24 November, 2024
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«Nell’ex miniera di Sos Enattos, a Lula, si nasconde un potenziale tesoro. Un tesoro che ha a che fare con i misteri dell’Universo. Il sottosuolo del sito del Nuorese è, infatti, uno dei luoghi ideali per “ascoltare” le onde gravitazionali. Il perché è presto detto: l’area è interessata da un rumore sismico debolissimo e la densità di popolazione è una delle più basse d’Europa, elemento fondamentale per realizzare un’infrastruttura sotterranea in grado di esplorare il cosmo e i tanti segreti che nasconde. Ed è proprio a Lula che, secondo alcuni scienziati e massimi esperti di fisica, sarebbe opportuno ospitare il progetto Einstein Telescope. Ci credono gli studiosi e ci crede la Regione, che conferma l’impegno per sostenere la candidatura di Sos Enattos.»

L’ha sottolineato l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, intervenendo alla Conferenza biennale della Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione (SIGRAV), a Santa Margherita di Pula.

«Il Progetto Einstein Telescope prevede investimenti per centinaia di milioni di euro. Se Lula sarà scelta come sede destinata a ospitare questa importante infrastruttura, ci saranno ricadute enormi, in termini economici e di sviluppo, non solo sul territorio ma sull’intera Sardegna. Noi ci contiamo – ha affermato l’assessore Raffaele Paci – il sottosuolo di Lula, a detta degli studiosi, è il luogo ideale in Europa dove realizzare l’opera. Stiamo lavorando insieme a tutte le istituzioni, dal MIUR all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dalle Università di Cagliari e Sassari alle comunità locali, per promuovere la candidatura dell’Italia, e quindi della Sardegna. Abbiamo già finanziato con un milione di euro l’apertura di laboratori e strutture di ricerca nell’ex miniera di Sos Enattos e – ha aggiunto Raffaele Paci – siamo pronti a mettere in campo altre risorse finanziarie. Il progetto ET potrebbe davvero cambiare la storia di un territorio come quello di Lula, e la Sardegna diventerebbe sede privilegiata di ampi settori della ricerca scientifica e tecnologica, con il coinvolgimento di centinaia di studiosi, l’interesse di numerosi investitori pubblici e privati, e grandi vantaggi in termini di qualità dei servizi e crescita culturale. Ecco perché stiamo puntando su questo genere di infrastrutture: vogliamo valorizzare i nostri centri universitari, la nostra comunità scientifica e il nostro capitale umano. Con la ricerca e l’innovazione possiamo davvero connetterci con il resto del mondo.»

In Sardegna, nell’ambito della ricerca e dell’innovazione, non c’è soltanto il Progetto ET, per il quale nel febbraio scorso, al MIUR, è stato siglato un Protocollo d’intesa che prevede complessivamente un impegno finanziario da parte dell’Italia pari a 17 milioni di euro. Dal recupero delle ex miniere, infatti, passano importanti prospettive di sviluppo legate all’alta tecnologia. Il progetto Aria nel Sulcis, grazie a un Accordo di Programma tra INFN, Regione Sardegna, Carbosulcis, e con la collaborazione delle Università di Cagliari e Sassari, attuerà la conversione della miniera di Seruci, in chiusura, in un’infrastruttura tecnologicamente avanzata che riuscirà a produrre Argon 40 puro, necessario alle attività dell’esperimento DarkSide nel Gran Sasso. Altri progetti prestigiosi, infine, sono quelli che riguardano la collaborazione tra Regione e INAF per il Radiotelescopio di San Basilio e il Joint Innovation Center di Huawei e Crs4, punto di riferimento italiano per le Smart and Safe City.

 

 

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«È difficile trovare in tutta Europa una regione che abbia le stesse potenzialità della Sardegna: ambiente, qualità della vita, tradizioni, artigianato, agroalimentare. Un passato millenario unico al mondo, esclusivo, invidiabile. E che, fatto  conoscere al mondo grazie all’innovazione e all’alta tecnologia, è la chiave per il futuro, per attirare visitatori e innescare un turismo che diventi sempre più motore della nostra economia, come dimostrano le tante presenze a questo appuntamento di “Autunno in Barbagia” qui a Oliena.»
L’ha detto l’assessore della Programmazione Raffaele Paci chiudendo il convegno “Turismo rurale e identità” organizzato dal Banco di Sardegna. 

«La nostra storia, la nostra cultura, i nostri prodotti tipici sono attrattori fortissimi per quello che cercano oggi visitatori e turisti, non solo un viaggio ma un’esperienza che passa attraverso il cibo, l’artigianato, l’ambiente. Oggi i turisti vogliono godere di esperienze esclusive. Di cibo genuino e di vino che racconta la storia del territorio che visitano. Vogliono poter vivere da vicino le tradizioni e imparare le tecniche dell’artigiano che intesse tappeti o intreccia canestri. Vogliono insomma quel turismo esperienziale di cui tanto si parla e che noi, nelle nostre zone interne, possiamo offrire senza problemi – ha sottolineato il vicepresidente della Regione -. Il turista oggi cerca la qualità, e noi dobbiamo essere in grado di offrirla, garantendo prodotti che nulla hanno a che fare con la grande distribuzione, sapori veri della nostra terra. Poi quei turisti, moltissimi stranieri, torneranno nei loro Paesi e cercheranno quei prodotti, vorranno riassaporarli o comprare pezzi di artigianato per abbellire le loro case o regalarli ad amici e parenti: e noi dobbiamo essere pronti anche a questo, arrivare in tutto il mondo con il digitale e l’alta tecnologia, restando qui in Sardegna e facendo filiera, unendo le forze e le competenze, perché oltre alla qualità serve quantità e solo creando alleanze la si può garantire. Tutto questo meccanismo – ha spiegato Raffaele Paci – muove l’economia, genera sviluppo, crea nuovi posti di lavoro e contribuisce in maniera decisiva a frenare lo spopolamento delle nostre zone interne, che devono essere legate fortemente alle coste. L’ho detto più volte, e lo ripeto: la fuga dalle zone interne si combatte solo con il lavoro, con la nascita di nuove imprese e con l’aggregazione dei Comuni che si alleano per offrire servizi di qualità.»

«Vedere così tanta gente conferma che la strada per combattere lo spopolamento, rilanciare l’economia dei nostri paesi, creare lavoro, abbattere le barriere geografiche è esattamente questa: partire da quello che da millenni è il nostro patrimonio e farlo conoscere con queste manifestazioni ma soprattutto attraverso un processo di digitalizzazione che riesca a portarci nel mondo. Quindi conserviamo e custodiamo gelosamente le nostre tradizioni, ma facciamole diventare un’occasione di crescita e sviluppo per le nostre aree interne, favorendo la nascita di nuove imprese, e per farlo dobbiamo sempre più diffondere la conoscenza sulle opportunità che la Regione offre, sui tanti bandi dedicati ai singoli territori, con un’attività di informazione dettagliata e capillare», ha aggiunto l’assessore.

Raffaele Paci ha poi sottolineato l’importanza di una continuità amministrativa che scongiuri il rischio di dover ricominciare ogni volta daccapo buttando via tutto quello che è stato fatto. «Bisogna invece conservare quello che di buono è stato realizzato e da lì ripartire per migliorare ancora. In questa sfida per la rinascita delle zone interne la Regione c’è, la Giunta è presente sui territori come mai prima d’ora, ricordo solo i 500 milioni per la programmazione territoriale, i 300 per Iscol@ e i 150  per la banda ultralarga oltre ai numerosissimi bandi per le imprese. Ma i protagonisti del vostro futuro siete voi, con i vostri progetti, i vostri prodotti e le vostre tradizioni. Puntando su questo immenso patrimonio – ha concluso Paci – sono sicuro che ci sarà un futuro fatto di occupazione e sviluppo anche per questi meravigliosi territori nel cuore della Sardegna»

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«È il lavoro l’unico efficace antidoto alla grande fuga dalle zone interne. Perché se c’è lavoro i giovani restano nella loro terra e lì costruiscono il loro futuro, mettendo in moto un meccanismo virtuoso che muove l’economia e genera sviluppo. Non solo: è fondamentale l’aggregazione dei Comuni, soprattutto i più piccoli, per garantire quei servizi che non è pensabile avere (e ben funzionanti) in ogni centro, e dunque per assicurare una buona qualità della vita.»

L’ha detto l’assessore regionale della Programmazione Raffaele Paci, alla seconda edizione di “SPOP CAMPUS OMODEO”, workshop di discussione e progettualità sul tema dello spopolamento e delle aree interne in Sardegna al Novenario di San Basilio nel comune di Nughedu Santa Vittoria. Il campus è rivolto a universitari e giovani professionisti, ed è organizzato attraverso gruppi di lavoro con l’obiettivo di creare uno scenario di sviluppo per il territorio in grado di riattivare il tessuto economico e sociale dei paesi in spopolamento.

«Lo spopolamento delle zone interne è un fenomeno globale e mondiale: certamente va governato e per quanto possibile contrastato. Di sicuro non ci sono soluzioni facili, oggi siamo qui per cercarle insieme ancora una volta, partendo dalla certezza assoluta e inconfutabile che l’unica vera cura è creare opportunità di lavoro diffuse nel territorio – ha sottolineato Raffaele Paci -. Avendo chiaro l’obiettivo, ognuno deve fare la sua parte per raggiungerlo il più rapidamente possibile: la Regione, i Comuni, le imprese con progetti di ampio respiro e sviluppo che favoriscano un sistema produttivo sano in grado di autosostenersi. Per quanto ci riguarda, stiamo facendo la nostra parte con grande e costante impegno, prima di tutto con la programmazione territoriale per la quale abbiamo stanziato complessivamente 500 milioni, che lancia la sfida di modelli di sviluppo diversi rispetto al passato e che stiamo portando avanti con i territori che si stanno alleando. Stiamo poi realizzando altri due interventi,  fondamentali per assicurare servizi adeguati in tutti i territori: il progetto Iscol@, con oltre 300 milioni investiti nelle strutture scolastiche e nella qualità della formazione, e la banda larga, 150 milioni per garantire in tutti i Comuni dell’isola un servizio ormai fondamentale e irrinunciabile per famiglie, giovani e imprese che in questo modo riescono a essere connessi con il mondo.»

Fra le politiche utili al rilancio delle zone interne ci sono poi la flexicurity e i bandi per le imprese o di sostegno alle Start up. Infine la Snai, la Strategia nazionale per le aree interne che in Sardegna coinvolge due territori, l’Alta Marmilla ed il Gennargentu-Mandrolisai. «Sono esempi di interventi fortemente strutturati e articolati, frutto di una proficua collaborazione, da una parte con il governo centrale e dall’altra con i territori, per rilanciare zone dalle enormi potenzialità», ha ricordato Raffaele Paci.

L’aggregazione è, dunque, l’altra parola chiave, insieme al lavoro. »Non è un delitto che paesi vicinissimi e persino confinanti si pensino come quartieri di una città, che al quel punto può offrire tutti i servizi che servono – ha spiegato il vicepresidente della Regione -. Unire le forze non significa rinunciare alla propria identità, al proprio stemma o al proprio nome, anzi è l’unica strada per garantire la sopravvivenza proprio dei paesi più piccoli. 377 Comuni, di cui la gran parte piccolissimi, non possono in alcun modo garantire servizi di qualità, e questo è un dato di fatto inconfutabile. Allora serve unire le forze, abbattere gli steccati, allearsi, garantendo una mobilità più dinamica e tecnologica, con mezzi e sistemi di spostamento flessibili che siano adeguati alle nuove esigenze, che servano per portare i bambini in scuole vere a pochi chilometri di distanza e non in pluriclasse dannose per loro e il loro futuro, ma che servano anche a portare l’anziano dal medico o alle Poste, gli adolescenti al cinema nel centro vicino, le famiglie in luoghi condivisi di aggregazione e svago». 

Raffaele Paci ha poi ricordato che il patrimonio delle zone interne della Sardegna su cui si può e si deve puntare per creare sviluppo è immenso e soprattutto esclusivo. Unico al mondo. E da qui bisogna partire. «Turismo, ambiente, artigianato, beni culturali, agroalimentare sono le ricchezze su cui puntare in particolare nelle aree interne a rischio di spopolamento e in cui investire, con una politica fatta di innovazione, alleanze, sinergie, in cui ogni territorio riesca a pensare in grande a garanzia anche del Comune più piccolo. I turisti sono affascinati dalla nostra terra, certamente per la sua bellezza ma anche per il cibo, le tradizioni, l’artigianato: valorizziamole, facciamole conoscere sempre di più, esportiamole. Sono queste le nostre ricchezze, regalo di un passato lontano che, grazie all’alta tecnologia e dunque all’innovazione e al digitale, possono garantire un solido futuro ai nostri giovani e dunque alla Sardegna», ha concluso Raffaele Paci.

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Sarà il presidente della Regione a indire, con decreto, l’elezione dei presidenti e dei consigli provinciali. Le elezioni inoltre dovranno svolgersi in una data compresa tra il 45esimo giorno successivo alla data del primo turno del voto per l’elezione diretta dei sindaci e dei consiglieri comunali e non oltre il 15 ottobre 2018. L’esecutivo ha inoltre approvato i seguenti indirizzi e modalità operative: i presidenti delle province e i consigli provinciali sono eletti dai sindaci e dai consiglieri comunali dei rispettivi comuni di appartenenza, in base della Legge regionale n.2 del 2016; per l’elezione degli organi provinciali si applicano le disposizioni delle leggi regionali in materia e le linee guida per lo svolgimento del procedimento elettorale.

Su proposta dell’assessore Cristiano Erriu, la Giunta ha autorizzato l’eliminazione del vincolo di destinazione di due immobili regionali ceduti a un prezzo simbolico al comune di Porto Torres. La cessione è avvenuta con l’imposizione a carico dell’amministrazione comunale dell’onere di destinare gli immobili alla finalità di interesse pubblico e sociale rispettivamente di Ostello della Gioventù e Casa dello Studente. In un’ottica di gestione ottimale del patrimonio comunale, l’ente locale ha rappresentato la necessità di procedere alla locazione degli immobili in oggetto per finalità turistico-alberghiere attraverso la modifica il contratto di compravendita sottoscritto dalle parti.

Su proposta dell’assessora Virginia Mura, è stata approvata la delibera che recepisce le linee interpretative, fissate da un accordo dello scorso 21 dicembre tra il Governo, le Regioni, le Province Autonome e gli Enti locali, della legge 12 marzo 1999 n.68, che disciplina il diritto al lavoro dei disabili. In particolare, si superano i dubbi interpretativi rappresentati, anche attraverso l’ANCI, da diverse amministrazioni sulle modalità di computo della quota d’obbligo del personale con disabilità da assumere. Il recepimento dell’accordo è un passo indispensabile anche per consentire la piena e regolare attività dell’Agenzia Sarda per il Lavoro, ASPAL, sul collocamento mirato delle persone con disabilità.

Su proposta dell’assessore Luigi Arru, la Giunta ha approvato il pagamento di 800 euro all’ Autorità Nazionale Anti Corruzione come contributo obbligatorio previsto per legge. Via libera anche all’integrazione delle Linee di indirizzo regionali sulla sicurezza in chirurgia: saranno aggiunte schede per la sicurezza del paziente chirurgico (SISPaC) relativamente al percorso di cardiologia interventistica e oculistica, per la sicurezza della paziente in sala parto; la scheda contagarze. La Giunta ha adottato le linee di indirizzo per la gestione diretta del sinistro, che mirano ad assicurare una tempestiva risposta alle richieste del cittadino mediante l’adozione di una procedura di gestione unica per l‘intero Servizio Sanitario Regionale. In tema di formazione, è stata accolta la proposta di affidare all’Ats la definizione delle modalità di accentramento delle procedure di organizzazione dei percorsi di formazione ECM per tutti i provider del Servizio sanitario Regionale e di accentrare le procedure di organizzazione dei percorsi.

Come proposto dall’assessore del Personale Filippo Spanu, d’intesa con l’assessora della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano, l’esecutivo ha conferito l’incarico di direttore generale dell’Agenzia Forestas a Giuliano Patteri, ingegnere, che ha ricoperto ruoli dirigenziali nella stessa agenzia ed è stato direttore del Servizio antincendio della Protezione Civile. La designazione è avvenuta in condivisione con la proposta di nomina formulata dall’amministratore unico di Forestas Giuseppe Pulina. Con l’intesa con l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, la Giunta ha poi ha stabilito di procedere alla stipulazione del contratto integrativo riferito al periodo 2016/2018 per il personale che presta la propria attività presso l’Ufficio stampa della Regione.

Su proposta dell’assessore della Difesa dell’ambiente Donatella Spano, via libera all’intesa con la Capitaneria di Porto di Oristano sull’aggiornamento, per il periodo 2018-2021, del Piano di raccolta e di gestione dei rifiuti e dei residui del carico prodotti dalle navi che fanno scalo nel porto turistico di Torregrande.

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Con i 2milioni di euro programmati oggi dalla Giunta per gli interventi strategici in Ogliastra e Sarrabus all’interno del Piano per le zone umide regionali da 20 milioni, sale a 16 milioni su 5 zone la ripartizione del finanziamento Fsc (Fondo di sviluppo e coesione) dal Patto per la Sardegna. Come proposto dall’assessore della Programmazione Raffaele Paci, i 2 milioni finanzieranno interventi per la funzionalità del canale di adduzione alla laguna di Sa Praia (500mila euro), lavori di disinterramento delle bocche a mare degli stagni di Colostrai e Feraxi Pontis (500mila euro), traversa sul Rio Girasole per il miglioramento dell’apporto di acqua dolce nella laguna di Tortolì (500mila euro), miglioramento della sentieristica della Laguna S. Giovanni a servizio delle funzioni ecologiche e turistiche (340mila euro), ripristino di un vascone funzionale alla sperimentazione del ciclo produttivo controllato della vongola verace e del muggine (160mila euro). Le precedenti programmazioni riguardavano Gallura (2 milioni), Cagliari (4 milioni), Oristano (6 milioni) e Sulcis (2 milioni). Entro l’anno saranno programmati gli ultimi 4 milioni destinati all’area della Rete metropolitana di Sassari.

«Vogliamo potenziare le attività produttive delle zone umide, incentivare la nascita di attività turistiche e sportive, creare percorsi del sale e centri benessere dal forte richiamo turistico, salvaguardare e tutelare la forza lavoro occupata nelle attività economiche e allo stesso tempo promuovere nuova e qualificata occupazione – spiega l’assessore Raffaele Paci -. Abbiamo messo a punto una politica complessiva per valorizzare al meglio le zone umide, che sono una grande risorsa della Sardegna e per la Sardegna, un patrimonio esclusivo e di grande valore. Sicuramente la tutela ambientale è prioritaria e ci guida in ogni intervento, ma vogliamo anche che queste zone siano sempre più conosciute e diventino occasione per generare sviluppo e lavoro.»

Tutto il percorso per mettere a punto il miglior piano possibile per le zone umide della Sardegna è stato costantemente e fortemente condiviso con i territori interessati. Negli scorsi mesi è stato avviato uno specifico percorso di co-progettazione, guidato dall’Unità di progetto per la programmazione unitaria per individuare gli interventi di valorizzazione in termini produttivi delle zone umide. «Ancora una volta abbiamo voluto che le comunità locali fossero protagoniste assolute, principio alla base della programmazione territoriale all’interno della quale è inserito il Piano per le zone umide. Abbiamo deciso di ascoltare prima di tutto i territori, raccoglierne istanze e richieste, valutare le esigenze che emergono e, insieme, costruire un progetto che rispecchi le caratteristiche locali e dia risposte perfettamente calibrate», sottolinea il vicepresidente della Regione. I territori oggetto di intervento sono stati individuati dall’Università di Cagliari, a cui la Giunta nel maggio 2016, con la delibera che istituiva il Parco regionale delle zone umide dell’area metropolitana di Cagliari, aveva affidato la predisposizione dello studio di valorizzazione delle zone umide e lagunari della Sardegna. A novembre del 2017 la Giunta ha stabilito la ripartizione delle risorse e sta ora procedendo alla loro programmazione. «Abbiamo ben chiari gli obiettivi e contiamo molto sul fondamentale contributo delle associazioni e dei privati per raggiungerli», conclude Raffaele Paci.

Golfo di Oristano, 6 milioni. Ripristino quote batimetriche dei canali di collegamento tra lo Stagno di Santa Giusta e Pauli Maiori e Pauli Figu (400mila euro); valorizzazione del patrimonio produttivo e ambientale del compendio ittico di Santa Giusta (600mila); dragaggio dei limi nei due canali di uscita dello stagno di Cabras alla Peschiera Pontis (1,2 milioni); dragaggio e pulizia di sezioni critiche del Canale Terra dei Giganti, scolmatore dello stagno di Cabras (600mila euro); canale artificiale di Is Benas (150mila); ricostruzione Peschiera Pontis (175mila), Pischeredda (175mila) e Peschiera Is Benas (380mila); percorso naturalistico lungo il fiume Mare ‘e Foghe fino allo stagno Paule ‘e Sai e collegamento con l’isolotto di Cuccuru Is Arrius (320mila); ripristino del porticciolo Marceddì (850mila) e dello scivolo S’Ena Arrubia (665mila), riqualificazione dello scivolo Sant’Antonio di Santadi (150mila); Terralba, miglioramento dell’accessibilità Torre Vecchia (connessione tra i compendi Corru s’Ittiri e Marceddì, 60mila), ripristino batimetrico Corru Mannu – Corru s’Ittiri (275mila euro). Golfo di Cagliari e Costa da Capoterra a Teulada, 4 milioni. Interventi sul canale di allontanamento acque dolci, riva Est, per la gestione e valorizzazione ambientale dell’area umida di Santa Gilla (1,5 milioni); realizzazione di un percorso ciclopedonale (1,5 milioni); riqualificazione e valorizzazione nelle aree perilagunari della laguna di Santa Gilla (1 milione). Golfo di Palmas, Sulcis, 2 milioni.Valorizzazione delle vie del sale attraverso il potenziamento dei percorsi del sale nelle aree stagnali (580mila euro); riconversione di vecchie vie in piste ciclabili per la valorizzazione dell’area (700mila); realizzazione di spazi e strutture polivalenti (570mila); per quanto invece riguarda le vie del vento, 140mila euro serviranno a sistemare le aree a supporto del turismo attivo “Stagno di Porto Botte” e “Punta Giunchera”. Gallura, 2 milioni. Previsti interventi su: Loiri Porto San Paolo (500mila euro per la valorizzazione di Porto Taverna con percorsi in prosecuzione del progetto Litus), Budoni (500mila euro per spiaggia e pineta sant’Anna con percorsi anche ciclabili fra stagno e dune), Golfo Aranci (300mila euro per protezione e valorizzazione con percorsi pedonali in legno esotico della zona umida in località V Spiaggia) e San Teodoro (700mila euro per ostricoltura, sentieri naturalistici, fitodepurazione e una stazione idrometrica nel compendio lagunare dello stagno).

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Anche nel Sulcis si attua il programma Sardegna in 100 chiese. Con 2 milioni e 100mila euro per 12 chiese, lo stanziamento complessivo, ma non definitivo del programma, in quanto ancora in corso, arriva a 7 milioni e 380mila euro (metà fondi europei Fesr e metà della Conferenza episcopale sarda attraverso i soldi dell’8permille). In totale sono finora coinvolte 39 chiese in tutta la Sardegna: oltre all’ultima approvazione della Giunta per il Sulcis su proposta dell’assessore della Programmazione Raffaele Paci, gli interventi già operativi riguardano anche 6 chiese in Ogliastra, 8 in Gallura, 1 nel Marghine, 9 in Anglona e Bassa Valle del Coghinas, 3 Monte Acuto Riviera di Gallura. Obiettivo finale è restituire a nuova vita un centinaio di chiese, per farne testimoni di storia e attrattori architettonici anche in chiave turistica, per visitatori interessati in particolare al filone religioso.
«L’accordo sottoscritto dalla Regione, dalla Conferenza episcopale sarda e dall’Anci è un esempio virtuoso di cooperazione interistituzionale che raggiunge l’obiettivo di valorizzare in modo più efficace i territori attraverso un pieno coinvolgimento di attori locali pubblici e privati – spiega l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu -. Percorsi che valorizzano il rapporto tra aspetti religiosi e turistici e risposte logistiche alle esigenze degli uomini di fede, recupero di importanti testimonianze architettoniche e culturali: sono risultati concreti di un accordo che si sviluppa anche su altri importanti versanti come quello della coesione sociale, della formazione e delle politiche giovanili.»
«Cultura, tradizione, storia della nostra terra, di cui anche le chiese secolari sono una testimonianza: con questi interventi valorizziamo le chiese della Sardegna che sono una parte importante del nostro enorme patrimonio culturale, per rendere questi luoghi di nuovo vivi, restituendoli alle comunità e a chi vorrà visitarli», dice l’assessore Raffaele Paci. Gli interventi sulle Chiese rientrano, con fondi dedicati, negli accordi di programmazione territoriale e ne seguono esattamente lo stesso metodo. Le comunità locali sono protagoniste assolute, come voluto fortemente dalla Regione: individuano una serie di chiese di grande interesse da valorizzare proprio come attrattori del territorio e, una volta approvato l’intervento e definito lo stanziamento, la Ces raddoppia il finanziamento regionale assicurando la stessa cifra messa a disposizione dall’amministrazione pubblica. «Abbiamo così un duplice risultato: luoghi storici e di culto che rinascono e nuovi cantieri di lavoro», conclude il vicepresidente della Regione.
Gli interventi riguardano Iglesias: Cattedrale Santa Chiara di Assisi (300mila euro), Chiesa della purissima (400mila), Chiesa di Sant’Antonio Abate (75mila), Chiesa di San Giuseppe (250mila), Chiesa di San Domenico (200mila), Iglesias Nebida Chiesa di Santa Barbara (200mila), Buggerru Chiesa San Giovanni Battista (100mila), Villaperuccio Chiesa di Santa Lucia (200mila), San Giovanni Suergiu (Chiesa Santa Maria di Palmas, 75mila), Giba Villarios (chiesa di Santa Marta 50mila), Masainas (Chiesa di San Giovanni Battista 150mila), Domusnovas (chiesa di Santa Barbara, 100mila).
1,4 milioni in Ogliastra per 6 chiese (Sant’Elena a Lotzorai, Sant’Andrea a Tortolì, San Giovanni Battista ad Arzana, San Leonardo a Barisardo, Santa Susanna a Osini, Sant’Erasmo a Jerzu); 1,5 milioni in Gallura per 8 chiese (San Simplicio e Sant’Andrea a Luogosanto, San Pietro di Silonis a Luras, San Giovanni Battista e SS. Trinità a Tempio Pausania, Sant’Antonio da Padova a Trinità d’Agultu e Vignola, San Pancrazio ad Aglientu, San Gavino di Petra Baina a Viddalba); 150mila euro nel Marghine per la chiesa di San Pantaleo a Macomer; 1 milione e 730mila euro in Anglona e Bassa Valle del Coghinas per 9 chiese (Santa Maria in Contra a Cargeghe, SS. Trinità di Saccargia a Codrongianos, San Leonardo del Cuga a Ittiri, Sant’Antonio Abate a Nulvi, Spirito Santo a Perfugas, San Michele di Salvennor a Ploaghe, Santa Anastasia a Tissi, Santa Croce a Usini e Sant’Antonio Abate Ossi a Florinas); 500mila euro per 3 chiese di Monte Acuto con l’Unione di Comuni Riviera di Gallura (Santo Stefano e Beata Vergine Immacolata a Oschiri, Chiesa del Rosario a Berchidda).
Gli accordi vengono firmati all’interno dei progetti di programmazione territoriale. Poiché per il Sulcis non c’è programmazione territoriale (essendo già in atto il piano Sulcis), è stata predisposta una delibera apposita, che prevede però l’identico percorso delle altre: forte concertazione e messa a punto degli interventi per la valorizzazione del patrimonio culturale – religioso del Sulcis Iglesiente. Non c’è una somma predefinita: di volta in volta la Ces propone e la Regione valuta il cofinanziamento. Il protocollo d’intesa tra la Regione Autonoma della Sardegna e la Conferenza Episcopale Sarda è stato sottoscritto il 22 settembre 2016, e prevede l’attivazione di reciproche forme di collaborazione nei settori dei beni culturali, dell’istruzione, della formazione, della promozione sociale e della sanità. Il 27 giugno 2017 la Regione, la Ces e l’Anci regionale hanno poi sottoscritto uno specifico “Protocollo di intesa per l’attuazione degli interventi di recupero e restauro degli edifici di culto aventi valore storico culturale proposti dalla Ces nel quadro del programma Sardegna in 100 chiese”, che disciplina appunto gli aspetti più tecnici relativi alla fase di realizzazione degli interventi e di rendicontazione delle risorse tra le diocesi e le Unioni di Comuni.
L’obiettivo finale è quello di procedere alla riqualificazione di circa 100 chiese di tutta l’Isola inserite all’interno di percorsi di valorizzazione e fruizione culturale, turistica e religiosa con il coinvolgimento e l’attiva partecipazione di Comuni e Unioni di Comuni su base territoriale. Un progetto ambizioso che coinvolge tutta la Sardegna e ha mobilitato territori, Diocesi e associazionismo culturale. Con i prossimi accordi da chiudere in autunno si stima di poter intervenire con altri 6 milioni circa su una ventina di chiese, dalla Rete metropolitana del nord Sardegna alla Marmilla, da Meilogu-Villanova a Montiferru Planargia, Sinis ed Oristano.

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Dopo lo stanziamento delle risorse, l’individuazione degli interventi strategici. Il piano da 20 milioni di euro per la valorizzazione e la tutela delle zone umide della Sardegna procede con la programmazione di 12 milioni per 3 delle 6 zone su cui la Giunta ha ripartito il finanziamento Fsc (Fondo di sviluppo e coesione) dal Patto per la Sardegna, individuando interventi specifici e soggetti attuatori. Come proposto dall’assessore della Programmazione Raffaele Paci, sono stati programmati 6 milioni per la zona idrografica Golfo di Oristano, 4 milioni su Golfo di Cagliari e Costa da Capoterra a Teulada, 2 milioni per Golfo di Palmas e Mare Interno. A queste tre nuove programmazioni di fondi, va aggiunta quella dei 2 milioni per la Gallura approvata a giugno. Complessivamente, dunque, sono stati programmati 14 milioni (dei 20 disponibili) su 4 delle 6 zone umide della Sardegna (restano da programmare le risorse su Ogliastra ed Asinara e Nurra).
«Le zone umide sono una grande risorsa della Sardegna e vogliamo valorizzarle fortemente – dice l’assessore Raffaele Paci, ricordando che si tratta di uno degli interventi speciali all’interno della programmazione territoriale -. Abbiamo messo a punto una politica complessiva per valorizzarle al meglio: di sicuro la tutela ambientale è prioritaria, ma non parliamo solo di quella, perché vogliamo potenziare le attività produttive delle zone umide, incentivare la nascita di attività turistiche e sportive, salvaguardare e tutelare la forza lavoro occupata nelle attività economiche e allo stesso tempo promuovere nuova e qualificata occupazione.»
Golfo di Oristano, 6 milioni. Ripristino quote batimetriche dei canali di collegamento tra lo Stagno di Santa Giusta e Pauli Maiori e Pauli Figu (400mila euro); valorizzazione del patrimonio produttivo e ambientale del compendio ittico di Santa Giusta (600mila); dragaggio dei limi nei due canali di uscita dello stagno di Cabras alla Peschiera Pontis (1,2 milioni); dragaggio e pulizia di sezioni critiche del Canale Terra dei Giganti, scolmatore dello stagno di Cabras (600mila euro); canale artificiale di Is Benas (150mila); ricostruzione Peschiera Pontis (175mila), Pischeredda (175mila) e Peschiera Is Benas (380mila); percorso naturalistico lungo il fiume Mare ‘e Foghe fino allo stagno Paule ‘e Sai e collegamento con l’isolotto di Cuccuru Is Arrius (320mila); ripristino del porticciolo Marceddì (850mila) e dello scivolo S’Ena Arrubia (665mila), riqualificazione dello scivolo Sant’Antonio di Santadi (150mila); Terralba, miglioramento dell’accessibilità Torre Vecchia (connessione tra i compendi Corru s’Ittiri e Marceddì, 60mila), ripristino batimetrico Corru Mannu–Corru s’Ittiri (275mila euro). Golfo di Cagliari e Costa da Capoterra a Teulada, 4 milioni. Interventi sul canale di allontanamento acque dolci, riva Est, per la gestione e valorizzazione ambientale dell’area umida di Santa Gilla (1,5 milioni); realizzazione di un percorso ciclopedonale (1,5 milioni); riqualificazione e valorizzazione nelle aree perilagunari della laguna di Santa Gilla (1 milione). Golfo di Palmas, Sulcis, 2 milioni. Valorizzazione delle vie del sale attraverso il potenziamento dei percorsi del sale nelle aree stagnali (580mila euro); riconversione di vecchie vie in piste ciclabili per la valorizzazione dell’area (700mila); realizzazione di spazi e strutture polivalenti (570mila); per quanto invece riguarda le vie del vento, 140mila euro serviranno a sistemare le aree a supporto del turismo attivo ‘Stagno di Porto Botte’ e ‘Punta Giunchera’. Per quanto invece riguarda la programmazione approvata due mesi fa per la Gallura (2 milioni), ricordiamo che la suddivisione delle risorse prevedeva interventi su: Loiri Porto San Paolo (500mila euro per la valorizzazione di Porto Taverna con percorsi in prosecuzione del progetto Litus), Budoni (500mila euro per spiaggia e pineta Sant’Anna con percorsi anche ciclabili fra stagno e dune), Golfo Aranci (300mila euro per protezione e valorizzazione con percorsi pedonali in legno esotico della zona umida in località V Spiaggia) e San Teodoro (700mila euro per ostricoltura, sentieri naturalistici, fitodepurazione e una stazione idrometrica nel compendio lagunare dello stagno).
Negli scorsi mesi è stato avviato uno specifico percorso di co-progettazione, guidato dall’Unità di progetto per la programmazione unitaria, con i territori interessati, per individuare gli interventi di valorizzazione in termini produttivi delle zone umide. Tutti gli interventi saranno attuati tramite delega delle risorse ai soggetti attuatori, sulla base di specifiche convenzioni con l’amministrazione regionale. «È il principio alla base della nostra politica nei territori: ascoltarli, raccoglierne istanze e richieste, valutare le esigenze che emergono e, insieme, costruire un progetto che rispecchi le caratteristiche locali e dia risposte perfettamente calibrate», sottolinea il vicepresidente della Regione Paci.
I territori oggetto di intervento (Golfo di Oristano; Golfo di Palmas e Mare Interno; Golfo di Cagliari e Costa da Capoterra a Teulada; Ogliastra e VI-VII Sarrabus; Baronia e Gallura; Golfo dell’Asinara e Nurra) sono stati individuati dall’Università di Cagliari, a cui la Giunta nel maggio 2016, con la delibera che istituiva il Parco regionale delle zone umide dell’area metropolitana di Cagliari, aveva affidato la predisposizione dello studio di valorizzazione delle zone umide e lagunari della Sardegna. A novembre del 2017 la Giunta ha stabilito la ripartizione delle risorse messa a punto dalla cabina di regia della programmazione unitaria.
«I nostri obiettivi sono chiari: integrazione, tutela, gestione e valorizzazione dei beni ambientali comuni, con un uso efficiente delle risorse, per orientare l’economia in un’ottica di sostenibilità economica, ambientale e sociale. In questo percorso – conclude Raffaele Paci – contiamo molto sul lavoro delle associazioni e sui privati, il cui apporto e contributo sono fondamentali.»

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Sono 366 i Comuni Sardi che hanno aderito alla parte cantieri di LavoRas. 343 progetti di cantiere a oggi sono stati già approvati, per un totale di 1670 posti di lavoro già sicuri, ma in questi giorni Insar sta proseguendo con la valutazione di tutti gli altri. I termini per la presentazione delle domande sono scaduti l’8 agosto. Dagli altri 11 Comuni (i comuni sardi sono 377) non sono invece arrivate richieste e dunque, dei 45 milioni messi a disposizione dalla Regione per LavoRas cantieri, restano liberi 546mila euro: sarà ora verificato se ci siano stati impedimenti e se siano superabili, in modo da poter procedere con rimodulazioni in sede di “soccorso istruttorio”. Tutti i 343 cantieri hanno superato la fase di primo livello, 246 cantieri anche quella di secondo livello, che è l’ultima prevista. 112 di questi progetti sono stati inviati ai Comuni per la firma della convenzione, e a oggi sono 32 quelle firmate, con relativa determina di impegno di spesa. Il costo medio per posto di lavoro è di 15mila e 600 euro, per ogni progetto di 66mila e 500.
«LavoRas è la più grande campagna per l’occupazione mai fatta in Sardegna – sottolinea l’assessore regionale della Programmazione Raffaele Paci -. 
Sicuramente una macchina complessa e innovativa, che ha richiesto grande impegno e una serie di inevitabili passaggi tecnici che ha in qualche momento ha creato rallentamenti. Ma ora ci siamo, i progetti sono stati presentati e la risposta da parte dei Comuni è stata molto importante e, nonostante il periodo, stiamo continuando a lavorare per poter riuscire ad aprire i primi cantieri. Ringrazio Insar per l’importante lavoro che sta portando avanti anche in questi giorni. Certo avremmo voluto accorciare ancora di più i tempi, ma ci sono procedure che non possono essere ignorate, anche se continueremo a cercare di ridurre al massimo la burocrazia. Con la parte cantieri di LavoRas vogliamo contribuire a ridurre la disoccupazione e, in una certa misura, contenere lo spopolamento dei paesi. Ma oltre a creare nuova occupazione subito, per aiutare chi ha sofferto e soffre di più la crisi, vogliamo che i cantieri, con progetti mirati, attivino servizi di cui le comunità avevano bisogno, con vantaggi permanenti per tutti.»
Al catalogo di 6 tipologie di cantieri previste dalla Regione (ambiente e dissesto idrogeologico; beni culturali e archeologici; edilizia; reti idriche; valorizzazione attrattori culturali; patrimonio pubblico ed efficientamento delle procedure comunali), si aggiungono i progetti fuori catalogo (che riguardano per esempio servizi di inclusione scolastica per bambini disabili, revisione della toponomastica cittadina, eliminazione di barriere architettoniche, aggregazione sociale e sportiva), ammessi se compatibili con le linee generali di LavoRas, il cui percorso è stato fortemente condiviso con le parti politiche, economiche, sociali e istituzionali. «Abbiamo fatto decine di incontri per raggiungere il miglior risultato possibile, accogliendo suggerimenti e integrazioni, e ognuno ha portato il suo importante contributo. Tutta l’Amministrazione regionale ha lavorato su questo Piano ogni singolo giorno, e ora bisogna continuare a correre per capitalizzare al massimo tutti gli sforzi, perché LavoRas è una occasione importante, insieme agli altri strumenti messi in campo dalla Giunta, per uscire dalla crisi», sottolinea Raffaele Paci.
Oltre alla parte cantieri, LavoRas – che è stato attivato con l’ultima manovra finanziaria – prevede anche la parte politiche attive per il lavoro, stanzia complessivamente 128 milioni per il 2018 e 70 ciascuno per il 2019 e il 2020. Obiettivo della Giunta attraverso LavoRas, con entrambe le misure, è di ridurre il tasso di disoccupazione di circa un punto percentuale, a condizioni stabili, e di dare lavoro complessivamente a oltre 10mila persone.

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Entra nella fase operativa il Piano che impegna complessivamente 16,4 milioni di euro ed è gestito dalla Unità per Ottana, la task force interassessoriale costituita a giugno dalla Giunta per affrontare la grave crisi che ha colpito il territorio. Il vicepresidente della Regione e assessore della Programmazione Raffaele Paci, che coordina l’Unità, e l’assessora del Lavoro Virginia Mura hanno illustrato oggi al Gruppo di Coordinamento Territoriale, nella sala consiliare del comune di Ottana, gli interventi per la riqualificazione delle infrastrutture (2 milioni), le azioni di animazione territoriale per le imprese (100mila euro) in preparazione del bando che sarà pubblicato in autunno (4 milioni), gli interventi attraverso politiche attive per i lavoratori in situazioni di crisi all’interno dell’area vasta di 24 Comuni (2 milioni) e le azioni specifiche per i 130 ex lavoratori del polo industriale (2 milioni e 300mila euro). A questi vanno aggiunti 5 milioni stanziati dalla Regione per Antica Fornace, con il contratto di sviluppo che ha concluso l’iter il 1 agosto scorso con l’approvazione del Mise e che grazie all’ampliamento aziendale assumerà 92 persone, e 1 milione per i cantieri verdi da economie riattribuite.
Il Piano è diviso in tre ambiti tematici. I primi due coinvolgono l’intera area vasta (Austis, Birori, Bolotana, Borore, Dualchi, Gavoi, Lei, Lodine, Macomer, Mamoiada, Noragugume, Ollollai, Olzai, Oniferi, Orani, Orotelli, Ottana, Ovodda, Sarule, Silanus, Sindia, Teti, Tiana) e prevedono Politiche attive per i lavoratori e Bandi mirati per le piccole e medie imprese del territorio. La terza azione riguarda le Infrastrutture e l’attrazione di grandi investimenti nell’area del consorzio industriale (Ottana, Bolotana, Noragugume).
Il vicepresidente ha illustrato in che modo si interverrà, con 2 milioni, sulle infrastrutture dopo la firma della convenzione fra Centro regionale di Programmazione e Consorzio industriale, che garantisce un cofinanziamento aggiuntivo di 250mila euro. Gli interventi previsti sono 9: riqualificazione delle aree dello stabilimento ex Enichem; riqualificazione delle aree “in destra Tirso” (pozzetti fognari e idrici, illuminazione stradale, caditoie stradali); rifunzionalizzazione della viabilità principale e secondaria (circa 20 chilometri, necessari a raggiungere la 131, con segnaletica, illuminazione, cavidotti); rifunzionalizzazione della viabilità consortile (sistemazione della strada di circonvallazione dell’abitato di Ottana); nuovo impianto di potabilizzazione (per garantire acqua potabile alle aziende nelle aree alla destra del fiume Tirso che attualmente ne sono sprovviste); piano di caratterizzazione (definizione dello stato ambientale dell’area attraverso la raccolta di documentazione cartografica e bibliografica); nuova pavimentazione stradale, riasfaltatura e risagomatura delle strade consortili; nuovo ingresso allo stabilimento (controllo accessi, rilascio pass e gestione sicurezza); condotta dell’acqua potabile dello stabilimento, per garantire la fornitura alle aziende collocate all’interno.
Raffaele Paci ha poi annunciato che è stata firmata la convenzione con la Camera di Commercio di Nuoro, che si occuperà di animazione territoriale a partire dalla prima settimana di settembre. Le azioni camerali si svolgeranno in fase propedeutica e successiva alla pubblicazione del bando territoriale dedicato esclusivamente alle imprese localizzate o che si localizzeranno nell’area di riferimento. L’obiettivo finale è quello di coinvolgere il più possibile gli attori locali nella definizione degli ambiti di intervento, in modo da calibrare l’avviso pubblico della Regione sulle reali esigenze espresse dal territorio, mettendo in tal modo le aziende locali in condizione di candidarsi con successo all’assegnazione dei fondi regionali. Tale obiettivo si tradurrà nelle seguenti azioni operative: creazione di laboratori per le imprese, audit del territorio e individuazione degli ambiti d’intervento cruciali per lo sviluppo dell’area, assistenza tecnica sul bando territoriale. Saranno creati uno o più presidi territoriali, di cui almeno uno situato ad Ottana. In particolare, il servizio di animazione territoriale dovrà riguardare le seguenti azioni: organizzazione e gestione di attività di animazione e informazione per la definizione delle potenzialità dei territori e delle imprese locali; organizzazione e gestione di almeno 8 tavoli di facilitazione da svolgere, con metodologia partecipativa, in 8 comuni delle aree oggetto dell’intervento, di cui uno a Ottana; elaborazione di un report consuntivo; analisi dei fabbisogni ed analisi economico – imprenditoriale del territorio di riferimento.
Nella fase di analisi economica e dei fabbisogni sarà posta una particolare attenzione all’individuazione dei punti di forza e debolezza, alle potenzialità del territorio e alle strategie per lo sviluppo locale e delle imprese. Sarà poi costituito uno sportello permanente ad Ottana per incontri con le imprese esistenti o di nuova costituzione, che saranno supportate anche per la partecipazione al bando dopo averne acquisito aspettative e richieste.
Potranno usufruire di una delle seguenti misure: un Contributo economico una tantum a compensazione della ridotta rioccupazione successiva al licenziamento, la Partecipazione ad interventi di politica attiva del lavoro, l’Impiego nei cantieri comunali. Queste misure sono finanziate con la legge regionale 25 approvata a fine luglio dal Consiglio che stanzia 2 milioni e 315mila euro solo per gli ex lavoratori del polo industriale di Ottana, che hanno perso il lavoro dopo la liquidazione delle rispettive società, non sostenuti dagli ammortizzatori sociali ordinari e in deroga, e che si trovino in una situazione di ridotta occupazione successiva al licenziamento. 

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LavoRas entra nel vivo, con 258 progetti presentati da 195 Comuni per la parte cantieri e 160 imprese che hanno assunto le prime 200 persone, la maggior parte a tempo indeterminato, con le agevolazioni della parte politiche attive per il lavoro. L’avanzamento del piano per il lavoro da 128 milioni di euro è stato certificato oggi dall’Osservatorio di LavoRas, che ha il compito di verificarne periodicamente i risultati, riunito nella sala Lussu di Villa Devoto. Con il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore del Bilancio Raffaele Paci, l’assessore del Lavoro Virginia Mura, erano presenti i rappresentanti degli enti locali, le organizzazioni sindacali e datoriali. LavoRas mette in campo 128 milioni per il 2018 e 70 milioni ciascuno per 2019 e 2020. Suddiviso in due macromisure, appunto cantieri (45 milioni per i nuovi e 21 per quelli già operativi) e incentivi occupazionali (61 milioni) conta di ridurre il tasso di disoccupazione di circa un punto percentuale, a condizioni stabili, e di dare lavoro complessivamente a oltre undicimila persone.
I progetti sinora presentati dai 195 Comuni, tutti in forma singola e già considerati ammissibili, sono dunque 258, riceveranno un finanziamento di 17,1 milioni di euro (con un cofinanziamento comunale pari a 311mila e 500euro), creeranno 1.095 posti di lavoro (una media di 4,2 posti a cantiere). Il costo medio per posto di lavoro è di 15mila e 600 euro, per ogni progetto di 66mila e 500. Dei 258 progetti, 202 hanno già superato anche la seconda ed ultima fase istruttoria gestita da Insar. I dati sono aggiornati al 3 agosto, la scadenza per la presentazione dei progetti su richiesta dell’Anci è stata fissata per mercoledì 8 agosto, e pertanto in questi ultimi giorni sono attesi altre centinaia di progetti. A questi 258 che rientrano tutti nel catalogo di 6 tipologie previste dalla Regione (ambiente e dissesto idrogeologico; beni culturali e archeologici; edilizia; reti idriche; valorizzazione attrattori culturali; patrimonio pubblico ed efficientamento delle procedure comunali), vanno aggiunti 8 progetti fuori catalogo ma coerenti con le linee di LavoRas, presentati da 7 Comuni con un investimento complessivo di 1 milione e 600mila euro per la creazione di ulteriori 101 posti di lavoro. I progetti fuori catalogo (che riguardano per esempio servizi di inclusione scolastica per bambini disabili, revisione della toponomastica cittadina, eliminazione di barriere architettoniche, aggregazione sociale e sportiva) saranno approvati e dunque certificati ammissibili dalla Cabina di regia mercoledì prossimo, come previsto dalla procedura.
Dei progetti presentati, 121 riguardano l’ambiente (491 nuovi occupati), 57 gli edifici del patrimonio pubblico (265), 36 i beni culturali ed archeologici (182), 32 l’efficientamento delle procedure comunali (104), 10 l’innovazione per la valorizzazione dei beni culturali (36), 2 le reti idriche (17 occupati). Per quanto riguarda la gestione dei cantieri, 170 progetti (il 66%) prevedono l’affidamento a cooperative di tipo b, 76 progetti (il 29%) la gestione diretta da parte dei Comuni e 12 (il 5%) l’affidamento a imprese agricole e forestali.
Sono significativi i primi risultati delle misure di politica attiva del lavoro, al via col bando che ha come destinatari i giovani under 35 (con una dotazione totale dell’insieme di interventi su questa fascia di destinatari per 22 milioni di euro) e con il successivo avviso pubblicato il Primo agosto per gli over 35 per ulteriori 10 milioni euro. Sono 160 le imprese che dal 23 luglio (data di apertura per l’inoltro delle istanze) al 3 agosto hanno presentato una domanda di agevolazione, per un totale di 200 lavoratori assunti. Servizi di alloggio e di ristorazione, commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli, sanità e assistenza sociale e trasporto e magazzinaggio sono i primi 4 macro settori di attività interessati dalle assunzioni. A seguire attività professionali, scientifiche e tecniche, costruzioni, servizi di informazione e comunicazione, attività manifatturiere, fornitura di acqua, di reti fognarie ed attività di gestione dei rifiuti e risanamento, servizi di noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese e attività finanziarie e assicurative. Conclusi i corsi del catalogo della formazione per gli under 29, al completo di tutti i posti disponibili, con 539 partecipanti.