19 July, 2024
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Palazzo Chigi

E’ iniziato ufficialmente, a Palazzo Chigi, il percorso per arrivare a un’intesa fra Regione Sardegna e Stato sulla quota di accantonamenti da versare come contributo alla finanza pubblica per il risanamento del debito. Nell’incontro di oggi fra il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore del Bilancio Raffaele Paci con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, il sottosegretario dell’Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta ed il sottosegretario degli Affari regionali Gianclaudio Bressa, infatti, è stato deciso di avviare il confronto per arrivare alla definizione di una cifra condivisa. Il prossimo incontro è stato già fissato per mercoledì alle 10.30. Nel momento in cui nelle prossime settimane si arriverà a un accordo, verrà inserito con emendamenti nella Legge di stabilità.
«C’è disponibilità del Governo a continuare un confronto già avviato ma che oggi vogliamo rilanciare perché i tempi sono stretti, c’è una legge di stabilità che sta arrivando e vogliamo che lì si risolva questo problema che stiamo ponendo con grande forza – dice il presidente Francesco Pigliaru -. Nel prossimo incontro si comincerà già a parlare di cifre, confrontandoci su quello che noi consideriamo un contributo equo e proporzionato alla finanza pubblica. Ovviamente le Regioni devono partecipare, ma la cifra che paghiamo adesso, quasi 700 milioni, è decisamente sproporzionata per una regione che ha un Pil come il nostro e paga ancora le conseguenze di una crisi economica devastante. Una volta raggiunta uno schema di accordo, e credo che ci riusciremo, lo porteremo in Consiglio regionale per condividerlo. Con questa intesa – conclude Francesco Pigliaru – vogliamo che siamo fissate regole chiare, certe ed eque.»
Quello di oggi è il quarto incontro a Roma sull’argomento, i primi due con Bressa a febbraio e marzo, il terzo con Boschi e i dirigenti del Mef e della Ragioneria dello Stato ad aprile. La Sardegna paga attualmente 684 milioni di euro di accantonamenti, una cifra ormai insostenibile anche alla luce dei nuovi costi, per esempio farmaci innovativi e trasporto disabili, interamente sulle spalle della Regione. Secondo l’ultima sentenza della Corte Costituzionale, pur dovendo le Regioni a Statuto speciale contribuire con gli accantonamenti, è necessaria un’intesa sulla cifra. Inoltre, gli accantonamenti non possono essere considerati un contributo a tempo indeterminato, essendo invece del tutto straordinario.
«C’è disponibilità del Governo ad accettare un confronto in cui lo Stato e la Regione si mettono d’accordo su una cifra, quanto la Sardegna deve contribuire alla finanza pubblica per i prossimi 3 o 5 anni – spiega l’assessore Raffaele Paci -. È il metodo già seguito da Trento e Bolzano che si è dimostrato molto solido anche rispetto ai contenziosi e sentenze. Andremo avanti con questa trattativa: si parte da 684 milioni, noi chiediamo almeno un dimezzamento di questa cifra e come in tutte le intese si cercherà di trovare una via mediana. Poi deve essere chiaro che questo contributo non può essere per sempre, altrimenti significherebbe che lo Stato sta unilateralmente modificando il nostro Statuto, e non può farlo. Comunque – conclude Raffaele Paci – nell’incontro di oggi c’è stata apertura ed è positivo che si entri già dalla prossima settimana in una fase molto operativa.»
 

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La Regione chiude il Piano di Rinascita della Sardegna a 23 anni dalla sua entrata in vigore e 18 anni più tardi rispetto a quando l’ultima tranche dell’importo complessivo avrebbe dovuto essere erogata. Due anni fa nell’assessorato del Bilancio guidato da Raffaele Paci ci si è accorti che lo Stato non aveva ancora pagato la somma prevista per l’ultimo anno di attività, il 1999, perché le amministrazioni regionali precedenti non avevano mai presentato il rendiconto finale: 90 milioni di euro, circa il 10% del totale, che sono stati ora finalmente riconosciuti e saranno utilizzati per pagare debiti della Regione andati in perenzione.
«Controllando la documentazione ci siamo resi conto che quel Piano dopo 23 anni non era mai stato chiuso, che ben 90 milioni non erano mai stati riscossi e che, incredibile ma vero, nessuno se ne era mai preoccupato. A quel punto, gli uffici si sono messi al lavoro per ricostruire tutti i passaggi e i dettagli, e hanno riaperto il rapporto con Roma su questo versante – spiega Raffaele Paci -. Scoprire tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di ripulitura dei conti regionali che, come ho spiegato altre volte, rientra in un’operazione trasparenza che vogliamo portare fino in fondo, con forza e convinzione per lasciare in ordine le casse regionali. Chiudere il Piano di rinascita, e ancor prima accorgersi che era rimasto sospeso, è un grande risultato di due anni di duro lavoro per il quale ringrazio i miei uffici. Con questi 90 milioni pagheremo altre perenzioni, abbattendo così ulteriormente l’enorme debito della Regione che abbiamo trovato accumulato.»
La legge n. 402 del ‘94 ‘Provvedimenti urgenti per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna in attuazione dell’art. 13 dello Statuto Speciale’ destinava 910 miliardi di lire (461 milioni di euro) per il programma di investimenti urgenti da realizzare nell’Isola. La Regione ha provveduto a redigere e proporre al Cipe un programma complessivo di interventi urgenti per gli anni 1994-1998, approvato dal Consiglio regionale il 17 febbraio 1995. La riprogrammazione è stata approvata dal Consiglio il 7 agosto 1998 e presentata a settembre al Cipe, che a dicembre ha approvato il “Programma di intervento per gli anni 1998-1999”. Dopo aver verificato che l’annualità relativa al 1999 non era mai stata versata, l’Assessorato ha aperto un confronto con Ragioneria dello Stato, Dipe e Cipe per ottenere il saldo. La relazione di chiusura e la richiesta di erogazione del saldo è stata trasmessa a fine 2016 al Cipe che, nella seduta del 10 luglio scorso, ha preso atto della chiusura del Piano di rinascita sancendo così il diritto della RAS ad avere il trasferimento dell’importo rimanente.
Con i 90 milioni del Piano di rinascita, a cui la Giunta su proposta dell’assessore del Bilancio ha deliberato di aggiungere altri 60 milioni, saranno pagate le perenzioni con cifre assegnate a ciascun Assessorato. «Sono soldi che permetteranno alla Regione di saldare i debiti con i Comuni e con le imprese, dando ossigeno al sistema economico della Sardegna. Soldi che arriveranno agli enti locali, che potranno così utilizzarli per pagare le imprese che hanno realizzato le opere – spiega il vicepresidente della Regione. Fra gli interventi più rilevanti a cui sono destinati i pagamenti troviamo opere di riqualificazione urbana, interventi contro la dispersione scolastica e per la promozione della lettura, piani di edilizia residenziale pubblica, strade, emergenza idrica, opere fognarie, eliminazione delle barriere architettoniche dagli edifici pubblici, internazionalizzazione delle imprese. A fine 2013 le perenzioni della Regione ammontavano a 2,7 miliardi e nel 2016 si erano ridotti a un miliardo e 300 milioni, risultato fortemente apprezzato dalla Corte dei Conti come scritto nell’ultima relazione sulla parifica del Bilancio e ribadito durante la seduta pubblica. Nel 2017 saranno pagati altri 200 milioni, quindi alla fine dell’anno i debiti perenti ancora da pagare saranno un miliardo e 100 milioni. «Questo significa che, dall’inizio della legislatura, le perenzioni della Regione sono state ridotte di ben un miliardo e 600 milioni. Un risultato – conclude il vicepresidente della Regione – che è frutto di un lavoro duro, costante, serio che continueremo a fare per favorire la ripresa del sistema economico sardo».

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Paci

«Siamo in una delle due aree di rilevanza strategica della Sardegna, territorio ricco di storia e archeologia da declinare in offerte turistiche esclusive – ha detto Raffaele Paci -. Qui è nata la ricettività diffusa, ci sono le aree umide per le quali sono disponibili 20 milioni dal Patto per la Sardegna, c’è il mare: si deve riuscire a fare turismo sostenibile, ad allungare la stagione, a garantire servizi e infrastrutture preservando l’ambiente e utilizzando l’alta tecnologia, per esempio nell’agricoltura. Noi come Giunta stiamo facendo il possibile per sostenere questi progetti di sviluppo, abbiamo programmato 270 milioni per gli investimenti delle imprese. La strada tracciata da questo progetto mi sembra quella giusta, adesso bisogna procedere rapidi per chiudere la fase di co-progettazione e arrivare prima possibile all’accordo di programma finale.»

La strategia generale ha come obiettivo lo sviluppo occupazionale e sociale del territorio del Sinis, attraverso l’individuazione di itinerari tematici che valorizzino le caratteristiche locali tenendo come linee guida il turismo sostenibile e la qualità della vita. Tre gli itinerari individuati: quello ambientale, con il risanamento delle borgate marine per il miglioramento della fruibilità delle risorse ambientali e degli attrattori naturali e il potenziamento delle infrastrutture per facilitare accesso e fruibilità; quello culturale-archeologico che si propone di aumentare la visibilità del Sinis, innalzare la capacità di accoglienza da parte delle popolazioni locali, incrementare i flussi turistici e i livelli occupazionali, promuovere i prodotti culturali. Infine l’itinerario enogastronomico, ovvero la valorizzazione dei prodotti locali. Il tutto, nell’ottica di un progetto di turismo attivo ovvero predisposizione di servizi a mare per le attività balneari e potenziamento della viabilità per le attività rivolte alle aree interne come cicloturismo, nordic walking e golf.

Tra progetti chiusi, avviati e in corso sono coinvolte 30 Unioni per un totale di 284 Comuni. Considerando che dalla programmazione territoriale sono escluse alcune zone coinvolte in piani specifici (per esempio Sulcis o Nuorese), si tratta dell’88% dei centri sardi. A disposizione ci sono circa 300 milioni di euro e 30 mesi al massimo per realizzare i progetti.

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«Sinnova è un ecosistema che mette insieme innovazione, capitale umano e forte collaborazione tra imprese, centri di ricerca e istituzioni. Ci sono giovani, start up, imprese già solide che vogliono crescere, ci sono idee – tantissime – che si incontrano e si incrociano, tanta vitalità che ci fa ben sperare per il futuro anche in termini di nuova occupazione». L’ha detto il vicepresidente della Regione Raffaele Paci inaugurando nell’ex Manifattura Tabacchi di Cagliari la quinta edizione di Sinnova, il salone dell’innovazione nato in Sardegna. «È sempre una grande soddisfazione dare il via a questa manifestazione: nella nostra regione ci sono tutti gli ingredienti perché le start up si consolidino e restino sul mercato, abbiamo idee, una forte presenza di venture capital, strumenti finanziari al servizio di queste imprese e una politica regionale che sostiene l’innovazione e l’alta tecnologia in ogni modo possibile».

Anche domani si svolgerà la consueta esposizione delle innovazioni “made in Sardinia”, mentre nella terza giornata di sabato saranno presentati a scuole e visitatori i laboratori finanziati nell’ambito del programma regionale Tutti a Iscol@, con le nuove frontiere dell’istruzione nell’era digitale. L’edizione 2017 ospiterà nelle prime due giornate 99 imprese espositrici, divise in cinque settori di riferimento. A far da padrone il settore dell’ICT, con 60 aziende, poi turismo, cultura e ambiente in cui operano 19 imprese, le reti intelligenti per la gestione efficiente dell’energia con 9 soggetti, biomedicina con 7 e agroindustria con 4 aziende. Tra gli operatori partecipanti, 29 sono start up e 21 imprese al femminile. Sono 11 gli enti e istituzioni presenti, due multinazionali Amazon e Huawei, il fondo di venture capital italiano Vertis e la Bei (Banca europea degli investimenti). La terza giornata ospiterà 38 operatori economici del programma Tutti a Iscol@.

«Il settore dell’Ict dà lavoro a migliaia di persone nell’area di Cagliari e non solo. Una realtà che sta crescendo velocemente – ha sottolineato Paci nell’intervento conclusivo alla tavola rotonda che ha aperto la sezione dei workshop di Sinnova -. Questo impone un cambio di passo generale. La formazione prima di tutto deve adeguarsi, altrimenti l’innovazione tecnologica rischia di creare scompensi: servono persone con le giuste competenze, serve una scuola che formi alle nuove esigenze del mondo del lavoro e serve soprattutto che i giovani in quel mondo ci arrivino molto prima di quanto accade ora. Noi come Regione stiamo lavorando moltissimo in questa direzione e i risultati ci danno ragione, come dimostra la presenza di aziende multinazionali importanti che hanno scelto proprio la Sardegna per insediarsi e crescere. Abbiamo Huawei, ormai una solida realtà – ha ricordato Paci -, da pochi mesi Avio ha deciso di insediarsi a Villaputzu per un importante progetto di aerospazio e qualche settimana fa il nostro Radiotelescopio di San Basilio, alla presenza della Nasa, dell’Inaf e dell’Asi, ha seguito il tuffo finale della sonda Cassini. C’è il progetto Aria, il segmento dell’automazione medica che stiamo portando avanti con Microsoft e Inpeco, e due giorni fa la straordinaria notizia del Nobel assegnato per le onde gravitazionali che si studiano a Sos Enattos.»

«Ospitare qui questi player importanti significa garantirci contaminazione e innovazione, e noi dobbiamo far trovare alle imprese che vengono in Sardegna un ambiente favorevole – ha aggiunto il vicepresidente della Regione -. Abbiamo decine di startup, le Università sono uno stimolo continuo, la rete del contamination Lab nazionale è coordinata da Cagliari, noi come Giunta stiamo continuando a mettere risorse, 250 milioni con i bandi che coinvolgono il piccolo imprenditore fino al grande investitore. Abbiamo chiuso il bando sull’aerospazio che ha avuto il doppio delle richieste rispetto alle risorse disponibili, e faremo di tutto per trovare anche le altre, abbiamo messo 25 milioni sul bando innovazione e due giorni fa è stata chiusa la graduatoria sui cluster top down. Ma c’è un elemento dal quale non possiamo prescindere – ha concluso Raffaele Paci -. Dobbiamo essere sempre attenti alla qualità istituzionale: è qui che si gioca la scommessa, e dobbiamo vincerla. Dobbiamo riuscire a diventare una regione efficiente nei tempi e nelle procedure e dare risposte immediate. Ai cittadini, alle imprese, ai giovani che qui stanno costruendo il loro futuro.»

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l'assessore Paci a Sassari
Una Rete Metropolitana intelligente che, pensandosi e organizzandosi come una grande città unitaria, punta a ridisegnare il nord-ovest della Sardegna mettendo a sistema le politiche, i progetti e le iniziative, favorendo innovazione sociale e sviluppo competitivo. È il cuore della manifestazione d’interesse presentata ieri a Sassari all’assessore della Programmazione Raffaele Paci dalla Rete metropolitana del Nord Sardegna, 8 Comuni coinvolti (Sassari, Alghero, Castelsardo, Porto Torres, Sennori, Sorso, Stintino e Valledoria) e quasi 228mila abitanti interessati. Un pezzo di programmazione territoriale diverso da quelli finora presentati, perché coinvolge un tessuto urbano importante con la seconda città più grande della Sardegna, qualche mese fa destinataria di 15 milioni di euro grazie all’Iti (Investimento territoriale integrato). Nella sede del Palazzo Infermeria San Pietro per la Regione erano presenti anche le assessore dell’Ambiente Donatella Spano e dell’Industria Maria Grazia Piras, i sindaci, i consiglieri regionali del territorio, sindacati e imprenditori.

«Capitale umano, innovazione, ambiente, cultura e identità: sono i 4 settori che abbiamo in qualunque luogo della Sardegna, dal più piccolo paesino alla grande città, e che si declinano in base ai contesti in cui si vogliono sviluppare. Questi sono i nostri punti di forza e ci aiuteranno a uscire dalla crisi, e grazie alle nuove tecnologie possono ridurre il gap geografico – ha detto l’assessore della Programmazione Raffaele Paci -. E poi c’e il valore aggiunto della qualità della vita, apprezzato da chiunque, ma il tema è sempre lo stesso: come creare opportunità di lavoro, e lo possiamo fare se utilizziamo in ognuno dei nostri settori di forza innovazione e capitale umano. In questo territorio nasceranno un Centro per l’agricoltura di precisione e uno per le malattie animali, che vogliamo serva l’intera Europa, e parlando di finanziamenti, oltre ai 15 milioni dell’Iti sono già arrivati 60 milioni di Iscol@, 40 del mutuo infrastrutture, 100 per l’azienda ospedaliera che si aggiungono ai precedenti 100, 20 per il campus, 9 per i porti, 5 per le ciclovie, e molti altri ancora per un totale di oltre 370 milioni. Ci sono tante potenzialità e molte risorse – ha concluso Paci -, ora serve progettare bene e raggiungere un elevato livello di efficienza e un profondo senso di etica nella pubblica amministrazione che permetta di dare risposte rapide ai cittadini.»
La Rete diviene il soggetto chiave per il coordinamento dell’intera area, con l’obiettivo di favorire la valorizzazione e promozione del territorio, con particolare riguardo alle aree urbane, in connessione funzionale col resto del territorio. “Riempire le aziende di byte” l’obiettivo principale, perché così si supera qualunque barriera geografica. Sei gli ambiti d’intervento previsti: ricerca e sviluppo, turismo sostenibile, sanità e inclusione sociale, ambiente naturale e aree protette, trasporti, innovazione. Si va dalla valorizzazione delle aziende agricole di Surigheddu e Mamuntanas, della Nurra e della Romangia in un “unicum” di eccellenze produttive all’innovazione delle pmi fino alla creazione di un Polo Fieristico e Centro Congressi della Rete Metropolitana. E poi turismo culturale e sanitario, con centri di eccellenza, parchi, aree marine e sic, corridoi ecologici.
«Questo incontro è un primo passo nel dialogo con la Regione – ha commentato il sindaco di Sassari e presidente della Rete Metropolitana Nicola Sanna -. La Rete è un’unione dei comuni anomala, nata in un momento delicato, quello dell’elaborazione della riforma sugli enti locali, e rappresenta l’opportunità di sviluppo di un’area urbana complessa, una complessità pari a quella della città metropolitana. L’area del Nord ovest, oggi, mostra segnali di ripresa e punta ad individuare elementi strategici di sviluppo.» 
Tra progetti chiusi, avviati e in corso sono coinvolte 30 Unioni per un totale di 284 Comuni. Considerando che dalla programmazione territoriale sono escluse alcune zone coinvolte in piani specifici (per esempio Sulcis o Nuorese), si tratta dell’88% dei centri sardi. A disposizione ci sono circa 300 milioni di euro e 30 mesi al massimo per realizzare i progetti.

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Si tratta della terza in poco più di un mese, per un totale di 200 milioni di euro. Le precedenti mettevano a disposizione 22 milioni per comparto agricolo, Province, Protezione Civile, Vigili del fuoco e 30 milioni per affrontare la crisi dell’ovicaprino. «Ora mettiamo in gioco 150 milioni nuovi che utilizziamo per partite importanti – spiega Raffaele Paci -. 31 milioni li utilizziamo per fare estinzione anticipata del debito pubblico regionale e riusciamo così ad aprire altrettanti spazi finanziari per i Comuni, una cosa che ci hanno chiesto più volte e che facciamo molto volentieri. Poi ci sono 117 milioni destinati alla sanità per ridurre il disavanzo, dare ossigeno alle aziende sanitarie e comprare i farmaci innovativi, 2 milioni e mezzo per gli indennizzi sulla lingua blu, 2 milioni alla Protezione Civile per il ristoro dei danni delle calamità naturali, 1 milione e 400mila euro per i lavoratori in utilizzo presso i Comuni e 600mila euro per i danni causati dalla lymantria.»

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Il Consiglio regionale ha rinviato l’elezione del nuovo vicepresidente al posto del dimissionario Ignazio Locci.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau che, prima di procedere, ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato la decisione dei capigruppo di rinviare ad altra data le elezioni di un vice presidente dell’Assemblea del Garante regionale per l’infanzia. Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere del Psd’Az Christian Solinas, ha ricordato il travaglio popolo catalano, proponendo che il Consiglio manifesti concretamente la sua solidarietà «ad una comunità che sta riaffermando il diritto alla auto determinazione dei popoli» e prenda le distanze da un «processo di inasprimento del confronto istituzionale che impedisce un voto democratico». «La Sardegna – ha concluso – che ha conosciuto vicende analoghe, non può che essere vicina ai fratelli catalani».

Il presidente Ganau ha ribadito i contenuti delle dichiarazioni di solidarietà al popolo catalano già espressi da lui stesso e dal presidente Pigliaru.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, invece, ha messo l’accento sulla situazione politica, sottolineando che «il Consiglio è il luogo deputato per capire cosa sta succedendo nella maggioranza, perché apprendiamo dalla stampa che su importanti riforme, sanità ed urbanistica, ci sono gruppi e singoli esponenti di maggioranza che hanno già dichiarato la loro posizione contraria». Per cui, ha aggiunto, su provvedimenti come questi il dibattito non si può esaurire nel dibattito interno di qualche gruppo o qualche partito e il presidente della Regione deve riferire in Aula con urgenza. In materia sanitaria, Pittalis ha lamentato la mancata distribuzione al Consiglio dei dati sul monitoraggio delle spesa sanitaria elaborati da un organismo istituito ad hoc «e questo avviene mentre sulla stampa si assiste al solito balletto di cifre, a ridosso della discussione della riforma in Consiglio».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, associandoci alla proposta del collega Solinas, ha evidenziato che «questa consiliatura si è caratterizzata anche su un importante profilo internazionale, intraprendendo con la Corsica un percorso di rappresentazione su scala internazionale delle istanze di comunità identitarie, percorso che il governo spagnolo ha bruscamente interrotto impedendo la libera consultazione dei cittadini della Catalogna». Gianfranco Congiu è poi tornato sulle recenti nomine all’Ersu di Sassari, disposte dal presidente Ganau con i poteri sostitutivi, ribadendo la sua richiesta di «conoscere i criteri adottati per quelle nomine, nomine che non ci soddisfano, con particolare riferimento al curriculum di un nominato che non ha nemmeno la laurea e viene chiamato ad occuparsi dei problemi degli studenti universitari».

Il consigliere Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla situazione dell’Aias, sulla quale «a fronte di numerosi impegni e decisioni del Consiglio e della Giunta riguardanti il regolare pagamento degli stipendi si registra una situazione in cui la società risulta in grave arretrato».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, riprendendo gli interventi dei colleghi Christian Solinas e Gianfranco Congiu, ha riaffermato esigenza che «il Consiglio, con una presa di posizione forte, si schieri a fianco dei catalani, in un momento molto pericoloso per tutte le democrazie europee, in cui arresti e provvedimenti giudiziari hanno fermato un referendum democratico ricorrendo all’uso della forza». «La Catalogna – ha concluso – una sede di rappresentanza in Sardegna, ad Alghero, istituita da generalitat di sinistra e sindaco di centro destra, a testimonianza di rapporto che ha radici profonde».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha condiviso gli interventi precedenti sulla situazione della Catalogna allargando l’orizzonte alla situazione «dei popoli senza stato che in Europa hanno una popolazione di circa 100 milioni di persone, popoli come questi Sardegna e Catalogna, che chiedono dignità, autodeterminazione, libertà di esprimere la loro cultura e le loro aspirazioni; lo chiede soprattutto la Catalogna che oggi sta subendo un attacco alla sua libertà, un fatto eccezionale che richiede un atto formale del Consiglio regionale».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha rilanciato il problema dell’Aias invitando Consiglio e Giunta «ad essere protagonisti nelle vicende di una azienda che svolge un servizio pubblico essenziale senza però garantire il regolare pagamento stipendi e corrette relazioni sindacali». «La Regione sta facendo la sua parte – ha osservato Pietro Cocco – pagando regolarmente le fatture, mentre l’azienda non trasferisce le risorse ai lavoratori e mantiene in piedi provvedimenti di licenziamento; per questi motivi occorre al più presto una discussione approfondita sull’argomento».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha denunciato la grave, situazione dei lavoratori ex Ati Ifras e parco Geominerario, protestando perché «da quasi 10 mesi non succede niente nonostante fosse stato individuato un percorso per reinserire circa 500 lavoratori che ancora non è iniziato ed i problemi non sono risolti, mentre emergono forti disparità di trattamento». Sappiamo che il problema è difficile, ha riconosciuto la Zedda, «anche per questioni normative, però ma quanto fatto finora non rispetta i diritti dei lavoratori e di fatto abbandona un vasto territorio; ora abbiamo di fronte la scadenza dell’11 ottobre ma non c’è niente di certo se non che sono stati inseriti solo 7 lavoratori».

Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi si è associato ai sentimenti di vicinanza al popolo catalano espressi da molti consiglieri dichiarandosi favorevole ad un documento del Consiglio. A proposito di nomine esercitate con poteri sostituitivi, Crisponi ha ricordato «la vicenda del 2013 che ha riguardato il Comitato per la lingua sarda che, dopo quattro anni, ancora non si è insediato, alimentando enormi interrogativi sulla sua funzione».

A nome del Cps il capogruppo Pierfranco Zanchetta, «come esponente di una minoranza nella minoranza» ha manifestato convinta solidarietà al popolo catalano assicurando la sua piena disponibilità per un documento del Consiglio regionale in materia di auto determinazione». Infine ha ringraziato il presidente Pigliaru per l’impegno su La Maddalena nella partita delicata del post G8, che forse consentirà la soluzione immediata di un vecchio problema di interesse strategico per la comunità maddalenina».

Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Sdp) ha espresso una valutazione positiva sulla posizione assunta dal presidente Pigliaru sulle vicende della Catalogna perché, a suo giudizio, «l’autodeterminazione è un diritto delle nazioni democratiche senza condizioni e senza il ricorso alla forza». «Fra poco – ha ricordato – si terrà il referendum per l’autodeterminazione del popolo curdo, un altro popolo senza stato che attende da quattro millenni e sta combattendo contro l’Isis per affermare il principio della coesistenza di tutte le culture in un clima di ostilità del governo centrale e di quello turco; anche questa battaglia merita il sostegno della Regione».

Al termine di quest’ultimo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno ed il presidente ha dato la parola al presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd), relatore di maggioranza, per illustrare il contenuto del Dl 449 (disposizioni finanziarie e seconda variazione al bilancio 2017-2019).

Nel suo intervento Sabatini ha dato un giudizio «fortemente positivo sul provvedimento, perché sui liberano risorse aggiuntive per oltre 148 milioni provenienti dall’attuazione dell’art.8 statuto, che consentono di coprire in parte il disavanzo della sanità, di abbattere i ratei dei mutui e di aprire nuovi spazi finanziari per gli enti locali». Per quanto riguarda i conti della sanità, Sabatini ha condiviso il suggerimento del collega Pietro Pittalis di aprire un dibattito sull’argomento «perché spesso si fa il gioco delle tre carte senza punti di riferimento, mentre invece si deve partire dalla delibera Cipe su fabbisogno per ciascuna Regione per poi fare valutazione, tenendo presente che, in base a quella tabella, dai 392 milioni di 2013 si è arrivati a 320 nonostante i costi aggiuntivi sostenuti per vaccini, nuovi farmaci ed ammortamenti». «E’ vero – ha concluso – che spendiamo troppo in base ai livelli di assistenza ma, in base alla spesa pro-capite, ci sono Regioni virtuose con una spesa più alta della nostra, quindi il tema centrale è e resta qualificare la spesa e spendere meglio».

Per la minoranza, il relatore Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha affermato che quello «di aumentare qualità del servizio sanitario contenendo i costi è un obiettivo di legislatura che non è stato raggiunto, perché oggi si andando in direzione completamente posta, mentre per l’ennesima volta maggiori entrate vengono utilizzate non per lo sviluppo ma per coprire il deficit di sanità». «E’vero che disavanzo è diminuito – ha aggiunto Paolo Truzzu – ma non solo il suo trend è negativo dal 2012 ad oggi, ma la Sardegna per la prima volta nella storia è la Regione peggiore d’Italia, con conti peggiori delle altre 8 Regioni canaglia». «A differenza dei tanti annunci della maggioranza – ha detto ancora Truzzu – siamo di fronte ad una riforma mancata fatta che si è trasformata in un terreno di scontro interno alla maggioranza, dal continui rinvio della nomina del direttore dell’Areus non c’è solo per questo, ai provvedimenti di tutela degli amici, dalle situazioni irregolari sulle nomine sulle quali non si è mai intervenuti, alla mancata definizione di percorsi di cura omogenei per tutti i sardi che anche quest’anno stato stati spacchettati in 8 aziende diverse». «Ora – ha concluso – abbiamo di fronte 2 possibilità: far finta di niente o individuare errori e trovare soluzioni, anche perché fra una settimana discutiamo della nuova rete ospedaliera con gli stessi interlocutori che hanno scassato i conti del sistema sanitario».

Chiuse le relazioni il presidente ha aperto la discussione generale dando la parola al primo degli iscritti, il capogruppo del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu.

L’esponente della maggioranza ha espresso soddisfazione per l’impegno assunto ieri dal presidente della Regione Francesco Pigliaru durante il vertice del centrosinistra per aprire una fase di verifica sui conti della Sanità. «Era quello che chiedevamo da tempo – ha detto Gianfranco Congiu – non è pensabile che si discuta ancora sui criteri per conteggiare la spesa. Serve un confronto a tutto campo sul quantum del debito sanitario, la nostra posizione è stata critica in Commissione dove ci siamo astenuti, oggi siamo in aula perché auspichiamo che questa verifica venga fatta, siamo pronti a dare il nostro contributo».

Secondo Alessandra Zedda (Forza Italia) il dl di assestamento di bilancio è  un provvedimento dovuto. «La spesa sanitaria è aumentata, le misure messe in campo dalla Giunta non hanno dato i risultati sperati:  non ci sono Case della salute, Ospedali di comunità ma soprattutto mancano servizi fondamentali come l’elisoccorso». Alessandra Zedda ha poi definito “irriverenti” nei confronti del Consiglio e della Giunta gli atti aziendali adottati dalle Asl. «E’ uno scandalo, si inventano atti e si trasferiscono servizi come Chirurgia del Policlinico. Sembra una sistemazione degli amici degli amici. Vengono istituiti primariati di servizi sanitari (infermieristica, ostetricia e fisioterapia) e si sopprimono quelli di medicina. Così non si risparmia nulla, si chiudono strutture primarie e nascono i satelliti. Stiamo inoltre ammazzando la sanità privata. Cui prodest? Nel pubblico i servizi costano di più e non sono garantiti. La Sanità è in forte difficoltà, mi auguro che le riforme possano migliorare la qualità dell’assistenza ma finora abbiamo sentito solo parole, oggi mancano i soldi per pagare gli stipendi».

Francesco Agus (Campo Progressista) si è invece concentrato sul contenuto del comma secondo dell’art. 1. «Per l’ennesima volta il Consiglio è chiamato a finanziare il sistema degli enti locali. Comuni, Province e Città metropolitane, sempre più agonizzanti, vivono solo grazie ai finanziamenti regionali. Le Province non incassano più le tasse e non beneficiano di trasferimenti statali. Per questo la Regione sottrae risorse al proprio bilancio per far funzionare e sostenere gli enti».

Agus ha poi invocato un’azione forte della Regione nei confronti dello Stato perché si assuma le proprie responsabilità e trasferisca le risorse dovute agli enti di area vasta: «La Regione si potrebbe appropriare delle province per usucapione – ha detto Francesco Agus – in un momento come questo serve un’azione forte nei confronti dello Stato che finora è mancata. E’ notizia di qualche giorno fa: la Conferenza delle regioni, nonostante le promesse, ha respinto la richiesta della Sardegna di essere inserita nella ripartizione dei fondi per la disabilità (75 milioni di euro destinati alle province di regioni a statuto ordinario). Tra qualche mese saremo costretti a rimpinguare i fondi per garantire il diritto allo studio degli alunni disabili. La Regione pagherà di tasca propria una funzione statale delegata alle province». Su questi e altri temi Agus ha annunciato la presentazione di un’apposita mozione.

Molto critico l’intervento di Marco Tedde (Forza Italia) sulla gestione della Sanità: «Tutti i nodi vengono al pettine – ha esordito Marco Tedde – l’Asl unica è stata presentata come la panacea di tutti mali. Nel suo programma Pigliaru disse di voler slegare la sanità dalla politica ma tutti sappiamo cosa è accaduto: il sistema sanitario è sempre più avviluppato alla politica, i costi sono cresciuti e sono aumentati gli sprechi. I progetti di Pigliaru sono clamorosamente falliti».

Secondo Tedde, dal 2013 a oggi il disavanzo della Sanità sarebbe cresciuto a dismisura: «4 anni fa il deficit ammontava a 11 milioni di euro, nel 2016 era di 242 milioni – ha affermato il consigliere di Forza Italia – con il Brotzu e le Aou si arriva a 299 milioni. Il debito ha assunto dimensioni paurose, la situazione è grave e non si può far finta di nulla».

Marco Tedde ha quindi invitato la Giunta ad un cambio di rotta: «Siamo diventati una regione canaglia sul fronte del debito sanitario – ha aggiunto l’esponente della minoranza – non lo dico io ma il leader del Pds, secondo partito della maggioranza. Oggi si discute di un incremento di 117 milioni per permettere di pagare gli stipendi. La riforma è fallita: l’Ats non riduce debiti, non fa decrescere le spese e non migliora i servizi. E’ solo una riforma di facciata, decorativa. Sarebbe stato meglio riformare la rete territoriale e intervenire sull’emergenza-urgenza, settore per il quale non è stato ancora nominato il direttore generale dell’Areus. La situazione non migliorerà con la riorganizzazione della rete ospedaliera checché ne dicano il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Luigi Arru».

A difesa del provvedimento è intervenuto il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini. «Chi dice che la spesa è aumentata in questi anni dice una bugia – ha detto Franco Sabatini – se si prendono i valori Cipe e quelli assoluti la spesa nel 2017 andrà a diminuire. Se si vuole fare chiarezza la si faccia ma non si dicano falsità».

Sabatini ha poi invitato a riflettere sui livelli di assistenza: «Il vero tema è questo – ha proseguito Franco Sabatini – occorre valutare attentamente la qualità dell’assistenza assicurata. Se si dice che stiamo coprendo i maggiori costi della sanità con le maggiori entrate dico che a tutti farebbe piacere investire i soldi nello sviluppo. Prima però per coprire i costi si tagliava sui fondi ai comuni, sul sociale etc. Oggi c’è una trattativa con lo Stato per coprire il disavanzo. Sono d’accordo ad aprire un dibattito vero, ma deve essere onesto e con dati alla mano. Ci sono responsabilità diffuse. Nessuno può venire in aula a dare lezioni».

Secondo il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni la vera questione è rappresentata dalla mancanza di un serio confronto con lo Stato. «Non chiediamo l’applicazione dell’art. 8 dello statuto. Manca la capacità di incidere nei rapporti con i governi. Stato ed unione Europea non ci riconoscono la condizione di insularità che invece è riconosciuta ad altre regioni d’Europa».

Attilio Dedoni ha poi criticato l’esiguità dei fondi stanziati per protezione civile, lavoratori in utilizzo e contrasto della lingua blu e la gestione generale della Sanità: «Attendiamo ancora la nomina del Dg dell’Areus, la rete oncologica si sta disfacendo, la situazione del Centro di eccellenza della sclerosi multipla è confusa, il Brotzu è in decadenza cosi come la rete sul diabete, i territori abbandonati (dove sono le case della salute?), le liste d’attesa sono sempre più lunghe e la spesa è fuori controllo. Occorre pensare ai malati – ha concluso Dedoni – la Giunta dica cosa deve essere cambiato».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola alla Giunta. L’assessore al Bilancio Raffaele Paci si è detto favorevole all’apertura di un dibattito pubblico sui conti della sanità nei modi in cui il Consiglio riterrà opportuno. «Non abbiamo niente da nascondere. Le cose sono molto più complesse che guardare una semplice differenza tra quello che è il fabbisogno Cipe e quello che è lo stanziamento. Negli anni del Patto di stabilità, che consentiva di spendere solo nella Sanità, il Consiglio ha messo i soldi in quel settore. E’ una distorsione assurda che ora non esiste più: oggi si può spendere in tutti gli altri campi. Per questo abbiamo fatto una scelta diversa: far emergere i costi effettivi della Sanità per dare vita a un’azione di risanamento che è lunga e tortuosa».

Raffaele Paci ha poi invitato a leggere bene i dati: «Negli anni scorsi il Consiglio aveva giustamente disposto un abbattimento dell’Irap. Per le Asl significava una riduzione delle tasse di 60 milioni di euro, adesso quei soldi si pagano – ha detto Raffaele Paci – stesso discorso per i farmaci innovativi che prima non c’erano e oggi costano 70 milioni di euro all’anno. Si tratta di soldi aggiuntivi che doveva dare lo Stato, ma l’assenza di regole di salvaguardia nel Patto ha costretto la Sardegna a ricorrere a fondi propri. Su questo occorre fare chiarezza».

Sull’impianto complessivo del Dl di assestamento del bilancio, l’assessore ha dato un giudizio positivo: «Non si tagliano spese ma si mettono a correre 148 milioni di nuove risorse che arrivano da un confronto duro con lo Stato sulle entrate. Si tratta dei saldi  per gli anni 2010-2013. E’ un risultato importante che permette due interventi fondamentali: uno sulla sanità, che non risolve il problema ma dà respiro alle aziende, e l’altro sugli enti locali. L’estinzione anticipata di debito regionale ci permette di cedere spazi finanziari ai Comuni per fare investimenti. Lo facciamo molto volentieri. I temi posti da Agus sono correttissimi: è una battaglia giornaliera, le cose le stiamo facendo. Il tema del confronto con lo Stato è il tema centrale su cui dobbiamo discutere. Alcune battaglie le abbiamo vinte, altre come il contributo della Sardegna alla finanza pubblica dobbiamo combatterle strenuamente. Ancora non abbiamo ottenuto risposte. Le ultime sentenze della Corte Costituzionale hanno ribadito che per le autonomie speciali serve un’intesa con lo Stato. Questa è la via per ridurre gli accantonamenti. Sarà una battaglia che porteremo avanti in questi mesi e che dovrà trovare risposte nella legge di stabilità 2018». Su questo punto, Paci ha annunciato la  possibile presentazione della manovra finanziaria al Consiglio entro il mese di ottobre così evitare ricorso all’esercizio provvisorio.

Ha poi preso la parola per dichiarazione di voto l’on. Roberto Desini (Pds), che ha detto: «Questa manovrina di bilancio purtroppo vede la Sanità protagonista, come spesso accade. E’ arrivato il momento dio affrontare in maniera seria il problema delle ex province, anche perché non abbiamo organismi eletti, nemmeno di secondo livello. L’azione politica messa in campo sulla Sanità non è condivisibile: dopo nove mesi dalla istituzione dell’Areus per beghe clientelari e di bande politiche a oggi non è stato nominato il direttore generale».

L’on. Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il voto contrario: «Se la Sanità non funziona e continua su questa direzione salta il banco. E salta tutto. I dati che ho riportato sono pubblici e non permetto a nessuno di dire che ho affermato falsità. Non mi importa nulla di quanto è accaduto nel passato ma mi importa di cosa sarà il futuro, a cominciare dalla Sanità».

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli ed il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 1 e sugli emendamenti, sul quale si sono espressi per il parere obbligatorio la commissione Bilancio e l’assessore al Bilancio.

Sul primo emendamento è intervenuto l’on. Roberto Deriu (Pd), che ha toccato il tema dello smantellamento delle Province avvenuto in passato. «E’ stata un’azione senza criterio, lo dico dal 2011. La Regione ha fatto molto sinora, perché ha contribuito comunque a tenere in piedi il sistema generale. E gli emendamenti 1 e 2 hanno l’obiettivo di completare il disegno di salvataggio del sistema istituzionale che sino ad oggi è stato garantito. Sono due emendamenti preziosi che se anche non hanno trovato il favore della commissione devono essere approvati dall’Aula. Il primo riguarda la Città metropolitana di Cagliari mentre il secondo serve ad approvare il bilancio della Provincia di Nuoro: il contrario sarebbe determinare l’inutilità dei trasferimenti fatti fino a oggi dal Consiglio regionale alla Provincia di Nuoro».

L’on. Piermario Manca (Pds) ha detto sull’emendamento 4: «Non è chiaro il testo e la finalità rispetto al problema dei focolai della blue tongue».

Il presidente Gianfranco Ganau ha disposto una breve sospensione dei lavori. Alla ripresa l’assessore Raffaele Paci (Bilancio) è intervenuto sul tema degli enti locali e ha detto: «Il finanziamento delle Province, che svolgono temi essenziali, è cruciale: non sono sufficienti i quattro milioni di euro che due mesi fa il Consiglio regionale ha stanziato. Per questo c’è il nostro impegno mio e dell’assessore degli Enti locali per portare un provvedimento particolare su questo».

Il testo dell’articolo 1 (Disposizioni finanziarie)  è stato approvato con esclusione dei commi 4 e 5, oggetto di votazione separata richiesta dall’opposizione.

A seguire, anche i commi 4 e 5 sono stati approvati.

Ritirati gli emendamenti 1, 2 e 3; approvati tutti gli altri. Approvato poi l’articolo 2 (Norma finanziaria e variazioni di bilancio) con gli emendamenti aggiuntivi 9, 13, 14, 15, 16, 17, 18 e 19.

Approvato senza emendamenti anche l’articolo 3 (entrata in vigore), poi i quattro allegati e il testo finale della legge.

A seguire il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di tre ordini del giorno su quanto accade in queste ore in Catalogna e ha chiesto ai presentatori di produrre una stesura unitaria, sospendendo così i lavori.

Alla ripresa, il presidente Ganau ha dato lettura del testo unificato a sostegno del popolo catalano e in favore del riconoscimento del diritto di esprimersi sull’autodeterminazione della Catalogna.

Col parere favorevole della Giunta, il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno.

I lavori del Consiglio regionale si sono chiusi così e l’Aula è convocata per martedì 26 settembre, alle 10.30.

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RADIO TELESCOPIO SAN BASILIO

Il bando della Regione sull’Aerospazio pubblicato da Sardegna Ricerche per progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito della S3 (Strategia di specializzazione intelligente) finanziato dal Por 2014-2020, scaduto ieri, ha avuto un grande successo.
Sono stati presentati 10 progetti per un investimento complessivo di 12 milioni di euro e una richiesta di contributi alla Regione di 8 milioni e 800mila euro rispetto a una disponibilità di 5 milioni. Dopo la fase di valutazione che inizia immediatamente, sarà pubblicata la graduatoria finale che permetterà di finanziare subito i progetti migliori. «I numeri del bando sono molto significativi, dimostrano una grande vitalità delle imprese del settore dell’aerospazio, che in Sardegna sta vivendo un momento particolarmente importante, ma anche una forte propensione all’innovazione e all’alta tecnologia, tutti elementi che consideriamo indispensabili per lo sviluppo, l’occupazione e il rilancio dell’economia – dice l’assessore della Programmazione Raffaele Paci -. Come già era successo per il bando innovazione, ma più in generale per tutti i bandi precedenti, anche in questo caso le richieste hanno superato l’importo del bando, e questo è un segnale positivo perché significa che davvero le imprese ricominciano a investire dopo anni di buio. È giusto perciò impegnarsi a sostenere questa voglia di ripresa da parte delle imprese, incoraggiate anche dai dati confortanti su Pil, export, occupazione». 
Sono state presentate domande su tre aree tematiche: droni e sensori per applicazioni civili e duali (4 progetti per 4,9 milioni di investimento e 3,5 milioni di contributo); monitoraggio ambientale del territorio basato su tecnologie satellitari (4 progetti, 5,5 milioni di investimento e 4 di contributo richiesto); dispositivi elettronici e meteorologici (2 progetti, 1,7 milioni di investimento e 1,3 di risorse chieste). L’importo medio dei progetti presentati è di 1,2 milioni e oscillano fra un minimo di 700mila euro a un massimo di 1,8 milioni.
Il bando prevedeva che i progetti venissero elaborati e presentati in collaborazione fra imprese e organismi di ricerca. Dei 20 soggetti complessivamente coinvolti, 14 sono imprese (di cui 7 socie del Distretto Aerospaziale della Sardegna) e 6 organismi di ricerca (5 del Dass). «Il Distretto Aerospaziale continua a svolgere un ruolo importante qui in Sardegna e sono sicuro che questo settore potrà essere un vero e proprio volano di sviluppo per la nostra regione grazie alla collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti. Stiamo gradualmente passando dalla fase della ricerca a quella della ricaduta sul territorio, attraendo imprese che creano occupazione, come dimostra l’insediamento di Avio a Villaputzu, e le nostre eccellenze sono riconosciute anche dalla Nasa che in questi giorni era in Sardegna per la fase finale della missione della sonda Cassini seguita proprio dal Radiotelescopio di San Basilio. In questa direzione dobbiamo proseguire – conclude l’assessore Paci – le prospettive sono importanti, e l’impegno della nostra Giunta molto forte per garantire tutto il supporto necessario».

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L’Unione di Comuni Fenici avvia il suo percorso di programmazione territoriale puntando su incentivi alle imprese, infrastrutture, valorizzazione delle risorse ambientali in particolare zone umide, stagno e fiumi, itinerari di collegamento costa interno in chiave turistica, servizi sociali e di assistenza a infanzia e famiglie in genere. L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, accolto dal sindaco Andrea Pisu Massa e dal presidente dell’Unione di Comuni Antonello Figus, ha presieduto l’avvio del tavolo istituzionale con la Regione, con la presentazione della manifestazione d’interesse da parte di 5 Comuni e 11.300 abitanti.
«Con questa programmazione territoriale abbiamo fissato poche regole ma importanti. Le prime due sono il coinvolgimento delle imprese e l’associazione di quanti più Comuni possibile per elaborare progetti strategici per territori vasti, e da queste non si deroga – dice Raffaele Paci -. È necessario avere investitori privati che sostengono i progetti, che ci credano e li finanzino, altrimenti non andiamo da nessuna parte. In questa zona abbiamo raggiunto un risultato molto importante: quello di Oristano sarà il primo porto in Sardegna ad avere gli impianti di deposito del metano con tutti i collegamenti. La Giunta Pigliaru col Patto per la Sardegna è riuscita ad avere il finanziamento della dorsale; siamo un’isola ma facciamo parte della rete nazionale, il che significa avere le stesse tariffe di Roma o Milano, e questo dà certezze fondamentali per il futuro. Su queste certezze ma anche sulla consapevolezza che solo attraverso l’alta tecnologia anche i settori più tradizionali possono essere produttivi, bisogna progettare il futuro. Investendo, mettendosi in gioco, credendoci, ben lontani da qualunque mentalità assistenzialistica pur nella certezza che la Regione c’è e fa la sua parte. Abbiamo visto gli ultimi dati incoraggianti su Pil, export del settore primario, occupazione: dobbiamo consolidare questi dati – conclude Raffaele Paci – con la certezza che l’insieme di tutte le attività, l’unione delle forze ci dà la forza per dare risposte alle comunità locali.»
Articolata in tre azioni specifiche: supportare lo sviluppo competitivo delle imprese, adeguare le infrastrutture strategiche territoriali e valorizzare il capitale sociale inespresso. Per lo sviluppo competitivo delle imprese, gli obiettivi sono attivazione di sinergie fra agroalimentare e turismo, connessione con il polo universitario di Oristano, innovazione, comunicazione del territorio puntando su specificità culturali, qualità ambientale e dei centri urbani. Per le infrastrutture si punta alla valorizzazione del sistema portuale, allo sviluppo di itinerari tra le aree interne e quelle costiere in particolare tra le zone umide e il Parco di Monte Arci, all’incremento della banda larga, alla creazione del distretto energetico del gas naturale liquefatto, al recupero di spazi dismessi. Infine, il capitale sociale: creazione di una rete d’imprese, servizi per la famiglia e in particolare per l’infanzia, progetti di co-housing e housing sociale, integrazione sociale.
Tra progetti chiusi, avviati e in corso sono coinvolte 30 Unioni per un totale di 284 Comuni. Considerando che dalla programmazione territoriale sono escluse alcune zone coinvolte in piani specifici (per esempio Sulcis o Nuorese), si tratta dell’88% dei centri sardi. A disposizione ci sono 300 milioni di euro.

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La Nasa in Sardegna per seguire le fasi finali di una delle più importanti missioni aerospaziali di sempre: domani la sonda Cassini si tufferà dentro Saturno, dopo averne attraversato gli anelli e fino a perdere il segnale concludendo così la sua missione ventennale. Al centro dell’attenzione internazionale il Radiotelescopio di San Basilio: i segnali radio della sonda verranno captati proprio in Sardegna dal Sardinia Deep Space Antenna (Sdsa). Ingegneri e dirigenti della Nasa, guidati dal deputy director di Nasa Scan Badri Younes, sono stati ricevuti oggi dal vicepresidente della Regione Raffaele Paci insieme al presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) Nicolò D’Amico, al portavoce del presidente di Agenzia Spaziale Italiana (Asi) Andrea Zanini, al delegato del rettore dell’Università di Cagliari Massimo Vanzi.
«Siamo molto orgogliosi del ruolo della Sardegna a livello mondiale in una missione così importante, a conferma delle grandi professionalità su cui possiamo contare. La presenza della Nasaoggi qui da noi dimostra che abbiamo fatto bene a credere come Giunta nelle potenzialità dell’aerospazio: continueremo a sostenerlo, sempre più convinti che in questo settore la nostra regione possa collocarsi in una posizione di vera e propria eccellenza – dice Raffaele Paci -. Siamo una piccola isola, dobbiamo stare nei network internazionali di ricerca, di innovazione, di sviluppo, di formazione del capitale umano. E questo significa anche avere prospettive in termini di sviluppo e occupazione: per le professionalità che lavoreranno proprio a San Basilio, per tutte quelle che gravitano nel settore aerospazio e anche in termini di attrazione di investimenti, con le imprese che iniziano a insediarsi qui da noi, ricordiamo l’investimento di Avio a Villaputzu. Continueremo a sostenere con forza e convinzione questo settore, con una piattaforma di valenza internazionale che coinvolge imprese, università e centri pubblici di ricerca.»
Dopo aver sfrecciato per sei mesi fra gli anelli di Saturno, la sonda Cassini è ora vicinissima al “suo” pianeta che aveva già raggiunto13 anni fa. Adesso è pronta a tuffarsi nell’atmosfera giallastra del pianeta degli anelli: sarà una discesa rapidissima, il cui inizio è previsto poco prima delle 14 di domani. Tutto durerà una manciata di minuti, ma sarà un gran finale degno di una missione storica, nella quale l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano. L’Asi ha infatti organizzato la missione al fianco di Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Inaf. All’interno di questo importante network internazionale di ricerca si inserisce il Radiotelescopio di San Basilio che diventa parte integrante del Deep Space Network della Nasa e fornirà servizi di comunicazione e navigazione anche per le sonde interplanetarie europee, specializzandosi in particolare per quelle marziane, in vista della Human Exploration del pianeta.
«L’attenzione che la Nasa pone alle performance del radiotelescopio Srt e dei nostri laboratori di sviluppo aprono grandi prospettive e sono indicative dell’eccellenza accademica e scientifica che esiste in Sardegna – sottolinea il presidente Inaf D’Amico -. È il risultato di un investimento che nasce da lontano fatto da Asi, Inaf, Miur, dalla Regione Sardegna con tantissima attenzione e con il forte coinvolgimento dell’Università di Cagliari. Questa è un’iniziativa densa di prospettive per il territorio e siamo sicuri che avrà un grande successo». 
Prevedono il rafforzamento delle dotazioni strumentali e umane che permetteranno, entro il 2020, la piena capacità operativa del Sdsa nel fornire servizi completi come stazione per il deep space internazionale, affiancando all’attuale capacità di ricezione in banda X, quella in banda Ka e, a seguito di una opportuna fase di progettazione, la trasmissione nelle bande X e K, quest’ultima specificatamente per la radioscienza. Younes ha poi anticipato che la Sardegna avrà una ruolo di primissimo piano nella prossima missione lunare.