25 November, 2024
HomePosts Tagged "Pietro Pittalis" (Page 20)

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

In Consiglio regionale prosegue il dibattito sul D.L. n. 176 “Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”.

Alla ripresa dei lavori, ieri pomeriggio, il presidente Ganau ha messo in discussione l’emendamento 2359 all’emendamento 1948 e ha dato la parola all’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) e Marco Tedde (Forza Italia), entrambi fortemente critici sulla formulazione delle norme relative all’istituzione dell’area metropolitana di Cagliari.

L’on. Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto: “In questo modo state surrettiziamente ripristinando le vecchie province. Sarebbe stata necessaria una norma transitoria, che non avete invece realizzato”. Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha annunciato il voto a favore.

L’emendamento 2359 è stato respinto.

Sull’emendamento 2360, relativo alle cosiddette “città medie”, l’on. Marco Tedde (Forza Italia) ha detto: “Non state facendo scelte strategiche ma scelte tattiche per accontentare qualcuno. Trentamila abitanti potrebbero essere un numero corretto o meno, dipende da come lo si intende”.

Anche l’on. Zedda (Forza Italia) ha preso la parola. “Quante città medie avete intenzione di realizzare in Sardegna? Ce lo fate sapere?”.

Sulle stesse posizioni l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) e Gianluigi Rubiu (Udc), che hanno parlato espressamente di “allontanamento dal processo di semplificazione annunciato da Pigliaru in campagna elettorale. Che cosa ce ne facciamo di un altro ente, che nulla c’entra con i problemi reali della gente’ mi fa specie che in questo consiglio ci siano sindaci che pure avvallano riforme così inutili”.  

Il sardista Angelo Carta ha aggiunto le sue perplessità: “Questa legge dà una certezza, ovvero la nascita della città metropolitana di Cagliari. Il resto sono una serie di illusioni, perché la città media la state inventando voi e niente vieta che ci sia il paese grande e la città piccola. E’ più coerente che questi poteri siano conferiti con un decreto legge dal Governo. Per questo voto a favore dell’emendamento”.

Favorevole anche il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori), che ha parlato del dimensionamento delle città, così come l’on. Stefano Tunis ha detto: “Questa maggioranza ha un problema di dimensioni perché parla solo di questo, con riferimento alle città sarde. L’ossessione del presidente Francesco Pigliaru è che ogni azione sia misurabile e sventura vuole che l’azione della Giunta sia misurabile solo con i numeri relativi. A voi non interessa il come organizzare gli enti locali ma interessa decidere chi è meno grande della città metropolitana”.

Secondo l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) “non saranno le città medie a risolvere i problemi dei cittadini. Tutto il resto della Sardegna diverso da Cagliari è paccottiglia da aggiungere all’area metropolitana, secondo voi”. Per l’on. Edoardo Tocco “sarebbe stato molto utile sentire il parere di qualcuno di voi e invece nulla, solo silenzio”.

Per il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, “l’articolo 2 è un pasticcio peggiore dell’articolo 1 perché per voi tutto ciò che non è Cagliari, ovvero il 90 per cento dei paesi della Sardegna, non ha dignità. Dove siete sovranisti e indipendentisti, che fate? Siete al servizio di altri che governano a Roma e scimmiottate quel che fanno in altre regioni italiane”.

L’on. Mario Floris (Uds – Misto) si è rivolto all’assessore agli Enti locali e ha detto: “Non vorrei che aver riportato in commissione la legge sia servizi a mascherare i limiti di una legge che stiamo vedendo”.

L’emendamento 2360 è stato respinto.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’emendamento 2361, soppressivo come i precedenti e relativo alla “rete urbana”. L’on. Tedde (FI) ha detto: “Siamo davanti a una tecnica normativa barocca, cosa vuol dire rete metropolitana? Non è una definizione politica, né sociale né urbanistica. Non esiste la rete metropolitana se non quella della metropolitana, nel senso dei trasporti. Non si può legiferare così”.

L’on. Luigi Crisponi (Riformatori) ha annunciato il voto a favore e così anche l’on. Ignazio Locci, che ha detto: “Avete parlato di rete urbana e città medie perché volete rispondere così alla città di Olbia e alla Gallura. Nulla di più. Noi abbiamo pensato che non è così  che si risponde alle esigenze sacrosante dell’area che più di tutte sta crescendo”.

Per l’on. Angelo Carta (Psd’az) “la rete urbana non è stata inventata solo per Olbia ma anche per Nuoro, che con Dorgali o con un comune confinante supera i trentamila abitanti. Ma quali sono i poteri di una rete urbana rispetto a quelli dell’Unione dei Comuni? Non si sa. Questa è demagogia pura”.

Secondo l’on. Gianni Lampis (Misto) “siamo davanti all’ennesima truffa, perché state scontentando tutte le zone interne della Sardegna”. Dello stesso parere l’on Rubiu (Udc), che ha detto. “I paesi sono il tessuto sociale della Sardegna e a loro dovremmo pensare scrivendo la riforma degli enti locali. Il vero obiettivo di questo provvedimento è invece la spartizione del potere”.

L’on. Tunis (Forza Italia) ha chiesto al presidente del Consiglio come debba essere intesa “Macomer” e ha presentato un emendamento orale sul punto. Anche l’on. Dedoni si è domandato il significato di “rete urbana. Non lo capisco e non comprendo cosa rappresenti. Manco voi lo sapete, però”.

Non è possibile fare leggi a richiesta di qualcuno, le leggi si fanno perché servono e non perché le chiede un sindaco appartenente a un partito”, ha detto l’on. Gianni Tatti, annunciando il voto a favore.

Per il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, “l’unica spiegazione possibile alla rete urbana è l’interpretazione che ne dà Wikipedia rispetto alle reti telefoniche e di telecomunicazioni. E’ evidente che siete competenti in materia e volete far baciare alcuni centri della Sardegna da questa legge. E’ intollerabile confinare Nuoro dentro una scatola vuota come la rete urbana”.

L’emendamento 2361 è stato votato e respinto.

Il presidente ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 2306, ed il primo firmatario, il consigliere del gruppo Misto, Paolo Truzzu (Fdi), è intervenuto per sostenere la soppressione della parola “contermine” alla lettera d) comma 1) dell’emendamento sostitutivo totale dell’articolo 2, presentato dal presidente della Prima commissione Francesco Agus e dal relatore della maggioranza, Roberto Deriu. Voto a favore è stato annunciato dal consigliere di Fi, Marco Tedde, («si usa la rete per accalappiare le volontà politiche e mi dispiace che non siano presenti in Aula i colleghi del Centro democratico che forse non sono stati accalappiati»).

Posto in votazione l’emendamento 2306 non è stato approvato (18 sì e 27 no) e quindi il presidente Ganau ha annunciato la votazione dell’emendamento 2309 (Truzzu e più). Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto favorevole per la soppressione della lettera e) comma 1): «E’un tentativo di presa in giro per il Nord Sardegna e la rete metropolitana è un atto di bullismo politico perché è un invenzione priva di contenuti». « Stiamo rappresentando una parodia dell’attività legislativa – ha concluso l’esponente della minoranza – e non è accettabile questo comportamento nei confronti dei cittadini del Nord Sardegna che meritavano di vedere riconosciuta la loro città metropolitana».

Paolo Truzzu (Misto-FdI) ha affermato che la legge del centrosinistra “scatena il campanilismo fine a se stesso e nella lettera e) c’è il tentativo di offrire un ciambella di salvataggio ai consiglieri di maggioranza del Nord Sardegna”. A favore anche il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta: «Giusto eliminare la parola “contermini” per non pregiudicare la collaborazione tra Nuoro e la Gallura».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento: «Non si può pensare che i cittadini del sassarese abbiano l’anello al naso e la maggioranza ha rifiutato il confronto politico sulla possibilità di inserire la seconda città metropolitana nel testo di legge».

Luigi Crisponi (Riformatori), ha dichiarato voto a favore “all’emendamento che interviene sul bestiario delle definizioni contenute da questa legge”. Il capogruppo Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto a favore ed ha introdotto il tema dei collegamenti con banda larga che – a suo giudizio – sarebbero riservati solo per i grandi agglomerati urbani.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ed ha affermato che le definizioni di rete urbana e rete metropolitana “sono state gonfiate nella comunicazione perché sono in realtà contenitori assolutamente vuoti”.

«La rete urbana – ha concluso l’esponente della minoranza – cerca di dare il contentino a qualche Comune, ben sapendo che niente cambia e nulla si ottiene rispetto al risultato di città metropolitana ottenuto da Cagliari. Tutto il resto è, infatti, solo schiuma propagandistica»

Il consigliere del gruppo Misto, Mario Floris (Uds), ha evidenziato “la resa totale da parte di quelle forze politiche che sembravano orientate a difendere gli interessi della Sardegna”. «Ma sui Comuni – ha tuonato l’ex presidente della regione – non vincerete». Floris ha concluso il suo intervento evidenziando come Sassari non ottenga il riconoscimento di città metropolitana mentre conta il presidente della Giunta, il presidente del Consiglio e una miriade di assessori: «E’ evidente che c’è qualcosa che non funziona. Riflettete!».

Posto in votazione l’emendamento 2309 non è stato approvato con 18 favorevoli e 30 contrari.

Annunciata la discussione dell’emendamento 2310, il primo firmatario Paolo Truzzu (Misto- FdI) è intervenuto per dichiarare il voto a favore; seguito dal consigliere Ignazio Locci (Fi) e da Marcello Orrù (Psd’Az) che ha insistito sulle penalizzazioni per il territorio del sassarese a fronte del perdurare di una visione politica cagliaricentrica. Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto a favore: «Questa legge aggrava le disparità tra i diversi territori e anche tra i disoccupati della Regione». Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis ha dichiarato voto a favore ed ha invitato la maggioranza a fermarsi e a ritirare il disegno di legge («squalifica la politica e non rende alcun servizio alla nostra Isola»). «Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a questo provvedimento – ha concluso Pittalis – che è discriminatorio e fa aumentare la conflittualità tra i diversi territori della Sardegna».

Marco Tedde (Fi) a favore della soppressione della lettera e): «E’ uno dei passaggi più offensivi verso il Nord Sardegna, uno sberleffo nei confronti di una parte dell’Isola».

Il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha espresso forti critiche alle istituende reti metropolitane: «Creano un ulteriore ingorgo amministrativo, mi chiedo cosa dovrà fare un’impresa o un privato per ottenere un’autorizzazione».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa ha dichiarato voto a favore: «Tra le tanti invenzioni di cui non sentiva il bisogno c’è certamente la rete metropolitana».

Posto in votazione l’emendamento n. 2310 non è stato approvato con 32 contrari e 19 a favore.

Subito dopo il Consiglio ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 2311 all’emendamento n. 1948.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha affermato che il senso della sua proposta è quello di «evitare l’approvazione di una nuova legge truffa, soprattutto nella parte in cui si parla di soppressione delle province, mentre anzi viene istituita la nuova provincia del sud Sardegna di cui faranno parte i comuni non compresi nell’area metropolitana». Con questa decisione, ha continuato, «sarà dura spiegare ai cittadini della Marmilla che dovranno andare a Carbonia per utilizzare servizi essenziali e gli stessi disagi toccheranno a cittadini di altre zone sfortunate dell’Isola, che resteranno tali».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha criticato con forza le norme transitorie della legge che «riportano in vita quelle province che saranno soppresse definitivamente dopo l’approvazione della riforma costituzionale; c’è poi una asimmetria dei tempi che porterà solo in Sardegna alla sopravvivenza di questi enti». Piuttosto, ha concluso, la vera emergenza della Sardegna, riguarda la verifica dell’efficienza della pubblica amministrazione sarda e, come dicono tutte le indagini, nel 2015 c’è stato un forte peggioramento rispetto all’anno precedente».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che «non c’era alcun bisogno di riesumare le province dopo il referendum del 2012, è una brutta pagina della politica sarda di cui il centro sinistra ha la responsabilità, con in più la faccia tosta di dire ai sardi perfino quali saranno le province soppresse stralciando la posizione di quelle cosiddette storiche».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha ricordato che, astrattamente, «gli ambiti territoriali strategici potevano essere un elemento positivo della legge, solo che poi vengono collegati alla soppressione delle province alla quali in pratica si sovrappongono del tutto, chiamando le province con un altro nome; per cui è giusta l’abrogazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’emendamento «giusto», per cercare di riportare un minimo di chiarezza in un testo «pieno di confusione e di espedienti tattici di basso profilo che, inoltre, dilata a dismisura il tessuto istituzionale (istituendo perfino una nuova provincia) che invece doveva essere snellito e semplificato».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato la scarsa chiarezza della legge al punto che, provocatoriamente, «sarebbe stato forse meglio ripristinare le vecchie province piuttosto che introdurre una articolazione pasticciata che oltretutto non decentra alcuna funzione, o anche fare di tutta la Sardegna una intera area metropolitana».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha lamentato «l’ennesima incongruità di una legge che crea una gerarchia fra i comuni ed ora anche fra gli organismi di aggregazioni, istituendo anche una specie di doppione delle province». Ma dove è finita, ha chiesto, «la razionalizzazione del sistema che era la vera necessità della Sardegna? Casomai gli ambiti territoriali strategici andavano dimensionati sulla base dei confini dei nuovi enti e non dei vecchi».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha rilevato la mancanza di una idea di fondo e di una prospettiva concreta della riforma proposta dalla maggioranza, che «non dice niente sul punto centrale che interessa davvero ai cittadini, cioè chi fa cosa, eppure la Sardegna ha avuto anni di tempo per progettare una riforma vera che, magari con pochi articoli, metta al centro il cittadino rispettando le vocazioni dei diversi territori».

Messo in votazione, l’emendamento è stato respinto con 19 contrari e 30 contrari.

Subito dopo è iniziato l’esame dell’emendamento n. 2362.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha criticato la violazione del principio di sussidiarietà, «mentre sarebbe stato utile ispirarsi ai modelli istituzionali più avanzati, in modo flessibile, istituendo nuovi organismi laddove c’è la necessità di gestire problemi comuni nell’interesse dei cittadini sardi». Questo è il grande obiettivo mancato della riforma, ha protestato Dedoni, «che divide le comunità e spinge ai margini della Regione le zone della Sardegna in cui si registra il maggiore ritardo di sviluppo».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha osservato che «l’emendamento ha lo scopo di impedire alla maggioranza di dire tutto ed il suo contrario, con riferimento all’art.44 dello Statuto che sancisce il decentramento delle funzioni dalla Regione agli enti locali; per questo è giusto abrogare il passaggio della riforma relativo agli ambiti territoriali strategici che invece consentono alla Regione di andare in controtendenza con un nuovo processo accentratore».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha chiarito che «si vuole incidere su una delle maggiori storture della legge che divide i cittadini sardi e che molto probabilmente sarà impugnata per l’istituzione di una nuova provincia che la legge Delrio vieta espressamente».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha dichiarato che «occorre richiamare la maggioranza alle sue responsabilità perché non solo questa legge è il tentativo fallito di organizzare in modo diverso la rete istituzionale regionale ma, come si vedrà più avanti, contiene interventi settoriali destinati a risolvere situazioni delicate sparse qua e là per la Sardegna».

Il consigliere Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha citato una recente dichiarazione del capogruppo del Pd Pietro Cocco a difesa dell’assessore dei Trasporti Massimo Deiana oggetto di un attacco del segretario del Pd Renato Soru. E’ l’ennesima mozione di sfiducia interna, ha detto polemicamente, «ma sarebbe ora di finirla perché tanto, se Deiana dovesse abbandonare la Giunta, continuerebbe a fare il consulente della Regione come ha fatto per vent’anni».

Messo in votazione l’emendamento è stato respinto con 18 voti favorevoli e 28 contrari.

Sull’emendamento 2314 (Truzzu e più) che prevede la soppressione all’art 2 comma 1 lettera g delle parole “sino alla definitiva soppressione delle stesse” sono intervenuti: Attilio Dedoni (Riformatori) che ha detto, riprendendo il tema sollevato dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, che questa legge aggrava anche il sistema dei trasporti. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che i trasporti sono argomento di estrema attualità. Questo tema ben si coniuga con la discussione in corso che riguarda la riorganizzazione territoriale. L’emendamento è stato bocciato (presenti 50, sì 18, no 32) .

Sull’emendamento 2486 (Tedde e più), che modifica l’articolo 2, comma 1 lettera B) e che prevede di intendere per città metropolitana di Cagliari i comuni compresi nelle province di Cagliari, Oristano, Carbonia Iglesias e Medio Campidano, è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che voterà a favore dell’emendamento prima di tutto per il rispetto della gerarchia delle fonti. Il disegno di legge non rispetta la legge nazionale. E’ d’accordo anche Ignazio Locci (Forza Italia). Paolo Truzzu (Misto) ha espresso parere favorevole e ha definito l’emendamento “una ciambella di salvataggio” che viene offerta alla maggioranza per superare il concetto di città metropolitana di Cagliari. Gianni Lampis (Misto) ha ricordato che in commissione la minoranza aveva proposto un dialogo ma non lo ha mai trovato . L’idea originale era quella di un’area metropolitana unica regionale, ma si poteva discutere anche sull’ipotesi di due città metropolitane. Invece, l’opposizione si è scontrata contro un muro. L’emendamento è stato bocciato (presenti 50, sì 19, no 31).

Sull’emendamento 2304 (Lampis e più) che prevede di sostituire la parola quarantamila a trentamila scritta alla lettera C del comma 1 dell’art 2 è intervenuto Paolo Truzzu (Misto) che ha fatto una riflessione sul numero degli abitanti che deve avere la “città media”. L’emendamento è stato bocciato (presenti 48, sì 17, no 30, 1 astenuto).

Sull’emendamento 2305 (Lampis e più), che prevede di sostituire la parola venticinquemila alla parola trentamila scritta nel comma 1 dell’articolo 2 lettera C,  è intervenuto Ignazio Locci che si è soffermato anche lui sul numero che devono avere le città medie. Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato che le città medie costituiscono un concetto tormentato per la maggioranza che si sforza di accontentare tutti. Questo Dl è un pasticcio normativo e se approvato sarà una delle leggi peggiori di questo Consiglio. L’emendamento è stato bocciato (presenti 48, sì 18, no 30).

Si è poi passati all’esame degli emendamenti (nn. 2476 e 2501) all’emendamento 1948. Il presidente Lai ha annunciato il ritiro degli emendamenti che sono stati fatti propri dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Ha quindi preso la parola il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi che ha sottolineato come l’emendamento 2476 bocci la previsione di una città media con 30mila abitanti e propone invece una quota pari a diecimila. “E’ un modo di dare dignità agli esclusi – ha detto Crisponi – per questo voteremo a favore».

Il presidente Ganau, tornato al banco della presidenza, ha quindi dato la parola al capogruppo del Psd’Az Angelo Carta: «Non capisco perché questi emendamenti siano stati ritirati – si è chiesto il consigliere sardista – si sta superando il ridicolo. State facendo diventare una barzelletta un argomento serio».

Marco Tedde (Forza Italia) ha sottolineato come gli emendamenti fossero finalizzati a dare il titolo di città medie anche a centri minori come Macomer. «Ci dispiace che oggi siano assenti i consiglieri che hanno presentato gli emendamenti – ha detto Tedde – prima si avanzano proposte di correzioni, corredate da dichiarazioni a mezzo stampa, e poi non ci si presenta in aula. Anche questo emendamento rientra in una legge priva di contenuti che vuole dare un contentino a tutti».

L’emendamento n. 2476 che è stato respinto dall’Aula con 44 voti contrari e 5 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori del Consiglio a giovedì mattina alle 10.00.

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sul disegno di legge di riforma delle autonomie locali.

Stamane il relatore Roberto Deriu (Pd) ha espresso parere contrario sulla maggioranza degli emendamenti, fatta eccezione per il n.1948 (primi firmatari lo stesso Deriu ed il presidente della commissione Autonomia Francesco Agus) che modifica il testo introducendo nel nuovo tessuto istituzionale le definizioni di “ambiti territoriali ottimali”, la “città metropolitana di Cagliari”, le “città medie”, le “reti urbane”, le “reti metropolitane”, gli “ambiti territoriali strategici” e le “zone omogenee”. Parere favorevole anche agli emendamenti, n. 2507, 2313 e 2485 che modificano in parte alcuni passaggi dello stesso emendamento principale.

Successivamente il presidente ha aperto la discussione generale sull’art 2.

Il consigliere dell’Udc Sardegna Peppino Pinna ha parlato di una Babilonia in cui fra l’altro «non si capisce perché si continui a parlare solo della città metropolitana di Cagliari senza distribuzione equa dei benefici». Pinna ha quindi rivolto un appello ai consiglieri regionali non di Cagliari «a riflettere sul loro ruolo e a chiedersi se stanno facendo il bene della Sardegna; provo molta amarezza per l’ulteriore marginalizzazione di molti territori dell’isola e per questo rilancio la nostra proposta di far diventare tutta la Regione area metropolitana, sarebbe l’unico strumento per annullare ogni discriminazione». I modelli possibili sono tanti, ha concluso, «ed abbiamo scelto il peggiore; soprattutto la sinistra ha tradito la sua storia».

Il consigliere sardista Marcello Orrù ha ribadito che insisterà su Sassari città metropolitana auspicando un ampio consenso, «perché Sassari è la seconda città della Sardegna ed è stata oggettivamente discriminata pur essendo il secondo capoluogo dell’Isola; qualcuno dice che attorno a Sassari nascerà una rete metropolitana ma è un surrogato che non convince soprattutto perché non consente l’accesso a finanziamenti straordinari ed in particolare europei». Perciò, a suo avviso, «istituire una seconda città metropolitana non ruberebbe risorse ad altri territori ma assicurerebbe uno sviluppo armonico a tutta la Sardegna; questa è la vera opportunità da cogliere evitando un disastro che travolgerebbe tutta la Regione e in particolare Sassari che non merita di essere affossata».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha manifestato l’impressione che «l’art.2 sia in realtà un’arma di distrazione dei consiglieri regionali e degli amministratori locali, con la sua mole eccessiva di contenuti dai quali non si intravede una logica chiara; emerge invece che è stata tradita la speranza di tanti per una legge che si poteva fare insieme dopo la decisione unanime di far ritornare il testo in commissione». Si è preferito, ha lamentato Locci, «regolare questioni interne alla maggioranza moltiplicando il concetto di città medie o manipolando a piacere il numero di abitanti necessario per ottenere questo status, ma soprattutto è stato clamorosamente mancato anche il grande obiettivo più volte annunciato della semplificazione». Noi, ha ribadito il consigliere, «abbiamo preso il confronto sul serio chiedendo di discutere della seconda città metropolitana, anche perché sarebbe stata una risposta sera al problema di superamento delle province, che invece si stanno riesumando cambiando alcuni termini e stravolgendo per l’ennesima volta il testo».

Il consigliere Michele Cossa, dei Riformatori sardi, ha condiviso alcune dichiarazioni del collega Locci, soprattutto per quanto riguarda la semplificazione che era il nocciolo della battaglia referendaria, dimenticando che le duplicazioni producono e moltiplicano l’inefficienza della pubblica amministrazione». Il testo, al contrario, « introduce una inedita gerarchia fra comuni, città medie ed altri contenitori come le aggregazioni di comuni, le reti metropolitane ed urbane e gli ambiti territoriali strategici (senza peraltro definirne le funzioni) che dividono i territori ed aumentano le differenze fra comunità, frutto di un lavoro che magari ha consentito a qualcuno di strappare qualche risultato fregandosene però del bene comune della Sardegna». Nel merito, secondo Cossa, «la confusione regna sovrana su politiche turistiche, ambientali, viabilità e presenza delle grande distruzione commerciale; tutto questo ignorando che si sta andando verso la definitiva cancellazione delle province dalla Costituzione».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Marco Tedde  che ha ribadito il giudizio negativo sul provvedimento. «Si tratta di un minestrone indigesto. L’articolo 2 contiene ingredienti fasulli e surrettizi che servono soltanto a giustificare il fine vero della legge: prevedere una sola città metropolitana con delle compensazioni prive di significato e di sostanza date agli altri territori per tacitarli. Di fatto – ha affermato Tedde – si disegna una Sardegna a trazione cagliaritana».

Secondo il consigliere forzista la differenza tra Cagliari e le città metropolitane d’Europa è diversa da quella tra Cagliari e Sassari. «Non si può svendere la Sardegna a un’idea che vede il capoluogo come città deus ex machina – ha concluso il consigliere azzurro – l’Europa ha disegnato uno sviluppo differente che prevedeva per la Sardegna due aree metropolitane».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha sottolineato la difficoltà a ragionare su un provvedimento non ancora definito. «I malumori della maggioranza hanno creato confusione ha detto Zedda – non si va verso la , per seguire una riforma nazionale state creando il caos».

L’esponente della minoranza ha poi accusato il centrosinistra di aver scelto un metodo che serve solo a salvaguardare gli equilibri interni anziché avviare un confronto serio con l’opposizione: «Pur di non scontentare nessuno avete presentato emendamenti impresentabili. C’è ancora il tempo per rivedere questa riforma, c’è la disponibilità della minoranza a discutere e ad individuare gli strumenti per arrivare ad una buona riforma. Altrimenti ciò che resterà ai sardi sarà un grande pasticcio».

Mario Floris (Uds) ha invitato i consiglieri di maggioranza a spogliarsi dalle vesti di appartenenza e guardare alla Sardegna. «La riforma costituzionale in atto limiterà fortemente la nostra autonomia – ha rimarcato Floris – noi non riusciamo a difendere gli interessi dei sardi». L’ex presidente della Regione ha ricordato il calendario proposto dall’attuale maggioranza a inizio legislatura: «La priorità erano le riforme – ha affermato Floris – si parlava di nuovo Statuto, legge statutaria, nuovo modello di Regione, organizzazione  degli enti e delle agenzie regionali. Su questi aspetti la risoluzione approvata dal Consiglio un anno e mezzo fa aveva trovato una sintesi. Oggi invece registriamo un totale scollamento tra presidente, Giunta e parlamentari sardi. La Regione è succube del potere centralista. La riforma costituzionale sottrae alla Regione le potestà in materia di enti locali. Nessuna voce ha difeso le prerogative dello Statuto».

Forti perplessità sono state espresse anche da Antonello Peru (Forza Italia) che ha bocciato senza appello il provvedimento in discussione: «E’ una legge che non fa bene alla Sardegna – ha detto l’esponente della minoranza – non si va verso la semplificazione ma si aumentano gli organi di governo e i conseguenti costi. Di fatto, si divide la Sardegna in due».

Rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza, Peru ha detto di aver intravisto nei loro visi un evidente imbarazzo: «E’ comprensibile, a tutti è capitato di fare gioco di squadra su provvedimenti sui quali non si era d’accordo ma quando si tratta di norme che segnano il futuro della Sardegna, in particolare del Nord Sardegna, è necessario fare una riflessione forte – ha affermato il consigliere di Forza Italia – non c’è Pigliaru o Renzi che tenga di fronte agli interessi del territorio. Auspico uno scatto d’orgoglio dei consiglieri del sassarese, sapete benissimo che città medie e reti metropolitane non servono a nulla, Sassari deve diventare città metropolitana».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’I), l’art 2 rappresenta un’occasione persa: «C’era la convinzione che questa fosse una legge fondamentale per il futuro dell’Isola, l’impressione è che si stia sfociando in un campanilismo fine a se stesso».

Truzzu ha sottolineato la necessità di pensare a un provvedimento complessivo per l’Isola e invitato la maggioranza a riportare la discussione sul testo originario dell’articolo 2 lasciando da parte gli emendamenti sostitutivi. «C’è troppa confusione – ha concluso l’esponente di Fratelli d’Italia – siete partiti con le grandi riforme economiche e sociali e poi avete introdotto termini e considerazioni che non hanno nulla a che vedere con la riforma Del Rio. Il caos regna anche in  materia di tasse, sanità e trasporti. Uscite da questa confusione per il bene della Sardegna».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha contestato i contenuti dell’art.2: «Si introducono nuove fattispecie con definizioni di nuovi enti – ha rimarcato Dedoni – in passato queste operazioni erano legate a grandi progetti di sviluppo come il Piano di Rinascita, questo oggi non avviene. State distruggendo la Sardegna, non state facendo il bene del popolo sardo. Farete meglio ad ascoltare ciò che dice il segretario del Pd in materia di trasporti. Dimostrate giorno per giorno la vostra pochezza. Le istituzioni non sono vostre, il popolo che vota vi caccerà».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc) ha parlato di occasione persa dalla politica “per decidere sull’organizzazione territoriale della Sardegna”. «Mentre la maggioranza – ha attaccato Rubiu – non ha perso l’occasione per fare un’altra pessima figura davanti al popolo sardo». Il capogruppo della minoranza ha quindi criticato aspramente il testo di legge: è complicato con una miriadi di modifiche che dimostrano che il centrosinistra è fuori dal tempo e scollegato dalla realtà.

Rubiu ha quindi definito “arrogante” la decisione di istituire una sola città metropolitana (Cagliari): «Noi diciamo che servono 2due città metropolitane, una al Sud e l’altra al Nord, ed in subordine siamo pronti a sostenere l’istituzione di un’unica città metropolitana comprendente l’intera Sardegna.  Gianluigi Rubiu ha quindi domandato quale futuro abbiano i commissari delle province e perché non si può procedere con le elezioni di secondo grado.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito il dibattito “surreale”, in riferimento alla scarsa risonanza che l’informazione continua a dare alle posizioni delle forze della minoranza ed ai ritardi denunciati in ordine ai ritardi della Giunta sia per quanto attiene la legge finanziaria e la conseguente autorizzazione all’esercizio provvisorio..

«Noi continueremo a fare la nostra battaglia in Aula – ha dichiarato Pittalis – e la porteremo anche nelle piazze dell’Isola e per questo invitiamo i consiglieri del centrosinistra a smetterla di fare la maggioranza a cagliari e l’opposizione nei territori dove sono stati eletti».

Il capogruppo di Fi ha quindi ricordato gli appelli rivolti da alcuni “padri nobili” della politica sarda (Beppe Pisanu, Pietro Soddu, Arturo Parisi, Angelo Rojch) perché si evitasse una riforma come quella che si va delineando. «Ma voi volete fare una riforma con la benda negli occhi e tappandovi il naso – ha incalzato Pittalis – senza tener conto che è una riforma che crea disequilibri e non già armonia nella nostra terra». L’esponente della minoranza ha dunque domandato in tono polemico dove siano finiti i sindaci di Sassari, Olbia, Alghero e di tutti quei territori che denunciavano lo scempio della riforma: «C’è un evidente deficit democratico che si ripercuoterà sui cittadini, sulle amministrazioni sui territori».

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione sugli emendamenti soppressivi totali n. 96 (uguale al 1057, uguale al 1455).

Il consigliere Ignazio Locci (Fi), ha dichiarato voto favorevole («perché questa è la negazione del dialogo e la maggioranza evita qualunque forma di confronto con le opposizioni»). Anche il consigliere Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto favorevole («gli emendamenti soppressivi rappresentano  elementi di giustizia nei confronti di questo minestrone: un pasticciaccio brutto che farebbe sorridere se non facesse piangere i territori  e i cittadini sardi».) «La città metropolitana di Cagliari – ha accusato l’esponente della minoranza – è il cuore del provvedimento e tale decisioni avrà conseguenze non solo politiche».

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, presentatore dell’emendamento soppressivo n. 96, ha evidenziato che fino a poco tempo fa “la parole d’ordine era semplificazione mentre  l’articolo 2 del Dl 176 è un monumento di segno inverso”. «Il livello intermedio che era rappresentato dalla Province – ha proseguito l’esponente della minoranza – è sostituito da una miriade di organizzazioni e l’articolo 2 è il trionfo del nominalismo: diamo cioè un nome a cose che non esistono nella realtà». Christian Solinas ha citato l’esempio delle “città medie”: «Esiste a livello europeo ma non rappresenta la realtà e le esigenze dei sardi».

Il consigliere del gruppo Misto, Gianni Lampis (Fdi) ha dichiarato voto favorevole alla soppressione dell’articolo 2. «La definizione di città medie (limite minimo di 10mila abitanti) ricorda quella delle pecore medie, quelle pecore che, la tradizione popolare individua in quelle che si distaccano dal gregge, perdono il senso dell’orientamento e non riescono a tornare all’ovile». «Rifiutiamo – ha concluso Lampis – l’escamotage caro alla maggioranza di fare tutti “fessi e contenti” e siamo contrari alla spartizione di piccoli “galloni” che servono a marcare il territorio e ad alcuni consiglieri di piantare una bandierina, contribuendo però in maniera nefasta alla sorti della nostra Isola».

Il capogruppo Gianluigi Rubiu (Udc) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento  che sopprime l’articolo 2: l’articolo è il cuore della legge perché rappresenta  l’elenco infinito della confusione e delle cose irrealizzabili. «Con questa legge – ha concluso Rubiu – spianate la strada alla nostra vittoria alle prossime e elezioni ed al nostro ritorno al governo dell’isola».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato voto a favore: con l’articolo 2 si introduce, infatti, un sistema confuso che è il contrario di ciò che si auspicava. «Una città metropolitana che passa da una visione ristretta ad una città metropolitana più ampia accentua, inoltre, contrapposizioni, divisioni e sospetti», ha proseguito il consigliere della minoranza «ma il problema grosso sono le province che voi dividete in soppresse e non soppresse mentre si deve abolirle tutte».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato voto favorevole all’abolizione dell’articolo 2: «Peggio dell’articolo 2 c’è solo il testo del sostitutivo totale proposto dalla maggioranza». «La Giunta ha rinunciato  all’esercizio delle proprie prerogative  ha dichiarato l’esponente della minoranza – e le definizioni contenute nell’articolo 2 evidenziano che l’azione della maggioranza sta nelle parole piuttosto che nei fatti: comincio domani è, infatti, il vostro slogan».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ricordando l’essenzialità del corretto esercizio della democrazia, «di cui molti si riempiono la bocca evidenziando la difficoltà di praticarla attraverso una vera partecipazione» ha criticato radicalmente la legge che «con l’art.2 traccia un quadro polverizzato e indistinto che fra l’altro nasconde la volontà di riproporre le province sotto altre forme».

Il consigliere sardista Angelo Carta ha osservato che «era giusto abolire il testo originario dell’articolo ma non con l’emendamento della maggioranza che è ancora peggiore, perché aggrava la situazione di molti territori, come il Nuorese e le zone interne, che stavano già morendo». Un Nuorese, ha insistito, «dove nei fatti si sta addirittura contraddicendo il documento sottoscritto il 17 dicembre scorso frutto del lavoro di ben 16 tavoli tematici coordinati dalla presidenza della Giunta».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rivolgendosi ai sardi che ascoltano il dibattito in Consiglio attraverso il web, ha ricordato che «ieri con l’art.1 si è parlato di comuni e città metropolitana mentre oggi si sta allargando il campo verso orizzonti sconosciuti attraverso la moltiplicazione di enti di vario genere e natura, dimenticando fra l’altro i lavoratori delle province soppresse per i quali non è stata spesa nemmeno una parola».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 30 voti contrari e 21 favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.1948 (Deriu-Agus) che introduce la definizione di una serie di nuovi ambiti istituzionali.

Sull’ordine dei lavori il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha evidenziato un errore tecnico nel testo (viene ripetuta per due volte la lettera “i”) che, a suo avviso, impedirebbe l’esame della proposta.

Il presidente ha ribadito la caratteristica sostitutiva totale dell’emendamento, chiarendo che non c’è nessun emendamento legato alla lettera “i” del testo e comunicando, comunque, che in attesa di una verifica più puntuale il dibattito può proseguire.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione dell’emendamento n. 2355.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito l’inutilità di una legge, «per tanti motivi fra i quali quello che privilegia la città metropolitana di Cagliari, scelta che cozza con la realtà e con i dati noti a tutti: aeroporti, porti, distretti industriali, parchi nazionali, traffico passeggeri (92% localizzato nel nord Sardegna), capacità ricettiva e molto altro».

Alessandra Zedda, anch’essa di Forza Italia, ha lamentato che «tutte le proposte della minoranza sono state ignorate, soprattutto in materia di semplificazione e di visione unitaria del territorio regionale, come sottolineato dal consigliere Tedde». Abrogare l’art. 2 è quindi, ha concluso, «opportuno e necessario».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha sottolineato che in discussione c’è un argomento importantissimo «che non può essere banalizzato dal fumo negli occhi contenuto nell’articolo, perché il testo taglia fuori dallo sviluppo intere zone della Sardegna». Per questo, ha proseguito, «non si può essere contrari ad una Sardegna come unica area metropolitana che assicurerebbe la crescita equilibrata di tutti i territori, anche perché non si capisce cosa guadagnino gli enti locali da una riforma che sulla carta dovrebbe essere destinata proprio a loro».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha ribadito la sua convinzione rispetto alla proposta di una seconda città metropolitana a Sassari e non è un tema di poco conto, ha affermato, «perché attorno a queste aree in Europa si sviluppa il 60% dei processi di sviluppo e quelle aree producono il 35 % del pil europeo; la discriminazione di Sassari è dunque inaccettabile e punitiva per tutto il nord Sardegna; la Regione si sta assumendo una responsabilità pensatissima di cui pagherà le conseguenze».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha detto che «ormai è molto chiaro che nel dibattito si è persa la politica che avrebbe potuto avere un grande ruolo, perché anziché cambiare questa legge al termine di un confronto sulle cose concrete si è scelto invece di agire con una logica partigiana ed unilaterale senza nemmeno provare ad ascoltare opinioni diverse; fra l’altro è una resa al centralismo statale da cui i sardi hanno tutto da perdere».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc Sardegna) ha apprezzato le dichiarazioni del presidente Ganau sul ruolo del Consiglio, rilevando però che nessuno della maggioranza le ha rilanciate. Nel merito ha criticato il testo «che divide la Sardegna ed alimenta le differenze di sviluppo fra territori, dando ragione in qualche modo a chi ritiene che la tutta politica non serva a niente».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) la proposta della maggioranza «è un esercizio di stile inutile che, al di là dei termini, complica gli stessi problemi che si propone di risolvere e soprattutto non aiuta i cittadini sardi a vivere meglio».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha criticato un articolo che, a suo giudizio, «nasconde una profonda lottizzazione del potere; l’idea di una sola città metropolitana è del tutto sbilanciata e non assicura servizi migliori ai sardi, questo è il vero tema e non certo quello di moltiplicare poltrone e posizioni di potere, questa in definitiva è la risposta che diamo alle migliaia di disoccupati e cassintegrati che aspettano un segnale dalle istituzioni».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo in luce che quello della Sardegna come unica area metropolitana «è un tema che la commissione ha affrontato per disinnescare alcuni effetti negativi della legge Delrio, che la Giunta invece ha deciso di accettare supinamente producendo un mostro giuridico; dobbiamo capire in altre parole che l’unica città metropolitana produce alcuni benefici ma provoca fortissimi squilibri».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ricordato che «la fretta nel voler approvare una legge purchessia è incomprensibile dopo che la scadenza è stata prorogata dal Governo nazionale, esistono perciò molte buone ragioni per chiedersi cosa racconteranno i cittadini del lavoro fatto dal Consiglio regionale e che giudizio daranno della Giunta Pigliaru».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha condiviso le dichiarazioni del presidente Ganau che tutelano il Consiglio ma, proprio per questo, «occorre che l’Assemblea non rinuncia al suo ruolo dimostrandosi capace di proporre una visione delle diverse leggi con l’obiettivo di fare un buon servizio alla comunità regionale; sotto questo profilo l’idea di una Sardegna unica area metropolitana è una buona idea che prefigura l’isola come una unica grande città unita».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha riconfermato la sua contrarietà ad una proposta come quella della maggioranza che divide la comunità regionale ed aggrava la situazione già difficilissima delle amministrazioni locali e dei lavoratori delle ex province.

Messo in votazione, l’emendamento n. 2355 è stato respinto con 31 voti contrari e 21 favorevoli.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento (n 2356) all’emendamento n. 1948.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole e invitato il centrosinistra a fare uno sforzo per migliorare la norma tentando di trovare in extremis una sintesi politica.

Michele Cossa (Riformatori) ha spiegato che l’emendamento n.2356 cerca di introdurre un elemento di semplificazione. «Per province soppresse si devono intendere non solo quelle di nuova istituzione (soppresse attraverso il referendum)  ma anche quelle storiche – ha detto Cossa – solo così si può restituire dignità ai territori che hanno fatto una battaglia contro le vecchie province».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato il risultato dei referendum che hanno cancellato le province sarde.  «Si tenta di far riemergere un vecchio assetto istituzionale ormai dimenticato – ha sottolineato il consigliere di minoranza – ricordo che nel 2012 oltre il 60% degli elettori sassaresi si sono recati alle urne per dire sì all’abolizione delle province. Ci opponiamo a questo tentativo di ostacolare la volontà popolare».

Secondo Gianni Lampis (Fd’I) non si vogliono sopprimere le province. «La sopprimenda provincia del Medio Campidano ha pubblicato un nuovo bando per la gestione della tesoreria dell’Ente fino al 2021 – ha rimarcato Lampis – la previsione della “Provincia Sud Sardegna” rappresenta l’istituzione di è un nuovo ente intermedio. Si torna, di fatto, alla situazione preesistente al 2005. Bisogna avere il coraggio di abolire tutte le provincie. Noi abbiamo detto che la soluzione è l’istituzione di un’unica città metropolitana che ricomprenda tutto il territorio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha definito l’emendamento sostitutivo totale n. 1948 “un’offesa a chi sa scrivere”. Per questo, ha annunciato il voto favorevole alla proposta di sopprimerlo e sottolineato la necessità di far chiarezza.

Per Marco Tedde (Forza Italia) l’emendamento n.2356 tenta di far giustizia cancellando una norma barocca. «L’emendamento sostitutivo n.1948 non menziona i paesi contrariamente a quanto fa l’articolo 1(emendato). Non si può ignorare un termine che la maggioranza ha introdotto nella legge. L’articolo 2 va soppresso completamente perché contiene troppi bizantinismi».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha suggerito di cambiare il titolo dell’art 2. «Anziché di definizioni occorrerebbe parlare di recinti – ha detto Carta –  questa norma ricorda il far west: ci sono miniere d’oro, villaggi, riserve indiane, territori di caccia. Si individuano recinti, viene fuori che i sardi sono divisi: chi è forte continua ad esserlo, chi è debole è destinato a perire».

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n.2356 che è stato respinto con 27 voti contrari e 22 a favore.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento (n. 2357) all’emendamento n. 1948.

Marco Tedde (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore: «Non ci stiamo a dividere la Sardegna. Se non c’è uno sviluppo armonico soffrirà anche il Sud – ha sostenuto l’esponente azzurro – una Città Metropolitana non riuscirà a sopperire alle carenze dell’Isola».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha accusato la maggioranza di un cambio di rotta improvviso sulla riforma degli enti locali. «Si doveva ragionare su Unioni dei Comuni, Province e Città Metropolitana – ha detto Locci – in seguito vi siete presentati con altre soluzioni che impediscono un dialogo. La sensazione è che non vogliate disturbare il Grande Manovratore».

Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «la Sardegna non ha bisogno di due velocità. Per evitare la marginalizzazione delle zone interne occorre istituire o due grandi aree metropolitane o un’unica Città Metropolitana».

Di “supponenza di maggioranza” ha parlato invece il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni: «Non è pensabile – ha rimarcato – che non si riesca a trovare una condivisione su un tema come questo. Le istituzioni rappresentano un bene comune».

Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento spiegando che  non sarà possibile parlare di ambito ottimale «perché i protagonisti (i Comuni) non potranno esercitare fino in fondo le loro funzioni».

Giudizio condiviso dal collega di partito Christian Solinas che ha rinnovato l’invito alla maggioranza a riflettere sulla proposta di istituire un’unica Città Metropolitana: «Non è vero che non si può fare – ha detto il consigliere sardista – la Città metropolitana di Torino ne è l’esempio. Una dimensione di quel tipo consentirebbe di risolvere i conflitti territoriali. Il tema della ripartizione delle competenze resterà».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.2357 che è stato respinto con 31 no e 21 sì.

Sull’emendamento 2358 è intervenuto l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), che ha detto: “Sarebbe stato più corretto non prevedere questo meccanismo che obbliga i Comuni alle gestioni associate delle loro funzioni fondamentali. Questa imposizione non consentirà ai piccoli comuni di lavorare bene”.

Sempre dall’opposizione, l’on. Tedde ha annunciato il voto favorevole “su una delle parti più bizantine di questo testo di legge, con voli sintattici e dialettici di non scarsa rilevanza”.

Per l’on. Michele Cossa (Riformatori) “il rinvio di un anno dei termini per le gestioni associate rappresenta un punto importante, come ha appena affermato il collega Locci. Si perdono invece nel testo che discutiamo tutti i riferimenti storici mentre rischiamo che proliferino le unioni di Comuni”.

E’ intervenuto anche il primo firmatario, l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha detto: “Queste norme sono un capolavoro, richiamano in legge persino le caratteristiche sociali. Che vuol dire rispetto a un Comune “la caratteristica sociale?” Avete elaborato delle aggettivazioni  così generiche che non state definendo nulla. Ci volete dire che cosa state approvando? Grazie”.

L’emendamento 2358 è stato poi respinto.

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regiunale ha approvato il disegno di legge di autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2016. Via libera anche all’esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio regionale. 

Aprendo la discussione generale, il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha ricordato di aver avuto il testo da pochissimo tempo, sottolineando che «è vero che c’è per la prima volta il bilancio armonizzato ma è vero anche che abbiamo appena approvato una norma che introduce un aumento dell’addizionale Irpef e l’azzeramento dello sconto Irap che per noi è illegittimo; quindi ci potrebbero essere ricadute sull’approvazione dell’esercizio provvisorio, su questo quesito abbiamo sollecitato chiarimenti che non ci sono stati forniti».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù ha affermato che nella legislatura precedente, ha ricordato, «il centro sinistra gridava allo scandalo per qualche giorno di ritardo nella presentazione della finanziaria, mentre ora a parti rovesciate succede la stessa cosa e però si chiede la collaborazione della minoranza». In realtà, ha sostenuto Orrù, «si parla di istruzione e si chiudono le scuole, si annuncia sviluppo ma si aumentano le tasse, si blandiscono gli Enti locali ma poi si taglia il fondo unico, si difendono i servizi sanitari ma si chiudono molti punti nascita nelle zone più svantaggiate dell’Isola, mentre le contestazioni sull’operato dell’esecutivo crescono anche all’interno della stessa maggioranza, come testimoniato dai recenti interventi dell’on. Roberto Capelli». Sono tutti temi, ha concluso il consigliere, «che affronteremo compiutamente a breve con il dibattito sulla legge finanziaria, che per la Sardegna non promette niente di buono».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ripreso alcune argomentazioni della consigliera Zedda, con riferimento alla possibilità che con l’esercizio provvisorio si possano spendere le risorse disponibili solo per dodicesimi, osservando che «col bilancio armonizzato il pareggio è implicito, essendo stato costruito comprendendo al suo interno la manovra fiscale, per cui i dubbi di legittimità sulla manovra si estendono necessariamente anche al provvedimento sull’esercizio provvisorio ed alla sua veridicità». «Pertanto – ha concluso – non ritengo che si possa procedere oltre ed anzi sarebbe necessario un parere di legittimità degli uffici».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «l’esercizio provvisorio viene definito un atto tecnico ma sul piano politico non può passare sotto silenzio il fatto che la manovra finanziaria arriva in Consiglio l’11 gennaio nonostante le ripetute assicurazioni della Giunta sul rispetto dei termini, ritardo che peraltro si somma a quello dell’esercizio precedente». «Questo dato – ha lamentato – non può essere derubricato ad un fatto tecnico, emerge invece che non c’è la capacità di affrontare le emergenze e nemmeno quella di sbrigare gli affari correnti; noi abbiamo dato il nostro assenso all’applicazione dell’art. 102 per senso di responsabilità ma questo non può nascondere evidenti responsabilità politiche, le stesse responsabilità che restano in capo alla Giunta e non possono essere scaricate sul Consiglio come fa il presidente Francesco Pigliaru con le consuete dichiarazioni alla stampa». Se ritenete urgente la finanziaria, ha proseguito Pittalis lanciando una sorta di provocazione, «cominciamo domani ad esaminarla e sospendiamo il percorso della riforma sugli Enti locali ma, al di là di questo c’è poi un problema di merito che sottoporremo anche al Governo nazionale perché le maggiori entrate provenienti dalla manovra fiscale, a nostro giudizio, non potevano essere inserite in bilancio». Se non volete ascoltare la nostra voce, ha esortato il capogruppo di Forza Italia, «ascoltate almeno quella di alcuni sindacati e delle categorie produttive che invitano la Giunta a fermarsi perché sta imboccando una strada sbagliata per la Sardegna».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, ha definito il dibattito sviluppatosi in Consiglio una specie di «assaggio» del dibattito sulla finanziaria che nella seduta odierna non è all’ordine del giorno. «La manovra – ha ricordato – è stata presentata da pochissimo e l’esercizio provvisorio è una necessità, se poi si rendessero necessarie correzioni saranno introdotte durante la finanziaria». «Quanto alla manovra non presentata a settembre – ha proseguito Paci – è accaduto anche in passato e forse occorre chiedersi se ha senso presentare una manovra quando ancora non si conoscono i contenuti della finanziaria nazionale da cui quella regionale dipende».

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente ha dichiarato chiusa la discussione generale ed ha messo in votazione il passaggio agli articoli, che il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’art.1.

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha ricordato che l’assessore Paci ha annunciato «una finanziaria di sviluppo per l’economia sarda ma per noi è il contrario, è invece una mazzata molto pesante per il sistema produttivo regionale in un quadro di forte aumento delle tasse». «Inoltre – ha detto ancora Cossa – al danno si aggiungerà la beffa perché a nostro avviso anche i calcoli sono sbagliati perché il gettito sarà di molto inferiore a quello previsto e precipiterà da oltre 100 a circa 19 milioni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha criticato con forza quella che ha definito “la vulgata” di questi giorni secondo la quale in Sardegna «c’è una Giunta che va al massimo ed un Consiglio lumaca, questa è una lettura distorta che contraddice la realtà e va sottolineato fra l’altro che il Consiglio rappresenta i sardi mentre la Giunta è composta da nominati». Nei fatti, inoltre, Tedde ha rilevato molte contraddizioni, perché «i consiglieri non hanno neppure la disponibilità del testo del disegno di legge riguardante l’esercizio provvisorio e tantomeno della finanziaria». Di questi documenti fondamentali si conosce solo quanto appreso dagli organi di stampa, ha protestato il consigliere, «ma c’è comunque una certezza: la manovra è stata criticata in modo molto pesante dalle organizzazioni sindacali per la sua incapacità di trovare una risposta alla crisi economica e si muove in una cornice è molto asfittica, dove sono presenti pesantissime stangate fiscali su famiglie ed imprese che avranno un forte effetto depressivo sul sistema regionale».

Il consigliere del gruppo Misto, Paolo Truzzu (FdI), in premessa del suo intervento ha osservato – sul metodo –  che l’Aula discute un provvedimento che prevede l’autorizzazione all’esercizio provvisorio senza però avere la possibilità di conoscere la proposta di legge della finanziaria approvata dalla Giunta regionale.

A giudizio del consigliere di minoranza  non si seguono «le più elementari regole di correttezza istituzionale e si procede in maniera poco chiara e corretta». «In questi giorni – ha proseguito l’esponente di Fratelli d’Italia – le dichiarazioni di Paci e Pigliaru sono le stesse dello scorso anno e si incentrano su rigore e sviluppo». «Termini – ha proseguito Paolo Truzzu – a cui nessuno crede perché lo s corso anno siete stati smentiti dai fatti». Truzzu ha quindi sottolineato come, con la legge degli Enti locali ancora da approvare, il termine del 29 febbraio, indicato nel provvedimento, non è congruo ed ha così concluso: «Non è vero che il Consiglio non ha voglia di lavorare ma è la Giunta che non rispetta i tempi e non consente al consiglio di lavorare».

Il consigliere del gruppo Misto, Mario Floris (Uds), ha evidenziato come “per la prima volta nella storia dell’Autonomia la richiesta di autorizzazione all’esercizio provvisorio arrivi all’esame dell’Aula con la procedura d’urgenza e cioè con il ricorso all’articolo 102 del regolamento interno del Consiglio”. L’esponente della minoranza ha quindi invitato la Giunta a posticipare i termini da febbraio a marzo 2016.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’articolo 1 (Esercizio provvisorio) che è stato approvato con 29 voti favorevoli, 7 contrari e 14 astenuti.

Posto in votazione anche l’articolo 2 (Entrata in vigore) è stato approvato con 31 voti a favori, 16 no e 5 astenuti. Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dichiarato aperta la votazione finale sul testo di legge che è stato approvato con 31 sì, 19 no e un astenuto.

Il consigliere questore, Pier Mario Manca (Sovranità, democrazia e lavoro) ha quindi illustrato a nome del collegio dei questori l’esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio regionale ed ha svolto alcuni brevi considerazioni. «Un bilancio stringato e senza orpelli – ha dichiarato il questore Manca – che rispetto al 2015 non rappresenta variazioni di rilievo: in aumento il capitolo per espletamento dei concorsi (più 300mila euro) e il fondo per l’ottimizzazione del uffici: 400mila euro». «L’avanzo dell’amministrazione – ha concluso Pier Mario Manca è pari a 2.300.000 euro»

Aperta la discussione, non essendoci iscritti a parlare, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha posto in votazione l’articolo unico di approvazione dell’esercizio provvisorio del bilancio del Consiglio che è stato approvato con 50 favorevoli e 2 astensioni.

L’Aula è quindi passata all’esame del disegno di legge di riordino degli enti locali, la cui discussione era stata sospesa nella seduta del 17 dicembre 2015 e il testo rinviato in Commissione Autonomia.

Su questo aspetto è intervenuto il consigliere dell’Uds Mario Floris che ha chiesto chiarimenti sull’esito delle interlocuzioni in Commissione e sul raggiungimento di eventuali accordi tra maggioranza e opposizione.

Alla sollecitazione del consigliere Floris ha risposto il presidente del parlamentino dell’Autonomia Francesco Agus: «Non era compito della Commissione trovare una sintesi ma fare chiarezza su alcuni emendamenti sostitutivi totali presentati dalla maggioranza – ha detto Agus – le differenze sul testo permangono ma rimane ferma la volontà della maggioranza di arrivare ad una riforma condivisa».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento (n. 2300 Truzzu-Lampis) all’emendamento 1947 che è stato respinto con 32 voti contrari e 20 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento (n. 2347 Pittalis e più) all’emendamento n. 1947. Ignazio Locci (Forza Italia) ha bocciato il testo dell’art.1 e dell’emendamento sostitutivo totale presentato dal centrosinistra. «Questa legge non contiene grandi riforme economiche e sociali – ha detto Locci – si tratta di un semplice appiattimento della maggioranza sulle posizioni del governo nazionale, la risposta ad un ordine preciso del presidente Renzi. Se non cade questo presupposto non si può avviare un confronto serio sulle grandi questioni».

Michele Cossa (Riformatori) ha criticato la formulazione del comma 4 dell’emendamento n. 1947. «Vorremmo capire il senso di questa proposta – ha detto Cossa – cosa significa riconoscere l’autonomia, l’autodeterminazione, l’associazionismo e la partecipazione democratica? Per affermare questi principi non c’è bisogno di una norma, il testo va asciugato eliminando i barocchismi».

Mario Floris (Uds)  ha annunciato il suo voto contrario a tutti gli emendamenti: «E’ l’unico modo di manifestare la mia contrarietà alla legge – ha rimarcato Floris – è un provvedimento non emendabile che legifera su una materia che sta per essere oggetto di una riforma costituzionale. Questa legge porterà gravi danni alla nostra economia. Prima di pensare agli Enti locali occorre definire un nuovo modello di Regione».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) il comma 4 dell’emendamento n.1947 va abolito perché «non si capisce cosa disciplini. E’ una fattispecie astratta, eterea. La norma va cassata perché utilizza una tecnica legislativa che non può produrre buoni frutti».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato di comprendere l’imbarazzo dell’on. Floris ma – ha sottolineato – «gli emendamenti sono l’unico strumento per tentare di convincere la maggioranza a confrontarsi. C’è forte preoccupazione di dover esaminare un articolo 1 che contravviene totalmente alla nostra autonomia. Si cita la Costituzione ma non si tiene conto dello Statuto. Non c’è un senso logico in tutto l’articolo 1, l’emendamento 1947 stravolge inutilmente il testo originario».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha bocciato senza mezzi termini il contenuto dell’emendamento n.1947. «Non se ne capisce la ratio – ha detto Pittalis – il comma 4 sembra voler esaltare l’autodeterminazione e l’autonomismo. In realtà tutte le funzioni rimangono in capo alla Regione, non si attua il decentramento amministrativo ma si afferma il principio centralistico. Dov’è l’autodeterminazione?».

Il presidente Ganau ha quindi messo un votazione l’emendamento n. 2347 che è stato respinto con con 30 voti contrari e 18 a favore.

Si è passati poi all’esame dell’emendamento (n. 2349) all’emendamento n. 1947.

Ignazio Locci (Forza Italia), dopo aver ribadito che la norma non contiene principi di grande riforma economica e sociale, ha accusato la maggioranza di aver rinunciato ad andare oltre la cornice imposta dalla riforma Del Rio. «Come può il relatore di maggioranza caricare la croce sulla minoranza – ha detto Locci – certi gruppi politici che chinano il capo davanti alla imposizioni romane dovranno fare i conti con la propria coscienza indipendentista. Qui si rinuncia alla discussione e non si tiene conto nemmeno delle peculiarità orografiche della nostra Regione».

Michele Cossa (Riformatori)ha suggerito di modificare l’articolo nella parte in cui si parla di città e paesi. «Non ha senso parlare di paesi e non di comuni. Si fa un miscuglio di tante cose rischiando di produrre danni seri».

Gianni Tatti (Udc) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento n. 2.347. «E’ assurdo dichiarare che si vuole semplificare la relazione tra enti e puntare sull’uniformità dei livelli dei servizi essenziali. Il Consiglio deve fare un passo indietro. Conoscete la Sardegna? Qui si rischia di continuare a spopolare le zone interne e creare una regione per poli. Basta con questa presa in giro per le popolazioni».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a parlare chiaro: «L’emendamento sostitutivo totale dell’art. 1 presentato dal centrosinistra è contraddittorio – ha sottolineato Tedde – prevede un esercizio a titolo gratuito di alcune funzioni ma di fatto, attraverso una formula fumosa, introduce un rimborso spese».

Secondo il capogruppo dell’UDC Gianluigi Rubiu, il comma 5 dell’emendamento n. 1947 rappresenta degnamente «una legge archeologica, imbarazzante e offensiva per la Sardegna e soprattutto per i Comuni. La Regione non valorizza le comunità locali ma impone obblighi».

Mario Floris (Uds) ha invece chiesto chiarimenti sul Disegno di legge approvato dalla Giunta nel 2014 che istituisce l’Osservatorio regionale per il riordino delle funzioni delle autonomie locali. «Da chi è formato questo Osservatorio – ha chiesto Floris – quale attività ha svolto?»

Christian Solinas (Psd’Az) ha invitato la maggioranza a pensare ad un testo di legge più snello. «Non è tempo di pensare a un sistema complessivo di riordino – ha detto Solinas – facciamo oggi un testo di legge che adempia alle esigenze di questa particolare fase storica e rimandiamo la riforma di senso più compiuto al momento in cui si parlerà di riassetto degli enti locali». Il consigliere sardista ha poi chiesto chiarimenti sull’interpretazione dell’art.34, comma 3, del Regolamento consiliare che prevede l’apertura della sessione di bilancio dopo la trasmissione della legge finanziaria al Consiglio regionale. «Se il DL della Giunta è stato trasmesso – ha affermato Solinas – la discussione della riforma degli enti locali deve essere sospesa». A Solinas ha replicato il presidente Ganau: «La sessione di bilancio si aprirà al momento dell’assegnazione della finanziaria alla Commissione competente. Sul testo si faranno prima le opportune verifiche per la valutazione di eventuali norme intruse».

E’ quindi intervenuto il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) secondo il quale l’articolo 1 della legge va soppresso. «Questa norma afferma il falso quando parla di servizi uniformi in tutto il territorio regionale. La realtà è diversa, ci sono territori lontani dal capoluogo che sono ulteriormente penalizzati».

Di “enfatizzazione del nulla” ha parlato invece il capogruppo di FI Pietro Pittalis. «Affermate di voler tutelare città e paesi – ha detto Pittalis – siate almeno un po’ originali e chiamatele biddas, utilizzate il sardo, lingua dimenticata dal centrosinistra. L’assessore Demuro, professore di valore, farà fatica a spiegare ai suoi studenti questa norma scritta con i piedi».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.2349 che è stato respinto con 30 voti contrari e 20 a favore.

Aperta la discussione sull’emendamento all’emendamento n. 2477 è intervenuto il primo firmatario e capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, che ha spiegato come l’obiettivo della modifica proposta sia l’introduzione al comma 1 dell’articolo 1 dell’emendamento 1947 le disposizioni di cui all’articolo 10 comma 1 lettera a) dello Statuto, per garantire interventi adeguati sul piano della fiscalità.

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto a favore e ha definito “importante” la proposta avanzata da Carta. «Riflettete – ha concluso l’esponente della minoranza rivolta al centrosinistra – e non utilizzate l’articolo 10 dello Statuto solo per aumentare imposte e tasse ai cittadini sardi».

Posto in votazione l’emendamento 2477 non è stato approvato dall’Aula con 18 favorevoli e 29 contrari.

Annunciata la discussione sull’emendamento n. 2354, il presentatore Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ne ha comunicato il ritiro ma l’emendamento è stato fatto proprio dal capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato voto a favore ed ha affermato che il ritiro della modifica e la bocciatura dell’emendamento 2477 “certifica l’indifferenza della giunta verso qualunque ipotesi di modifica anche minima al provvedimento in discussione”.

Posto in votazione, l’emendamento 2354 non è stato approvato con 31 contrari, 17 favorevoli e 3 astenuti.

Aperta la discussione sull’emendamento 2345 (Marco Tedde e più) il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci ha dichiarato il voto favorevole e ha rivolto un richiamo alla maggioranza: con questa norma state azzoppando il sistema degli Enti Locali.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto  a favore: puntiamo ad integrare una norma “monca” che laddove avrebbe dovuto citare la legge Delrio non lo fa.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato voto a favore ed ha espresso apprezzamento per il comportamento tenuto dall’opposizione:è giusto puntualizzare con forza gli argomenti oggetto degli emendamenti.

Posto in votazione, l’emendamento 2345, non è stato approvato con 30 contrari e 19 a favore.

Aperta la discussione sull’emendamento n. 2346, il consigliere Mario Floris (Misto-Uds) ha richiamato l’attenzione della Giunta sul contenuto dell’articolo 30 della legge Delrio che incide – a suo giudizio – sulle competenze regionali.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento che mira – a suo giudizio – a conferire ai comuni della Sardegna quella libertà che la proposta della giunta nega. «Vogliamo dare ai comuni la possibilità di aggregarsi intorno a concetti tematici e concreti», ha concluso il consigliere della minoranza.

Posto in votazione, l’emendamento 2346, non è stato approvato con 28 contrari, 19 favorevoli e 1 astenuto.

Aperta la discussione sull’emendamento 2352 (Augusto Cherchi e più), il presidente ha richiamato  il parere favorevole della commissione ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è intervenuto per richiamare l’attenzione sull’emendamento presentato dal consigliere Augusto Cherchi, perché aggiunge al comma 3 dell’emendamento n. 1947 i termini “la città metropolitana”. «Cioè – ha dichiarato Pittalis rivolto alla maggioranza – avete già stabilito che in Sardegna ci debba essere una sola città metropolitana e così coloro che nutrivano aspettative per la città metropolitana del centro nord vedono vanificare tale l’ipotesi». Il capogruppo della minoranza ha concluso con l’invito al ritiro dell’emendamento.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha dichiarato di fare proprie le considerazioni del capogruppo Pittalis: «Siamo sgomenti perché la maggioranza non vuole tenere conto delle volontà dei sindaci e denota assoluta mancanza di rispetto verso i territori, introdurre con un “emendamentino” una sola città metropolitana significa assumersi una grande responsabilità politica nei confronti del Nord e del centro della Sardegna».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha dichiarato voto contrario ed ha rivolto l’invito a tutti gli eletti nel sassarese a votare contro l’emendamento: «E’ evidente che c’è chi vuole solo Cagliari città metropolitana escludendo il resto della Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «la maggioranza ha fatto orecchie da mercante dopo le finte aperture manifestate più volte, ha riposto con la logica del muro contro muro alla proposta di un riequilibrio territoriale; il governatore, in particolare, si è appiattito sulle posizioni del presidente del Consiglio e le cosiddette reti metropolitane, sotto questo profilo sono una funzione, questa è la riposta tombale alle aspettative di sviluppo e di equità del Nord Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha annunciato il voto contrario rimarcando che «una sola città metropolitana per la Sardegna è un danno per i sardi, si potrebbe semmai scrivere della Sardegna e non di Cagliari come ha fatto il Friuli ma così è un atteggiamento di netta chiusura che è inaccettabile perché divide la comunità regionale e rappresenta una ingiustizia palese per tutti i sardi».

Il consigliere Angelo Carta, del Psd’Az, ha detto che, per certi aspetti, «un articolo plurale o singolare ci conduce chissà dove ma non si tratta di un errore, è voluto e vuol dire che la maggioranza ha trovato la quadra ma allora lo dica al Consiglio e si proceda in un altro modo, è un gesto dovuto ed un dovere di chiarezza verso tutti i sardi, dopo tutti gli incontri che si sono fatti in tutta l’Isola».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha ricordato che «l’opposizione ha fatto molte proposte in commissione ma non sono state accolte con motivazioni pretestuose; la maggioranza ha invece preferito procedere in modo opposto, partendo da città metropolitana ed altre definizioni più o meno simili che, in realtà, concorrono a creare del tessuto istituzionale della Sardegna un mostro di cui nessuno conosce compiti e competenze».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.2352 (che aggiunge al comma 4 dell’art. 1 su oggetto e finalità le parole “la città metropolitana”) che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 19 contrari.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento n.2319 che sancisce la volontà della Regione di “evitare le disparità fra i territori”.

Il consigliere Ignazio Locci, di Forza Italia, ha parlato di una pezza con cui la norma cerca di dire una cosa per far dimenticare che agisce in modo contrario. «Sfugge fra l’altro – ha sostenuto – che il Governo ha deciso con il cosiddetto mille proroghe di prolungare di un anno l’entrata in vigore delle gestioni associate dei servizi, col risultato della ulteriore marginalizzazione dei piccoli comuni, in controtendenza rispetto al principio di sussidiarietà, e dell’aumento dell’antipolitica».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha messo in evidenza che la proposta «è uno spunto per rilevare la contraddizione terminologica fra città e paesi, mentre nel merito inoltre si parla da un lato di pari opportunità per i comuni nell’accesso ai servizi, creando in realtà nuova confusione».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha definito «velleitario e generico il principio enunciato di superare le disparità fra i territori, il solito buon proposito che non ha significato in una legge di riforma che manca completamente della concretezza legislativa che si attendono i cittadini».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha affermato che l’emendamento «può anche avere finalità nobili ma va in netto contrasto con quanto approvato prima, quando è stato piantato un paletto che crea una vera disparità fra territori ed un reale disequilibrio fra sud, centro e nord della Sardegna, un qualcosa di cui il centro sinistra deve vergognarsi».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha criticato l’ennesima imposizione di una norma che «cerca di mettere un rattoppo alla disparità fra territori sancita per legge, non si capisce perché si voglia proseguire con ostinazione a dividere i sardi che, soprattutto in questo momento, hanno molto bisogno di grande unità».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 2353, che l’Aula ha approvato con 29 voti favorevoli e 20 contrari.

Subito dopo il Consiglio ha esaminato l’emendamento n. 2301 che inserisce nella legge un passaggio riservato ai piccoli comuni.

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha spiegato che lo scopo della proposta «rispetto alla formulazione originaria della legge che parlava di valorizzare città e paesi è quello di fare un passo in avanti nel senso di garantire lo sviluppo economico delle diverse comunità locali, con una attenzione particolare alle più piccole e marginali».

L’emendamento n. 2301 è stato approvato con 47 voti favorevoli ed 1contrario.

Dopo lo scrutinio, l’Assemblea ha iniziato la discussione dell’emendamento n. 2302 che contiene un preciso riferimento alle zone interne della Sardegna.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha rilevato che «l’orientamento contrario della maggioranza a questa proposta dimostra che con questa legge ci si sta davvero dimenticando delle piccole comunità, dove è fra l’altro molto importante contenere la tendenza allo spopolamento; non basta affermare principi ma servono contenuti rivolti soprattutto ai giovani sardi»

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi) ha voluto chiarire che «la ratio della proposta non è certo quella di ripopolare le zone interne della Sardegna con i migranti, non è certo questo il futuro che vogliamo per la Sardegna; i nostri paesi, al contrario, devono essere presidi di identità attraverso buone politiche e servizi efficienti per giovani e famiglie».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha messo in luce che «forse alcuni argomenti sono sottovalutati come quello della crescita demografica che è invece fattore decisivo di sviluppo e non si capisce perché la maggioranza sia contraria; o meglio, se ha questa volontà meglio che dica chiaramente che vuole sopprimere i piccoli comuni e forse non è un caso che questo nostro emendamento sia l’unico dove si parla di zone interne».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato con rammarico che «ormai ci sono due Sardegne, una isolata e povera che non riesce ad inserirsi nei processi di sviluppo e un’altra dove questi fenomeni hanno una intensità diversa; a molti sfugge che si sta radicando una situazione gravissima di squilibrio sociale definito da qualcuno “a ciambella” che oggi è stata certificata purtroppo anche dal Consiglio regionale».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha salutato positivamente «l’introduzione nella legge di un principio rivoluzionario, la presenza delle zone interne e dei piccoli comuni, in un contesto che invece dovrebbe rappresentare la normalità, anche come fatto di cultura, identità e e tradizione; la Sardegna deve essere una e proprio alle zone interne deve essere riservata una attenzione particolare».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), si è chiesto retoricamente «che cosa potrebbe sostenere la maggioranza per votare contro la proposta; forse sarebbe considerato troppo restrittivo affrontare il problema della zone interne con un emendamento ma, se non lo facciamo ora quando arriverà il momento giusto ed il contesto giusto, visto che si parla di enti locali?».  

Luigi Crisponi (Riformatori) ha elogiato il primo firmatario dell’emendamento Gianni Lampis. «Pur essendo il consigliere più giovane mostra grande saggezza – ha detto Crisponi – saggezza che non sembra appartenere alla maggioranza. L’emendamento si preoccupa del problema dei problemi: lo spopolamento delle zone interne. E’ un fenomeno che riguarda il 60% dei comuni dell’Isola, la provincia di Nuoro, negli ultimi anni, ha perso 20mila abitanti».

Gianluigi Rubiu Capogruppo dell’UDC ha sottolineato la necessità di tutelare sardità, cultura, valori e tradizioni che vengono custoditi nelle zone interne dell’Isola. «Questa legge sembra non volersi occupare dei piccoli comuni – ha detto Rubiu –  si mostra attenzione solo verso le città metropolitane. L’emendamento in discussione è una grande opportunità per trovare un punto d’incontro».

L’emendamento n. 2302 che è stato respinto dall’Aula con 30 voti contrari e 20 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento (n. 2299 Truzzu-Lampis) all’emendamento n.1947. Giannji Lampis (Fd’I)  ha spiegato il senso della proposta: «Nella legge si parla di tante cose ma non del ruolo dei destinatari della legge: i cittadini. Che tipo di servizi si vogliono garantire – ha chiesto Lampis – se si vuole assicurare efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione lo si fa diffondendo la cultura della legalità e incentivando la formazione dei dipendenti pubblici». L’emendamento n.2299 è stato respinto con 30 voti contrari e 19 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 1947. Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato che con la modifica di questo emendamento sostitutivo totale presentato dal centrosinistra si è tentato di riaprire il dialogo tra maggioranza e opposizione. «L’accordo non c’è stato – ha spiegato Locci – la maggioranza non ha voluto ascoltare le nostre richieste e ha preferito andare per la propria strada».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha parlato di “metodo poco usuale di legiferare e di norme con contenuti schizofrenici”. «Questo emendamento è eclatante, peggiora una proposta con un testo incomprensibile e inutile. Non c’è bisogno di scrivere che la Regione esercita le sue funzioni tramite gli enti locali».

Per Michele Cossa (Riformatori), l’emendamento fa lo sforzo di migliorare il testo originario ma in realtà fa emergere il compromesso raggiunto dalla maggioranza che usa la proposta correttiva come una foglia di fico. «Il provvedimento rischia di creare disastri – ha insistito Cossa – non affronta alcuni nodi come quello delle competenze turistiche che andrebbero accentrate e non parcellizzate».

Giudizio negativo anche da parte di Marco Tedde (Forza Italia) e di Angelo Carta (Psd’Az) che hanno ribadito la propria contrarietà a un articolo che non risolve nessun problema e non dice nulla sul rilancio della Sardegna.

Gianni Tatti (Udc) ha evidenziato il rischio che la riforma ripeta gli stessi errori della legge 9 che trasferì competenza ai comuni senza mettere a disposizione adeguate risorse finanziarie. Critiche da Tatti anche alla decisione di imporre la gratuita delle cariche associative senza lasciare libertà di scelta ai sindaci.

Perplessità anche da parte di Edoardo Tocco (Forza Italia) secondo il quale la legge parla di principio di sussidiarietà ma non lo applica. «Perché i sindaci consiglieri non parlano? Perché non dicono nulla sul rischio di perdita dell’identità dei loro paesi?»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha concluso gli interventi sull’emendamento 1947 annunciando il voto contrario della minoranza. «Abbiamo cercato di spiegarvi le ragioni della nostra contrarietà – ha detto Pittalis – le modifiche lo rendono peggiore rispetto alla scrittura originaria». Rivolgendosi al presidente Pigliaru ha poi aggiunto: «Avete fatto un capolavoro, ve ne dovrete assumere tutte le responsabilità politiche. E’ un testo vergognoso dal quale sono stati eliminati tutti i riferimenti ai piccoli comuni e al problema dello spopolamento delle zone interne».

L’Aula ha quindi votato l’emendamento n. 1947 che è stato approvato con voti 29 favorevoli e 16 contrari. Il presidente Ganau, dopo aver annunciato che a seguito dell’approvazione dell’emendamento sostitutivo totale decadranno tutti gli emendamenti all’art 1 del disegno di legge n.176, ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori del Consiglio a domani mattina alle 10.00.

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha dato il via libera alla proroga dei commissari delle Asl e all’istituzione della Asl unica.
Raimondo Perra, presidente della Commissione e relatore del provvedimento all’ordine del giorno, ha spiegato la ratio della norma: «La proroga del commissariamento delle Asl – ha spiegato Perra – è un atto dovuto non essendosi ancora concluso l’importante processo di riordino degli Enti Locali, a cui si lega anche la riduzione  del numero delle Aziende sanitarie».
E’ stato poi il turno del relatore di minoranza Giuseppino Pinna (Udc), secondo il quale dal provvedimento «emerge in modo palese la volontà della Giunta di mantenere sotto stretto controllo le Asl». Pinna ha contestato senza mezzi termini il commissariamento: «Doveva concludersi il 31 dicembre, siamo invece arrivati alla quarta proroga». L’esponente dell’Udc ha poi accusato la Giunta di voler incentivare una forma di governo straordinario delle Asl: «Sappiamo che questa ulteriore proroga non basterà per portare a termine la riforma – ha concluso Pinna – il commissariamento è un abuso di governo che configura una centralizzazione del potere e risulta essere uno straordinario mezzo di controllo politico sulle Aziende sanitarie».
Anche per Edoardo Tocco (Forza Italia) la proroga non risolve nulla. «Il sistema è bloccato, la proroga non crea vantaggi – ha detto il consigliere di minoranza – meglio definire la questione in modo più corretto affidando pieno mandato ai commissari. La proroga testimonia il disaccordo interno alla maggioranza».
Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sulla proposta della Giunta di creare una Asl unica: « Ci saremmo aspettati una norma vera – ha rimarcato Locci – nei mesi scorsi avete scritto che prima di mettere mano alla riforma sanitaria occorreva aspettare la legge di riordino degli Enti locali. Ciò non è avvenuto. Non sono inoltre convinto che l’Azienda Unica sia la panacea di tutti i mali. Ci troveremo davanti a un mostro che avrà più potere dell’assessorato». Il consigliere azzurro ha quindi proposto una strada alternativa: «Meglio – ha concluso – disegnare ambiti territoriali ottimali cercando di avvicinare il più possibile il governo della sanità ai cittadini. Sarebbe opportuno spostare il commissariamento più avanti anche perché una discussione di questo tipo merita un serio approfondimento

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha accusato la maggioranza di attuare e di fare annunci che poi non si traducono in fatti concreti. «Il vostro è un metodo di legiferare schizofrenico e offensivo per l’Aula, mai una volta si è portata una norma senza poi apportare modifiche che cambiano le carte in tavola. La Asl unica non riduce il disavanzo della Sanità e non cancellerà lo schiaffo della reintroduzione dell’Irap».
Giudizio negativo, infine, sulla gestione della Sanità da parte del centrosinistra: «Delle cose annunciate non si è visto nulla – ha concluso Zedda – intanto si fanno assunzioni senza scorrere le graduatorie e la spesa farmaceutica aumenta. L’unico risultato è la crescita della spesa sanitaria. Evitiamo in futuro di approvare leggi se poi non vengono applicate».
Secondo Marco Tedde (Forza Italia) tutti i nodi prima o poi vengono al pettine. «Avevate annunciato una riorganizzazione delle Asl ancorata alla legge di riordino degli Enti locali, l’incorporazione del SS. Annunziata all’Università di Sassari e, a Cagliari, del Microcitemico e del Businco al Brotzu. Nulla si è visto – ha detto Tedde – i commissari dovevano essere funzionali all’attuazione della riforma, siamo arrivati alla quarta proroga: è evidente che c’è qualche problema. Sarebbe stato molto meglio tenere i direttori generali che conoscevano lo stato dell’arte. Gli attuali commissari hanno dimostrato di aver studiato poco e male. Hanno fatto più di Carlo in Francia».
Marco Tedde ha poi ricordato che il deficit è cresciuto negli ultimi 12 mesi di 250 milioni di euro: «In alcune Asl non c’è responsabile dell’anticorruzione, alcune nominano consulenti siciliani, evidentemente ci sono delle esigenze da soddisfare – ha attaccato l’esponente dell’opposizione – la vostra è una gestione della sanità connotata da sprechi e completamente asservita alla politica».
Michele Cossa (Riformatori), rivolgendosi al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ha ricordato la norma licenziata ieri dal Consiglio che introduce nuove tasse per la copertura del disavanzo della sanità. «Ieri la maggioranza ha approvato un provvedimento drammatico – ha detto Cossa – lei più di chiunque altro può valutarne l’impatto. Quella che è stata definita l’esplosione della spesa sanitaria in realtà non si coglie dai dati della Ragioneria dello Stato. Si tratta di uno sforamento limitato che non giustifica un provvedimento lacrime e sangue». Michele Cossa ha comunque riconosciuto l’urgenza di porre mano alla riforma della sanità: «Ciò che occorre spezzare è la ripresa di una spirale perversa della spesa – ha sottolineato – la quarta proroga del commissariamento non indica però un percorso per capire quale destino avrà la nuova rete ospedaliera e quale sarà il riordino complessivo del sistema».
Il consigliere dei Riformatori ha infine mostrato apprezzamento per l’ipotesi di una Asl unica. «Può rappresentare il primo passo verso la razionalizzazione della spesa. Su questo fronte – ha concluso Cossa – vogliamo fare un’apertura di credito alla Giunta».
Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito giunta e maggioranza “talmete inadeguati da sembrare grottesch”. «Non siete riusciti a fare la riforma sanitaria e invece di chieder scusa e limitarvi alla richiesta di proroga dei commissari, pretendete di spacciare per una norma laa dichiarazione di intenti per istituire la Asl unica». L’esponente della minoranza ha quidni invitato l’esecutivo a fornire materiale utile e studi che rafforzino la proposta della Giunta ed ha domandato: «Chi è il manager in grado di guidare questo mostro che vi proponete di creare? Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-FdI) ha dichiarato che la proposta della Giunta certifica “l’ennesima incompiuta” e rappresenta “l’ennesimo annuncio” dell’esecutivo regionale. L’esponente della minoranza ha accusato la Giunta di procedere con continui rinvii su urbanistica, sanità, enti locali: avete paura del vostro fallimento. «L’azienda sanitaria unica è una follia – ha affermato Truzzu – e dove è stata istituita non ha prodotto i risultati attesi». Il consigliere di Fratelli d’Italia ha chiesto notizie sulla istituzione della centrale unica d’acquisto ed ha concluso invitando l’assessore Arru a rassegnare le dimissioni prima dell’approvazione della legge che istituirà l’azienda unica: perché l’assessorato della Sanità non servirà più a niente.
Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha salutato con favore la proposta per l’istituzione della Asl unica “con l’obiettivo di ridurre la spesa sanitaria” ed ha definito “paradossale” il dibattito suscitando le proteste di banchi della minoranza. «Il centrodestra ci accusa di non aver fatto in un anno e mezzo quello che loro non hanno fatto in cinque anni», ha proseguito l’esponente della maggioranza che è stato contestato ancor più duramente dai consiglieri dell’opposizione. Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso i lavori ed alla ripresa i consiglieri della minoranza hanno lasciato in Aula come segno di protesta verso il consigliere Demontis.
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto la parola per «chiosare l’atteggiamento dei colleghi del centrodestra» ma il presidente del Consiglio è intervenuto per affermare che «non è permessa la censura di alcun atteggiamento».
Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc), ha criticato la nuova richiesta di proroga per i commissari Asl, avanzata dalla Giunta regionale («non sono bastati dodici mesi ne chiedete altri sei»). «Basta prendere tempo per affrontare le criticità – ha tuonato il consigliere della maggioranza – è ora di dare un segnale a coloro che vedono aumentate le tasse per ripianare i debiti della sanità».
Il capogruppo di “Soberania&indipendentzia”, Emilio Usula (Rosso Mori) ha ricordato la sua esperienza lavorativa nel campo della sanità ed ha affermato di aver visto nei suoi 34 anni di professione medica “clientele, sprechi, inefficienze e consulenze”. «Ho visto al governo della sanità la partitocrazia e non la meritocrazia», ha proseguito l’esponente della maggioranza, «e ci sono colpe trasversali alle quali la giunta cerca di porre rimedio». «Pur non essendo del tutto convinto che un’unica Asl porti risparmio e efficacia – ha concluso Usula – vedo l’intenzione politica positiva e per questo dichiaro il mio favore alla istituzione di un’unica Asl in Sardegna».
Francesco Agus  (Sel Sardegna), intervenendo nella discussione generale, ha fatto riferimento al provvedimento preso ieri dal Consiglio che inasprisce le tasse per risanare il disavanzo del settore sanitario. Per Agus, si è trattato di un provvedimento emergenziale che certo non risolve i problemi delle ASL. Il presidente della Prima commissione è convinto che nella sanità bisogna cambiare passo e mettere in atto provvedimenti adeguati  per evitare gli sprechi.
Angelo Carta (Psd’Az) ha detto che  non si sta processando il passato o il presente ma il dibattito serve per capire se questo emendamento presentato dalla giunta sia  efficace o meno.
Attilio Dedoni (Riformatori sardi)  ha ribadito la necessità di una riforma seria. Il capogruppo dei Riformatori ha detto di essere d’accordo con l’ipotesi di una unica Asl che farebbe, tra l’altro, risparmiare circa 3 milioni di euro l’anno.
Per Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna) questo disegno di legge rappresenta la sconfitta della politica e della democrazia. Il commissariamento, infatti, è uno strumento straordinario. Ma nel settore sanitario è la quarta volta che si prorogano i commissari, quindi la giunta vuole abusare di un sistema che non ha nulla di democratico. Solo uno stolto non capisce che tra tre mesi il Consiglio sarà chiamato  votare un’altra volta la proroga dei commissari.
Pietro Cocco (Pd) ha voluto riportare il dibattito su un giusto binario. Stiamo discutendo di un emendamento che prevede che dal 1 luglio 2016 esisterà un’azienda sanitaria unica regionale. Di questo stiamo parlando. La proroga dei commissari è solo un dettaglio. Cocco ha ribadito che il centrosinistra vuole le riforme. La sanità va riformata perché i costi sono esorbitanti. Proviamo con l’azienda sanitaria unica regionale: è una strada nuova che ci può dare nuove speranze di una sanità migliore. Il capogruppo del Pd ha rimandato al mittente le critiche sulle consulenze dicendo che in questa legislatura sono state ridotte del 30%.
Pietro Pittalis (FI), parlando del provvedimento approvato ieri dal Consiglio, ha ribadito che è sbagliato e di dubbia legittimità. La responsabilità è però della Giunta e della maggioranza. Pittalis ha dichiarato di essere d’accordo con Pietro Cocco sul fatto che  il sistema sanitario vada  riformato. Si tratta di individuare gli strumenti e il metodo da utilizzare. Il 17 novembre del 2014, ha ricordato Pittalis, il Consiglio ha approvato una legge di riforma del sistema sanitario in cui la maggioranza dava  indicazione per una riforma del sistema che sembra contraddica quello che vuole  fare oggi. Nella legge 23 del 7 novembre avete messo in evidenza che la legge avvia il processo di riorganizzazione delle ASL ipotizzando, non la creazione di una azienda unica, ma la creazione di un sistema con più ASL. Cosa è cambiato in questo anno? Quale è la filosofia nuova? Noi vogliamo capire quale è la posizione della maggioranza. Inoltre, in quella legge avevate previsto alcune incorporazione alla Asl di Sassari e di Cagliari. Avete cambiato idea? Sembra tutto in contraddizione. Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola all’assessore della Sanità Luigi Arru che ha difeso il provvedimento approvato ieri dal Consiglio. E’ stata una scelta difficile e impopolare non è stata fatta a cuor leggero, ma stiamo lavorando per una sanità moderna ed efficiente. Abbiamo fatto di tutto per non aumentare le tasse dei sardi per coprire il disavanzo, ma non si poteva fare diversamente, anche perché in Sardegna quasi la metà della popolazione è esente da ticket. Dobbiamo poi prendere atto che la sanità costerà sempre di più anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e dobbiamo fare i conti anche con i ricoveri inappropriati (circa 14.000 in un anno). Stiamo puntando alla riorganizzazione progressiva della rete ospedaliera e alla fornitura di servizi che garantiscano, come il servizio di elisoccorso h24, la sicurezza per i sardi di essere soccorsi e curati nel miglior modo possibile.
Il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli. L’Aula ha dato il via libera all’esame dell’articolato con 30 sì, 19 no. L’Aula è poi passata all’esame dell’articolo 1 e delle relative proposte di correzione. Il presidente Ganau ha chiesto il parere del presidente della Commissione Raimondo Perra che ha chiesto cinque minuti di sospensione per valutare il contenuto di alcuni emendamenti.
Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha invitato la maggioranza a una valutazione attenta di alcune proposte dell’opposizione, in particolare sugli emendamenti che introducono un divieto di proroga per i commissari che non si sono distinti per una corretta gestione delle Asl. Il presidente Ganau ha accolto la richiesta di Raimondo Perra e sospeso la seduta per cinque minuti. Alla ripresa dei lavori il presidente della Commissione “Sanità” ha dato parere favorevole solo all’emendamento della Giunta che propone la creazione della Asl unica. Ha quindi preso la parola il consigliere dell’Uds Mario Floris che ha stigmatizzato il contenuto del disegno di legge: «Nessuno è in grado di valutare gli effetti di questo provvedimento. Manca un disegno organico sulla sanità come manca su tutti gli altri settori – ha sottolineato Floris – non ci possiamo permettere il lusso di fare una riforma senza prima valutarne le conseguenze, occorre capire se il rimedio individuato sarà peggio del male. I consiglieri devono essere messi in grado di lavorare al meglio».
L’ex presidente della Regione ha quindi lamentato la carenza negli organici del Consiglio regionale: «Mancano 94 unità su 228, l’Ufficio Studi non è in grado di funzionare, il Consiglio deve essere messo in grado di operare – ha concluso Floris – la sanità non è una materia qualunque, occorre tenere conto delle esigenze dei cittadini. Asl unica rimedio di tutti i mali? Me lo auguro ma nessuno può dire con certezza che è così».
Il presidente Ganau ha risposto alle lamentele del consigliere Mario Floris. «Siamo al lavoro per risolvere i problemi e potenziare il Consiglio, presto presenteremo una proposta per una rivisitazione della pianta organica».
E’ poi intervenuto il consigliere Christian Solinas (Psd’az) che ha espresso dubbi sulla utilità dell’emendamento presentato dalla Giunta: «Ci troviamo davanti a un’eterogenesi dei fini oppure si tratta di un ritorno del Gattopardo: si cambia tutto perché non cambi niente?».
Christian Solinas ha poi fatto notare che la prima stesura dell’emendamento affiancava al direttore della Asl unica una serie di sub commissari. di questo ora non c’è più traccia: «Di fatto si sarebbe spostato in  capo al direttore generale la nomina dei sub commissari – ha detto il consigliere dei Quattro Mori – c’è da parte di tutti la volontà di capire quale sarebbe la migliore riforma. Oggi ci occupiamo troppo di struttura amministrativa e lasciamo da parte la qualità della prestazione sanitaria. Non vorrei che dopo l’idromostro (Abbanoa) si creasse un Ciclope sanitario (Asl unica) che gestisce 2,8 milioni di euro. La somma di inefficienze non può generare efficienze, la somma di debiti rischia di creare un debito ancora più grande». Rispondendo al collega Pietro Pittalis, il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha precisato di non avere dato nessuna fiducia alla Giunta. «Prendiamo semplicemente atto di un annuncio – ha rimarcato Cossa – l’unica certezza finora è l’introduzione di nuove tasse. Detto questo, occorre riconoscere che formule magiche non ne ha nessuno. Un modo di mettere freno alla crescita della spesa è quello di centralizzare la catena di comando e individuare una centrale unica di acquisti. Dopo 30 anni i tempi sono maturi per fare una scelta di questo genere. A una condizione: che a governare il processo non venga mandato un personaggio qualunque, servono obiettivi chiari». Michele Cossa ha poi illustrato gli emendamenti all’emendamento della Giunta. «Si tratta di proposte migliorative – ha affermato l’esponente della minoranza – per applicare ai commissari la disciplina dei direttori generali; impedire la nomina di chi ha fatto il commissario nei cinque anni precedenti; introdurre elementi di valutazione per chi è iscritto all’albo dei direttori generali; stabilire l’incompatibilità tra i direttori che concorrono a stilare le graduatorie e vietare di nominare i commissari che hanno rifiutato gli atti alla Commissione d’inchiesta e quelli che hanno chiuso i bilanci in perdita». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti all’emendamento della Giunta. Il consigliere Cossa ha chiesto un “sussulto di dignità” sull’emendamento n. 219 con il quale si chiedeva di impedire la nomina dei commissari che non hanno fornito i dati richiesti alla Commissione di inchiesta sulla Sanità. «Alcuni commissari si sono comportati in modo oltraggioso nei confronti del Consiglio, hanno trovato mille pretesti per ritardare l’indagine. I dati forniti sono difficilmente decifrabili. Occorre dare un segnale, la Commissione d’inchiesta non è stata in condizione di operare».
Tutti gli emendamenti sono stati respinti dall’Aula. Gianfranco Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento sostitutivo totale n.214 con il quale si impegna l’esecutivo ad adottare un disegno di legge entro 30 giorni per l’istituzione della Azienda sanitaria unica.
Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso dubbi sulla scelta dell’esecutivo: «In Sardegna si poteva cercare soluzioni differenti – ha detto  è difficile dire sì alla Asl unica se ancora non si conosce la riforma degli Enti locali». Secondo Alberto Randazzo (Forza Italia) la Asl unica rappresenta un compromesso. «L’emendamento originale era diverso – ha affermato – non credo che esista un Sergio Marchionne per la gestione di un’azienda pubblica». Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha chiesto la votazione per parti dell’emendamento 214. Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta ed ha posto in votazione il primo comma (relativo all’istituzione dell’azienda unica) che è stato approvato con 33 favorevoli e 12 contrari; quindi ha posto in votazione il comma secondo (proroga dei commissari Asl) che è stato approvato con 31 favorevoli e 14 contrari.
Il presidente del Consiglio ha dichiarato decaduti tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo, tranne il n. 212 (soppressione dell’articolo 2), ed ha altresì dichiarato l’emendamento 213 inammissibile. Il primo firmatario dell’emendamento 212, il capogruppo di Forza Italia, ha dichiarato il ritiro ed il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’articolo 2 (Entrata in vigore) che è stato approvato.
Approvato anche l’ordine del giorno presentato da tutti i capigruppo che proroga il termine, 31 luglio 2016, entro il quale la commissione d’inchiesta sui costi della sanità dovrà riferire al Consiglio regionale. Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha proposto che si proceda con la modifica della legge a seguito dell’approvazione dell’emendamento 214. Il presidente del Consiglio ha proceduto con la messa in votazione del testo finale della legge che è stato approvato e il presidente Ganau ha quindi formulato gli auguri di Buone Feste ed ha ricordato, prima di dichiarare chiusi i lavori, che, così come concordato dalla conferenza dei capigruppo, il Consiglio è convocato il 7 gennaio 2016, alle 16.00, con all’ordine del giorno il disegno di legge sul riordino del sistema degli Enti locali.

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale A

Il Consiglio regionale ha approvato la legge che modifica le aliquote Irpef e Irap. Il dibattito generale sul DL 291/A “Disposizioni urgenti in materia fiscale”, iniziato ieri mattina, è ripreso nel pomeriggio, aperto dall’intervento di Antonello Peru (Forza Italia) che ha detto che è inutile cercare il responsabile dei disavanzi alla sanità è più utile, invece, cercare il modo di arginare il fenomeno. Per Peru, la scelta fatta con questo disegno di legge è totalmente sbagliata. Il governo Cappellacci aveva diminuito l’imposta sull’Irap, l’attuale centrosinistra aumenta l’Irap e l’Irpef. La conseguenza, secondo il vicepresidente del consiglio, è che con l’aumento delle tasse diminuiscono i consumi e si rallenta la produzione. Antonello Peru ha fatto appello alla maggioranza di ritirare la legge.

Angelo Carta (Psd’Az) sostiene che questa legge sia stata fatta più fuori dall’aula che in Consiglio regionale. Inoltre, questo disegno di legge lede la certezza del diritto. Secondo gli estensori del documento, infatti, questa legge ha effetto dal 1 gennaio 2015. Bene avrebbe fatto la giunta, prima di far coprire il disavanzo della sanità ai sardi, cercare altri modi come bloccare gli sprechi e dando dei tetti di spesa ai commissari. Nulla di tutto questo: il governo di centrosinistra ha scelto di aumentare le tasse.

Attilio Dedoni (Riformatori Sardi) ha detto che si tratta di un provvedimento senza legittimità, senza effetti, che produrrà danni e che impoverisce l’intero tessuto sociale. Per il capogruppo dei Riformatori  il centrosinistra poteva scegliere altre strade tipo una contrattazione seria con il Governo.

Per Fabrizio Anedda (Misto) bisogna eliminare gli sprechi e gestire meglio la cosa pubblica. Chi paga il deficit della sanità non può sopportare sprechi e inefficienze, non può tollerare una  cattiva gestione del personale. E’ necessario, ora più che mai, investire nella ricerca, gestire meglio le risorse e dare un grande segnale di rigore.

Gianluigi Rubiu (Udc) ha asserito che, nonostante gli emendamenti presentati dalla giunta, se questo disegno di legge dovesse essere approvato, la Sardegna diventerebbe la regione campione d’Italia per tasso  di incidenza Irpef. Di fatto si è scelto di “vampirizzare” le famiglie sarde per pagare il buco nella sanità. Gianluigi Rubiu trova patetica e fuorviante cercare responsabilità pregresse. La nuova giunta regionale avrebbe dovuto trovare soluzioni innovative invece  si è fatto ricorso a consulenze esterne e si cerca di tagliare i servizi. Mentre il governo nazionale taglia le tasse, la Giunta dei professori tartassa i cittadini.

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd Pietro Cocco che ha difeso il Dl della Giunta. «Non è piacevole adottare un provvedimento che colpisce tutti – ha detto Cocco – occorre però parlare di numeri per capire l’entità del debito della sanità contratto tra il 2009 e il 2014. Nel 2008 si attestava a 2820 milioni di euro, nel 2014 ha toccato quota 3300 milioni». L’esponente della maggioranza si è poi chiesto come fare per trovare le risorse: «C’è un buco di 400 milioni. La metà del disavanzo (circa 200milioni di euro) sarà coperta attraverso tasse e nuove entrate. Abbiamo lavorato a lungo per recuperare le risorse: l’aumento Irpef è inevitabile».

Pietro Cocco ha poi respinto le accuse dell’opposizione. Rivolto al capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato: «Non è vero che l’aliquota Irpef è la più alta d’Italia, è una balla stratosferica. Se non fossimo stati una Regione a statuto speciale saremmo già commissariati come successo al Lazio».

Il capogruppo del Partito Democratico ha poi sottolineato il fatto che il provvedimento non tocca le fasce più deboli della società: «Di fatto vengono ridotte le tasse per i redditi più bassi, mentre chiediamo di più a chi se lo può permettere. Mi aspettavo altre considerazioni da parte della minoranza – ha concluso Cocco – in una democrazia dell’alternanza ognuno ha le sue responsabilità. Noi stiamo cercando di rimediare a una situazione difficile. Negli ultimi cinque anni non si è fatto a causa di una gestione dissennata».

Per l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) il provvedimento in discussione fa emergere in modo chiaro la diversità di impostazione e le profonde differenze di principio tra maggioranza ed opposizione.

«Ancora una volta l’aspetto più rilevante, l’architrave del vostro ragionamento, è la disinformazione alla quale si uniscono le menzogne e le false promesse – ha detto Cappellacci – in quest’aula la Giunta aveva assicurato un anno fa che non sarebbe stata aumentata l’Irpef, che non sarebbero stati introdotti nuovi tickets e l’abbattimento strutturale dell’Irap. Dopo un anno dove siamo arrivati? All’affermazione del principio classico: aumento delle tasse e probabilmente della spesa pubblica».

Il consigliere azzurro ha poi rivendicato l’operato della Giunta da lui presieduta sul fronte della Sanità. «Noi non abbiamo mai aumentato le tasse – ha affermato Cappellacci – il dato certo è che abbiamo abbattuto l’Irap. I numeri parlano chiaro: la relazione sul monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria dello Stato dice che, durante la gestione Soru-Dirindin, la spesa è passata da 2438 a 3048 milioni di euro. Più 600 milioni: questo è il dato oggettivo». Cappellacci ha poi ricordato che durante la sua presidenza si è avuta una stabilizzazione della spesa sanitaria passata da 3048 a 3229 milioni di euro. «Occorre inoltre vedere come è stata fatta: in questo caso vi erano esempi di buona sanità rispetto al disastro attuale causato da una politica dissennata».

Ugo Cappellacci ha annunciato il voto contrario al provvedimento “per ragioni tecniche e politiche” ricordando che l’incremento delle aliquote Irpef potrebbe presentare profili di anticostituzionalità «perché non ha come fine lo sviluppo ma la copertura di un disavanzo».

L’ex presidente della Regione ha quindi proposto una via alternativa: «L’ipotesi di nuove tasse va abbandonata. E’ un provvedimento nefasto da fermare a tutti i costi. Occorre poi riflettere sull’accordo stipulato da Soru con il Governo Prodi: la Regione non può far fronte da sola alla spesa sanitaria».

Ugo Cappellacci, infine, ha invitato la Giunta a lavorare per ottenere una rimodulazione dei parametri Cipe sulla spesa sanitaria e a un’azione decisa per la riorganizzazione del sistema. «Avete annunciato interventi decisi per l’eliminazione degli sprechi e delle inefficienze – ha concluso Cappellacci – ma la riduzione dei costi non c’è stata».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta per la replica.

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha subito chiarito il sentimento dell’esecutivo. «Non è bello e non è facile presentare un provvedimento che introduce nuove tasse – ha esordito l’assessore – ci siamo arrivati dopo un lungo dibattito e dopo aver provato a seguire qualunque strada per evitare questa soluzione. Lo dico avendo la coscienza a posto ma sapendo che non ci sono altre possibilità se non fare tagli drastici che ammazzerebbero il bilancio regionale per tutte le spese extra sanità. A me non interessa dire chi ha generato il disavanzo, sposo la linea Sabatini. Ci sono responsabilità che verificherà la Commissione d’inchiesta, adesso la priorità è ridurre i costi e riportarli su livelli accettabili».

Paci ha quindi ricordato la difficoltà a lavorare su un disavanzo di queste dimensioni: «E’ difficile ma non impossibile, alcune regioni sono commissariate, noi ci accingiamo a varare il piano di rientro che presto sarà presentato al Consiglio. Lavoriamo alla riorganizzazione della rete ospedaliera e a una forte riduzione delle Asl. Ora però siamo di fronte a una scelta: caricare ancora di stanziamenti la sanità e aumentare i residui passivi o cambiare rotta. Il rendiconto della Regione, a fine 2013, presentava 5 miliardi di residui passivi e 4 di residui attivi con 2 milioni di perenzioni. Possiamo continuare a gestire questa situazione? Non è più possibile, le promesse di pagamento si devono trasformare in erogazioni. Il pareggio di bilancio ci ha permesso di pagare 100 milioni di euro in più ai creditori».

L’assessore ha spiegato l’impossibilità di ricorrere a ulteriori tagli di bilancio in alternativa all’introduzione di nuove tasse. «Non era possibile fare di più con 350 milioni di disavanzo. 210 milioni arrivano da una spending review interna, 140 milioni dall’incremento temporaneo delle tasse».

Paci ha poi annunciato l’aumento dell’Irap («come nel resto l’Italia») chiarendo però che si tratta di un provvedimento straordinario. «E’ vero che ho detto il contrario in aula, purtroppo non è stato possibile. Chiediamo un sacrifico temporaneo ai cittadini, spero che riusciremo a ridurre le tasse in tempi rapidi».

L’esponente dell’esecutivo ha poi lamentato il carico di nuove funzioni assegnate alla Sardegna nel campo della sanità: «Sono previsti costi aggiuntivi per i Lea e i farmaci innovativi. Occorrerà aprire una nuova vertenza con lo Stato per dire che con questi nuovi oneri c’è bisogno di una riduzione proporzionale degli accantonamenti a favore dello Stato. Oggi – ha rimarcato Paci – chiediamo un sacrifico ai cittadini che hanno di più e che possono permettersi di aiutare temporaneamente il sistema a rimettersi in sesto. Chiediamo anche un sacrifico alle imprese che però sarà compensato in parte da incentivi e misure per lo sviluppo. Mi auguro di poter tornare presto in aula a dire che i costi della sanità sono stati riportati sotto controllo».

Paci ha poi concluso il suo intervento escludendo profili di illegittimità del provvedimento: «Abbiamo eliminato la retroattività della norma. Le nuove tasse si applicheranno a partire dal 2016 – ha concluso l’assessore – lavoreremo per ridurre i costi e le inefficienze del sistema sanitario».

La consigliera del Centro democratico, Annamaria Busia (Sdl), nel suo intervento per dichiarazione di voto ha affermato: «Non voterò questo provvedimento ingiusto». L’esponente della maggioranza ha quindi ribadito le perplessità sulla legittimità della norma che prevede l’incremento dell’aliquota Irpef ed ha aggiunto: serve una soluzione diversa per il risanamento della sanità sarda, perché è evidente che le risorse aggiuntive alimenterebbero gli sprechi. Annamaria Busia ha auspicato un sistema sanitario sostenibile con l’ottimizzazione degli aspetti organizzativi ed un rafforzamento della sanità integrativa insieme con il contenimento della spesa.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato di condividere le dichiarazioni delle consigliere della maggioranza Busia e Forma: ma io sarò conseguente e voterò contro l’aumento delle tasse.

Voto contrario è stato preannunciato dal consigliere Giuseppe Fasolino (Fi): «Vi siete candidati a fare i liquidatori della Regione sarda e a poco servono i rimprovere del capogruppo Pd alla minoranza consiliare che continuerà a svolgere il proprio compito opponendosi ad un provvedimento ingiusto e iniquo».

Il capogruppo dei “Popolari e socialisti”, Pierfranco Zanchetta, ha preannunciato voto favorevole: non stiamo imponendo balzelli ma chiediamo un sacrificio a chi può aiutare la Sardegna a ripianare un debito di proporzioni enormi.

Augusto Cherchi (Sovranità, democrazia e lavoro) ha preannunciato voto  a favore: non solo per gioco di squadra e per ragione di coscienza ma perché mi sento obbligato a farlo per risolvere la questione del debito della sanità sarda. «E’ una decisione sovranista – ha insistito Augusto Cherchi – perché è  un’assunzione di responsabilità per scongiurare un disastro».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fratelli d’Italia)n ha preannunciato voto contrario ed ha dichiarato di apprezzare la marcia indietro dell’assessore sull’applicazione retroattiva delle nuove aliquote. «La Giunta – ha concluso l’esponente della minoranza – non ha fatto niente per contenere la spesa sanitaria e cercare alternative per fare fronte al debito della sanità».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ripreso la conclusione dell’intervento di Truzzu ed ha affermato: l’unica cosa che ha fatto la Giunta è commissariare le Asl in attesa della riforma sanitaria e si accinge a chiedere al Consiglio un’altra proroga per i commissari. «Forma e Busia vi hanno detto come stanno le cose – ha concluso Cossa – e cioè che mentre continuano gli sprechi, voi aumentate le tasse».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha dichiarato il voto contrario ed ha invitato l’assessore Paci a far cessare «i grandi proclami per poi rimangiarsi tutto come è stato fatto con l’Irap». «E’ una programmazione da dilettanti», ha insistito l’esponente della minoranza, «e mi chiedo cosa vi abbiano fatto di male i sardi che vi hanno anche votato alle ultime elezioni?»

Salvatore Demontis (Pd) ha parlato di dibattito paradossale ed ha affermato che il centrosinistra ha sbagliato a non dire ai sardi in sede di bilancio di previsione che si sarebbero potute aumentare le tasse per mettere riparo allo squilibrio lasciato dal centrodestra. «Dal 2008 – ha affermato l’esponente della maggioranza – il divario rispetto ai costi standard Cipe è cresciuto e i commissari hanno incominciato a lavorare nel gennaio 2015».  «La spesa non è aumentata – ha concluso Demontis – rispetto all’incremento degli anni precedenti e in un anno e mezzo di governo non si poteva recuperare il divario sulla sanità sarda».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha sottolineato un generale clima di nervosismo tra i banchi del centrosinistra: «Forse il cambio di pazzo richiesto dal segretario del Pd agita molti ma resta un dato: per essere fedeli al patron di Tiscali proponete ricette indigeribili dove la specialità è quella di mettere le mani nelle tasche dei cittadini».

Il consigliere Stefano Tunis (FI) ha paragonato l’intervento del capogruppo Pd, Pietro Cocco, non già a Pitagora (come aveva fatto Zanchetta) ma al sofista Zenone: che utilizzava i paradossi come quello che la tartaruga era più veloce del piè veloce Achille. «Paci indossa i panni di Elsa Fornero – ha aggiunto l’esponente della minoranza – per giustificarsi e si presenta come colui che deve eseguire l’amara sentenza mentre è parte fondamentale della decisione». Tunis ha quindi dichiarato voto contrario ed ha annunciato una serie di iniziative di protesta: la Cisl ha già proclamato lo sciopero generale e voi non potrete più nascondervi.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha annunciato voto contrario («è un provvedimento inutile e iniquo; una vergogna ed una presa per i fondelli») e così si è polemicamente rivolto alla maggioranza: «Per quale motivo per vicende che riguardano Asl e acquisti di presidi sanitari un cittadino deve intervenire per sostenere chi consuma ogni anno 3, 5 miliardi di euro dei soldi dei sardi?».

Il capogruppo, Angelo Carta (Psd’Az), ha invitato la Giunta a procedere con una gestione autonomista: utilizzate lo Statuto solo in parte e vi sfido a ricorrere alle prerogative statutarie (articolo 3, articolo 12 e comma a) articolo 10) per affermare la nostra autonomia anche in materia di Enti locali.

Il consigliere di Forza Italia, Ugo Cappellacci, così si è rivolto al consigliere Demontis: «Nel suo intervento mi sembrava di sentire la linea dettata dal suo segretario nella finta direzione del Pd che si è tenuta la scorsa settimana». Cappellacci ha quindi affermato che è meglio riferirsi a Zalone piuttosto che a Zenone «visto che la Giunta dice: cado dalle nubi a proposito del debito e della spesa sanitaria dopo due anni di governo della Regione». «Voto contro – ha concluso il consigliere della minoranza – e la Giunta ha dimostrato di non essere capace di fare una previsione corretta sulla spesa sanitaria e sul fabbisogno della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha preannunciato voto contrario: non voglio confondermi con chi approverà un provvedimento incomprensibile per la maggior parte dei sardi. Il consigliere della minoranza ha ricordato i bandi milionari per i lavoratori interinali indetti dai commissari Asl ed ha concluso: «State distruggendo la sanità sarda e fatte operazioni da scarafaggi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis ha annunciato voto contrario: pensavo che la proposta di buon senso di rivedere il provvedimento e rispedirlo in commissione, come ha chiesto la consigliera Busia, fosse accolta. «Create gabelle su gabelle e un sistema impositivo iniquo – ha aggiunto l’esponete della minoranza – aumentante Irpef per il 65% dei sardi e noi faremo il nostro dovere fino in fondo contrastando una misura iniqua che crea povertà nella nostra Regione».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato di prendere atto della decisione della Giunta di «correggere il tiro sulla retroattività dell’aumento dell’imposta Irpef» ma ha domandato alla Giunta spiegazioni «su quale sia la norma in base alla quale, quanto sostiene il ministero dell’Economia sul limite dello 0.5% per l’aumento Irpef, non sia applicabile alla regione sarda». «L’altra osservazione – ha concluso il consigliere sardista – è quale sia lo strumento che ci consente di qualificare l’aumento dell’Irpef come misura per lo sviluppo dell’isola ai sensi dell’articolo 10 dello Statuto».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole ed ha affermato che «lo sbilanciamento in sanità riguarda in larga parte la spesa della passata legislatura». «Non è la prima volta che ci spetta il compito di porre rimedio ai danni causati dal centrodestra – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – e dobbiamo fare un piano di rientro da 400 milioni di euro che non possiamo realizzare tagliando uteriori risorse dal già risicato bilancio».

Il consigliere di Forza Italia, Alberto Randazzo, ha annunciato voto contrario ed ha denunciato una nuova rimodulazione della spesa: destinate 8 milioni di euro per fare spesa sanitaria a Desulo. «Chiedete sacrifici per sanare il debito della sanità – ha concluso Randazzo – e ne fatte di nuovi ogni giorno».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha parlato di “debole difesa” della maggioranza alle giustificazioni offerte dall’assessore Paci. «Abbiate il coraggio di dire ciò che hanno detto Busia e Forma – ha concluso il consigliere della minoranza – caro assessore ha preso una cantonata, fermiamoci un attimo e troviamo un’altra soluzione»

Conclusa la discussione generale, il presidente del Consiglio ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 32 voti a favore e 23 contrari.

Dopo il voto sul passaggio agli articoli  è stato dato il parere sugli emendamenti. Giunta e commissione hanno dato parere contrario su tutti gli emendamenti fuorchè sul 169. Il primo ad intervenire nella discussione generale dell’articolo 1 e degli emendamenti ad esso collegati è stato Mario Floris (Misto) che  ha ribadito che il vero errore è stato chiudere la vertenza entrate con lo Stato caricando alla Sardegna i costi dei settori trasporti e sanità. Per l’ex presidente della Regione l’unica soluzione è riaprire immediatamente una vertenza vera sulle entrate. Per Alessandra Zedda (FI) la giunta sta facendo la politica del gambero ma l’opposizione non ci sarà. Paolo Truzzu (Misto) ha sottolineato che questo provvedimento non risolverà niente e spera che le cifre del disavanzo siano veritiere e non peggiori. Paolo Truzzu ha detto di essere preoccupato per il doppio binario della Giunta: da  una parte vuole varare un provvedimento per sanare il deficit e poi dall’altra vuole aumentare di una unità i commissari delle ASL. Stefano Tunis (Forza Italia) ha sostenuto che la maggioranza deve assumersi la responsabilità delle azioni fatte in passato di accollarsi le spese della sanità. Scelta scellerata anche quella di abbandonare il patto di stabilità. Restituite la parola agli elettori – ha concluso – ve ne saranno grati. Gianni Lampis (Misto) ha ricordato che quando si aumentano le tasse si diminuisce la crescita. Il consigliere del gruppo Misto ha suggerito alla maggioranza di chiamare l’Anci, perché anche in questa materia potrebbe scrivere un provvedimento migliore. Pietro Pittalis (FI) ha chiesto alla presidenza del Consiglio, ancora una volta, di certificare l’ammissibilità di questo disegno di legge. Secondo Pittalis si vuole approvare un provvedimento illegittimo. Michele Cossa (Riformatori sardi) ha messo in guardia contro la patologia del sistema. L’aumento della spesa sanitaria negli ultimi tre anni è fisiologica. Ma questa misura di aumentare le tasse,  prevista in questo DL, non serve a niente. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha detto che l’assessore Paci passerà alla storia come un assessore che sotto Natale ha fatto approvare un velenoso aumento dell’Irpef e dell’Irap. Crisponi ha preannunciato un lungo dibattito sugli emendamenti. Sarà un calvario come è un calvario far pagare tante tasse ai sardi. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha messo in guardia contro pericolosi salti nel buio. Pietro Pittalis (FI) ha ricordato che la Giunta aveva preso l’impegno di portare bilancio e finanziaria entro i tempi previsti. Oggi non solo non si vede nessun provvedimento ma sotto l’albero dei sardi c’è l’inasprimento delle aliquote. Sull’emendamento soppressivo totale all’articolo 1 n. 1 (uguale al 143 e 159) sono intervenuti per dichiarazione di voto: Marco Tedde (FI) che ha detto che la maggioranza  sta facendo il grosso errore di  calpestare l’articolo 10 dello Statuto; Alessandra Zedda che ha ribadito il voto a favore sugli  emendamenti soppressivi totali dell’articolo 1. Per Zedda questo articolo 1, oltre a incidere nelle tasche dei sardi, è anche illegittimo; Michele Cossa (Riformatori sardi) per il quale la logica che sta portando avanti la maggioranza è deprimere l’economia; Ignazio Locci (Forza Italia) che è convinto che le aliquote non debbano essere inasprite; Paolo Truzzu (Misto) che ha detto alla maggioranza che con questa legge si sancisce il fallimento della loro politica di questi anni; Pietro Pittalis (Forza Italia) che voterà a favore di questi emendamenti soppressivi per una duplice ragione: da un lato si obbligano  i sardi a pagare il disavanzo della sanità, ma dall’altro non si spiegano ai cittadini le ragioni per le quali la regione debba  restituire all’Unione europea oltre 59 milioni di euro. Il dibattito è proseguito con l’intervento di  Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che è stato molto critico dell’azione di questa giunta responsabile, tra l’altro, della fuga di Ryanair, del pasticcio Tirrenia, dello spolpamento delle filiere produttive. Gianni Lampis (Misto)  ha fatto un appello alla maggioranza: aumentare le tasse ai sardi vuol dire aumentare l’evasione fiscale senza risolvere nulla; Roberto Deriu (Pd) ha detto che non è possibile sopprimere totalmente l’articolo 1. Deriu ha ammesso che il centrosinistra non è ancora riuscito a rimediare ai danni fatti dal centrodestra e che con molta sofferenza voterà questo DL che è necessario per risanare il deficit sanitario. Giuseppe Fasolino (Forza Italia)  ha detto che la maggioranza non ha un progetto, va  avanti a stenti, non ha una linea. Forse è il caso che voi andiate a casa. Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato che il No al disegno di legge è al metodo, bisogna trovare strumenti diversi.

L’emendamento 1 soppressivo totale dell’articolo 1 (uguale agli emendamenti 159 e 143) è stato bocciato (votanti 50, sì 18, no 32).

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento 170 all’emendamento 169 presentato dalla Giunta. Il testo prevede un’ulteriore riduzione delle aliquote Irpef con l’azzeramento per i redditi fino a 28mila euro.

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha spiegato la ratio della proposta: «Le riduzioni non bastano. Se si vuole intervenire su una grande fetta della popolazione si intervenga per azzerare le aliquote sfruttando l’opportunità dell’art. 10 dello Statuto».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento n. 170: «Sarebbe un segnale per l’aula se la maggioranza accettasse di votarlo. Metterebbe in pace l’opposizione che non vuole fare una propaganda anti-tasse ma crede che chi ha di più deve contribuire di più».

Voto favorevole ha annunciato anche il consigliere dei Riformatori Michele Cossa che ha elencato in aula i dati sulla spesa sanitaria degli ultimi 5 anni forniti dalla Ragioneria dello Stato: 3.125 milioni per il 2010, 3179 per il 2011, 3225 per il 2012, 3184 per il 2013 e 3233 per il 2014. «Non è un incremento che giustifica un intervento draconiano. Se l’assessore Paci ha altri dati li presenti in Aula in modo da avere un quadro chiaro della dimensione del problema».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’I) la proposta può essere accolta perché aiuta le fasce più deboli della popolazione. Rispondendo al collega Deriu (Pd), Truzzu ha detto che il vero ideatore del provvedimento si trova fuori dall’Aula: «Oggi – ha concluso – pagate le scelte del passato e l’accordo Soru-Prodi che ha caricato sulle spalle della Regione l’intero peso della spesa sanitaria».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha chiesto alla maggioranza di consentire all’opposizione di svolgere il proprio ruolo: «Anziché censurare i nostri emendamenti dovreste censurare le spese pazze dei commissari delle Asl che portano consulenti dalla penisola».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha difeso l’azione della minoranza: «Ci accusate di non presentare proposte, questa è la nostra risposta: cerchiamo di intervenire a favore delle fasce più deboli azzerando le tasse a loro carico».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha svelato di aver appreso da ambienti vicini alla Giunta la notizia della presentazione di un emendamento per l’introduzione della Asl unica dal 1° luglio 2016. «E’ una proposta condivisibile – ha detto Carta – va verso la riduzione della spesa». Carta ha poi annunciato il suo voto favorevole all’emendamento che consentirebbe di addolcire la pillola ai contribuenti.

Al termine degli interventi per dichiarazioni di voto, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 170 che è stato respinto dall’Aula.

Si è aperta quindi la discussione sull’emendamento n.169 presentato dalla Giunta regionale che sostituisce l’intero testo dell’articolo 1. La proposta dell’esecutivo prevede la riduzione delle aliquote Irpef, per le diverse fasce di reddito, rispetto alla formulazione iniziale e cancella la retroattività della norma stabilendo l’applicazione della nuova tassa a partire dal 2016.

L’emendamento della Giunta introduce un’aliquota dello 0,95% per i redditi fino a 15mila euro; dell’1,20% per quelli oltre i 15mila e fino a 28mila; del 2,70% per redditi oltre i 28mila e fino a 55mila; del 3,20% oltre i 55mila e fino ai 75mila; del 3,33% per i redditi oltre i 75mila euro.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha accusato la maggioranza di aver abbandonato la strada dell’Autonomia, dimenticato lo spirito sardista, e omologato le politiche regionali a quelle nazionali. «Il piano di rientro del disavanzo della sanità è truccato con norme incomprensibili – ha detto Locci – il vostro obiettivo è stare dentro le logiche nazionali».

Michele Cossa (Riformatori) ha annunciato il suo voto contrario: «Non riusciamo a dare un senso a questa proposta. Gli incrementi di spesa secondo i dati della Ragioneria non sono cosi eclatanti».

Alessandra Zedda ha puntato l’indice contro la Giunta: «Il vostro approccio al confronto è di bassissimo livello. Il testo dell’emendamento è stato pubblicato dai giornali prima di essere presentato in Aula, si tratta di un atto di scortesia istituzionale». Zedda ha poi rivolto un invito alla maggioranza: «Sarebbe il caso che verifichiate l’applicabilità dell’articolo con il quale è stata reintrodotta l’Irap con aliquota intera. Potrebbe palesarsi un profilo di illegittimità».

Marco Tedde (Forza Italia) ha accusato la Giunta di avete annunciato la riduzione dell’Irap del 25% come panacea di tutti i mali e di averla poi reintrodotta a pochi mesi di distanza. «Gli imprenditori insorgono ma da parte vostra c’è distrazione totale sulle ragioni dell’impresa».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sostenuto che il provvedimento colpisce la piccola impresa, il commercio e l’artigianato. «I commissari delle Asl non hanno risolto il problema dell’aumento della spesa sanitaria. In due anni non si sono mai presentati davanti alla Commissione Sanità».

Secondo Paolo Truzzu (Fd’Italia), la maggioranza non dimostra di voler porre fine a un sistema. «Mi sembra invece che lo si voglia incrementare e allo stesso tempo si voglia dare un colpo mortale all’economia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato alla Giunta di aver annunciato, pochi mesi fa, la riduzione dell’Irap come strumento per lo sviluppo: «Abbiamo votato insieme per l’abbattimento della tassa sulle attività produttive e oggi la cancelliamo con un colpo di spugna. E’ un intervento che allontana la Sardegna da prospettive di benessere e di crescita».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di grave separazione tra buona e cattiva politica. «L’impressione è che la maggioranza mostri fastidio nei confronti di chi cerca di approfondire un problema rilevante per cittadini e filiera produttiva».

Molto critico l’intervento di Attilio Dedoni (Riformatori): «State facendo del male a chi non può difendersi – ha affermato il consigliere di minoranza – state colpendo famiglie che hanno bisogno».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.169 che è stato approvato con 30 voti a favore e 19 contrari.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha domandato al presidente del Consiglio una verifica sull’effettiva decadenza di tutti gli emendamenti all’articolo 1 in quanto, a suo giudizio, nella sostanza non interveniva nel secondo comma e pertanto gli emendamenti ad esso riferibili non sarebbero decaduti.

Il presidente del Consiglio ha confermato la decadenza di tutti gli emendamenti in quanto l’emendamento approvato è stato classificato come “sostitutivo totale” e sostituisce dunque l’intero articolo 1. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la presentazione di tre emendamenti soppressivi totali (152, 165 e 166) all’articolo 2 (entrata in vigore) e che pertanto si è proceduto con la discussione delle proposte di modifiche ma la votazione ha riguardato il mantenimento dell’articolo così come formulato nel testo approdato all’esame dell’Aula. che  presidente Ganau conferma la decadenza.

I consiglieri Cossa e Pittalis hanno invitato il presidente del Consiglio a rivedere la decisione ed hanno ricordato precedenti interpretazioni differenti rispetto a quella assunta dalla presidenza. Il presidente Ganau ha confermato la decadenza di tutti gli emendamenti.

Alessandra Zedda (FI), ha rivolto un ulteriore invito alla maggioranza per valutare «il combinato disposto che deriva dall’approvazione dell’emendamento». «Con questo provvedimento – ha dichiarato l’esponente della minoranza – contribuite a complicare la sopravvivenza dei sardi, soprattutto amplificate le difficoltà del ceto medio che sopporta l’incidenza maggiore degli aumenti: avete intrapreso una strada aguzzina».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato il voto favorevole agli emendamenti soppressivi ed ha contestato la decisione della presidenza sulla decadenza degli emendamenti all’articolo 1. L’esponente della minoranza ha concluso affermando: non c’è giustificazione legata al deficit sanitario per adottare un provvedimento lacrime e sangue.

Marco Tedde (Fi) ha criticato l’interpretazione della presidenza sulla decadenza degli emendamenti ed ha concluso: «Con l’articolo 2 mettete il suggello ad una legge infausta e dopo il mutuo che ha indebitato i sardi aumentate Irpef e Irap».

Ignazio Locci (Fi) ha rivolto pesanti critiche al Ganau: «Sta dando corso a ciò che ha detto il capogruppo del Pd sul fatto che la minoranza non può neppure proporre emendamenti e l’emendamento della giunta è una escamotage che lei ha avvallato». «Non sta garantendo lo svolgimento democratico della discussione», ha insistito l’esponente della minoranza, «dando il destro alla maggioranza che vuole scappare dal confronto e che vuole imporre tempi e scelte in quest’Aula e alla Sardegna».

Il capogruppo Attilio Dedoni (Riformatori), ha proseguito con le proteste rivolte alla presidenza ed ha affermato che «la democrazia va rispettata anche quando commettete il grave errore di, mettere le mani nelle tasche dei sardi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha insistito sulla decadenza degli emendamenti all’articolo 1 ed ha dichiarato che nella precedente legislatura presidenza del Consiglio e funzionari avrebbero dato una differente interpretazione. «Ci attrezzeremo anche per contrastare le furberie – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e preannuncio proteste e raccolte firme per opporci anche fuori da quest’Aula a questa vostra nefandezza».

Il presidente del Consiglio ha quindi invitato i consiglieri al rispetto dei dirigenti e dei funzionari del Consiglio ed ha ricordato l’ultima interpretazione della presidente del Lombardo in ordine alla decadenza degli emendamenti dopo l’approvazione di un sostitutivo totale in occasione dell’esame della legge statutaria regionale.

Il presidente ha proceduto con la votazione dell’articolo 2 che è stato approvato con 32 voti favorevoli e 19 contrari.

L’Aula ha poi esaminato un ordine del giorno (Mario Floris e più) sulla ricontrattazione con lo Stato della copertura dei costi del Servizio sanitario regionale. Questo ordine del giorno impegna il presidente della Regione e la giunta a ricontrattare con urgenza gli accordi a suo tempo raggiunti in ordine alla copertura dei costi del Sistema Sanitario regionale, riportando a carico dello Stato una quota sufficiente a garantire la sostenibilità finanziaria del sistema fino al raggiungimento di un adeguato regime di entrate e di trasferimenti, che tenga conto dello stato di insularità e dei relativi svantaggi strutturali e permanenti. Il parere della giunta su questo ordine del giorno è stato negativo.  

Sull’ordine del giorno sono intervenuti: Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna)che ha sottolineato l’importanza del tema che si vuole affrontare in questo ordine del giorno, Michele Cossa (Riformatori sardi)che ha detto che questo ordine del giorno ha il pregio di risollevare il problema della rinegoziazione, Mario Floris (Misto) che ha espresso delusione per il parere contrario espresso dalla giunta. L’ex presidente della Regione ha ribadito che bisogna riaprire la vertenza Sardegna e che la Sardegna deve liberarsi di una giunta di professori convinta che bisogna evitare ogni conflittualità con Roma. E’ poi intervenuto Ugo Cappellacci (FI) che ha espresso stupore per il parere negativo della giunta sul provvedimento. Pietro Cocco (Pd) ha detto che voterà no perché l’argomento è talmente importante che merita ben altro che un ordine del giorno e ha auspicato che l’argomento sia affrontato al più presto dal Consiglio. Angelo Carta (Psd’Az) sono d’accordo che gli ordini del giorno sono carta straccia ma approvarlo sarebbe stata un’occasione per esprime una volontà del Consiglio sull’argomento. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha ammesso  che un odg rappresenta poco, ma il parere del centrosinistra doveva essere positivo.

Mario Floris ha ritirato l’ordine del giorno.

Dopo il ritiro dell’ordine del giorno il presidente Ganau ha messo in votazione il DL 291/A. Per dichiarazione di voto sono intervenuti: 

Ignazio Locci (Forza Italia Sardegna) che ha dichiarato che questo provvedimento è un’ingiustizia sociale. Sarà un incubo per i sardi. L’auspicio è di trovare una maggioranza più aperta al confronto

Michele Cossa (Riformatori sardi) che ha detto che questo è un provvedimento di straordinaria gravità che avrà un devastante effetto depressivo dell’economia. Noi scenderemo in piazza per impedire che questo crimine contro i sardi sia portato a termine.

Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna) che ha aggiunto che “il dado è tratto”, la maggioranza ha deciso che la pressione fiscale aumenta, vi prenderete tutte le responsabilità. Noi da domani metteremo in campo ogni iniziativa per far conoscere ai sardi cosa avete fatto.

Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha detto che il premier Renzi ha appena annunciato agli italiani  che viene abbassata l’imposizione fiscale, invece in  Sardegna la pressione fiscale aumenta. I sardi sono cittadini di serie B. E’ una sconfitta per la Sardegna.  

Antonello Peru (Forza Italia Sardegna) che ha sottolineato che questo disegno di legge è la peggiore soluzione per risolvere i problemi della sanità.

Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari socialisti) che ha chiesto a tutti senso di responsabilità. E’ un provvedimento impopolare ma che serve ad arginare il disavanzo sanitario.

Roberto Desini (sovranità, democrazia e lavoro) ha detto che oggi è stato uno dei giorni più difficili da quando è in Consiglio regionale. Questo provvedimento è contrario a quello che sto facendo nel mio comune, ma capisco che chi governa deve prendere delle responsabilità. Roberto Desini ha fatto un appello al Presidente Pigliaru: noi oggi stiamo approvando un provvedimento che non vorremmo approvare, chiediamo che il nostro presidente adotti i provvedimenti necessari per creare una sanità migliore.

Alberto Randazzo (Forza Italia) ha dichiarato il voto contrario al disegno di legge e ha  chiesto al presidente se sono pervenuti emendamenti al Dl 293.

Il presidente Ganau  ha risposto che sono stati presentati 212 emendamenti.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato il voto contrario alla legge. 

Il disegno di legge, messo in votazione con voto elettronico palese, è stato approvato (votanti 50, sì 31, no 19).

[bing_translator]

I capigruppo della minoranza hanno illustrato questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, le due mozioni di sfiducia presentate contro l’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana.

Pietro Pittalis (Fi), Attilio Dedoni (Riformatori), Gianluigi Rubiu (Udc), Angelo Carta (Psd’Az), Paolo Truzzu (Misto-FdI), hanno ribadito la richiesta di dimissioni formalizzata nella mozione n. 194 (primo firmatario Michele Cossa, Riformatori) e contenuta in quella presentata in queste ore e sottoscritta da tutti i capigruppo dell’opposizione (primo firmatario il consigliere di Fi, Marco Tedde).

«Al centro della richiesta avanzata dal centrodestra e dal Psd’Az – ha spiegato Tedde – c’è la presunta incompatibilità del professor Deiana che ha ricoperto, tra il 2010 e il 2011, gli incarichi di consulente della società di gestione dell’aeroporto di Alghero (Sogeaal) e della Regione sarda. In tale veste – ha aggiunto il consigliere algherese – il professor Deiana riconosceva la legittimità e l’efficacia della legge 10/2010, mentre da assessore dei Trasporti afferma l’impossibilità di fare ricorso alla norma che regola il co marketing per consentire alle compagnie low cost, ad incominciare da Ryanair, di operare negli scali della Sardegna.»

Una sfiducia a tutto campo” è invece quella contenuta nella mozione promossa dal gruppo Riformatori. «Il professor Deiana – ha attaccato il capogruppo Dedoni – non è all’altezza di dirigere i trasporti in Sardegna come dimostrano i pessimi risultati della continuità territoriale, la fuga dei low cost e il flop del treno veloce, che veloce non è affatto».

«Massimo Deiana ha fallito su tutti i fronti», ha dichiarato il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, che ha posto in evidenza le difficoltà dell’Arst («la Regione ha costretto l’azienda a pagare interessi passivi alla banche perché non liquidava le fatture») e il “caso Saremar” («non si garantiscono i lavoratori nel processo di privatizzazione»).

Sull’assenza di proposte alternative a quanto previsto dalla legge 10 per mantenere l’operatività delle low cost, ha puntato il dito, invece, Paolo Truzzu (Misto-FdI) mentre il capogruppo Psd’Az, Angelo Carta, ha insistito sulla incompatibilità tra i ruoli di consulente e assessore ed ha invitato il professor Deiana ad abbandonare l’incarico di assessore senza attendere la discussione in Aula delle mozioni di sfiducia.

Il vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), ha posto l’accento sulle penalizzazioni del Nord Ovest dell’Isola per la fuga di Ryanair («è l’unica compagnia che garantisce flussi turistici e non solo i servizi di collegamento aereo») ed ha sottolineato come il 60% del traffico passeggeri dell’aeroporto di Alghero sia prodotto dal vettore irlandese. Antonello Peru ha inoltre richiamato l’attenzione sulla inopportunità dell’accorpamento delle autorità portuali di Porto Torres e Olbia con Cagliari («sarebbe un ulteriore strumento a rafforzamento delle politiche cagliaricentriste»). Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha accusato l’assessore Deiana di peccare laddove, a suo giudizio, è carente l’intera Giunta regionale: «Dimostrano di non avere una strategia per i trasporti come non hanno un progetto di crescita e sviluppo rivolto all’intera Sardegna».

Traghetto Carloforte 3 copia

[bing_translator]

Il Consiglio regionale ha rinviato in Prima Commissione il disegno di legge di riordino degli Enti locali. La decisione era nell’aria, considerati i forti contrasti ancora presenti tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno degli stessi gruppi di maggioranza.

Dopo le prime fasi del dibattito di ieri, stamane, alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, a nome dei capigruppo di opposizione, ha proposto alla Giunta ed alla maggioranza di far tornare il testo in commissione, «tenuto conto del dibattito e del confronto svoltosi in Aula che ha messo in evidenza la necessità di un approfondimento adeguato ad una legge di sistema». «Questa richiesta – ha aggiunto Pittalis – credo sia condivisa anche dalle associazioni che rappresentano le autonomie locali e dalle organizzazioni sindacali, con l’obiettivo comune di arrivare ad una riforma che non sia solo di una parte, in grado di durare nel tempo e di produrre effetti positivi per tutta la comunità regionale».

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha precisato che la proposta di rinvio è riferita non al testo esitato dalla commissione ma agli emendamenti presentati ed ha sottoposto la questione al Consiglio.

Il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, ha affermato in apertura di non avere nulla in contrario, anzi, ha ricordato, «abbiamo sempre auspicato una larga convergenza su una legge su cui si sta discutendo da molti mesi che non sia approvata solo da una parte; sul percorso della legge tutti gli attori sono stati coinvolti ed hanno espresso le loro posizioni e, giunti a questo punto, qualche giorno di lavoro in più sarà utile per tutti per arrivare ad una legge migliore».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha tenuto a sottolineare che rispetto al sistema nazionale ed europeo riguardante le autonomie locali, la proposta di riforma «non è coerente e sarebbe perciò necessario sospendere l’esame della legge per procedere prima alla riforma della Regione attraverso una legge statutaria, come ha suggerito anche l’on. Pietro Soddu non più tardi di un mese fa partecipando ad un convegno di giuristi». «Ora – ha aggiunto – se si da il mandato alla commissione di agire sulle riforme va bene ma se il rinvio serve solo per manipolare ulteriormente gli emendamenti presentati non si fa l’interesse generale della Sardegna».

Il presidente del gruppo Udc Gianluigi Rubiu ha annunciato il consenso del suo gruppo alla proposta di rinvio, ritenendo che «la commissione sia il luogo giusto per discutere ed approfondire gli emendamenti presentati e raccogliere ulteriori contributi dall’esterno».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha espresso una valutazione positiva sull’incontro fra maggioranza ed opposizione «su un tema delicato come quello della legge che riorganizza gli enti locali della Sardegna; è però auspicabile che tutti rispettino gli accordi fin qui raggiunti senza fughe in avanti».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto convinto che «una maggiore pacatezza aiuterà il Consiglio ad arrivare ad una legge migliore; è vero quello ce dice il consigliere Floris ma ci sono ragioni che premono perché occorre dare vita con urgenza ad nuovo assetto istituzionale dopo cancellazione delle province». Con il rinvio, secondo Cossa, «si è evitato il rischio di una legge molto simile se non uguale alla legge del Delrio che non tiene conto della specificità della Sardegna, fermo restando che, in generale, in tema di riforme la fretta non è mai auspicabile quando si sta andando a ricostruire un pezzo importante del sistema-Regione».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) si è espresso in senso favorevole al ritorno in commissione della legge, «con un crono-programma preciso ed un oggetto dei lavori ben definito circoscritto agli emendamenti; in questo modo il Consiglio si riappropria della sua competenza legislativa».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato che il suo gruppo aveva proposto più volte il ritorno del testo in commissione, «dove si cercheranno le soluzioni più condivise; la positiva riapertura del dialogo dimostra inoltre che il Consiglio non ha bisogno di suggeritori esterni ma è perfettamente in grado di fare il suo lavoro».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, favorevole, ha definito l’iniziativa «giusta ed opportuna; nel dibattito di ieri abbiamo sentito molte metafore musicali e non, oggi cambiamo musica con il Consiglio che si riprende le sue funzioni con consapevolezza e responsabilità per raggiungere un testo più equilibrato».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia) favorevole, ha però precisato che la procedura seguita «non corrisponde al nostro approccio ideale; noi avremmo preferito intervenire prima sullo Statuto  e la legge statutaria per arrivare poi alla riforma degli Enti locali, soprattutto per segnare le profonde differenze fra la Sardegna ed altre aree; siamo stati in qualche modo trascinati dal governo nazionale su un riordino piuttosto che verso una vera riforma e tuttavia riteniamo giusta l’apertura all’opposizione su una legge che deve essere rivolta a tutti i cittadini».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la proposta, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Subito dopo lo scrutinio, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta, riconvocato il Consiglio per martedì prossimo 22 dicembre, alle ore 10.00. Successivamente ha comunicato che la convocazione immediata delle commissioni Sanità ed Autonomia, ricordando ai consiglieri di conservare gli emendamenti relativi alla riforma degli Enti locali, che non saranno ristampati.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il Consiglio regionale ha proseguito questa sera l’esame del disegno di legge n. 176/A – Giunta regionale – “Riordino del sistema delle Autonomie locali della Sardegna” con le dichiarazioni di voto sull’emendamento n. 72 soppressivo dell’art. 1 –“Oggetto e finalità”

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi), favorevole, ha messo in luce che la legge «è uno scherzo di pessimo gusto con cui si vuole rovinare le feste natalizie ai sardi; di fatto istituisce una nuova provincia regionale con i territori che non fanno parte della città metropolitana di Cagliari, in poche parole altra spesa pubblica improduttiva senza alcun miglioramento dei servizi pubblici per i cittadini».

Il consigliere Mario Floris (Misto), favorevole, ha detto che si sarebbe aspettato «un chiarimento su un provvedimento opaco con la Giunta che è entrata a gamba tesa sul Consiglio regionale, cambiando radicalmente il calendario dei lavori; è evidente che c’è un problema politico di fondo perché la Regione si sta spogliando delle funzioni e della sua sovranità con una norma di transizione».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), favorevole, ha definito «apprezzabile la buona fede dell’assessore però la verità è un’altra, c’è una guerra fra territori ed il ritorno del campanilismo, per responsabilità della maggioranza che ha tenuto per troppo tempo la legge nel cassetto». La riforma, ha pronosticato, «farà la fine del pendolino, oltre ad essere l’ennesima occasione mancata per esercitare concretamente la propria autonomia».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), favorevole, ha affermato che «leggendo il testo si scopre che prima si citano riferimenti normativi che consentono l’esercizio della competenza esclusiva in materia di Ent locali ma poi ci si spoglia completamente della competenza, perché si tratta semplicemente di applicare la legge Delrio senza aggiungere nient’altro».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel), contrario, ha affermato che l’emendamento «testimonia la volontà soppressiva totalizzante del centro destra, mentre Sel si espresse da subito contro il referendum per l’abolizione della Province e l’analisi di quel voto, fra l’altro, dimostra che Cagliari e Sassari cancellarono gli altri territori». Sono pronto a sostenere proposte anche dell’opposizione, ha annunciato, «purchè siano finalizzate a valorizzare i territori ma respingiamo le posizioni strumentali».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, favorevole, ha sostenuto che l’idea dell’opposizione «è quella di valorizzare l’esperienza positiva delle comunità territoriali, senza ricorrere ad artifici terminologici vuoti di significato reale; questi surrogati, semmai, dimostrano la volontà di penalizzare i piccoli Comuni con in più un preoccupante pressapochismo».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, favorevole, ha ricordato che «anche la maggioranza ha manifestato la necessità di riformare profondamente l’art.1, in pratica ora si sta difendendo un articolo che poi si vuole cambiare, ci vogliono realismo e concretezza».

Il consigliere Peppino Pinna (Udc), favorevole, ha detto decisamente «no alle guerre di campanile, ma qui si sta facendo il gioco delle tre carte alimentando le divisioni fra territori a danno delle aree più svantaggiate della Sardegna, mentre molti piccoli comuni rischiano di scomparire ed è questo il fenomeno che bisogna combattere ma non certo accentrando tutte le funzioni a Cagliari». Pinna si è espresso inoltre favorevolmente alla proposta della Regione come unica area metropolitana, seguendo le esperienze positive del Friuli e del Piemonte.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori), favorevole, ha parlato di una è una riforma trallalero; è gravissimo che i Sindaci, ancora oggi, non conoscano il testo se non molto parzialmente, si sta seguendo un percorso inaccettabile mentre sarebbe necessario il massimo della condivisione in tutti i territori della Sardegna».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), favorevole, ha sottolineato che «la legge non riordina e non organizza le autonomie della Sardegna, divide le comunità, alimenta le peggiori disuguaglianze e condanna la Regione al sottosviluppo».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc), favorevole, ha messo in evidenza che «fra gli obiettivi mancati della legge c’è senz’altro quello della semplificazione e fra quelli raggiunti, purtroppo, quello della discriminazione nei confronti delle aree più deboli della Sardegna». Si sta condannando una zona come la Marmilla a non poter sopravvivere, ha protestato, «eppure in quell’area ci sono alcuni fra i Comuni più poveri dell’Isola».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, favorevole, ha criticato duramente il testo, a suo giudizio «non all’altezza di una legge fondamentale per la Sardegna, anzi si continua a procedere informalmente a riscritture parziali di questo o quell’articolo o comma attraverso mini o maxi emendamenti, mentre invece dovremo tutti essere preoccupati dei tanti cittadini che soffrono».

Ha quindi preso la parola il capogruppo Pietro Pittalis che ha definito l’art.1 della legge “un’insieme di ovvietà” e criticato aspramente i contenuti: «E’ una norma all’insegna della confusione. L’articolo 1 non fa riferimento alle città medie, alla rete metropolitana e a tutti quei correttivi di cui il testo ancora non parla. Per questo vi abbiamo chiesto di fermarvi – ha detto Pittalis – non è possibile andare avanti e scrivere l’articolo 1 senza aver chiaro come sarà la nuova articolazione territoriale». Il capogruppo di Fi ha quindi chiesto il ritiro dell’emendamento sostitutivo totale n.1947 (“è peggiore del testo, riflettiamo insieme su proposte che restituiscano dignità ai comuni”).

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.72 che è stato respinto con 25 voti contrari e 22 a favore.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 2343 (Pittalis e più) all’emendamento n 1947, presentato dal presidente della Prima Commissione Francesco Agus e dal consigliere del Pd Roberto Deriu. L’emendamento dell’opposizione prevede la soppressione totale dell’emendamento n.1947 con il quale si riscrive l’intero art.1.

Dopo alcune precisazioni di carattere procedurale, il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere dell’Uds Mario Floris che ha annunciato il suo voto contrario «L’emendamento fa riferimento agli obiettivi della riforma che sono stati ancorati all’art 44 dello Statuto – ha detto Floris – si tratta di un articolo che potrebbe subire modifiche dalla riforma costituzionale e se questa andrà in porto saremmo costretti a dover correggere la legge».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha lamentato il mancato accoglimento di alcuni emendamenti presentati dal suo gruppo per un presunto ritardo nella consegna della documentazione agli uffici: «Lei non sta attuando il regolamento consiliare – ha detto rivolgendosi al presidente Ganau – aveva la possibilità di riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti. Non si era mai visto un atto stizzoso e settario che escludeva dagli emendamenti un gruppo politico».

Per il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) «l’emendamento che si tenta di emendare è al pari dell’art. 1 il paradigma di ciò che non si deve fare: ripropone in modo spaiato le fonti e cerca di utilizzare la tagliola per impedire l’ingresso degli emendamenti della minoranza».

Forti critiche sono state rivolte alla maggioranza dal consigliere Stefano Tunis (Forza Italia). «Ho sentito dire che questa è una norma che tutela le autonomie locali e i territori. Come la “Delrio” commette invece un omicidio nei confronti dei comuni che garantiscono il presidio del territorio – ha detto Tunis – domani l’Istat pubblicherà i nuovi dati sull’occupazione dell’Isola. Sono dati che descrivono una situazione che definire allarmante è riduttivo. La Sardegna è incapace di intercettare fattori di crescita mentre voi state per approvare una legge che eliminerà l’ultimo presidio di democrazia su cui poggiano le speranze di migliaia di sardi che non stanno dentro la Città metropolitana».

Secondo Ignazio Locci (Forza Italia) la norma in discussione conferma un impianto giuridico che trascura le comunità locali.  «E’ una legge a rischio di impugnativa – ha sottolineato Locci – lo vedrete quando sarà chiaro a tutti che questo che passa per un riordino rispettoso di riforme economiche e sociali si tradurrà in maggiori spese  e obbligherà il Ministero a impugnare il provvedimento».

Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole. «L’emendamento 1947 deve essere cassato. Il confronto con il testo uscito dalla Commissione ci fa subito capire di che cosa si sta parlando – ha detto Truzzu – il principio di leale collaborazione presuppone un rapporto paritario, cooperativistico. Se si introduce il concetto della grande riforma economica e sociale sappiamo che si nasconde la volontà del governo di portare avanti una riforma senza confrontarsi con le autonomie locali. Si dice ai comuni: questa riforma la faremo anche contro la vostra volontà».

Concetto condiviso da Alessandra Zedda (Forza Italia): «Pur di rispettare le norme nazionali dimenticate di avere a disposizione lo strumento dello Statuto sardo che disciplina il sistema degli enti locali all’art.3»

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’emendamento n. 1947 “una furbata”. «Il suo vero obiettivo non è riscrivere l’articolo1 ma far decadere tutti i soppressivi parziali presentati dall’opposizione. Bisogna essere onesti e dire le cose come stanno».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto preoccupato, da sindaco, per la legge in discussione: «E’ una riforma che va di pari passo con quella nazionale – ha affermato Fasolino – l’intento sembra quello di voler cancellare i piccoli comuni».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) nell’emendamento 1947 ci sono alcune enunciazioni di principio ma viene ancora trascurata la competenza primaria delle regioni in materia di Enti Locali. «Si fa riferimento alla “Delrio che in realtà è una forzatura – ha detto Cossa -su quella legge il Governo ha posto la fiducia. Quella che doveva essere una importante riforma è diventata, invece, un freno per le riforme».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco,  si è rivolto ai colleghi sindaci, seduti tra i banchi della maggioranza, per domandare come mai non partecipano al dibattito e non intervengano per “denunciare i rischi cui vanno incontro i piccoli centri dell’isola qualora il Dl 176 sia approvato così come formulato dal centrosinistra”.

Il consigliere Gianni Lampis (Misto- Fdi) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2343 e si è detto contrario al “metodo tagliola” che rischia di cancellare il lavoro e le proposte della minoranza consiliare.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta (Psd’Az), ha definito per niente “originale” l’emendamento Deriu e Agus che punta a riscrivere l’articolo 1 del Dl 176 e si è detto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2343 che punta alla soppressione dell’articolo 1.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato con tono polemico il mancato accoglimento, in sede di presentazione, degli emendamenti predisposti dal gruppo dei Riformatori  ed ha invitato il presidente del Consiglio a dimostrarsi equanime e al di sopra delle parti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha definito il Dl 176 “una riforma che guarda al passato”.

Il consigliere Mario Floris (Misto-Uds), si è rivolto ai sindaci della Sardegna ed ha denunciato lo svuotamento di competenze e funzioni per i Comuni: «Non ci sono più i poteri delle autonomie locali, cari sindaci, vi hanno esautorato, vi hanno cancellato».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito l’emendamento 1947 (Deriu-Agus) “peggiore del testo esitato dalla commissione” ed ha invitato la maggioranza a ritirarlo: «Torneremo su ogni comma per spiegarvi le ragioni di una inspiegabile forzatura che volete fare a dispetto delle regole».

Il presidente del Consiglio non essendoci altri iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 2343 che non è stato approvato con 28 voti contrari e 23 a favore.

Si è quindi proceduto con le dichiarazioni di voto per l’emendamento 2298 (Christian Solinas, Psd’Az) e il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci nel dichiararsi a favore della proposta di modifica ha invitato il Consiglio a “riprendere i concetti che riguardano la perdita di funzioni da parte dei Comuni, svuotati ormai di competenze”.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi), ha rivolto apprezzamenti per la proposta di modifica avanzata dal consigliere Christian Solinas: «Una pregevolissima stesura di questo nuovo articolo 1, migliore di quello proposto dalla maggioranza nel suo emendamento sostitutivo e che richiama i compiti che un Comune deve svolgere e che a causa della riforma del centro sinistra non potrà più svolgere».

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa, ha dichiarato il voto a favore: «L’emendamento ha il pregio di sintetizzare articolo 1 e di racchiudere in un unico comma il biglietto da visita di questa legge».

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha stigmatizzato i mancati interventi dei colleghi sindaci del centrosinistra presenti in Aula “nonostante i pericoli che si evidenziano per l’incedere di una riforma che peggiora la condizione dei  Comuni”. «Si rischia di fare un disastro – ha concluso Fasolino – e con questa legge si moltiplicano gli Enti Locali mentre le risorse da ripartire sono sempre le stesse».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto a favore per l’emendamento Solinas (Psd’Az): «Con parole chiare e un’idea chiara la proposta di modifica indica quale debba essere il processo di riordino individuando le dimensioni ottimali per esercitare le funzioni amministrativa che sono la vera preoccupazione per tutti i sindaci».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto a favore dell’emendamento ed ha definito “ricco di scopiazzature dal testo della legge Delrio” il testo proposto dalla maggioranza: «Censuriamo l’articolo 1 perché è l’espressione chiara di un vuoto pneumatico».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda ha dichiarato voto a favore dell’emendamento ed ha invitato la maggioranza a tenere nella dovuta considerazione la proposta avanzata da un esponente sardista: «Gruppo che ha una chiara identità, rispettosa del nostro statuto e dei contenuti e delle finalità da scrivere nell’articolo 1 del Dl 176».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha sottolineato che «superare le logiche di parte significa compiere gesti concreti e confrontarsi su proposte davvero migliorative, perché in questi casi si capisce se la maggioranza vuole fare sul serio; abbiamo purtroppo l’impressione che la maggioranza voglia procedere sulla strada muscolare».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha detto di apprezzare lo sforzo precisando però di preferire che la legge contenga anche «significati alti, a prescindere dalle tecnicalità». Tornando sulle vicende del referendum Pizzuto ha ricordato che «proponeva dieci quesiti ma tralasciava molte altre questioni, dalle province storiche a molti consigli di amministrazione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), favorevole, ha affermato che «si possono dire cose importanti anche con grande semplicità, molto probabilmente poi i contenuti sono gli stessi che stanno a cuore alla maggioranza e per questo dovrebbe sostenerlo».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), favorevole, ha dichiarato che «l’emendamento è scritto bene e specifica che la definizione degli ambiti ottimali ha lo scopo di rendere più semplice la vita dei cittadini, un passaggio di non poco conto, così come quello riguardante la libera scelta di aderire alle unioni dei Comuni sulla base di scelte dettate dall’interesse generale delle comunità».

Il consigliere Mario Floris (Misto), rivolto alla maggioranza, ha detto di aspettare ancora «una risposta dal relatore e dal presidente delle commissione, perché la minoranza ha formulato chiaramente le sue proposte e ha sottoposto al Consiglio un quesito fondamentale sul ruolo e le funzioni dei Comuni».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori) ha auspicato che il Consiglio colga l’aspetto importante di questa legge, «che non può essere fatta passare a colpi di maggioranza da una maggioranza interna alla stessa coalizione; i Sindaci sono stufi di essere delegittimati e depotenziati e sono in grado di prevedere i disastri che accadranno dopo l’applicazione di questa legge, è sbagliato portare il cervello all’ammasso e perdere l’occasione di fare qualcosa di buono per la Sardegna».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha paragonato la legge ad «un impasto andato a male per le troppe manipolazioni, il contrario di quello che servirebbe alla Sardegna; l’emendamento invece è non solo un esempio di buona tecnica ma una scelta di campo precisa per ricucire il rapporto fra istituzioni e cittadini, che chiedono servizi migliori in tempi rapidi».

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha osservato che «si sta affermando l’idea sbagliata che essere consigliere regionali significhi anche essere bravi a scrivere le leggi; il testo della maggioranza è da un lato ricco di ovvietà e dall’altro carico di problemi che si presenteranno puntuali in tutta la loro gravità dopo l’applicazione della legge, mentre la nostra proposta apre la strada ad una diversa impostazione della legge laddove si parla della Sardegna come sistema “policentrico”, è la cornice giusta».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha respinto con 23 voti favorevoli e 28 contrari.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame dell’emendamento n.2348-soppressivo parziale- elimina il primo comma dell’art.1 che contiene un richiamo alle fonti del diritto.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha sottolineato che «la proposta tende a dare senso compiuto alla norma con una forte attenzione anche ai suoi effetti pratici, mentre la maggioranza si limita a riprendere una norma nazionale che non è adatta alla realtà della Sardegna e non possiamo bere tutta d’un fiato moltiplicando all’eccesso un tessuto istituzionale a risorse invariate con la marginalizzazione dei Comuni».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia, ha ribadito il significato dell’approccio propositivo dell’opposizione anche perché «nessuno ha sposato tesi campanilistiche, ragione di più per considerare che i problemi in esame appartengono a tutti i territori e quindi occorre fermarsi un attimo e migliorare il testo per dare certezze a Comuni e cittadini».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha fatto risaltare la contraddizione «fra il richiamo a principi costituzionali importanti a la previsione di norme che contrastano con altri principi costituzionali per esempio dove non si individuano limiti al numero degli assessori nelle unioni dei comuni». Non è l’unico caso, ha concluso, «di una legge che avrà effetti esplosivi sulla finanza regionale e sul fondo unico degli Enti locali».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda si è rammaricata del fatto che la maggioranza abbia respinto la mano tesa dell’opposizione con la proposta contenuta nel precedente emendamento; «era una proposta ragionevole che meritava attenzione, invece la maggioranza ha preferito andare per la sua strada continuando a stravolgere più o meno sottotraccia la legge».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto il contenuto positivo dell’emendamento che «elimina l’estrema confusione delle fonti che emerge dal testo della maggioranza, sulla permanenza delle Province storiche, i confini dell’area metropolitana di Cagliari e perfino la creazione di una nuova Provincia, siamo al trionfo della confusione».

Il consigliere Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole all’emendamento: « Così come impostato, l’articolo 1 non può funzionare, si cita lo Statuto ma poi nell’applicazione concreta non si riconosce la nostra specificità e le nostre competenze primarie in materia di Enti locali».

Luca Pizzuto (Sel) ha espresso netta contrarietà all’emendamento e invitato i presentatori a ritirarlo: «Chiedere di eliminare dal primo comma i riferimenti alla Costituzione e allo Statuto è sbagliato. Il riferimento all’articolo 5 della Costituzione deve essere un faro per tutti».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha invece criticato l’assenza nella riscrittura dell’articolo 1 di un riferimento all’art. 10 dello Statuto (autonomia impositiva della Regione).

Gianluigi Rubiu capogruppo dell’Udc, ha definito “curioso” il fatto che nell’art.1 si parli di leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali  e poi invece si costringono i comuni a litigare. «I principi vanno tradotti in fatti – ha detto Rubiu – non si può parlare di coesione e di sussidiarietà se poi si isolano e mortificano i comuni riducendoli ad erogatori di servizi o semplici esattori».

A favore dell’emendamento sono poi intervenuti Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha invitato l’Aula a cercare soluzioni condivise e Attilio Dedoni (capogruppo dei Riformatori) che ha stigmatizzato l’inadeguatezza dei riferimenti normativi contenuti nell’art.1 (“O si cita a dovere la Costituzione altrimenti è meglio non citarla”)

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha ribadito il suo giudizio negativo sulla legge e sull’art. 1 (“Meglio il testo originario della Giunta rispetto a questo pasticcio”) e ribadito l’intenzione della minoranza di portare avanti un’opposizione decisa alla proposta di riordino degli enti locali. «Forse non riusciremo a convincervi ma almeno la nostra azione rimarrà agli atti. Volete insistere su questa prova muscolare, noi siamo pronti alla sfida».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 2348 che è stato respinto dall’Aula con 28 contrari e 20 a favore.

Il Consiglio è quindi passato alla votazione dell’emendamento n. 2344 (Pittalis e più) che propone la soppressione del comma 2 dell’emendamento n. 1947 (Agus-Deriu) con il quale si riscrive l’articolo 1 della legge.

Voto favorevole all’emendamento è stato annunciato dai consiglieri di Forza Italia Oscar Cherchi  e Ignazio Locci. Quest’ultimo ha evidenziato il rischio che la legge crei un “meccanismo diabolico” con conseguente aumento della conflittualità tra le comunità locali.

Paolo Truzzu (FdI) ha ribadito la sua contrarietà al richiamo in legge delle grandi riforme economiche e sociali varate a livello nazionale e invitato i relatori a proporre una modifica al testo: «Meglio parlare di leale collaborazione con lo Stato – ha detto Truzzu – in base al principio delle grandi riforme si sono tagliati i servizi nelle periferie, si è limitata la partecipazione democratica e, alla fine, si sono fatte scelte contrarie alle autonomie locali».

Il consigliere Gianni Lampis (Misto-Fdi), ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento all’emendamento n. 2344 che punta alla soppressione del comma 2 dell’emendamento 1947 che sostituisce l’articolo 1 del Dl 176. A giudizio del consigliere della minoranza il richiamo all’articolo 118 della Costituzione significa che la maggioranza non giudica i Comuni adeguati a svolgere determinati servizi. Lampis ha quindi dichiarato contrarietà all’obbligo a costituire “unione di Comuni” per almeno 4 Comuni.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi), ha parlato di “comma provocatorio che sancisce il fatto che la nostra Regione ha ceduto una parte storicamente essenziale della propria autonomia allo Stato”. Il consigliere della minoranza ha definito “genuflesso e prono nei confronti del governo nazionale” l’atteggiamento politico della Giunta regionale. «Siamo i custodi di un’Autonomia scritta da tanti padri fondatori – ha concluso Tunis – e questa custodia la dobbiamo esercitare con tutte le prerogative che ci sono attribuite».

Il consigliere dei Forza Italia, Marco Tedde, ha evidenziato che a conclusione di una giornata di lavori, l’Aula discute il secondo comma del primo articolo del disegno di legge di riordino degli Enti Locali. «Censuriamo questo abbozzo di norma – ha dichiarato il consigliere della minoranza – che ha una sfrontatezza pari alla “vis comica”». «Non si può tollerare – a concluso Tedde – che siano inseriti nel testo principi che poi sono contraddetti nei successivi articoli del Dl 176».

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento Pittalis ed ha evidenziato che nel disegno di legge non sono state affrontate in termini definitivi “la questione delle risorse che è invece un tema centrale”. A giudizio di Cossa la riforma non sarà a costo zero e dà un mandato ampissimo alla giunta senza risolvere a priori il problema delle risorse da destinare ai Comuni che “spesso sono assegnati in maniera incerta e talvolta clientelare”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha riferito dell’invito che gli è stato rivolto dal sindaco di Monti (Gallura) per proseguire nell’opposizione alla proposta della maggioranza e per far comprendere nel corso del dibattito in Aula le difficoltà che deriverebbero ai sindaci con la perdita della loro autonomia decisionale, qualora la legge fosse approvata così come si va delineando.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi si è detto a favore dell’emendamento all’emendamento 2344 ed ha segnalato all’assessore degli Enti Locali un errore materiale nel comma 2 del testo di legge, invitandolo a procedere con i dovuti approfondimenti.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha denunciato che il vero obiettivo del centrosinistra è “il controllo degli Enti Locali della Sardegna, accentrando i poteri alla Regione, mortificando i Comuni, portandoli alla fusione».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento Pittalis e più ed ha lamentato il mancato riferimento nell’emendamento Deriu a quanto disposto dal comma 2 dell’articolo 118 della Costituzione: «Avrebbe rafforzato le competenze e le prerogative della nostra Regione».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dato lettura della nota dell’assessore dei Lavori Pubblici nella quale si dichiara che sono necessarie correzioni agli emendamenti presentati dalla stessa giunta regionale al Dl 176.  «Se non volete ascoltare noi – ha proseguito l’esponente della minoranza – date ascolto all’assessore e presidente di un partito della coalizione, Paolo Maninchedda». «Assessore – ha concluso Pittalis rivolgendosi a Paci – c’è un suo collega di giunta che dichiara che quello che state proponendo è da cambiare».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori), ha reso note le dichiarazioni rese dal presidente dell’Anci alle agenzie di stampa, secondo le quali Pier Sandro Scano si sarebbe assunto la paternità del testo di legge in discussione in Aula. «Credo però – ha aggiunto Dedoni – che questa proposta non contenga niente di ciò che dichiarano i Comuni e che invece abbia ragione l’assessore Maninchedda a lamentarsi».

La consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto a favore e si è soffermata sulle dichiarazioni rese dal presidente dell’Anci ed ha invitato la Giunta e la maggioranza a fermarsi e ad “azzerare tutto”.

Il presidente di turno dell’assemblea, Eugenio Lai, ha quindi messo in votazione l’emendamento all’emendamento n. 2344 (Pittalis e più) che propone la soppressione del comma 3 dell’emendamento sostitutivo totale dell’articolo 1, n. 1947 (Deriu-Agus) che non è stato approvato con 29 contrari, 20 favorevoli e 1 astenuto. (A.M.)

Successivamente il Consiglio ha affrontato la discussione dell’emendamento n. 2351 (Pittalis e più) – soppressivo del comma 3 dell’art.1 (Esercizio delle funzioni amministrative dei Comuni secondo il principio di sussidiarietà).

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «fuori dal palazzo emergono posizioni contrarie alla legge, forse si vuole intimidire il Consiglio regionale o inviare qualche messaggio trasversale al centro sinistra mentre qualcuno arriva perfino a dire di aver scritto la riforma; è il caso che qualche personaggio o presunto tale si dia una regolata, anche perché è singolare che si rivendichi la scrittura di una norma che mortifica gli Enti locali».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha osservato che «certe posizioni a mezzo stampa lasciano perplessi, da quella su un presunto ostruzionismo dell’opposizione a dichiarazioni di merito del presidente dell’Anci che rivendica la paternità della legge». A questo punto, ha detto, «la maggioranza e lo stesso assessore non ci stanno a fare niente; ma, al di là della polemica, è importante che si parli dello smantellamento del centralismo regionale ma proprio su questo non c’è proprio niente di concreto».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «la maggioranza dimostra di non voler ascoltare riproponendo, come si fa al comma 3, contenuti scontati che non hanno alcun aggancio con la realtà».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha osservato che «la legge è anche un concentrato di errori tecnici ma, nello stesso tempo, stanno letteralmente scoppiando gravissime contraddizioni politiche, con l’Anci che dice di aver scritto la norma ma di essere insoddisfatta di alcune parti e settori della maggioranza che chiedono profonde correzioni del testo perché sarebbe mortificante i piccoli Comuni; un corto circuito che sta facendo saltare ogni equilibrio».

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha definito la situazione molto grave aggiungendo però che, proprio per questo, «bisogna dire la verità e smentire la propaganda del presidente Pigliaru che, travolto dai suoi stessi annunci, ha dedicato solo una riga ai piccoli Comuni; è una retromarcia clamorosa della vecchia sinistra Dc e della stessa sinistra politica».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), dopo aver ricordato che «la maggioranza ha cambiato radicalmente il testo con i suoi emendamenti» ha criticato le contraddizioni della maggioranza «che prima ha detto in commissione che avrebbe affrontato il dibattito in modo approfondito all’interno dell’Aula e poi ha smentito se stessa; chi ha vera passione politica deve saper ascoltare ma la maggioranza ha ignorato questo dato di fondo che si tratti dell’opposizione o degli stessi Sindaci».  Non possiamo continuare, ha concluso, «una discussione a senso unico».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), favorevole, ha messo in luce che «il testo dice in parte cose ovvie ma in un’altra parte dice che la Regione esercita la sue funzioni attraverso gli Enti locali; nella realtà, però, la Regione non decentra alcuna funzione, questa era l’occasione per farlo ed è l’ennesima occasione mancata».

Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc), favorevole, ha espresso preoccupazione perché la legge esce da questa fase del dibattito, interna ed esterna al Consiglio, con le ossa rotte». L’Anci afferma di aver scritto materialmente il testo, ha concluso, «ma questa è una sconfessione plateale dell’intera Giunta, dell’intero Consiglio chiamato ad occuparsi di una legge già scritta e dell’assessore che ci ha messo la faccia».

Il consigliere Marco Tunis (Forza Italia), favorevole, ha definito «falso» il comma 3 perché di fatto «le funzioni associate dei Comuni sono imposte e non frutto di una libera scelta e ciò vale soprattutto per i piccoli Comuni; rispetto alla legge 142 del 1990 c’è un arretramento enorme perché, da almeno 10 anni, i Comuni non sono più semplici erogatori di servizi ma svolgono un compito di supplenza dopo il ritiro dello Stato dal territorio».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dichiarato che «quanto sta avvenendo intorno a questa legge ci porta inevitabilmente fuori da quest’Aula dove si esercita una fortissima influenza sulle decisioni del Consiglio; è un problema molto serio che riguarda tutta politica ed è inaccettabile, perché vanno bene confronto e dialogo con tutti ma, finita questa fase, il Consiglio deve riappropriarsi delle sue competenze ed è quanto sta avvenendo solo con gli emendamenti dell’opposizione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) si è detto convinto che la legge di riforma degli Enti Locali sia stata scritta fuori dal Palazzo. «Lo si sapeva, i sindaci si sono riuniti con l’intento di prendere un ruolo legislativo riscrivendo una legge inadeguata – ha detto Crisponi – il problema però è il testo che non ci soddisfa. La più grande preoccupazione riguarda le piccole comunità destinate allo spopolamento (167 comuni rischiano di sparire). A loro è dovuto il massimo rispetto».

Per Alessandra Zedda (Forza Italia) il comma 3 dell’art 1non è veritiero: «Si parla di incentivazione delle Unioni dei Comuni ma in realtà vengono incentivate altre cose:  rete metropolitana, aree urbane, città metropolitane, zone omogenee etc. Questo crea confusione e coprirà di ridicolo tutto il Consiglio regionale».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha contestato le dichiarazioni del presidente dell’Anci Piersandro Scano riportate dalle agenzie di stampa: «Il rappresentante dell’Anci fa dichiarazioni trionfalistiche, dall’altra parte ci sono invece i sindaci che sostengono tutt’altra cosa – ha sottolineato Fasolino – c’è qualcosa che non funziona: siamo di fronte a una scena simile a quella di Totò che vende ai turisti la Fontana di Trevi. In questo caso qualcuno si è venduto i sindaci per essere protagonista della vicenda».

Il presidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 2351 che è stato respinto con 29 voti contrari e 3 a favore.

Sull’ordine dei lavori è quindi intervenuto il capogruppo di forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto indicazioni sull’orario di chiusura dei lavori. 

Il presidente Ganau. tornato a presiedere l’Assemblea, ha sospeso la seduta e convocato la Conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa, Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 9,00. Domani il Consiglio lavorerà dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 24.00. 

 

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame degli articoli e degli emendamenti del D.L. 176/A sul riordino degli Enti locali.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha lamentato che «la prova muscolare su problemi così importanti è una grave responsabilità della maggioranza; nessuna censura sull’operato del presidente ma deve essere chiaro che ci sono troppo deroghe simili a stampelle per la maggioranza, bisogna invece riportare tutto nell’ambito della normalità senza costringere l’opposizione a rendere inagibile l’Aula del Consiglio».

Il vice-capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha osservato che il Consiglio «non è stato messo in grado di poter lavorare perché gli emendamenti agli emendamenti sono arrivati adesso ed intervengono in profondità su un testo cambiato più volte». E’diritto dei consiglieri, ha aggiunto, «conoscere l’oggetto del dibattito, soprattutto su un provvedimento così importante».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in luce le condizioni di quanti non fanno parte della commissione autonomia che hanno ancor meno elementi di conoscenza della legge. Stanno saltando, ha dichiarato, «i rapporti fra Giunta e Consiglio e fra maggioranza ed opposizione, sarebbe quindi il caso di utilizzare bene il regolamento e riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, a suo avviso, «la maggioranza sbaglia ad andare avanti a testa bassa su una legge che non si può definire ordinaria perché segna il percorso della comunità sarda per i prossimi trent’anni, anche per questo è inaccettabile che solo adesso abbiamo potuto leggere gli emendamenti collegati ad una serie di articoli della legge».

Il presidente ha ribadito che il Consiglio, su quel punto, ha già deciso. 

Il presidente del Consiglio ha dichiarato aperta la discussione sull’articolo 1 (“Oggetto e finalità”) ed ha elencato gli emendamenti presentati all’articolo 1 e agli emendamenti agli emendamenti, ed ha quindi invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il necessario parere. Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha proceduto con l’elencazione del parere contrario, di quello favorevole e dell’invito al ritiro con la trasformazione in ordine del giorno.

L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha dichiarato il “parere della Giunta conforme a quello della commissione”.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha quindi domandato polemicamente al presidente del Consiglio quando si sarebbe riunita la Prima commissione per esprimere il parere agli emendamenti degli emendamenti, così come formulati dal relatore Deriu ed ha affermato che nel corso della riunione della Prima commissione non si è mai formulato, come invece è stato fatto dal relatore in Aula, l’invito alla trasformazione degli emendamenti in ordini del giorno.

Il presidente del Consiglio ha confermato che non si è tenuta alcuna riunione della Prima commissione per esprimere il parere agli emendamenti degli emendamenti  e che i lavori procedono secondo norma e prassi.

Il consigliere Mario Floris (Misto-Uds) ha rimarcato che il testo presentato in Aula è diverso da quello che è stato approvato nella Prima commissione: «Così non si può procedere e stiamo per arrivare alle denunce penali». Il presidente del Consiglio ha dunque invitato i consiglieri a proporre eventuali modifiche al regolamento alla preposta Giunta se si vogliono modificare le regole della discussione dei disegni di legge in Aula e in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per domandare chiarimenti sull’eventuale incontro tra i capigruppo e gli operai dell’Alcoa ed il presidente Ganau ha affermato che l’incontro potrebbe svolgersi tra le 14 e le 16, salvo disponibilità della Giunta.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis è invece intervenuto per invitare il relatore d’Aula, Roberto Deriu, «a non confondere il parere della commissione con quello personale del relatore».

Il consigliere, Mario Flrois (Misto-Uds), ha aperto gli interventi nel merito ed ha citato in premessa le parole del presidente della Regione pronunciate nel suo discorso di insediamento con riferimento alla necessità di far cessare contrapposizioni e contrasti tra maggioranza e minoranze e tra le forze politiche nel Consiglio regionale. A giudizio del già presidente della Regione “le demagogiche contrapposizioni” si stanno però accentuando proprio sul tema delle riforme ma anche su quelli che attengono sanità e trasporti. «La proposta che si discute sugli Enti locali – ha dichiarato Floris – è tutto fuorché un’ipotesi di riforma e si procede con una mortificazione dell’Assemblea regionale facendo emergere un metodo discutibile che evidenzia una certa superficialità istituzionale».

Il consigliere del Psd’Az, Marcello Orrù, ha rivolto pesanti critiche all’assessore degli Enti locali anche in riferimento alle dichiarazioni rese alla stampa nel corso degli ultimi mesi, segnati dalle polemiche proprio sul tema del riordino degli Enti locali. L’esponente della minoranza ha quindi definito “fallimentare” l’esperienza del governo regionale e si è detto rammaricato per l’assenza del presidente Pigliaru («l’unico eletto in una giunta di nominati»). «Ciò che manca – ha insistito Orrù – è la politica e le dinamiche e lo scontro che hanno caratterizzato il percorso del Dl 176 lo dimostra». Orrù ha quindi affermato che l’assessore Erriu ha «una visione cagliaricentrica e discriminatoria verso gli altri territori dell’Isola» ed ha ribadito la necessità di riconoscere a Sassari e al Nord Ovest lo status di città metropolitana che il centrosinistra vuole riconoscere solo per la città di Cagliari.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha invitato il presidente del Consiglio a far cessare «il capannello sul banco del relatore Deriu» ed ha preannunciato “tempi lunghi” per l’esame del Dl 176 («abbiamo fatto bene a non partecipare ai lavori della Prima commissione perché sapevamo che il testo sarebbe stato modificato in aula dagli stessi proponenti»). L’esponente della minoranza ha quindi affermato che la riforma in discussione «si calerà come una mannaia sugli Enti Locali della Sardegna perché è rivolta ad un sistema profondamente diverso da quello sardo». Tunis ha quindi criticato l’atteggiamento “supino” della Giunta verso il Governo di Roma: «Di fatto si rinuncia ad esercitare le prerogative autonomistiche su un tema centrale come è quello degli Enti Locali». 

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel), rivolgendosi ai colleghi dell’opposizione, ha ricordato le responsabilità passate sul fronte degli enti locali: «Non dimentichiamoci che nella precedente legislatura c’è stato un referendum-truffa che ha annullato enti democraticamente eletti e messo a rischio migliaia di posti di lavoro senza indicare soluzioni».

Riguardo alla legge in discussione, Pizzuto ha detto di non condividere l’impostazione nazionale. «Si prosegue nell’idea di annientare le forme di democrazia diretta e mettere in difficoltà gli enti intermedi che sono invece strumenti di sviluppo per le comunità locali – ha rimarcato il consigliere di Sel – spero che avremmo la capacità di costruire il riscatto non solo della Città metropolitana di Cagliari ma anche delle periferie. Mi auguro che la notizia di un declassamento di Carbonia e Iglesias non sia vera».

L’esponente della maggioranza ha infine auspicato una semplificazione amministrativa: «Il comma 5 dell’art. 1 è significativo – ha affermato Pizzuto – non ci nascondiamo che uno dei problemi maggiori quando si deve fare un’opera pubblica è l’enormità dei pareri e dei permessi da richiedere. Siccome si parla di aree vaste e intermedie è necessario che dentro la riforma ci siano gli strumenti per ottenere una vera semplificazione evitando il rischio di un’ulteriore frammentazione. Ho fiducia nella maggioranza perché si possa lavorare per la migliore riforma possibile».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso un giudizio negativo sul contenuto della riforma e dell’art.1. «La norma crea i presupposti per aumentare la conflittualità tra i territori escludendo i piccoli comuni, le zone montane e le periferie della Sardegna a grave rischio di spopolamento – ha detto Locci – un recente studio del prof. Bottazzi dice che nei prossimi vent’anni 160 comuni della Sardegna rischiano di sparire. Dentro la riforma non c’è nulla per salvaguardare questi centri che rappresentano l’ossatura dell’Isola».

Secondo l’esponente della minoranza, il disegno di legge in discussione accetta la logica della riforma nazionale Delrio. «Non si tutelano le mostre comunità e le nostre tradizioni. Si svuotano i comuni di competenze lasciando loro solo l’organizzazione dello Stato civile e dell’anagrafe – ha affermato Locci – abbiamo la necessità di scrivere adesso che cosa vogliamo fare. Bisogna affermare che vogliamo salvare le nostre tradizioni e le nostre comunità senza lasciarle in balia di una logica tecnocratica. Così facendo si condannano i piccoli paesi all’oblio».

Il consigliere Cesare Moriconi (Pd) ha ammonito il Consiglio sui rischi di un confronto aspro su un tema delicato come  quello del riassetto degli Enti locali: «E’ un dibattito che va avanti da troppo tempo – ha detto Moriconi – dopo le riforme degli anni 60, 80 e dei primi anni 2000 si è arrivati all’abolizione delle Province senza mettere in piedi uno strumento alternativo. Ora si respira un clima popolare di sfiducia, non ci accorgiamo di questo. Ho la vaga sensazione che nelle sacche del malcontento popolare ci sia rimasto poco da grattare. Fuori dal Palazzo non si distinguerà più tra maggioranza e opposizione».

Moriconi ha quindi auspicato una discussione più serena: «La drammatica situazione finanziaria non dipende da questa legislatura – ha rimarcato Moriconi – è giusto confrontarsi ma senza giocare allo scaricabarile. A chi giova far saltare il banco? Anche nel 2001 in occasione della legge regionale n.9 le tensioni locali e territoriali erano al limite della sopportazione. Allora le forze politiche riuscirono a compiere uno sforzo di dialogo e a costruire una coscienza unitaria all’interno dell’Aula. Allora governava il centrodestra, anche quel progetto non piaceva a tutti ma nessuno si sognò di andare allo scontro. Si lavorò per unire le popolazioni e non per dividerle». Il consigliere del Partito Democratico ha concluso il suo intervento con un appello a tutte le forze politiche: «Questo Consiglio ha fatto tanti errori nei decenni, ai sardi appassiona poco scoprire a chi debbano essere attribuite le responsabilità,  proviamo insieme a lasciare un segno positivo».

Marco Tedde (Forza Italia) ha riconosciuto l’importanza del provvedimento in discussione: «Questa è la legge più significativa della legislatura, ha un peso che si avvicina al rango costituzionale – ha sottolineato Tedde – non ci saremmo aspettati che potesse avere questo iter legislativo. Le quattro stesure hanno creato sconcerto non solo tra noi ma anche tra gli amministratori locali. E’ stato un incedere bizzarro che ha mortificato il legislatore isolano ma, soprattutto, i territori e chi li rappresenta. Siamo stati depauperati della forza di fare una norma che andasse incontro alla necessità dei territori».

Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’indice contro la Giunta: «L’esecutivo non si è accontentato del gioco delle quattro carte – ha detto Tedde – è spuntata anche la quinta con la presentazione di emendamenti dell’ultimo minuto che non consentano all’opposizione di svolgere il proprio ruolo. La minoranza ha necessità di studiare e di confrontarsi con i territori: non ci è stato concesso. Parte tutto da un’impuntatura del presidente Pigliaru che ha rifiutato l’ipotesi di due città metropolitane, ha favorito il Sud e pensato a compensazioni per il Nord senza però metterle per iscritto».

Inaccettabile, infine, per Tedde, la minaccia di dimissioni del presidente della Giunta e dell’assessore Erriu: «Non è pensabile che ci sia questa spada di Damocle sul Consiglio – ha concluso il consigliere di Forza Italia – le dimissioni minacciate sono servite per mettere la maggioranza all’angolo».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato in apertura il grande lavoro svolto da assessore, maggioranza e commissione, per poi rivolgere un appello all’opposizione «per ritrovare in Consiglio regionale il clima adatto ad un confronto sui problemi concreti perché la riforma riguarderà la politica nel suo complesso, una riforma necessaria purché non animata solo da numeri, calcoli, considerazioni ragionieristiche». «La politica – ha sostenuto – deve rivolgersi ad orizzonti più alti e più vicini alle comunità e sotto questo profilo, riflettendo sul passato, bisogna riconoscere che le quattro province regionali hanno lasciato un segno in aree marginali della Sardegna dando speranza di riscatto a molte popolazioni; di questo va tenuto conto in una visione complessiva perché il quadro è difficilissimo e forse sarebbe stato meglio riscrivere lo Statuto e, in quella sede, riformare la funzione degli enti intermedi».

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az), ripercorrendo alcune linee dell’intervento di Sabatini, ha detto che «le critiche alla tecnocrazia sono sovrapponibili alla Giunta regionale, perché si sta procedendo per l’ennesima volta con una riforma a metà, dall’urbanistica a sanità ed ora agli Enti locali, tutte linee parallele che non si incontrano». Per questo, secondo il consigliere sardista, «serviva una riflessione in più fondata su una idea complessiva di Sardegna attorno alla quale costruire alcune grandi riforme strutturali, tenendo presente che gli interventi profondi sull’architettura istituzionale della Regione, come affermato anche da autorevoli intellettuali sardi, richiede un confronto alto non fondato esclusivamente sull’esigenza di contenere i costi». «A fronte di questi dati – ha concluso – il Consiglio sta facendo una specie di dibattito usa e getta, mentre la Corte dei conti dice che l’esperienza delle Unioni dei Comuni ha prodotto maggiori costi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto convinto che il Consiglio stia perdendo «l’occasione preziosa di rinnovare il suo tessuto istituzionale, economico e sociale, con la maggioranza che si muove in un percorso privo di respiro e senza coordinamento con la riforma del sistema Regione, la sua semplificazione, la sua capacità di aumentare la qualità dei servizi, di ridurre la burocrazia, di migliorare l’efficacia della spesa». «La logica – secondo Cossa – è quella di alcuni che pensano che i posti di lavoro possano venire dalle Province, che oltretutto senza la spallata referendaria sarebbero rimaste tali e quali; per la maggioranza parlano gli atti che compie, aumento della spesa pubblica con l’Irpef, sprechi nella sanità, moltiplicazione delle consulenze». La riforma, ha concluso l’esponente dei Riformatori, «poteva e doveva essere diversa dalla legge Delrio invece l’ha accettata supinamente e, in aggiunta, il testo della commissione è molto peggiore di quello dell’assessore Erriu, che era più semplice e chiaro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di «una legge nata fra scaramucce e parapiglia, facendo dimenticare la scelta sciagurata della maggioranza di aumentare l’Irpef mostrando ancora una volta il volto di una politica ostile alle famiglie ed alle imprese della Sardegna». La legge scontenta tutti, ad avviso di Crisponi, «perché divide i cittadini dal parlamento dei sardi e dagli amministratori locali, che l’hanno respinta al mittente mentre doveva essere una grande riforma capace di segnare la svolta per la Sardegna». «Una legge – ha aggiunto ancora Crisponi – che esclude molti ed esclude, fra l’altro, proprio i territori più poveri dell’Isola come l’ex Provincia di Nuoro, l’unica dove non passa il treno veloce, che era povera e diventerà sempre più povera».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo in evidenza che «molti interventi hanno mostrato l’obiettivo comune di provare a sviluppare un ragionamento che riesca ad uscire dall’insoddisfazione per le scelte contenute nella legge, per responsabilità della Giunta che ha dato origine ad un caos da cui sarà difficile uscire, al di là di alcune tattiche consiliari con l’obiettivo di tagliare i tempi della discussione e l’esame degli emendamenti». «Queste tattiche però – ha avvertito Cherchi – non basteranno a ricucire il rapporto fra Giunta e maggioranza e soprattutto con  l’opinione pubblica e le amministrazioni locali; il problema è che non c’è una linea comune o meglio ci sono molte linee che configgono fra loro, mentre per noi la Sardegna è un territorio unito che dialoga con tutto il sistema istituzionale».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha definito «apprezzabile il richiamo di alcuni colleghi della maggioranza a superare le visioni di parte, in particolare quello di Sabatini che rovesciava il problema istituzionale proponendo di partire dallo Statuto». I suoi riferimenti all’invadenza della tecnica, ha affermato, «ricorda la deriva burocratica che oggi pesa sulla Sardegna ed è una questione di sostanza, perché questa è la prima (presunta) riforma dopo che in due anni non si è fatto nulla». Superare le divisioni, quindi, va sempre bene secondo Truzzu «ma forse arriva fuori tempo massimo, anche perché la legge dimostra una accettazione supina alla logica nazionale che sta devastando il mondo delle autonomie locali».

Il consigliere Gianni Lampis, anch’egli del Misto-Fdi, ha riassunto sinteticamente gli interventi precedenti parlando di «una sorta di codice rosso che ha colpito la maggioranza, che parla di riforma per cercare, a parole, soluzioni più efficaci ed efficienti, ma nella realtà fa il contrario». La legge, a parere di Lampis, «peggiora innanzitutto le condizioni dei cittadini che dovrebbero essere i primi destinatari della legge appiattendosi sulle indicazioni del governo centrale e rinunciando all’esercizio della sua competenza primaria; di qui la sconfitta della Giunta che non ha ascoltato i Sindaci, e dello stesso assessore Erriu che doveva essere solidale con gli Enti locali essendo stato presidente dell’Anci, oggi invece i Sindaci vengono delegittimati, i Consigli comunali sono l’ultima ruota del carro e nelle Unioni ci saranno maggioranze senza contrappesi».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, ha citato i principi del comma 2 dell’articolo 1 (sussidiarietà e adeguatezza) per affermare che gli stessi sono disattesi e mortificati dal modo in cui si procede in Aula. L’esponente della minoranza ha quindi ricordato «il passato da amministratore di un piccolo Comune» dell’attuale assessore degli Enti Locali per sottolineare come lo stesso assessore Erriu «avrebbe molti dubbi sul disegno di legge di riordino degli Enti locali».

«Mi sembra di rivivere il periodo delle circoscrizioni comunali», ha proseguito Tocco (ex consigliere comunale di Cagliari), «ma soprattutto avverto il pericolo concreto che con questo riordino i piccoli centri siano privati delle loro competenze e della loro autonomia». «E’ una legge da rivedere completamente – ha concluso il consigliere di Fi – il Consiglio deve essere la voce di tutti i sard, anche dei piccoli sindaci che reclamano la possibilità di operare per il loro territorio».

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda (Fi), si è detta “offesa nel ruolo di legislatore” dal modo con il quale si procedere in Aula: «L’andazzo è registrato come il vostro modo di operare ma che ha molto poco a che fare con i procedimenti legislativi».

«Registriamo le aperture al confronto emerse nel corso del dibattito da parte dei consiglieri Moriconi e Sabatini – ha proseguito Zedda – ma noi ci limitiamo a evidenziare che certi comportamenti non fanno bene al Consiglio né alla Sardegna». A giudizio di Alessandra Zedda, l’assessore degli Enti locali, è stato sfiduciato insieme con la Giunta, dalla maggioranza e dai sindaci «così come è confermato dal fatto che si discute un testo profondamente diverso da quello approvato dall’esecutivo guidato da Pigliaru». «Come se non bastasse – ha aggiunto Zedda – l’azione della Giunta è stata ulteriormente sconfessata dalla presentazione degli emendamenti agli emendamenti a firma del presidente della Prima commissione e dal relatore della maggioranza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha sottolineato come il riordino degli Enti locali riguarda sia «l’attuale momento politico ma soprattutto la prospettiva politica». «Non si posso disegnare nuove amministrazioni – ha dichiarato l’esponente della minoranza – se non si ha ben chiaro quale idea di Sardegna si abbia». Attilio Dedoni ha ribadito la necessità di garantire ruolo e centralità ai Comuni ed ha criticato la condotta politica tenuta dalla maggioranza in Aula: «Guardatevi bene perché non rappresentate innovazione né tantomeno il futuro di quest’Isola». «Il Consiglio regionale – ha proseguito Dedoni – è stato ferito dalla decisione del centrosinistra di non consentire un dibattito aperto e chiaro sugli obiettivi e i punti di arrivo del disegno di legge di riordino degli Enti locali». «La Sardegna retrocede su tutto – ha concluso il capogruppo Riformatori – e non c’è la difesa degli interessi dei sardi né a Roma e né in Europa».

Il capogruppo di Soberania&Indipendentzia, Emilio Usula (Rossomori), ha ricordato la stagione di riforme che è in atto al “livello nazionale e a quello regionale” ed in particolare per ciò che attiene il governo degli Enti locali. L’esponente della maggioranza ha evidenziato come dal 1990 con la legge n. 142 si è aperta la sfida per la riforma degli Enti Locali ed ha denunciato dunque il tempo perduto in tutti questi anni. «Dal 1993 – ha aggiunto Usula – è stato modificato l’articolo 3 dello Statuto sardo ma non è mai incominciato un processo di riforma autonoma». «I Rossomori – ha dichiarato il capogruppo – approvano il Dl. 176 ma esprimiamo preoccupazione però per la sopravvivenza delle piccole comunità, soprattutto di quelle delle zone interne, autentico contenitore di saperi e cultura».

A giudizio di Usula, i comuni più piccoli sono quelli maggiormente esposti al ridimensionamento e molti dei piccoli Comuni sardi sono in crisi e non possono fare investimenti né liquidare i costi per garantire i servizi essenziali. Il consigliere dei Rossomori ha quindi evidenziato la necessità di “analisi e proposte diversificate” per la proposta avanzata nel Dl 176 in ordine alla cosiddetta gestione associata e alla nascita di una unica città metropolitana. «La Regione deve assolvere al ruolo di programmazione e salvaguardia di tutte le comunità locali dell’Isola – ha concluso Usula – e questo indirizzo politico deve essere esplicitato in legge perché i sindaci devono essere decisori dello sviluppo locale ed è in questo quadro che i Rossomori opereranno per la salvaguardia delle nostre comunità e la tutela delle specificità diffuse».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, alla luce delle dichiarazioni rese dal capogruppo di Soberania&Indipendentzia ha quindi invitato il collega Usula a prendere posto tra i banchi riservati alla minoranza ed ha proseguito dando lettura di interi brani delle dichiarazioni di programmatiche del presidente Pigliaru. «Scrive e dice una cosa ma ne fa un’altra», ha dichiarato Carta, «ed in questa norma mancano i riferimenti agli articoli 10 e 12 dello Statuto sardo che trattano il tema delle agevolazioni fiscali e della zona franca». Nel merito delle proposte avanzate nel Dl 176, il capogruppo dei Quattro Mori ha espresso critiche alla  eventuale istituzione della città di “rete metropolitana” («avvantaggia solo Sassari») ed ha dichiarato che «Nuoro città media non ha nessuna funzione». Angelo Carta ha quindi definito la rete urbana  come “una bufala” ed ha concluso: «Questa riforma non può essere accolta né può essere condivisa perché divide i sardi in cittadini di serie A e serie B».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Autonomia” Francesco Agus che, in premessa, ha ringraziato l’assessore Erriu per non essersi mai sottratto al dibattito. Un grazie è stato rivolto inoltre a tutti i componenti della Prima Commissione, anche a quelli della minoranza che «se si esclude l’ultimo periodo – ha detto Agus – non hanno mai fatto mancare il contributo alla discussione».

Il presidente della Commissione “Autonomia” è poi entrato nel vivo del provvedimento sottolineando l’urgenza di intervenire sul sistema degli enti intermedi. «Si opera su un corpo vivo, in mutamento e sofferente – ha rimarcato Agus – vivo perché ancora le ex province svolgono funzioni e assicurano servizi fondamentali per i cittadini, vi operano 2000 dipendenti diretti, oltre ai  550 dipendenti delle società in house e a una moltitudine di precari. In mutamento, perché il combinato disposto delle leggi statali non dà la possibilità di intervenire in pianta stabile. Questa in discussione è una legge-ponte, la riforma “Delrio” e la legge sull’accentramento di funzioni rendono il quadro in divenire, ancora di più rende questo quadro precario la discussione della riforma del Titolo V della Costituzione. Corpo in sofferenza, infine, perché le norme statali ci obbligano a fare i conti con un dato finanziario che rischia di mettere in serio pericolo servizi e posti di lavoro».

Agus ha elencato i dati sulla drammatica situazione delle ex province determinata dall’applicazione della legge 190: «86 milioni di entrate ancora garantiti dalle tasse dovranno essere, nel 2015, interamente versati allo Stato – ha sottolineato Agus – nel 2016 non sarà sufficiente restituire l’intero ammontare delle imposte ma occorrerà trasferire anche la quasi totalità del Fondo Unico. Se entro il 2017 non saranno sostituite le province dovranno essere versati allo Stato altri 90 milioni di euro oltre all’intero ammontare del Fondo Unico».

Forti critiche alla norma sono arrivate anche da Gianluigi Rubiu. Secondo il capogruppo dell’UDC, i buoni propositi riportati nella finalità della legge sono in contrasto con gli articoli successivi che mortificano i comuni.

«E’ una riforma sbagliata, inefficace e inconcludente – ha attaccato Rubiu – si individua una Città metropolitana per accedere a consistenti finanziamenti ma si depauperano i territori delle loro funzioni. Non bisogna essere veggenti, è chiaro che si creeranno degli scompensi, le accuse di cagliaricentrismo sono fondate».

Secondo il capogruppo di Aps, la richieste di due città metropolitane sono legittime: «In questo modo si potrebbero riequilibrare vantaggi e risorse coinvolgendo tutti i comuni della Sardegna – ha proseguito l’esponente della minoranza – si pensa invece di scrivere una norma in modo testardo e non si risponde alle esigenze dei sardi». Rubiu, infine, ha invitato la maggioranza ad accogliere alcuni emendamenti presentati dalla minoranza: «Questa è una legge figlia della confusione, siete riusciti a scontentare tutti. I nostri emendamenti puntano a dare più libertà di decisione ai comuni. L’adesione alle Unioni deve essere facoltativa così come chiesto dai sindaci. Tutti i 377 comuni hanno una propria identità, questo è il punto più delicato della norma».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha respinto al mittente le accuse del centrodestra. «Non è vero che tutto va male come dice l’opposizione – ha detto Cocco – la riforma tiene conto del tempo che cambia e delle novità della normativa nazionale».

Il rappresentante del Partito Democratico ha poi puntato l’indice contro i Riformatori sardi colpevoli di aver proposto il referendum abrogativo delle province senza pensare a soluzioni alternative. «Noi abbiamo promesso le riforme in campagna elettorale contro chi vuole la conservazione, contro chi vuole mantenere rendite e privilegi, chi ha proposto il referendum era convinto di non raggiungere il quorum».

Pietro Cocco ha quindi difeso con decisione la proposta di riordino degli Enti Locali: «Noi diciamo che le province vanno abolite. Come? Con un rapporto diretto tra Comuni e Regione. Abbiamo la possibilità di istituire una Città Metropolitana che consente di accedere ad importanti risorse. Non vogliamo però cittadini di serie A e Serie B. Come sindaco di un piccolo comune, voglio che il mio paese abbia pari rappresentanza ma questo non significa pretendere che in Sardegna si facciano più città metropolitane quando in tutta Europa ne esistono 10».

Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento invitando la minoranza a un confronto franco: «La legge verrà approvata, siamo sempre disposti ad ascoltare suggerimenti, anche quelli dell’opposizione che anziché chiudersi a riccio potrebbe fare proposte».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia ha esordito giocando sui cognomi dei rappresenti di Giunta, Governo e Consiglio: «Erriu, Delrio, Deriu: non è solo un’assonanza fonetica – ha detto Pittalis – la Giunta e la maggioranza sono chini e proni».

Secondo Pittalis la riforma non tiene conto della situazione sarda e dei fabbisogni di aree marginalizzate. «Questo – ha sottolineato l’esponente azzurro – è il primo neo evidente che non può essere sottaciuto».

Rivolto alle forze autonomiste e sovraniste presenti in Consiglio, Pittalis ha invitato i loro rappresentanti a «far valere il peso del loro essere e della loro appartenenza».  «Serve un sussulto di sardità – ha detto il capogruppo di Forza Italia – ragioniamo su schemi nostri e lasciamo da parte quelli romani. Discutere in questi termini consente di scongiurare una riforma dell’odio, questa è una legge che non genera sana competizione ma fa riesplodere antiche rivalità tra il Nord e il Sud dell’Isola».

Pietro Pittalis, infine, si è detto d’accordo con il collega Sabatini sulla necessità di arrivare a una legge di riforma non basata su calcoli ragionieristici. «Non siamo contrari a Cagliari Città metropolitana, ma vorremmo la Sardegna Area Metropolitana – ha concluso Pittalis – perché scimmiottare quello che fanno gli altri e non pensare invece a qualcosa di diverso? Una cosa è la città metropolitana altra cosa sono le reti metropolitane. Sindaci di Sassari e Olbia svegliatevi».

A nome della Giunta, l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha respinto l’interpretazione di Pittalis di una riforma che genera «odio» ed aggiunto che, piuttosto, si tratta di una riforma «ispirata alla ricerca di equilibri, convergenze, semplificazione, efficienza della pubblica amministrazione locale, a vantaggio dei cittadini, rispondendo ad una domanda che emerge in modo chiaro dalla società sarda». Ci sono anche esigenze di risparmio ma non sono prevalenti, ha proseguito Erriu, «ma soprattutto c’è l’urgenza di operare in un sistema con risorse sempre minori, evitando il rischio di non riuscire a garantire nemmeno l’ordinaria amministrazione». Ho fatto il sindaco, ha poi ricordato l’assessore, «e so che i Comuni sono il segno della nostra identità ma la riforma è necessaria per porre tutti nelle medesime condizioni, con servizi standard che ora non vengono assicurati in modo omogeneo, incentivando strumenti che fanno salvo principio dell’autodeterminazione ma sviluppano forme associative ispirate ad un alto livello di adeguatezza; sono anche contrario al dimensionamento coatto ed alle fusioni forzate, ma questo deve portare tutti ad individuare ambiti territoriali strategici per l’esercizio delle funzioni fondamentali; non è peccato, in questo contesto, dire che ci vogliono parametri oggettivi, servono però politiche efficaci su cui innestare meccanismi di autonomia, cooperazione e gradualità».

Conclusa la discussione generale, sull’art.1 il Consiglio ha iniziato l’esame degli emendamenti, partendo dal soppressivo totale n .72.

Per dichiarazione di voto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto favorevole, «perché dal dibattito e dalle dichiarazioni dell’assessore viene fuori che la ricetta è sbagliata e il riordino va nella direzione opposta agli obiettivi dichiarati, soprattutto in riferimento alle piccole comunità». Bisogna invece tenere conto, ha suggerito, «di quanto avviene lontano dal palazzo dove i cittadini chiedono di spazzare via le politiche centraliste; se questa è l’alba la strada è sbagliata».

Per i Riformatori il consigliere Michele Cossa, anch’egli favorevole, ha rimproverato al capogruppo del Pd Pietro Cocco di riscrivere la storia pro domo sua, dato che «la sua parte politica ha cercato di far fallire in ogni modo il referendum ed allora ha parlato solo Deriu da presidente della Provincia di Nuoro, mentre molti hanno parlato solo dopo il risultato; ma da qui a voler giustificare questa legge il passo è enorme».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha parlato di una «riforma presunta che all’art.1 dimentica perfino che alcune province, quelle nazionali, continueranno ad esistere ed a sovrapporsi con i nuovi enti alimentando il massimo della confusione». Quanto alla legge Delrio, secondo Tedde «dice che le aree metropolitane devono avere lo stesso ambito delle province mentre la Regione spezzetta il territorio, aprendo la strada all’impugnativa del Governo; su scala più ampia, la Ue ha detto che le aree metropolitane della Sardegna devono essere una a nord e una a sud, decisione confermata in ogni sede tranne che dal Consiglio regionale».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis, favorevole, ha rimarcato che «in realtà la riforma è coerente con quanto sostiene la maggioranza esprimendo il suo fastidio nei confronti della rappresentanza democratica, dimostrato dal trasferimento delle decisioni vere dall’Aula verso altri luoghi ed altri interlocutori». La riforma, a suo avviso, «si avvita su se stessa e si appiattisce su una pessima norma nazionale, creando le condizioni per arrivare al dissesto degli Enti locali e ad una Sardegna a due velocità».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), ha affermato che è necessario sopprimere l’art. 1 «proprio perché è l’architrave dello scempio che si sta consumando con questa legge». La risposta dell’assessore Erriu, a suo giudizio, «ha eluso il problema del perché la legge sia stata cambiata una infinità di volte, perché se il nodo erano le risorse allora era giusto immaginare la Sardegna come una unica area metropolitana, assicurando efficienza e qualità del sistema pubblico senza, in ogni caso, escludere i territori».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha osservato che «nel suo disegno sbagliato la maggioranza è coerente e lo ha dimostrato anche ignorando del tutto le indicazioni provenienti dai Sindaci». Il problema della pari dignità dei territori, ha insistito, «è la grande questione irrisolta, stiamo mutilando un organismo pretendendo di conservarlo in salute, col sostegno incomprensibile dei consiglieri sassaresi del centro sinistra che stanno andando verso il suicidio collettivo, spero che ci ripensino».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha sospeso i lavori del Consiglio che riprenderanno alle 16.00. Subito dopo è stata convocata la conferenza dei capigruppo per un incontro con una delegazione dei lavoratori dell’Alcoa.

[bing_translator]

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

E’ iniziato in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge di riforma degli Enti locali. Il consigliere Mario Floris (Misto), prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha invitato il presidente dell’Assemblea ad una riflessione sul ritmo imposto all’opposizione per il dibattito sul provvedimento, «perché riguarda il patto fondativo fra generazioni di sardi e la geografia politica della Sardegna; non è colpa nostra se la maggioranza è arrivata fuori tempo massimo, è accaduto anche per la riforma sanitaria e la legge urbanistica». Però questo non è un modo serio di procedere, ha protestato, «perché bisogna sapere di cosa di discute e la relazione di maggioranza è su un altro testo così come quella di minoranza; di fatto l’Aula non può discutere di argomento non all’ordine del giorno, mentre la stessa Anci chiede di conoscere testo definitivo della legge». «E’necessaria perciò – ha concluso – la sospensione dei lavori ed il rinvio in commissione».

«Il testo – ha ricordato il presidente Ganau – è quello depositato ed esitato dalla commissione, se ci sono altri testi non li conosco ed il Consiglio procede secondo le regole e le relazioni sono attinenti a quel testo; entro martedì prossimo si potranno presentare gli emendamenti e mercoledì inizierà la discussione generale». «Sulla proposta di rinvio – ha concluso Ganau – il Consiglio è sovrano e deve potersi esprimere.»

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «la proposta dell’onorevole Floris è chiarissima ed appare singolare il fatto che il presidente non abbia voluto coglierla; lo sanno tutti e c’è scritto dappertutto che il testo della legge non è quello esitato dalla commissione e le autonomie hanno chiesto profonde modifiche oggetto di numerose riunioni, anche recentissime, politiche e tecniche». Se dunque il testo si può cambiare in modo sostanziale, ha proseguito Dedoni, «non si può discutere in Consiglio un testo del tutto diverso anche tenendo conto che l’Anci ha chiesto di conoscere cosa ci sarà scritto nella legge». Procedendo in questo modo, ha aggiunto il consigliere, «stiamo allontanando ancora le istituzioni dal paese reale solo per soddisfare gli interessi della maggioranza; prendiamoci invece qualche giorno per la stesura del testo definitivo e discutiamo di quello, altrimenti è una presa in giro dei Sindaci e della popolazione».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha ribadito che il testo in esame «è uno e su questo il Consiglio può e deve pronunciarsi, concludendo una fase di confronto molto ampia che si è protratta nel tempo con diversi momenti di dibattito anche pubblico con diverse articolazione della società sarda a cominciare dai Sindaci; l’Aula ha tutti gli strumenti per migliorare il testo ed arrivare ad una buona legge che sia in grado di fare fronte ai gravi problemi della Sardegna sui quali interviene». Agus si è quindi espresso in senso contrario alla proposta di rinvio.

Il consigliere Chirstian Solinas (Psd’Az) ha invece obiettato che la proposta del consigliere Floris «merita la massima attenzione perchè tutti sanno che sono in corso interlocuzioni interne ed esterne della maggioranza in corso e tutti sanno che si arriverà ad un testo molto diverso». Floris, ha ricordato l’esponente sardista, «ha fatto riferimento alla dignità dell’Aula ed il ritorno in commissione è il percorso più giusto e corretto sotto questo profilo; nel merito, inoltre, il testo su cui a suo tempo ha espresso il suo parere il Cal forse non è lo stesso approvato dalla commissione e trasmesso al Consiglio quanto meno nel caso delle abrogazioni, emergerebbe quindi un problema di procedibilità».

Il presidente del Consiglio ha chiarito, sul punto, che i passaggi della legge relativi alle abrogazioni sono stati semplicemente accorpati, senza alcuna modifica.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sostenuto che il Consiglio «sta scrivendo brutta pagina della storia autonomistica perché non si vuole ammettere l’evidenza di appena qualche ora fa quando l’assessore Erriu stava discutendo modifiche tecniche con i rappresentanti delle autonomie». E’ chiaro, a questo punto, «che i testi sono e saranno diversi, a tal punto che l’Anci ha dato una grande lezione politica alla Giunta riscrivendo quasi daccapo una legge sbagliata che contesteremo aspramente, innanzitutto perché i Comuni vengono relegati in un ruolo marginale subendo scelte calate dall’alto, a cominciare dalle unione dei Comuni che non solo non hanno funzionato ma hanno prodotto solo costi senza alcun risultato». Se noi rifiutiamo quanto chiede la stessa l’Anci, ha concluso Rubiu, «cioè di vedere nero su bianco le modifiche scritte, stiamo solo perdendo tempo».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) in apertura ha dato ragione al consigliere Agus quando ha indicato al Consiglio di dare la preminenza all’interesse dei sardi, perché «con questa legge tocchiamo punti vitali della vita della nostre comunità e per questo sarebbe utile una valutazione con più giudizio e sangue freddo; è vero che c’è un testo, ma è un segreto di Pulcinella che circola qualcosa di molto diverso, frutto delle interlocuzioni della maggioranza con le autonomie locali alla ricerca di nuove soluzioni, ed è vero anche che su alcuni punti stati raggiunti accordi di massima». Ma la caratura della legge è tale, secondo Truzzu, «da non poter ridurre tutto ad un fatto di forma; fra le nuove ipotesi in campo si parla per esempio dello smantellamento del centralismo regionale ed è ovvio che questo passaggio nel testo che abbiamo davanti non c’è e proprio a questi passaggi, oltretutto, che l’Anci subordina il suo giudizio». «Non si capisce alla fine perché – ha concluso Truzzu – di fronte a fatti così importanti il Consiglio dovrebbe parlare di altro, così perdiamo credibilità davanti ai sardi».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha condiviso i chiarimenti procedurali forniti dal presidente Ganau, affermando che «l’iter del provvedimento è corretto ed i gruppi avranno tutto il tempo di presentare emendamenti e proposte, cosa che non ha fatto l’opposizione disertando i lavori della commissione». Neanche l’assessore Erriu, ha ricordato Desini, «si è mai sottratto al confronto tantomeno con l’Anci con cui il dialogo è stato proficuo e costante, magari si doveva fare prima ma non si può arrivare a sostenere la necessità del rinvio; ognuno si deve assumere le proprie responsabilità ed è sbagliato riportare indietro la discussione della legge».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha dichiarato in modo netto che «sulle procedure non c’è niente di strano nel presentare in Aula un testo approvato dalla commissione, cui peraltro la minoranza non ha partecipato con scelta legittima ma questo è il dato, anzi sarebbe anomalo procedere in senso contrario visto che il Consiglio è sovrano nel dibattito e nel voto sulle leggi». Va ricordato inoltre, ha aggiunto Cocco, che «è possibile presentare emendamenti che introducano anche modifiche di sostanza, come prevedono regole e prassi di ogni assemblea elettiva; peraltro poche leggi come questa hanno avuto un iter così partecipato come questa, non c’è dunque necessità di rinvio».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in evidenza che «le questioni procedurali avrebbero un senso se ci trovassimo di fronte ad un provvedimento ordinario mentre invece si tratta di una riforma costituente e forse questo vi sfugge o siete distratti; il problema che poniamo è di grande sostanza, se vi rendere conto che qualcosa è successo in queste settimane con la reazione indignata delle autonomie e dei Sindaci e con l’Anci che ha chiesto garanzie su modifiche significative». Questo vuol dire, ad avviso di Pittalis, «che la forma in questo caso è secondaria, poi se volete votarvela fatelo ignorando forze politiche che, come noi, rappresentano la maggioranza dei sardi, ed ignorando soprattutto che un confronto serio è non solo utile ma doveroso a cominciare dal ruolo dei Comuni, delle aree metropolitane e del centro nord della Sardegna». Non sono certo questioni di poco conto, ha concluso l’esponente dell’opposizione, «per questo la legge deve tornare in commissione ed assumere anche in questo passaggio la dignità di una riforma costituente».

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta, si è detto convinto invece che si debba procedere. Lo stesso Pittalis, ha osservato, «nel suo intervento è entrato nel merito della legge e, quanto alla posizione delle Autonomie locali, ha espresso una forte domande di partecipazione ma non certo indignazione; i Sindaci non hanno casacche ma rappresentano i territori e lo hanno fatto anche bene, come dimostrato dalla riunione di stamattina».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la proposta di rinvio della legge in commissione, che il Consiglio ha respinto con voto palese per alzata di mano.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha detto che di aver sperato «fino all’ultimo» in una maggiore saggezza del Consiglio e, per formulare una nuova proposta «improntata alla serenità», ha suggerito una riunione della conferenza dei capigruppo.

Il presidente Ganau ha ricordato che la riunione dei capigruppo, sugli stessi argomenti, si è tenuta prima dei lavori dell’Aula.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, rappresentando la protesta di tutta l’opposizione, ha affermato che «la minoranza non vuole essere corresponsabile, presenteremo una valanga di emendamenti e non vi daremo tregua, ora abbandoniamo l’Aula perché rifiutiamo un dibattito fondato su bizantinismi e formalismi».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha quindi annunciato l’abbandono dell’Aula da parte dei gruppi della minoranza: «L’oggetto della discussione è serio e non vogliamo essere corresponsabili di come si procede: è una vergogna!». Pittalis ha concluso preannunciando la presentazione di «una valanga di emendamenti al disegno di legge».

Il presidente del Consiglio ha invitato il relatore della maggioranza, Roberto Deriu (Pd) a procedere con l’intervento programmato ed il consigliere dei democratici ha citato, in apertura, l’argomento all’ordine del giorno in una riunione del parlamento dei sardi nel 1421(prerogative della città di Iglesias) per far comprendere quanto il tema inerente i compiti e le funzioni delle istituzioni locali arrivi da lontano e sia d’attualità

Deriu ha inoltre ricordato il dettato dell’articolo 5 della Costituzione repubblicana («La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento») evidenziando come “autonomia e decentramento” rappresentino i comandi che la Carta formula al legislatore statale e a quello regionale.

«La nostra autonomia speciale – ha affermato il relatore del Dl 176 – ci consente un’importante modifica a beneficio della nostra specialità per il riconoscimento delle autonomie locali».

«Nessuno – ha proseguito Deriu – all’interno del Consiglio regionale o del sistema politico, o nel dibattito culturale sardo potrebbe essere stato tanto ingenuo da ritenere che un riordino dell’assetto dei poteri locali in Sardegna potesse realizzarsi e prima ancora concepirsi a passo di carica e al suon delle fanfare. Una trasformazione radicale, profonda, del sistema amministrativo; una ridefinizione dell’apparato simbolico costituito dalla tradizionale ripartizione in ambiti territoriali politici della Sardegna; la riscrittura del patto istituzionale sostanziale tra i sardi consacrato da quasi settant’anni nello Statuto: in nessun caso e da nessuno potevano essere considerati eventi da realizzarsi frettolosamente e senza discussioni e verifiche, anche molto impegnative, in tempi congrui».

L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il lavoro svolto nella Prima commissione e ne ha lodato l’operato ad incominciare da quello del presidente Agus:  «Un testo che è stato offerto, appena disponibile, al dibattito pubblico e ad un intenso negoziato coi rappresentanti del Consiglio delle autonomie locali e del coordinamento delle associazioni».

«Per questo – ha proseguito – le proteste della opposizione non sono giustificabili mentre la maggioranza ha aperto non solo al confronto ma anche ad intense modifiche dell’originaria proposta».

Il consigliere Pd ha quindi sintetizzato i tre temi in discussione: l’introduzione della città metropolitana, la permanenza delle Province e il ruolo dei Comuni intesi come ente protagonista dell’autonomia locale.

A giudizio di Roberto Deriu « la pagina degli ambiti strategici sarà da riscrivere nella seconda fase dell’azione riformatrice»  mentre oggi si è dinanzi «alla riorganizzazione degli Enti locali per consentire la transizione da un sistema con province “alleggerite” a sistema che ha i Comuni come protagonisti».

Il vicepresidente di turno, Eugenio Lai, ha quindi constatato l’assenza dall’Aula del relatore della minoranza (Michele Cossa, Riformatori) e ha dichiarato decaduto il suo intervento. Successivamente alla rinuncia all’intervento formulata dalla consigliera Daniela Forma (Pd), ha invitato l’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, a svolgere il proprio intervento, in rappresentanza della Giunta, in sede di discussione generale del Dl 176. L’assessore ha però rinunciato: «Rimandiamo la discussione ad un altro contesto».

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente di turno Eugenio Lai ha sospeso la seduta per cinque minuti. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio Ganau ha dichiarato conclusa la discussione generale ed ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato.

Il presidente Ganau ha ricordato dunque la scadenza dei termini per la presentazione degli emendamenti (martedì 15 gennaio, alle 10.00) ed ha annunciato la convocazione del Consiglio per martedì 15 gennaio alle 16. I lavori dell’Aula saranno preceduti dalla riunione della Prima commissione per il parere di merito sulle proposte di modifiche al Dl 176.