22 December, 2024
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«Berlusconi in Sardegna vuole trasformare il voto nella solita palude conservatrice, per disinnescare e assorbire qualsiasi cambiamento. Quante volte Silvio Berlusconi ha girato l’isola degna in questi venticinque anni? Ogni volta la stessa minestra, dal 1994 in poi. Nel 2019 è ormai una ribollita sempre più indigesta, una poltiglia di vecchia politica.»

Lo afferma il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras. 

«Nelle elezioni suppletive nel collegio elettorale di Cagliari di domenica è possibile eleggere un deputato che con certezza porterà il suo sostegno e un’idea innovativa di Sardegna nel governo del cambiamento, ed è Luca Caschili – aggiunge Pino Cabras – mentre il centrodestra vorrebbe eleggere una deputata di opposizione legata al carro berlusconiano: un passo indietro.»

«Ha voglia Matteo Salvini di fare dichiarazioni roboanti con le divise delle forze dell’ordine. Mentre a Roma tesse un contratto di governo con il M5S che combatte contro gli egoismi dell’Europa e la sua austerità – conclude Pino Cabras -, a Cagliari diventa la solita Penelope che disfa tutto per accordarsi con capibastone locali che ripropongono le ricette più fallimentari, con un modello di sviluppo fermo al 1994.»

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Venerdì 30 novembre, la Sala “I Sufeti” di piazza De Gasperi, a Sant’Antioco, ha ospitato un incontro pubblico organizzato dal comitato Porto Solky e Italia Nostra Sardegna, al quale hanno partecipato l’assessore dell’Urbanistica in rappresentanza della Giunta comunale di Sant’Antioco, il capo gruppo di “Genti Noa” in rappresentanza della minoranza, via skype, l’onorevole Pino Cabras, promotore di un’interrogazione parlamentare in merito alla realizzazione del nuovo ponte e alla viabilità del Sulcis, oltre ad altri rappresentanti delle forze politiche locali.

Nel corso del dibattito, si è discusso sui progetti e programmi in corso che, pur ricadendo sul territorio comunale di Sant’Antioco, assumono una particolare rilevanza per l’intero territorio del Sulcis. Al centro della discussione è stato l’avanzamento dell’iter progettuale relativamente al nuovo ponte, con gli interventi sulla viabilità previsti per il Sulcis e la variante al Piano regolatore del porto, ed i promotori hanno cercato di evidenziare le carenze, le incongruenze ed in alcuni casi le contraddizioni delle proposte in campo.

«Dalla discussione – scrivono in una nota Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau, portavoce del comitato Porto Solky – Sant’Antioco – è stata ribadita la volontà unanime sia del Comitato che delle forze di maggioranza ed opposizione di fare fronte comune coinvolgendo anche tutte le altre amministrazioni comunali coinvolte dal Piano Sulcis al fine di revocare l’appalto da 57,5 milioni di euro sul nuovo ponte e rimodulare i finanziamenti sulla portualità e, soprattutto, mettere in sicurezza la strada statale 126 nel tratto più pericoloso Carbonia-Sant’Antioco, intervento già previsto in origine dal Piano Sulcis ed inspiegabilmente stralciato, ed il collegamento verso Calasetta.»

«Persistono invece le incongruenze già denunciate lo scorso anno sulla impostazione della elaborazione del nuovo piano regolatore portuale che al momento prevede un porto distaccato dalle aree ex Sardamag che invece avrebbero potuto rappresentare la ricucitura del tessuto urbano, ospitando la ricettività turistica ed i relativi servizi utili alla integrazione con la città e la nuova darsena turistica, così come già previsto dalla pianificazione di qualche anno fa ed ipotizzata dall’immagine in calce – aggiungono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau –. Ribadiamo che l’ipotesi sotto raffigurata attualmente risulta incompatibile con la pianificazione in corso in quanto quest’ultima è vincolata dalla progettazione di opere portuali pianificate 60 anni fa e recepite e finanziate dal Piano Sulcis.»

Al termine del dibattito è stato condiviso che «le osservazioni esposte dal Comitato debbano essere poste all’attenzione degli organi competenti e a tutti i Consigli comunali interessati dalle suddette opere, al fine di raggiungere un’unità di intenti tra gli enti locali e le parti sociali fino ad oggi escluse dalla preventiva illustrazione e condivisione delle scelte strategiche per il territorio».

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Il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras ha presentato un’interrogazione al vicepremier Luigi Di Maio, sui «disservizi postali nel Sulcis Iglesiente, provocati da un nuovo modello organizzativo di Poste Italiane che entro l’anno sarà esteso a tutta l’isola e che minaccia così di peggiorare la qualità del servizio, soprattutto nelle zone più periferiche». L’on. Pino Cabras chiede al ministro dello Sviluppo economico di conoscere i dati relativi alla riorganizzazione del servizio postale erogato da Poste Italiane nell’isola e quali iniziative il governo intenda intraprendere per porre fine ai disservizi che da mesi interessano le comunità del Sulcis Iglesiente.

I centri maggiormente colpiti (troppi i ritardi nella consegna delle bollette e dei giornali in abbonamento) sono Fluminimaggiore, Carloforte, Domusnovas, Gonnesa, Musei e Villamassargia, ma i disagi potrebbero presto interessare altri comuni di tutta l’isola perché il nuovo modello organizzativo di Poste Italiane denominato “Joint Delivery” ed introdotto progressivamente in Sardegna a partire dal 20 giugno scorso, mira ad aumentare ricavi e utili secondo criteri di profitto che, sostiene Pino Cabras, «stanno compromettendo la qualità del servizio nelle zone più periferiche e, pertanto, meno profittevoli». Per questo il deputato chiede al ministro Luigi Di Maio se «non consideri il servizio postale erogato da Poste Italiane un importante servizio pubblico che, pertanto, non possa essere subordinato alle logiche di profitto».

«Nel Sulcis Iglesiente la situazione ormai è fuori controllo. I ritardi arrivano anche fino a tre settimane – scrive Pino Cabras nella sua interrogazione – ed i pesanti disagi del territorio si sono tradotti in diverse proteste di piazza, nonché in azioni legali avverso Poste Italiane per i danni causati dal ritardo nella consegna della corrispondenza. Ma oltre alla corrispondenza tradizionale, i ritardi interessano bollette e quei prodotti editoriali in abbonamento i cui contratti con Poste Italiane vincolano questa a tempi di recapito imperativi ormai puntualmente disattesi di settimane, arrecando così grave pregiudizio economico all’editoria locale.»

Secondo i lavoratori di Poste Italiane e i sindacati di settore, l’introduzione del nuovo modello organizzativo sconta un personale poco numeroso, costretto a rotazioni di turno e di servizio difficilmente sostenibili. Il modello “Joint Delivery” (previsto da “Deliver 2022”, il piano quinquennale di Poste Italiane annunciato lo scorso 27 febbraio) incide poi sull’organizzazione del personale, prevedendo «una cospicua riduzione dei lavoratori destinati a passare in tutt’Italia da 138mila a 123mila, per un taglio totale di 15mila unità in meno nell’arco del quinquennio, equivalente a una riduzione annuale media di tremila lavoratori». Un taglio che, secondo Pino Cabras, «non potrà non incidere nella qualità del servizio offerto da Poste Italiane nell’isola». 

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«Apprendiamo con stupore della presentazione di un’interrogazione del deputato 5 stelle Pino Cabras sul nuovo ponte di Sant’Antioco, formulata sulla base delle considerazioni del “Comitato Civico Porto Solky”. In pieno stile “grillino”, anziché basarsi sugli atti approvati all’unanimità dal Consiglio comunale, il deputato 5 stelle preferisce dare spazio ai Comitati civici, dimostrando di non conoscere nemmeno l’ABC della correttezza istituzionale.»

 Il sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, risponde così all’iniziativa parlamentare del deputato del M5S Pino Cabras.

«Noi, dal canto nostro, prendiamo le distanze dal Comitato Porto Solky – aggiunge Ignazio Locci -: queste interferenze (con legittimi atti parlamentari), non aiutano certo la causa della nostra comunità ed i componenti del comitato si inquadrano come degli irresponsabili. Esistono delibere unanimi del Consiglio comunale e su quelle basi stiamo discutendo con la Regione Sardegna. I cittadini di Sant’Antioco ed i suoi rappresentanti sono sufficientemente maturi per far valere le proprie ragioni, delineando alla Regione quale prospettiva di sviluppo desiderano per la Sant’Antioco di domani.»

«È un momento delicatissimo: dobbiamo affrontare il confronto in Consiglio superiore dei Lavori pubblici e serve precisione e preparazione. Non sarà certo l’onorevole Pino Cabras a determinare qualcosa di positivo per la nostra città: se desidera darci una mano, si metta innanzitutto a studiare. Quanto alla manutenzione del ponte attuale, stiamo facendo tutti i passi necessari per restituirlo ad Anas e siamo al lavoro per attrarre i finanziamenti necessari. Ci dispiace, invece, che dal Governo sia pervenuta solo una fredda nota con l’invito ad arrangiarci. Faremo da noi, siamo “grandi” abbastanza: stiano tranquilli grillini e finti comitati. Noi siamo per il rispetto delle regole, delle delibere del Consiglio comunale e, soprattutto, siamo impegnati su tutti i fronti – conclude Ignazio Locci – per gettare le basi per uno sviluppo duraturo, che passi dalla riqualificazione del porto alle bonifiche Sardamag, fino alla ristrutturazione del ponte.»

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Il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras ha presentato un’interrogazione ai ministri Danilo Toninelli, Luigi Di Maio e Barbara Lezzi (responsabili rispettivamente dei dicasteri dei Trasporti, dello Sviluppo economico e per il Sud), nella quale chiede se non ritengano il nuovo ponte di Sant’Antioco un’opera «sproporzionata, altamente impattante ed eccessivamente onerosa», e se invece non sia più opportuno recepire le proposte formulate dal Comitato Civico Porto Solky che permetterebbero un notevole risparmio di risorse ed il miglioramento di tutta la viabilità del Sulcis.

Nella sua interrogazione, Pino Cabras chiede inoltre ai tre ministri «quali iniziative il Governo intenda intraprendere per la realizzazione di una nuova infrastrutturazione delle aree portuali di Sant’Antioco e per la bonifica ed il recupero delle aree ex Sardamag, in funzione di nuove opportunità di sviluppo ed occupazionali in una delle province italiane col più alto tasso di disoccupazione, in quanto la costruzione del nuovo ponte impedirebbe la realizzazione di un polo della nautica da diporto, così come previsto dal Piano Sulcis».

«In seguito ad una delibera del Consiglio comunale di Sant’Antioco – conclude Pino Cabras -, l’Anas ha tuttavia sottoposto il progetto del mega ponte al Consiglio superiore dei Lavori pubblici, il cui parere non risulta ad oggi pervenuto. In assenza di una sua risposta entro 90 giorni, il parere sarà considerato favorevole. C’è quindi ancora il rischio che l’opera possa essere realizzata.»

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«La nuova strada statale Sulcitana è stata progettata nel 1998 e non è stata conclusa. Fare questi investimenti è urgente per segnare un vero cambiamento.»

Lo ha affermato ieri a Montecitorio, intervenendo in aula fine seduta, il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras. 

«I gravissimi danni causati in Sardegna dalle intense precipitazioni di questi giorni, che hanno già provocato vittime e seriamente compromesso la viabilità di decine di strade principali, in particolare la SS 125 e la SS 195, si aggiungono ad altri episodi sempre più frequenti in tutti luoghi della Repubblica, ci parlano di emergenza, di stati di calamità da dichiarare – ora! – ma già da subito ci dicono che dobbiamo guardare lontano proprio per rispetto delle vittime – ha commentato Pino Cabras -. Il gran dolore che proviamo per la nostra terra ferita deve avere qui dentro un’eco più profonda e più saggia, e deve accompagnare sia l’abnegazione dei soccorritori e dei cittadini che in questo momento salvano il salvabile, sia l’impegno del governo a conforto delle popolazioni colpite.» 

Per Pino Cabras «serve ragionare in termini globali e sistemici. Da decenni si costruisce pensando di fare a meno della geologia. Ma i fiumi hanno memorie lunghissime, ricordano ogni tanto dove sono passati tanti anni fa, e prima o poi ci ripassano ancora. Ora, con i cambiamenti climatici, lo fanno più spesso».

«Serve ancora insistere a costruire infrastrutture per proteggere le case e le persone dal mare, dai corpi idrici o dalle frane? O dobbiamo semmai spostare le persone, le abitazioni, le infrastrutture industriali, le discariche e gli insediamenti in genere dalle zone a rischio? O serve costruire meglio? – si chiede il parlamentare 5 Stelle -. Direi che serve curare la ‘dismisura del vecchio sviluppo’ – che costa in termini di vite umane – con una ‘nuova dismisura’ fatta di grandi investimenti che riducano il rischio e lascino alla dimensione ambientale lo spazio che le è stato troppo a lungo sottratto.»

«La nuova strada statale Sulcitana è stata progettata nel 1998 e non è stata conclusa. Fare questi investimenti è urgente per segnare un vero cambiamento. Perché d’ora in poi chi uccide non è lo sviluppo, non è il maltempo, è l’austerity – ha concluso Pino Cabras -. E anche i guardiani dei trattati europei devono saperlo.»

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«A cinque giorni dalla notizia, che fine hanno fatto i 130 sindaci che avrebbero firmato il documento con il quale chiederebbero al sindaco di Cagliari Massimo Zedda di candidarsi alle prossime elezioni regionali? Dove sono le firme? Chi sostiene la discesa in campo di Zedda?»

Se lo chiede il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, secondo cui «dopo i titoli di giornale tutto tace e viene fuori la realtà: il centrosinistra in Sardegna si affida a questi trucchetti mediatici per provare a restare a galla».

«La verità è che la Giunta Pigliaru lascia un’eredità che nessuno vuole raccogliere – dice Pino Cabras -. Nessuno vuole metterci la faccia e, a quanto pare, neanche una firma. Sui giornali si evocano l’Anci ed il Consiglio delle Autonomie locali come se fossero istituzioni di proprietà del Pd pronte a sostenere il sedicente campione del centrosinistra sardo: dovrebbero invece restare fuori dalla contesa elettorale, ma in realtà neanche questo uso strumentale delle istituzioni serve a salvare il salvabile.»

«Quanto al sindaco Zedda, evidentemente in preda a tormenti degni di Amleto – conclude Pino Cabras – suggeriamo una onesta via d’uscita: se non ha più voglia di fare il sindaco di Cagliari, può sempre candidarsi alle suppletive per il seggio alla Camera. Non avrebbe bisogno di fantomatiche firme raccolte in giro per la Sardegna per farlo. Se è convinto di avere fatto bene in questi anni, perché non si sottopone al giudizio diretto dei suoi elettori? Il Movimento 5 Stelle è pronto a sfidarlo in qualunque contesto. Senza paura.»

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«Finalmente ci saranno controlli serrati sull’import export delle armi, la legge 185/90 deve essere rispettata.» C

Così Emanuela Corda e Pino Cabras, deputati del M5S in commissione Difesa e Esteri, commentano l’annuncio del ministro della Difesa Elisabetta Trenta di voler verificare con il ministro degli Esteri Enzo Moavero i termini che regolano l’export di armamenti italiani in Arabia Saudita, una vicenda che riguarda da vicino anche la fabbrica Rwm di Domusnovas. «Siamo lieti – aggiunge Emanuela Corda – che il ministro abbia assunto una posizione netta su un argomento scomodo che ad oggi sembrava diventato un tabù». 

Dello stesso avviso Pino Cabras che aggiunge: «È necessario avviare una serie di scrupolosi controlli nei confronti di quei soggetti che vendono armi a paesi come l’Arabia Saudita che, ricordiamo, sono pesantemente coinvolti in aree di conflitto. Si pensi ad esempio alla tragica situazione dello Yemen, con bombardamenti che colpiscono ogni giorno da tre anni la popolazione civile, con infiniti lutti, 10 milioni di senzatetto e la partenza di flussi di milioni di rifugiati. Ecco perché siamo sicuri che il ministro Moavero accoglierà al più presto le istanze del ministro Trenta, affinché si metta immediatamente fine ad una situazione inaccettabile».

I parlamentari hanno però le idee molto chiare sul fatto che «non si debba strumentalizzare la questione, come fanno quelli che pretendono che la Repubblica Italiana non abbia una propria industria a produzione militare. Il fatto che il Governo si sia posto il problema del rispetto di una legge, la 185/90, per troppo tempo bypassata senza ritegno, non significa che non abbia a cuore il problema occupazionale. Si pensi per esempio al caso Rwm azienda produttrice di materiale bellico, con acclarati rapporti con il mercato saudita o il rispetto per il lavoro svolto dai nostri militari».

 «Un conto è incrementare i bilanci vendendo bombe da usare sulla popolazione civile, un’altra questione ancora è produrre sistemi d’arma complessi – aggiungono Pino Cabras ed Emanuela Corda -. Un paese che perda competenze militari e non abbia una politica industriale militare moderna perde ogni residua sovranità, specie se ambisce a creare relazioni multilaterali paritarie, ancorché orientate al disarmo. Per non far prevalere un interesse troppo particolaristico basterebbe un rispetto più rigoroso dell’articolo 11 della Costituzione.»

Sulla difesa del diritto al lavoro del personale coinvolto, Pino Cabras ed Emanuela Corda si richiamano ad alcune esperienze europee: «Per uscire dalla monocultura delle bombe servono scelte politiche di grande portata. Dopo la Guerra Fredda, quando la Germania fu riunificata, ottenne un programma comunitario per la riconversione economica e sociale delle aree troppo dipendenti dalle produzioni militari. Un’analoga scelta di livello europeo occorre anche per far uscire le comunità coinvolte in Sardegna da una monocultura economica ed offrendo alternative occupazionali».

 

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«Se il presidente della Regione Francesco Pigliaru ritiene che dalle critiche alla legge urbanistica possano arrivare anche cose buone, si rassegni a ritirare dalla circolazione una proposta pasticciata ed incongruente che non piace più a nessuno, neanche ai quei portatori di interessi che l’avevano ispirata.»

Lo afferma il deputato Pino Cabras, coordinatore del Tavolo Urbanistica del Movimento Cinquestelle in Sardegna. «Affermare che gli interventi possibili nei 300 metri riguardano solo lo 0,01% del costruito è allo stesso tempo sia una mancanza di rispetto nei confronti dell’intelligenza dei sardi, sia la dimostrazione che questa legge non potrà avere alcun tipo di ricaduta sul turismo, come paradossalmente ha fatto notare nei giorni scorsi perfino il presidente di Confindustria del nord Sardegna, per nulla soddisfatto delle sconclusionate aperture ‘cementizie’ del centrosinistra. L’unico risultato di questa legge otterrà è invece quello di provare a scardinare un sistema di tutela, perché questo è il vero messaggio che la proposta di Pigliaru manda: si riprende a costruire sulle coste, senza alcuna progettualità e senza alcuna idea di sviluppo».

«Non a caso, non sorprende il sostanziale via libera dato alla legge in commissione urbanistica anche dal centrodestra – aggiunge Pino Cabras – segno di una continuità tra le politiche di Francesco Pigliaru con quelle del suo predecessore Ugo Cappellacci. La proposta del Movimento Cinquestelle è invece un’altra e passa attraverso l’attuazione e l’estensione a tutto il territorio regionale del Piano Paesaggistico Regionale, prevedendo inoltre una semplificazione della normativa, un più concreto sostegno concreto ai comuni nel processo di pianificazione territoriale, una ferma azione di contrasto all’abusivismo edilizio, una ottimizzazione nell’uso del suolo che punti alla massima riduzione del suo consumo, nuove politiche di riconversione e recupero dell’esistente (soprattutto lungo la fascia costiera), la tutela del territorio agricolo contro qualsiasi speculazione, e l’integrazione della pianificazione territoriale con i sistemi di mobilità sostenibile.»

«A questo punto, il Movimento Cinquestelle si augura che, come già importanti soggetti della politica, dell’intellettualità, delle parti sociali e del sindacato hanno avuto modo di dichiarare, la proposta di legge urbanistica venga a questo punto abbandonata al suo destino e che sia il prossimo Consiglio regionale, finalmente rappresentativo dell’attuale volontà dei sardi, a predisporre una norma semplice, chiara, coerente, capace di promuovere un modello di sviluppo equo e sostenibile – di breve, medio e lungo periodo – conclude il deputato Pino Cabras – basato su una visione strategica della Sardegna nel contesto mediterraneo e globale il più possibile partecipata e condivisa.»

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Il Tavolo Pianificazione del Territorio e Urbanistica del Movimento Cinquestelle, coordinato dal deputato Pino Cabras, avanza una serie di proposte per il governo del territorio.

«Il nostro territorio è non solo luogo ma anche anima dei sardi – si legge in un comunicato stampa -. Per questo motivo il Movimento Cinquestelle è a favore della promozione di un modello di sviluppo equo e sostenibile – di breve, medio e lungo periodo – basato su una visione strategica della Sardegna nel contesto mediterraneo e globale che sia il più possibile partecipata e condivisa. Con questi presupposti, il Tavolo Urbanistica del Movimento Cinquestelle, coordinato dal deputato Pino Cabras, avanza le sue proposte per il governo del territorio e contestualmente conferma il no al Ddl Erriu già espresso dai suoi parlamentari. Il Tavolo fa proprie, infatti, le osservazioni politiche, di merito e di metodo contenute nel documento dello scorso 29 giugno.

Dal punto di vista del merito non sono accettabili il tentativo di riprendere a costruire nella fascia dei 300 metri e la tendenza generalizzata a favorire il consumo di suolo, mentre sul piano metodologico il disegno di legge non è stato realmente partecipato né sottoposto al confronto con i cittadini. Dal punto di vista politico, seppur formalmente e legittimamente nel pieno delle sue prerogative, il Consiglio regionale non è inoltre più sostanzialmente rappresentativo della volontà dei sardi, come emerso inequivocabilmente dalle ultime elezioni politiche.»

«La nostra idea di governo del territorio, a differenza del Ddl Erriu, è invece quella di trovare il giusto equilibrio tra il mantenere la testimonianza della memoria della Sardegna e il progettare un futuro sostenibile e compatibile con la massima salvaguardia del bene comune, armonizzando tra loro l’ambiente, la bellezza del nostro paesaggio, gli aspetti sociali ed economici, consapevoli delle sfide ambientali che saremo chiamati ad affrontare e basando il tutto su valori e beni non negoziabili orientati al progetto e alla gestione del paesaggio, dell’ambiente, del territorio, dell’energia, dei trasporti, della cultura e dell’innovazione, secondo un approccio trasversale e sistemico – prosegue la nota -.

Per perseguire questi principi e obiettivi è necessario:

– non indebolire il Piano Paesaggistico Regionale, ma anzi rafforzarlo revisionandolo, aggiornandolo, approfondendolo maggiormente in dettaglio ed estendendolo alle aree interne, per superare gli squilibri fra esse e la costa. Il piano è, infatti, un elemento di conoscenza, tutela e valorizzazione del territorio, ma è, soprattutto, uno strumento di sviluppo della Sardegna che attende ancora di essere compiutamente adottato.

– Semplificare la normativa, al fine di renderla facilmente comprensibile e fruibile da parte di addetti ai lavori e cittadini, redigendo una Legge Quadro per il governo del territorio e un Testo Unico sull’Urbanistica che comprenda tutta la materia, basato su poche regole chiare e certe e su un processo partecipativo e massimamente inclusivo e condiviso. 

– Affiancare i comuni negli ormai ineludibili processi di pianificazione territoriale, ambientale, urbanistica ed edilizia, rilanciando l’attività dell’Ufficio Regionale del Piano, rendendolo multidisciplinare, aperto e permanente. L’Ufficio, coadiuvato da un comitato scientifico, potrà favorire l’attivazione di tavoli specifici tra la Regione e le amministrazioni locali, con l’obiettivo di attivare percorsi maggiormente dedicati e contestualizzati.

– Contrastare con fermezza l’abusivismo edilizio, anche attraverso la creazione di una struttura permanente di monitoraggio, potenziando la vigilanza con un controllo puntuale e costante del territorio, rimuovendo o limitando le possibilità di deroghe che facciano da apripista per aggirare le normative.

– Perseguire l’ottimizzazione nell’uso del suolo e contestualmente la massima riduzione del suo consumo, puntando su riqualificazione e recupero dell’esistente, inclusa la riconversione delle strutture militari e industriali dismesse nonché delle aree compromesse, prevedendo cambi di destinazione e riqualificazione ambientale, urbanistica ed edilizia, e strutture a basso impatto ambientale e paesaggistico. 

– Rafforzare le norme per la tutela delterritorio agricolo contro qualsiasi speculazione che possa snaturare la vocazione specifica dei suoli.

– Incentivare il recupero e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico, urbanistico ed edilizio in fascia costiera attraverso specifici piani attuativi di riqualificazione.

– Integrare la pianificazione territoriale con i sistemi di mobilità sostenibile, l’implementazione e l’ottimizzazione di nuove e innovative infrastrutture di trasporto.»

«Fondere insieme questi aspetti è non solo possibile ma anche il metodo di governo più razionale e virtuoso. Nel nostro modello di sviluppo – conclude il Tavolo Pianificazione del Territorio e Urbanistica del Movimento Cinquestelle, coordinato dal deputato Pino Cabras – la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio non solo non è un ostacolo, ma rappresenta uno dei principali elementi trainanti; significa portare solidi e duraturi benefici per i sardi anziché un effimero consumo del nostro bene comune troppo spesso a vantaggio di speculatori che lasciano ai nostri cittadini solo briciole.»