Il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia ha patrocinato il simposio “Ri-trascrizioni: la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze”.
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Il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia ha aderito alla richiesta di patrocinio e di collaborazione formulata dal Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Pavia per il simposio “Ri-trascrizioni: la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze”, organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia e dall’Università degli Studi di Pavia.
Il saluto del Circolo ai convegnisti è stato portato dalla presidente Paola Pisano.
Nell’ottica di promozione dei prodotti sardi il Circolo ha offerto ai convegnisti, alla fine dei lavori, nel salone del Rettorato, un apprezzato buffet “alla sarda” (grazie ai soci Angela Congiu, Gesuino Dente e Luca Lazzati).
L’importante incontro di studi ha avuto notevole eco presso la stampa nazionale (giornali, radio e tv).
“La Repubblica” gli ha dedicato prima un articolo e poi un’intera pagina (entrambi a firma di Giuliano Aluffi). Ecco cosa ha scritto il 4 aprile il quotidiano. «Salvate la scrittura manuale per proteggere la memoria e la creatività». È lo spirito del simposio “Ri-Trascrizioni, la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze” che si terrà il 10 aprile all’Università di Pavia, e che inaugurerà un’opera di ricopiatura a mano, aperta a tutti, degli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau. «Il progetto Ri-Trascrizioni nasce da un’idea di Antonello Fresu, psichiatra e artista visivo di successo – spiega Gabriella Bottini, docente di Neuropsicologia all’Università di Pavia -. L’idea è di esporre in luoghi pubblici una postazione con un libro, perché chi vuole possa copiarne brani a mano su un libro bianco». Lo scopo è sottolineare il valore cognitivo della scrittura. «Oggi c’è un impoverimento espressivo degli studenti – spiega Eraldo Paulesu, docente di psicologia all’Università di Milano-Bicocca. «Legato alla predominanza, sui mezzi digitali, dell’audio, delle abbreviazioni e dei testi supercontratti. Il recupero della scrittura manuale può ridarci padronanza nell’esprimerci».
Ha scritto, fra l’altro, il settimanale “Famiglia Cristiana”: «Pochi giorni fa anche gli studiosi di neuroscienze dell’Università di Pavia, in un simposio sul tema “Ri-Trascrizioni, la scrittura manuale tra storia, arte e neuroscienze” hanno fatto eco agli appelli lanciati dai loro colleghi americani ribadendo l’utilità e la bellezza della scrittura manuale ai fini della cognizione vera e propria. Prendere appunti con la penna durante una lezione – per esempio – aiuta a farne propri i contenuti. In altre parole è il primo passo dell’apprendimento, molto più utile della trascrizione meccanica delle parole dell’insegnante, anche se più veloce, attraverso la tastiera del computer».
Si è verificata una curiosa predominanza delle caratteristiche connotative della “sardità” e della “sarditudine” tra i relatori. Antonello Fresu, fratello del musicista Paolo Fresu. Di padre originario dell’oristanese Eraldo Paulesu (Università di Milano-Bicocca: “Cervello, lettura e scrittura nell’era dei robot: scenari dal XXII secolo”). Di madre sarda Clelia Martignoni (Università di Pavia: “Scritture e ri-scritture dal Centro manoscritti e altro”). Silvana Borutti (Università di Pavia), nella sua relazione “Tracce e identità. Bambini, antenati, artisti”, ha citato l’opera dello scultore sardo (Olbia, 1929) Giovanni Campus: «Anche Campus, in un’opera in cui una corda è applicata al complesso nuragico Genna Maria, fa un’operazione biomorfica che collega la vita alla cosa inanimata: Campus persegue, attraverso il segno-corda, che delimita un luogo e lo risimboleggia, una comparazione con le misure primarie del sito nuragico».
Dopo il rinfresco, tutti nello Shop-Up (negozio di vendita e promozione prodotti a marchio Università degli Studi di Pavia) del Cortile dei tassi a ricopiare a mano pagine degli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau (di cui Michele Spinicci aveva letto alcuni brani nel corso del convegno).
Paolo Pulina