22 December, 2024
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Raimondo Murgia Pani, nato a Sanluri il 28 ottobre del 1884, fu orgogliosamente fiero di essere figlio del Medio Campidano e di un centro, storicamente e culturalmente rinomato come su logu de su lori (il territorio del grano), che occupa una significativa posizione “spartiacque” tra la pianura del Campidano e l’area della Marmilla. Talvolta ricordò con stima, e cantò nei sui componimenti, i conterranei Dionigi Scano, architetto e saggista, Giuseppe Lampis, giurista e magistrato di Cassazione, Salvatorangelo Ledda, pubblicista, Giovanni Battista Garau, scolopio e docente di fisica sperimentale e matematica, ed il poeta Cesare
Saragat (1867-1929), uno dei massimi rappresentanti della cultura lirica sanlurese e zio di Giuseppe, Presidente della Repubblica dal 29 dicembre 1964 al 29 dicembre dicembre 1971.
Ziu Arremundicu fu protagonista di centinaia di gare poetiche nelle aree del Campidano, della Marmilla, della Trexenta e dell’Oristanese con i poeti che animavano le feste in piazza negli anni Trenta. Congeniale alle sue innate attitudini, si fece apprezzare principalmente nel canto della “Repentina e Ritroga” e del “Trintatres e Corantanoi”. Estemporaneo istintivo, si era rivelato assai presto (si racconta: «All’età di nove anni, compose i primi saggi») ed appena ventenne pubblicò le prime pregevoli poesie, conquistando e consolidando una fama popolare con un repertorio di canzoni d’amore. Sa repentina, come la poesia a bolu logudorese, è rappresentativa forma, secondo la definizione di Alberto Cirese, della “civiltà metrica sarda”; non ha uno schema rigido ma si compone nel campionario che va dal quinario al decasillabo e sovente il preferito verso ottonario. Sa retroga si opera «con l’inversione dei versi e la creazione di rime nuove utilizzando le stesse parole».
Poeta dotato di brillante vivacità creativa, oltre ai rinomati versi d’amore, coglie, osserva e testimonia con sensibilità le molteplici vicende del suo tempo; compose opere di valenza storica e religiosa di documentale memoria, ricordando le figure de “is pastoris sacrus de sa Sardigna nostra” (i monsignori Piovella, Saba, Carta, Cogoni e Botto, arcivescovo di Cagliari e Primate di Sardegna e Corsica dal 1949 al 1965). In occasione – era il 1970 – del pellegrinaggio di Paolo VI al Santuario di Nostra Signora di Bonaria in Cagliari, il poeta ebbe «il delicato pensiero di offrirgli alcuni opuscoli delle sue poesie in sardo»; al gradito dono, il Santo Padre, fece seguire un personalizzato ringraziamento tramite la Segreteria di Stato e la Benedizione Apostolica.
La seconda edizione delle Canzoni Sarde di Murgia Pani, riveduta e ampliata a cura del figlio Martino, pubblicate nel 1978 dalla Litografia Paolo Pisano di Cagliari e che integra le composizioni già stampate nel 1962, con Imprimatur del Can. Del. Arc. Calari, ha la puntuale prefazione del dr. Luigi Piloni che fornisce ulteriori notizie biografiche e valutazioni critiche sulla poetica del l’aedo sanlurese: «È semplice e attento osservatore della natura: fu di fede sincera e profonda che espresse sempre nelle sue poesie: nei momenti difficili trovava conforto nella preghiera. Passò gli ultimi anni accanto al figlio sacerdote quasi novantenne: la sua vecchiaia è stata serena ed esemplare, come la sua vita, che fu laboriosa e ricca di opere. I canti di cui resta notizia sono circa centocinquanta, interessanti per riferimenti a uomini e circostanze che abbracciano quasi un secolo».

Cristoforo Puddu

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