22 November, 2024
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Oltre cinquemila sardi (per la precisione 5.576) hanno già sottoscritto la proposta di legge regionale d’iniziativa popolare promossa dal comitato SOS 4 Zampe, che chiede l’istituzione di un Pronto soccorso veterinario pubblico aperto 24 ore su 24 in tutte le Asl della Sardegna ed un numero di emergenza dedicato per gli animali che stanno male, esattamente come il 118 per le persone.

Numeri importanti, un vero proprio successo (la campagna è iniziata meno di un mese fa) dell’iniziativa del #Gruppo Giovani Riformatori sardi, #Enpa (Ente nazionale protezione animali), #Anta onlus (Associazione Nazionale Tutela Animali sezione Terralba), #Lega nazionale per la difesa del cane, #Una zampa nel cuore, riuniti nel comitato #SOS 4 Zampe, presentato questa mattina in conferenza stampa a Cagliari nella sede dellEnpa.

Un successo tra i sardi ma anche nelle istituzioni, considerato che hanno aderito e firmato la proposta anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e numerosi amministratori locali e sindaci tra i quali Francesco Dessì (Capoterra), Mauro Contini (Quartu), Pino Caria (Burcei).

E neppure il Ferragosto fermerà il comitato che ha in programma diversi banchetti in tutta la Sardegna, da Cagliari ad Alghero, passando per Sassari, Olbia, Orosei, Nuoro, Oristano, Carbonia ed Iglesias.

Entro fine mese saranno allestiti cento tavolini per la raccolta firme in altrettante piazze sarde.

«Il riconoscimento degli animali quali esseri portatori di diritti – spiega Danilo Pillitu (Giovani Riformatori), portavoce del comitato – è uno dei capisaldi della politica dellUnione europea. La legislazione vigente risulta ancora carente per quanto concerne il soccorso agli animali feriti. La riforma del codice della strada ha introdotto lobbligo di soccorso agli animali che però, molto spesso, vengono abbandonati, a rischio della loro vita e anche di quella degli altri utenti perché non è stato previsto un adeguato sistema che consenta al cittadino di rivolgersi tempestivamente allente competente per usufruire del servizio di soccorso veterinario in caso di un animale vittima di incidente.»

La competenza del servizio di assistenza veterinaria, spiega ancora Pillitu, «è riconosciuta alle regioni, che a loro volta hanno delegato tale funzione alle aziende sanitarie locali. Tuttavia, non sempre sono garantiti un servizio di guardia veterinaria attivo ventiquattro ore su ventiquattro e spazi adeguati di pronto soccorso per gli animali feriti o che stanno male, siano essi domestici o randagi. La Regione Sardegna non ha ancora istituito un numero unico telefonico di pronto soccorso per la segnalazione di unemergenza al fine di inviare personale e mezzi adeguati».

Per il presidente regionale dell’Enpa, Giampaolo Spiga, la proposta di legge è importantissima. «Se approvata – dice Spiga – farà fare alla Sardegna un incredibile balzo in avanti nel campo della sicurezza e cura degli animali domestici e dei randagi. Possiamo essere battistrada in Italia, approfittando anche del nostro essere Regione a Statuto speciale».

D’accordo anche Patrizia Sitzia (Lega nazionale difesa del cane): «Il successo della raccolta di firme dimostra quanto il problema della salute e della sicurezza degli animali domestici sia sentito tra i sardi. Avere un pronto soccorso veterinario pubblico dedicato in ogni Asl è estremamente importante, poco costoso e soprattutto importante dal punto di vista sociale».

Secondo Anna Rita Deiana (Anta, sezione Terralba), «troppo spesso tanti animali muoiono perché le persone che li soccorrono non sanno come comportarsi e a chi rivolgersi, oppure non intervengono per paura di dover sostenere i costi veterinari. Nonostante in alcune realtà, come Oristano, sia previsto un servizio di soccorso animale (convenzione in una struttura privata), non è ancora chiara per tanti la procedura, per questo il numero unico per le emergenze è fondamentale».

Francesca Cadoni (La zampa nel cuore) invita tutte le associazioni e i sardi a unirsi in questa sfida «che non ha colore politico ma è una battaglia di civiltà».

La proposta di legge, che è composta da un unico articolo, intende rendere più efficiente il servizio di pronto soccorso veterinario, prevedendo listituzione, nellambito del servizio veterinario, di ununità operativa con medici veterinari preposti, tra laltro, allo svolgimento di attività di pronto soccorso, nonché di un numero unico telefonico di pronto soccorso veterinario.

FOTO MANIFESTAZIONE ACCISE copia

Accise e taglio del costo della benzina è il momento della verità: la #Corte Costituzionale ha fissato l’udienza (il 25 gennaio 2015) del ricorso del governo contro la legge Finanziaria regionale che consente alla Sardegna di incamerare le accise sui prodotti petroliferi per poi utilizzarle anche per dimezzare il costo dei carburanti. Ricorso contro cui la Regione, una volta di più serva e prona verso gli interessi del governo nazionale, ha battuto in ritirata, costringendo i #Riformatori sardi a presentare, da soli, opposizione. Parte dunque la grande mobilitazione della Sardegna: sei mesi di mobilitazione che prevedono, tra l’altro, una grande manifestazione a Roma per il 6 ottobre davanti al Palazzo della Consulta e a quello del Quirinale. Non solo: 100mila cartoline inonderanno il Quirinale per chiedere al presidente della Repubblica di valutare lo scioglimento del Consiglio regionale con lo slogan “Inquinamento ai sardi, le tasse altrove”. Ad annunciarlo sono stati – in una manifestazione sotto il Palazzo del Consiglio regionale – i Riformatori sardi guidati dal coordinatore regionale, Michele Cossa, da Gabriele Marini (leader dei Riformatori di Quartu), dal sindaco di Burcei, Pino Caria, dal capogruppo dei Riformatori sardi in Consiglio regionale, Attilio Dedoni e dal presidente della commissione Sanità della Camera, Pierpaolo Vargiu.

«Siamo rimasti noi, gli unici a opporci al governo che vuole cancellare un nostro diritto e noi non ci fermiamo. Certo è vergognoso che la Giunta regionale non si sia posta neppure il minimo problema di difendere una legge della Regione, approvata all’unanimità da tutte le forze politiche e che quindi non rappresenta il volere di una coalizione ma di tutto il popolo sardo. La Giunta Pigliaru batte in ritirata, anzi diserta la battaglia per la Sardegna. E a metterci l’elmetto siamo noi. Sappiamo che non sarà facile, ma non molleremo neanche di un millimetro.»

«La costituzione in giudizio da parte dei consiglieri regionali,  è certamente un fatto eccezionale, così come è eccezionale che la Giunta abbia rifiutato di difendere una legge della Regione approvata da tutti i gruppi e le forze politiche presenti in Consiglio regionale. Del resto i consiglieri – depositari del potere di iniziativa legislativa -– hanno il dovere di fare di tutto per resistere a un attacco del governo alla sovranità del popolo sardo.»

L’opposizione al ricorso del governo sarà sostenuta davanti ai giudici della Consulta dagli avvocati costituzionalisti, Andrea Panzarola e Massimo Proto. «La scelta regionale di non costituirsi – sostiene il coordinamento regionale dei Riformatori – è grave perché senza difesa la legge regionale sarebbe stata certamente respinta. Ecco perché siamo scesi in campo noi. La decisione della Regione di rimanere “contumace” nel giudizio introdotto dal presidente del Consiglio, favorendo un esito di accoglimento del ricorso statale e di annullamento della legge regionale, avrebbe pregiudicato fatalmente gli interessi regionali alla cui tutela la medesima legge era preordinata. Ne avrebbero ricevuto senz’altro un danno la Comunità sarda nella sua globalità. Per questa ragione i Riformatori Sardi hanno deciso di agire in modo concreto costituendosi nel giudizio davanti alla #Corte Costituzionale. Lo hanno fatto con convinzione e, soprattutto, legittimamente».

«L’atteggiamento della Giunta regionale che non difende gli interessi dei sardi è un atto criminoso la Sardegna rivendica solo quanto le spetta e per questo, per difendere gli interessi dei sardi, abbiamo deciso di scendere in campo ricorrendo direttamente alla Corte Costituzionale, con un atto solidamente motivato e decisamente innovativo. Del resto ci saremmo aspettati che la Giunta si schierasse a difesa dei sardi e di una legge che non una coalizione ma tutte le coalizione e tutti i partiti hanno approvato». Ecco perché «siamo noi ad andare davanti alla Consulta e ci dispiace che questa Giunta non capisca quanto sia importante  marciare uniti per difendere i sardi».

Michele Cossa

«Due anni dopo la consultazione referendaria, molto è stato fatto ma tanto resta ancora da fare sul fronte del rispetto della volontà popolare. Soprattutto su punti molto sentiti, a partire dalle Province. La maggioranza dei sardi di fatto non è maggioranza in Consiglio regionale, perché la politica si rifiuta di adempiere alla volontà popolare: per questo motivo sarà presentata alla Regione una diffida ad adempiere e i Riformatori sono pronti anche a occupare il Consiglio regionale.»

Lo hanno detto il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, il capogruppo in Consiglio regionale, Attilio Dedoni e i rappresentanti dei Cento amministratori locali dei Riformatori sardi (Gabriella Mameli, Pino Caria e Gabriele Marini) durante la conferenza stampa di questa mattina davanti al Palazzo di Giustizia di Cagliari.

«Qui dove – ha ricordato Cossa – il 29 dicembre del 2011 abbiamo presentato le firme per i referendum che si sono svolti il 6 maggio del 2012.»

«Le nuove sono state abolite dai referendum – sostengono i Riformatori sardi -. Attualmente sono commissariate perché nella scorsa legislatura le forze politiche non hanno voluto portare in Aula la legge che trasferisce i compiti delle defunte Province. Adesso la Giunta regionale e la maggioranza di centrosinistra annunciano di voler procedere sul fronte delle riforme. Aspettiamo che dalle parole si passi ai fatti. Anche perché parole ne abbiamo sentite tante nella scorsa legislatura. Senza i referendum, che noi – soli contro tutti – abbiamo sostenuto, non si sarebbe mai parlato dell’abolizione delle Province. Quanto all’eliminazione delle vecchie Province, anch’esse sono di fatto commissariale, ed è in discussione in Senato il progetto di legge costituzionale di modifica dello Statuto, approvato dal Consiglio regionale, collegato alla riforma costituzionale del Senato e del Titolo V. Anche in questo caso ci aspettiamo che la politica dia una risposta forte approvando celermente il disegno di legge.»

«Sono stati rispettati i quesiti sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali (che sono passati da 80 a 60), sul taglio degli stipendi sempre dei consiglieri e sull’eliminazione dei  cda degli enti (quasi tutti sono governati da un amministratore unico). Restano ancora da attuare i quesiti sull’Assemblea Costituente per la riscrittura dello Statuto sardo e sulle primarie obbligatorie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. È inammissibile che a due anni di distanza la politica non abbia dato ancora una risposta ai sardi.»

«Di fatto – dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa – la maggioranza dei sardi non è maggioranza in Consiglio regionale e nella politica. E non intendo maggioranza di governo ma maggioranza sulle cose da fare, sul rispetto della volontà popolare. Ecco perché siamo pronti ad azioni eclatanti se il Palazzo della politica non darà seguito ai referendum. Iniziamo con la diffida ad adempiere, primo passo della via giudiziaria. E proseguiremo in tutte le sedi, sia in Consiglio che fuori.»

L’associazione degli amministratori locali dei Riformatori sardi (di cui fanno parte, tra gli altri, il vice sindaco di Quartu Gabriele Marini, il sindaco di Burcei Pino Caria, di Masainas Mariano Cogotti, di Musei Francesco Loi, di Siurgus Donigala Danilo Artizzu, di Luogosanto Antonio Scampuddu, di Samugheo Antonello Demelas, di San Giovanni Suergiu Federico Palmas), ha presentato un ricorso alla Corte europea contro la legge elettorale che nega l’assegnazione di seggi alla Sardegna.

«La legge elettorale europea – si legge nel ricorso – è discriminante perché non assegnando neppure un seggio alla Sardegna viola le più elementari regole poste a fondamento della Costituzione della Repubblica Italiana e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (giuridicamente vincolante con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona) che riunisce in un unico testo tutti i diritti personali, civici, politici, economici e sociali di cui godono le persone nell’UE.»

«Il Popolo Sardo – si legge ancora nel ricorso – nell’ambito del processo di sviluppo delle libertà democratiche, ha riconquistato il 26 febbraio del 1948 le sue libere istituzioni di autogoverno. Sono tre gli elementi fondamentali che lo caratterizzano: la Sardegna è una Nazione con proprio territorio, propria storia, propria lingua, proprie tradizioni, propria cultura, propria identità ed aspirazioni distinte da quelle della Nazione italiana e assomma in sé tutte le culture e le civiltà che si sono succedute nell’Isola dal prenuragico ad oggi. Nel rispetto delle libertà religiose e di pensiero dei suoi cittadini. Per queste ragioni vuole gestire e coltivare in sovranità la propria eredità culturale, materiale e immateriale. La Sardegna è l’Isola più periferica nel Mediterraneo, è parte integrante della Repubblica italiana e per questo rivendica una effettiva, illimitata continuità territoriale con la parte continentale della Repubblica e con l’Europa. La Sardegna rappresenta il caposaldo istituzionale dell’attuale Stato italiano, il quale secondo la Dottrina: “… non è altro che l’antico Regno di Sardegna ampliato nei suoi confini…” nato il 19 giugno del 1324.»

La Sardegna – secondo i Riformatori sardi – ha diritto, quindi, «ad essere rappresentata nell’ambito delle Istituzioni Europea. Viceversa, tale diritto le viene negato da una legge elettorale discriminante che viola le più elementari regole poste a fondamento della Costituzione della Repubblica Italiana e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (giuridicamente vincolante con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona) che riunisce in un unico testo tutti i diritti personali, civici, politici, economici e sociali di cui godono le persone nell’UE. Per di più, con il trattato di Lisbona, l’UE aderisce alla Convenzione per la salvaguardia europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che attribuisce alla Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo la competenza per la valutazione critica degli interventi dell’UE. Queste sono le ragioni che consentono al Popolo Sardo di rivolgersi alla Corte per la tutela dei propri diritti».