L’ex presidente della Regione Renato Soru prosegue il suo programma di incontri nell’Isola, in vista delle elezioni del prossimo 25 febbraio. Oggi, a Santadi, ha partecipato ad un incontro dedicato alla “Medicina territoriale”, nel centro di aggregazione sociale, coordinato dallo scrittore Cristian Nonnis.
«La prima promessa – ha detto Renato Soru – è impegnarsi per una politica che rimetta al centro quel diritto alla salute che sta venendo a mancare in questi anni: la politica deve selezionare le persone competenti e lasciarle lavorare senza andare in corsia a cercare il consenso, perché l’unico interesse è la salute delle persone.»
L’incontro odierno è stato aperto da interventi e testimonianze di chi lavora ogni giorno in corsia o opera a stretto contatto coni malati, dai quali è emerso un quadro con poche luci e tante ombre, ancora più marcate in un territorio in forte difficoltà come il Sulcis. Il candidato presidente della Coalizione sarda ha proposto la sua “ricetta” per riportare la sanità pubblica a buoni livelli di assistenza.
«La cosa fondamentale – ha sottolineato Renato Soru – è il personale sanitario: dev’essere numericamente adeguato, preparato e motivato. Oggi abbiamo pochi medici, pochi infermieri e nei prossimi anni ne mancheranno sempre di più. Quindi l’urgenza è quella di un piano straordinario che aumenti il personale al lavoro, ma bisogna anche intervenire per rendere attrattive certe specializzazioni che oggi sono poco considerate dai giovani medici e per portare più giovani a scegliere anche le scienze infermieristiche. Un altro ingrediente di una buona sanità moderna è la transizione digitale perché la grande potenza degli strumenti tecnologici di oggi può cambiare in maniera radicale l’assistenza: i dati sono un tesoro per l’adeguatezza delle prestazioni, per la ricerca scientifica e la qualità del servizio sanitario per esempio. Per esempio, grazie a un fascicolo sanitario elettronico che funziona e che viene aggiornato possiamo assicurare cure migliori e più rapide. Ma potremmo anche ottenere esami specialistici senza penare col CUP: in altre regioni non esiste più e la prenotazione degli esami passa dai medici di medicina generale.»
«Non ci vuole un’ennesima riforma dell’organizzazione sanitaria. Il problema della sanità non è l’organizzazione delle ASL. Ci teniamo quella che abbiamo e dobbiamo farla funzionare. Anche sulla rete ospedaliera si è tanto litigato in questi anni, non sempre per ragioni nobili, e si è perso di vista che ciascuno di noi vuole essere curato il più vicino possibile a casa sua – ha concluso Renato Soru -. Bisogna rilanciare anche la medicina territoriale, ragionando in modo positivo sulle Case di comunità: per me sono un’opportunità perché garantisci ai cittadini che ci sia sempre un medico che li possa prendere in carico. Quello che conta non è l’edificio o metterli tutti sotto lo stesso tetto, ma il sistema organizzativo che metta a frutto reti organizzative funzionali tra medici.»