9 January, 2025
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Muro contro muro in Consiglio regionale tra maggioranza e opposizione. Lo scontro tra gli schieramenti si consuma durante il dibattito sul recente accordo firmato dalla Regione con lo Stato sul patto di stabilità. Al termine degli interventi dei capigruppo e prima della replica della Giunta,  la minoranza di centrodestra ha deciso di occupare l’Aula. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta e rinviato i lavori a domani mattina alle 10.00.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau. Dopo le formalità di rito l’Aula ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con l’avvio del dibattito sulle dichiarazioni del presidente della Regione Francesco Pigliaru relative all’accordo con il Governo sul patto di stabilità.

Il presidente ha sospeso brevemente la seduta in attesa dell’arrivo del presidente della Regione ed analoga richiesta, per esigenze del gruppo di Forza Italia, è stata formulata dal consigliere Alessandra Zedda.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha dato la parola al consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda.

Anedda ha ribadito l’apprezzamento per il presidente Pigliaru e l’assessore Paci già espresso in precedenza. Il fatto che il centro destra si dimostri contrariato, ha affermato, «rafforza la giustezza della nostra linea». Per noi, ha aggiunto Anedda, «le risorse recuperate dovranno servire per creare sviluppo e lavoro di cui la Sardegna ha tanto bisogno, ma non bisogna perdere di vista l’obiettivo di eliminare gli sprechi, soprattutto nella sanità, dove i manager del centro destra sono ancora al loro posto». Gli obiettivi che abbiamo di fronte sono molto chiari, secondo Anedda: «Dobbiamo stabilizzare le imprese ed il nostro tessuto economico per creare occupazione e sviluppo reale, puntando su settori come agro alimentare e turismo che possono creare vera ricchezza».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha commentato l’esordio del collega del centro sinistra dicendo che «allora è rimasto davvero poco da discutere». Dedoni ha poi criticato duramente le dichiarazioni dell’assessore Paci secondo il quale bisognava sfoltire i contenziosi con lo Stato. Questo atteggiamento, per Dedoni, «non porterà sviluppo alla Sardegna, si potrà dire tutto come nel 2006, ma la realtà è che siamo partiti con 1.2 miliardi, salvo poi dire che il centro destra aveva rotto il patto di stabilità per dare fondi agli enti locali e che quel provvedimento poteva astrattamente essere sanzionato».  Per il capogruppo dei Riformatori la realtà è un’altra: «Il Governo non ha mai riconosciuto alla Sardegna quanto le spettava, oggi come nel 2006 e per giunta sarà lo Stato a certificare l’accertamento delle entrate, altro che la regionalizzazione che invocano i sovranisti, siamo totalmente nelle mani dello Stato». Alla Sardegna è stato tolto con la mano destra e con la sinistra, ha proseguito Dedoni, «questo vuol dire pareggio di bilancio, eppure abbiamo lasciato perdere la giusta battaglia sulle accise ed abbiamo perfino accettato di ritirare tutti i ricorsi contro lo Stato, è vergognoso». In questo quadro, ha concluso il consigliere, «non ci potrà essere spazio per sviluppo e occupazione, speriamo che almeno il Consiglio modifichi questo atteggiamento passivo e subalterno, mostrando spina dorsale e consapevolezza delle esigenze di un popolo».

Il consigliere Gavino Sale ha criticato il consigliere Dedoni, affermando che sino ad oggi che dal Governo Soru a Cappellacci hanno visto sentenze che riconoscono il debito ma il governo Pigliaru, molto pragmatico, ha ottenuto risultati concreti. Citando un antico proverbio sardo, ha aggiunto che «è meglio un uccello catturato che cento liberi (Mezus unu puzone tentu chi chentu ‘olende)». Le risorse reali servono, ha aggiunto l’esponente di Irs, «e contano molto più di quelle virtuali, anche se dello Stato italiano ci fidiamo pochissimo, anzi nulla». Ma oltre non si può andare, ha avvertito Sale, «perché ad oggi non sappiamo ancora qual è il gettito fiscale della Sardegna, per questo chiediamo l’Agenzia sarda delle entrate e chiediamo che tutte le aziende cambino residenza fiscale comprese quelle multinazionali: da E.on avremmo potuto ottenere 162 milioni, da Tirrenia ne potremmo ottenere altri 38, ecco perché quel principio per noi è fondamentale». E’stato fatto tutto il possibile con una nuova logica, ha concluso Gavino Sale, «ma ora dobbiamo agire concretamente per gli interessi della nostra Nazione».

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, si è detto orgoglioso di far parte della coalizione che sostiene la Giunta e il presidente Pigliaru, perché – ha spiegato il consigliere della maggioranza – «con la firma dell’accordo sul pareggio di bilancio si è ottenuto un risultato davvero straordinario: non solo per gli aspetti giuridici e finanziari ma soprattutto perché è stata restituita credibilità alla Regione sarda e trovo ovvio che le forze dell’opposizione tentino di ridimensionare e sminuire il risultato ottenuto a Roma». Il capogruppo del Cd ha proseguito il suo intervento ricordando che sono trascorsi solo quattro mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo e che con la firma dell’accordo sulla parità di bilancio «siamo davanti ad un risultato che si può definire di speranza».

Roberto Desini ha poi ricordato le dichiarazioni programmatiche del presidente della Giunta nelle parti in cui si fa riferimento all’assenza di governi amici e/o governi nemici ma alla necessità di procedere nel confronto con lo Stato con chiarezza, responsabilità e schiena dritta. «Il presidente Pigliaru – ha aggiunto l’esponente del centrosinistra – ha condotto con successo il confronto con il governo e la Sardegna sarà la prima Regione d’Italia ad avere il pareggio di bilancio». Per Desini l’accordo è inoltre una vittoria della politica («si è riappropriata del suo ruolo») sulla burocrazia e ha inoltre il pregio di dimostrare come il presidente Pigliaru stia dando un forte “segnale di fiducia” verso il governo. «Perché – ha dichiarato il capogruppo del Cd – i tribunali e i ricorsi non portano spazi finanziari mentre è vero che ci allontanano dalla realtà». A giudizio del consigliere di maggioranza i 364 milioni di euro di ulteriori spazi finanziari, sono solo “un primo passo” e – ha aggiunto Desini in riferimento alle critiche dell’opposizione circa la mancata informazione – il presidente Pigliaru e l’assessore Paci hanno sempre e costantemente aggiornato la maggioranza sull’evoluzione del confronto Stato-Regione». «Non è più tempo di spot e slogan – ha aggiunto – ma di fatti concreti e tutti siamo chiamati ad affrontare la realtà e a guardare i bisogni e le necessità della gente comune». Il capogruppo del Centro democratico ha dunque auspicato che si individuino in tempi brevi le priorità di intervento e ha suggerito che si incominci dal comparto degli Enti Locali e dalle politiche del lavoro («dobbiamo restituire la dignità a chi l’ha perduta e soffre per l’attuale momento di crisi»). «Con l’accordo siglato dal presidente Pigliaru – ha proseguito Desini – abbiamo ottenuto maggiore sovranità finanziaria e questo significa maggiore impegno per spendere le risorse e per razionalizzare la spesa regionale». «In questa sfida – ha concluso – dobbiamo dimostrare di avere maturità personale e politica perché avere maggiore capacità di spesa significa lavorare per dare risposte efficaci ai bisogni dei sardi».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, è intervenuto nel dibattito per 5 minuti (la metà del tempo a disposizione di ciascun gruppo nello spazio riservato al dibattito) ed ha rivolto pesanti critiche ai contenuti dell’accordo sottoscritto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru.

«Non capisco l’esultanza per l’accordo – ha attaccato l’esponente dei Quattro Mori – e ricordo al presidente Pigliaru che perseverare è diabolico». Orrù ha fatto riferimento alla cosiddetta intesa sulle entrate siglata dal Pigliaru (in veste di assessore alla Programmazione) con il governo Prodi, e che a giudizio del consigliere dell’opposizione «non ha portato alcun beneficio alla Sardegna, scaricandogli in cambio il costo di Sanità e Trasporti». Il consigliere Orrù si è dunque rivolto direttamente al presidente della Giunta per domandare quali siano i benefici che avrà la Sardegna dai 364 milioni di euro di nuovi spazi finanziari che sono stati liberati con l’accordo sottoscritto nei giorni scorsi a Roma. Orrù ha poi mostrato perplessità sui possibili risultati positivi che potrebbero derivare dal pareggio di bilancio a partire dal 2015 («è forse peggio anche del patto di stabilità»). «Con l’accordo sul pareggio di bilancio – è stata l’accusa lanciata dal consigliere del Psd’Az – è stata decretata la fine dell’Autonomia sarda e ricordiamoci che è stato siglato un accordo con chi dal 2007 dimostra di non rispettare l’intesa istituzionale in materia di entrate». A giudizio di Orrù con l’accordo si “stringono tre cappi al collo della Sardegna”: il primo è il pareggio di bilancio, il secondo è il pareggio di competenza per cassa e il terzo è il blocco delle opere pubbliche. «L’Italia – ha proseguito l’esponete della minoranza – ha chiesto all’Europa una proroga di un anno per l’entrata in vigore del pareggio di bilancio mentre il presidente della Regione sarda firma un’intesa col governo italiano per anticiparne di un anno l’applicazione al bilancio regionale». Il consigliere del Psd’Az ha ricordato le “grandi battaglie” dei diversi presidenti della Giunta che, nel corso dell’Autonomia si sono contrapposti anche ai governi del medesimo colore politico, pur di rivendicare e ottenere le risorse che spettavano ai sardi. «Mentre oggi – ha concluso Orrù – Renzi ci scippa l’Autonomia con le riforme costituzionali e il presidente Pigliaru va a Roma con il cappello in mano».

Il presidente del Consiglio ha dato, quindi, la parola al capogruppo di Sel, Daniele Secondo Cocco, il quale ha ringraziato il presidente Pigliaru per il risultato ottenuto sul Patto di stabilità. Cocco ha ribadito che Sel terrà comunque la guardia altissima nei rapporti con il governo. «Da oggi si riparte, la deroga ottenuta servirà a lenire le sofferenze più urgenti». Cocco ha ricordato la situazione drammatica che vive la Sardegna con una disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 40 per cento. Troppi ancora i problemi da risolvere, ma con il risultato ottenuto da Pigliaru, secondo il capogruppo di Sel, «dall’anno prossimo la nostra maggioranza sarà messa alla prova perché dovremo sanare con quelle risorse la grave situazione in cui versa l’Isola».

Tra gli obiettivi di Sel c’è il reddito di cittadinanza, risolvere la situazione dei precari e portare avanti tante battaglie per il lavoro. «Credo che quel miliardo e duecento milioni di euro – ha affermato – ci consentirà di provare a risolvere i problemi e di equiparare tutti i cittadini per quanto riguarda il diritto alla salute». Per Cocco è necessario risolvere le emergenze ma anche programmare per il futuro. «Siamo orgogliosi e contenti di quanto ha ottenuto il presidente Pigliaru perché la Sardegna è la prima regione a uscire dal Patto di stabilità. Bravo presidente». Secondo Cocco la Giunta dal 2015 dovrà «dare risposte agli enti locali perché sono loro che risolvono i problemi dei cittadini».

Sull’ordine dei lavori ha chiesto la parola Mario Floris (Sardegna), il quale ha chiesto se ci fosse un ordine del giorno previsto come conclusione del dibattito. Il presidente Ganau ha spiegato che, in base al Regolamento, la discussione termina con la replica della Giunta e che, per adesso, non sono stati predisposti ordine del giorno.

Ganau ha quindi dato la parola al capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas: «Non è senza amarezza che intervengo in quest’aula perché purtroppo ci rendiamo conto che il cammino verso l’autonomia del popolo sardo è ancora molto lungo». L’esponente della minoranza ha affermato di essere stanco di sentire le lodi al presidente come se chi è venuto prima non avesse fatto niente e non fosse depositario di serietà, credibilità e competenza. «I sardi non hanno scelto voi, hanno solo decretato che siete maggioranza. Il Consiglio regionale – ha detto – deve essere tenuto costantemente informato, non basta che il presidente tenga informata la maggioranza».

Solinas ha evidenziato che l’unico risultato ottenuto è l’applicazione anticipata per la Sardegna sul pareggio di bilancio, e di contro «si è rinunciato a un risultato che si era ottenuto. Si è rinunciato agli effetti di una sentenza della Corte costituzionale. Quella sentenza non è negoziabile e non è nella disponibilità di nessuno: la Corte ha decretato un diritto dei sardi. Su quell’accordo, nell’interesse di tutti, ci dobbiamo tornare ma per darle, presidente Pigliaru, maggiore forza perché l’accordo sottoscritto è inaccettabile».

Per il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, l’accordo firmato dalla Regione con il Governo sul patto di stabilità non ha nulla di epocale: prevede, infatti, l’aumento del tetto di spesa di 320 milioni di euro per il 2014 ma, allo stesso tempo, introduce il principio del pareggio di bilancio. «Ciò – ha detto Rubiu – comporterà un blocco della spesa per Regione e comuni e metterà a rischio i servizi essenziali. E’ un patto scellerato che costringerà i sardi a pesanti sacrifici». Per l’esponente dell’Udc, l’intesa sottoscritta a Roma è, non solo un accordo “patacca” come lo ha definito l’ex presidente della Regione Cappellacci, ma un vero e proprio «atto di sottomissione totale allo Stato italiano».

Secondo Rubiu, la Regione avrebbe dovuto agire diversamente e portare avanti una trattativa che consentisse di assicurare all’Isola una soglia di sopravvivenza per tutelare le famiglie e le imprese. «Garantire il pareggio di bilancio significa attuare una politica di rigore che in passato ha portato all’aumento delle tasse e all’incremento la disoccupazione». Dall’esponente dell’UDC è poi arrivato un duro attacco alla Giunta per la decisione di rinunciare ai ricorsi contro lo Stato in materia finanziaria per il periodo 2014-2017. «Un atto scellerato – ha detto Rubiu – che impedisce di riconquistare e vedere riconosciuti i nostri diritti. Non è stata rispettata la volontà dei cittadini, l’accordo è una beffa per il popolo sardo». In conclusione del suo intervento, Rubiu ha criticato la decisione della Giunta di firmare l’accordo con lo Stato senza il preventivo coinvolgimento del Consiglio regionale.

Secondo Emilio Usùla (Soberania indipendentzia), l’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica introduce elementi  importanti, seppure da perfezionare. «Lo riteniamo positivo – ha detto Usùla – tornerà utile per l’economica sarda. Dal 2015 la Sardegna potrà spendere e utilizzare le sue entrate, speriamo maggiori entrate, potrà investire di più per dare opportunità ai giovani e ai disoccupati».

Il principio del pareggio di bilancio è, secondo l’esponente della maggioranza, «una conquista di sovranità, per renderla più compiuta servono però ulteriori certezze sulle risorse che ci spettano e su come gestirle in autonomia». Usùla ha quindi rilanciato la proposta della costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. «Consentirebbe di quantificare e gestire l’esatto ammontare delle risorse a nostra disposizione. Uno strumento funzionale al principio del pareggio di bilancio». «In attesa della costituzione dell’Agenzia – ha spiegato Usùla – occorrerà attivarsi per ottenere dallo Stato:

a) la reversione dei flussi, tale per cui le entrate prodotte in Sardegna siano immediatamente girate dallo Stato a un conto della Regione Sardegna;

b) l’immediata attivazione – come previsto dall’accordo del 2006 fra Regione e Stato e come accaduto di recente per la Sicilia  di un codice tributo che consenta alla Sardegna di incassare le tasse delle imprese che lavorano in Sardegna pur avendo sede fiscale fuori dalla nostra terra. «I due elementi sono in stretta relazione con l’accordo sottoscritto – ha concluso il capogruppo di Soberania e Indipendentzia – se dal 2015 dobbiamo poter spendere le nostre entrate, queste devono essere nella nostra immediata, completa, certa disponibilità».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha esordito affermando che, a differenza del consigliere Desini, in Sardegna non si percepisce un miglioramento della situazione economica della comunità regionale. Il presidente Pigliaru, ha affermato, «non è un politico dio professione ma in questa circostanza ha mostrato di aver imparato la lezione vendendo per oro ciò che oro non è oro, ha raccontato la favola della buona famiglia che fa debiti e li restituisce quando le cose vanno meglio». Ma ora, ha osservato Truzzu, in questa famiglia c’è un’altra situazione, «la Sardegna ha sentenze che gli fruttano risorse aggiuntive ed invece, in cambio, accetta 253 milioni avendo diritto ad 1.2 miliardi; non solo, poi dal 2015 potrà spendere tutto il suo stipendio». Con la firma su quell’accordo, ha continuato il consigliere, «la Regione ha accettato il diktat del governo Renzi e meno male che si è firmato, se le cose fossero andate avanti per qualche altro mese avremmo pagato noi». Rivolgendosi ai settori del Consiglio che si richiamano al sovranismo, il consigliere di Fdi ha sottolineato che «il governo amico è lo stesso che ha negato i fondi per l’alluvione ed è singolare che, essendo di Fdi, finisca per superare proprio i sovranisti su certe battaglie». Dopo aver invitato la maggioranza a smetterla con la retorica della serietà, Truzzu ha chiesto di passare dalle parole ai fatti: «sulle cose serie, sul lavoro, su Garanzia giovani che è una truffa costata 54 milioni perché nessuno ha ricevuto una chiamata da una azienda e soprattutto perché non si può pensare solo ai precari mentre  una generazione di sardi non ha nemmeno potuto partecipare ad un concorso». Sulla proposta di costituzione di una Agenzia sarda delle entrate, il consigliere Truzzu ha sfidato i sovranisti a presentare una loro proposta di legge, assicurando un contributo costruttivo.

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha dichiarato che «sta andando in onda l’ennesima puntata di quello che la stampa scrive sulla vertenza entrate, io credo nella buona fede delle persone e nella collaborazione, non ho mai detto che Cappellacci voleva distruggere la Sardegna, anzi sottolineo che in questi mesi abbiamo discusso e affrontato argomenti nel dettaglio, trovando soluzioni condivise». Però, ha precisato, «prendiamo atto che la minoranza vuole mettersi di traverso; la maggioranza ha responsabilità di governo e deve andare avanti, tenendo presente che la Sardegna non è una repubblica indipendente ma una articolazione dello Stato italiano». «Quindi dobbiamo accettare le sfide del futuro – ha aggiunto Arbau – ragionando sugli spazi finanziari come ogni altra regione “de iure condendo”, sul 2014 ci sono emergenze importanti e sugli Enti locali bisogna dare risposte importante». Per il futuro, ha continuato il capogruppo di Sardegna vera, «chiediamo allo Stato sugli accantonamenti per togliere dal Patto le risorse degli Enti locali, questi sono i ragionamenti da fare da adesso in poi». Per 2015, ha concluso, «dobbiamo fare un bilancio di cassa, un euro in entrata, uno in uscita, non ci possiamo più permettere molte cose, a cominciare da certi accessi della sanità». Sul piano politico, Arbau ha detto che «si faranno i conti alla fine della legislatura, impegniamoci a fare una legge elettorale per fare una partita reale, il risultato ottenuto è importante ma finiamo di dirci bravi da soli, ora dimostriamo di essere all’altezza».

Il capogruppo del Partito democratico, Pietro Cocco, ha replicato duramente alle critiche rivolte dall’opposizione al presidente e alla giunta. «L’opposizione – ha attaccato Cocco – recita la sua parte in commedia e spara contro chi governa anche davanti ad un argomento serio come è quello che riguarda l’accordo sottoscritto con il governo per il pareggio in bilancio. Su questo e su altri temi – ha proseguito l’esponente della maggioranza – serve invece ragionare e lasciare da parte la commedia». Pietro Cocco ha rivolto critiche all’atteggiamento tenuto nel corso del dibattito in Aula dal capogruppo dei Rifomatori, Attilio Dedoni («dimentica di aver governato per cinque anni la Regione e di averla lasciata in queste condizioni») ed ha affermato che «la maggioranza e la giunta vogliono tirare fuori la Sardegna dalle macerie lasciate dal centrodestra». «Ma – ha precisato – non dobbiamo seguire la strada tracciata nella passata legislatura ed ogni altro percorso è meglio di quello indicato dal centrodestra».

«L’accordo tra la Regione e lo Stato – ha incalzato Cocco – è un punto di svolta e rafforza la nostra sovranità. E’ un grande risultato conseguito con spirito di collaborazione e lealtà dal presidente Pigliaru e dall’assessore Paci, a distanza di soli cinque mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo regionale».

Pietro Cocco ha poi ricordato le dichiarazioni rese dal centrodestra nella passata legislatura riguardo alle negative conseguenze dei tetti di spesa derivanti dal patto di stabilità, mentre oggi – ha sottolineato l’esponente del Pd – si afferma che il patto non deve essere superato e si fanno dichiarazioni “fuori dalla logica”. Per il capogruppo della maggioranza con l’accordo sul pareggio di bilancio ci saranno maggiori opportunità per programmare le risorse in favore della crescita e dello sviluppo. «Abbiamo messo in piedi un percorso virtuoso che va sostenuto e apprezzato – ha spiegato Cocco – e che rappresenta un tentativo per risolvere una vertenza centrale per il futuro dell’Isola». L’esponente del centrosinistra ha definito “una balla spaziale” l’accusa secondo la quale con l’accordo sul pareggio di bilancio la Sardegna perderebbe quote di sovranità ed ha concluso il suo intervento polemizzando duramente con il suo collega capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni. «Non hanno ottenuto alcun risultato utile alla Sardegna – ha affermato Pietro Cocco – e anche sulle province hanno soltanto sostituito amministratori eletti con i commissari nominati ed oggi, protestano e si scandalizzano per la riforma sanitaria che ha l’obiettivo di liberare risorse e ridurre spesa e sprechi».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco  Ganau, ha dunque concesso la parola per il tempo riservato al gruppo di Forza Italia, all’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci.

Ugo Cappellacci ha espresso rammarico per l’andamento del dibattito in Aula «che si consuma – così ha affermato – su un copione vecchio che non porterà alcun beneficio ai sardi. A giudizio dell’ex governatore del centrodestra l’attuale maggioranza commette l’errore di considerare la minoranza una controparte, mentre – ha dichiarato Cappellacci – in questa vertenza la controparte è solo lo Stato». L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato alcune importanti convergenze registrate in Consiglio nella scorsa legislatura, dalla riduzione dell’Irap, alle votazioni unanimi in materia di entrate e ha riaffermato che le azioni poste in essere dalla Giunta nei confronti del governo («ad incominciare da quelle che hanno portato alla sentenza della Corte Costituzionale che afferma che entrate e spese devono avere una correlazione») sono state promosse su indicazione e iniziativa dell’assemblea sarda con l’approvazione condivisa di documenti, mozioni e ordini del giorno. «Quando sono in gioco interessi alti – ha ammonito Cappellacci – non ci si può soltanto scontrare ma serve dimostrare di saper fare sintesi e raggiungere un punto di mediazione».

L’ex presidente della Regione è quindi entrato nel merito dei contenuti dell’accordo sul pareggio di bilancio ed ha affermato in premessa che «in alcun modo può essere considerato un risultato straordinario e eccezionale non fosse altro perché si applicherà a tutte le Regioni per effetto delle nuove norme statali». Ugo Cappellacci ha dunque domandato le ragioni e le motivazioni che hanno spinto la giunta regionale a siglare l’accordo che prevede il ritiro da parte della Regione di tutti i contenziosi aperti con lo Stato in materia di entrate. «Il presidente Pigliaru ci dice che così si evitano  le sanzioni?», ha domandato polemicamente Cappellacci che ha aggiunto: «Ma quali sanzioni se la Sardegna non ha sforato i tetti di spesa del patto di stabilità 2013, come ha affermato lo stesso Pigliaru con la Corte dei Conti e come è riportato in tutte le note ministeriali?». L’esponente del centrodestra ha inoltre ricordato come le stesse cifre indicate nell’accordo sul pareggio di bilancio siano del tutto insoddisfacenti e al di sotto delle previsioni fatte dalla stessa giunta regionale: «Si è partiti con la richiesta di 1.200 milioni di euro e si è arrivati a 320 milioni di euro». Cappellacci ha inoltre criticato la parte dell’accordo che riserva al governo l’accertamento delle entrate della Regione sarda («nell’ultimo anno la differenza tra quelle denunciate dallo Stato e quelle accertate dalla Regione è stata di 750 milioni di euro») ed ha proseguito dando lettura del testo dell’accordo sottoscritto a Roma fino al rigo in cui è scritto «….con la Regione siciliana». «Questo – ha denunciato l’ex governatore di Forza Italia – non è un errore, è la dimostrazione che è un testo fotocopia a quello che il governo aveva proposto alla Regione Sicilia e che il governatore della Sicilia ha però rifiutato perché poco vantaggioso».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi invitato l’assessore al Bilancio e alla Programmazione, Raffaele Paci, a svolgere il suo intervento nello spazio per la replica riservato alla Giunta. Dai banchi dell’opposizione si sono levate vibrate proteste e il presidente del Consiglio ha invitato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ad intervenire per spiegare le ragioni di tale condotta. Il presidente, Gianfranco Ganau, dinanzi al perdurare delle proteste e constatato che alcuni consiglieri del centrodestra sventolavano la bandiera sarda in segno di disappunto, ha sospeso la seduta. I consiglieri dell’opposizione hanno quindi indossato una T-shirt bianca con la scritta “Sardegna” e il simbolo dei Quattro Mori e hanno occupato i banchi dell’Aula che sono riservati ai componenti la Giunta.

Il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta e convocato il Consiglio per domani, mercoledì 30 luglio, alle 10.00.

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Il capogruppo del PD in Consiglio regionale, Pietro Cocco, critica duramente l’atteggiamento tenuto dall’opposizione in Consiglio regionale.

«Mentre l’attuale governo regionale presieduto da Francesco Pigliaru e con l’appoggio di tutto il centrosinistra, è riuscito ad ottenere il risultato straordinario di portare la Sardegna dal 2015 fuori dai vincoli del patto di stabilità che consentirà di rilanciare le politiche sociali e di risanamento della nostra isola e l’inizio della ripresa economica – ha detto Pietro Cocco – il centrodestra dopo 5 anni di fallimento, non avendo argomenti di sostanza da contrapporre e non avendo neanche il pudore di tacere, ha inscenato durante i lavori del Consiglio una suggestiva ed inutile pagliacciata fatta  con azioni di disturbo e provocazioni verbali.»

«Il loro obiettivo è quello di bloccare le riforme e le leggi che questa maggioranza vuole rapidamente approvare. Il comportamento della minoranza è vergognoso e al limite della decenza. Vedere Cappellacci occupare i banchi della Giunta dopo averli occupati per 5 anni senza combinare nulla – ha concluso Pietro Cocco – è veramente ridicolo.»

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Sono forti le perplessità espresse dalle parti sociali sull’efficacia della proposta, sulla ricaduta positiva sul cittadino e sul contenimento della spesa, nel corso delle audizioni della commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra (Sv), sulla proposta di legge 71 “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale” (Pietro Cocco e più). Questa mattina sono stati sentiti i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil.. Il più duro è stato il segretario della Cgil, Michele Carrus, che, pur sottolineando la bontà del voler intraprendere la strada delle riforme da parte della maggioranza, ha evidenziato che la proposta non è in grado, così concepita e senza un esame dei dati del sistema sanitario sardo,  di risolvere alcuno dei problemi menzionati negli articoli. I sindacati hanno attaccato anche la precedente Giunta regionale che non ha fatto una nuova riforma sanitaria causando un aumento della spesa. Senza quest’ultima, secondo i sindacati, è inutile approvare altre leggi. Il metodo di lavoro che il legislatore dovrebbe adottare, secondo Carrus, Oriana Putzolu (Cisl)  e Francesca Ticca (Uil), è quello di effettuare prima una analisi approfondita della situazione esistente e delle sue criticità, confrontarsi con le parti sociali e poi, una volta individuati gli obiettivi, legiferare. Secondo Carrus questo percorso è stato invertito. I sindacalisti hanno anche esortato la maggioranza a non utilizzare la proposta di legge per scopi diversi da quelli della tutela della salute dei cittadini, come quello di rimuovere i direttori generali delle Asl.

Cgil, Cisl e Uil hanno condiviso la volontà di rendere la sanità meno ospedalocentrica, ma hanno ribadito la necessità di garantire il diritto alla salute anche nei territori diversi da Cagliari e Sassari. Le parti sociali hanno rilevato, infine, che manca il riferimento al contenimento della spesa farmaceutica che vede la Sardegna, secondo i dati forniti da Francesca Ticca, prima in Italia per i medicinali sprecati.

Cgil, Cisl e Uil hanno fatto anche un passaggio sul #San Raffaele chiedendo alla commissione di porre la massima attenzione, non solo sui vantaggi portati dal nuovo polo d’eccellenza, ma anche sulla ricaduta che avrà sull’intera sanità sarda.

Il presidente Perra ha ringraziato i sindacati per la loro importante collaborazione, assicurando che la mattinata ha fornito importanti spunti di riflessione che saranno sicuramente fatti propri dalla Commissione.

«E’ soltanto l’inizio di una riforma molto più compiuta e organica del sistema sanitario regionale – ha affermato Perra – necessaria e urgente per dare le risposte che il cittadino ha diritto di avere e contenere la spesa sanitaria, ormai fuori controllo.»

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Il capogruppo del PD in Consiglio regionale, Pietro Cocco, ha diffuso una nota nella quale esprime la propria soddisfazione per il positivo lavoro effettuato in perfetta sinergia tra il Governo nazionale e quello regionale che ha consentito di siglare un accordo che vale un finanziamento pari a 75 milioni di € per la riapertura dell’#Eurallumina, ferma dal marzo 2009.

«E’ un risultato importante – scrive Pietro Cocco – raggiunto con l’impegno costante e congiunto delle istituzioni e delle forze sociali e degli amministratori locali, che ci consente oggi di iniziare a concretizzare il rilancio del martoriato territorio del Sulcis ridando lavoro ai 330 operai in cassa integrazione. Serve tuttavia continuare il lavoro per siglare l’accordo di programma sul tema ambientale.»

«Si attendono con trepidazione anche gli esiti dell’incontro di domani al Mise tra il presidente della Regione, i rappresentanti delle forze sindacali ed i sindaci del Sulcis Iglesiente sulla questione dello stabilimento Alcoa per il quale – conclude Pietro Cocco – ci si auspica che il Governo sia nelle condizioni per consentire la riapertura anche di questo stabilimento.»

Raimondo Perra

«Bisogna agire in tempi brevi perché la spesa sanitaria ha ormai raggiunto livelli inaccettabili». Lo ha affermato Raimondo Perra (Sv), presidente della Sesta commissione, durante l’audizione dell’assessore della Sanità per la proposta di legge 71 (Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale), primo firmatario Pietro Cocco, capogruppo del Pd.

Raimondo Perra ha spiegato ai colleghi che la proposta è aperta ai contributi dell’opposizione e delle parti sociali e che ha l’obiettivo di ridurre la spesa e non certo di aumentarla. Con questa legge, sottoscritta dallo stesso presidente Perra, la maggioranza sta cercando di intervenire in uno dei settori più difficili a livello nazionale. Per Raimondo Perra, infatti, non bisogna soltanto puntare a ridurre la spesa, ma anche a garantire i livelli assistenziali sul territorio e migliorare l’offerta dei servizi al cittadino. Con questa proposta di legge, infatti, si vogliono individuare alcuni punti fondamentali per arrivare al contenimento dei costi e alla riorganizzazione territoriale dei servizi. «E’ un progetto di legge che, con la collaborazione dell’opposizione e delle parti sociali, potrebbe portare importanti risultati per la Sanità sarda». I lavori della commissione proseguiranno nel pomeriggio, alle 17, con l’audizione della Federazione degli ordini dei medici della Sardegna.

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«Il risultato ottenuto dal presidente Pigliaru e dalla sua Giunta, grazie all’accordo firmato a Roma in base al quale la Sardegna potrà spendere 1,4 miliardi in più nel suo bilancio, è fuori dalla portata di qualsivoglia polemica.»

Lo dice Pietro Cocco, capogruppo del PD in Consiglio regionale.

«Il tentativo del centro destra di intorbidire le acque politiche con polemiche strumentali e fine a se stesse, lascia il tempo che trova – aggiunge Cocco -. A parlare sono i fatti e di fronte alla concretezza dei risultati ottenuti dalla giunta Pigliaru, il centro destra può solo contrapporre una lunga serie di fallimenti che hanno registrato la sua gestione del governo della Regione. Gestione per la quale paghiamo oggi le conseguenze negative.»

«Il superamento del patto di stabilità – conclude Pietro Cocco – consentirà di poter spendere al meglio le proprie risorse, evitando gli sprechi del passato e  permetterà di rimettere in campo politiche di rilancio e di sostegno alle attività produttive per creare le migliori condizioni per una ripresa economica stabile e duratura e nuove opportunità occupazionali. Questo modo di governare, segna con tutta evidenza un cambiamento rispetto al metodo impostato dal centro destra intriso di slogan e promesse vane.»

Ospedale Civile di Cagliari

L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, sentito oggi in audizione dalla Sesta commissione, presieduta da Raimondo Perra (Sv), ha espresso  parere favorevole sulla proposta di legge 71 “Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale”.

Qualche perplessità è stata, invece, espressa dai rappresentanti sindacali della funzione pubblica e dei medici. L’assessore ha rilevato, in particolare, l’importanza della proposta vista la necessità di ridisegnare la Sanità in Sardegna, riducendo le spese, ma anche offrendo ai cittadini direttamente sul territorio risposte che oggi vengono date soltanto in ospedale, attraverso l’aggregazione di medici di base e di medici di comunità, con le Case della salute e gli ospedali di comunità.

 La proposta di legge, primo firmatario Pietro Cocco, capogruppo del Pd, infatti, parte dalla necessità di razionalizzare la spesa riservando una particolare attenzione ai servizi sanitari nei territori e ai livelli assistenziali. Il testo, composto da sette articoli, prevede l’istituzione della centrale regionale di committenza, l’istituzione dell’Azienda sanitaria di emergenza e urgenza (Areu), il funzionamento dei distretti socio-sanitari, della conferenza territoriale socio sanitaria, consulte generali e locali di cittadinanza, le case della salute e gli ospedali di comunità.

Le maggiori perplessità da parte dei sindacati sono state espresse sul fatto che le misure comprese nel testo, tutte condivisibili in linea di principio, non vengano inserite in un piano complessivo di riorganizzazione del Sistema sanitario regionale e della riforma degli enti locali. In questo modo, secondo i sindacati e l’opposizione, rischia di essere un intervento slegato da un’ottica complessiva, con un aggravio per le casse della Regione e con la possibilità di creare strutture “doppione”. Le parti sociali hanno puntato, in particolare, sulla Centrale regionale di committenza perché non venga inserita all’interno dell’Agenzia regionale della Sanità, in quanto quest’ultima dovrebbe avere invece il ruolo di controllore, e sul fatto che per l’emergenza e urgenza non è necessario creare un’altra Azienda sanitaria, ma basterebbe istituire un dipartimento che coordini le due centrali del 118.

L’opposizione, in particolare il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, e il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha rilevato che è importante fare una riforma complessiva perché, portando avanti soltanto questa legge, si creerebbe un costo per la Regione di circa 90 milioni di euro. Il proponente della legge, Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha spiegato ai colleghi che la proposta è aperta e che ha l’obiettivo di ridurre la spesa e non di aumentarla. Massima disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e delle parti sociali, ma, ha ribadito, che è necessario agire in tempi brevi. D’accordo anche il presidente della commissione, Raimondo Perra, il quale ha sottolineato la necessità di intervenire con urgenza «perché non c’è più tempo da perdere», evidenziando che questo è soltanto il primo punto da cui partire per  riorganizzare la sanità sarda: «La spesa ha ormai raggiunto livelli  inaccettabili – ha affermato – bisogna agire sugli acquisti e sulla razionalizzazione dei servizi».

Pietro Cocco 4 copia

Il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, ha presentato un’interrogazione per conoscere quali iniziative intenda intraprendere il presidente della Giunta regionale, presso gli organismi competenti per chiedere la sospensione  dell’efficacia del provvedimento che il Ministro in maniera unilaterale, senza un confronto con le Istituzioni rappresentative della Sardegna, ha posto in essere per sopprimere gli istituti penitenziari di Iglesias e Macomer; e, ancora, perché vigili affinché nel processo di riordino giudiziario  non ci si limiti ad effettuare tagli lineari che non sempre sono garanzia di risparmio e di efficienza, ma che si tenga conto della specificità degli istituti penitenziari e più complessivamente, si valutino le ricadute nel tessuto sociale interessato.

Nell’interrogazione, Pietro Cocco sottolinea che in Sardegna, «un territorio già stremato dalla piaga della disoccupazione, una realtà funzionante quale l’istituto penitenziario rappresenta con il suo indotto una risorsa economica importante e la rimodulazione prevista dal Ministero non tiene conto del tessuto sociale in cui ricade ed infligge in questo modo un altro duro colpo all’economia dei territori; la specificità dei detenuti del carcere di Iglesias (cosiddetti “protetti”) che scontano pene per reati sessuali e che, proprio a causa della particolare tipologia dei reati commessi non possono trovare accoglienza nelle normali strutture penitenziarie; anche gli agenti penitenziari hanno seguito particolari corsi di formazione perché la loro professionalità consentisse il recupero dei condannati per reati di questo tipo; gli stessi lavoratori saranno costretti a trasferire la propria sede lavorativa a decine di chilometri di distanza dalla propria residenza con conseguente disagio familiare e ulteriore aggravio dei costi»; e, infine, che «le misure di contenimento della spesa non possono tradursi in un taglio generalizzato, e l’attuazione delle stesse non devono impoverire i territori già deboli economicamente, privandoli anche di parti importanti della propria storia».

L’Associazione Culturale Palmas Vecchio, in collaborazione con il C.S.C.di Carbonia Iglesias della Società Umanitaria e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale di San Giovanni organizza la rassegna “Quando il Lavoro…”, inserita nell’ambito delle attività “Eventi Estate Palmas 2014”.

Il cinema come eccezionale strumento di comunicazione sulle tematiche del lavoro, capace di dialogare con il pubblico offrendo spunti di riflessione importanti per promuovere e valorizzare la cultura del lavoro in Sardegna.

Mai come negli ultimi anni il tema del lavoro è stato oggetto d’interesse da parte dell’arte cinematografica e teatrale, specie se strumento di inclusione sociale e di recupero della memoria e riflessione sul presente.

Siano essi sotto forma di racconto filmico oppure di documentario o piéce teatrale, i diversi ritratti che rappresentano con sguardo artistico la condizione lavorativa ad ogni livello sono diventati tanti e tali da assumere il ruolo di vero e proprio codice di comunicazione.

Programma

23 luglio 2014

Ore 21.30

LA TERRA DENTRO di Stefano Obino

con Corrado Licheri e Francesco Casu.

Lungometraggio sulla vita di Pietro Cocco, storico sindaco di Carbonia, scomparso nel 2011 all’età di 94 anni. Il racconto inizia nel 1932, con un Pietro Cocco appena quindicenne e ripercorre gli anni più duri di un territorio in continua lotta per la sopravvivenza.

1 agosto 2014

Ore 21.30

L’ULTIMO PUGNO DI TERRA di Fiorenzo Serra.

Dal dopoguerra comincia a farsi strada un cinema documentario più attento agli aspetti antropologici e compaiono i primi autori sardi come Fiorenzo Serra, che, superando l’impostazione folclorica, realizza “L’ultimo pugno di terra“, premiato al Festival dei Popoli nel 1965.

Il film fu realizzato col patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna per celebrare il primo Piano di Rinascita.

13 agosto 2014

Ore 21.30

DAL PROFONDO di Valentina Zucco Pedicini

con Patrizia Saias.

Il film narra le vicende di alcuni minatori, viste attraverso gli occhi di una donna, Patrizia Saias , una delle ultime minatrici in Italia.

La storia è ambientata in una miniera in Sardegna, a Nuraxi Figus, dove la regista, insieme a una troupe di quattro membri, ha trascorso ben 26 giorni.

Il film è stato vincitore del Premio DOC.it prospettive DOC Italia – Miglior documentario italiano al Festival Internazionale del film di Roma 2013.

Nelle tre serate l’ingresso sarà libero e gratuito.

Gianmario Demuro 2 copia

La #Prima Commissione del Consiglio regionale vigilerà sulla proposta di riforma del #Titolo V della Costituzione all’esame del Parlamento per scongiurare il rischio di uno svuotamento dell’autonomia sarda. E’ quanto emerso dalla seduta del parlamentino presieduto da Francesco Agus che ha sentito in audizione l’assessore regionale agli Affari Generali, Gianmario Demuro. L’organismo consiliare avvierà nei prossimi giorni un confronto con i senatori e deputati sardi per concordare azioni comuni a difesa della specialità della Sardegna.

L’assessore Demuro ha illustrato alla Commissione l’esito delle ultime sedute della Conferenza Stato-Regioni che hanno portato alla stesura di un documento unitario da parte delle Regioni ad autonomia differenziata per la tutela della loro specialità. «L’autonomia è un valore costituzionalmente irrinunciabile – ha detto Demuro – un principio riconosciuto da tutti che non può essere messo in discussione». L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi sottolineato l’importante risultato ottenuto grazie alla presentazione di alcuni emendamenti concordati in #Conferenza Stato-Regioni che hanno modificato il primo testo di riforma preso in esame dalla #Commissione Affari Costituzionali del Senato. «Nella prima formulazione le Regioni a Statuto speciale sparivano – ha affermato l’assessore – ora il rischio di una cancellazione della specialità è scongiurato, il risultato non è da buttar via».  Il compromesso raggiunto è un mantenimento della potestà legislativa esclusiva da parte delle Regioni in cambio di maggiori controlli statali sull’esercizio delle competenze in materia di finanza pubblica. «Le prerogative delle Regioni speciali hanno tutta la possibilità di essere mantenute e garantite – ha concluso Demuro – ma molto dipenderà dalla nostra capacità di stipulare le intese con lo Stato centrale. Adesso si aprirà una fase di negoziazione».

Alla seduta della commissione hanno partecipato tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione. Dalla minoranza sono arrivate diverse sollecitazioni per un’azione più forte da parte dell’esecutivo nei confronti del Governo in difesa dell’autonomia. «La questione è di importanza vitale – ha detto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – la Regione non può fare da semplice spettatrice». Il vicepresidente della Commissione Autonomia Stefano Tunis (Forza Italia) ha invitato tutte le forze politiche a dare un mandato pieno alla Giunta regionale per un “atto di rottura” nei confronti del Governo. Giorgio Oppi (Udc) ha invece invocato un azione comune di Consiglio, Giunta e parlamentari «per portare a casa il miglior risultato possibile», mentre Michele Cossa (Riformatori sardi) dopo aver sottolineato l’esiguità di margini di trattativa con il governo, ha chiesto «un’azione forte dell’esecutivo regionale per una modifica statutaria che consenta di attuare la riforma degli enti locali, e di risolvere una volta per tutta la questione delle province, cancellate da un referendum ma ancora operative». Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha ribadito la necessità che la questione venga affrontata al più presto dal Consiglio regionale con un’apposita seduta dedicata al tema delle riforme.

Proposte forti anche dalla maggioranza. Gavino Sale (Irs) ha chiesto una convocazione solenne del Consiglio regionale aperta a tutti i parlamentari sardi per individuare un percorso condiviso in difesa delle prerogative statutarie e per il varo «di una nuova Carta Costituzionale per il popolo sardo in cui siano presenti fattivi poteri di sovranità e autogoverno», mentre il consigliere del PD Roberto Deriu ha sottolineato l’importanza del mantenimento, nel testo di riforma in discussione al Senato, della protezione costituzionale del nostro Statuto. «Da questo occorre partire – ha detto Deriu – per riaffermare e ampliare la nostra specialità attraverso l’approvazione di una legge statutaria e una “cauta” revisione dello Statuto». Giudizio condiviso da Salvatore Demontis(PD): «Gli emendamenti alla proposta di riforma del Titolo V presentati dalla Lega (Calderoli) e dal PD (Finocchiaro) mettono in sicurezza la specialità – ha detto Demontis – temo però che non ci sarà un ampliamento dei poteri delle Regioni. L’autonomia può essere rafforzata attraverso la legge statutaria e la revisione dello Statuto. Occorre lavorare su questo terreno e procedere in tempi rapidi» Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, infine, ha rivendicato il ruolo centrale dell’Assemblea Sarda e si è detto favorevole a una convocazione solenne del Consiglio con i parlamentari sardi. «Sarebbe un atto simbolico – ha detto Cocco – per individuare un percorso condiviso». 

Al termine della discussione il presidente Francesco Agus ha annunciato che la commissione sentirà entro il mese di luglio tutti i parlamentari sardi. «E’ necessario vigilare perché il principio di specialità venga mantenuto in Costituzione – ha detto Agus . il testo licenziato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato riserva un’attenzione particolare alle autonomie del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta, la Sardegna rischia di uscirne penalizzata. Di fronte a questo pericolo non  possiamo rimanere inermi». Della questione si occuperà la prossima settimana anche il Consiglio con l’esame della risoluzione sulle riforme votata all’unanimità dalla Commissione Autonomia.