22 December, 2024
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«In Sardegna alla catena di comando che serve per gestire l’emergenza Covid-19 mancano gli anelli essenziali. Per questo occorre che l’assessore Mario Nieddu si dimetta subito e non si occupi più del Coronavirus, e che di concerto con l’amministrazione regionale si nominino sia un commissario straordinario per l’emergenza in Sardegna sia un commissario speciale ad acta per gestire l’AOU di Sassari. La battaglia va affrontata con le forze giuste.»

È la richiesta che avanzano i parlamentari del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, Emanuela Corda, Luciano Cadeddu, Paola Deiana, Gianni Marilotti, Elvira Evangelista, Emiliano Fenu, Ettore Licheri, Alberto Manca, Nardo Marino, Mario Perantoni, Lucia Scanu, e i consiglieri regionali Carla Cuccu, Alessandro Solinas, Michele Ciusa, Desirè Manca e Roberto Li Gioi.

In una lunga nota pubblicata nelle loro pagine Facebook, i quattordici esponenti del M5S affermano che «in Sardegna, dove ancora deve arrivare l’ondata epidemica più violenta del Coronavirus, la gestione dell’emergenza da parte dei decisori politici in loco è fra le più preoccupanti. I cinesi non hanno esitato ad esautorare le autorità di Wuhan e dell’Hubei, agli inizi del loro principale focolaio. Eppure non registravano un numero di operatori sanitari infetti da Coronavirus altrettanto sproporzionato quanto in Sardegna nella fase iniziale della progressione infettiva: gran parte dei nuovi contagi da noi è avvenuta all’interno dei presidi ospedalieri, un record che segnala un’anomalia acutissima.»

Ma le osservazioni che gli esponenti del Movimento 5 Stelle rivolgono all’amministrazione Christian Solinas sono incalzanti: «Nell’isola del ‘tutto sotto controllo’, cosa ha fatto l’assessorato regionale della Sanità tra il 21 febbraio (il primo caso a Codogno, in Lombardia) e l’8 marzo 2020 (con il Dpcm che ci ha fatto stare tutti a casa)? Era davvero tutto a posto, come diceva? I sindaci sardi dichiarano di essere stati lasciati soli: dal nord al sud dell’isola i primi cittadini denunciano gravi carenze nelle comunicazioni da parte dell’ATS in merito alla positività dei propri concittadini al virus».

«A questo si aggiunge l’imbarazzante caso dei test rapidi per scoprire la positività al virus, che l’assessore Mario Nieddu ha confermato di aver ordinato alla società Tema Ricerca srl, prenotazione che in realtà non sarebbe mai arrivata, secondo quanto spiegato dalla nota della legale rappresentante dell’azienda di Bologna – proseguono parlamentari e consiglieri regionali del M5S -. Arrivano dai medici fortissime proteste verso il bavaglio imposto al personale sanitario dall’assessorato regionale rispetto ai loro contatti con i giornalisti. Alla propria catena di disastri comunicativi cui dovrebbe rimediare con una squadra di esperti di comunicazione nelle catastrofi, l’amministrazione regionale rimedia invece con la censura. Ma i cittadini hanno il diritto dei cittadini di essere informati su quanto accade all’interno degli ospedali sardi. Serve trasparenza.»

«A che punto siamo con l’apertura di nuovi posti letto prevista dal Piano di Emergenza Regionale? Il sistema sanitario ereditato dai tempi sonnolenti delle ‘normali’ spartizioni fra partiti deve cedere il passo a un sistema che non ammette più distrazioni né opacità, ora che la salute è in gioco nel modo più drammatico. Con questa epidemia bastano pochi giorni di ritardo e si rischia di pagare errori e indecisioni con un rapidissimo aumento del prezzo peggiore, quello in vite umane. Occorre agire subito concludono parlamentari e consiglieri regionali del M5S -. Per questo occorre che l’assessore Mario Nieddu si faccia da parte e che di concerto con l’amministrazione regionale si nominino sia un commissario straordinario per l’emergenza in Sardegna sia un commissario speciale ad acta per gestire l’AOU di Sassari.»

 

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«Stiamo valutando i termini di un’azione legale contro Christine Lagarde per il danno costituzionale diretto a carico dello Stato italiano, sull’intento ostile di peggiorare la vulnerabilità dell’Italia nel momento più difficile.»
Queste le parole di Pino Cabras, deputato M5S, intervenuto in un post Facebook in risposta al discorso della governatrice della BCE che ha fatto impennare lo spread dell’Italia, crollare i titoli di stato italiani e la Borsa di Milano (-17%).
«Non parlo solo di indagare su chi ha guadagnato grazie alle parole uscite da quei settecento denti, ma chiedo di più – ha aggiunto Pino Cabras -: considerare il contesto oggettivamente criminale in cui è maturata la prima grande esternazione di Christine Lagarde, governatrice della Banca Centrale Europea. Un vero e proprio attentato contro la Costituzione del nostro Stato. Tutti abbiamo assistito ad un fatto diretto a mutare in modo materiale la costituzione dello Stato o la forma del governo, con mezzi non consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato. Per ‘costituzione’ intendo anche quelle norme che statuiscono il modo in cui si esercita la sovranità attraverso i vari organi dello Stato, nonché l’insieme dei diritti e interessi che sono riconosciuti e tutelati dalla sovranità nei singoli cittadini.»
«Nel momento in cui l’epidemia del COVID 19 ha gli stessi effetti dirompenti di una guerra mondiale, un atto cinico e irresponsabile come quello che proviene dal vertice della Banca Centrale Europea va trattato e combattuto come un atto ostile contro lo Stato, come un atto di guerra – sottolinea il deputato pentastellato -. Anche il presidente della Repubblica, statista che ha sempre professato un europeismo molto ortodosso, ha preso una posizione senza precedenti: “In un momento difficile l’Italia attende solidarietà, non ostacoli”. Ecco, l’avv. Christine Madeleine Odette Lagarde è ora un ostacolo ben noto.»
«Il problema naturalmente non è solo la sua persona, ma un’istituzione che sceglie da anni il lato oscuro della Storia e ora può essere travolta in pochi giorni dalla Storia stessa in uno dei suoi passaggi catastrofici. La crisi del Coronavirus – ha concluso Pino Cabras – non può essere gestita con l’ordinaria amministrazione e i placidi calcoli berlinesi. Se la BCE continua a essere un problema e non la soluzione, ne sarà travolta. Deve cambiare tutto, deve essere assicurato ogni mezzo affinché lo Stato italiano possa essere la risorsa per salvare un intero popolo.»

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«Abbiamo impegnato il governo ad attivarsi per sospendere i giudizi pendenti, le procedure di riscossione e recupero, nonché le esecuzioni forzose relative ai debiti dei 5mila imprenditori agricoli verso gli istituti finanziari per i finanziamenti della legge regionale 44/1988.»

Lo ha detto il deputato Pino Cabras (M5S) in seguito all’approvazione dell’ordine del giorno al Milleproroghe che impegna il governo a intervenire per prorogare il termine di cui all’art. 2, comma 126, della legge 244/2007.

La vicenda è quella della legge regionale 44 del 1988 che consentiva l’abbattimento dei tassi d’interesse per i mutui sino a quindici anni in favore degli imprenditori agricoli isolani in condizioni di difficoltà economiche. La legge fu però ritenuta illegittima dall’Unione Europea nel 1997 ma a causare il danno maggiore furono le gravissime inadempienze della Regione Sardegna che hanno consentito alle banche di richiedere la restituzione delle somme erogate in conto interessi senza neanche concedere agli imprenditori agricoli la possibilità di rateizzarle.

«L’ordine del giorno approvato impegna inoltre il governo a reinsediare la commissione di tre esperti che nel 2008 avrebbe dovuto trovare una soluzione per la ristrutturazione dei debiti degli agricoltori sardi ma che – spiega Pino Cabras – non ha mai portato a termine il suo compito.»

Lo scorso 7 febbraio, il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, rispondendo ad un’interpellanza urgente presentata dal deputato Pino Cabras, ha affermato che «il Governo non si sottrarrà per risolvere questa vicenda», riconoscendo che la vicenda in oggetto è meritevole di attenzione e rilevante poiché riguarda migliaia di aziende, si trascina da troppi anni e investe un settore già in profonda crisi. In quell’occasione Antonio Misiani si è impegnato a valutare ogni soluzione e a promuovere un confronto fra tutte le amministrazioni coinvolte e gli istituti di credito.

«A garanzia immediata contro le procedure esecutive – conclude Pino Cabras -, nel Milleproroghe è stato anche approvato un emendamento presentato dai parlamentari M5S che consente ai debitori di non essere cacciati prima che siano decorsi 60 giorni dall’istanza di trasferimento promossa da chi si è aggiudicato il bene immobile all’asta. Una previsione che si applicherà alle procedure immobiliari in corso, non solo a quelle nuove come prevedeva la normativa precedente.»

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Nonostante il nuovo pronunciamento favorevole del ministero dell’Ambiente per la realizzazione del tratto nord della dorsale del gas in Sardegna, il M5S continua la sua battaglia tesa a contrastare il progetto. La nuova iniziativa di opposizione arriva da 14 parlamentari: Pino Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Elvira Evangelista, Emiliano Fenu, Maria Lapia, Ettore Licheri, Alberto Manca, Gianni Marilotti, Nardo Marino, Mario Perantoni, Lucia Scanu e Andrea Vallascas, secondo i quali «con il passare delle settimane stiamo leggendo ormai quotidianamente dichiarazioni mirabolanti sulla dorsale del gas come infrastruttura salvifica e risolutrice di ogni male esistente in Sardegna. Sentiamo parlare di numeri legati ai fabbisogni e ai consumi, ma i numeri ufficiali che l’Autorità per l’Energia ha commissionato alla società di ricerca RSE saranno disponibili soltanto nel prossimo mese di aprile. Solo su quei numeri e solo allora si potrà fare una valutazione sul sistema di trasporto gas, come espresso in modo inequivocabile dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). A che cosa servirebbe infatti un tubo se la sua convenienza non fosse più che certificata? Ogni analisi che oggi sta circolando sulla base di numeri immaginari ha i piedi saldamente piantati sulle nuvole».

«Dopo aver fatto la campagna elettorale contro la dorsale del metano, il presidente della Regione Christian Solinas ha cambiato idea e vuole fare arrivare nell’isola costosissimi sistemi di approvvigionamento energetico, vecchi ed obsoleti, che ancora una volta condannerebbero la Sardegna all’arretratezza – sostengono i 14 parlamentari del M5S  –. L’obiettivo del governo nazionale ed il nostro è invece di garantire ai cittadini e alle imprese sarde un sistema energetico moderno, competitivo e coerente con la sfida climatica che tutti noi ci siamo impegnati ad affrontare. La Sardegna merita una discussione seria e costruttiva su come gestire una transizione energetica che sia rispettosa del clima e dell’ambiente e sia basata su numeri e bisogni veri, non sui numeri immaginari che oggi riempiono le cartelline dei lobbisti.»

«Il kit dei lobbisti che promettono il nuovo paradiso terrestre, prevede poi sempre qualche frase disperata che vorrebbe isolare la sottosegretaria Alessandra Todde, incaricata di esprimere la linea del Governo, una linea che in tanti fanno finta di dimenticare: il gas si deve portare dove serve e si deve irrobustire la rete elettrica sarda per aumentare la produzione da fonti rinnovabili in sicurezza e per poter perseguire gli obiettivi di de-carbonizzazione del 2025 e del 2050 – aggiungono i 14 parlamentari del M5S -, invece sentiamo parlare di autorizzazioni per la dorsale mentre ancora non esistono i decreti ministeriali del ministero dell’Ambiente e di quello dello Sviluppo economico. Inoltre, non vi è però alcun dibattito, ma proprio nessuno, su dove questo gas debba approdare e su come alimenterà la dorsale. Dove sono le approvazioni dei rigassificatori in Sardegna a parte i depositi costieri di Oristano, che da soli non possono certo alimentare la dorsale?»

«Il resto del pianeta parla di mobilità e infrastrutture elettriche con auto e treni elettrici sempre più efficienti – concludono i 14 parlamentari 5 Stelle -, ovunque si moltiplicano comunità energetiche che si autoproducono l’energia da fonti rinnovabili e biometano. In Sardegna invece troppi invece sembrano essere solamente interessati a trasformare la nostra isola in un distributore di gas in conto terzi.»

 

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Cinquemila aziende agro-pastorali sarde rischiano di fallire e di finire all’asta a causa di un perverso meccanismo partito nel lontano 1988 e che Regione e banche non sono riusciti finora a bloccare. La questione è ora al centro di una interpellanza urgente presentata da nove parlamentari sardi del Movimento 5 Stelle (primo firmatario il deputato Pino Cabras) e rivolta al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ed al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova.

I parlamentari hanno inoltre presentato un emendamento al decreto Milleproroghe con il quale si punta a sospendere fino al luglio del 2021 i giudizi pendenti presso i tribunali sardi e si istituisce un commissario ad acta che dovrà definire una soluzione che tuteli gli imprenditori agricoli, la sostenibilità dell’attività di impresa e i lavoratori coinvolti.

La vicenda è quella della legge regionale 44 del 1988 che consentiva l’abbattimento dei tassi d’interesse per i mutui sino a quindici anni in favore degli imprenditori agricoli isolani in condizioni di difficoltà economiche. La legge fu però ritenuta illegittima dall’Unione europea ma a causare il danno maggiore furono le gravissime inadempienze della Regione Sardegna che hanno consentito alle banche di richiedere la restituzione delle somme erogate in conto interessi senza neanche concedere agli imprenditori agricoli la possibilità di rateizzarle.

Nella loro interrogazione urgente i deputati Pino Cabras, Luciano Cadeddu, Emanuela Corda, Paola Deiana, Mara Lapia, Alberto Manca, Nardo Marino, Mario Perantoni e Lucia Scanu, ricordano come dopo la bocciatura definitiva nel 1997 della legge da parte dell’Unione europea, «la Regione non informò i beneficiari dei mutui, limitandosi a non erogare più il contributo in conto interessi, causando la lievitazione dei debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse del 2-5 per cento a quello del 13-18 per cento». Solo nel 2001 la Regione Sardegna ha notificato il provvedimento di revoca del concorso interessi concesso, «richiedendo ai circa cinquemila beneficiari la restituzione degli aiuti percepiti e dei relativi interessi». 

Il risultato è che migliaia di aziende ora rischiano di fallire e finire all’asta. Inoltre, come si legge nell’interrogazione «mentre fino ad ora si è dato per scontato che il ruolo di custode del bene all’asta potesse essere svolto dallo stesso imprenditore, nell’interesse dell’integrità del bene e del proseguimento dell’attività dell’impresa, attualmente il Tribunale sta procedendo alla nomina di custodi tramite l’Istituto di Vendite Giudiziarie, rendendo di fatto impossibile la prosecuzione dell’attività di impresa, indispensabile agli imprenditori per accumulare sufficiente liquidità in vista di una chiusura concordata della controversia, col rischio di pregiudicare il benessere del bestiame e la salvaguardia dell’integrità dei beni immobili».

A nulla poi è servita la commissione di tre esperti (designati ciascuno dal ministro dell’Economia e delle finanze, dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e dalla Regione Sardegna) istituita nel 2007 che avrebbe dovuto proporre una soluzione del problema.

Proprio per questo motivo nell’interrogazione presentata dai deputati Cinque Stelle si chiede al Governo di adottare iniziative urgenti per rilanciare l’attività della commissione e salvare dal fallimento le cinquemila imprese del settore agro-pastorale sardo

Con l’emendamento al decreto Milleproroghe viene istituito anche un commissario ad acta che avrà il compito di effettuare una ricognizione e valutazioni sul contesto creditorio/debitorio ad oggi venutosi a creare, mentre il ministro delle Politiche agricole,  con proprio decreto, emanato di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze, dovrà individuare entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto, le modalità e i criteri  della procedura di liberazione dal debito degli imprenditori al fine di garantire la continuità delle aziende agricole e la tutela dei lavoratori.

 

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Pino Cabras, Maria Antonietta Mongiu, Franciscu Sedda e Giovannino Deriu sono i relatori della Assemblea conclusiva del ciclo di incontri-dibattito a carattere seminariale dal titolo “Istituzioni democratiche in Sardegna e partecipazione popolare”, organizzati dal Circolo Palmiro Togliatti nella sede di via San Domenico 10, a Cagliari.

In particolare l’evento di chiusura, che avrà inizio alle 17.00, tratterà il tema della “Sovranità e autodeterminazione del popolo sardo tra Costituzione repubblicana e Statuto speciale”. Un confronto approfondito che metta al centro la Sardegna a partire dal dibattito politico in corso sull’autonomia differenziata, sull’inserimento del principio di insularità in Costituzione e sulla rinnovata rivendicazione di spazi di autogoverno nel sistema dei poteri.

Introduce e coordina Giovannino Deriu e a seguire interverranno:
Pino Cabras, parlamentare del Movimento 5 stelle, membro della Commissione esteri alla Camera dei Deputati;
Maria Antonietta Mongiu, coordinatrice del Comitato per l’insularità;
Franciscu Sedda, autore del libro “Manuale d’indipendenza nazionale”.

Pino Cabras (Movimento 5 Stelle).

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Venerdì 27 settembre in occasione dell’incontro sulla vicenda RWM svoltosi nella sala polifunzionale del comune di Carbonia, il portavoce del comitato Porto Solky, Rolando Marroccu, ha consegnato al sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico Alessandra Todde e al deputato Pino Cabras, la richiesta inviata il 2 agosto 2019 al MISE e al MIT per l’istituzione urgente di una Commissione ministeriale in merito alle opere del Piano Sulcis. Il nuovo ponte, le anacronistiche opere portuali e le interminabili bonifiche delle aree Sardamag, stanno condizionando negativamente la realizzazione del polo nautico d’eccellenza nel porto di Sant’Antioco.

Il Comitato Porto Solky chiede di verificare la corrispondenza delle suddette opere – oggi solo in progetto – rispetto agli obiettivi e alle finalità per cui è stato siglato il protocollo d’intesa del Piano Sulcis e concessi i relativi finanziamenti.

«Sia il sottosegretario Alessandra Todde che l’on. Pino Cabras hanno preso un fermo impegno per la rivisitazione del Piano Sulcis, in particolare agevolare l’eventuale rimodulazione dei finanziamenti oggi previsti per il nuovo viadotto di Sant’Antioco, a favore della più sensata e improcrastinabile messa in sicurezza della SS 126 tra Carbonia e San Giovanni Suergiu, vero collo di bottiglia dell’intero Sulcis Iglesiente, nonchè per la realizzazione di un polo nautico d’eccellenza – vero volano di sviluppo per l’intero Sulcis Iglesiente – dice Rolando Marroccu -. Il comitato Porto Solky, preso atto dell’inaspettato cambio di rotta dell’amministrazione comunale di Sant’Antioco, che vorrebbe adottare una pianificazione portuale che spiana la strada alla realizzazione del nuovo ponte, preannuncia al territorio un imminente incontro pubblico dove verranno esposte dettagliatamente tutte le recenti contraddizioni emerse.»

Il sottosegretario del Mise Alessandra Todde.

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“Rwm: il posto di lavoro tra pace, legalità e riconversione”, è il tema del convegno svoltosi questa sera nella sala polifunzionale del comune di Carbonia, organizzato dal comune di Carbonia.

Nel corso del convegno è stato analizzato da diversi punti di vista, religioso, politico, economico e sindacale, lo stato dell’arte e le prospettive future della fabbrica produttrice di munizioni di Domusnovas. Come è noto, la restrizione delle commesse della RWM, ha determinato come conseguenza 160 licenziamenti e la nuova emergenza occupazionale è al centro di un durissimo tra favorevoli e contrari alla presenza della fabbrica nel territorio.

Dopo l’introduzione del sindaco di Carbonia, Paola Massidda il primo ad intervenire è stato il vescovo della diocesi di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda. Sono seguiti gli interventi di Cinzia Guaita ed Arnaldo Scarpa, rappresentanti del Comitato Riconversione Rwm, dell’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, dei deputati della Repubblica Pino Cabras ed Emanuela Corda, del sottosegretario di Stato al ministero dello Sviluppo economico Alessandra Todde. Non erano presenti, anche se annunciati alla vigilia, il sindaco di Domusnovas Massimiliano Ventura, notoriamente sostenitore della presenza della RWM, ritenuta indispensabile per l’occupazione di tanti giovani del paese e del territorio, e i consiglieri regionali eletti nel territorio.

Al termine delle relazioni, sono intervenuti alcuni cittadini che hanno espresso posizioni differenti.

Abbiamo intervistato l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, ed il sottosegretario del Mise Alessandra Todde.

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10220468000397976/?q=anita%20pili&epa=SEARCH_BOX

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10220467870674733/

 

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La sala polifunzionale di piazza Roma, ospiterà venerdì 27 settembre, a partire dalle 16.30, un incontro pubblico dal titolo “Rwm: il posto di lavoro tra pace, legalità e riconversione”, organizzato dal comune di Carbonia ha organizzato un incontro pubblico dal titolo “Rwm: il posto di lavoro tra pace, legalità e riconversione”, che si svolgerà venerdì 27 settembre, alle ore 16.30, nella sala polifunzionale di piazza Roma.

Il convegno sarà un’occasione per analizzare da diversi punti di vista religioso, politico, economico e sindacale, lo stato dell’arte e le prospettive future della fabbrica produttrice di munizioni di Domusnovas. Si tratta di un tema importante per lo sviluppo economico di un territorio come il nostro, colpito dalla restrizione delle commesse della RWM, che comporta, ad oggi, come conseguenza 160 licenziamenti.

Il dibattito sarà introdotto dal sindaco di Carbonia Paola Massidda e vedrà la presenza di relatori qualificati e illustri come il vescovo della diocesi di Iglesias monsignor Giovanni Paolo Zedda, il sottosegretario di Stato al ministero dello Sviluppo economico Alessandra Todde, il deputato della Repubblica Pino Cabras, il sindaco di Domusnovas Massimiliano Ventura, Cinzia Guaita ed Arnaldo Scarpa del Comitato Riconversione Rwm, i consiglieri regionali ed i sindaci del territorio.

L’incontro è pubblico e aperto ai contributi di tutte le persone a vario titolo interessate.

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Giovedì 5 settembre, dopo 30 giorni dall’ennesimo accesso agli atti presso gli uffici comunali di Sant’Antioco, il comitato Porto Solky ha ricevuto l’intera documentazione aggiornata sulla variante al Piano Regolatore Portuale di Sant’Antioco che definisce come dovrà essere realizzato il nuovo porto, la viabilità di accesso al paese e il destino delle aree dell’ex Sardamag.

Purtroppo, le carte parlano chiaro: nonostante tutte le denunce circostanziate fatte durante quasi quattro anni di meticolosa analisi degli atti, delibere e progetti da parte del Comitato, SI STA PORTANDO AVANTI la realizzazione di un inutile e dannoso NUOVO PONTE e, soprattutto, un progetto portuale pensato negli anni ’60 per un porto industriale mai realizzato.

Si progettano pertanto opere anacronistiche che anziché pensare al futuro sono un ritorno al passato oramai morto e sepolto e quindi in controtendenza allo sviluppo della nautica e della ricettività e ancor di più distaccano nettamente il porto dal paese per lasciare spazio al nuovo ponte – in realtà un LUNGO VIADOTTO DI 2 km – che come si può vedere dall’immagine decreterebbe la morte definitiva delle aree dell’ex Sardamag, impedendo la realizzazione dei nuovi alberghi, della  darsena turistica, dei cantieri e dei servizi, ovvero lo sviluppo della nautica d’eccellenza.

In definitiva tutto quello che attendiamo da decenni per la rinascita dell’intero territorio del Sulcis verrà impedito da due opere imposte prepotentemente dallo sciagurato Piano Sulcis.

Venerdì 6 settembre, presso la sede della Regione Sardegna a Cagliari, Rolando Marroccu in rappresentanza del comitato Porto Solky è stato ricevuto dall’assessore regionale dei Lavori pubblici Roberto Frongia e dal Direttore generale dell’assessorato dei Lavori pubblici Piero Dau.

Durante il lungo incontro si è potuto circostanziare la storia delle varie vicende che affliggono il territorio anche a causa delle contestate opere del Piano Sulcis, soprattutto entrando nel dettaglio delle  istanze che il comitato ha presentato ufficialmente sia presso la Regione Sardegna che presso il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – MIT ed il ministero per lo Sviluppo Economico – MISE.

Si ha avuto inoltre conferma dell’inefficacia della delibera del 6 marzo 2018 del Consiglio Comunale di Sant’Antioco in quanto esprime un mera richiesta di DESIDERIO di rimodulazione delle opere invece di produrre un VERO e proprio ATTO AMMINISTRATIVO che vada a modificare la delibera emessa dalla precedente giunta comunale.

Di conseguenza da una parte c’è l’ANAS che sta andando avanti sul progetto del nuovo ponte in quanto ad oggi non ha ancora ricevuto nessuna indicazione di revoca in merito all’appalto che – precisiamo – è ancora all’inizio della fase autorizzativa, e dall’altra parte c’è un intero territorio che in tutti questi anni è stato capace solo di DIVIDERSI e di piangersi addosso ma mai di reagire alle ingiustizie subite proponendo con determinazione VERI PROGETTI DI SVILUPPO ALTERNATIVI a quelli calati dall’alto dal famigerato Piano Sulcis.

In chiusura l’Assessore Frongia ha sposato la proposta avanzata dal comitato in merito alla realizzazione di un polo nautico d’eccellenza nel golfo di Palmas; proposta da approfondire mediante uno studio tecnico economico di maggior dettaglio. Si è quindi reso disponibile ad ulteriori confronti dandoci inoltre dei preziosi consigli che terremo in considerazione in vista dei prossimi incontri sia con il comitato, sia con i Sindaci del Sulcis (già incontrati due volte nel marzo 2019).

Ricordiamo che l’assenza del Sindaco di Sant’Antioco nei suddetti incontri – l’intero consiglio comunale né è a conoscenza già da tempo – aveva fatto sfumare la possibilità di sottoscrivere già da allora un documento condiviso da tutti gli altri Sindaci finalizzato a rafforzare la posizione unanime del territorio nei confronti delle inutili opere del Piano Sulcis.

Oggi l’obiettivo comune da raggiungere dovrebbe essere quello di istituire una nuova “cabina di regia del Piano Sulcis” appunto nel Sulcis – e non a Cagliari – in modo tale da poter proporre direttamente dal territorio delle VALIDE ALTERNATIVE AI PROGETTI CONTESTATI.

La vicenda è molto complessa ma non impossibile da risolvere in quanto non sussistono problemi TECNICI IRRISOLVIBILI ma ci sono solo esclusivamente “SCELTE POLITICHE” da rivedere alla luce delle nuove e future esigenze di una nuova valutazione dell’interesse pubblico rispetto a quello originario.

Pensiamo che i tempi siano maturi per fare GIOCO di SQUADRA tra i SINDACI del Sulcis in quanto la “strategia” vincente necessita di tanta buona volontà, coesione territoriale e condivisione degli intenti con tutti i soggetti coinvolti nelle scelte in gioco.

Poiché le varie problematiche riguardano anche gli assessorati all’Ambiente e all’Industria abbiamo pensato che sarebbe preferibile incontrare prima possibile il presidente Christian Solinas che già nel marzo 2019 diede personalmente la propria disponibilità.

Per quanto riguarda la richiesta di istituire una commissione ministeriale sulle opere contestate – nuovo ponte, opere portuali e bonifiche – inviate il 2 agosto dal comitato al Governo (MISE e MIT) abbiamo sentito il deputato M5S Pino Cabras, che a sua volta ad ottobre 2018 aveva presentato una interrogazione parlamentare in merito alle vicende da noi segnalate. L’on. Pino Cabras ci ha assicurato, vista la recente nomina di ministri e sottosegretari M5S al MISE e al MIT, di adoperarsi  al fine di recuperare informazioni sulla sua stessa interrogazione e per la richiesta del comitato di istituire una commissione ministeriale sulle suddette opere del Piano Sulcis.

Inoltre sarà utile, tramite il segretario del PD regionale Emanuele Cani, cercare di coinvolgere il nuovo ministro alle Infrastrutture e Trasporti Paola de Micheli.

In conclusione, se il consiglio comunale di Sant’Antioco vuole REALMENTE PERSEGUIRE GLI INTERESSI DI TUTTO IL TERRITORIO, dovrà produrre ATTI AMMINISTRATIVI EFFICACI in grado di revocare le opere contestate e proporre opere condivise con TUTTI GLI ATRI SINDACI interessati dal Piano Sulcis.

Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau

Comitato Porto Solky – Sant’Antioco