19 July, 2024
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«L’innovazione, il digitale e la velocità dell’evoluzione tecnologica fanno della Sardegna una terra all’avanguardia e la Giunta continuerà a lavorare in questa direzione, mettendo a disposizione tutti gli strumenti per farla diventare un punto di riferimento internazionale. Siamo secondi solo alla Lombardia nell’attrazione di Venture Capital per le start up, risultato straordinario. Agli investitori di tutto il mondo diciamo: investite da noi, credeteci. Da parte nostra troverete tutto il supporto necessario». L’ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, incontrando a Villa Devoto con l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, la dirigenza di Telit, azienda specializzata nella tecnologia wireless machine to machine (M2M) e servizi a valore aggiunto tra cui cloud e connettività.
L’amministratore delegato Enrico Testa ha ricordato che Telit è già presente a Cagliari, ma è emersa la volontà di allargare la collaborazione e rafforzare la presenza in Sardegna. Approvato dal MIUR il progetto M2M Modem elaborato da Telit e Università, si lavora ad altri progetti in fase di costruzione che possono essere finanziati con il Pon Ricerca con il bando di imminente pubblicazione. La dirigenza di Telit, con il Ceo Oozi Cats, è parte della giuria che questa sera al Teatro Massimo sceglierà i vincitori del Contamination Lab.
«Parliamo di alta tecnologia, di collaborazioni importanti che in questo settore aumentano e rafforzano il vantaggio competitivo della Sardegna – sottolinea l’assessore Paci -. Crediamo moltissimo nelle potenzialità di sviluppo di settori strategici come l’ICT, nell’innovazione e nella ricerca. Abbiamo collaborazioni importanti con Huawei, Microsoft, Amazon a dimostrazione che in questi ambiti la Sardegna con le sue piccole imprese altamente specializzate e competitive ma anche con l’Università vanta competenze importanti e vere e proprie eccellenze. Da parte nostra le rilanciamo attraverso la strategia intelligente S3 Sardegna e sostenendo in ogni modo possibile i progetti di innovazione e alta tecnologia più validi, con particolare attenzione all’internazionalizzazione. Noi siamo pronti, e diamo il benvenuto a chiunque voglia investire nella nostra regione.»

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«La Sardegna porta a casa il primo risultato: abbiamo ottenuto quello che con forza abbiamo chiesto e che è un nostro diritto». Lo ha detto il vicepresidente della Regione Raffaele Paci, che giovedì scorso aveva incontrato a Roma il sottosegretario Gianclaudio Bressa sulla questione dell’accesso al riparto del Fondo Province ed Enti locali.

«Sul tavolo aperto con il Governo – ha aggiunto Raffaele Paci -, ci sono ancora una serie di questioni sulle quali stiamo dando battaglia, prima di tutto gli accantonamenti che devono assolutamente essere ridotti, dalla prossima Finanziaria di sicuro, ma già quest’anno vogliamo riuscire a farci riconoscere il diritto a tenere nelle casse regionali parte di quei soldi e di quelli che vanno ripartiti fra le Regioni. L’ho detto molto chiaramente al sottosegretario Bressa nell’incontro di giovedì scorso, ed è un tema affrontato in tutte le interlocuzioni che a vario livello ci sono state in questo periodo: siamo convinti di pagare troppi accantonamenti, 684 milioni dopo il patto firmato nel 2014 sono una cifra inaccettabile, e non possiamo consentire che se ne aggiungano altri né il loro prolungamento, visto che dovevano essere un contributo straordinario. Stiamo discutendo anche le possibili modalità di accesso al Fondo per i farmaci innovativi e in generale a tutti i fondi nazionali dai quali la Sardegna rischia di essere esclusa, visto che ci paghiamo per intero la Sanità, compresi i Lea aggiuntivi. Vogliamo insomma garantire che ai nostri cittadini vengano riconosciuti gli stessi diritti degli altri – ha ribadito il vicepresidente della Giunta regionale -. Da parte del Governo c’è stata un’apertura importante, tanto che oggi a distanza di pochi giorni dal mio incontro con Bressa ci hanno già dato ragione sul Fondo Province. Proseguiamo su questa strada di confronto serrato per cercare di raggiungere rapidamente tutti i nostri obiettivi. Quei soldi ci spettano: la nuova Vertenza Sardegna che abbiamo aperto giovedì scorso con Roma porterà a un Patto con lo Stato – ha concluso Raffaele Paci – che ci consenta di tenere in cassa i nostri soldi e usarli per realizzare programmi di investimento e di crescita di cui la Sardegna ha tanto bisogno».

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I Rossomori attaccano la Giunta sulla Manovra finanziaria 2017 e sulla gestione complessiva del bilancio della Regione. In una lunga conferenza stampa il presidente del partito Gesuino Muledda e il consigliere regionale Emilio Usula hanno bocciato senza mezzi termini l’operato dell’assessore alla Programmazione Raffaele Paci e la politica economica della Giunta Pigliaru.

I rappresentanti dei Rossomori hanno espresso forte preoccupazione per la decisione assunta ieri dalla Conferenza dei capigruppo di rinviare l’approdo in Aula della manovra 2017, previsto per la prima decade di marzo. «L’impugnazione da parte dello Stato della Finanziaria regionale 2016 ha di fatto determinato una paralisi – ha detto il presidente Muledda – il Consiglio oggi non è in grado di dire quando potrà iniziare la discussione della Manovra 2017, prima occorre intervenire per rimettere in pristino la contabilità 2016 giudicata illegittima dalla sentenza della Corte Costituzionale». Secondo i Rossomori, non si tratta di un solo fatto tecnico come sostenuto dall’assessore Paci: «Il Governo ha impugnato la finanziaria 2016 e, successivamente, l’atto sanatorio adottato dal Consiglio su proposta della Giunta – ha aggiunto Muledda – siamo tornati indietro di un anno. Il rischio è che i tempi si allunghino ancora».

Duro il giudizio dei Rossomori anche sulla gestione della vertenza entrate. «La Regione ha deciso di rinunciare unilateralmente ai ricorsi nei confronti dello Stato. Le conseguenze dell’accordo firmato dalla Giunta nel 2014 sono drammaticamente evidenti: quell’intesa – ha affermato Muledda – ha prodotto uno squilibrio finanziario di circa 3 miliardi di euro».

Secondo il presidente dei Rossomori, l’accordo sottoscritto da Stato e Regione contiene clausole “eversive” anticostituzionali e anti Statuto. «Come definire altrimenti un accordo nel quale la Giunta decide di rinunciare agli effetti positivi di sentenze passate in giudicato come quelle che hanno premiato altre amministrazioni regionali – ha aggiunto Muledda – nessuno può rinunciare all’esecutività di una sentenza. Con quell’intesa la Sardegna ha inoltre accettato di rinunciare alla partita sugli accantonamenti pregressi contestando solo l’allungamento del prelievo statale al 2020». Accordi che hanno svuotato le casse regionali, secondo i sovranisti, producendo un inevitabile irrigidimento della spesa. «Andiamo verso il 4 mese di esercizio provvisorio, ciò determina il rallentamento dei pagamenti di un anno. Così si spiegano le lamentele delle Comunità di recupero dei detenuti per la mancata erogazione dei fondi regionali o dell’Associazione della Stampa per i ritardi nei pagamenti alle tv private delle provvidenze della legge n. 3 del 2015. Stesso discorso per i mutui: finora è stato speso solo il 18% dei 700 milioni per le infrastrutture».

Se la vertenza entrate è da rivedere, non meno critico è il giudizio dei Rossomori sugli effetti prodotti dal Patto per la Sardegna. «Il ministro Claudio De Vincenti nei giorni scorsi è venuto a dirci che lo stato erogherà i primi 267 milioni di euro dei 3 miliardi pattuiti – ha sottolineato ancora Muledda – per il resto deciderà il Cipe sulla base delle disponibilità finanziarie dello Stato. Sui fondi futuri non c’è dunque certezza e, vista la situazione delle casse nazionali, nemmeno una buona prospettiva».

Il consigliere Usula si è invece soffermato sui contenuti della manovra finanziaria 2017 licenziata dalla Commissione Bilancio nei giorni scorsi:  «E’ questa la terza finanziaria della legislatura – ha detto Usula – come le altre non ha un’anima. Mancano del tutto le risorse destinate allo sviluppo, lavoro e lotta alle povertà la nostra proposta, presentata anche lo scorso anno, di sbloccare i fondi Sfirs (circa 300 milioni di euro) per destinarli agli investimenti e alle politiche di sviluppo è stata ancora una volta rispedita al mittente. In questa Finanziaria la massa manovrabile è ridotta a 25 milioni di euro: 14 serviranno per il ritiro del pecorino romano dal mercato, altri 11 andranno invece a coprire le solite marchette».

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L’assessore regionale della Programmazione, Raffaele Paci, ha incontrato il vice presidente esecutivo di Saras, Dario Scaffardi, e il presidente della controllata Sarlux, Francesco Marini. All’incontro era presente anche il presidente di Confindustria Sardegna Meridionale, Maurizio De Pascale. I vertici della Saras, tra i principali operatori indipendenti della raffinazione del petrolio, hanno illustrato il piano d’investimenti che in Sardegna prevede 645 milioni fino al 2019, di cui 80 per continuare a garantire la compatibilità ambientale degli impianti.
Un piano verso cui Paci ha espresso apprezzamento rispetto sia agli investimenti che alle attività di sviluppo nel rispetto della tutela ambientale. «Le politiche per l’attrazione di investimenti sono centrali per la nostra Giunta e le consideriamo strategiche per la Sardegna e la sua economia – ha detto l’assessore Paci -. Lo stesso discorso vale per l’alta tecnologia, il digitale, l’Ict, abbiamo sempre detto che è l’innovazione l’unico modo che può permettere alle industrie di fare il salto di qualità verso il futuro, infatti sosteniamo anche la politica nazionale per l’Industria 4.0. Con la Saras credo ci siano prospettive di collaborazione sia nel campo delle nuove tecnologie che in quello della conoscenza e dello sviluppo del capitale umano. La diffusione della conoscenza è fondamentale, e allora servono formazione professionale e analisi delle competenze per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, condizione per creare sviluppo e occupazione. Dunque alla Saras guardiamo con molto interesse – ha concluso Paci – non solo all’attività di trasformazione del petrolio ma anche all’impegno nella tutela dell’ambiente e alla produzione e trasferimento di conoscenza».
Durante l’incontro si è anche parlato di metano e delle possibili prospettive per la Sardegna. «La diffusione del metano sull’intero territorio della Sardegna è un obiettivo centrale per la Giunta, prima di tutto per ridurre gli alti costi che attualmente gravano su imprese e cittadini, situazione alla quale vogliamo rapidamente mettere fine con l’apporto ancora una volta indispensabile dei privati».

La Saras, da parte sua, ha espresso volontà di collaborazione. «Siamo consapevoli di come il metano possa aiutare a far ripartire l’economia della Sardegna – ha assicurato Scaffardi – per questo metteremo a disposizione di chi vorrà realizzare l’infrastruttura il sito industriale di Sarroch.»

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«Nel lungo incontro di questa mattina con il presidente del Consiglio ho discusso alcune questioni urgenti e fondamentali per la Sardegna. Abbiamo parlato del cantiere dell’Arsenale a La Maddalena, di alcune importantissime vertenze industriali a cominciare da quella di Porto Torres che coinvolge l’Eni e le prospettive della chimica verde, per continuare con gli accantonamenti e le servitù militari. Sono molto soddisfatto della disponibilità dimostrata dal Presidente del Consiglio ad approfondire operativamente ognuna di queste. Abbiamo perciò concordato di portare ad un unico tavolo a Palazzo Chigi tutte le principali vicende in via di soluzione o in attesa di soluzione. La prima riunione tecnica a Roma è già fissata per venerdì e seguirà a breve un incontro politico, per definire tutte le questioni entro qualche settimana.» 

Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, questa mattina, nella sala dell’aeroporto di Elmas. Dopo la riunione a due, durata circa mezz’ora, Pigliaru e Gentiloni hanno incontrato insieme i segretari regionali di CGIL, CISL e UIL. «Per quanto riguarda La Maddalena, a proposito della quale avevamo scritto al Presidente del Consiglio lo scorso 2 febbraio, è stata fortemente condivisa la necessità di uscire urgentemente dall’attuale e non più accettabile situazione di stallo e sbloccare i cantieri – ha proseguito Francesco Pigliaru – e anche su questo punto avremo un incontro nei prossimi giorni. Gentiloni, poi, ci ha dato garanzia del fatto che Palazzo Chigi sta seguendo le questioni di finanza pubblica trattate dall’assessore del Bilancio Raffaele Paci a Roma con il sottosegretario Gianclaudio Bressa. Ho rappresentato le ragioni che inducono la Regione a richiedere con la massima determinazione un taglio deciso degli accantonamenti e l’accesso ai Fondi per gli enti locali e al Fondo nazionale per i farmaci innovativi. Il Capo del Governo concorda sul fatto che è arrivato il momento di fare un tagliando dopo l’accordo sulle entrate del 2014».

Prese in esame anche le vertenze industriali più complesse e simboliche, che riguardano i siti produttivi caratterizzati dalla dismissione delle Partecipazioni statali, a cominciare dall’Eni di Porto Torres per poi proseguire con Ottana e il Sud Sardegna. «Paolo Gentiloni ha confermato che il Governo è presente e collaborativo – ha sottolineato Francesco Pigliaru -, e si è soffermato in particolare sulla chimica verde, condividendo la necessità di spingere Eni a confermare gli investimenti a Porto Torres.»

Tra gli argomenti trattati, infine, la legge regionale sulla stabilizzazione dei precari, «per la quale abbiamo concordato come definire i passaggi per armonizzare la normativa con quella statale», e le servitù militari, «su cui la Regione ha lavorato molto in questi ultimi anni, aprendo una nuova stagione – ha concluso Francesco Pigliaru – dalla quale ora ci aspettiamo risultati concreti».

L’interlocuzione con il governo proseguirà lunedì. Con il ministro della Coesione territoriale Claudio De Vincenti, a Villa Devoto, si farà la prima verifica sullo stato di attuazione del Patto per la Sardegna e in particolare delle numerose e importanti misure lì disegnate e finanziate per contrastare gli effetti negativi della condizione di insularità.

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E’ stato sottoscritto ieri il progetto di programmazione territoriale Parte Montis, il terzo chiuso e finanziato dalla Regione in due mesi, che porta sul territorio 13 milioni e 200mila euro (3,4 di nuova finanza, gli altri per valorizzare interventi diversi programmati dalla Giunta) e una nuova filosofia del territorio: 7.200 abitanti in sei Comuni che pensano come se fossero uno solo non rinunciando però alla propria identità. Accolto dal sindaco di Mogoro Sandro Broccia e dal presidente dell’Unione di Comuni Mansueto Siuni, l’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci ha firmato nel pomeriggio l’accordo di programma per Parte Montis dopo quelli già operativi di Ogliastra e Gallura.

«Una piccola Unione che ha lavorato molto bene perché ha colto in pieno la filosofia della nostra programmazione territoriale, allargare lo sguardo sul territorio e mettere a punto progetti di sviluppo che coinvolgano zone quanto più ampie possibili – dice l’assessore Raffaele Paci – L’abbiamo detto da subito: unite le forze, mettete insieme le vostre risorse, allargate gli orizzonti dei progetti per ampliare gli effetti dello sviluppo. Coinvolgendo le imprese locali, condizione assolutamente indispensabile per realizzare progetti credibili. Voi siete riusciti a farlo, e sono sicuro che questo progetto darà il via a un importante processo di sviluppo.»

La strategia del Progetto Territoriale del Parte Montis (Gonnostramatza, Masullas, Mogoro, Pompu, Simala, Siris) punta a contrastare lo spopolamento e rivitalizzare l’economia locale valorizzando gli attrattori culturali e ambientali. Filo conduttore è il “turismo esperienziale”, l’idea è mettere a disposizione dei potenziali turisti i laboratori e gli operatori dell’artigianato locale per un’esperienza di turismo che consenta di vivere il territorio, i suoi prodotti e le sue tradizioni. L’altro punto cardine della strategia è il miglioramento della qualità della vita attraverso il potenziamento dei servizi alla persona: mobilità sostenibile, formazione di capitale umano razionalizzando il sistema della scuola dell’obbligo e fornendo ai giovani una formazione di qualità finalizzata alla nascita di nuove realtà imprenditoriali, attenzione alle fasce più deboli della popolazione, più servizi alla persona.

La scelta dell’Unione Parte Montis è quella di non concentrare i servizi per la popolazione e per il turista sul comune più grande, ma di coinvolgere tutti i comuni appartenenti all’Unione, attraverso azioni di messa in rete di operatori pubblici e privati, di diffusione dei servizi sull’intero territorio che portino alla crescita e alla valorizzazione dell’Unione nel suo complesso. A cominciare dalla istruzione: sarà costituito un polo scolastico integrato dislocato su tre Comuni e collegato attraverso piste ciclabili per consentire a bambini, ragazzi e genitori di raggiungere la scuola in bicicletta in assoluta sicurezza.

«Siamo di fronte a una scelta davvero esemplare – sottolinea Raffaele Paci -. I Comuni si sono messi d’accordo per eliminare piccoli istituti che non riuscivano più ad assicurare servizi adeguati, dando vita a un istituto comprensivo unico. Questa è la strada giusta, perché l’idea non è solo quella di sei Comuni che si mettono insieme per fare qualcosa ma di un unico Comune che ha nelle sue bellezze naturali, nel suo paesaggio, nella sua archeologia, nelle sue produzioni agricole, enogastronomiche e artigianali, la forza e la possibilità per affermare un proprio sviluppo e una propria crescita civile, economica e sociale. E che ha nelle intelligenze dei suoi ragazzi la concreta possibilità di valorizzare quel patrimonio. Sono sicuro – ha concluso l’assessore della Programmazione e del Bilancio – che questo progetto porterà risposte concrete a chi in questo territorio vuole vivere e vuole crescere.»

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La Regione apre ufficialmente con il Governo una nuova Vertenza Sardegna a tutela delle sue finanze e si appresta a scrivere un Patto con lo Stato che consenta di tenere in cassa i propri soldi e usarli per realizzare programmi di investimento e di crescita. L’assessore della Programmazione e Bilancio, Raffaele Paci, ha aperto e tracciato il percorso, oggi a Roma, incontrando il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa.

Si lavora dunque a un nuovo Patto Stato-Regione che, a partire dal 2018, preveda una drastica riduzione degli accantonamenti e l’avvio di un percorso per l’assunzione delle piene funzioni sulla finanza locale. Ma già per il 2017 si punta ad alcune risposte immediate: l’accesso ai Fondi per le Regioni, a quello per Province e Città Metropolitane e al Fondo nazionale per i Farmaci innovativi. «Oggi abbiamo avviato un percorso importante che vogliamo porti ad alcuni risultati già quest’anno, alla definizione di nuove condizioni sulla gestione delle finanze e sulla tutela dei diritti dei cittadini sardi – dice Raffaele Paci -. Abbiamo trovato una buona apertura da parte del Governo sia rispetto alle richieste per quest’anno che su quelle in prospettiva. Entro un paio di settimane ci incontreremo di nuovo, dossier alla mano, per stringere i tempi e accelerare il più possibile. L’ho detto molto chiaramente a Bressa: 684 milioni di accantonamenti sono troppi e, nel momento in cui diventano fissi invece che essere una tantum, di fatto si stanno stravolgendo anche le norme statutarie. Sono cifre eccessive e la Sardegna ha invece tutto il diritto a realizzare con quei soldi politiche di sviluppo. Diamo una valutazione positiva delle politiche espansive nazionali ma non ci bastano, anche perché hanno effetti diversi nel territorio – sottolinea ancora l’assessore -. Abbiamo una situazione di crisi, vogliamo intervenire sui problemi specifici della nostra Regione, e non chiediamo altro se non di poterlo fare con le nostre risorse. Basta con gli accantonamenti, non ce li possiamo più permettere: a questo abbiamo iniziato a lavorare oggi, e continueremo a lottare per i nostri diritti fino a che non ci saranno riconosciuti».

L’incontro di oggi a Roma è stato convocato all’indomani dello stop imposto dalla stessa Sardegna alla Conferenza delle Regioni con il diniego dell’intesa sulla ripartizione dei fondi Regione e Province-Città metropolitane. Partendo da queste urgenze, e con l’obiettivo di agganciare quei finanziamenti, la Regione ha deciso di aprire un nuovo percorso con il Governo per definire un accordo complessivo a tutela della Sardegna. «Per difendere i nostri diritti abbiamo già impugnato le ultime due Finanziarie nazionali. Oggi avviamo parallelamente un nuovo percorso: ho già spiegato questa mattina le nostre ragioni al Governo, col presidente Francesco Pigliaru continueremo a farlo fino a che i nostri diritti saranno riconosciuti. Dobbiamo uscire dalla crisi – ha concluso l’assessore della Programmazione e Bilancio -: e quei soldi che rivendichiamo sono indispensabili per farlo.»

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La difficile situazione dei dipendenti dei consorzi Zir della Sardegna  è stata al centro dei lavori della Seconda commissione che questa mattina ha svolto le audizioni dei rappresentanti dei consorzi di Sassari, Macomer, Nuoro, Chilivani e Iglesias.

Il primo a prendere la parola nel parlamentino presieduto da Gavino Manca (Pd) è stato il direttore dello Zir di Sassari, Giovanni Scognamillo, che ha ripercorso le tappe di una vicenda burocratica e legislativa che mette a rischio le garanzie e le tutele lavorative dei trentacinque dipendenti degli otto consorzi che operano nell’Isola («ma tre Zir: Siniscola, Tempio e Valle del Tirso non hanno più dipendenti»).

A complicare il futuro lavorativo nei consorzi industriali è stata l’approvazione di una serie di modifiche alla legge n. 10 del 2008, introdotte in sede di approvazione dell’ultima variazione di bilancio (legge n. 32 del 5 dicembre 2016). «Al comma 45 dell’articolo 1 della legge 32/2016 – ha spiegato Scognamillo – si introduce, rispetto alle disposizioni contenute nella legge 10\2008, il cosiddetto “comando”  che trasforma il rapporto di lavoro dei dipendenti Zir, previsto precedentemente a tempo indeterminato, in “precario” o temporaneo”».

Così, se la legge 10/2008 stabiliva che il personale dei consorzi doveva esser trasferito unitamente al patrimonio dell’ente destinatario delle funzioni (Comuni o in alternativa ai consorzi provinciali – ex Asi) l’entrata in vigore della 32/2006 prevede che il personale sia di fatto separato dal complesso aziendale da trasferire all’ente subentrante nonché si ricomprendono, tra gli enti subentranti, anche le società in house. 

«L’inserimento delle società in house stabilito dalla legge 32 – hanno dichiarato i rappresentanti dei consorzi – è illegittimo in quanto le stesse non possono essere direttamente  destinatarie delle funzioni industriali dei consorzi  soppressi, che per legge sono riservate ai Comuni, ed in più immaginare il passaggio dei dipendenti delle Zir alle società in house, in un momento in cui versano in condizioni di estrema difficoltà, significa favorirne il loro licenziamento».

Una ulteriore penalizzazione, a giudizio dei dipendenti dei consorzi, deriva dall’applicazione delle disposizioni contenute nel comma 47 lettera a) e lettera b) dell’articolo 1 della legge 32 laddove viene stabilito per legge che tutto il personale dei consorzi è in esubero («significa che non è più necessario all’esercizio delle funzioni e dei servizi trasferiti e come tale non sussiste l’obbligo di assunzione per gli enti subentranti») e se la legge 10/2008 garantiva «l’integrale copertura delle maggiori spese fino alla cessazione dei rapporti di lavoro» con la nuova norma si prevede che «la Regione garantisca agli enti subentranti l’erogazione di un contributo corrispondente al trattamento economico del personale trasferito relativo alla sole prime due annualità».

Il funzionario del consorzio di Nuoro, Gesuino Macis; la responsabile dell’amministrazione del consorzio Chilivani-Ozieri, Barbara Polo; la dipendente del consorzio di Iglesias, Maria Cristina Angius; il direttore dello Zir di Macomer, Mario Rubattu; il vice direttore del consorzio di Nuoro, Giuseppe Laruffa; e il funzionario di Sassari, Mario Spiga, hanno quindi argomentato difficoltà e penalizzazioni che le norme introdotte con la legge 32 hanno prodotto nell’attività dei consorzi insieme con la riduzione delle garanzie giuridiche e economiche dei lavoratori ed hanno altresì auspicato un tempestivo intervento del Consiglio regionale.

Il presidente della commissione, Gavino Manca, ha definito la situazione esposta dai dipendenti dei consorzi “paradossale” («abbiamo lavorato per mettere un punto fermo al precariato nelle pubbliche amministrazioni e questa legge sembra crearne di nuovo») ed ha affermato che le modifiche introdotte in sede di assestamento di bilancio sono state approvate con l’inserimento di emendamenti «dell’ultima ora e sui quali c’è stata forse carenza di conoscenza e informazione».

L’esponente dei democratici ha mostrato perplessità sull’inserimento delle società in house tra gli enti subentranti nelle funzioni consortili, sul trasferimento del patrimonio delle Zir ai Comuni («i primi sono enti pubblici economici e l’agenzia delle entrate in passato ha già espresso parere negativo») e più in generale sulla riduzione delle tutele ai lavoratori operata con l’approvazione della legge n. 32/2016: «Il ripristino delle garanzie e delle tutele per i dipendenti dei consorzi Zir, compresi quelli di Siniscola e Tempio, nel frattempo trasferiti nei rispettivi Comuni, è l’obiettivo principale della commissione e non escludo appositi interventi già in sede di approvazione della manovra 2017».

Gavino Manca ha quindi preannunciato la convocazione in sede congiunta della commissione Lavoro e di quella delle Attività produttive per l’audizione dell’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras e di quello del Bilancio e Programmazione, Raffaele Paci.

A seguire, la commissione Lavoro ha ascoltato i rappresentanti sindacali dei lavoratori del call center Sky di Sestu che, a seguito del piano di ristrutturazione della prima media company in Italia, vedono aumentare il rischio di un disimpegno aziendale per la seda sarda della Pay tv che occupa quasi mille addetti, impiegati per lo più nei servizi di custom service e dove si prevedono 7 trasferimenti di dipendenti del settore cruciale “Control  room” (centro di smistamento delle chiamate al centralino clienti Sky).

Tonio Ortega (Uilcom-Uil), Antonello Marongiu (Slc-Cgil) e Valeria Piacciau (Fistel-Cisl) hanno rappresentato al parlamentino del lavoro le difficoltà e i timori dei dipendenti della sede Sky della Sardegna («da anni l’azienda non investe nelle attività e nei servizi che si svolgono a Sestu mentre aumentano le attività verso outsourcer») e l’assenza di un vero piano industriale che delinei con chiarezza e trasparenza il futuro aziendale e della sede sarda.

I rappresentanti sindacali hanno quindi invitato la Regione a sostenere la vertenza nazionale Sky e a far rilevare nelle opportune sedi la consistenza degli incentivi pubblici ottenuti dall’azienda sotto forma di sgravi fiscali, contratti agevolati e formazione cofinanziata.

Il presidente, Gavino Manca, a nome dell’intera commissione, ha dichiarato il pieno sostegno ai lavoratori Sky impegnati nella dura vertenza con la multinazionale della Pay tv ed ha ipotizzato l’approvazione di una risoluzione con la quale supportare l’azione del presidente della giunta nei confronti del governo centrale, perché siano assicurate le opportune garanzie sul mantenimento della sede sarda e dei relativi livelli occupazionali. Gavino Manca ha quindi preannunciato la convocazione per un’audizione del direttore del personale di Sky.

La commissione Lavoro, ha quindi ricevuto una delegazione dei vigili del fuoco precari, impegnati nella manifestazione che ha visto gli stagionali protestare dinanzi alle sedi del partito democratico in tante città italiane (in Sardegna, a Cagliari e Nuoro).

Giuseppe Lecca (presidente dei vigili del fuoco precari) e Valerio Artizzu (consiglio nazionale Usb) hanno chiesto la piena e rapida applicazione delle disposizioni contenute nella risoluzione approvata nel Parlamento per la stabilizzazione dei vigili del fuoco precari (in Sardegna sono circa ottocento).

«Alcuni di noi lavorano a chiamata da 30 anni e tutti siamo addestrati e professionalizzati – ha spiegato Lecca – ma nonostante le carenze negli organici non  ci è offerto altro se non il contratto a tempo, per una media di cinque chiamate all’anno, ciascuna di durata non superiore ai dieci giorni lavorativi.»

Il presidente della commissione Gavino Manca ha quindi ricordato il carattere nazionale della vertenza che vede impegnanti gli stagionali ed ha preannunciato un documento da indirizzare al governo centrale per evidenziare l’insostituibile funzione dei vigili del fuoco, insieme con l’opportunità di incrementare gli organici in una realtà particolare, quale è la Sardegna, soprattutto per ciò che attiene la lotta al fuoco.    

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Con un totale di 213 medaglie assegnate si è conclusa la V edizione del concorso enologico internazionale Grenaches du monde, organizzato in Sardegna.

Durante la serata “La notte dei Grenaches” organizzata a Cagliari nei locali dell’ex Manifattura tabacchi, sono stati annunciati i nomi dei vini vincitori.

I cento giurati del concorso hanno premiato 213 vini tra i 684 campioni analizzati dai 100 giurati. Le etichette provenivano da 8 diversi paesi. Tra i riconoscimenti, 104 sono state le medaglie d’oro, 87 quelle d’argento e 22 quelle di bronzo.

All’Italia, pari merito con la Francia, sono andate in tutto 51 medaglie, di cui 44 alla Sardegna. Alla Spagna sono invece state assegnate ben 108.

In dettaglio:

SPAGNA 55 oro, 41 argento, 12 bronzo – per un totale di 108

FRANCIA 28 oro, 22 argento, 1 bronzo – per un totale di 51

SARDEGNA 18 oro, 21 argento, 5 bronzo – per un totale di 44

ALTRE ITALIA 3 oro, 3 argento, 1 bronzo – per un totale di 7

MACEDONIA 1 bronzo

AUSTRALIA 1 bronzo

SUD AFRICA 1 bronzo.

Durante la serata è stato consegnato ufficialmente il testimone per l’organizzazione del concorso internazionale alla Catalogna, che si svolgerà ad aprile del 2018 nella Regione di Terra Alta, zona dove si coltiva il Grenaches bianco.

A salutare e ringraziare gli organizzatori anche il vice presidente della Regione Sardegna, Raffaele Paci che ha voluto sottolineare come il vino faccia «parte dell’identità di una regione e il Cannonau è uno dei simboli dei nostri prodotti e quindi attraverso questo e con simili manifestazioni volgiamo promuovere i nostri prodotti dell’agroalimentare in tutto il mondo. Ben vengano quindi manifestazioni come questa».

VINCITORI SARDI

MEDAGLIE D’ORO

ALGHERO ROSATO – 2016 TENUTE SELLA & MOSCA Alghero Rosato – Rosé

ARGEI – 2015 ARGEI LE FATTORIE RENOLIA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

CHUERRA – 2014 VITIVINICOLA ANTICHI PODERI JERZU DOC Cannonau Di Sardegna Riserva JERZU – Rosso

COSTERA – 2014 ARGIOLAS DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

DICCIOSU – 2015 CANTINA LILLIU DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

DOLIA – 2015 CANTINA SOCIALE DI DOLIANOVA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

FUDÒRA – 2015 Società agricola Pranu Tuvara DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

FUILI – 2012 Cantina Sociale Dorgali IGT Isola Dei Nuraghi – Rosso

HORTOS – 2011 Cantina Sociale Dorgali IGT Isola Dei Nuraghi – Rosso

IRILAI – 2013 CANTINA SOCIALE OLIENA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

LE SABBIE – 2013 MELONI VINI DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

NEALE – 2015 Cantine di Orgosolo DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

NOAH – 2013 Cantina di Monserrato DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

SENES – 2013 ARGIOLAS DOC Cannonau di Sardegna Riserva – Rosso

TENUTE DELOGU – 2013 TENUTE DELOGU AGRICOLA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

VASCA50 – 2012 MELONI VINI IGT Isola Dei Nuraghi – Rosso

VIGNARUJA – 2013 CANTINA SOCIALE IL NURAGHE DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

VIGNE RADAALGHERO – 2015 VIGNE RADAALGHERO DI CARDIN NADIA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

MEDAGLIE D’ARGENTO

CANNONAU DI SARDEGNA RISERVA – 2013 TENUTE SELLA & MOSCA DOC Cannonau Di Sardegna Riserva – Rosso

AJANA – 2013 Azienda Vitivinicola Ferruccio Deiana & C. sas IGT Isola Dei Nuraghi – Rosso

ANZENAS – 2015 CANTINA SOCIALE DI DOLIANOVA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

CANNONAU DI SARDEGNA – 2013 TENUTE SELLA & MOSCA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

CANNONAU RISERVA – 2013 Cantina Santa Maria la Palma Alghero Soc. Coop. Ag DOC Cannonau Di Sardegna Riserva – Rosso

DELEDDA – 2015 Azienda agricola di CABIDDU Massimo DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

DEMINERA – 2015 Società agricola Sa Defenza dei fratelli Marchi SR DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

FERTAS – 2014 SOCIETA’ AGRICOLAAGRIFERTAS DI CONTU E C. DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

FÒLA – 2014 SOCIETÀ AGRICOLA SIDDÙRA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

IL MUTO – 2014 AGRICOLA MONTESPADA DOC Cannonau Di Sardegna Riserva – Rosso

LOI CORONA ALBERTO LOI – 2011 VITIVINICOLAALBERTO LOI IGT Isola Dei Nuraghi – Rosso

NANIHA – 2015 TENUTE PERDARUBIA VELMER SOCIETÀ DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

PARÈDA – 2015 Meana Terra del Mandrolisai IGT Isola Dei Nuraghi – Rosso

PRO VOIS – 2010 Società Agricola F.lli Puddu S.s DOC Cannonau Di Sardegna Riserva NEPENTE DI OLIENA – Rosso

ROSATO – 2016 CANTINA ARU DI ARU MARIO DOC Cannonau Di Sardegna – Rosé

SAN CONSTANTINO – 2014 PODERI PARPINELLO SOCIETÀ AGRICOLA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

SENES – 2012 ARGIOLAS DOC Cannonau Di Sardegna Riserva – Rosso

VIGNETI ZANATTA – 2015 ZANATTA DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

VINIOLA – 2013 Cantina Sociale Dorgali DOC Cannonau Di Sardegna Riserva – Rosso

ZOIOSU – 2015 TENUTA MASONE MANNU SOC. AGR. DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

SURRAU BRUT – 2013 SURRAU Spumante di qualità Brut Metodo Classico Rosè – Effervescente

MEDAGLIE DI BRONZO

ANGHELU RUJU – 2005 TENUTE SELLA & MOSCA Alghero Liquoroso Riserva – Vino rosso liquorso da dessert

MAMUTHONE – 2015 Cantina Giampietro Puggioni srl Societa’ Agricola DOC Cannonau Di Sardegna – Rosso

NURAGHE CRABIONI – 2014 TRESMONTES SOCIETÀ AGRICOLA DOC Cannonau Di Sardegna – Rouge

TUVARA ALBERTO LOI – 2011 VITIVINICOLA ALBERTO LOI IGT Isola Dei Nuraghi – Rosso

MAMAIOA ROSSO – 2015 AZIENDA VINICOLA ATTILIO CONTINI DOC Cannonau Di Sardegna Biologico – Rosso

I numeri del Grenaches nel mondo

poco più 200.000 ettari di coltivato, di cui:

100.000 ettari inSpagna

90 mila ettari in Francia

7 800 ettari circa in Italia,

7.600 ettari circa in Sardegna

I numeri del Cannonau in Sardegna

26.500 gli ettari di vitigni coltivati

7.600 gli ettari di Cannonau coltivati

2.230 gli ettari di Cannonau doc coltivati

5.500 gli ettari di Cannonau coltivati nelle province di Nuoro e Ogliastra

122.000 i quintali di Cannonau prodotti

90.000 gli ettolitri di vino Cannonau

9 milioni le bottiglie

40 ettolitri per ettaro la resa per ettaro.

In mattinata la delegazione di commissari, produttori, giornalisti ed esperti è stata accompagnata al villaggio nuragico di Barumini grazie proprio alla collaborazione del Comune di Barumini e della “Fondazione Barumini sistema cultura”. Notevole è stato l’interesse suscitato dall’insediamento di età nuragica sviluppatosi intorno a un nucleo più antico risalente al XVI-XIV secolo a.C.. Il sito è tutelato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

E proprio in questa cornice meravigliosa, nel centro Lilliu, si è svolata la degustazione dei vini delle cantine del Sud Sardegna, grazie anche alla collaborazione della Camera di commercio di Cagliari (all’interno del sistema Unioncamere). Questo è stato il terzo appuntamento dedicato all’incontro tra produttori e commissari dopo quelli di Nuoro e Alghero. «Si tratta di occasioni importanti per far conoscere il territorio ma anche le realtà produttive sarde alla platea internazionale», ha spiegato Renzo Peretto, responsabile del settore viticoltura dell’Agenzia Laore. «Abbiamo fortemente voluto che questi momenti venissero organizzati e infatti sono una novità assoluta per il Grenaches du monde». Oltre ai vini, i commissari hanno assaggiato anche molti piatti della gastronomia isolana: dal tradizionale maialetto arrosto, ai salumi e formaggi, sino a piatti più elaborati come rana pescatrice, gamberi e perfino la rivisitazione sarda della polenta.

Per Emanuele Garzia, vice presidente della Cciaa di Cagliari «la Sardegna può vivere di turismo ed enogastronomia. Grazie al concorso itinerante la delegazione ha potuto avere un quadro generale di tutta l’Isola e delle sue eccellenze». Per Gigi Picciau, presidente del consorzio Vini Sardi «con una manifestazione internazionale si focalizza l’attenzione sulla nostra regione, ma il lavoro non si ferma qui. La promozione deve continuare e soprattutto deve coinvolgere diversi campi affinché riesca ad ampliare i settori di investimento per il mondo produttivo sardo». Di sicuro «dal confronto ne scaturisce un miglioramento per i vini ma anche per la nostra economia, per le persone e per le cantine», ha aggiunto Giovanni Pinna, presidente del consorzio del Vermentino, nonché commissario del concorso e membro di Assoenologi Sardegna. «La strategia deve essere condivisa: dobbiamo presentarci uniti come “Sardegna”, non per singoli territori, per dare un messaggio più forte»

A seguire una serie di testimonianze di commissari, buyer e produttori internazionali presenti al concorso.

Entusiasta Stephen Quinn, un giornalista australiano esperto di vini che ora vive in Gran Bretagna dopo 25 anni passati in Asia. «È la prima volta che vedo la Sardegna e faccio parte della giuria del Grenaches du monde e sono rimasto impressionato dal panorama che mi ricorda un po’ il Portogallo, un po’ l’Australia e anche il Sud America», ha detto. «Una buona terra per coltivare il vino. E dopo aver assaggiato diversi Cannonau penso abbia una gamma completa di tipologie e gusti». Quinn si è detto anche soddisfatto del concorso, della sua organizzazione con personale molto competete: «Mi piace l’idea di avere così tanti giudici perché la degustazione è molto soggettiva quindi l’unico modo per essere obiettivi e avere tanti giudizi diversi».

Per Quentin Sadler, giornalista britannico, «è affascinante essere in Sardegna perché rappresenta un continente in una “piccola” Isola con bei panorami, bella gente, buon cibo e ottimo vino». A suo dire «il Cannonau è un vino brillante e come il Grenaches ha il dono della versatilità».

Luis García Modrego presidente della cooperativa di viticoltori Santo Cristo (denominación de origen Campo de Borja) nella zona di Saragozza. Circa cinque-seicento di ettari di vigne che per il 70% producono garnacha (Cannonau) autoctono. «È la prima volta che partecipo a un evento di questo genere e sono molto soddisfatto per la qualità dei prodotti e per l’accoglienza ricevuta. Per me è tutto perfetto». Per il produttore spagnolo, Grenches du monde rappresenta uno stimolo per fare sempre di più e per migliorare la qualità dei vini.

Andrea Alonso Castaño, una sommelier e buyer del settore enologico per un’importante ditta spagnola che si occupa di grande distribuzione, tra i presidenti delle 20 commissioni in giuria, considera questa esperienza straordinaria: «Ho apprezzato la buona qualità dei vini, il lavoro e lo sforzo dei produttori per favorire la diversificazione. Il grenache è un vino versatile che si presta a diversi tipi di lavorazione e a essere apprezzato anche da un pubblico meno esperto». Elogi anche per la Sardegna: «Un’isola che mi ha incantato, un angolo di paradiso. Mi ha sorpreso sapere che è terra di longevità, un aspetto che non conoscevo, un posto in cui sarebbe bello venire a vivere».

Giuliana Dalla Longa, formatrice Aspi, l’unica associazione di sommellerie italiana riconosciuta all’estero da Asi (Association de la sommellerie internationale), tra i commissari del concorso: «È stata un’esperienza positiva, per l’eccellente organizzazione e per l’opportunità di assaggiare prodotti che normalmente non si trovano sotto casa, alcuni assolutamente sorprendenti, di spessore notevole, in tutte le versioni, bianchi, rossi e da dessert». Per Dalla Longa, manifestazioni del genere sono molto importanti: «Il nostro ruolo, fortemente legato alla sensorialità, richiede infatti un costante impegno e aggiornamento e il mettersi in gioco, confrontarsi con altre realtà è fondamentale per crescere».

La Spagna, intanto, si prepara ad accogliere l’edizione 2018 del Grenaches du monde che si svolgerà in Catalogna (nella regione di Terra Alta). Joan Arrufì, presidente della denominazione di origine Terra Alta (200 km a sud di Barcellona), «è molto contento dell’invito e di poter visitare la Sardegna attraverso i suo vini, il Cannonau, la sua storia, la sua gastronomia, la sua cultura», ha detto. «Il prossimo anno prenderemo il testimone per il concorso nella nostra zona caratterizzata da un clima “Mediterraneo interno” che favorisce la coltivazione di una uva diversa, la Garnacha bianca. Vi faremo conoscere questo vitigno, la nostra regione e l’intera Catalogna».

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La Bonifiche Ferraresi ha acquistato il compendio aziendale di Bonifiche Sarde SPA in liquidazione. Nel pomeriggio, a Cagliari, davanti al notaio incaricato, è stata apposta la firma, che chiude una vicenda complicata e dall’esito non scontato, dopo un decennio di inutili tentativi di vendita. Un lieto fine che va persino oltre le aspettative visto che tutti i dipendenti verranno immediatamente riassorbiti, rimessi al lavoro e contemporaneamente seguiranno corsi di aggiornamento per riqualificare le diverse professionalità.
«Siamo molto soddisfatti, finalmente viene restituita alla produzione un’importante area per l’agricoltura grazie a un operatore che porterà tecnologia, investimenti, innovazione e darà sicurezza di occupazione a 26 dipendenti – ha detto il vicepresidente della Regione Raffaele Paci che ha seguito tutta l’operazione –. Vogliamo rimettere a valore e in produzione i tanti terreni agricoli della Sardegna anche di proprietà regionale, quello di oggi lo consideriamo un primo, fondamentale passo, all’interno di un progetto più ampio che riguarda un settore strategico per la Sardegna e la sua economia.»
«Con l’intervento di Bonifiche Ferraresi siamo di fronte a un piano industriale che vuole anche creare rete, creare filiera, che non si contrappone agli operatori locali anzi servirà per far crescere tutto quanto il sistema – sottolinea Raffaele Paci –. Parliamo di agricoltura che possa entrare con i nostri prodotti nella grande distribuzione e dunque c’è bisogno di operatori con una dimensione importante che facciano però anche da traino per i nostri piccoli. Questo è l’obiettivo del nostro intervento e la Regione starà molto attenta affinché ci sia una crescita complessiva di tutto il settore. Siamo poi molto felici che questa operazione abbia permesso a 26 lavoratori di tornare immediatamente operativi: un enorme risultato anche per noi che abbiamo seguito giorno dopo giorno questa vicenda. Certezze non ce n’erano, il bando parlava di 8 lavoratori almeno, invece Bonifiche Ferraresi li ha ripresi tutti e subito, farà seguire loro percorsi formativi anche per prepararli all’uso delle nuove tecnologie che verranno utilizzate. Una bella pagina – conclude il vicepresidente della Regione -. Sia i lavoratori che i sindacati sono molto soddisfatti di questo investimento perché vedono finalmente l’opportunità di riprendere a lavorare e a produrre.»