23 November, 2024
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L’ex assessore regionale della Programmazione, Raffaele Paci, con il figlio Alessandro ha iniziato mercoledì mattina a percorrere il Cammino Minerario di Santa Barbara dopo aver ricevuto la timbratura della credenziale dalle monache del Monastero del Buon Cammino.

Il prof. Raffaele Paci, oggi componente del Comitato scientifico della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, ha espresso soddisfazione per i risultati finora raggiunti nella costruzione e organizzazione del Cammino Minerario di Santa Barbara che lui stesso si impegnò a sostenere nella fase più delicata della partenza del progetto.

Ancorché rimangano da risolvere diverse criticità per portare all’eccellenza l’infrastruttura e l’allestimento del Cammino Minerario di Santa Barbara, il prof. Raffaele Paci ha rilevato come i risultati finora raggiunti ed anche la partenza giornaliera di numerosi pellegrini con l’arrivo della “zona gialla”, dimostrino come il turismo lento possa contribuire alla transizione ecosostenibile del territorio.

 

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Si è insediato ieri, 8 gennaio, in videoconferenza, il Comitato Tecnico-Scientifico della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara.

La sua composizione:

– Prof.ssa Ginevra Balletto
Docente nel Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura dell’Università di Cagliari ed esperta di ippovie;

– Prof. Simone Bozzato
Docente di Scienze del Turismo all’UNIROMA2 e consulente della CEI per la Pastorale del turismo e dei cammini religiosi;

– Prof. Italo Meloni
Docente nel Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura dell’Università di Cagliari, Direttore del CIREM e progettista della Ciclovia della Sardegna;

– Mons.. Arrigo Miglio
Già vescovo di Iglesias, Arcivescovo emerito dell’Arcidiocesi di Cagliari e già componente della Cabina di Regia per i Cammini religiosi della Regione Sarda;

– Prof. Raffaele Paci
Docente nel Dipartimento di Scienze economiche ed Aziendali dell’Università di Cagliari, esperto di Fondi europei e Pianificazione territoriale, già assessore della Programmazione della Regione Sardegna;

– Dott. Paolo Piacentini
Esperto dei cammini europei, scrittore di turismo lento e consulente per i Cammini d’Italia del MiBACT;

– Dott. Sergio Valzania
Già vice direttore di RADIO RAI, scrittore e divulgatore dei cammini europei.

Già nella prima seduta di insediamento, tenutasi in remoto a causa delle restrizioni per contrastare il Covid-19, è stato possibile ottenere i primi preziosi pareri e orientamenti in riferimento all’attività della Fondazione CMSB e alle prospettive future del Cammino Minerario di Santa Barbara.

Il Presidente della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, Giampiero Pinna, nell’esprimere sentiti ringraziamenti a nome di tutti i Soci e Amministratori della Fondazione per la disponibilità dimostrata da tutti gli autorevoli componenti del Comitato, ha dichiarato di sentirsi onorato di poter contare sul loro qualificato contributo.

«La grande esperienza e l’autorevole competenza professionale, generalmente riconosciuta a tutti i componenti del Comitato Tecnico-Scientifico, sarà la migliore garanzia per lo sviluppo e l’affermazione del Cammino Minerario di Santa Barbara a livello regionale, nazionale e internazionale.»

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Martedì 2 aprile, a partire dalle ore 10.00, al Thotel di Cagliari, si svolgerà il congresso regionale della Legacoop Sardegna, organizzazione che conta 750 Coop affiliate, 20mila posti di lavoro, 40mila soci ed un fatturato aggregato di 1,5 miliardi di euro. Tema di quest’anno “Per un mondo sostenibile, la cooperazione immagina il futuro”.
Parteciperà all’evento  Gianmarco Centinaio, ministro dell’Agricoltura.
In attesa di conferma la presenza del presidente della Regione Christian Solinas
Claudio Atzori, presidente Legacoop Sardegna
Mauro Lusetti, presidente Legacoop nazionale
Pierluigi Stefanini, presidente Gruppo Unipol
Maria del Zompo, rettore università di Cagliari
Rita Ghedini, presidente Legacoop Bologna
Carla della Volpe, presidente Legacoop Generazioni Sardegna
Raffaele Paci, Università di Cagliari
Giovanni Luppi, presidente nazionale Legacoop agroalimentare
Marco Pedroni, presidente Coop Italia.
Durante la giornata, è prevista l’elezione dei delegati al 40° congresso Legacoop, l’elezione della Direzione, del Collegio dei revisori e del Comitato dei Garanti. E, infine, l’elezione del presidente di Legacoop Sardegna.

 

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Anche il Tar ha dato ragione alla Sardegna ed ha condannato il Governo a pagare oltre 100 milioni di euro. Questa volta parliamo dei Redditi da capitale maturati fuori regione, una delle partite trattate durante la chiusura delle Norme di Attuazione della Vertenza Entrate. Nel 2016, quando le Norme sono state chiuse e cristallizzate in una legge nazionale, fu stabilito che la Sardegna avesse diritto a incassare i 7/10 anche sui redditi da capitale maturati in altre regioni: per fare un esempio pratico, se un sardo residente in Sardegna acquista dei Bot nazionali o ha un conto in una banca con sede fuori, la Regione ha comunque diritto a incassare i 7/10 dell’importo delle tasse pagate sugli interessi maturati. Dal 2017 lo Stato ha assolto regolarmente a questo pagamento, ma restava totalmente scoperto il periodo dal 2010 al 2016, perché appunto le norme di attuazione sono retroattive e in vigore dal 2010. La Giunta, a quel punto, ha fatto ricorso al Tar e questa mattina è stata depositata la sentenza: i giudici scrivono che il Governo deve versare tutta la somma di arretrati. Oltre 100 milioni, appunto, perché la cifra varia ogni anno e quindi adesso andrà quantificata con precisione.

«Un altro risultato importante, che ormai nella fase finale della legislatura dà ancora una volta ragione alla Sardegna – lo definisce il presidente uscente Francesco Pigliaru -, ma soprattutto è una questione di semplice buonsenso. Quel buonsenso che è stato costantemente ignorato dagli organi governativi. Ma alla fine il buonsenso non può che emergere e così sta puntualmente avvenendo, con grande soddisfazione da parte nostra.»

«Siamo davvero molto soddisfatti: parliamo ormai di cifre molto corpose, ricordo che se il Governo dovesse saldare il debito domattina dovrebbe staccarci un assegno di circa 720 milioni di euro considerando le due annualità di accantonamenti da 285 milioni ciascuna, i 33 milioni delle Province, i 21 delle tasse automobilistiche e ora questi altri 100 – dice l’assessore del Bilancio Raffaele Paci -. Ma non è solo una questione di cifre, è anche una questione di principio, e di vedere riconosciute le nostre ragioni: sia la Corte dei Conti che il Tar hanno di fatto certificato che la Sardegna aveva ragione, che questa Giunta ha lavorato bene, rivendicato con tutti i governi che si sono succeduti le risorse che le spettavano, impostato correttamente le Norme di Attuazione, battendosi sempre per difendere i diritti della Sardegna e dei sardi. E oggi, a mandato di fatto scaduto – conclude Raffaele Paci -, sono davvero orgoglioso di quest’altro risultato che premia tutti i nostri sforzi, il nostro lavoro serio, costante, portato avanti avendo ben chiaro l’obiettivo.»

La storia della Vertenza Entrate è iniziata nel 2006 con l’accordo Soru-Prodi che, recepito quell’anno nella legge 296, modificava l’articolo 8 dello Statuto, riconoscendo alla Regione nuove e maggiori entrate tributarie. Ma il percorso non era concluso: erano rimaste infatti in sospeso, anche per tutta la precedente legislatura, alcune voci sulle quali non si riusciva a trovare un metodo condiviso di quantificazione e cioè Ires maturata, giochi, riserve matematiche, redditi di capitale. Con la legge sulle norme di attuazione, approvate grazie al lavoro di questa Giunta, queste voci sono state invece pienamente e per sempre riconosciute: circa 130 milioni di euro all’anno e 900 milioni di arretrati. Restava in sospeso la questione arretrati, ovvero tutte le cifre dal 2010 al 2017, quando le norme sono entrate in vigore: la Regione ha fatto ricorso e dei sentenze su due le hanno dato ragione.

 

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La Giunta regionale ha affidato alla Sfirs il compito di predisporre azioni dirette ad affrontare il tema delle eccedenze di pecorino romano, in diretta collaborazione con il sistema bancario e dei consorzi fidi, in modo da movimentare sino a 18 milioni di euro  che equivalgono potenzialmente a 30 mila quintali di prodotto pecorino romano. L’obiettivo è quello di alleggerire le scorte in eccesso e dunque di dare subito un segnale positivo al mercato con una regolazione dell’offerta. L’approvazione della delibera, messa a punto dall’Assessorato del Bilancio e della Programmazione, segue di poche ore il Tavolo Tecnico a cui, con l’assessore Raffaele Paci, hanno partecipato Sfirs, Abi, i rappresentanti dei Confidi, le banche operanti in Sardegna (Banco di Sardegna, Intesa San Paolo, Banca Nazionale del Lavoro, UniCredit, Banca del Mezzogiorno e Banca di Arborea) e il Consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano. La Commissione regionale Abi e tutti gli istituti di credito presenti hanno dato piena disponibilità a collaborare e individuare le forme tecniche più idonee.

Dal tavolo sono emersi altri due risultati. Il primo: nel pieno rispetto delle regole vigenti, l’impegno a valutare la proroga fino a dicembre 2019 dei finanziamenti della campagna 2017-2018 concessi alle imprese di trasformazione, cosa che garantisce maggiore liquidità alle stesse imprese, che non sono così costrette a smaltire rapidamente il prodotto. Il secondo: la conferma che la Commissione regionale Abi lavorerà per estendere, a tutti gli istituti bancari, la moratoria di un anno, già annunciata dal Banco di Sardegna, sui finanziamenti in corso concessi ai pastori. 

Con questa azione, e già dal momento dell’annuncio, ci si aspetta una reazione immediatamente positiva del mercato anche alla luce dei controlli sul funzionamento della filiera e sul rispetto delle quote di produzione proposti nel tavolo di sabato scorso in Prefettura. Ma, è stato sottolineato, la cosa importante è riuscire a costruire un sistema di produzione in cui non ci siano più eccedenze, altrimenti ogni anno l’emergenza rischia di ripresentarsi.È stato infine confermato l’obiettivo di costruire un percorso strutturato per portare il prezzo del latte oltre l’euro, in pochi mesi e con effetto retroattivo: a fine maggio è previsto il primo step col controllo dei prezzi, a ottobre la definizione del prezzo finale sulla produzione novembre 2018-ottobre 2019. Il calcolo del prezzo finale viene definito agganciandolo non solo al prezzo di vendita del pecorino romano ma anche a quello del pecorino sardo e del fiore sardo, che hanno un prezzo maggiore sul mercato. 

Da tutti i presenti al Tavolo è stata infine sottolineata la necessità che il Governo metta immediatamente in atto gli impegni presi, ovvero il ritiro delle eccedenze di pecorino romano per un valore di 24 milioni, anche tramite il Bando indigenti.

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E’ stato inaugurato questa mattina, a Nuraxi Figus, nella miniera di Monte Sinni, l’impianto sperimentale per la produzione dell’alga Spirulina.

La “scoperta dell’acqua calda” proietta la Sardegna in un mercato internazionale di eccellenza e altissima qualità nella produzione dell’alga Spirulina, il supercibo del futuro che promette a chi lo utilizza non solo più energia ma anche benefici per la salute e nel campo dei cosmetici. La scoperta è che, invece di buttarla via come è stato (necessariamente) fatto per anni, può essere utilizzata nel processo di produzione dell’alga Spirulina per ottenere un prodotto finale dalle qualità uniche e straordinarie. Il progetto, avviato e concluso nella prima fase sperimentale, è stato realizzato in collaborazione tra Università di Cagliari e Carbosulcis e finanziato dalla Regione attraverso l’assessorato della Programmazione con 140mila euro. Oggi l’inaugurazione ufficiale dell’impianto sperimentale con l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, l’amministratore Unico della Carbosulcis Antonio Martini, il responsabile scientifico del Progetto Cristiano Galbiati, il prorettore per l’Innovazione dell’Università di Cagliari Maria Chiara Di Guardo.

Il fotobioreattore in vetro con scambiatore termico integrato, così si chiama tecnicamente l’alloggiamento dove cresce l’alga Spirulina, ha già dimostrato con successo la funzionalità primaria per la quale era stato concepito, cioè la possibilità di utilizzare il calore dell’acqua della miniera per permettere un ciclo di produzione 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno per la produzione di alghe azzurre in impianti  all’aperto, senza la copertura di serre. Proprio il freddo intenso delle prime settimane di gennaio ha permesso di sottoporre l’impianto ad uno stress test molto importante e significativo che è stato superato brillantemente tanto che l’impianto è stato brevettato. Grazie all’utilizzo dell’acqua calda e al successo del fotobioreattore, Carbosulcis sarà presto in grado di garantire un valore aggiunto importante a imprenditori che volessero cimentarsi con la riqualificazione dei suoi “brown fields” (siti inquinati all’interno dei quali è possibile fare attività di rigenerazione che portino maggiori benefici che le semplici bonifiche) per un ciclo di produzioni che “più verde di così non si può”.

Le attività di sperimentazione sono affiancate da un’analisi di mercato per verificare le potenzialità economiche dei prodotti derivati dalla Spirulina con lo scopo di creare opportunità di sviluppo per il territorio e nuovi posti di lavoro.

Il progetto prevede anche una nuova fase operativa progettuale denominata “Spirulina 2.0”, che ha come obiettivo quello di sperimentare un sistema di produzione più efficace dell’alga, in grado di garantire un’estensione temporale, maggiori quantitativi della produzione e un percorso di imprenditorialità, anche in collaborazione con diversi dipartimenti dell’Università. Per questa seconda fase la Regione prevede un ulteriore stanziamento di risorse, in modo da garantire la prosecuzione delle attività.

L’Amministratore unico della Carbosulcis, Antonio Martini, ha spiegato quelle che sono le prospettive in termini occupazionali.

«Se fino a qualche anno fa l’organico della Carbosulcis contava 430 dipendenti – ha detto Antonio Martini – oggi i dipendenti sono 160 e a breve, con l’attuazione della quota 100, questo numero scenderà ancora a 130, con 15 ingegneri, 2 geologi e 80 tra operai e impiegati tecnici diplomati. La prospettiva, tra questo e gli altri progetti in cantiere, è di occupare subito 20-25 persone, numero che potrà crescere fino a 30-40. Non sono sicuramente grandi numeri, ma ciò che importante e l’indotto che si potrà creare.»

«Il nostro obiettivo – ha rimarcato Maria Chiara Di Guardo – è creare una filiera, aiutare i giovani a creare nuove imprese. A tal fine abbiamo attivati corsi di laurea specifici. Puntiamo a creare un ecosistema, con sinergie tra il progetto Aria e il progetto Spirulina.»

       

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Il Governo non rispetta neanche le stesse scadenze che ha imposto attraverso la sua Finanziaria e continua a ignorare completamente la sentenza della Corte Costituzionale sulla questione accantonamenti. Ieri, 31 gennaio, è scaduto il termine indicato dallo stesso Governo (nel comma 875 dell’articolo 1 della Finanziaria nazionale) come data ultima entro la quale trovare un’intesa sulla finanza pubblica con le Regioni a Statuto speciale. E, allo stesso tempo, Palazzo Chigi continua a non applicare la durissima sentenza con cui i giudici intimavano la restituzione alla Sardegna delle quote non dovute (285 milioni) e ribadivano la necessità di un accordo sugli accantonamenti equo e, soprattutto, condiviso. Nessun incontro convocato, dunque, e nessuna risposta “istituzionale” alla lettera inviata dalla Regione il 15 gennaio per chiedere di ottemperare immediatamente alle disposizioni della Corte. Scaduti dunque nel silenzio più assoluto i termini indicati dallo stesso Governo, oggi il presidente Francesco Pigliaru ha inviato un’altra lettera al premier Giuseppe Conte e ai ministri dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, degli Affari regionali e le autonomie Erika Stefani, al sottosegretario di Stato Giancarlo Giorgetti ed al vice ministro dell’Economia e delle Finanze Massimo Garavaglia. 

«Prendiamo atto con rammarico del fatto che il Governo, nonostante le nostre ripetute richieste di ridefinire il concorso della Regione Sardegna agli obiettivi di finanza pubblica, anche tenendo conto della necessità di dare immediata esecuzione alla sentenza n. 6 del 2019 della Corte costituzionale, ha fatto trascorrere il termine del 31 gennaio 2019, previsto dalla recente legge di bilancio dello Stato n. 145 del 2018 per la stipula dell’accordo, senza convocare alcun nuovo incontro e senza inviare nessuna risposta con una proposta di intesa – scrive Francesco Pigliaru -. Ciò premesso, La informo che nei prossimi giorni la Regione darà avvio a tutte le opportune azioni giudiziarie per il soddisfacimento dei propri diritti e la tutela delle proprie attribuzioni.»

La Regione, dunque, come annunciato nei giorni scorsi, percorrerà la linea dura. In queste ore si stanno mettendo a punto i dettagli con gli uffici legali sulle strade possibili, ovvero una ingiunzione di pagamento nei confronti del Governo presentata al giudice civile e un ricorso per ottemperanza alla stessa Corte Costituzionale che potrebbe anche portare alla nomina di un commissario ad acta che sostituisca il Governo e applichi la sentenza. La sentenza dello scorso 11 gennaio non ha precedenti, per varie ragioni: per il riconoscimento su tutti i fronti delle ragioni della Sardegna, per la durezza delle contestazioni al Governo, per l’inedita decisione di entrare fortemente nel merito della questione elencando i criteri con cui si deve arrivare alla stima della somma di accantonamenti, che deve appunto necessariamente tenere conto dell’insularità e del contesto economico in cui si trova la Sardegna, penalizzata rispetto alle altre regioni. I giudici sono stati poi durissimi con il Governo: la necessità di far quadrare i conti nelle casse nazionali non può diventare un principio tiranno nei confronti dell’isola, alla quale vanno riconosciute risorse adeguate per non comprimere, oltre la misura consentita, la sua autonomia finanziaria. Inoltre, sottolineano i giudici, il legislatore dispone di una discrezionalità “limitata” dagli effetti delle sentenze della Corte Costituzionale. Ovvero: il Governo non può fare quello che vuole, deve rispettare le indicazioni della Consulta derivanti da un contenzioso e cercare un accordo con la Regione. 

«È una situazione davvero paradossale, il Governo non riesce a rispettare neanche le scadenze che indica nelle sue leggi. Avevano scelto loro la data del 31 gennaio per chiudere gli accordi con le Regioni speciali, e l’avevano messa nero su bianco in Finanziaria. Invece, non solo hanno ignorato la scadenza, non solo non hanno ancora applicato la sentenza arrivata due settimane fa, ma non hanno avuto neanche il buongusto di rispondere a una delle decina di lettere inviate per chiedere un incontro. Uno sgarbo istituzionale senza precedenti, una totale mancanza di rispetto fra istituzioni, un atteggiamento incomprensibile e inqualificabile che polverizza quella lealtà necessaria fra chi, a vari livelli, ha responsabilità di governo del Paese – dice l’assessore della Programmazione Raffaele Paci –. È gravissimo non aver neanche risposto a quest’ultima lettera, fino all’ultimo minuto utile abbiamo pensato che un segnale sarebbe arrivato, la scadenza da loro voluta era ormai vicinissima, invece nulla. Totalmente ignorati, ancora una volta, con l’aggravante che, in questo caso, il Governo ha snobbato se stesso e persino la Corte Costituzionale, continuando a far finta di niente e a girarsi dall’altra parte, e continuando a trattenere illegittimamente nelle sue casse soldi che sono dei sardi e che vanno spesi esclusivamente per la Sardegna. Nelle prossime ore – conclude Raffaele Paci – faremo tutto quello che è in nostro potere per avere giustizia, e intanto adotteremo altri provvedimenti in Giunta.»

La Conferenza Regione-Enti locali ha ripartito i 10 milioni per il 2019 per i Comuni sardi in grave difficoltà finanziaria a causa di vecchi debiti fuori bilancio generati da espropri. Una boccata d’ossigeno fondamentale per le amministrazioni che qualche mese fa avevano lanciato un SOS immediatamente raccolto dalla Regione. In totale, la somma destinata ai Comuni in crisi finanziaria è di 55 milioni: i primi 5 sono stati stanziati attraverso l’assestamento di bilancio dell’ottobre scorso e già ripartiti; oggi la Conferenza si è occupata dei 10 milioni di quest’anno, e ci sono ancora 20 milioni all’anno ciascuno per 2019 e 2020. Alla Conferenza erano presenti gli assessori degli Enti locali, Cristiano Erriu, e del Bilancio, Raffaele Paci, il sindaco di Nuoro e presidente del CAL, Andrea Soddu, il presidente dell’Anci, Emanuele Deiana, il delegato AICCRE, Antonello Atzeni. Quello di oggi è un passaggio molto importante che permetterà di chiudere rapidamente le procedure e, dunque, di poter spendere subito i soldi che la Regione ha messo in campo.

«Abbiamo accolto immediatamente la richiesta di aiuto da parte dei Comuni, alcuni a rischio di dissesto finanziario a causa di debiti che risalgono a moltissimi anni fa, e già in forte difficoltà per i tagli ai trasferimenti da parte dello Stato. Siamo intervenuti per soccorrere le casse dei Comuni ma anche per garantire la continuità dei servizi ai cittadini, che a causa della situazione economica critica erano fortemente a rischio. Con questo provvedimento abbiamo scongiurato il rischio che i Comuni fossero costretti a scegliere se aumentare le tasse per garantire quei servizi o tagliare i servizi stessi», ha detto l’assessore Cristiano Erriu.

«È importante precisare che questi sono debiti fuori bilancio certamente non causati da una cattiva gestione ma da sentenze passate in giudicato per espropri vecchi anche di trent’anni, e che dunque le attuali amministrazioni sono del tutto incolpevoli – ha sottolineato Raffaele Paci -. Per questo abbiamo ritenuto doveroso intervenire subito, con un pronto soccorso immediato già in assestamento e con una programmazione sul triennio in Finanziaria, il che consente ai sindaci di poter amministrare con maggiore tranquillità e prospettiva. Con i 55 milioni complessivi garantiamo l’importo necessario a sanare i loro bilanci, soddisfacendo pienamente la richiesta dei Comuni stessi.»

Dai rappresentanti degli Enti locali è stato espresso forte apprezzamento, e tutti hanno sottolineato che si tratta di un intervento senza precedenti da parte della Regione e che non ha uguali in nessun altra realtà italiana: è stata infatti messa in evidenza l’importanza di un intervento molto rivelante che risolve definitivamente questo problema per i Comuni.

L’Unione fa la forza, uno slogan perfetto per la programmazione territoriale della Regione che ha sempre spinto le Unioni dei Comuni ad aggregarsi per allargare il raggio territoriale del progetto e avere una prospettiva di più ampio respiro. E, per convincere le Unioni a fare sinergia, l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, ha previsto un meccanismo di premialità, con stanziamenti utili anche a una migliore gestione della fase esecutiva dei progetti. Infatti oggi la Conferenza Ras-EELL ha dato il via libera allo stanziamento di 600mila euro per ciascun anno nel triennio 2019-2021 alle 5 aggregazioni di Unioni dei Comuni Linas-Terralbese, Montiferru-Planargia, Rete Metropolitana di Sassari, Logudoro-Goceano e Sinis con Oristano. Negli anni passati erano state già finanziate altre 6 aggregazioni di Unioni di Comuni.

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Il primo ministro della Repubblica di Malta, Joseph Muscat ha tenuto oggi a battesimo all’aeroporto “Mario Mameli” di Cagliari-Elmas, con il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ed il ministro della Difesa Elisabetta Trenta il progetto “BAT: Sistema innovativo di navigazione aerea basato su sistema inerziale”, con un investimento totale di 8 milioni e 200 mila euro cofinanziato dalla Regione con 1 milione e dal ministero dello Sviluppo economico con 2,8 milioni, che proietta la Sardegna al centro del panorama internazionale della ricerca aerospaziale di eccellenza. 

La società maltese Wes Trade, con le italiane Gem Elettronica e Lion Consulting, il colosso europeo Airbus di concerto con il Distretto AeroSpaziale della Sardegna (DASS), sono infatti pronte ad avviare l’attività di ricerca per perfezionare un sistema di rilevazione satellitare e navigazione aerea in grado di funzionare anche senza il segnale Gps, con sensori montati sugli aerei di cui devono stimare posizione e velocità sfruttando la rotazione dell’asse terrestre, con nuove tecniche che rendano più sicura e precisa l’attività di volo. 

Ma questa è solo la prima fase di quella che può diventare una partita molto più grande e importante per l’Isola: se la ricerca andrà a buon fine e i rilevatori di nuova generazione verranno messi sul mercato, sarà proprio la Sardegna a ospitare l’azienda produttrice, con tutto quello che significa in termini di ricadute economiche e nuovi posti di lavoro.

«Abbiamo dimostrato di avere risorse umane e competenze adeguate per affrontare una sfida di così alto livello: la decisione del Ministero di finanziare questo progetto proprio in Sardegna e la presenza oggi del primo ministro di Malta, lo confermano – dice l’assessore Raffaele Paci -. Accettiamo la sfida con grande entusiasmo, e ne siamo profondamente orgogliosi: è un accordo importante, che punta su un progetto di ricerca, sviluppo e innovazione di rilevanza strategica per la competitività del nostro sistema produttivo, che dà un ruolo di primo piano ai nostri centri e alle strutture di ricerca. E il fatto che il premier Muscat abbia voluto essere qui presente, conferma lo spessore di un progetto che apre prospettive di altissimo livello.»

Consente di riconoscere la posizione di un oggetto in qualunque punto e in ogni momento sfruttando l’asse di rotazione della Terra, al contrario del notissimo Gps, che opera solo se è garantita la copertura da parte del satellite. Il sistema inerziale ha anche un’altra caratteristica: indica la posizione dell’oggetto cercato con precisione millimetrica. Insomma: ha una grande utilità e infatti viene già utilizzato sulle navi e per applicazioni terrestri. In ambito aeronautico, molti costruttori di sistemi di navigazione sono continuamente alla ricerca di sistemi alternativi per sopperire alla mancanza temporanea del segnale radio proveniente dai satelliti o a causa della orografia del terreno particolarmente limitante (barriere naturali, montagne, palazzi alti). Tutti ostacoli che saranno superati se la ricerca che si farà in Sardegna andrà a buon fine. Il progetto, che prevede l’impiego di risorse altamente qualificate del settore aerospaziale sardo, si articola in 7 fasi: progettazione del sistema integrato complesso; realizzazione meccanica del sistema integrato; programmazione del software di controllo; realizzazione di una infrastruttura di test presso l’aeroporto scelto; esecuzione delle prove e sperimentazione attraverso test; registrazione e analisi dei risultati; sintesi dei risultati e contributo all’innovazione ottenuto. Garantirà infrastrutture – che rimarranno in eredità alla Regione per successive attività di test e sperimentazione -, occupazione e nuova tecnologia, soprattutto nella fase di industrializzazione del prodotto. 

«Abbiamo sostenuto questo settore dal primo momento inserendolo nella nostra S3, la strategia di specializzazione intelligente, e questa è stata la svolta per dare impulso al settore, insieme ai 10 milioni che abbiamo destinato ai bandi per incentivare gli investimenti delle imprese del settore – ricorda Raffaele Paci –. I risultati che sono già arrivati, il ruolo strategico del Radiotelescopio di San Basilio con i riconoscimenti da parte della Nasa, gli investimenti di Avio nel Sarrabus, lo stesso progetto BAT dimostrano che la strada è quella giusta. La Sardegna, come è stato più volte riconosciuto durante il dibattito, è ormai un punto di riferimento mondiale anche grazie al prezioso lavoro svolto dal DASS: abbiamo professionalità importanti, condizioni ideali per ospitare strutture di ricerca, forti competenze nell’alta tecnologia e nel digitale. In pochi anni l’aerospazio per la Sardegna si è trasformato da valida potenzialità a solida realtà, e di questo siamo molto orgogliosi, perché questo può garantire un’opportunità in più alla nostra terra, alla sua economia e occupazione.»

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Restare a vivere in una piccola comunità, per scelta e non per necessità, e sulle sue caratteristiche puntare per creare sviluppo, crescita economica e nuova occupazione. Passa attraverso “La Sapienza del Villaggio” il futuro di Planargia, Montiferru e Alto Campidano: due Unioni, 20 Comuni, 29mila abitanti che hanno chiamato così il loro progetto, 7 azioni e oltre 30 interventi, chiuso oggi a Milis dall’assessore Raffaele Paci e finanziato con 14 milioni e mezzo di euro, di cui 2 e mezzo destinati ai bandi per le imprese locali. Si tratta del diciottesimo progetto chiuso dalla Regione all’interno della programmazione territoriale che mette complessivamente in campo 500 milioni di euro. 

«Nel nome di questo progetto troviamo una delle chiavi fondamentali della nostra programmazione territoriale, cioè la riscoperta del grande patrimonio delle nostre comunità individuato come punto di ri-partenza per lo sviluppo – dice Raffaele Paci -. Dunque, ripartire dalla Comunità, ripercorrerne la storia, analizzarne le caratteristiche per ricostruire un quadro attuale di ciò che ancora oggi merita di essere valorizzato e di ciò che contemporaneamente può e deve rimanere radice del passato ma humus del presente. E in queste Comunità continuare a vivere, non per la necessità imposta dalla carenza di alternative più allettanti, ma per una scelta consapevole, meditata e vantaggiosa. Nelle tradizioni uniche e produzioni tipiche dei nostri paesi c’è tutto quello che serve per costruire un nuovo sviluppo, fatto di posti di lavoro, di una migliore qualità della vita, di una offerta unica per i turisti. Puntare su tutto questo, con un progetto voluto ed elaborato da quelle stesse comunità, significa aver capito quale è il vero antidoto allo spopolamento dei nostri paesi», sottolinea il vicepresidente della Regione.

Diciotto progetti chiusi (con oltre 300 milioni già stanziati per 25 Unioni, 197 Comuni, 720mila sardi), altri 2 da firmare entro febbraio, e poi ancora 6 avviati. Totale: 26 progetti, 37 Unioni coinvolte, 295 Comuni, ovvero il 100% di quelli ammissibili, in una programmazione territoriale fortemente innovativa, che vede le comunità locali protagoniste assolute nell’elaborazione dei progetti e che per la prima volta coinvolge le imprese. Oltre 100 milioni sono inoltre stati destinati ad altri interventi i territoriali: i tre ITI per Cagliari, Sassari e Olbia, le Snai Alta Marmilla e Gennargentu Mandrolisai, il Sulcis ed il Piano per il Nuorese che coinvolgono altri Comuni e abitanti dell’Isola. Una volta firmati ed approvati dalla Giunta, i progetti vanno realizzati in 36 mesi.