Fidelidade, il nuovo libro di favole bilingue scritto da Roberto Pili.
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Una fiaba per una nuova narrazione di vita e ancora per trasmettere cultura, tradizioni e infine trarre beneficio dagli effetti che il bilinguismo ha sulle abilità generali e sulla cosiddette “riserve cognitive” delle persone in tutte le fasce d’età.
E’ fresco di stampa e in fase di distribuzione “Fidelidade” la nuova fiaba, terzo volume di una di una collana di testi di Medicina Narrativa in italiano e nella lingua Sarda scritti dal medico e ricercatore della Comunità Mondiale della Longevità Roberto Pili.
Impreziosito dalle illustrazioni a colori realizzate da Regina Obino e che si avvale della traduzione in lingua Sarda, a cura di Quintina Culurgioni, il libro “Fidelidade” può essere preso come un testo di riferimento nelle scuole per favorire la conoscenza della lingua Sarda.
«La scelta delle favole bilingui è più che ragionata – sottolinea Roberto Pili – perché la lingua sarda deve continuare ad agire nella mente dei sardi come la chiave primaria di accesso alla storia, alla letteratura, alle tradizioni di un popolo. Riappropriarsi del proprio codice linguistico partendo dalla quotidianità, dal rapporto privilegiato nonni, genitori, figli, nipoti come può darlo anche solo il riprendere a parlare, a raccontare in sardo può contribuire a spezzare il circolo vizioso del suicidio linguistico e poter mettere a frutto l’impressionante stimolo cognitivo conscio e inconscio che ci consente il cervello plurilingue.»
Ancora una volta l’autore, attento osservatore e descrittore di vissuti, con la sensibilità del professionista impegnato sul fronte delle vicissitudini umane, riesce a descrivere le molteplici complessità della vita e dell’animo umano. Questo nuovo esperimento che segue il precedente libro “La strega dei bottoni” che ha riscosso successo anche nella versione teatrale, ripropone con i toni e l’avvincente semplicità della fiaba, in una ambientazione agropastorale, una storia senza tempo e l’universalità dei sentimenti umani.
Il rapporto uomo/animale è sempre stato al centro dell’attenzione di scrittori e scienziati, per il suo valore quotidiano e per il suo ruolo terapeutico. La storia del Cane Niedduzzu, riassume la quotidianità di questo rapporto e il supporto disinteressato dell’animale-amico nell’affrontare le vicissitudini della vita. Il lutto per la morte di un familiare rappresenta il motivo centrale del racconto e l’elemento scatenante di una narrazione avvincente che racconta il percorso di adattamento ad una nuova situazione di vita, grazie al supporto della famiglia e del fedele animale. Al ripiegarsi in sé stesso di Giuanni nel lutto della perdita della compagna di vita, Niedduzzu oppone la sicurezza della vicinanza (nonostante l’allontanamento) e garantisce la docilità del fedele amico. La scintilla che porta all’incendio riaccende la quotidianità di un legame indissolubile, nonostante le vicende della vita. Niedduzzu ha sempre avuto sentore di questa indissolubilità, ancora prima che le fiamme dell’incendio sollevino il velo del lutto dal volto dell’umano.