25 November, 2024
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La chirurgia live protagonista del 33° Congresso internazionale di Chirurgia dell’Apparato Digerente che si è tenuto nelle sale operatorie del Policlinico Duilio Casula il 24 e 25 novembre. Anche per questa edizione del 2022 sono stati eseguiti circa 150 interventi di chirurgia dal vivo portati a termine dai migliori chirurghi dei 5 continenti, sia con approccio laparoscopico che con tecnica open.

Le operazioni chirurgiche sono state trasmesse online su 21 canali per un totale di circa 500 ore di trasmissione live con i maggiori esperti del settore provenienti da tutto il mondo. Sono state trattate tutte le patologie dell’apparato digerente, del sistema endocrino, ginecologico, ortopedico a quello urologico. Il team della Chirurgia generale polispecialistica del Duilio Casula, diretta dal professor Pietro Giorgio Calò, è stato coinvolto in tre interventi.

Giovedì 24 novembre, i primi due di tiroidectomia totale, con dispositivo combinato di emostasi e neuromonitoraggio del nervo ricorrente, eseguiti dal professor Pietro Giorgio Calò in due pazienti con gozzi immersi molto voluminosi responsabili di importanti disturbi compressivi. I dispositivi utilizzati hanno garantito una migliore sicurezza nella emostasi e nella individuazione del nervo ricorrente, prevenendo le emorragie e le lesioni del nervo responsabili di gravi alterazioni a carico della voce. Mentre, nella giornata di venerdì 25, è stato eseguito da parte del professor Enrico Erdas un intervento di plastica della parete addominale laparoscopica con protesi per trattare un laparocele.

«Essere selezionati anche quest’anno per un congresso così prestigioso spiega il professor Pietro Giorgio Calò –  è stato un grande riconoscimento che ha confermato il valore e la considerazione dei chirurghi e della nostra scuola di chirurgica e delle buone dotazioni tecnologiche in uso all’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari.»

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Il professor Pietro Giorgio Calò, direttore della Chirurgia Polispecialistica dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari è stato eletto Presidente della Società Italiana Unitaria di Endocrino-Chirurgia (Siuec).

La Siuec conta circa 400 soci ed è l’unica società che raggruppa i chirurghi endocrini italiani, nata nel 2017 dalla fusione delle due precedenti società di chirurgia endocrina, la SIEC e la UEC. Il professor Pietro Giorgio Calò era stato in precedenza vice-presidente della UEC e consigliere della SIEC e della SIUEC.

L’elezione conferma il prestigio della scuola endocrino chirurgica di Cagliari diretta prima dal professor Angelo Nicolosi e dal 2017 dal professor Pietro Giorgio Calò ed ancora una volta gli ottimi risultati ottenuti dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari e dall’Università di Cagliari.

La Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia è una società scientifica che associa endocrinochirurghi e chirurghi generali – che si occupano con particolare impegno di patologia della tiroide, delle paratiroidi, del surrene, del pancreas, dei tumori neuroendocrini, del timo e della mammella – oltre a endocrinologi, nucleari, anatomopatologi, otorinolaringoiatri e tutti gli altri specialisti che per ragioni di studio o di affinità trattano questa materia. Tra gli obiettivi vi è quello di favorire lo scambio di informazioni, di esperienze e la conoscenza fra gli operatori del settore, individuando elementi condivisi di crescita e progresso scientifico.

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È stato un successo l’intervento di asportazione di tumore al pancreas effettuato oggi al Policlinico Duilio Casula. Il paziente (un 68enne) si è svegliato dopo sette ore sotto i ferri e sta bene. Un’operazione, la prima di altre, effettuata grazie al protocollo di intesa tra l’Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Cagliari e l’Azienda ospedaliero universitaria integrata (Aoui) di Verona. Importante l’intenso percorso di formazione dei chirurghi della Struttura complessa di Chirurgia Generale Polispecialististica diretta dal professor Pietro Giorgio Calò che si avvale proprio della grande esperienza della struttura veronese, tra le più importanti al mondo a fare questo tipo di operazioni.

Questa mattina, alle 8,30 in punto sono entrati in sala operatoria professor Claudio Bassi, direttore della Chirurgia Generale e del Pancreas dell’Aoui (tra i massimi esperti mondiali di questo tipo di tumore), il professor Calò e il dottor Massimiliano Tuveri, chirurgo dell’Aoui. Si è tratto di un’operazione particolarmente complessa, durata ben sette ore, su un paziente affetto da tumore alla testa del pancreas. «È una giornata importante per tutti noi – dice il professor Calò – e certamente una speranza in più per tanti pazienti sardi».

Il carcinoma pancreatico è una malattia molto aggressiva che al momento della diagnosi si presenta nell’80% dei casi in uno stadio molto avanzato. Rappresenta, nei paesi occidentali, la quarta causa di morte per tumore. In Italia si verificano più di 8 mila nuovi casi l’anno, soprattutto nella popolazione adulta, e ancora di più in quella anziana. In Sardegna tra 70 e 100 pazienti ogni anno necessitano di un intervento per neoplasia del pancreas a cui si aggiungono i più rari (ma non eccezionali) casi di neoplasie delle vie biliari e del duodeno. Solo il 20% circa di questi tumori è asportabile radicalmente al momento della diagnosi. La chirurgia rimane oggi l’unico trattamento radicale per questa malattia. Nonostante ciò circa l’80% dei pazienti sperimentano comunque una recidiva entro 3 anni dal trattamento chirurgico.

La terapia è nella maggior parte dei casi multimodale. La chirurgia resta l’elemento terapeutico essenziale per garantire una sopravvivenza a lungo termine e una eventuale guarigione, ma non rappresenta più l’unica arma a disposizione per prolungare la quantità e la qualità di vita.

In base a dati epidemiologici del registro tumori degli Stati Uniti (SEER) relativi al periodo 2007-2009, l’1.47% della popolazione (1 persona su 68) nata in questi ultimi anni svilupperà un carcinoma del pancreas durante la vita, nella fascia di età più a rischio (tra 50 e 70 anni) lo 0.56% degli uomini e lo 0.40% delle donne. In ambito europeo, i dati dell’organizzazione non-profit inglese Cancer Research relativi all’anno 2008 mostrano che l’incidenza cresce in maniera lineare con l’età, a partire dai 40 anni con un tasso di medio standardizzato per età di 9 casi/100.000. La stima per l’Unione Europea (sempre relativa all’anno 2008) è di 70.000 nuovi casi. In Italia l’incidenza media standardizzata è di 9 casi/100.000 nelle donne e di 12 casi/100.000 negli uomini

Stime affidabili ritengono che l’adenocarcinoma pancreatico nel 2030 sarà secondo solo al carcinoma del polmone come causa di morte per tumore.

Negli ultimi 10-15 anni il panorama epidemiologico delle neoplasie pancreatiche è tuttavia radicalmente mutato. La causa va ricercata nella sempre maggiore diffusione e applicazione sul territorio di metodiche radiologiche avanzate (la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica), che hanno permesso di diagnosticare un cospicuo numero di neoplasie ritenute un tempo estremamente rare, tra cui le neoplasie cistiche e le neoplasie neuroendocrine.

Sino a oggi la metà dei tumori pancreatici dei pazienti sardi venivano operati presso strutture extra-regione, in particolare l’Istituto Pancreas di Verona, Centro di Riferimento nazionale per la chirurgia del pancreas riconosciuto a livello europeo e internazionale; la struttura ricovera ogni anno oltre 1200 pazienti da tutta Italia. La maggior parte degli interventi eseguiti dall’equipe è rappresentata dalle resezioni pancreatiche maggiori che raggiungono oggi nel loro insieme quasi 400 casi/anno, primo Centro Nazionale e tra i primi 5 nel mondo, cui si aggiungono oltre 2000 duodeno-cefalo-pancreasectomie (intervento demolitivo della testa del pancreas considerato tra i più difficili in ambito chirurgico) nell’arco degli ultimi 15 anni. Questa esperienza rappresenta una delle prime quattro al mondo ed è stata riconosciuta dal Council della European Hepato-Pancreato-Biliary Association (EHPBA).

La convenzione tra l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e l’Aoui di Verona definisce uno specifico protocollo diagnostico e assistenziale per i pazienti affetti da patologie del pancreas, delle vie biliari e del duodeno che potranno ora essere operati al Policlinico. Inoltre i pazienti operati a Verona potranno effettuare visite specialistiche e di follow-up presso l’AOU di Cagliari.

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Al Policlinico Duilio Casula verranno eseguiti gli interventi contro il tumore al pancreas. Grazie a un protocollo di intesa tra l’Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Cagliari e l’Azienda ospedaliero universitaria (Aoui) di Verona i pazienti potranno essere operati nell’Isola in sicurezza. È stato già avviato un intenso percorso di formazione dei chirurghi della Struttura complessa di Chirurgia Generale Polispecialististica diretta dal professor Pietro Giorgio Calò che si avvale della grande esperienza della struttura veronese, tra le più importanti al mondo a fare questo tipo di operazioni. 

Il primo intervento al Policlinico sarà venerdì 16 febbraio. Alle 8,30 entreranno in sala operatoria il professor Claudio Bassi, direttore della Chirurgia Generale e del Pancreas dell’Aoui (tra i massimi esperti mondiali di questo tipo di tumore), il professor Calò e il dottor Massimiliano Tuveri, chirurgo dell’Aoui. Sarà un’operazione particolarmente complessa, che durerà circa 5 ore, su un paziente affetto da tumore alla testa del pancreas. Di pomeriggio (alle 16.00, aula 1 asse E Cittadella Universitaria) professor Bassi terrà una lezione anche prendendo come punto di riferimento l’intervento della mattina. 

Il carcinoma pancreatico è una malattia molto aggressiva che al momento della diagnosi si presenta nell’80% dei casi in uno stadio molto avanzato. Rappresenta, nei paesi occidentali, la quarta causa di morte per tumore. In Italia si verificano più di 8mila nuovi casi l’anno, soprattutto nella popolazione adulta, e ancora di più in quella anziana. In Sardegna tra 70 e 100 pazienti ogni anno necessitano di un intervento per neoplasia del pancreas a cui si aggiungono i più rari (ma non eccezionali) casi di neoplasie delle vie biliari e del duodeno. Solo il 20% circa di questi tumori è asportabile radicalmente al momento della diagnosi. La chirurgia rimane oggi l’unico trattamento radicale per questa malattia. Nonostante ciò circa l’80% dei pazienti sperimentano comunque una recidiva entro 3 anni dal trattamento chirurgico.

La cura delle neoplasie pancreatiche è però possibile. La terapia è nella maggior parte dei casi multimodale. La chirurgia resta l’elemento terapeutico essenziale per garantire una sopravvivenza a lungo termine e una eventuale guarigione, ma non rappresenta più l’unica arma a disposizione per prolungare la quantità e la qualità di vita.

In base a dati epidemiologici del registro tumori degli Stati Uniti (SEER) relativi al periodo 2007-2009, l’1.47% della popolazione (1 persona su 68) nata in questi ultimi anni svilupperà un carcinoma del pancreas durante la vita, nella fascia di età più a rischio (tra 50 e 70 anni) lo 0.56% degli uomini e lo 0.40% delle donne. In ambito europeo, i dati dell’organizzazione non-profit inglese Cancer Research relativi all’anno 2008 mostrano che l’incidenza cresce in maniera lineare con l’età, a partire dai 40 anni con un tasso di medio standardizzato per età di 9 casi/100.000. La stima per l’Unione Europea (sempre relativa all’anno 2008) è di 70.000 nuovi casi. In Italia l’incidenza media standardizzata è di 9 casi/100.000 nelle donne e di 12 casi/100.000 negli uomini.

Stime affidabili ritengono che l’adenocarcinoma pancreatico nel 2030 sarà secondo solo al carcinoma del polmone come causa di morte per tumore. 

Negli ultimi 10-15 anni il panorama epidemiologico delle neoplasie pancreatiche è tuttavia radicalmente mutato. La causa va ricercata nella sempre maggiore diffusione e applicazione sul territorio di metodiche radiologiche avanzate (la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica), che hanno permesso di diagnosticare un cospicuo numero di neoplasie ritenute un tempo estremamente rare, tra cui le neoplasie cistiche e le neoplasie neuroendocrine.

Sino a oggi la metà dei tumori pancreatici dei pazienti sardi venivano operati presso strutture extra-regione, in particolare l’Istituto Pancreas di Verona, Centro di Riferimento nazionale per la chirurgia del pancreas riconosciuto a livello europeo e internazionale; la struttura ricovera ogni anno oltre 1200 pazienti da tutta Italia. La maggior parte degli interventi eseguiti dall’equipe è rappresentata dalle resezioni pancreatiche maggiori che raggiungono oggi nel loro insieme quasi 400 casi/anno, primo Centro Nazionale e tra i primi 5 nel mondo, cui si aggiungono oltre 2.000 duodeno-cefalo-pancreasectomie (intervento demolitivo della testa del pancreas considerato tra i più difficili in ambito chirurgico) nell’arco degli ultimi 15 anni. Questa esperienza rappresenta una delle prime quattro al mondo ed è stata riconosciuta dal Council della European Hepato-Pancreato-Biliary Association (EHPBA).

La convenzione tra l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e l’Aoui di Verona definisce uno specifico protocollo diagnostico e assistenziale per i pazienti affetti da patologie del pancreas, delle vie biliari e del duodeno che potranno ora essere operati al Policlinico. Inoltre i pazienti operati a Verona potranno effettuare visite specialistiche e di follow-up presso l’AOU di Cagliari.

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Sono stati eseguiti, per la prima volta in Italia, a Cagliari, dal servizio di Chirurgia Plastica e Microchirurgia del professor Andrea Figus del Policlinico Duilio Casula, due interventi di microchirurgia ricostruttiva del seno utilizzando contemporaneamente due lembi di tessuto (grasso e pelle) prelevati dall’interno delle cosce (PAP flap) delle pazienti e trasferiti, uniti insieme, nella regione mammaria per ricostruire un solo seno. Interventi che portano il servizio di Chirurgia Plastica e Microchirurgia della Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Cagliari in prima linea in Italia nella ricostruzione mammaria grazie alle innovative tecniche microchirurgiche, che ampliano le possibilità ricostruttive per le pazienti affette da tumore mammario.

La novità principale di questo tipo di interventi è che questi tessuti, dopo il trasferimento, restano vitali grazie al fatto che, lasciando intatti i muscoli, il chirurgo li preleva con un’arteria e una vena, del calibro di circa 2mm, che vengono anastomizzate, sotto il microscopio, con le arterie e le vene che passano vicino allo sterno. Sono stati utilizzati due lembi prelevati da entrambe le cosce per ricostruire un solo seno in ciascuna delle due pazienti. Entrambe le donne operate erano molto magre e avevano subito una mastectomia seguita da chemioterapia e radioterapia. 

Una ricostruzione con impianto protesico era fallita in precedenza e le possibilità ricostruttive erano limitatissime considerando le dimensioni del seno controlaterale. «Abbiamo valutato insieme alle pazienti – spiega professor Figus – soluzioni che potessero offrire una ricostruzione duratura ed un risultato soddisfacente e abbiamo optato per una ricostruzione nuova e complessa ma che, vista la nostra esperienza, abbiamo potuto eseguire con successo e sicurezza a Cagliari, per la prima volta in Italia».

A circa due mesi dall’intervento, le pazienti stanno bene e stanno ritornando velocemente alla loro vita quotidiana con grande soddisfazione. La microchirurgia ricostruttiva della Aou di Cagliari, in poco tempo, si sta affermando come uno dei servizi di eccellenza della sanità in Sardegna. La sua attività è unica nel suo genere e collabora con tutte le altre discipline chirurgiche, prime fra tutte la Otorinolaringoiatria e la Chirurgia Generale. In meno di 11 mesi sono stati eseguiti 54 interventi complessi con lembi microchirurgici, un numero altamente significativo per un centro Italiano appena costituito, che oggi grazie alla collaborazione con i reparti diretti da Roberto Puxeddu e Pietro Giorgio Calò sono diventati interventi di routine che portano la AOUCA ad essere un punto di riferimento in Sardegna per la ricostruzione della testa e del collo e della mammella.

«Oggi – dice ancora Andrea Figus – la chirurgia oncologica e la chirurgia traumatologica non possono prescindere dalla ricostruzione ed avere in Sardegna un centro di eccellenza che consente di offrire tutte le opzioni ricostruttive disponibili nel settore offre ai cittadini una opportunità di migliorare la qualità di vita associata alla sicurezza del trattamento oncologico». Questo, conclude, «è un passo concreto per rispondere alle esigenze dei pazienti sardi affetti da tumore mammario e della testa e del collo, che non devono essere costretti a ricercare trattamenti ricostruttivi costosi e difficili da affrontare al di fuori della Sardegna.»