Oggi penultima giornata per il “Festival dei tacchi”.
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La ventesima edizione del “Festival dei Tacchi” si avvia verso il rush finale: oggi, mercoledì 7 agosto, penultima giornata per la rassegna organizzata da Cada Die Teatro. Si comincia nel pomeriggio, quando le vie e le piazze di Jerzu diventeranno palco, alle 17.00, per l’esito scenico del laboratorio “Per un teatro di comunità”, condotto da Mauro Mou, un progetto lungo, articolato, partito nello scorso maggio fino ai giorni di agosto del festival, ospitato nella sala consiliare del Comune. Obiettivo: costruire una serie di azioni ed eventi legati alla realizzazione di un esito finale partecipato da tutta la comunità e rappresentato negli spazi urbani di Jerzu. Sarà dedicato alla storia, alla cultura materiale e immateriale e alle tradizioni della comunità jerzese e ogliastrina. Parte integrante del laboratorio teatrale momenti collettivi di studio ritmico/musicale, momenti di confronto, presentazione di libri, foto e documenti legati alla comunità, la raccolta attraverso interviste di testimonianze dirette, cene di gruppo e altri momenti dedicati alla socializzazione.
«Abbiamo provato a costruire un’azione di teatro e comunità che ci leghi sempre più al territorio che ormai da 20 anni ospita il nostro Festival – spiega Mario Mou -. Un evento teatrale originale, costruito con il coinvolgimento e la partecipazioni degli abitanti di Jerzu, di Ulassai e di tutti quelli che si sentono vicini al progetto del Festival dei Tacchi. Un progetto che ha preso vita dalla ricerca del patrimonio culturale dei luoghi, dalla sua storia, dal lavoro, dall’artigianato, dalle tradizioni, dalle consuetudini sociali, dagli eventi rituali e festivi, dal legame con la natura e il paesaggio. Abbiamo cercato il coinvolgimento di tutti: normali cittadini, Pro loco, i ragazzi ospiti della comunità di migranti, gli artigiani e i commercianti, i bambini dell’oratorio, il gruppo folk, gli studenti (anche quelli dell’università della terza età), il coro, gli scrittori, gli insegnanti, i contadini e chi ha voglia di mettersi in gioco.»
A seguire, alla Stazione dell’Arte di Ulassai, Renato Sarti, attore, regista, drammaturgo, presenterà alle 19.00 “Mai morti” (in collaborazione con Teatro dell’Elfo, Teatri 90 Progetti/Maratona di Milano), testo e regia dello stesso Sarti.
Mai Morti è una “affabulazione nera” che fa discutere, arrabbiare, divide, emoziona e commuove. Con una scrittura evocativa, Renato Sarti ripercorre la nostra storia recente attraverso i racconti di un fascista mai pentito, nostalgico delle “belle imprese” del Ventennio, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados,extracomunitari, zingari e drogati.
Mai Morti era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima Mas. A questa formazione, che operò al fianco dei nazisti nella repressione anti-partigiana, il personaggio guarda con delirante nostalgia. Durante una notte milanese dei nostri giorni, il protagonista si abbandona a ricordi per lui sacri, lontani, cari. Ricorda le stragi compiute dall’Esercito Italiano in Africa e l’uso indiscriminato e massiccio dei gas contro le popolazioni civili. Ad animare i suoi sogni a occhi aperti sono anche alcune vicende del passato più prossimo e del nostro presente: dalla strage di piazza Fontana nella Milano incandescente del 1969 fino al G8 di Genova. Un monologo che cerca di ricordare che la parola antifascismo ha ancora un profondo motivo di esistere, e di far riflettere su quanto in Italia il razzismo, il nazionalismo e la xenofobia siano difficili da estirpare.
Poi, un incontro raro e prezioso, quello fra Ascanio Celestini e Giuliana Musso, che alle 21.30 chiuderanno la serata dandosi appuntamento, sempre alla Stazione dell’Arte, per POTENTE E FRAGILE (Fabbrica Srl in coproduzione con Teatro Biblioteca Quarticciolo). «… Le parole di chi cerca di ricostruire la vita di qualcun altro sono pietre sbilenche che stanno in piedi a fatica. Scricchiolano. Dondolano”, dicono. Giuliana Musso e Ascanio Celestini raccontano storie che zoppicano, così le definiscono. E questa sarà l’occasione per capire come le mettono in piedi, le loro storie. “La ricerca. La scrittura. La scena. Incontri. Dati. Testimonianze. Ricordare. Riordinare. Ripensare. Aprire l’uno all’altra i propri archivi e riscoprire dove sono nati storie e personaggi. Tornare insieme nei luoghi e nei momenti in cui la vita ci è apparsa così potente e fragile da poter divenire teatro».
«Potente e Fragile non è uno spettacolo nuovo – spiegano Musso e Celestini -. E’ solo un breve viaggio nei luoghi familiari a ciascuno di noi due, fatto così, senza pensarci troppo, solo per avere del tempo insieme. Un lavoro in corso, uno studio, un’improvvisazione, un incontro, uno spettacolo sbagliato.»