15 November, 2024
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La Caritas diocesana di Iglesias fortifica il suo servizio nel territorio mettendo a disposizione un nuovo Centro di ascolto zonale. Sarà operativo in due sedi: nelle parrocchie di Fluminimaggiore e Buggerru.

Martedì 26 settembre si svolgerà la cerimonia di inaugurazione e si dividerà fra i due Comuni.

Inizierà a Fluminimaggiore, alle 16.00, nel salone parrocchiale della chiesa di Sant’Antonio in via La Marmora 2. Verrà introdotta da un momento di preghiera presieduta dal vescovo di Iglesias Giovanni Paolo Zedda (delegato della Conferenza episcopale sarda per il Servizio della carità) e parteciperanno: il parroco don Vittorio Scibilia, l’amministrazione comunale, Raffaele Callia (direttore della Caritas diocesana di Iglesias, responsabile regionale dei Servizi Studi e Ricerche e Promozione Mondialità) e gli operatori del nuovo Centro di ascolto.

Alle 17.00 è previsto lo spostamento a Buggerru nel salone parrocchiale della chiesa di San Giovanni Battista in via Iglesias 13 in cui saranno presenti anche il parroco don Marco Angius, gli amministratori locali e gli operatori del nuovo Servizio.

«Il nuovo Centro di ascolto – spiega Raffaele Callia – risponde alla scelta di decentrare i Servizi della Caritas all’interno del territorio diocesano, per intercettare le periferie, secondo il messaggio di Papa Francesco». Una scelta iniziata con la creazione del Centro d’ascolto di Sant’Antioco, nel 2013, e, lo scorso novembre, con l’attivazione di quello di Santadi nell’ottica di essere più vicini alla comunità che non sempre ha la possibilità di poter raggiungere il Centro di ascolto diocesano a Iglesias o quello interparrocchiale a Carbonia. «Il Servizio – aggiunge il direttore della Caritas diocesana – con due sedi, coinvolgerà due comunità parrocchiali secondo uno stile di intervento pastorale unitario». Gli operatori hanno condiviso un percorso di formazione per due anni: «Basato sul metodo dell’ascolto e sull’uso di Ospoweb, la piattaforma digitale che permette di analizzare i bisogni del territorio, secondo il tradizionale metodo Caritas».

Il Centro di ascolto della Caritas è il luogo in cui s’intessono relazioni fra le persone. È qui che si esprimono i bisogni di chi si avvicina per esprimere il disagio che sta attraversando e nasce il dialogo con operatori e volontari, in una reciproca relazione di aiuto. Gli operatori lavorano in équipe: una volta alla settimana si confrontano, riuniti in un Coordinamento, su una strategia che possa essere di supporto alle diverse necessità presentate. Questo permette di armonizzare i criteri di intervento e rendere omogeneo lo stile di lavoro. In un’ottica della non dispersione degli interventi la Caritas, da anni, lavora in rete con i diversi servizi e istituzioni del territorio.

Accoglienza senza pregiudizi e ascolto attivo della persona sono il fulcro del servizio di un Centro di ascolto Caritas. Da questi principi scaturiscono le altre funzioni specifiche: 1) presa in carico delle storie di sofferenza e condivisione di un progetto di “liberazione” dal bisogno; 2) orientamento delle persone verso una rilettura delle reali esigenze e una ricerca delle soluzioni più indicate e dei servizi più adeguati presenti sul territorio; 3) accompagnamento di chi sperimenta la mancanza di punti di riferimento e di interlocutori che restituiscano la speranza di un cambiamento, mettendo in contatto la persona con i servizi presenti sul territorio ed attivando tutte le risorse possibili; 4) prima risposta per i bisogni più urgenti, sempre attraverso il coinvolgimento delle comunità parrocchiali e del territorio.

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La Caritas diocesana di Iglesias, nell’ambito del progetto “Iscòla de Maduridàde” assegnerà le prime 20 borse di studio per gli studenti che, nel 2016, si sono immatricolati all’Università.

I destinatari sono ragazzi meritevoli, diplomati lo scorso anno in uno degli istituti dell’ex provincia di Carbonia Iglesias con un minimo di 70/100, e in condizioni di difficoltà economica. L’importo di ciascun assegno è di 500,00 euro.

La cerimonia di consegna avverrà il giorno venerdì 10 febbraio, alle 18.30, presso l’Auditorium vescovile di Iglesias. Sarà presente il vescovo, S.E. mons. Giovanni Paolo Zedda, e interverranno il direttore della Caritas diocesana di Iglesias, Raffaele Callia, con l’équipe del progetto “Iscòla de Maduridàde”.

“Iscòla de Maduridàde” nasce per contribuire a contrastare i fenomeni di dispersione e abbandono scolastico, che si ripercuotono sul benessere della stessa società. Recepisce la preoccupazione espressa dai Vescovi sardi, nella lettera pastorale del 19 marzo 2014 dal titolo Un cammino di speranza per la Sardegna, sulle «gravissime emergenze del lavoro e sociali, nonché quelle legate alla condizione giovanile» e si sviluppa su più azioni che, nell’arco di un triennio, lavoreranno insieme ai ragazzi delle Superiori. 

Il progetto, finanziato dalla CEI, attraverso il “Fondo 8xmille Italia” affidato alla Caritas Italiana, si sviluppa attraverso diverse azioni: quella di mentoring scolastico, volto a migliorare il benessere e l’agio degli studenti all’interno della scuola; l’istituzione di un totale di 60 borse di studio (in tre anni) per i diplomati più meritevoli immatricolatisi all’Università; la formazione di un’associazione di promozione sociale, che – in futuro – si occuperà di erogare servizi nel campo dell’educazione inclusiva. 

Il progetto nasce da una lettura di una vera e propria “emergenza generazionale” del territorio, che individua come “nuovi poveri” i giovani dai 15 ai 24 anni: «Persone – ha chiarito Raffaele Callia, direttore della Caritas diocesana di Iglesias e responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas regionale – che non studiano non si formano e non lavorano (NEET): una vera “bomba ad orologeria” per la società. Compito della Caritas, come organismo pastorale della Chiesa, non è solo lenire le sofferenze ma interrogarsi sulle cause del disagio». Fra le debolezze, per il direttore della Caritas di Iglesias, emergono in modo significativo «l’abbandono scolastico, l’assenza di alternative formative professionali e la mancanza lavoro».

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E’ stato presentato stamane, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Villa Devoto, a Cagliari, il “Report Caritas su povertà ed esclusione sociale in Sardegna 2016“.
All’incontro con la stampa erano presenti mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale Sarda, mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo delegato della CES per il servizio della carità; don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari e delegato regionale Caritas Sardegna; Raffaele Callia, direttore della Caritas di Iglesias e responsabile del Servizio Studi e Ricerche della Caritas regionale.
La povertà relativa delle famiglie è risultata in leggero calo nel 2015 sul 14,9%, rispetto al 15,1% del 2014 per un totale di 107.400 famiglie (dati Istat), ma la Caritas ha registrato un aumento delle richieste di aiuto o di un sostegno economico. Nel 2015 ben 7.867 persone si sono rivolte ai 50 centri di ascolto della Caritas in 32 comuni sardi, e nel 2016 questo numero ha continuato a crescere, tanto che si stima che a fine anno possa arrivare a sfiorare il tetto delle 10.000 persone.

A chiedere aiuto sono stati soprattutto cittadini italiani (70,4%) maschi (le donne sono state 3.918, il 49,8%) di età compresa tra i 45 e i 49 anni, mentre l’età media è di 47,4 anni (i quarantenni coprono un quarto del totale con il 26,1%). Tanti anche i cinquantenni: oltre mille persone. Si tratta di persone fragili che vivono in famiglie con disagio, ma aumenta anche la quota dei single (29,6% rispetto al 28,2% del 2014) e dei separati o divorziati (da 11,8% del 2014 a 12,3% del 2015).

Tutti i dati sono consultabili nel Report allegato.

«Siamo molto attenti al tema delle povertà, destinando risorse ma soprattutto badando a ottenere risultati – ha commentato il presidente Francesco Pigliaru -. Usciamo lentamente da una profonda crisi internazionale. Globalizzazione e tecnologia stanno cambiando lo scenario dell’occupazione, facendo perdere posti di lavoro o sostituendo le professioni attuali con altre. In questo cambiamento, che anche la Sardegna si trova ad affrontare, sappiamo di dover intervenire tenendo conto delle povertà presenti e di quelle future. Per questo non dimentichiamo i destini individuali, consapevoli che bisogna pensare per esempio a chi è stato sfortunato e non ha più un’età per reinventarsi. Va in questa direzione il Reddito di Inclusione Sociale, fortemente voluto dalla nostra maggioranza. Ma è necessario – ha concluso Francesco Pigliaru – tener conto della povertà del futuro e spezzare la catena che rischia di trasmettere la povertà dalle famiglie ai loro figli: vogliamo che l’ascensore sociale funzioni e per riuscirsi bisogna passare attraverso l’istruzione. In questo senso il progetto Iscol@ è un nostro grande investimento sulle povertà.» 

«La Regione è attivamente in campo per fronteggiare la povertà – ha detto l’assessora del Lavoro Virginia Mura -, tra le regioni del Mezzogiorno siamo di gran lunga quella che fornisce la maggiore quantità di risorse per favorire l’inclusione sociale. Confido che con i nuovi Centri per l’impiego che stiamo modellando in attuazione della Riforma, avremo presto delle strutture pienamente efficienti che svolgeranno un ruolo attivo nella presa in carico delle persone, soprattutto quelle maggiormente in difficoltà, per le quali saranno disegnati percorsi individuali e personalizzati, affinché quando possibile possano rimettersi in gioco e sfuggire a un destino di povertà. Non dimentichiamo – ha concluso l’assessore del Lavoro – che le nostre misure agiscono sul campo non solo del contrasto al fenomeno, ma anche della prevenzione. Il lavoro è certamente il migliore antidoto alla povertà, ed è anche per questo che tutto il nostro impegno è rivolto a favorire nuove occasioni di occupazione, sia per chi l’ha perduta che per chi non l’ha mai avuta.»

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Per combattere la povertà non servono più soldi ma migliori servizi. Perché la povertà raccontata dai poveri è ben diversa da quella immaginata dalle amministrazioni, che pure investono cifre poderose (in Sardegna la spesa pro capite è di 108 euro, a fronte dei 38 euro di media nazionale) per raccogliere però risultati parziali, se non insoddisfacenti. È il risultato della ricerca “Le trappole della povertà in Sardegna: soluzioni e strategie”, realizzata dalla Fondazione Zancan su commissione del Centro di Servizio per il Volontariato “Sardegna Solidale” e presentata ieri a Cagliari nel corso di un incontro svoltosi nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.

La ricerca si è basata su 52 interviste ad altrettante famiglie povere sarde, ed è stata integrata da due focus group a cui hanno partecipato esperti, volontari ed amministratori. Il risultato è un quadro inedito del fenomeno perché «anche in Sardegna si continuano a fare politiche contro la povertà senza sentire i maggiori esperti: cioè i poveri», ha affermato Giampiero Farru, presidente di Sardegna Solidale.

La domanda di partenza è stata: quali sono i principali fattori legati alla condizione di povertà, soprattutto di lunga durata, delle famiglie?

Ogni famiglia ha indicato in media tre criticità e la prima (richiamata con una percentuale del 95 per cento) è stata l’assenza di un lavoro, seguita da problemi legati all’abitazione (65 per cento) e alla salute (58 per cento). «È evidente dunque che una semplice erogazione finanziaria non risolve assolutamente la gran parte dei problemi connessi alla povertà, che è un fenomeno generato da fattori concomitanti che dunque necessita di una molteplicità di azioni», ha spiegato il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato.

Con la seconda domanda è stato chiesto alle famiglie di indicare gli interventi, forniti da soggetti pubblici o privati, che li hanno aiutati maggiormente.

Il 95 per cento delle famiglie ha ottenuto contributi, il 69 aiuti di prima necessità e il 29 per cento assistenza abitativa. Servizi di orientamento e sostegno, agevolazioni sui servizi per bambini/ragazzi e assistenza domiciliare hanno riguardato rispettivamente il 27, 23 e 13 per cento delle famiglie.

A fornire questi aiuti sono stati nell’11,7% dei casi familiari o amici (e quasi due terzi di questi aiuti sono stati contributi a sostegno del reddito del nucleo), nel 33,1% enti privati (associazioni, organizzazioni di volontariato), e nel 55,2% enti pubblici di vario livello. In questo caso, circa tre quarti degli aiuti sono stati contributi economici diretti (erogazioni di sostegno al reddito, contributi per lavori socialmente utili, pensioni e indennità di invalidità) o indiretti (contributi per visite mediche e farmaci, per affitto o utenze).

Ma come le famiglie hanno valutato gli aiuti ricevuti? Su una scala da uno a cinque, il livello medio di utilità degli aiuti ricevuti è quasi 3,7. Ma non tutti gli interventi sono stati ritenuti ugualmente utili. Paradossalmente, ai contributi economici e ai beni materiali di prima necessità le famiglie hanno attribuito un livello di utilità più basso (tra 3,5 e 3,6), mentre al sostegno fornito in forma di prestiti agevolati è associato il massimo livello di utilità (punteggio medio 5,0), seguiti dai servizi di assistenza abitativa (4,7), orientamento/sostegno psicosociale e assistenza sociosanitaria (4,5), servizi di assistenza domiciliare (3,9) e accoglienza residenziale (3,6). «Se i servizi di microcredito sono i più apprezzati significa che le persone vogliono restituire le risorse ricevute – ha spiegato Vecchiato – segno che l’assistenzialismo non è ineluttabile ma è generato dalle politiche messe in campo».

Per quanto riguarda invece gli aiuti non ricevuti, le famiglie hanno individuato 152 aiuti di cui avrebbero avuto bisogno (e l’85,5% delle famiglie ha citato almeno un aiuto mancato). Il 71 per cento delle famiglie ha lamentato l’assenza di servizi per il lavoro, il 60 di contributi e il 20 di assistenza abitativa.

Ma non tutti gli aiuti “mancati” hanno pesato ugualmente sulle famiglie in difficoltà.

Il livello massimo di gravità è stato associato alla mancanza di sostegno socio educativo (dopo-scuola per i figli), supporto psicologico o informativo, assistenza sanitaria, sociosanitaria e domiciliare, agevolazioni sul credito.

Di poco inferiore (4,9) è il livello medio di gravità attribuito al mancato sostegno per la frequenza di servizi educativi e percorsi scolastici dei figli (servizi di trasporto e mensa scolastica, borse di studio, agevolazioni per nidi).

4,7 è il livello medio di gravità associato alla mancanza di servizi di orientamento e intermediazione al lavoro.

Minore è invece la gravità media attribuita al mancato ricevimento di contributi economici (4,5) e beni materiali di prima necessità (4,2).

Sotto questo aspetto, sono significative alcune voci raccolte nel corso della ricerca.

I servizi per l’impiego non ti rispondono… tutti vogliono persone con esperienza, ma se non ti fanno fare neppure un tirocinio… (Int. 21)

Mi sono rivolta a enti o associazioni solo quando mi sono trovata alle strette, e ho sempre chiesto il meno possibile… spesso mi sono trovata di fronte a persone che mi hanno umiliata… lo vedo anche in comune… come si permettono di etichettare, di non portare rispetto… non tutti son così, ma alcuni sì, e danno molto fastidio… non so, è una questione di approccio iniziale: gli aiuti ci sono, ma il modo con cui vengono fatte queste cose fa la differenza… (Int. 29)

Parlo solamente del problema di mio figlio, lo Stato cioè non esiste… la Asl diciamo non esiste… un colloquio faceva ogni due mesi perché c’era una neuropsichiatra che doveva seguire mille bambini… [I servizi per il figlio] non ci sono stati, assenti, irreperibili. [Quanto grave è stata la mancanza da uno a cinque?] Dieci si può scrivere? (Int. 37)

L’ultima parte dell’intervista alle famiglie ha cambiato prospettiva, secondo l’idea guida del welfare generativo per cui la lotta alla povertà non può prescindere dall’idea che “non posso aiutarti senza di te”. Il 73 per cento delle famiglie ha così affermato di essere pronta a mettere a disposizione della comunità (vicini di casa, associazioni di volontariato, parrocchia ecc.) le proprie risorse o capacità. «In questo ambito il volontariato può fare molto – ha spiegato Vecchiato – facendo incontrare offerta e domanda, tenuto conto che le famiglie hanno espresso un giudizio positivo sull’importanza del ruolo delle associazioni di volontariato nel sostenere le famiglie povere, attribuendo un punteggio medio pari a 4,1».

Al termine della presentazione (a cui hanno preso parte anche il presidente del Comitato promotore del Csv Sardegna Solidale don Angelo Pittau, il  direttore regionale della Caritas don Marco Lai, il presidente del Co.Ge. Sardegna Bruno Loviselli, il consigliere regionale Luca Pizzuto ed il responsabile del Servizio Studi e Ricerche di Caritas Sardegna Raffaele Callia), sono state premiate le associazioni partecipanti al concorso “Poveri per sempre?”, promosso da Sardegna Solidale per far emergere le strategie contro la povertà messe in campo dal volontariato nei vari territori. Alla premiazione sono intervenuti Vittorio Pelligra (docente di Politica Economica Università di Cagliari), Gianni Concas (volontario Mensa del Viandante) e Linda Migliaccio (Presidente del Gruppo Volontariato Vincenziano Sardegna).

 

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Come aiutare le persone in difficoltà a rialzarsi e a non entrare in una spirale che rischia di renderle “povere per sempre”? Come evitare che il sistema di aiuti non finisca per rendere la povertà “istituzionale”? A queste domande risponde la ricerca “Le trappole della povertà in Sardegna: soluzioni e strategie”, realizzata dalla Fondazione Zancan e che verrà presentata giovedì 10 novembre a partire dalle ore 16.00 presso l’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, in via Sanjust 13. Commissionata da Sardegna Solidale, la ricerca è stata condotta mettendo a confronto nei vari territori dell’isola amministratori, volontari ma anche persone e famiglie in difficoltà, per poter capire direttamente quali solo gli strumenti maggiormente efficaci e quali invece quelli che non aiutano a risolvere le criticità.

Affrontare il tema della povertà è infatti una sfida che chiama in causa tutti gli attori del territorio: istituzioni, imprese, realtà associative, cittadini. Il Centro di servizio per il volontariato Sardegna Solidale ha molto investito negli ultimi anni nella conoscenza e nel supporto alle iniziative di contrasto alla povertà in Sardegna, cogliendone la complessità e le molteplici sfaccettature in chiave multidimensionale. Le indagini realizzate nel 2011 e nel 2014 hanno consentito di approfondire le caratteristiche “epidemiologiche” e territoriali della povertà nell’Isola, in modo integrato con le azioni regionali e locali a sostegno della popolazione in difficoltà. Ora aver chiesto ad un osservatore esterno ma “prossimo” (come la Fondazione Emanuela Zancan di Padova, impegnata da anni nello studio della povertà e delle politiche sociali) di leggere le storie e le esperienze di aiuto vissute dalle famiglie e dagli attori istituzionali e sociali attivi nel territorio regionale, è stata un’opportunità per capire come meglio orientare la nostra azione di volontari e di cittadini.

Alla presentazione interverranno il direttore del Centro studi e ricerca sociale Fondazione Emanuela Zancan Onlus di Padova Tiziano Vecchiato, il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru, il presidente del Comitato promotore del Csv Sardegna Solidale don Angelo Pittau, il  direttore regionale della Caritas don Marco Lai, il presidente del Co.Ge. Sardegna Bruno Loviselli, il consigliere regionale Luca Pizzuto e il responsabile del Servizio Studi e Ricerche di Caritas Sardegna Raffaele Callia.

All’incontro, che sarà coordinato dal giornalista Vito Biolchini, sono stati invitati il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e il Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo.

Alla presentazione della ricerca seguirà la premiazione del concorso di idee “Poveri per sempre? Proposte e percorsi per uscire dalla povertà”, lanciato da Sardegna Solidale e rivolto alle associazioni di volontariato, le quali sono state chiamate a presentare le idee progettuali e le loro esperienze in atto, rivolte al contrasto della povertà di lunga durata di persone e famiglie. Alla premiazione interverranno Vittorio Pelligra (docente di Politica Economica Università di Cagliari), Gianni Concas (volontario Mensa del Viandante) e Linda Migliaccio (Presidente del Gruppo Volontariato Vincenziano Sardegna).

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Venerdì mattina la sala Conferenze della Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, ospiterà il convegno “Economia migrante tra integrazione, lavoro e sfruttamento”, organizzato dalla Caritas diocesana di Iglesias. L’inizio è fissato alle ore 9.15.

L’iniziativa intende sollecitare una riflessione sugli aspetti positivi dell’immigrazione, vista come una risorsa per l’economia dei territori interessati dal fenomeno. Importante, infatti, è la presenza di lavoratori e d’imprenditori stranieri che contribuiscono all’economia locale anche in termini di lavoro, offerto non solo ai migranti, ma anche talvolta alla manodopera locale.

A fronte di quest’aspetto positivo, il convegno intende soffermarsi su un aspetto negativo, costituito dal fenomeno dello sfruttamento del lavoro: una piaga purtroppo molto diffusa nel nostro Paese (soprattutto al Sud), che toglie dignità alla persona, sottrae risorse al sistema fiscale, non contribuisce all’integrazione e soprattutto minaccia l’equilibrio sociale.

In occasione del convegno sarà presentato il progetto “Il pozzo di Giacobbe”, uno sportello di ascolto itinerante che l’Area immigrazione della Caritas diocesana ha attivato nei Centri di ascolto della Diocesi.

L’esperienza, realizzata grazie a un finanziamento della CEI (Fondi 8 per mille Italia), verrà raccontata dall’operatrice Aurora Fonnesu. Seguiranno le riflessioni su “Rapporto imprenditoria e immigrazione” (Franco Pittau, Fondatore di Idos Centro Studi Ricerche), “Criticità inerenti all’imprenditoria straniera a livello nazionale” (Giuseppe Bea, presidente Onimpresa Osservatorio Nazionale Imprese), “Normativa sul lavoro dei migranti” (Gianni Loy, ordinario Diritto del Lavoro Università di Cagliari), “Criticità inerenti all’imprenditoria straniera a livello locale” (Natalka Bandylyuk, operatrice ACLI). Concluderà Raffaele Callia, direttore della Caritas diocesana di Iglesias, mentre l’iniziativa sarà coordinata dalla giornalista Elvira Usai.

I saluti d’apertura sono affidati a mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias, Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia, e Giuliana Perrotta, prefetto di Cagliari.

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Raffaele Callia 

Nasce “Giovani in ascolto”, un nuovo progetto dedicato all’ascolto specifico dei giovani. La Caritas diocesana di Iglesias offre l’opportunità a sei giovani (di età compresa tra i 18 e i 28 anni compiuti, come da bando pubblico) di mettersi alla prova con l’esperienza del Servizio Civile Nazionale. Per candidarsi c’è tempo fino alle ore 14 del 20 aprile. Le informazioni dettagliate sono disponibili presso il portale di Caritas Sardegna (www.caritassardegna.it). Si può inoltre contattare la Segreteria della Caritas diocesana di Iglesias all’indirizzo e-mail: segreteria@caritasiglesias.it .

I giovani selezionati saranno impegnati per 30 ore alla settimana e, anche attraverso un percorso di formazione, saranno impegnati attivamente nei tre Centri di ascolto Caritas della Diocesi di Iglesias: “Marta e Maria” a Iglesias, “Madonna del Buon Consiglio” a Carbonia e “San Francesco e Santa Chiara” a Sant’Antioco. La loro attività si affiancherà a quella di volontari e operatori già presenti e consentirà di intercettare il disagio e i bisogni dei giovani ascoltati.

«Le difficoltà incontrate dai giovani – spiega Raffaele Callia, direttore della Caritas diocesana di Iglesias e responsabile del Servizio Studi e ricerche della Caritas regionale -, sono anche quelle legate ad una tendenziale chiusura e a una resistenza ad aprirsi ed esporre liberamente il proprio disagio. Difficoltà derivanti anche dal non trovarsi di fronte “dei pari”, in grado di entrare in immediata sintonia con il proprio vissuto, il modo di ragionare e di vivere la propria condizione giovanile. Soprattutto per tale ragione si ritiene che i migliori ascoltatori dei giovani possano essere altrettanti giovani (qualificati e accompagnati da figure adulte esperte), con i quali tessere dei legami fiduciari, capaci di esplorare nel profondo il disagio e condividere i percorsi di crescita nell’autonomia.»

Fra le povertà più gravi che interessano i mondi giovanili del Sulcis Iglesiente vi sono quelle di carattere progettuale, con la mancanza di conoscenza e orientamento sulle opportunità riguardo ai percorsi formativi, di lavoro e di auto-impresa. Da qui l’urgenza di dare speranza e restituire protagonismo ai giovani, considerati come “i nuovi poveri” del territorio del Sulcis Iglesiente. Un disagio, quello del mondo giovanile, che si registra non solo nel mondo del lavoro e dell’istruzione ma anche in tema di dinamiche relazionali e familiari.

Il progetto “Giovani in ascolto” si sviluppa nel territorio diocesano, che comprende 64 parrocchie distribuite in 24 Comuni.

La popolazione locale sta registrando un progressivo invecchiamento. Molto alto è il tasso di disoccupazione e sono in aumento diverse forme di lavoro nero e di sfruttamento dei lavoratori, mentre peggiorano le condizioni del mercato del lavoro, in particolare giovanile ed è a livelli di emergenza la dispersione scolastica.

La presenza nel territorio della Diocesi di un crescente numero di immigrati, fra cui molti giovani che necessitano di consulenza e accompagnamento per una più facile integrazione nel tessuto sociale di accoglienza, spinge la Caritas diocesana a rafforzare i propri servizi di ascolto, affinché lo straniero non venga vissuta come una minaccia, ma come una risorsa. Anche su questi temi, i giovani in Servizio Civile verranno chiamati a vivere delle esperienze significative.

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Combattere il disagio e la dispersione scolastica attraverso delle borse di studio da assegnare ad alunni le cui famiglie sono in un disagio economico tale da non poter loro garantire il proseguo degli studi all’Università. Con questo obbiettivo la Caritas diocesana, organismo pastorale della diocesi di Iglesias, ha promosso il progetto “Iscola de Maduridàde”. Consentirà di istituire 60 borse di studio, dell’importo di 500,00 euro ciascuna, suddivise in 20 borse per anno per tre anni consecutivi. Saranno destinate in favore dei ragazzi più meritevoli delle quinte classi delle scuole secondarie di secondo grado del territorio che, privi di un supporto famigliare a causa di condizioni economiche avverse, corrano il rischio di non poter avere accesso all’Università nel prossimo triennio. Il progetto è stato presentato ieri mattina con una conferenza stampa presso il seminario vescovile “Maria Immacolata” ad Iglesias. L’idea progettuale, nata dalla lettura costante delle fragilità del territorio da parte della Caritas, si avvale della collaborazione di altri Uffici pastorali della Diocesi tra cui l’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro e la Pastorale Giovanile già attivi, insieme alla Caritas diocesana, nell’ambito del “Progetto Policoro”.

Ad illustrare il progetto sono stati il vescovo di Iglesias monsignor Giovanni Paolo Zedda, il direttore della Caritas diocesana, Raffaele Callia e il gruppo degli animatori che si avvale di un’equipe formata da Isabella Rosas, Antonio Melis, Francesco Manca, Federico Cocco, Elena Sanna Carla Lai e Simone Cabitza che lavoreranno nelle scuole e appartengono alle diverse pastorali diocesane.

«Iniziative della Caritas sono occasione per tutta la comunità cristiana – ha detto il vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda – occasione per capire quello che abbiamo e anche per migliorare le possibilità di intervento e sensibilizzare le persone a non chiudersi ma ad aprirsi a venire incontro alle difficoltà che si presentano.»

Il progetto è finanziato dal “Fondo CEI 8xmille Italia” e si rivolge agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado del Sulcis Iglesiente, la provincia più povera d’Italia. L’obiettivo è combattere il disagio e la dispersione scolastica, sia attraverso un’azione di mentoring scolastico sia con l’istituzione di borse di studio.

«I giovani sono il presente e hanno bisogno oggi, non domani, di essere accompagnati offrendo delle opportunità che passano attraverso un tema che è cardine che è quello dell’istruzione – ha spiegato Raffaele Callia – direttore della Caritas della diocesi di Iglesias -. Se vogliamo cambiare questo territorio dobbiamo cercare chiaramente di favorire le condizioni di occupazione e di lavoro ma dobbiamo anche creare una generazione adeguata a questo cambiamento e la cultura e l’istruzione sono ingredienti irrinunciabili.»

Il risultato che si propone il progetto è duplice. Da un lato tutelare il diritto allo studio per almeno 60 giovani maturandi del territorio sostenendo le rispettive famiglie nella spese dell’immatricolazione universitaria e dell’acquisto dei testi accademici, ma anche favorire la formazione di sei giovani impegnati nelle realtà ecclesiali ed accompagnarli nella costituzione di un’associazione di promozione sociale che si occupi di erogare servizi nel campo dell’educazione inclusiva.

Tito Siddi

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La Caritas diocesana, organismo pastorale della diocesi di Iglesias, promuove il progetto “ISCÒLA de MADURIDÀDE”, che presenterà nell’ambito di una conferenza stampa venerdì 22 gennaio, alle 11.30, presso il Seminario vescovile “Maria Immacolata”, in via Tenente Cacciarru.

L’idea progettuale, nata dalla lettura costante delle fragilità del territorio da parte della Caritas, si avvale della collaborazione di altri Uffici pastorali della Diocesi di Iglesias, come l’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro e la Pastorale Giovanile, già attivi – insieme alla Caritas diocesana – nell’ambito del “Progetto Policoro”.

L’iniziativa sarà illustrata dal Vescovo, S.E. Mons. Giovanni Paolo Zedda, dal direttore della Caritas diocesana, Raffaele Callia, e dal gruppo degli animatori del progetto.

Il progetto è finanziato dal “Fondo CEI 8xmille Italia” e si rivolge agli studenti delle Scuole secondarie di secondo grado del Sulcis Iglesiente. L’obiettivo è combattere il disagio e la dispersione scolastica, sia attraverso un’azione di mentoring scolastico sia con l’istituzione di 60 borse di studio: nel prossimo triennio, infatti, verranno sostenuti gli allievi che a causa delle condizioni economiche avverse rischiano di non avere accesso all’Università.

 Seminario diocesi Iglesias 3 copia

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«Ci sono distanze da colmare fra quanto la Caritas riesce a elaborare e l’impegno nelle parrocchie per fronteggiare le emergenze riconducibili alla povertà. Diverse parrocchie, infatti, non sempre sono attente a tanta drammaticità. Spesso facciamo tante liturgie, ma queste senza la Carità non si completano.»

Così, don Gaetano Gallia, direttore della Caritas Turritana ha introdotto il secondo incontro di avvicinamento alla XXIX Marcia della Pace, che si snoderà a Carbonia il prossimo 30 dicembre.

Questa iniziativa, in preparazione alla Marcia, che si è svolta ieri a Sassari nella sala arcivescovile intitolata a mons. Isgrò, aveva per tema “Contrastare la povertà per costruire la Pace” e segue il convegno su “Dignità e lavoro per costruire la Pace” svoltosi a Cagliari lo scorso 25 novembre, e precede l’ultimo, in programma a Iglesias il prossimo 15 dicembre quando l’argomento sarà “Custodire il creato per conquistare la Pace”.

La prima relazione dell’incontro di Sassari è stata affidata a Raffaele Callia, responsabile dell’Ufficio Studi e Ricerca della Caritas regionale che ha presentato il “Report sulla povertà 2014-2015”, già reso pubblico alla stampa le settimane scorse.

Callia, ha fatto un collegamento diretto fra il dramma della povertà e la costruzione della pace sostenendo che se c’è povertà ed esclusione sociale per tanti cittadini, questa è dovuta all’assenza di giustizia, per cui contrastare la povertà significa essenzialmente superare tutte le situazioni di ingiustizia ed inequità.

«La povertà non è solo di tipo economico – ha evidenziato – ma a questa situazione di precarietà concorrono altri fattori quali, ad esempio, la bassa scolarizzazione e i rapporti interpersonali; per questo occorre rafforzare i programmi di antidispersione scolastica, sensibilizzare maggiormente i giovani sull’imminente possibile condizione di precarietà e investire risorse per programmi a lungo termine e non solo per l’emergenza contingente.»

Dietro ogni persona che si rivolge ai centri d’ascolto delle Caritas, c’è un bisogno reale da riconoscere e superare che produce la necessità imminente della richiesta d’aiuto.

Alberto Merler, docente di Sociologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari, ha, invece, presentato una riflessione sociologica sulla povertà oggi.

«I dati freddi del Report – ha detto – acquistano spessore e calore grazie al commento appassionato e competente fatto da Raffaele Callia. Questi dati – ha proseguito il docente – fanno emergere l’assenza di politiche a sostegno delle famiglie e la cosa più drammatica è che la povertà emerge di più nelle zone urbane rispetto ai paesi piccoli dove il vicinato e la solidarietà fra le persone è ancora presente e attiva. Ciò succede perché la povertà non è sempre uguale, ma cambia in base ai contesti in cui si sviluppa.»

Anche il prof. Merler ha ripreso il tema della mancanza di giustizia che provoca l’esclusione sociale di tanti cittadini e questa grave condizione non fa altro che minare la pace perché crea ampie sacche di risentimento e di aumento della vulnerabilità nelle nostre città.

Ora, il prossimo e ultimo appuntamento prima della Marcia del 30 dicembre a Carbonia, si terrà a Iglesias presso il Centro Culturale di via Cattaneo, martedì 15 dicembre con inizio alle ore 10,15, e il tema Custodire il creato per conquistare la Pace” è riconducibile all’emergenza ambientale e alla devastazione del territorio.

Con il vescovo mon. Giovanni Paolo Zedda e il sindaco di Iglesias, Emilio Gaziazzo, interverranno:

– Fabrizio Cavalletti, Responsabile dell’Ufficio Africa Caritas Italiana che parlerà di: Cibo di guerra”. Ambiente, risorse naturali e conflitti dimenticati.

– Don Giuseppe Tilocca, Vicario episcopale per la pastorale della Diocesi di Iglesias che svilupperà il tema: La cura del nostro territorio, alla luce delle indicazioni offerte dalla Enciclica “Laudato sì”.