18 July, 2024
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Daniele Reginali 2 copia

Daniele Reginali, 35 anni il prossimo 10 novembre, consigliere comunale di Iglesias, è il candidato unico alla segreteria provinciale di Carbonia Iglesias del Partito Democratico. Succederà al deputato Emanuele Cani. «E’ un bel segnale di unità in un momento difficile – spiega Daniele Reginali – la mia candidatura è sostenuta da tutte le “anime” del partito.»
I delegati che parteciperanno all’assemblea provinciale vengono votati nei circoli, in corso di svolgimento. Le operazioni di voto potrebbero concludersi entro sabato 11 ottobre, ma potrebbe rimanere qualche altro congresso da svolgersi la settimana prossima, prima del congresso regionale, in programma il 26 ottobre. I candidati alla segreteria regionale sono tre: il senatore Ignazio Angioni, 47 anni, direttore di Legacoop Sardegna; l’ingegner Thomas Castangia, 39 anni; l’europarlamentare Renato Soru, 57 anni, ex governatore della Sardegna.
Daniele Reginali è impiegato nel settore turistico. Già segretario cittadino e segretario provinciale della Sinistra Giovanile di Iglesias, è stato assessore delle Politiche giovanili, sport e spettacolo della Giunta Carta e presidente dell’assemblea provinciale del Partito Democratico del Sulcis Iglesiente.

Il convegno “Smart City: mobilità sostenibile e trasporto pubblico” è il momento centrale della terza giornata della #Settimana europea della Mobilità Sostenibile. A partire dalle ore 9.30, nel Lazzaretto di Sant’Elia (via dei Navigatori) amministratori, esperti regionali, nazionali e internazionali si confronteranno su problemi ed opportunità legati alla mobilità alternativa all’uso dell’auto.
Il convegno, organizzato da CTM, comune di Cagliari e UITP (Unione Internazionale dei Trasporti Pubblici), si articolerà in due momenti. Dopo i saluti degli enti organizzatori, nella prima parte interverranno Alain Flausch, segretario generale dell’UITP Bruxelles, Oliver Wolff, direttore generale #VDV Germania e Francisco Gonzales Balmas, direttore di esercizio TMB Barcellona. Nella seconda parte della mattinata, si terrà una tavola rotonda moderata da Morena Pivetti de#Il Sole 24 Ore, alla quale prenderanno parte Alain Flausch; Francesco Pigliaru, presidente della Regione Sardegna; Massimo Deiana, assessore regionale dei Trasporti; Massimo Roncucci, presidente di ASSTRA; Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, e gli europarlamentari Salvatore Cicu, Giulia Moi e Renato Soru.La Settimana europea della Mobilità sostenibile, voluta dalla #Commissione Europea e sostenuta dal ministero dell’Ambiente, fino al 22 settembre sensibilizzerà amministrazioni e cittadini a scegliere mezzi alternativi all’auto negli spostamenti quotidiani, per ridurre il traffico e l’inquinamento a vantaggio di un stile di vita più sano ed equilibrato. Viene promossa dalla Regione attraverso il progetto “BICIMIPIACI”, che comprende le iniziative sulla ciclabilità realizzate da enti locali, associazioni e da tutti i soggetti sottoscrittori degli accordi di programma finanziati dal POR FESR 2007/2013, col coordinamento dell’assessorato della Programmazione e la collaborazione di Trasporti e Lavori pubblici.

Tuerredda 7

La Giunta Pigliaru non si deve limitare ad annullare la delibera con la quale, a poche ore dal voto regionale, l’esecutivo di Ugo Cappellacci varò il Pps ma deve rendere inefficace la delibera 45/2 del 25 ottobre del 2013 con la quale il centrodestra, utilizzando in maniera strumentale tutte le possibilità concesse dal Ppr di Renato Soru, creava le condizioni per uno travolgimento del senso della legge di tutela voluta dal centrosinistra. È quella infatti la “delibera madre” revocata la quale si ripristina sul piano del diritto lo “status quo ante”.

Per questo motivo le associazioni #Sardegna sostenibile e sovrana e #Sardegna pulita, fortemente preoccupate per le notizie di possibili ulteriori attacchi al paesaggio della Sardegna (così come si evince dalle notizie della stampa e come è stato documentato con dovizia di riferimenti normativi e giuridici dall’associazione ambientalista Gruppo d’intervento Giuridico onlus) chiedono alla Giunta regionale, all’assessore competente e al presidente Francesco Pigliaru, di revocare con ogni consentita sollecitudine la deliberazione n. 45/2 del 25 ottobre 2013 (avente per oggetto “L.R. 23 ottobre 2009 n. 4 art.11. Piano paesaggistico regionale della Sardegna, primo ambito omogeneo costiero”), quale primo atto concreto di nuova pianificazione urbanistica della nuova giunta.

La difesa e la tutela del suolo e delle coste sarde sono obiettivi prioritari, e in questo senso il principio di precauzione deve guidare l’agire giuridico dell’esecutivo regionale in carica. Infatti, con la delibera n. 10/20 del 28 marzo 2014 della Giunta Pigliaru (che annullava la deliberazione n. 6/18 del 14 febbraio 2014 della Giunta Cappellacci con la quale si era stravolto il Ppr varato dalla Giunta Soru) non si garantisce e non scongiurano del tutto i rischi evidenziati da più parti. Per questo motivo, anche in ragione degli impegni assunti in campagna elettorale e ribaditi dallo stesso Presidente, chiediamo la revoca della delibera 45/2 del 25 ottobre 2013.

 

Esercitazioni militari copiaDichiarazioni_program_presidente_pigliaru_02042014

Stamane, in Consiglio regionale, si è svolto il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente della Regione #sulle servitù militari, dopo la recente audizione in Parlamento.

In apertura del suo intervento, Pigliaru ha ribadito il rispetto della Giunta per le Forze Armate e l’importanza delle servitù militari per la sicurezza nazionale. «Ciò che però la Sardegna non può non ricordare è la sproporzione del contributo pagato dall’Isola all’esigenza di difesa. La Sardegna – ha ricordato il presidente – cede 30mila ettari del suo territorio al demanio militare, i  poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d’Europa. Serve un riequilibrio interregionale».

Il governatore ha invocato più “trasparenza e conoscenza nei poligoni sardi”. Per il presidente della Regione è urgente avviare attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree soggette a servitù militari. Da definire anche l’istituzione di osservatori permanenti l’ambiente e la salute dei cittadini. «Si tratta di una richiesta non negoziabile, è un’esigenza non solo per i cittadini ma anche per le imprese. Senza certezze non c’è futuro per il turismo e per l’agroalimentare».

Secondo Francesco Pigliaru, è arrivato il momento di rivedere tutta la questione. «Per lo Stato – ha detto – avere una servitù di seimila o tredicimila ettari non fa differenza. Il risultato è che quando si parla di spending review si prende in considerazione la riduzione di aerei, carri armati etc. C’è solo una voce di costo che non si riduce: la dimensione delle servitù militari: Il numero di ettari soggetto a servitù rimane costane. La Regione – ha annunciato Pigliaru – proporrà uno studio internazionale sulle servitù militari basato su standard riconosciuti a livello globale».

Il governatore ha ricordato in Aula le dichiarazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e la disponibilità dello Stato «a restituire alla Sardegna le aree militari considerate non strategiche per le Forze Armate». La Regione lavorerà per recuperare i territori e metterli a disposizione dei sardi. Francesco Pigliaru, al termine del suo intervento, ha informato il Consiglio della richiesta avanzata al Ministero: sospensione di tutte le attività militari nel periodo 1 giugno-30 settembre. «Su questo punto il Governo ha mostrato disponibilità – ha detto il presidente – per noi si tratta di un passo importante che produrrebbe immediati benefici per il settore turistico». 

Il capogruppo di FI, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente del Consiglio, una sospensione di 10 minuti per coordinare gli interventi dell’opposizione. La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, dopo aver comunicato che il tempo a disposizione di ciascun consigliere nello spazio riservato al dibattito, è di cinque minuti per intervento, ha concesso la parola al primo degli iscritti a parlare, Stefano Tunis.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha espresso apprezzamento per la discussione in Aula di un tema strategico e importante ma che – a giudizio dell’esponente della minoranza – merita approfondimenti «soprattutto da parte della giunta». L’onorevole Tunis ha definito, infatti, «imprecisi e incompleti» i dati illustrati dal presidente della Regione nel corso delle dichiarazioni rese all’assemblea. Per Stefano Tunis, il presidente Pigliaru non ha tenuto nella dovuta considerazione che i poligoni per i quali si ipotizza la restituzione sono di proprietà del demanio e, dunque, ha aggiunto Tunis, il presidente della Regione, sulle servitù militari, si confronta con i proprietari legittimi di quelle aree.

L’ulteriore sottolineatura critica ha riguardato il fatto che il presidente della giunta non abbia tenuto nella dovuta considerazione l’importanza che riveste il poligono di Capo Teulada per l’addestramento della Brigata Sassari. Il consigliere Tunis ha sottolineato l’importanza di Teulada e Quirra per la Difesa nazionale ed ha auspicato maggiore approfondimenti da parte della Giunta sul tema. In particolare, il consigliere di Fi, ha chiesto una valutazione delle conseguenza economiche che ne deriverebbero nei territori qualora ci fossero le dismissioni delle aree utilizzate per le esercitazioni. «Ha calcolato – ha domandato Tunis al presidente della giunta – quali ricadute ci sarebbero per le popolazioni del Sulcis, visto che la Difesa ha in corso investimenti per cinquanta milioni di euro proprio a capo Teulada?». L’esponente della minoranza ha concluso manifestando perplessità sulla possibilità di un ordine del giorno unitario in Consiglio regionale sull’argomento.

Il consigliere del Partito Democratico, Roberto Deriu, ha espresso favore per il metodo con cui il presidente Pigliaru ha deciso di affrontare un tema definito «davvero serio». A giudizio del consigliere Deriu il metodo individuato dal presidente della giunta è fondamentale per condurre con successo un negoziato e ha definito dunque «corretta» l’impostazione della giunta. «E’ corretto – ha affermato Deriu – individuare i contorni del problema e correttamente intavolare una trattativa che conduca al giusto riconoscimento dei nostri interessi». «La Sardegna – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha bisogno di affrontare i grandi temi irrisolti con la Repubblica e di condurli in porto con successo». Il consigliere Deriu ha concluso esprimendo favore per l’azione del presidente Pigliaru e consenso per il metodo utilizzato nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari e ha affermato che «le soluzioni dovranno soddisfare l’una e l’altra parte».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato in apertura del suo intervento che «sulle servitù militari non serve il ping-pong tra maggioranza e opposizione» e non è utile «ricercare responsabilità del passato». «Il tema – ha aggiunto il consigliere della minoranza – è vecchio di sessanta anni ed è evidente a tutti la sproporzione nel contributo che la Sardegna dà alla Difesa con le servitù militari». Il consigliere Carta ha dichiarato di condividere le affermazioni del presidente Pigliaru in riferimento al “riequilibrio” e ai riconoscimenti in termini economici per la Regione.

Il consigliere del Psd’Az ha proseguito ricordando ciò che di poco positivo – a suo giudizio – è accaduto nei territori dove le servitù e i poligoni sono stati dismessi. Carta ha tuttavia ribadito la sua contrarietà al gravame militare e alle esercitazioni ma ha auspicato «un approccio pacato» e una serie di passaggi graduali. L’esponente dell’opposizione ha auspicato una positiva evoluzione del confronto Stato-Regione nella prossima riunione della conferenza nazionale sulle servitù e ha concluso il suo intervento con la seguente dichiarazione: «Sono contro le servitù militari ma dobbiamo sapere cosa accade senza le servitù militari».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gavino Sale (Misto – Irs): «Questo tema merita una forza imponente, anche perché come indipendentista non posso accettare che anche un solo metro quadro della Sardegna sia servitù di altri Stati». Sale ha ricordato ai colleghi che si tratta di un problema annoso che ha origini lontane, però «in questo cambio di tattica del presidente Pigliaru si intravede una metodologia nuova, visto che la vecchia non ha dato alcun risultato». Il consigliere di maggioranza ha proposto al Consiglio regionale e al presidente Pigliaru di avviare, attraverso l’Arpas, indagini serie e non pilotate. «Dobbiamo chiedere alle agenzie internazionali – ha concluso Sale – la valutazione vera di quanto è stato il mancato sviluppo».

Critico nei confronti della maggioranza il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci: «Oltre alle buone parole viene fuori solamente l’antimilitarismo spinto che ha sempre caratterizzato il centrosinistra». Un attacco chiaro, secondo Locci, a Capo Teulada e alle forze armate. Il consigliere di opposizione ha ricordato che lo Stato ha pagato quel territorio e compensa con indennizzi alla popolazione i disagi causati dalla presenza delle servitù militari: «Non dimentichiamo che non si tratta di una chiusura totale ma esistono una serie di protocolli d’intesa tra il ministero e le comunità locali». Tra questi gli indennizzi per 440 armatori della pesca e agli allevatori, oltre a consentire l’utilizzo delle spiagge dal 20 di luglio a 30 settembre. «Non possiamo consentire – ha concluso Locci – un attacco diretto alle nostre forze armate», avvisando che con il taglio della spesa del ministero della Difesa potrebbero rischiare di dover lasciare la Sardegna circa 700 militari. Per Locci si andrà verso le esercitazioni della guerra elettronica e, presto,  non ci saranno più lanci di missili.

Piero Comandini (Pd) si è opposto alla visione di un centrosinistra contro i militari: «Conosco il valore della brigata Sassari e il valore di tutti i nostri militari, ma non stiamo parlando di questo, piuttosto del diritto dei sardi». Per Comandini il dato certo è che la Sardegna è  gravata eccessivamente dalle servitù, il 65 per cento di quelle presenti nel territorio nazionale, ed è giusto che vengano suddivise equamente con le altre regioni «si parla, infatti, di esercito italiano ed europeo, non sardo». «Sono d’accordo – ha affermato – con cambio di passo del presidente Pigliaru sull’argomento. Ripartiamo da quello che è stato fatto in Commissione in Senato nella scorsa legislatura, un voto trasversale che aveva segnato la via: chiudiamo Capo Teulada e Capo Frasca e lasciamo Quirra, puntando sulla ricerca».

Emilio Usula capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha sottolineato l’esigenza di portare avanti una trattativa con lo Stato “a schiena dritta”, senza distinguo e cedimenti. «Un’esigenza ancora più stringente – ha aggiunto Usula – alla luce di quanto sta avvenendo a livello nazionale. «La Sardegna è sotto attacco su diversi fronti – ha detto il consigliere sovranista – spetta a noi respingerli, a partire dal tentativo di svilire la specialità sarda attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione». Usula ha poi parlato della possibilità che l’Isola venga inserita nell’elenco delle regioni idonee ad ospitare depositi per le scorie nucleari, un’ipotesi da respingere “senza se e senza ma”. Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha poi espresso apprezzamento  per l’azione portata avanti dalla Giunta sul tema delle servitù militari. «Adesso – ha detto Usula – è arrivato il momento di porre rimedio alla sproporzione tra sacrifici e benefici. Il compito è gravoso, la crisi economica ci rende ricattabili, per questo serve ancora più fermezza nel difendere le nostre posizioni e proteggere ogni millimetro della nostra sovranità». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «i poligoni militari non devono costituire un problema ma una risorsa». L’esponente della minoranza ha evidenziato «il peso determinante delle basi militari per l’economia sarda, fatte salve le esigenze di tutela della salute e dell’ambiente». Rubiu ha poi lamentato la mancanza di dati e documenti su cui ragionare («avremmo gradito ricevere informazioni dettagliate dalla Giunta») e si è detto contrario ad una «riduzione drastica della presenza militare, pensando ai danni provocati a La Maddalena dalla chiusura della base americana»«L’Udc – ha aggiunto il capogruppo – è invece favorevole all’apertura di un tavolo sulle servitù militari con le amministrazioni locali e le associazioni». Da Rubiu, infine, un suggerimento alla Giunta: «Pigliaru chieda al Ministero della Difesa che le basi vengano allontanate almeno a due km dal mare per rendere gli spazi liberi durante il periodo estivo». Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato, in apertura del suo intervento, la vocazione antimilitarista del suo partito e il rispetto assoluto per le disposizioni dell’articolo 11 della Costituzione. Cocco ha poi apprezzato la posizione assunta dalla Giunta nel confronto con lo Stato sulle servitù militari. «Cediamo una parte importante del nostro territorio e pretendiamo un riequilibrio – ha detto l’esponente di Sel – ma le compensazioni per la ricerca, invocate dal presidente, devono essere indirizzate in ambito civile e non militare. Ben vengano gli studi internazionali sugli effetti provocati in Sardegna dalle Forze Armate – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ci sono dati certi su quanto accaduto in passato. Le compensazioni sono elemosine rispetto al costo pagato dall’Isola». Cocco ha poi chiesto di rivedere la composizione del tavolo tecnico nel quale si affronta la questione delle servitù allargandolo ai parlamentari sardi. Il capogruppo di Sel ha infine espresso contrarietà all’ipotesi di un ordine del giorno unitario, «meglio – ha detto – trovare uno strumento forte che consenta al presidente Pigliaru di rappresentare la Sardegna intera  nel confronto con lo Stato».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato «con franchezza» che il presidente «ha fatto bene a riferire al Consiglio, ma sarebbe stato meglio considerare questo dibattito un momento preparatorio per definire bene le fasi successive». «Nessuno è guerrafondaio – ha detto Dedoni – però il mondo non è governato solo dai pacifisti, ci sono aree di forti crisi che richiedono la presenza della forza armata ed è vero che non tutto deve continuare ad essere in Sardegna, senza un minimo di ristoro». Renato Soru sembrava dovesse cacciare gli americani risolvendo ogni problema, ha ricordato il capogruppo dei Riformatori, «e spero che l’onestà intellettuale del presidente Pigliaru non ci faccia ricadere in situazioni analoghe». Sull’ipotesi di arrivare ad un ordine del giorno unitario, Dedoni ha manifestato scetticismo: «Vuol dire che ci sono differenze profonde all’interno del centro sinistra, non vorrei che si fosse già deciso a quali esperti e a quali società internazionali affidare lo studio di cui si è parlato». E’ molto più utile, per Dedoni, «sapere cosa hanno fatto i rappresentanti della Sardegna nel Comitato paritetico sulle servitù e soprattutto sapere qual è la posizione del governo». Cerchiamo di orientarci sulle cose concrete, ha esortato l’esponente dei Riformatori, «fermiamoci un attimo per definire dettagliatamente la proposta della Regione, altrimenti stiamo illudendo il popolo sardo». Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha espresso vivo apprezzamento per l’azione del presidente Pigliaru, «che ha messo in campo una strategia efficace soprattutto perché molto propositiva: è vero che non esistono governi amici o nemici ma governi che rispettano le regole ed è anche vero che i dati fornitici dal presidente parlano chiaro e sono inequivocabili». E’ possibile, ha proseguito Desini, «che lo Stato paghi gli indennizzi dilazionati in 5 anni e che negli ultimi vent’anni siano addirittura diminuiti?» Il problema va affrontato a 360 gradi, ad avviso di Desini, «cominciando dalla conoscenza e dalla trasparenza, non serve quindi un ordine del giorno ma serve proseguire nella linea tracciata dal presidente». Il capogruppo del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, ha ricordato che, sul problema delle servitù militari, i sardisti hanno molto da dire per la loro storia. Ci vogliono cedibilità e competenza, ha osservato Solinas, «ma senza una adeguata istruttoria non si può arrivare ad un documento del Consiglio, unitario o meno». Solinas ha poi invitato il Consiglio a guardare le cose al di là della superficie, inquadrando il complesso problema delle servitù nel più ampio contesto del negoziato fra Regione e Stato. «Sul patto di stabilità il governo non ci ha ancora detto nulla», ha lamentato il consigliere sardista, «mentre ci sono anche le servitù industriali come quella di Porto Torres dove lo Stato è andato via lasciando le macerie della sua presenza; insomma si stanno giocando sulla Sardegna una serie di partite che devono la nostra Regione in una funzione sacerdotale, di chi prende atto di decisioni prese a Roma mentre occorre una lettura unitaria dei principali fatti che stanno accadendo ed una sintesi virtuosa è possibile anche se servono uno o due giorni in più»«Ci interessa molto –  ha continuato Solinas – il tema delle compensazioni posto dal presidente e vorremmo capire perché lo stato che ha firmato i contratti per l’acquisto dei bombardieri F35 i quali sicuramente si eserciteranno in Italia e soprattutto in Sardegna, prevedendo un grande polo produttivo a Novara: nei tavoli con lo Stato si deve parlare anche di queste cose, quantificare il passato e progettare alternative».

Il capoguppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come ormai da anni, il tema delle servitù militari sia al centro del dibattito politico in Sardegna ma come non siano stati registrati risultati adeguati. Cocco ha fatto riferimento ai «termini rivendicativi» utilizzati nel passato, per segnare la differenza con il metodo inaugurato dal presidente Pigliaru. «Un metodo condivisibile», così lo ha definito il capogruppo della maggioranza che ha proseguito con l’elencazione dei dati forniti dal capo dell’esecutivo regionale nel corso delle sue dichiarazioni in Aula. «Serve un riequilibrio e servono compensazioni – ha affermato Pietro Cocco, in linea con la proposta di lavoro indicata dal presidente Pigliaru. Il capogruppo dei democratici ha quindi schematizzato le posizioni emerse nel corso del dibattito: «Il centrosinistra – ha detto il consigliere Pd – vuole un riequilibrio della presenza delle servitù e vuole dare forza alle posizioni del presidente della Regione con un pronunciamento del Consiglio. Il centrodestra, invece, ha difeso i poligoni ad incominciare da quelli del Sulcis e di Teulada in particolare. Il Psd’Az – ha detto Cocco – per bocca del suo capogruppo si è espresso contro le servitù ma ha anche dichiarato che non si può procedere con uno smantellamento immediato. Il capogruppo Cocco ha affermato il suo favore per l’apertura di un percorso praticabile per riconoscere i diritti dei sardi e ha ricordato la necessità degli interventi di bonifica e la sproporzionata estensione dei poligoni di Teulada e Quirra. Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento preannunciando la presentazione di un ordine del giorno da sottoporre all’approvazione del Consiglio «per dare forza al presidente Pigliaru nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari in Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto «sorpreso» dalla conclusioni formulate dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco e ha dichiarato di non condividere lo schema delle posizioni emerse nel corso dal dibattito, così come sono state formulate il capogruppo dei democratici. «Il presidente della giunta – ha spiegato Pietro Pittalis – ha fatto intendere con chiarezza che vuole sedersi al tavolo della trattativa con il governo, con il sostegno dell’intera assemblea legislativa sarda ma ci dispiace prendere atto che la maggioranza che lo sostiene procede in senso opposto». Il capogruppo Fi ha dunque invitato ad una maggiore serenità nell’affrontare la delicata questione delle servitù militari e ha affermato che non è in discussione il ruolo e la funzione delle forze armate ma serve discutere senza tabù di un riequilibrio delle presenze dei militari in Sardegna. «Fermiamoci un attimo per riflettere e mettiamo da parte la fretta», ha concluso il capogruppo di Forza Italia in Consiglio.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accordato la sospensione dei lavori dell’Aula.

Al rientro in Aula, il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha chiesto di sospendere la discussione sulle servitù militari perché è in corso la predisposizione di un ordine del giorno da proporre nella prossima seduta del Consiglio. Cocco ha proposto, nel frattempo, di proseguire con l’esame della mozione 26 (Cappellacci e più ) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”. Il presidente ha sottoposto la richiesta del capogruppo del Pd all’Aula che si è detta d’accordo. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capo dell’esecutivo regionale. Pigliaru ha rilevato che la discussione è stata chiara con posizioni nette e differenziate, soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Ci sono dei dati di fatto, secondo il presidente Pigliaru, su cui è possibile trovare una convergenza. Il primo è sulla sproporzione della quantità di servitù militari tra la Sardegna e le altre regioni italiane, il secondo è sugli aspetti di conoscenza e trasparenza «ora inaccettabili». E’ necessario, ha continuato, avere più elementi di valutazione sulla situazione sanitaria ed economica dei territori e di come devono essere eseguite le bonifiche. Il terzo punto è sulla necessità di avere stime più precise che riguardano i costi nascosti delle servitù militari, ossia sugli sviluppi alternativi che ci sarebbero potuti essere in quei territori se non ci fossero state le servitù militari. Il presidente Pigliaru ha auspicato che l’Aula arrivi a votare un ordine del giorno unitario, in vista della riunione della Conferenza nazionale sulle servitù militari, in programma a Roma il prossimo 18 giugno. L’intesa proposta dal governo, finora, ha concluso Pigliaru, non è accettabile e non è firmabile, ma la conferenza del 18 sarà un passaggio importante per mettere sul tavolo i punti su cui basare il percorso futuro.

 

Esercitazioni militari copiaDichiarazioni_program_presidente_pigliaru_02042014

Stamane in Consiglio regionale si è svolto il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, #sulle servitù militari.

In apertura del suo intervento, Pigliaru ha ribadito il rispetto della Giunta per le Forze Armate e l’importanza delle servitù militari per la sicurezza nazionale. «Ciò che però la Sardegna non può non ricordare è la sproporzione del contributo pagato dall’Isola all’esigenza di difesa. La Sardegna – ha ricordato il presidente – cede 30mila ettari del suo territorio al demanio militare, i  poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d’Europa. Serve un riequilibrio interregionale».

Il governatore ha invocato più “trasparenza e conoscenza nei poligoni sardi”. Per il presidente della Regione è urgente avviare attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree soggette a servitù militari. Da definire anche l’istituzione di osservatori permanenti l’ambiente e la salute dei cittadini. «Si tratta di una richiesta non negoziabile, è un’esigenza non solo per i cittadini ma anche per le imprese. Senza certezze non c’è futuro per il turismo e per l’agroalimentare».

Secondo Francesco Pigliaru, è arrivato il momento di rivedere tutta la questione. «Per lo Stato – ha detto – avere una servitù di seimila o tredicimila ettari non fa differenza. Il risultato è che quando si parla di spending review si prende in considerazione la riduzione di aerei, carri armati etc. C’è solo una voce di costo che non si riduce: la dimensione delle servitù militari: Il numero di ettari soggetto a servitù rimane costane. La Regione – ha annunciato Pigliaru – proporrà uno studio internazionale sulle servitù militari basato su standard riconosciuti a livello globale».

Il governatore ha ricordato in Aula le dichiarazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e la disponibilità dello Stato «a restituire alla Sardegna le aree militari considerate non strategiche per le Forze Armate». La Regione lavorerà per recuperare i territori e metterli a disposizione dei sardi. Francesco Pigliaru, al termine del suo intervento, ha informato il Consiglio della richiesta avanzata al Ministero: sospensione di tutte le attività militari nel periodo 1 giugno-30 settembre. «Su questo punto il Governo ha mostrato disponibilità – ha detto il presidente – per noi si tratta di un passo importante che produrrebbe immediati benefici per il settore turistico». 

Il capogruppo di FI, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente del Consiglio, una sospensione di 10 minuti per coordinare gli interventi dell’opposizione. La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, dopo aver comunicato che il tempo a disposizione di ciascun consigliere nello spazio riservato al dibattito, è di cinque minuti per intervento, ha concesso la parola al primo degli iscritti a parlare, Stefano Tunis.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha espresso apprezzamento per la discussione in Aula di un tema strategico e importante ma che – a giudizio dell’esponente della minoranza – merita approfondimenti «soprattutto da parte della giunta». L’onorevole Tunis ha definito, infatti, «imprecisi e incompleti» i dati illustrati dal presidente della Regione nel corso delle dichiarazioni rese all’assemblea. Per Stefano Tunis, il presidente Pigliaru non ha tenuto nella dovuta considerazione che i poligoni per i quali si ipotizza la restituzione sono di proprietà del demanio e, dunque, ha aggiunto Tunis, il presidente della Regione, sulle servitù militari, si confronta con i proprietari legittimi di quelle aree.

L’ulteriore sottolineatura critica ha riguardato il fatto che il presidente della giunta non abbia tenuto nella dovuta considerazione l’importanza che riveste il poligono di Capo Teulada per l’addestramento della Brigata Sassari. Il consigliere Tunis ha sottolineato l’importanza di Teulada e Quirra per la Difesa nazionale ed ha auspicato maggiore approfondimenti da parte della Giunta sul tema. In particolare, il consigliere di Fi, ha chiesto una valutazione delle conseguenza economiche che ne deriverebbero nei territori qualora ci fossero le dismissioni delle aree utilizzate per le esercitazioni. «Ha calcolato – ha domandato Tunis al presidente della giunta – quali ricadute ci sarebbero per le popolazioni del Sulcis, visto che la Difesa ha in corso investimenti per cinquanta milioni di euro proprio a capo Teulada?». L’esponente della minoranza ha concluso manifestando perplessità sulla possibilità di un ordine del giorno unitario in Consiglio regionale sull’argomento.

Il consigliere del Partito Democratico, Roberto Deriu, ha espresso favore per il metodo con cui il presidente Pigliaru ha deciso di affrontare un tema definito «davvero serio». A giudizio del consigliere Deriu il metodo individuato dal presidente della giunta è fondamentale per condurre con successo un negoziato e ha definito dunque «corretta» l’impostazione della giunta. «E’ corretto – ha affermato Deriu – individuare i contorni del problema e correttamente intavolare una trattativa che conduca al giusto riconoscimento dei nostri interessi». «La Sardegna – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha bisogno di affrontare i grandi temi irrisolti con la Repubblica e di condurli in porto con successo». Il consigliere Deriu ha concluso esprimendo favore per l’azione del presidente Pigliaru e consenso per il metodo utilizzato nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari e ha affermato che «le soluzioni dovranno soddisfare l’una e l’altra parte».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato in apertura del suo intervento che «sulle servitù militari non serve il ping-pong tra maggioranza e opposizione» e non è utile «ricercare responsabilità del passato». «Il tema – ha aggiunto il consigliere della minoranza – è vecchio di sessanta anni ed è evidente a tutti la sproporzione nel contributo che la Sardegna dà alla Difesa con le servitù militari». Il consigliere Carta ha dichiarato di condividere le affermazioni del presidente Pigliaru in riferimento al “riequilibrio” e ai riconoscimenti in termini economici per la Regione.

Il consigliere del Psd’Az ha proseguito ricordando ciò che di poco positivo – a suo giudizio – è accaduto nei territori dove le servitù e i poligoni sono stati dismessi. Carta ha tuttavia ribadito la sua contrarietà al gravame militare e alle esercitazioni ma ha auspicato «un approccio pacato» e una serie di passaggi graduali. L’esponente dell’opposizione ha auspicato una positiva evoluzione del confronto Stato-Regione nella prossima riunione della conferenza nazionale sulle servitù e ha concluso il suo intervento con la seguente dichiarazione: «Sono contro le servitù militari ma dobbiamo sapere cosa accade senza le servitù militari».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gavino Sale (Misto – Irs): «Questo tema merita una forza imponente, anche perché come indipendentista non posso accettare che anche un solo metro quadro della Sardegna sia servitù di altri Stati». Sale ha ricordato ai colleghi che si tratta di un problema annoso che ha origini lontane, però «in questo cambio di tattica del presidente Pigliaru si intravede una metodologia nuova, visto che la vecchia non ha dato alcun risultato». Il consigliere di maggioranza ha proposto al Consiglio regionale e al presidente Pigliaru di avviare, attraverso l’Arpas, indagini serie e non pilotate. «Dobbiamo chiedere alle agenzie internazionali – ha concluso Sale – la valutazione vera di quanto è stato il mancato sviluppo».

Critico nei confronti della maggioranza il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci: «Oltre alle buone parole viene fuori solamente l’antimilitarismo spinto che ha sempre caratterizzato il centrosinistra». Un attacco chiaro, secondo Locci, a Capo Teulada e alle forze armate. Il consigliere di opposizione ha ricordato che lo Stato ha pagato quel territorio e compensa con indennizzi alla popolazione i disagi causati dalla presenza delle servitù militari: «Non dimentichiamo che non si tratta di una chiusura totale ma esistono una serie di protocolli d’intesa tra il ministero e le comunità locali». Tra questi gli indennizzi per 440 armatori della pesca e agli allevatori, oltre a consentire l’utilizzo delle spiagge dal 20 di luglio a 30 settembre. «Non possiamo consentire – ha concluso Locci – un attacco diretto alle nostre forze armate», avvisando che con il taglio della spesa del ministero della Difesa potrebbero rischiare di dover lasciare la Sardegna circa 700 militari. Per Locci si andrà verso le esercitazioni della guerra elettronica e, presto,  non ci saranno più lanci di missili.

Piero Comandini (Pd) si è opposto alla visione di un centrosinistra contro i militari: «Conosco il valore della brigata Sassari e il valore di tutti i nostri militari, ma non stiamo parlando di questo, piuttosto del diritto dei sardi». Per Comandini il dato certo è che la Sardegna è  gravata eccessivamente dalle servitù, il 65 per cento di quelle presenti nel territorio nazionale, ed è giusto che vengano suddivise equamente con le altre regioni «si parla, infatti, di esercito italiano ed europeo, non sardo». «Sono d’accordo – ha affermato – con cambio di passo del presidente Pigliaru sull’argomento. Ripartiamo da quello che è stato fatto in Commissione in Senato nella scorsa legislatura, un voto trasversale che aveva segnato la via: chiudiamo Capo Teulada e Capo Frasca e lasciamo Quirra, puntando sulla ricerca».

Emilio Usula capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha sottolineato l’esigenza di portare avanti una trattativa con lo Stato “a schiena dritta”, senza distinguo e cedimenti. «Un’esigenza ancora più stringente – ha aggiunto Usula – alla luce di quanto sta avvenendo a livello nazionale. «La Sardegna è sotto attacco su diversi fronti – ha detto il consigliere sovranista – spetta a noi respingerli, a partire dal tentativo di svilire la specialità sarda attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione». Usula ha poi parlato della possibilità che l’Isola venga inserita nell’elenco delle regioni idonee ad ospitare depositi per le scorie nucleari, un’ipotesi da respingere “senza se e senza ma”. Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha poi espresso apprezzamento  per l’azione portata avanti dalla Giunta sul tema delle servitù militari. «Adesso – ha detto Usula – è arrivato il momento di porre rimedio alla sproporzione tra sacrifici e benefici. Il compito è gravoso, la crisi economica ci rende ricattabili, per questo serve ancora più fermezza nel difendere le nostre posizioni e proteggere ogni millimetro della nostra sovranità». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «i poligoni militari non devono costituire un problema ma una risorsa». L’esponente della minoranza ha evidenziato «il peso determinante delle basi militari per l’economia sarda, fatte salve le esigenze di tutela della salute e dell’ambiente». Rubiu ha poi lamentato la mancanza di dati e documenti su cui ragionare («avremmo gradito ricevere informazioni dettagliate dalla Giunta») e si è detto contrario ad una «riduzione drastica della presenza militare, pensando ai danni provocati a La Maddalena dalla chiusura della base americana». «L’Udc – ha aggiunto il capogruppo – è invece favorevole all’apertura di un tavolo sulle servitù militari con le amministrazioni locali e le associazioni». Da Rubiu, infine, un suggerimento alla Giunta: «Pigliaru chieda al Ministero della Difesa che le basi vengano allontanate almeno a due km dal mare per rendere gli spazi liberi durante il periodo estivo». Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato, in apertura del suo intervento, la vocazione antimilitarista del suo partito e il rispetto assoluto per le disposizioni dell’articolo 11 della Costituzione. Cocco ha poi apprezzato la posizione assunta dalla Giunta nel confronto con lo Stato sulle servitù militari. «Cediamo una parte importante del nostro territorio e pretendiamo un riequilibrio – ha detto l’esponente di Sel – ma le compensazioni per la ricerca, invocate dal presidente, devono essere indirizzate in ambito civile e non militare. Ben vengano gli studi internazionali sugli effetti provocati in Sardegna dalle Forze Armate – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ci sono dati certi su quanto accaduto in passato. Le compensazioni sono elemosine rispetto al costo pagato dall’Isola». Cocco ha poi chiesto di rivedere la composizione del tavolo tecnico nel quale si affronta la questione delle servitù allargandolo ai parlamentari sardi. Il capogruppo di Sel ha infine espresso contrarietà all’ipotesi di un ordine del giorno unitario, «meglio – ha detto – trovare uno strumento forte che consenta al presidente Pigliaru di rappresentare la Sardegna intera  nel confronto con lo Stato».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato «con franchezza» che il presidente «ha fatto bene a riferire al Consiglio, ma sarebbe stato meglio considerare questo dibattito un momento preparatorio per definire bene le fasi successive». «Nessuno è guerrafondaio – ha detto Dedoni – però il mondo non è governato solo dai pacifisti, ci sono aree di forti crisi che richiedono la presenza della forza armata ed è vero che non tutto deve continuare ad essere in Sardegna, senza un minimo di ristoro». Renato Soru sembrava dovesse cacciare gli americani risolvendo ogni problema, ha ricordato il capogruppo dei Riformatori, «e spero che l’onestà intellettuale del presidente Pigliaru non ci faccia ricadere in situazioni analoghe». Sull’ipotesi di arrivare ad un ordine del giorno unitario, Dedoni ha manifestato scetticismo: «Vuol dire che ci sono differenze profonde all’interno del centro sinistra, non vorrei che si fosse già deciso a quali esperti e a quali società internazionali affidare lo studio di cui si è parlato». E’ molto più utile, per Dedoni, «sapere cosa hanno fatto i rappresentanti della Sardegna nel Comitato paritetico sulle servitù e soprattutto sapere qual è la posizione del governo». Cerchiamo di orientarci sulle cose concrete, ha esortato l’esponente dei Riformatori, «fermiamoci un attimo per definire dettagliatamente la proposta della Regione, altrimenti stiamo illudendo il popolo sardo». Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha espresso vivo apprezzamento per l’azione del presidente Pigliaru, «che ha messo in campo una strategia efficace soprattutto perché molto propositiva: è vero che non esistono governi amici o nemici ma governi che rispettano le regole ed è anche vero che i dati fornitici dal presidente parlano chiaro e sono inequivocabili». E’ possibile, ha proseguito Desini, «che lo Stato paghi gli indennizzi dilazionati in 5 anni e che negli ultimi vent’anni siano addirittura diminuiti?» Il problema va affrontato a 360 gradi, ad avviso di Desini, «cominciando dalla conoscenza e dalla trasparenza, non serve quindi un ordine del giorno ma serve proseguire nella linea tracciata dal presidente». Il capogruppo del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, ha ricordato che, sul problema delle servitù militari, i sardisti hanno molto da dire per la loro storia. Ci vogliono cedibilità e competenza, ha osservato Solinas, «ma senza una adeguata istruttoria non si può arrivare ad un documento del Consiglio, unitario o meno». Solinas ha poi invitato il Consiglio a guardare le cose al di là della superficie, inquadrando il complesso problema delle servitù nel più ampio contesto del negoziato fra Regione e Stato. «Sul patto di stabilità il governo non ci ha ancora detto nulla», ha lamentato il consigliere sardista, «mentre ci sono anche le servitù industriali come quella di Porto Torres dove lo Stato è andato via lasciando le macerie della sua presenza; insomma si stanno giocando sulla Sardegna una serie di partite che devono la nostra Regione in una funzione sacerdotale, di chi prende atto di decisioni prese a Roma mentre occorre una lettura unitaria dei principali fatti che stanno accadendo ed una sintesi virtuosa è possibile anche se servono uno o due giorni in più». «Ci interessa molto –  ha continuato Solinas – il tema delle compensazioni posto dal presidente e vorremmo capire perché lo stato che ha firmato i contratti per l’acquisto dei bombardieri F35 i quali sicuramente si eserciteranno in Italia e soprattutto in Sardegna, prevedendo un grande polo produttivo a Novara: nei tavoli con lo Stato si deve parlare anche di queste cose, quantificare il passato e progettare alternative».

Il capoguppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come ormai da anni, il tema delle servitù militari sia al centro del dibattito politico in Sardegna ma come non siano stati registrati risultati adeguati. Cocco ha fatto riferimento ai «termini rivendicativi» utilizzati nel passato, per segnare la differenza con il metodo inaugurato dal presidente Pigliaru. «Un metodo condivisibile», così lo ha definito il capogruppo della maggioranza che ha proseguito con l’elencazione dei dati forniti dal capo dell’esecutivo regionale nel corso delle sue dichiarazioni in Aula. «Serve un riequilibrio e servono compensazioni – ha affermato Pietro Cocco, in linea con la proposta di lavoro indicata dal presidente Pigliaru. Il capogruppo dei democratici ha quindi schematizzato le posizioni emerse nel corso del dibattito: «Il centrosinistra – ha detto il consigliere Pd – vuole un riequilibrio della presenza delle servitù e vuole dare forza alle posizioni del presidente della Regione con un pronunciamento del Consiglio. Il centrodestra, invece, ha difeso i poligoni ad incominciare da quelli del Sulcis e di Teulada in particolare. Il Psd’Az – ha detto Cocco – per bocca del suo capogruppo si è espresso contro le servitù ma ha anche dichiarato che non si può procedere con uno smantellamento immediato. Il capogruppo Cocco ha affermato il suo favore per l’apertura di un percorso praticabile per riconoscere i diritti dei sardi e ha ricordato la necessità degli interventi di bonifica e la sproporzionata estensione dei poligoni di Teulada e Quirra. Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento preannunciando la presentazione di un ordine del giorno da sottoporre all’approvazione del Consiglio «per dare forza al presidente Pigliaru nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari in Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto «sorpreso» dalla conclusioni formulate dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco e ha dichiarato di non condividere lo schema delle posizioni emerse nel corso dal dibattito, così come sono state formulate il capogruppo dei democratici. «Il presidente della giunta – ha spiegato Pietro Pittalis – ha fatto intendere con chiarezza che vuole sedersi al tavolo della trattativa con il governo, con il sostegno dell’intera assemblea legislativa sarda ma ci dispiace prendere atto che la maggioranza che lo sostiene procede in senso opposto». Il capogruppo Fi ha dunque invitato ad una maggiore serenità nell’affrontare la delicata questione delle servitù militari e ha affermato che non è in discussione il ruolo e la funzione delle forze armate ma serve discutere senza tabù di un riequilibrio delle presenze dei militari in Sardegna. «Fermiamoci un attimo per riflettere e mettiamo da parte la fretta», ha concluso il capogruppo di Forza Italia in Consiglio.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accordato la sospensione dei lavori dell’Aula.

Al rientro in Aula, il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha chiesto di sospendere la discussione sulle servitù militari perché è in corso la predisposizione di un ordine del giorno da proporre nella prossima seduta del Consiglio. Cocco ha proposto, nel frattempo, di proseguire con l’esame della mozione 26 (Cappellacci e più ) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”. Il presidente ha sottoposto la richiesta del capogruppo del Pd all’Aula che si è detta d’accordo. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capo dell’esecutivo regionale. Pigliaru ha rilevato che la discussione è stata chiara con posizioni nette e differenziate, soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Ci sono dei dati di fatto, secondo il presidente Pigliaru, su cui è possibile trovare una convergenza. Il primo è sulla sproporzione della quantità di servitù militari tra la Sardegna e le altre regioni italiane, il secondo è sugli aspetti di conoscenza e trasparenza «ora inaccettabili». E’ necessario, ha continuato, avere più elementi di valutazione sulla situazione sanitaria ed economica dei territori e di come devono essere eseguite le bonifiche. Il terzo punto è sulla necessità di avere stime più precise che riguardano i costi nascosti delle servitù militari, ossia sugli sviluppi alternativi che ci sarebbero potuti essere in quei territori se non ci fossero state le servitù militari. Il presidente Pigliaru ha auspicato che l’Aula arrivi a votare un ordine del giorno unitario, in vista della riunione della Conferenza nazionale sulle servitù militari, in programma a Roma il prossimo 18 giugno. L’intesa proposta dal governo, finora, ha concluso Pigliaru, non è accettabile e non è firmabile, ma la conferenza del 18 sarà un passaggio importante per mettere sul tavolo i punti su cui basare il percorso futuro.

 

Renato Soru 5

Si è conclusa nella tarda mattinata, in Commissione Autonomia, l’audizione sulle riforme dell’ex presidente della Regione Renato Soru, neoeletto al Parlamento europeo.

Nel suo intervento, Soru ha toccato i punti fondamentali all’attenzione della Commissione: riforma dello Statuto, riordino degli Enti Locali, riorganizzazione della macchina amministrativa regionale.

Sulla prima questione, l’ex presidente della Regione ha rimarcato la necessità di tener conto del contesto politico e sociale in cui si vorrebbe avviare la stagione delle riforme istituzionali. Secondo Soru, «non c’è oggi l’urgenza di procedere alla riscrittura dello Statuto. Meglio ripartire dalla legge statutaria, strumento che consentirebbe alla Sardegna di ottenere un reale cambiamento». Su questo versante, ha affermato Soru, il Consiglio potrebbe agire in piena autonomia senza dover sottoporre il provvedimento all’attenzione del Parlamento nazionale. «Penso a una Statutaria pesante – ha detto Soru – con un preambolo di principi e valori simile a quello della Costituzione italiana». Per l’ex presidente della Regione, scrivere una buona legge consentirebbe di ripensare la società sarda nel suo complesso. «Penso a una società digitale – ha detto Soru – la nostra piccola patria può fare da apripista per l’Europa. La facilità d’accesso alla rete per la pubblica amministrazione, le imprese, le scuole e i semplici cittadini consentirebbe di attenuare lo svantaggio dell’insularità offrendo opportunità di sviluppo e di progressoı».  

Sul riordino degli Enti Locali, Soru ha parlato di “ferita aperta” riferendosi al caos determinato dall’abolizione delle province. «Su questa materia – ha ricordato Soru – la Regione ha competenza primaria. I nostri poteri sono stati usati per creare quattro nuove province per poi cancellarle dopo pochi anni. Con le istituzioni non si scherza, in questo modo si crea solo confusione». «Una situazione da sanare al più presto – secondo Soru – quella dell’istituzione delle città metropolitane potrebbe essere una soluzione condivisa«.

L’ex presidente della Giunta ha poi parlato delle difficoltà dei comuni sardi. «Sono favorevole a mantenere le municipalità come presidio di democrazia e di partecipazione comunitaria – ha affermato – accorpando però i servizi». Soru si è detto favorevole alle Unioni di Comuni che gestiscano unitariamente i servizi fondamentali e ha lanciato la proposta di un centro unico regionale di erogazione della spesa: «Garantirebbe forti risparmi e servizi migliori per i cittadini».

Sull’organizzazione della Regione, Renato Soru ha indicato la strada di una legge di riordino contestuale alla Statutaria. «Bisogna superare il modello ministeriale – ha detto – per rendere la macchina più snella ed efficiente». Per Soru occorrerebbe rivedere anche il principio di separazione delle funzioni politiche da quelle amministrative introdotto dalla Legge Bassanini: «Politici e dirigenti devono poter dialogare. Chi ha la responsabilità della guida politica deve avere la possibilità di incidere nelle scelte». Da Soru, infine, un invito a far presto: «Il processo delle riforme deve essere portato a termine entro un anno».

Le indicazioni dell’ex presidente Soru sono state accolte positivamente da tutti i  componenti della Commissione presenti alla seduta.

«Sollecitazioni utilissime – secondo Roberto Deriu (Pd) – il ricorso alla Statutaria evita il rischio di una revisione dello Statuto al buio e consente la massima espansione del suo spazio giuridico mantenendo la protezione costituzionale». Piena condivisione da parte del consigliere del Pd anche sull’idea della digitalizzazione della Sardegna. «La Rinascita digitale – ha detto Deriu – oltre che un efficace slogan potrebbe rappresentare il nuovo orizzonte dell’Autonomia sarda».

Il vicepresidente della Commissione Stefano Tunis (Forza Italia) ha espresso apprezzamento per le sollecitazioni di Renato Soru. «La cifra alta con cui il presidente ha tracciato il percorso di riforma va incoraggiata. Se queste sono le premesse garantirò la massima collaborazione per dare gambe al processo riformatore».

Per Salvatore Demontis (Pd), l’intervento di Renato Soru fornisce un contributo fondamentale ai lavori della Commissione. «L’approccio pragmatico è quello che serve per cambiare la Sardegna – ha detto Demontis – l’idea di una Statutaria rinforzata può essere la chiave di volta per sbloccare l’impasse istituzionale». 

In conclusione di seduta, il presidente della Prima commissione, Francesco Agus ha sottolineato l’urgenza di arrivare ad un risultato in tempi rapidi. «Entro tre mesi – ha annunciato Agus – la commissione proverà a chiudere la fase istruttoria sulle riforme per consegnare un testo al Consiglio da approvare entro la primavera del 2015».

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Sabato 7 giugno il THotel di Cagliari ospiterà, alle ore 10,30, il convegno “Il Patto per la salute e la nuova sanità” organizzato dal #Partito Democratico con il sottosegretario Vito De Filippo che si terrà a Cagliari.

Discuteremo del nuovo assetto del sistema sanitario, in Italia e in Sardegna, in un convegno promosso dal gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati dal titolo “La salute, il diritto più prezioso. Il Patto per la salute e la nuova sanità in Sardegna”.

Dopo l’introduzione di Marco Meloni (deputato Pd), è previsto l’intervento del deputato Francesco Sanna (Pd), a cui seguirà quello di Donata Lenzi (deputato, capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali), del neo-parlamentare europeo Renato Soru e quello di Gigi Ruggeri, (consigliere regionale Pd-segretario della Commissione sanità).

I lavori saranno conclusi dall’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, e da Vito De Filippo, sottosegretario di Stato alla Salute.

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Il capogruppo del PD in Consiglio regionale, Pietro Cocco, ha espresso soddisfazione per l’eccellente risultato ottenuto dal Partito Democratico in occasione delle elezioni europee e sottolinea che la Sardegna stavolta, con la candidatura di una figura autorevole e di prestigio come quella di Renato Soru, »ha espresso in modo compatto il proprio sostegno, riuscendo anche a superare il deficit demografico che ci ha storicamente penalizzato nei confronti della Sicilia».

«Un risultato decisamente non scontato – ha aggiunto Pietro Cocco -, che è andato oltre tutte le attese della stessa dirigenza democratica. Sulla scia dell’entusiasmo per il consenso ottenuto, il neoparlamentare eletto Renato Soru, farà tesoro della responsabilità che gli è stata attribuita per lavorare all’attuazione delle riforme che daranno anche alla Sardegna un ruolo da protagonista nelle politiche europee.»

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Saranno tre gli europarlamentari sardi a Strasburgo: @Renato Soru (PD), #Giulia Moi (M5S) e #Salvatore Cicu (FI). Un risultato assolutamente inatteso e storico. Dopo le tante polemiche della vigilia, caratterizzate da durissimi scontri sulla legge elettorale che, con il collegio unico Sardegna-Sicilia, sulla carta sembrava favorire ancora una volta la Sicilia, con un bacino elettorale molto più ampio, i risultati sconvolgono ogni previsione.

Rappresenteranno la Sardegna in Europa l’ex governatore #Renato Soru, 56 anni, risultato nettamente il candidato più votato nella lista del @Partito Democratico, con 182.753 preferenze, davanti agli altri due eletti, le siciliane #Caterina Chinnici (133.876 preferenze) e #Michela Giuffrida (91.893 preferenze); #Giulia Moi, 43 anni, la seconda più votata nella lista del #Movimento 5 Stelle, con 62.911 preferenze, dietro il siciliano #Ignazio Corrao (70.942 preferenze) e avanti d’un soffio all’altro candidato sardo, @Nicola Marini (62.769 preferenze), rimasto fuori per 193 preferenze; @Salvatore Cicu, 56 anni, da 20 anni parlamentare di @Forza Italia, ex sottosegretario, secondo più votato nella lista forzista, con 51.214 preferenze, dietro l’altro eletto, il siciliano #Salvo Pugliese (61.186 preferenze), davanti all’altro siciliano @Gianfranco Micciché (50.540 preferenze), primo dei non eletti.

Si è svolto ieri sera, a Carbonia, il 3° incontro-confronto a #Punta Torretta, sul tema“Ripensare le politiche sociali nella crisi economico-sociale”.

Le relazioni saranno affidate a Remo Siza, sociologo docente a contratto all’Università di Bologna ed ex direttore generale delle Politiche Sociali dell’assessorato regionale della Sanità della Giunta di Renato Soru guidato dalla dottoressa Nerina Dirindin, ed Alessandra Zurru, assistente sociale del comune di San Giovanni Suergiu, su temi rivolti alla non autosufficienza, positività e criticità.

Sono intervenuti, tra gli altri, Maria Marongiu, vicesindaco ed assessore alle Politiche sociali del comune di Carbonia, e Luca Pizzuto, consigliere regionale di Sinistra Ecologia Libertà ed ex assessore delle Politiche sociali della provincia di Carbonia Iglesias.

I lavori sono stati coordinati dal giornalista Giovanni Di Pasquale.

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