22 December, 2024
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«La chiusura dei cantieri archeologici del Nuraghe Sirai contraddice lo slogan ‘la Sardegna verso l’Unesco’ che la Regione ha lanciato qualche giorno fa. L’assenza di questi siti, peculiari ed identitari del Sulcis, sottrae questo particolare territorio ai canali che gli assicurerebbero una forte visibilità.»

Lo afferma Pino Cabras, deputato de L’Alternativa c’è, in un’interrogazione parlamentare sulla chiusura dei cantieri archeologici del Sulcis.

«La chiusura dei cantierispiega il primo firmatario dell’interrogazione – è dovuta a una scelta ben precisa della Regione, la quale ha deciso di non inserire i siti nel nuovo bando di affidamento servizi. Questo pregiudica la collocazione dei nuraghi all’interno dei canali Unesco, senza cui decadono i molti potenziali benefici che un bene come il Nuraghe Sirai potrebbe produrre per tutto il territorio del Sulcis.»

«Oltre al danno economico e d’immagine c’è anche un altro grosso problema prosegue Pino Cabras -. Come hanno denunciato archeologi e maestranze, la chiusura porterà a una accelerazione del processo di degrado dei beni culturali, compromettendone la loro conservazione e fruizione pubblica.»

«Stiamo parlando di importanti luoghi storici conclude il deputato di Alternativa c’è – custodi della memoria collettiva e privata. Non possiamo chiuderli e buttare via la chiave.»

«In questa fase è giusto chiudere la Sardegna, come nelle intenzioni del presidente della Regione Solinas. Il numero di abitazioni di proprietà di non residenti nella nostra Isola è nell’ordine delle centinaia di migliaia. Il Governo deve pertanto sostenere la Regione con adeguate risorse per rafforzare i controlli nei porti e negli aeroporti dell’Isola ed evitare così che le vacanze pasquali si trasformino in un pericoloso esodo di massa, con grave rischio di diffusione del contagio nell’isola.»
È quanto affermano Pino Cabras ed Emanuela Corda, deputati sardi de “L’Alternativa c’è”, che ieri hanno presentato un’interrogazione al governo nazionale, nella quale contestano gli ultimi decreti che autorizzano gli spostamenti dalle altre regioni verso le seconde case in Sardegna.
«In una fase in cui l’epidemia registra preoccupanti indici di diffusione a livello nazionale e la campagna di vaccinazione stenta ancora a decollare – spiegano autorizzare spostamenti nelle seconde case, anche in altre regioni, rappresenta un motivo di legittimo allarme per l’alto rischio sanitario che comporta per residenti e non residenti. Tra l’altro, i sistemi di controllo nell’isola non sono affatto pronti a sostenere la pressione prodotta da alti flussi di presenze, considerato che il personale abilitato ai controlli (medici, sanitari, forze dell’ordine) è impegnato nelle campagne di screening e di vaccinazione in tutta l’Isola.»
«Non vogliamo concludono che si riproponga la stessa situazione di rischio della scorsa estate quando la Sardegna, da regione con bassi indici di diffusione del virus, si è trasformata in luogo di contagio con il coinvolgimento di altre regioni.»

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«Con l’istituzione della Zona Economica Esclusiva l’Italia tornerà a essere protagonista nel Mar Mediterraneo, garantendo i diritti delle nostre marinerie, per un utilizzo equilibrato delle risorse ittiche, e tutelando da un punto di vista ambientale un’ampia porzione di mare e. Non solo: il voto di oggi è una risposta chiara alle inutili polemiche scatenate nei mesi scorsi sul mare della Sardegna e sulla presunta minaccia rappresentata dall’Algeria. A dimostrazione che su questo fronte il nostro Paese non ha subito alcuno scippo, né mai lo subirà.»

Lo afferma il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, vicepresidente della Commissione Esteri e relatore della legge che istituisce la Zona Economica Esclusiva. Una norma attesa da ben ventisei anni (la convenzione sul diritto del mare di Montego Bay è entrata, infatti, ufficialmente in vigore nel 1994), presentata tra gli altri da tutti i parlamentari sardi del Movimento, che consentirà al nostro Paese la possibilità di sfruttare economicamente e tutelare dal punto di vista ambientale un’ampia porzione di mare, soprattutto ad ovest della Sardegna.

La Zona Economica Esclusiva (Zee) è quell’area marina che si estende fino a 200 miglia nautiche oltre il limite esterno del mare territoriale di ciascuno Stato (fissato in dodici miglia dalla costa). Nella sua Zee l’Italia potrà esercitare il diritto sovrano di sfruttamento esclusivo delle risorse naturali (biologiche e minerali) e la propria giurisdizione in tema di tutela ambientale e ricerca scientifica, nonché riguardo la realizzazione di impianti e strutture artificiali.

«Grazie al voto di oggi saranno protetti gli interessi dei pescatori italiani rispetto alle battute di pesca illegali di imbarcazioni che provengono da aree esterne al Mediterraneo e potrà decidere, in maniera esclusiva, come sfruttare le risorse minerarie, con l’obiettivo di tutelare il paesaggio costiero e il turismo marittimo”, spiega Cabras.

«Si compie la più grande ridefinizione legale del territorio nella storia della Repubblica. E la Sardegnaprosegue il deputato pentastellato – potrà acquisire una nuova centralità nel Mediterraneo: da isola di confine (e di confino) ad avamposto di terra della Zee.»

La Zee rafforza inoltre l’Italia nel confronto con gli altri Paesi. Nel marzo del 2018 l’Algeria aveva infatti istituito una propria Zee senza un preliminare accordo con gli Stati frontisti e confinanti, creando un’area sovrapposta, ad ovest della Sardegna, alla Zona di protezione ecologica istituita dall’Italia nel 2011 e con l’analoga Zee istituita dalla Spagna nel 2013.

«Da ciò ne è derivato un contenzioso, ben gestito dal Governo italiano grazie alle ottime relazioni italo-algerine, che ha innalzato il livello di attenzione sul nostro patrimonio marittimo e, di riflesso, sulla nostra centralità mediterranea sul piano sia geopolitico sia commerciale. Nessuno scippo, dunque, ai danni della Sardegna conclude Pino Cabrasposto che è proprio il diritto internazionale a stabilire che le delimitazioni delle zone economiche esclusive devono essere definite attraverso un accordo bilaterale tra gli Stati. La Zee rafforzerà i diritti della nostra Repubblica, in modo inequivocabile.»

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«Il Governo si è impegnato ad adottare misure urgenti per superare la situazione debitoria di migliaia di imprese agricole sarde. Dobbiamo garantire la continuità delle aziende, la tutela dei lavoratori occupati e del patrimonio produttivo della Sardegna.»

Lo scrive, in una nota, Pino Cabras, deputato del Movimento 5 Stelle.

«La Camera ha approvato l’ordine del giorno che ho presentato a sostegno della battaglia con cui vogliamo salvare migliaia di imprese agricole e famiglie sarde sovraindebitate, le quali subiscono, ora con maggiore pericolo, gli effetti di una vicenda kafkiana di trent’anni faaggiunge Pino Cabras -. L’ordine del giorno impegna il Governo ad adottare misure urgenti e a istituire un commissario ad acta per risolvere le situazioni debitorie gravanti sulle aziende sarde originate dalle agevolazioni regionali previste dalla legge regionale 44/1988, poi dichiarate illegittime dalla decisione 971612/CE della Commissione europea il 16 aprile 1997 perché entro la soglia del “de minimis”.»

«Le banchesi legge nell’ordine del giorno approvatohanno ricevuto in anticipo, in conto interessi, a tassi elevatissimi, somme molto superiori a quanto hanno erogato in conto capitale ai mutuatari; ciononostante hanno disposto azioni esecutive e collocato sul mercato i crediti con le aziende confiscate e gli ulteriori beni a garanzia.»

Inoltre, «le banche e i soggetti cessionari valutano tali crediti come Non Performing Loans», ovvero come crediti deteriorati «di cui liberarsi subito, facendo cassa, non considerando né il valore reale delle imprese né le ricadute sociali, cosa tanto più grave perché si tratta di un patrimonio identitario che rappresenta la storia, la tradizione e la civiltà dell’isola».

«È quanto mai urgenteprosegue Pino Cabras – sospendere i giudizi pendenti e l’avvio di nuovi giudizi, le procedure di riscossione e recupero, nonché le esecuzioni forzose nei confronti delle aziende agricole in contenzioso con gli istituti di credito, anche in considerazione del permanere della fase di emergenza.»

«Questa settimanaconclude Pino Cabrasincontrerò diversi rappresentanti del Governo per ragionare insieme sugli atti che serviranno ad attuare gli impegni presi.»

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«Siamo stati votati ed eletti per risolvere i problemi delle persone. E in Sardegna c’è un problema enorme che riguarda 5mila aziende agro-pastorali, per la gran parte a conduzione familiare. Queste aziende sono sull’orlo del fallimento, anzi, sono proprio all’asta, a causa di un perverso meccanismo causato dalla legge regionale della Regione Sardegna n. 44 del 1988 assieme ad altre leggi, altrettanti provvedimenti annullati dall’Europa e che hanno originato illegittime spirali di debito. Era il 9 novembre 2007 quando Beppe Grillo portò la vicenda all’attenzione di tutti per la prima volta.
Queste aziende saranno messe all’asta a partire dalle prossime settimane ed il DL Agosto sarebbe stato l’ultimo treno per sospendere tutte le procedure esecutive. Ma il Governo non ha dimostrato interesse. A gennaio avevo sollevato il problema tramite un’interpellanza urgente, discussa col viceministro Misiani, il quale aveva impegnato il Governo a trovare una soluzione, riconoscendo la gravità e la portata della vicenda. Ad oggi, però, non c’è stato nessun atto concreto.»
Lo scrive, in una nota, Pino Cabras, deputato del Movimento 5 Stelle.
«Il Governo nel 2020 ha fatto tanti decreti economici ma ha respinto sistematicamente ogni emendamento. Ho presentato 3 emendamenti, da ultimo anche al Decreto Agosto, volti a tamponare l’emergenza e a trovare una soluzione, ma il Governo ha deciso di non accoglierli. Questo pone un grosso problema politico, tanto più nel momento in cui si individuano categorie da salvare. Le cinquemila aziende sarde non sono figlie di un dio minoreconclude Pino Cabras -. Il Decreto Agosto poteva essere l’ultima occasione utile per scongiurare la catastrofe. Pertanto, se il Governo non dovesse provvedere a varare una norma che sospenda le procedure esecutive nei confronti delle aziende agro-pastorali sarde, il voto di fiducia chiesto dal Governo non sarebbe affatto scontato. Attendiamo atti concreti.»

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«Dalla bocciatura del ponte di Sant’Antioco arriva la conferma che migliorare il Piano Sulcis non solo è possibile ma, a questo punto, doveroso. Bisogna riorientare gran parte delle risorse verso iniziative e attività condivise dal territorio, capaci di incidere realmente nell’economia del sud-ovest dell’isola e non più calate dall’alto e senza alcuna efficacia.»
Lo afferma il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, che «contro la realizzazione della faraonica infrastruttura (della lunghezza di due km, sostenuta da 25 piloni e per un costo di quasi 58 milioni di euro) aveva presentato un’interrogazione nel mese di ottobre di due anni fa».
«La politica deve farsi portavoce delle istanze del territorio e bisogna dare atto a questo Governo di avere ascoltato le proposte del Comitato Porto Sulky che da solo, e spesso tra l’ostilità di molti amministratori che solamente alla fine hanno capito che quella del ponte era una lotta perdente, ha condotto una battaglia meritoria. Una battaglia che il Movimento 5 Stelle ha avuto il coraggio di sostenere a tutti i livelliaggiunge Pino Cabras -. Con la bocciatura del ponte viene bocciata anche un’idea di sviluppo basata sulla realizzazione di opere pubbliche tanto inutili quanto costose, che fanno solo la fortuna dei progettisti e di poche imprese. Il settore del turismo, duramente colpito dalla pandemia, potrebbe invece essere aiutato con la realizzazione di infrastrutture, di sicuro più utili del ponte di Sant’Antioco che non sarebbe servito a nessuno. Ecco perché conclude Pino Cabrasora il nostro impegno non si fermerà ma continuerà con più vigore perché il Piano venga riscritto con la condivisione delle comunità e diventi finalmente quello strumento di vero rilancio economico che il Sulcis da troppi anni attende.»

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«Il presidente della Regione Christian Solinas trovi una alternativa seria al progetto di passaporto sanitario per i turisti in arrivo in Sardegna, rivelatosi finora solo un pessimo slogan capace di far perdere clienti e reputazione alla nostra industria turistica.»

Lo chiedono 13 parlamentari sardi del Movimento 5 Stelle (Pino Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Elvira Lucia Evangelista, Emiliano Fenu, Ettore Licheri, Alberto Manca, Gianni Marilotti, Nardo Marino, Mario Perantoni, Lucia Scanu e Andrea Vallascas) secondo cui «il presidente deve elaborare un chiaro e preciso modello alternativo al passaporto sanitario, rendendo note le relative linee guida. È questo l’unico modo per tranquillizzare i turisti che vogliono venire nell’isola, unitamente al potenziamento della nostra rete sanitaria e al rispetto di rigorose procedure igienico-sanitarie da parte delle compagnie di trasporto aereo e navale. Tutte le altre soluzioni vagheggiate da Christian Solinas rischiano di arrivare fuori tempo massimo e di rivelarsi un boomerang per l’economia sarda. Gli operatori turistici chiedono certezze ma con le dichiarazioni rilasciate irresponsabilmente negli ultimi giorni, il presidente Solinas ha creato un clima di incertezza che sta affossando una stagione già difficilissima».

«Il presidente Christian Solinas deve orientare la comunicazione su altri punti di forza dell’offerta turistica sardaaggiungono i 13 parlamentari del M5S -. La scarsa circolazione del virus nell’isola è uno di questi, ma da solo non basta se ai turisti non verrà assicurata la garanzia che potranno giovarsi di servizi sanitari di eccellenza. Allo stesso modo, bisognerà vigilare perché le compagnie aeree e marittime adottino protocolli severissimi, a tutela della nostra isola che finora è stata solo sfiorata dalla Covid 19. Quella del passaporto sanitario si sta rivelando invece solo una suggestione che ora sta purtroppo affossando, quasi più del virus stesso, l’economia sarda.»

«Christian Solinas rischia di vanificare gli sforzi che il Governo sta facendo per impedire che l’Italia rientri in una sorta di black list europea. Proprio in questi giorni, il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio è al lavoro per mettere nero su bianco un piano turistico sicuro e concreto e in un vertice con i suoi omologhi di Germania, Austria, Croazia, Cipro, Grecia, Spagna, Portogallo, Slovenia e Malta ha portato a casa un accordo importante per lavorare tutti insieme ed evitare che alcuni Stati siano penalizzati rispetto ad altri concludono i 13 parlamentari pentastellati -. In questo modo però la Sardegna rischia di auto-penalizzarsi, e Christian Solinas con le sue proposte insensate rischia di trasformare una stagione difficile in una vera e propria catastrofe.»

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«Abbiamo votato un ordine del giorno presentato da Giorgia Meloni che recitava una frase spesso pronunciata solennemente dal governo Conte: ‘Non utilizzare per nessun motivo il MES’. Abbiamo cioè votato un’ovvietà contro uno strumento che volle invece un governo in cui Giorgia Meloni era ministra.»

Così, in una nota, il deputato Pino Cabras (M5S) riguardo il voto favorevole all’ordine del giorno che impegnava il Governo a non ricorrere in nessun caso al MES.

«Abbiamo dato un modesto segnale sul peso delle parole: ‘No MES’ significa ‘No MES’. E questo ci va bene dirlo una volta di più, senza però autorizzare l’alleata di Silvio Berlusconi (alfiere del MES) e di Matteo Salvini (che brama Draghi premier) a considerarla una sfida a misteriosi diktat pentastellati – aggiunge la nota -. Come Movimento 5 Stelle siamo tutti impegnati a superare gli anni dell’austerity. Gran parte del gruppo parlamentare ha preferito svelare l’inconsistenza del documento della leader di Fratelli d’Italia, perché veniva da una forza politica e uno schieramento davvero incoerente, e lo ha rigettato. Una parte di noi ha richiamato invece l’attenzione sul senso di quelle parole pronunciate nell’aula del parlamento. Tutto qui.»

«La sfida sul campo conclude Pino Cabrasvede il Movimento 5 Stelle compatto per conquistare gli strumenti economici e finanziari che ristoreranno l’Italia del post-pandemia.»

 

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«Abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio ed al ministro dell’Economia per fare chiarezza immediata sulla questione degli swap in dollari attivati il 18 marzo dalla Bce. Si tratta di debito in valuta americana che la Bce contrae per garantire liquidità a quelle banche europee che possiedono obbligazioni denominate in dollari. In questa fase il mercato interbancario è ovviamente congelato e senza un intervento del genere molte banche dell’Europa del Nord rischierebbero di andare gambe all’aria, a partire da alcune banche tedesche e olandesi molto esposte in derivati e titoli speculativi. In un’ottica di condivisione dei rischi a livello europeo è accettabile che tutte le banche centrali nazionali, guidate dalla Bce, si impegnino in operazioni del genere per garantire la solvibilità degli istituti bancari in tutto il continente, ma dato che la corte costituzionale tedesca è sempre stata molto netta nell’impedire la stessa condivisione per quanto riguarda gli acquisti di debito pubblico dei singoli Stati, non ci sembra corretto lasciar passare l’ennesimo favore a esclusivo beneficio della Germania e di pochi altri. La questione è semplice: o si elimina definitivamente e senza ambiguità (che ancora permangono) il vincolo del Capital key sui titoli di Stato, che impone alla Bce di acquistare titoli pubblici degli Stati non oltre la quota che essi possiedono nel suo capitale, oppure va introdotto il Capital key anche sugli swap in dollari, per impedire che la Banca d’Italia, ad esempio, contragga debiti in dollari che non servono alle banche italiane, tradizionalmente immuni da tendenze speculatrici.»

Lo hanno scritto stamane, in una nota, il capogruppo M5S in commissioni Esteri della Camera, Pino Cabras, ed i deputati Sabrina De Carlo e Mario Perantoni.

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«Siamo in tempi di guerra? In guerra appaiono sempre i disertori, non solo quelli mossi da obiezioni di coscienza, ma anche i traditori. Il senatore Zanda è un disertore del secondo tipo.»

Così interviene Pino Cabras, deputato del M5S, in risposta all’intervista di Luigi Zanda (PD) pubblicata oggi su Repubblica.

«La sua proposta di svendere tutto – aggiunge Pino Cabras – è perfettamente in linea con il suo retroterra prodiano-draghiano. Non gli viene manco in mente di usare mezzi finanziari e fiscali nuovi per ricostruire la sovranità del suo Paese.»

«Nell’intervista Luigi Zanda ha avanzato la proposta di mettere in pegno tutto il patrimonio immobiliare dello Stato per far fronte alla crisi: musei, teatri, spiagge, porti, aeroporti e persino le sedi istituzionali del Parlamento e dei ministeri.»

«Abbiamo già dato, Zanda. Decenni di avanzo primario, mille miliardi bruciati nella fornace degli interessi sul debito, generazioni intere sacrificate nella stagnazione – conclude Pino Cabras -. E ora l’idea di metterci nelle mani di qualche lanzichenecco. Anche basta.»