio una dettagliata relazione sul suo stato di attuazione. Il presidente ha posto in votazione l’unico emendamento presentato, il n. 70 che prevede il monitoraggio costante da parte delle agenzie regionali, che è stato approvato. Quindi, il Consiglio ha approvato con votazione elettronica l’articolo 37 (49 sì e un astenuto). Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 38 “norma finanziaria” ed ha dichiarato inammissibile l’unico emendamento presentato, n. 81. Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha chiesto delucidazioni alla Giunta circa le coperture finanziarie che risulterebbero imputate all’Upb relativa agli indennizzi per le aziende agricole colpite dall’alluvione e dalle calamità naturali. L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato che i fondi sono sufficienti per fare fronte agli impegni della legge e dal garantire ristoro alle aziende colpite dall’alluvione. Il presidente Ganau ha quindi aperto la votazione elettronica per l’articolo 38 che è stato approvato con 47 sì e un astenuto.

Approvato con 47 voti a favore e un astenuto anche l’articolo 39 che stabilisce che la legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Buras. Il presidente del Consiglio ha quindi aperto la votazione finale del testo emendato con procedura elettronica palese. Ha quindi proclamato l’approvazione della legge: presenti 48, votanti 47, favorevoli 47 e un astenuto.

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Attività produttive e relatore del provvedimento, ha ringraziato sia i componenti della commissione, di maggioranza e minoranza, sia i consiglieri. «Si tratta di un provvedimento importante – ha detto – di grande significato per il settore agricolo e per la comunità regionale».

Il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi ha sottolineato «il grande lavoro svolto, anche per l’apporto costruttivo dell’opposizione, testo dopo tante proposte arrivate a sintesi finale». «Si è voluto accogliere il lavoro svolto negli anni precedenti – ha poi proseguito Cherchi – segno che il passato non deve essere cancellato ma utilizzato per proseguire e magari migliorare, il marchio è uno di questi esempi positivi».  Per la Sardegna, ha concluso, «questa legge sarà ricordata non con un nome ma per l’unanimità del Consiglio regionale; i distretti rurali sono stati da sempre una grande scommessa, in questo momento particolarmente difficile, di grande crisi ed abbandono delle campagne, ha ancora più valore».

Il consigliere Gianluigi Rubiu, capogruppo di Udc Sardegna, ha affermato che «questa legge è nata anche fuori dal Consiglio con la proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta fra gli altri anche dalla Coldiretti; in commissione si è lavorato molto bene per fare una buona legge che rilancia l’agricoltura sarda e l’economia della Sardegna».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Paolo Truzzu (Fdi), il quale ha annunciato la sua astensione perché «questa legge ha tanti aspetti positivi, ma per me lascia qualche dubbio e ho paura che l’obiettivo di massima tutela rischi di trasformarsi in un boomerang». Il vice presidente della Quarta Commissione, Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo e ha voluto ringraziare l’on. Modesto Fenu per il suo contributo. Crisponi ha ricordato che è stato un lavoro, quello svolto in Commissione, condiviso, franco e aperto, per tutelare il comparto dell’agroalimentare: «Un talento inespresso». «Mai ci siamo sentiti minoranza – ha affermato – ed abbiamo dato prova di coesione su un argomento così importante». Voto favorevole del gruppo Sardegna Vera è stato espresso da Efisio Arbau (La Base), il quale ha definito questa legge «la stella polare per la nuova programmazione europea». Anche l’esponente della maggioranza ha evidenziato che quello svolto dalla Commissione è stato un lavoro importante a favore di un settore fondamentale per la nostra economia. Arbau ha poi espresso pieno appoggio e fiducia nell’operato dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi. Un particolare ringraziamento è stato, poi, indirizzato da Arbau al presidente della Commissione, Luigi Lotto, per come ha saputo gestito i lavori e per aver trovato il punto d’incontro tra maggioranza e opposizione. «Adesso – ha concluso Arbau – come  classe dirigente dobbiamo portare nei territori le nuove norme».

Per Luca Pizzuto (Sel), con questa legge la Sardegna avrà a disposizione uno strumento importante. «La norma che si approva oggi – ha detto – ha avuto il merito di accogliere le istanze provenienti dall’esterno del Palazzo. Consentirà di difendere l’agrobiodiversità e di affrontare con più ottimismo il futuro».  Secondo l’esponente di Sel, l’introduzione del marchio «riconosce il lavoro delle imprese che lavorano per la qualità e la valorizzazione delle specificità sarde e mette in campo strumenti di cooperazione all’avanguardia, una risposta seria a chi ha fatto lavori di filiera senza pensare al solo profitto».

Pier Mario Manca (Pds), annunciando il voto favorevole del gruppo Soberania e Indipendentzia, ha rivolto un grazie alla Commissione per il lavoro svolto. «Questa legge – ha detto – non risolve i problemi dell’agricoltura, che sono di natura infrastrutturale, ci permette però di recuperare 20 anni di ritardo sul fronte della protezione dell’agrobiodiversità e, in prospettiva, di favorire le condizioni per la nascita di nuovi posti di lavoro». Manca ha poi sottolineato l’importanza delle norme sul marchio: «Questa è l’occasione per creare un marchio Sardegna e affrontare tutti insieme le sfide dei mercati globali». L’esponente del Partito dei Sardi, infine, ha parlato dei distretti: «Una scommessa – ha detto – che può dare risultati positivi attraverso nuove strategie di programmazione dei fondi comunitari».

Angelo Carta (Psd’Az) ha evidenziato il grande lavoro svolto dalla Commissione “Attività Produttive”: «Adesso la palla passa alla Giunta che dovrà svolgere un lavoro grandissimo per consentire all’agricoltura di iniziare il suo viaggio verso il futuro e tornare ad essere il perno dell’economia sarda».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini, ha espresso il convinto voto a favore della legge e ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalla commissione Agricoltura. «Questa legge – ha dichiarato Desini – segna una svolta per l’agricoltura sarda e mi auguro cambi l’impostazione culturale della politica verso l’intero comparto agricolo». A giudizio del capogruppo della maggioranza «agro biodiversità, marchio regionale e distretti sono inoltre elementi fondamentali per il programma europeo 2014-2020».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato i tempi di approvazione della legge («in meno di un giorno abbiamo approvato 39 articoli») insieme con la responsabile condotta dei gruppi dell’opposizione in Consiglio. Pietro Pittalis ha invitato la Giunta regionale a procedere con la notifica all’Unione Europea della legge «per scongiurare conseguenze negative per l’amministrazione regionale e i beneficiari del provvedimento che ci accingiamo ad approvare». Il capogruppo di Forza Italia ha concluso con la dichiarazione di voto a favore.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha condiviso il giudizio positivo espresso dal presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto. Pietro Cocco ha ricordato le tante “sofferenze” del comparto agricolo ed ha affermato che «la legge è uno strumento efficace per dare un aiuto al settore agricolo e più in generale ad un mondo troppo al lungo trascurato». Il capogruppo dei democratici ha affermato che alla legge dovranno seguire però atti e comportamenti concreti a sostegno e per la valorizzazione del comparto e delle produzioni dell’agroalimentare sardo.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri iscritti a parlare ha dichiarato aperta la votazione finale delle legge con procedura elettronica e palese: legge approvata con 47 sì e 2 astenuti.

L’Assemblea ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno con l’interpellanza n. 26 (Oppi e più) «sugli intendimenti della Giunta regionale circa la ventilata creazione di un centro di ricerca superiore ad Olbia».

Illustrandone il contenuto il primo firmatario Giorgio Oppi ha ricordato che «era stata presentata nel mese di giugno perché in quel periodo c’erano incontri dappertutto tranne che in Consiglio regionale, anche se poi si è arrivati ad importanti chiarimenti in commissione». «Siamo d’accordo – ha ribadito Oppi – ma sia il Qatar che il Bambin Gesù non possono certo essere citati come esempio di perfezione, anche per le istanze fallimentari in corso nei confronti del Bambin Gesù a Catanzaro come a Roma».«Oggi sono preoccupato – ha osservato il consigliere dell’Udc – perché le date ormai annunciate sono ormai tutte superate e poi manca ancora la deroga che il Governo doveva inserire nel cosiddetto decreto sblocca Italia del governo, spero non sia un segnale negativo». «Ci sono poi alcune cose che non ci convincevano – ha proseguito – perché dire che si recuperano 60 milioni con la mobilità attiva e passiva è una stronzata, al massimo sono 10, stiamo dando opportunità noi a loro e non il contrario». «Vorremmo sapere qual è lo stato dell’arte – ha detto infine – perché prima c’era tanta fretta ma solo da pochi giorni, per esempio, è stata chiesta la disponibilità dell’immobile».

L’assessore della Sanità Luigi Arru ha affermato di non avere «notizie aggiornate, salvo quelle comparse sulla stampa».

Il consigliere Oppi ha replicato di non essere l’autore degli articoli. «Però non ho sentito qual è lo stato dell’arte – ha dichiarato – altrimenti devo dedurre che non c’è nessuna risposta».

L’assessore della Sanità ha ribadito di non avere una risposta esaustiva. Ha però ribadito che i lavori per l’apertura della struttura dovrebbero iniziare nel marzo del 2015 divisi in due parti, «ad iniziare da 178 posti utilizzati per attività riabilitazione e acuti; noi abbiamo spinto per la ricerca sulla genetica delle popolazioni e sulle malattie degenerative, con un progetto del Bambini Gesù ed un dispositivo che permette di intervenire sulle cellule in modo molto innovativo». «Per quanto riguarda il budget – ha continuato l’assessore – è fissato a livello nazionale dalla legge 502 e dalla legge regionale 10, la remunerazione delle funzioni avviene in base ad un costo standard per tipologie di attività ma, in carenza di un decreto attuativo che non è mai stato emanato dal ministero, l’interpretazione della norma è lasciata alle scelte discrezionali delle regioni». «Il tetto massimale – ha spiegato Arru – è 55,6 milioni, il governo deve ora emanare un provvedimento di deroga sia per acuti che per massimale della spesa sanitaria».

Il consigliere Oppi, intervenendo per la replica, ha ringraziato l’assessore che ha fornito dati corretti ma, ha osservato, «senza deroga tutto questo che abbiamo detto non si può fare; l’accreditamento viene riconosciuto di norma per singole unità mentre a loro è stata riconosciuta a livello globale». Non solo, ha aggiunto, «nella nuova struttura non ci sarà pronto soccorso perché costa molto». Io mi auguro, ha concluso l’esponente dell’Udc, «che tutto si risolva in modo positivo, ma la data annunciata era il 24 giugno, è passato un altro mese e non si è visto niente; speriamo che sia vero quello che hanno detto autorevoli esponenti del Pd ma ci vuole molto rigore perché molte cose che hanno detto non sono da centro di eccellenza».

Il presidente Ganau ha avviato l’esame dell’ultimo punto all’ordine del giorno di oggi, la discussione delle mozioni n. 61  (Pizzuto e più ) «sugli eventi che stanno riguardando la Striscia di Gaza» e n. 62 (Zedda e più) «sul conflitto nella Striscia di Gaza e sulle recenti notizie inerenti un rafforzamento della presenza militare nell’Isola». Il presidente ha disposto la discussione unificata dei due testi visto che trattavano dello stesso argomento.

L’on. Ganau ha dato la parola a Luca Pizzuto (Sel) per l’illustrazione della sua mozione. L’esponente della maggioranza ha ricordato che, anche nei nostri paesi, ci sono profonde ferite inferte dalla guerra. «C’è una ferita in ogni comunità a causa dei conflitti – ha affermato Pizzuto – vi invito a pensare cosa significhi per il popolo palestinese la guerra». Il consigliere regionale ha ricordato che il popolo ha subito 4.626 raid, 1.865 morti, 9.300 feriti, 240mila rifugiati nei campi Onu.

La maggior parte dei bombardamenti, ha evidenziato Pizzuto, hanno come obiettivo la Striscia di Gaza. «Noi troviamo che sia inconcepibile quello che sta accadendo a Gaza, la più grave delle violazioni dei diritti umani. Mi chiedo da che parte stia l’Occidente, l’Onu e questo Consiglio regionale rispetto a questa guerra. Abbiamo il dovere di garantire la pace». Pizzuto ha affermato che non è accettabile che «nelle nostre basi militari siamo complici di questo genocidio perché mettiamo a disposizione il nostro territorio per le esercitazioni». Pizzuto ha dichiarato di essere filo palestinese, «perché hanno subito gravissime ingiustizie», ed ha aggiunto: «Abbiamo il dovere di esprimerci come Consiglio regionale per chiedere la pace e per costruire la pace». 

«Chiediamo – ha affermato – un impegno concreto alla Giunta per la ricostruzione delle strutture socio-economiche e sanitarie di Gaza. Chiediamo di portare avanti ogni azione utile alla costruzione della pace in Medio Oriente e nel mondo, ma anche creare e promuovere una tavola rotonda euro-mediterranea dei giovani per la nonviolenza, che sia luogo di incontro per le giovani generazioni che abitano tale zona e che possa formare a una cittadinanza orientata alla pace e alla nonviolenza, diventando un incontro annuale recante avanti iniziative atte a rendere tale evento un importante momento di dibattito e di formazione concreta su queste tematiche».

Paolo Zedda (Rossomori), primo firmatario della mozione n.62, ha segnalato il pericolo di lasciarsi guidare dal sentimento generale che, in passato, ha prodotto fenomeni come il fascismo e il nazismo.  «In Italia – ha detto Zedda – durante il Ventennio tutti erano fascisti perché inconsapevoli della portata antidemocratica della filosofia littoria, il sentimento generale era quello. Anche in Germania erano tutti nazisti, era normale esserlo. Più tardi, noi tutti abbiamo vissuto l’epopea western, decantata dal cinema americano che esaltava i cowboy e puntava l’indice contro gli indiani. Quella cinematografia distingueva tra buoni e cattivi. Solo in seguito abbiamo capito che si trattò di un autentico genocidio. Qualcosa di simile è accaduto in Medio Oriente».

Zedda ha quindi fatto un breve excursus sul conflitto israelo-palestinese ricordando i pronunciamenti dell’Onu per la nascita di due Stati: “Subito dopo quella decisione – ha detto l’esponente dei Rossomori – c’è stata un’azione di pulizia etnica: nel ’67, con la guerra dei sei giorni, Israele ha occupato di territori palestinesi, negli anni ‘90 i coloni israeliani si sono insediati nelle terre migliori della Palestina costringendo i palestinesi a vivere in piccoli appezzamenti distribuiti a macchia di leopardo. Ogni volta che si avvicina la possibilità di una pace duratura succede qualcosa che inasprisce nuovamente gli animi. In quest’ultimo conflitto, partito dal falso rapimento di tre israeliani, si è cercato di fomentare l’odio nei confronti dei palestinesi per giustificare bombardamenti e occupazioni armate».

Secondo Zedda, sul conflitto di Gaza le notizie arrivano in modo distorto. «Abbiamo la percezione di una guerra simmetrica – ha detto il consigliere della maggioranza – invece è uno degli eserciti più potenti del mondo che attacca una popolazione inerme: 1.800 morti tra i palestinesi, quasi tutti civili, contro i 67 israeliani (solo tre civili)». Zedda ha poi stigmatizzato l’atteggiamento «supinamente equidistante» del Governo italiano, vicino nei fatti a Israele perché «suo maggiore fornitore di armi». 

A conclusione del suo intervento, l’esponente dei Rossomori ha sollecitato il Consiglio a pensare in modo diverso: «Noi sovranisti auspichiamo che i sardi agiscano come una nazione e condannino la politica criminale israeliana perché credono nella giustizia e perché si oppongono alla sperimentazione delle bombe nelle spiagge della Sardegna. Occorre impedire le esercitazioni nei nostri poligoni delle forze militari che bombardano Gaza – ha concluso Zedda – non vogliamo le mani sporche di sangue di chi uccide i bambini palestinesi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato in premessa che «i conflitti nascono per difendere e affermare due ragioni». Il concetto è stato utilizzato dall’esponente della minoranza per evidenziare il «marcato pregiudizio anti israeliano che caratterizza alcuni interventi e in particolare alcune parti di una delle due mozioni in discussione». Michele Cossa ha dichiarato che siamo dinanzi a due popoli e a una situazione di tensione che si trascina ormai da lungo tempo. Il consigliere dei Riformatori sardi, nel dichiarare di condividere la preoccupazione per quanto accade a Gaza in questi giorni, ha ribadito che non si può non tenere conto delle vicende che hanno visto il sorgere dello Stato di Israele e «le paure di chi da sempre vive con l’incubo degli attacchi terroristici». Cossa ha ricordato in tono polemico il rapimento prima e l’uccisione poi dei tre militari israeliani («è stata questa la scintilla che ha scatenato l’ultima tragedia») e ha concluso rivolgendosi al consigliere Pizzuto per sottolineare che «allo Stato di Israele ci si può rivolgere perché è una grande democrazia mentre non possiamo rivolgerci all’indirizzo di Hamas perché è un’organizzazione terroristica».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha manifestato supporto e sostegno alle mozioni in discussione e ha definito “allarmante” l’eventualità che l’aviazione israeliana possa svolgere esercitazioni nei poligoni militari in Sardegna. Francesco Agus ha auspicato comportamenti conseguenti del presidente della Giunta ed ha dichiarato di non sentirsi affatto sereno per le dichiarazioni rese dal ministro della Difesa che ha affermato, in risposta ad un’interrogazione parlamentare, che il calendario delle esercitazioni militari nell’Isola non è stato ancora approvato. L’esponente della maggioranza ha quindi concluso con la richiesta che il Consiglio sia informato e segua con attenzione tutte le esercitazioni militari che si svolgono nel territorio della Sardegna.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, ha espresso apprezzamento per lo svolgimento del dibattito in Consiglio su temi di così grande rilevanza. Truzzu si è quindi dichiarato «filo palestinese ma non anti israeliano» e ha rimarcato che nel conflitto tra Israele e Palestina i morti sono i civili che vivono nella Striscia di Gaza e non i militanti di Hamas. «Serve riaffermare il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e di quello israeliano per ribadire il diritto all’esistenza di due Stati», ha dichiarato l’esponente della minoranza che ha aggiunto, «Hamas non rappresenta il popolo palestinese e neppure il complesso e vasto mondo musulmano». Truzzu ha concluso ricordando che quello in Medio Oriente non è l’unico conflitto aperto ma che altri se ne registrano di altrettanto preoccupanti e violenti in Ucraina, Siria e dove i cristiani sono perseguitati dai musulmani. «Evitiamo la demagogia – ha affermato il consigliere eletto in Fdi – sono pacifico ma non pacifista, perché a volte le ragioni si devono difendere anche con il ricorso alle armi».

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipedentdentzia) ha affermato che «non è mai facile parlare dell’orrore e delle stragi di bambini ma non si può avere un atteggiamento equidistante, quella sarebbe davvero demagogia, in Consiglio regionale se ne sta parlando con troppa disattenzione». Si deve sottolineare invece, a giudizio di Usula, «che l’80% della popolazione palestinese può usare solo il 10% delle risorse idriche e non ha libertà di movimento: davanti a questo non si può essere equidistanti». «Chiedo – ha detto – un minuto di silenzio del parlamento sardo per dimostrare contro questa guerra, contro questo genocidio, contro la strage di innocenti a Gaza».

Il presidente Gianfranco Ganau ha invitato l’Aula ad osservare un minuto di raccoglimento per tutte le vittime della guerra, di ogni parte.

Il consigliere Marco Tedde, di Forza Italia, ha condiviso in apertura le argomentazioni espresse dal consigliere Cossa perché «quando si parla di tragedie umanitarie bisogna avere una visione diversa e non parziale delle cose, non ci si può indignare per le vittime palestinesi e poi passare un colpo di spugna sulle vittime israeliane del terrorismo di Hamas in tutti questi anni, non si possono creare vittime di serie a e di serie b». In una delle due mozioni, a parere di Tedde, «c’è un pregiudizio anti israeliano inaccettabile: torti e ragioni? Lo dirà la storia, noi dobbiamo cercare di fermare la tragedia umanitaria o quanto meno dare un contributo, certamente non si può sostenere la censura del Governo italiano o schierarsi dalla parte di uno degli schieramenti in guerra».

Il consigliere Gavino Sale (Sardegna vera-iRS) c’è un film che ricorda la nascita della base militare di Teulada, «quando l’esercito italiano distrugge i cuiles, le case di campagna». La storia del popolo palestinese in qualche modo ci interroga, ha continuato Sale ricordando una recente iniziativa pubblica in cui Irs, insieme ad altre forze politiche, «ha chiesto scusa ai palestinesi a nome del popolo sardo perché le armi che li stanno colpendo sono state testate nelle basi di Quirra e Teulada, come sardi ci sentiamo colpevoli e vogliamo proporre alla fine della guerra che i bambini palestinesi vengano ospitati sia nelle strutture sanitarie sarde sia nella nostra comunità, come atto doveroso di riparazione verso una situazione dove non c’è nessuna umanità». Solidarizzo con i disertori israeliani, ha detto poi Sale, e «non capisco alcuni sardi che sostengono le tesi del governo di Tel Aviv: chiediamo la sospensione delle esercitazioni in Sardegna cui parteciperà anche l’esercito israeliano, il governo regionale deve prendere una posizione molto netta su questo punto perché ormai siamo diventati un obiettivo sensibile mentre la Sardegna deve essere una terra di pace».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di forza Italia, Giuseppe Fasolino: «Non saremo noi a risolvere i problema di Gaza e sono d’accordo con l’intervento dell’on. Cossa e dell’on. Tedde». Fasolino ha evidenziato che c’è una mozione più tifosa e una più equilibrata e «quest’ultima dovrebbe rappresentare il nostro atteggiamento. La mozione da sostenere è quella che dice torniamo alla pace».

«Sono orgogliosa di fare parte di questo Consiglio – ha affermato Anna Maria Busia (Cd) – e di essere collega dell’on. Pizzuto e dell’on. Zedda, che ringrazio per aver proposto questo argomento. Non risolveremo i problemi del Medio Oriente, ma la pace di costruisce partendo da piccoli gesti». Busia ha ricordato che non si può confrontare la forza dell’esercito israeliano con quella dei palestinesi. Quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, secondo l’esponente della maggioranza, è un atto criminale.

Conclusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore regionale alla Cultura, Claudia Firino. L’esponente dell’esecutivo ha sottolineato l’importanza delle due mozioni presentate «che offrono l’opportunità di dibattere temi così rilevanti anche nella sede di un Consiglio regionale, e di dare un contributo concreto a una situazione così grave come il conflitto israelo-palestinese». Secondo Firino, nonostante le diverse interpretazioni che si possono dare, ciò che è intollerabile è la drammatica situazione umanitaria a Gaza. «E’ necessario pensare al ruolo che una Regione può giocare in questo contesto, i suggerimenti e le proposte che emergono dalle mozioni offrono un importante spunto di riflessione».

L’assessore ha poi ricordato che la Giunta, in questi primi mesi di governo, ha dimostrato di voler assumere posizioni forti sul tema delle servitù militari che hanno nella nostra regione un peso altissimo, non paragonabile a quello delle altre regioni italiane. «Da questo tipo di politica – ha detto Firino – parte una risposta che può assumere un significato forte. La Regione può fare molto sul fronte della cooperazione e della cultura e contribuire a rafforzare l’intervento umanitario può essere rafforzato».

Firino, infine, ha apprezzato la proposta di apertura di un dialogo euromediterraneo rivolto ai giovani: «Esprimo a nome della Giunta un parere favorevole alle mozioni e in generale all’avvio di iniziative non sporadiche su un tema così importante».

Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, presentatore della mozione n. 61, ha definito “inaccettabile” l’etichetta di anti israeliano. «Nessuno mette in discussione il diritto di Israele ad esistere – ha dichiarato l’esponente di Sel –ma vogliamo che analogo diritto sia riconosciuto al popolo palestinese». Pizzuto ha ammesso che la mozione da lui presentata può definirsi equilibrata ma non equidistante ed ha argomentato l’affermazione facendo riferimento al caso dei soldati israeliani uccisi: «Non è provato che siano stati rapiti e uccisi per mano di Hamas ma se anche così fosse la reazione di Israele è sproporzionata e inammissibile». Pizzuto ha concluso con la richiesta che le due mozioni in discussione sia messe in votazione separatamente.

Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Paolo Zedda, presentatore della mozione n. 62 ha replicato duramente alle affermazioni del consigliere Cossa: «Non voglio essere equidistante perché le due condizioni di Israele e Palestina non sono simmetriche». Paolo Zedda ha ricordato la potenza atomica di Israele e l’assenza di un esercito palestinese, per ribadire che «la Palestina è sotto occupazione da 46 anni». «Non accetto di essere definito anti israeliano – ha incalzato l’esponente della maggioranza – perché mi associo ai tanti israeliani che contestano l’oppressione in atto a Gaza e la politica del governo Israeliano». «I terroristi sono coloro i quali uccidono i civili – ha affermato Paolo Zedda – e i civili uccisi in Palestina sono più di mille contro i tre cittadini Israeliani deceduti». Il consigliere dei Rossomori ha concluso con l’appello perché Israele metta fine all’occupazione della Palestina e la Sardegna non conceda i poligoni per le esercitazioni dei militari israeliani.

Il presidente del Consiglio ha dunque posto in votazione con procedura elettronica palese la mozione n. 61 (Pizzuto e più) che è stata approvata con 39 sì e un astenuto. Il consigliere Paolo Zedda (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario della mozione n. 62 ha chiesto che fosse messa in votazione senza il punto 5 del dispositivo, quello in cui si fa riferimento alla richiesta di embargo per Israele. Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta avanzata dal consigliere Paolo Zedda ed ha aperto la votazione con procedura elettronica. Il presidente ha constatato la mancanza del numero legale. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è intervenuto per sottolineare che l’assenza dei consiglieri della minoranza ha avuto solo significato politico e non di assenza dai lavori dell’Aula.

Preso atto delle dichiarazioni rese dal capogruppo Pittalis, il presidente del Consiglio ha dichiarato conclusi i lavori e ha annunciato che il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Consiglio regionale 1 copia

 Il Consiglio regionale ha approvato questa mattina l’ordine del giorno della maggioranza sull’intesa Regione-Governo sul #patto di stabilità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente dell’Assemblea ha dato la parola alla Giunta regionale, rappresentata dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, per l’intervento di replica a conclusione del dibattito sull’accordo fra Stato e Regione relativo al Patto di stabilità.

Il capogruppo di forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha osservato che «anche per rispetto dell’assessore, non credo si possa procedere in un’Aula semivuota» ed ha proposto una sospensione.

Il presidente Ganau ha accolto positivamente la richiesta disponendo una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori, ha preso la parola l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che, in apertura, ha affermato che «si è discusso molto, in Aula e fuori, di un accordo importante di cui abbiamo costantemente informato il Consiglio; io personalmente, dopo il pre-accordo politico ho chiamato da Roma l’ex presidente Cappellacci, l’ho fatto perché crediamo anche nella continuità istituzionale della nostra Regione che chiunque governi cerca di rappresentare al meglio con serietà e rispetto istituzionale». Però, ha continuato l’assessore, «nel dibattito di ieri si sono sentite contrapposizioni aprioristiche e demagogiche, falsità: si è detto che l’accordo che coinvolge gli Enti locali ma non è vero, che si è ceduta l’autonomia di accertamento delle entrate ma su questo non c’è una sola parola, che si è rinunziato a 3 o 4 miliardi di euro, ma dove stanno?»

Come in tutte le cose, anche  quelle molto tecniche, è necessario secondo l’assessore della Programmazione «analizzare con attenzione le singole questioni e valutare i pro e i contro con rigore e pragmatismo». Soffermandosi sul raffronto fra la situazione della finanza pubblica regionale “prima” e “dopo” l’accordo, Paci ha spiegato che «la situazione di partenza era di entrate non definite con precisione perché mancavano le norme di attuazione che la Giunta precedente aveva cercato di fare senza però riuscire a trasformarle in legge; oggi questo accertamento lo fa la ragioneria dello Stato, al di là della volontà di chi governava prima». Per quanto riguarda il cosiddetto sforamento del Patto, Paci ha affermato che ammontava a circa 300 ml a prescindere dalla nettizzazione del fondo unico «e questo avrebbe comportato una sanzione; arrivati al governo, dopo appena una settimana abbiamo certificato  questa situazione e non potevamo fare altro, ma è chiaro che questi dati avrebbero comportato restrizioni, blocco della spesa corrente e degli investimenti, sanzioni pecuniarie, saremmo andati davanti alla Corte Costituzionali e, anche tenuto conto della sua giurisprudenza costante, si sarebbe perso senza ombra di dubbio, tutti i pareri legali sono concordi sul punto».

In prospettiva inoltre, a giudizio dell’esponente della Giunta «non ci sarebbe stato nessun incremento del patto nel 2014 e negli anni seguenti, l’anomalia c’è ed stata riconosciuta  dalla Corte Costituzionale ma poi nasce il vero contenzioso perché non è possibile quantificare quanto riconosciuto senza un forte accordo politico».

Passando ad esaminare la situazione concretamente scaturita dall’accordo col Governo l’assessore ha sottolineato che «vengono cancellate le sanzioni per il 2013, per il 2014 la Regione ha 364 milioni in più, vengono tolti i vincoli del Patto di stabilità dal 2015 e questo è un grande risultato, più di quello che ci saremmo aspettati, si è ottenuto il 100% e questo lo capisce anche zia Peppina di Sennori, spero che si smetta di fare mistificazione anche in quest’Aula».

Quanto alla chiusura dei contenziosi precedenti si tratta, per l’assessore, di un passaggio necessario senza il quale è impossibile arrivare ad un accordo. «Ci sono ancora tante cose da fare – ha detto avviandosi alla conclusione – ma abbiamo uno strumento importate per sviluppare buone politiche per il lavoro, gli Enti Locali, l’industria agricoltura e le imprese, con margini di autonomia più ampi che cercheremo di ampliare ancora con l’agenzia sarda delle entrate…»

Il presidente Ganau, con una brevissima interruzione, ha invitato l’assessore ad «astenersi dal fare valutazioni ed a concludere l’intervento». L’assessore Paci ha concluso il suo intervento affermando che «si è iniziato un percorso sul quale continueremo a lavorare per il popolo sardo».

Il presidente Ganau, successivamente, ha invitato l’Assemblea a proseguire nei suoi lavori, con la discussione generale sulla mozione n°49 (Arbau e più) “sull’inquadramento del personale Aras”.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter presentare un ordine del giorno a conclusione del dibattito sul Patto di stabilità.

Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta ed ha sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di due ordini del giorno, uno dell’opposizione (Truzzu e più) e  uno della maggioranza (Cocco e più). Dopo aver chiarito che su entrambi gli ordini del giorno non si sarebbe aperta una discussione ma sarebbero stati possibili solo interventi per dichiarazioni di voto, ha dato il via al confronto sul primo documento presentato dalla minoranza che impegna la giunta a rinegoziare l’accordo sottoscritto dalla Regione con il Governo lo scorso 21 luglio in materia di finanza pubblica.

Il primo ad intervenire per dichiarazioni di voto è stato il consigliere dell’UDS, Mario Floris, che ha invitato la Giunta a non stupirsi per ciò che è accaduto ieri in aula. «Siete maggioranza ma dovete fare i conti anche con la minoranza – ha detto Floris – in una società dove c’è una crisi devastante non vi dovete meravigliare se l’opposizione ricorre a strumenti democratici per far sentire la propria voce». L’esponente della minoranza si è detto poi “vicino al presidente Pigliaru” per le difficoltà affrontate nel confronto con lo Stato, ricordando precedenti battaglie portate avanti con i governi Andreotti, Craxi e De Mita, ma ha contestato il metodo adottato. «Questo è un accordo privato tra Pigliaru e Renzi – ha concluso Floris – che cosa ci sta a fare il Consiglio regionale? L’Assemblea deve avere una funzione o il suo ruolo deve essere quello di “passacarte”? Non si può andare avanti così»

 Ha quindi preso la parola il consigliere Paolo Truzzu (FdI) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha stigmatizzato l’azione di di Giunta e maggioranza.

«Si procede in modo celere ed avventato – ha detto Truzzu – nonostante le osservazioni e i suggerimenti che arrivano da diversi settori della società sarda. Contro questo accordo non si è pronunciato solo il centrodestra, critiche sono state avanzate anche dall’assessore Paolo Maninchedda, dal presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, dal segretario generale della Cgil, Michele Carrus e dal deputato del centrosinistra Roberto Capelli. Se ci sono tutti questi dubbi anche a sinistra – ha concluso Truzzu – non era il caso di affrontare la questione in modo diverso coinvolgendo anche il centrodestra?»

Il presidente Ganau ha dato la parola al vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, la quale ha annunciato il suo voto favorevole. «Credo che ci siano cose da sanare, visto che, in barba a questo Consiglio, lei è andato a Roma a chiudere un accordo così importante da solo, senza il Consiglio e senza coinvolgere la sua stessa maggioranza». Secondo Zedda i dati positivi forniti dall’assesore Paci non sono corretti ed ha chiesto alla Giunta: «Se questo accordo si può rivedere, perché non farlo? Visto anche che mancano le norme di attuazione». L’esponente dell’opposizione ha chiesto alla maggioranza se ci siano i margini per rivedere l’accordo.

Stefano Tunis (Fi), annunciado il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha esortato il presidente Pigliaru e la sua maggioranza ad avere il coraggio ed il buonsenso di riconoscere che quell’accordo è perfettibile. Per il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, la Regione dovrebbe aprire un tavolo con lo Stato in cui tutti i problemi della Sardegna vengano discussi nella loro complessità e non dovrebbe trattarli separatamente. Per Carta la rinuncia dei fondi attribuiti alla Sardegna dalla sentenza della Corte costituzionale è l’esito delle stesse martellate che Renzi sta dando alla Costituzione e all’autonomia. «Stiamo rinunciando – ha detto – perché ci hanno ricattato».

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al presidente della Giunta per lo spazio di replica riservato alla Giunta. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha espresso soddisfazione per i toni utilizzati nel corso della discussione in Aula («sono toni adeguati all’importanza del momento») ed ha dichiarato il parere negativo dell’esecutivo regionale per l’ordine del giorno presentato dai gruppi delle opposizioni. «Gli accordi – ha affermato il presidente della Giunta – sono conditi da ciò che è scritto e da ciò che non è scritto». Con tale affermazione l’onorevole Pigliaru ha introdotto il tema della cosiddetta “leale collaborazione” con lo Stato, per confermare che la Giunta regionale ha fiducia che i rapporti tra la Regione sarda e lo Stato siano caratterizzati proprio da una reciproca e leale collaborazione istituzionale.

Il presidente Pigliaru ha quindi ribadito, in sintesi, i vantaggi dell’accordo siglato a Roma: «L’accordo fa correre nell’economia sarda soldi veri in tempi rapidissimi in un momento di profonda crisi ed in più consente alla Regione di dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale laddove riconosce che i limiti di spesa non possano essere slegati dalle entrate». «L’accordo sul pareggio di bilancio – ha spiegato il presidente – risponde proprio a questa esigenza ed è un risultato straordinario ottenuto in soli cinque mesi di governo». Il governatore ha quindi ribadito la cifra di 364 milioni di euro quale disponibilità ulteriore per la Sardegna nel 2014.

«La Giunta si è assunta la responsabilità delle decisioni – ha sottolineato il Capo dell’esecutivo – e lavoriamo per dare risposte ai bisogni dei sardi». Francesco Pigliaru ha ricordato che alla fine «saranno i sardi a giudicare» ma ha aggiunto: «E’ certo che non avremo ottenuto un solo euro in tempi rapidi se fossimo rimasti sul fronte dei contenziosi con lo Stato». Il presidente Pigliaru pur ribadendo fiducia nella leale collaborazione con lo Stato ha concluso assicurando che «qualora ciò non si verificasse, saremo i primi a denunciarlo e saremo pronti ad intraprendere insieme tutte le opportune iniziative».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha annunciato il voto a favore dell’ordine del giorno e si è detto “dispiaciuto” per l’atteggiamento tenuto dalla maggioranza e dall’esecutivo che di fatto «ha sancito una spaccatura nella massima Assemblea sarda». L’esponente della minoranza ha dichiarato di condividere le affermazioni dell’onorevole Mario Floris, in riferimento al grande numero di accordi fatti e disattesi dallo Stato Italiano ed ha ribadito che «l’accordo sul patto di stabilità è solo un accordo tra Renzi e Pigliaru». Oscar Cherchi ha replicato polemicamente alla maggioranza ed ha dichiarato: «Ieri, non abbiamo offeso la bandiera sarda, l’abbiamo soltanto sventolata perché voi con l’accordo sul patto di stabilità l’avete ammainata». Cherchi ha concluso citando l’assessore Paolo Maninchedda: «Ha ragione lui, questo accordo è una truffa contabile».

Il consigliere del Partito Democratico, Franco Sabatini, ha riconosciuto le ragioni espresse dal consigliere Mario Floris a proposito dei poteri e del ruolo di Giunta e Consiglio regionale. Sabatini ha auspicato che presto possa avviarsi la discussione della legge Statutaria per affrontare l’importante tema. Il presidente della Terza commissione ha inoltre ricordato polemicamente all’opposizione l’atteggiamento tenuto nella scorsa Legislatura dall’allora presidente Cappellacci («non ha mai informato l’assemblea sull’iter delle trattative con il governo e non era disponibile neppure la necessaria documentazione») in ordine alle informazioni rese al Consiglio sulle vertenze aperte con lo Stato. Sabatini nel dichiarare il voto contrario per l’ordine del giorno in discussione, ha evidenziato come elementi positivi i contenuti dell’accordo sottoscritto a Roma, primo tra tutti, l’eliminazione a partire dal 2015 dei vincoli di spesa del patto di stabilità («quello che tutti abbiamo sempre definito un blocco inaccettabile per la nostra economia»). L’esponente della maggioranza ha espresso apprezzamento per la rinuncia ai contenziosi aperti con lo Stato («lo hanno fatto tutte le Regioni tranne il Friuli perché vanta un dispositivo attuativo sul pronunciamento della Corte Costituzionale in relazione alla proporzione tra spese e entrate») e ha evidenziato come il tetto di spesa del bilancio del 2014, per la Regione sarda, sia il medesimo di quello stabilito per il 2013. Sabatini ha concluso definendo “storico” l’accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru sul patto di stabilità ed il pareggio di bilancio.

Il consigliere Luigi Crisponi, dei Riformatori sardi, ha preso spunto da alcune vicende nazionali per evidenziare, da un lato, le lacune della maggioranza e dall’altro la slealtà dello Stato nei confronti della Regione «che produrrà una Sardegna povera, come quella delle calamità naturali, ancora più impoverita nel suo percorso di sviluppo, per prima agnello sacrificale rispetto a logiche del governo, apripista nel panorama regionale per porgere la testa sotto la ghigliottina». La democrazia, ha poi osservato, prevede anche la protesta legittima e democratica, «come quella che abbiamo fatto ieri, perché crediamo che la nostra specialità va mantenuta».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, nel proclamarsi contrario all’ordine del giorno del consigliere Truzzu, ha dichiarato che «siamo di fronte ad un accordo importante che consentirà alla Sardegna di uscire dalla secche in cui il centro destra ha contribuito a infilarla; stiamo cercando di imboccare strade nuove consapevoli del fatto che non abbiamo la verità in tasca». Ricordando alcune vicende della precedente legislatura in materia di entrate e finanza pubblica, Cocco ha sottolineato che «alla fine il prodotto è negativo, mentre questa strada consentirà alla Sardegna di poter contare su risorse immediate e spendibili».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca), citando alcuni passaggi delle dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru che sottolineavano l’importanza della collaborazione con l’opposizione per un fronte comune nei difficili rapporti con lo Stato, ha detto che questo appello la minoranza lo ha accolto concretamente, come dimostrano gli atti del Consiglio. Ma allora, si è chiesto, «perché, percorrendo una strada innovativa come dice il collega Cocco che coinvolge il futuro della Sardegna, il Consiglio non è stato coinvolto nelle decisioni, perché ha rifiutato un mandato pieno che gli avrebbe dato più forza?»

«Non stiamo parlando di un contributo qualunque – ha aggiunto Fenu – ma di un patrimonio enorme di risorse della Sardegna; era doveroso e giuridicamente corretto che Pigliaru andasse a Roma solo con un mandato pieno del Consiglio, senza il quale la posizione della Regione è risultata sicuramente più debole».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel ha ricordato all’Aula l’ordine del giorno votato in Consiglio qualche settimana fa con il quale si dava mandato al presidente Pigliaru di andare a trattare con il governo nazionale sul patto di stabilità. «Oggi – ha detto Cocco – si discute di un argomento vecchio. Pigliaru ci convince ancora di più della bontà del lavoro fatto quando dice che lo Sato sarà obbligato ad essere leale e a rispettare i patti e se questo non avverrà non ci saranno tentennamenti. Quella firmata dalla Regione con lo Stato è una buona intesa».

Ugo Cappellacci, dopo aver annunciato il suo voto a favore dell’ordine del giorno, ha espresso un giudizio negativo sull’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica. «E’ un accordo che lede la nostra autonomia – ha attaccato l’ex Governatore – la Sardegna diventa la prima Regione speciale che rinuncia a disciplinare il suo bilancio con una propria legge di contabilità». Cappellacci ha poi evidenziato le difficoltà a confrontarsi in un clima di forte tensione che vede maggioranza e opposizione su fronti contrapposti. «Faccio una proposta al presidente Pigliaru – ha concluso l’esponente di Forza Italia – se alla fine del 2015 i numeri dovessero darle ragione la ringrazierò pubblicamente, ma le chiedo di avere il coraggio e l’umiltà di fare altrettanto. Nel 2013 la Sardegna ha riscosso 7,4 miliardi di euro e pagato altrettanto. Se questi numeri non dovessero essere rispettati ammetta il suo errore e di scenda dal suo piedistallo».

Per Annamaria Busia (Centro Democratico), le questioni poste dalla minoranza sono strumentali e in malafede. Busia ha quindi ricordato i passaggi della “vertenza entrate” fatti nella scorsa legislatura. «Cappellacci si è occupato dalla vertenza subito dopo il suo insediamento ma è stato subito stoppato dal governo amico – ha detto il consigliere del Centro Democratico – poi si è passati alla fase della norme di attuazione affidate alla commissione paritetica. Anche in questo caso non si è ottenuto nulla. Solo alla fine – ha concluso Busia – si è deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale. Questa è la vera storia, la documentazione è agli atti e si può reperire sul sito del Ministero degli Affari regionali».

Voto favorevole all’ordine del giorno è stato annunciato anche dal consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa: «Non posso non rilevare – ha affermato – che da un clima di trionfalismo siamo passati a un clima di dubbio come è emerso dall’intervento del presidente Pigliaru». Cossa si è detto perplesso per questa “transazione” che ha visto la rinuncia unilaterale da parte della Regione ai ricorsi e a eventuali esiti positivi delle sentenze senza ottenere niente dal governo. «Annuncio il mio voto favorevole – ha affermato il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino – per le troppe lacune che ha l’accordo siglato dal presidente. Penso, assessore Paci, che voi con questo accordo non abbiate mancato di rispetto alla bandiera come non lo abbiamo fatto noi con la nostra protesta. A qualche collega della maggioranza dico  che non siamo stati neanche dei pagliacci». Fasolino ha poi aggiunto: «Vorrei capire dalla Busia dove vedete la malafede. Il nostro obiettivo era quello di farvi guardare bene dentro questo accordo». Secondo Fasolino la Giunta ha un atteggiamento di chi deve finire la legislatura quest’anno. «Avrei voluto sentire i commenti dei sovranisti se un accordo così l’avessimo fatto noi con il Primo ministro». Immediata la risposta da parte dei sovranisti con l’intervento del consigliere Emilio Usula (capogruppo di Soberania e Indipendentzia-Rossomori) che ha ribadito la piena fiducia nell’operato della Giunta e nel presidente Pigliaru e ha invece ricordato che i cittadini, che stanno fuori dal Consiglio, vedono un atteggiamento incomprensibili e inutili perdite di tempo.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha domandato polemicamente ai rappresentanti della maggioranza «quale mandato abbia ricevuto il presidente della Giunta per siglare l’accordo con il governo sul patto di stabilità». Rubiu ha definito l’accordo «un vero attentato all’Autonomia» ed ha sottolineato che «il presidente della Regione non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio». L’esponente dell’Udc si è quindi rivolto all’assessore dei Trasporti per lamentare lo scarso coinvolgimento del Consiglio nella ormai imminente formulazione di nuovi accordi in materia di trasporti con le compagnie e lo Stato. Rubiu ha concluso il suo intervento dichiarando il voto a favore dell’ordine del giorno n. 1 (Truzzu e più).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore dell’ordine del giorno presentato dalle opposizioni ed ha argomentato in premessa come «il vero problema della discussione sul patto di stabilità sia rappresentato dall’assenza della politica». «Il Consiglio regionale è stato esautorato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e non si era mai visto un presidente della Giunta che impegna la Regione con lo Stato senza munirsi del sostegno e del parere del Consiglio». Pietro Pittalis, rivolgendosi direttamente all’assessore della Programmazione, ha citato Aldo Moro per riferirsi alla “democrazia difficile”. «Alla politica – ha aggiunto il capogruppo Fi – non si chiedono solo doti di buona amministrazione ma si chiede di più, di adeguare l’azione alla realtà». L’errore commesso dall’esecutivo – a giudizio di Pittalis – è rappresentato dal non aver fatto prevalere la “realtà” e cioè gli interessi e i bisogni dei sardi. Pittalis ha quindi domandato all’esecutivo come potrà dare risposte a partire dal prossimo settembre agli Enti Locali, a chi perde gli ammortizzatori sociali, o alle richieste di nuovi investimenti. «Le risposte sono quelle di quest’accordo?», è stata la conclusione del capogruppo che ha insistito: «Con quest’accordo si alimenta la crisi che pervade il sistema economico sardo».

Non essendoci altri iscritti a parlare per dichiarazione di voto, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque posto in votazione, con procedura elettronica palese,  l’ordine del giorno n. 1 (Truzzu e più). Concluse le operazioni di voto, il presidente dell’Assemblea ha proclamato l’esito della votazione: «Presenti 54; votanti 53; favorevoli 19; contrari 34; astenuti 1. Il Consiglio non approva».

Si è quindi passati alla votazione dell’ordine del giorno n. 2 (Cocco Pietro e più) sull’accordo Stato-Regione sul patto di stabilità. Nel documento, sottoscritto da tutti i capigruppo della maggioranza, è espressa condivisione del percorso seguito nell’affrontare la vicenda e si manifesta «pieno sostegno all’azione del Governo regionale anche per la volontà di avviare il percorso per l’attuazione dell’autonomia fiscale della Sardegna».

Il presidente del Consiglio Ganau ha invitato la Giunta ad esprimere il suo parere.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, illustrando il parere favorevole della Giunta, ha assicurato che l’Esecutivo metterà in campo tutte le iniziative necessarie «per mettere in sicurezza l’accordo di fronte a possibili comportamenti di non leale collaborazione dello Stato a partire dalla scrittura delle norme di attuazione». Pigliaru ha poi raccolto la sfida del consigliere Capellacci e riconoscere gli errori nel caso si verificassero: «Metto la faccia in tutto quello che faccio – ha affermato il presidente della Regione – sono prontissimo ad ammettere eventuali errori ma sono certo che non sarà così, la faccia la mettiamo tutti fino in fondo ed primo passo sarà proprio quello di definire norme di attuazione che diano a tutti regole chiare sulle entrate della Regione».

Il consigliere Alessandra Zedda, annunciando il voto contrario all’ordine del giorno, ha evidenziato che i contenuti dell’accordo Stato-Regione somigliamo ad «una cambiale in bianco ad uno Stato che non sta certamente trattando bene la Sardegna». Perché, ha chiesto, «lo Stato chiede l’abrogazione di una legge regionale che davvero ha aperto un percorso di autonomia finanziaria, con modifica dell’art. 10 dello Statuto e dell’Irap, perché la chiede dopo la sanatoria di 2013, l’accordo sul 2014 ed il nuovo corso previsto per il 2015? Riconosciamo l’onestà intellettuale del presidente  Pigliaru ma cambiali in bianco non ne firmiamo a nessuno».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, ha invitato l’Aula a «dare un percorso logico a quello che si sta facendo, nell’accordo c’è scritto che c’è una contropartita, la rinuncia ai ricorsi e soprattutto agli strumenti per affermare in futuro le vere ragioni dell’autonomia regionale». «Anche alcuni della maggioranza se ne rendono conto – ha aggiunto – ma non sembrano consapevoli del fatto che con queste premesse spazio per ulteriori risultati non c’è n’è più, perché è stata azzerata ogni leva». Forse l’alternativa potrebbe essere quella del recupero di una forte unità dei sardi, «ma la maggioranza non la vuole ricercare, nonostante importanti pagine della precedente legislatura scritte da tutti, come la mobilitazione contro la chiusura del craking di Porto Torres».

Voto favorevole all’ordine del giorno ha annunciato Annamaria Busia. «Questo risultato è importantissimo – ha detto il consigliere del Cd – perché consente l’adeguamento del Patto, la definizione delle norme di attuazione e, soprattutto, afferma la volontà di arrivare all’autonomia fiscale della Sardegna attraverso l’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate».

Paolo Truzzu (FdI), dopo aver ribadito la sua stima nei confronti del presidente Pigliaru «che conosco da quando frequentavo la facoltà di Scienze politiche dove ho avuto l’opportunità di apprezzare la sua onestà intellettuale e la sua competenza») ha espresso dubbi sul mancato coinvolgimento del Consiglio. «Quelle che avanziamo oggi – ha detto Truzzu – non sono osservazioni fatte in malafede. Siamo in difficoltà, come sono in difficoltà le altre forze politiche. Chiedo a Sel quando inizierà a raccogliere le firma contro il pareggio di bilancio regionale visto che le sta raccogliendo per quattro referendum sul pareggio di bilancio statale».

Paolo Zedda (Rossomori), intervento come di consueto in lingua sarda, ha chiarito il perché del voto a favore dell’ordine del giorno. «Votiamo sì per due ragioni. La prima: i sardi con questo accordo staranno meglio, abbiamo ottenuto la possibilità di spendere 320 milioni in più, forse è poco, forse si poteva ottenere di più, sicuramente si poteva ottenere di meno. La seconda ragione – ha proseguito Zedda – è che siamo riusciti a mettere in piedi un progetto sovranista: l’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. E’ lo strumento che consentirà di fare bene i conti ed essere sicuri che l’accordo sia vantaggioso per la Sardegna. Stiamo imparando ad essere padroni in casa nostra, ad avere coscienza di poter ottenere l’autonomia fiscale. Oggi votiamo a favore, è una bella giornata».

Intervento in limba anche da parte del consigliere del Psd-Az Angelo Carta. «Per un attimo ho pensato di votare a favore di questo ordine del giorno – ha  detto Carta – perché  mi sembrava ci fosse un segnale di autonomia. Ho pensato: questo odg non è stato scritto il Pd ma dai partiti autonomisti, perché esprime il desiderio di arrivare a un livello più alto di autonomia. Poi però mi sono accorto che in questo documento c’è  di tutto e di più. Del progetto dell’Agenzia sarda delle entrate si parla da tempo, qui invece non c’è un progetto sovranista, c’è tutto il contrario di quello che noi pensiamo». Il Consiglio, secondo Carta, deve osare di più «deve agire in modo unitario per parlare di autonomia e sovranismo. Siamo fermi a quanto accaduto nei passati 60 anni. Bisogna muoversi meglio, altrimenti lo Stato ci sovrasterà (nos mandigat sos macarrones in conca)».

Ha, poi, preso la parola Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, il quale ha annunciato il voto contrario dei sardisti «perché non condividiamo le tre premesse». Solinas ha ricordato che la storia racconta di delegazioni ristrette che sono andate a trattare con il Piemonte per gli interessi della Sardegna con risultati non certo positivi. Solinas ha anche rilevato che la maggioranza tende a fare annunci, ma non ha ancora avviato alcuna riforma. Il vice presidente Eugenio Lai, sostituendo il presidente Ganau, ha dato la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha evidenziato che il presidente Pigliaru ha sconfitto “quel mostro” rappresentato dal #Patto di Stabilità, ricordando che da parte della maggioranza c’è la volontà di collaborare con l’opposizione. Voto favorevole è stato annunciato anche da Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia-PdS) il quale ha sottolineato come sia importante, da oggi in poi, con il risultato ottenuto costruire il futuro della Sardegna. Secondo Cherchi «l’accordo stabilisce che la ricchezza prodotta in Sardegna deve restare in sardegna, e con questo accordo lo Stato ha aperto la porta alla nostra sovranità tributaria».

Voto favorevole all’ordine del giorno n. 2 è stato dichiarato dal consigliere di Sel, Luca Pizzuto che ha sottolineato le differenze tra il pareggio di bilancio statale e quello regionale. «Il pareggio di bilancio al livello statale – ha spiegato Pizzuto – significa azzerare al debito pubblico che come è noto sostiene la spesa pubblica mentre il pareggio di bilancio per la nostra Regione, con quest’accordo, aumenta gli spazi di spesa facendo venir meno i vincoli del patto di stabilità». «Sel è favorevole all’accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru, perché cancella i tetti di spesa imposti dal patto di stabilità e le sue conseguenze negative che ben conosciamo».

Ha dichiarato il voto contrario, invece, il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha definito il modello del pareggio di bilancio «una vera e propria fregatura di Stato che la maggioranza difende strenuamente». Crisponi ha ricordato la «voracità» con cui lo Stato si è rapportato con la Sardegna e ha lamentato la continua «disattenzione verso i bisogni dell’Isola». L’esponente della minoranza ha concluso sottolineando che «l’Aula, in occasione dell’accordo sul patto di stabilità, si deve limitare ad ossequiare un mandato che arriva direttamente dal governo Renzi».

Il consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas, ha dichiarato voto favorevole e ha polemicamente ricordato all’opposizione che il centrosinistra è al governo della Regione da soli cinque mesi. Il presidente della Quarta commissione si è detto sorpreso «nel sentir parlare di difesa dell’Autonomia da chi, quando era al governo, ne ha fatto carta straccia». Solinas ha ribadito che l’attuale esecutivo «è impegnato a mettere rimedio ai disastri lasciati dal governo precedente» ed ha ricordato l’occupazione dell’Aula da parte del centrosinistra nella passata Legislatura «per convincere l’allora presidente Cappellacci ad aprire la vertenza entrate con governo nazionale». L’esponente del Pd ha poi affermato che l’esecutivo ha agito nel confronto con il governo Renzi nel rispetto dei pronunciamenti del Consiglio regionale e ha replicato al capogruppo dell’Udc in merito agli accordi in materia di trasporti: «Niente è stato ancora firmato e l’assessore ha il conforto della competente commissione consiliare».

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver affermato che «non c’è bisogno di insistere per convincere chi è già convinto», ha ribadito il pieno sostegno al presidente della Regione nella vertenza entrate «anche per ciò che questa rappresenta per il futuro della Sardegna e per la sua capacità di voltare pagina». Nell’ordine del giorno, ha ricordato il capogruppo del Pd, «c’è un riferimento particolarmente significativo alla piena autonomia fiscale della Sardegna; non è un dettaglio, è un nostro obiettivo preciso, una strada nuova che vogliamo percorrere, chiediamo anche su questo un voto del Consiglio esteso alla minoranza che, secondo noi, potrebbe votare almeno questa parte»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente dell’Assemblea ha invitato l’Aula a procedere alla votazione dell’ordine del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la verifica del numero legale.

Il presidente Ganau ha precisato, sulla base del regolamento, che la verifica è contestuale alla procedura di voto col sistema elettronico. Successivamente, ha comunicato l’esito dello scrutinio relativo all’ordine del giorno n. 2: favorevoli 33, contrari 18, il Consiglio approva. Subito dopo ha sospeso la seduta; i lavori riprenderanno nel pomeriggio alle 16.00.

Occupazione sala consiliare 2

In #Consiglio regionale questa mattina sono stati presentati due ordini del giorno sull’accordo Stato-Regione sul #patto di stabilità.

Il primo (Truzzu e più) censura il presidente della Regione per non aver preventivamente coinvolto il Consiglio nella concertazione di impegni tanto importanti per il futuro dell’isola e lo impegna a rinegoziare l’accordo sottoscritto il 21 luglio con il governo.

Il secondo (Pietro Cocco e più) dichiara il pieno sostegno all’azione del governo regionale e condivide la volontà di avviare il percorso per l’attuazione dell’autonomia fiscale della Sardegna. Sono in corso le dichiarazioni di voto.

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Al termine del duro muro contro muro in Aula, i consiglieri dei gruppi di centrodestra hanno tenuto una conferenza stampa su quanto è accaduto.

«Domani, alla ripresa dei lavori del Consiglio – ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis -, ascolteremo con molta attenzione la replica del presidente Pigliaru e ci regoleremo di conseguenza ma se l’atteggiamento della maggioranza resta questo, useremo tutti gli strumenti di cui disponiamo per difendere gli interessi dei sardi.»

«Per pudore – ha affermato fra l’altro Pittalis – la Giunta avrebbe dovuto tacere. Come segno di ripensamento su un accordo al ribasso sottoscritto e difeso con motivazioni risibili, è un segnale molto preoccupante con cui si cancellano anni di conquiste e di diritti sanciti dalla Corte Costituzionale.»

«Gli indipendentisti che sostengono la validità di questo accordo – ha continuato Pittalis – forse non sanno cosa c’è scritto o, se lo sanno, hanno preso in giro i Sardi.»

Un accordo buono di cui valeva la pena pagare un prezzo? Per l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci, consigliere di Forza Italia, le cose non stanno affatto così.

«Intanto perché – ha detto – lo stesso presidente Pigliaru ha scritto nella relazione di parificazione del bilancio della Regione presentata alla Corte dei conti che non c’è stata violazione del Patto di stabilità nel bilancio 2013 (quando la Regione considerò fuori dal Patto le risorse per gli Enti Locali), tanto è vero che quella legge finanziaria non è stata impugnata dal Governo.»

Inoltre, ha proseguito, «le risorse per il 2014 non sono aggiuntive ma sono soldi della Regione e, in ogni caso, il saldo per la Sardegna è negativo. Per il 2015, quando potremo spendere tanto quanto le nostre entrate, partiamo già da un dato inferiore di oltre 700 milioni rispetto a quest’anno ed oltretutto, senza criteri condivisi, sono somme che potrà determinare in modo unilaterale lo Stato».

Altro elemento che testimonia la presenza di un accordo al ribasso è quello, a giudizio di Cappellacci, della rinuncia ai ricorsi. «Quello che abbiamo ottenuto è frutto di un grande lavoro che ha sempre rispettato gli indirizzi del Consiglio regionale e i documenti votati dall’Assemblea, centro sinistra compreso. Come fa il capogruppo del Pd Pietro Cocco a dire che non era stato fatto niente?».

«Un accordo senza mandato del Consiglio è un vulnus alla democrazia – ha detto Gianluigi Rubiu a nome del gruppo Udc – un gesto gravissimo che, per noi, rappresenta un nuovo corso nei rapporti fra maggioranza ed opposizione.»

«In appena due settimane – ha sottolineato per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa – la maggioranza ha prodotto questo accordo sul Patto di stabilità e l’intesa sulla Tirrenia ed i risultati dicono tutto  Ma il fatto più grave – ha osservato – è la decisione di rinunciare ai ricorsi dai quali la Sardegna avrebbe potuto ottenere nuove risorse, non solo; entro il 16 settembre ci siamo impegnati ad abrogare la legge con la quale avevamo stralciato dal Patto il fondo unico per gli Enti Locali, il colmo.» «Era ed è una legge giusta – ha concluso Cossa – perché contrastava il meccanismo perverso del Patto applicato due volte, sul bilancio della Regione e sugli Enti Locali.»

Sul problema della rinuncia ai ricorsi si è soffermato anche il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas, secondo il quale «le sentenze fanno stato ed hanno forza di legge, siamo ai limiti delle fattispecie penali». Solinas ha poi seccamente smentito che dall’accordo possano arrivare risorse in più alla Sardegna.

«Anzi – ha spiegato – la somma del valore dei ricorsi pendenti è di circa 3.6 miliardi e quelle sarebbero state davvero risorse aggiuntive, a queste risorse Pigliaru ha deciso unilateralmente di rinunciare.»

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha voluto mettere l’accento sul fatto che la minoranza non ha nessuna intenzione di fare ostruzionismo.

«Al contrario – ha chiarito – il nostro è stato sempre un atteggiamento responsabile e costruttivo che ha permesso l’approvazione di leggi importanti. Piuttosto – ha aggiunto – riteniamo che l’accordo stipulato senza nessun indirizzo del Consiglio regionale sia illegittimo, per questo stiamo valutando assieme ad un pool di legali se presentare una class action a nome di tutti i Sardi.».

Anche il consigliere di Fdi Paolo Truzzu ha respinto le accuse di ostruzionismo e irresponsabilità che il centro sinistra ha rivolto all’opposizione. «Sull’accordo sottoscritto da Pigliaru, hanno espresso riserve il presidente dell’Anci Sardegna Piersandro Scano, la Cgil ed il deputato del Centro democratico Roberto Capelli, dello stesso partito del collega Desini che invece lo difende a spada tratta; i segnali cominciano ad essere tanti e, fra questi, c’è anche un corto circuito interno ad una parte importante della maggioranza.»