19 November, 2024
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Domenica 29 settembre, alle 19.00, alla grotta della vipera, in viale Sant’Avendrace 87, a Cagliari, il Crogiuolo, con il contributo dell’assessorato al Turismo del Comune di Cagliari, presenta “Le ceneri di Atilia” le iscrizioni rupestri della grotta della vipera re-citate da Clara Murtas e Rita Atzeri, installazione di Maria Grazia Medda, a cura di Alessandra Menesini.

Due voci e un segno d’artista per ricordare la vicenda di Atilia Pomptilla e Cassio Filippo, considerando lo stato presente di questo monumento all’amore.

L’ingresso è libero.

Venerdì 6 settembre 2013, alle ore 22.00, nell’ambito del NurArcheoFestival – Intrecci nei teatri di pietra, organizzato da Il Crogiuolo in collaborazione con il Teatro del Sottosuolo tra l’Ogliastra ed il Sulcis Iglesiente, presso la piazzetta adiacente scuola elementare, in pieno centro storico a Gonnesa, andrà in scena lo spettacolo “Gene mangia gene. Allegri attentati alla vita” di e con Rita Atzeri, regia Mario Faticoni, produzione Il Crogiuolo.

“Gene mangia Gene” si propone come una riflessione caustica ironica e diventente sulla società dei consumi: si parla di biotecnologie, manipolazioni genetiche, colossi industriali eticamente discutibili dalla Coca – cola, alla Danone e alla Novartis, cellule staminali, acquisti sfrenati e via discorrendo.

Lo spettacolo sarà preceduto, ore 21.00, dalla presentazione del libro edito da AM/D, “Svegliatevi sardi! New York 1978” Costantino Nivola intervistato da Mario Faticoni, saranno presenti l’autore, di seguito la sua prefazione al libro, e il giornalista Massimiliano Messino:

«A Cagliari di ritorno dal viaggio a New York, dove avevo intervistato Costantino Nivola, Tuttoquotidiano, il giornale al quale lavoravo, stava per chiudere; un giornalista senza giornale è come il gabbiano costretto a terra. Ma anche il teatro, mestiere che devasta le esistenze, ebbe il suo ruolo: mi aspettavano tre convegni da organizzare e un Mackie Messer da interpretare.

Ricordo questo per cercare di spiegare perché decido di pubblicare a trentacinque anni di distanza un’intervista così preziosa.

Devastante, ma propizio teatro, comunque: senza il teatro non avrei incrociato in quell’agosto 1978 a New York Costantino Nivola. Ero partito per motivi personali e forse il solo suo ruolo d’artista non m’avrebbe portato fino a Long Island. L’incontro vero con lui, salvo quello che sapessi prima della sua arte di scultore, era stato infatti teatrale, indiretto ma teatrale.

E aveva nome piazza Satta, a Nuoro, il suo gioiello.

Vi erano andati in scena tra il ’72 e il ’75 Gli occhi tristi di Guglielmo Tell, Quelli dalle labbra bianche e il trionfo-epopea di Su connottu, rappresentato un anno dopo la scomparsa del suo autore, Romano Ruju, impiegato del Comune di Nuoro che riuscì a essere grande poeta e drammaturgo, di cui era impossibile non innamorarsi per la sua gioia creativa ed esistenziale, il suo amore per la poesia e il canto, la sua fragilità di sognatore.

L’involucro di quella perla era Nuoro, in quegli anni tutto un pulsare di iniziative di artisti, intellettuali e poeti, impregnata dell’aura de Il giorno del giudizio, oggetto di un numero monografico della rivista Paragone.

Prendemmo tutti la febbre nuorese. In quelle recite estive scoprii piazza Satta e Costantino Nivola. Estati sotto il segno di quello spazio magico, sotto il segno di Nivola. Giovani, in un clima ancora di entusiasmo e speranze, cercavamo esempi etici. Non c’è occasione d’essere a Nuoro che non vada ancora oggi, come un ragazzo innamorato, a trovare la bella.

La piazza parlava per lui, spazio libero della ricreazione, della fraternizzazione, dell’incontro, familiare come una persona. Parlava anche del tradimento: mancavano quei negozietti, quei luoghi di lavoro progettati intorno, che fanno di uno spazio una piazza, un luogo di vita. Ce ne accorgemmo col tempo e ne fummo sempre più rattristati. Era consolante, almeno, vedere accovacciati sulle sue sculture gli studenti con i loro zainetti, i ragazzi giocarci a pallone. Nell’intervista che segue, Nivola rimarca amaramente quel tradimento.

Non potevo che andare a trovarlo, una volta sul suolo americano.

A distanza di anni e con il solo strumento dell’autoindagine, è difficile ricreare il clima di quella giornata. Pur denso della nebbia del tempo, il ricordo va all’incontro fortunato tra due spiriti liberi, soli, in terreno neutro, in un momento di fiducioso abbandono e sintonia, accomunati dalla passione e dall’urgenza di esprimersi su temi sociali e culturali della propria terra e del proprio tempo, pur su piani diversi per ambiti e qualità: un isolano grande artista umanista e un sardo-non sardo aspirante attore.

Era un periodo di fervido impegno sia in teatro che al giornale. Numerosi articoli critici verso il sistema culturale e politico sardo, teatro ma anche emigrazione, lettura pubblica, passività delle istituzioni, responsabilità degli intellettuali, fallimento della Rinascita, franchismo, golpe in Cile, la stessa crisi di Tuttoquotidiano.

Non ebbi bisogno di fare domande articolate. Al suo bisogno d’intervento bastarono brevi accenni.

Nivola parla a dirotto, con passione e candore. Denuncia la mancata opera su Gramsci ad Ales, l’infatuazione per la civiltà esterna, la superstrada rettilinea in stile olandese, il disamore dei sardi per la propria terra, il tradimento della lingua, uno spirito ancora intriso di crudeltà, l’insensibilità estetica, l’assenza di poesia, la sciatteria nel costruire, “ovili come porcili”, plastica al posto dei cesti, alberi tagliati…

Ma la denuncia ha un tono dolce, sereno: “La loro non è ostilità, è indifferenza”. E quando dice “Vi fate fare queste cose”, c’è sorriso, bontà, come dire: “Sbagliate, ma vi potete correggere, se volete”. Il viso è sereno, la voce lieve, si è a tavola, si mangia.

E non è la levità disincantata dell’emigrato. Altri emigrati non hanno questa voce; andate a sentire quella del caro Giovanni Dettori1 nella sua casa piemontese, ci si può affilare un coltello. La voce di Nivola è di un dolore distillato, voce paziente di un’esigua speranza, dell’uomo bambino che racconta Orani, dell’uomo incantato dalla vita, che di notte si fonde con la sua terra sdraiato su un prato. Sentimento sereno dettato dalla coscienza politica, dal modello di sviluppo desiderato:

“… una Sardegna agricola, pastorale, con un minimo di strutturazione industriale, una tecnologia di natura indispensabile per alleviare la fatica dell’uomo, ma soprattutto un modo di vivere basato sull’accettazione di modi di vita parsimoniosi ed economici”.

“Minimo”, “indispensabile”, “parsimonia”.

Si legge in queste parole del 1978 l’annuncio di quella resipiscenza economica, di quel non più procrastinabile cambiamento, che riempie la comunicazione odierna. Concetti per nulla buttati lì a volare sulle ali dell’utopia: li sorregge la coscienza: “L’uomo, messo nella condizione naturale, manifesta il suo lato positivo”.

Forse a quest’uomo, come a tutti gli innovatori, la sua terra non ha dato tutto quello che meritava: “Ai sardi ha fatto comodo immaginarmi come loro, un piccolo sardo”.

Al mio ritorno Tuttoquotidiano sta per chiudere.

Per anni rimangono inerti nel cassetto block notes e rullino fotografico, che contengono altre tracce del viaggio americano, paesaggi, momenti di vita, interviste all’Italian Cultural Institute e all’editore americano di Padre padrone di Gavino Ledda; e spettacoli, tra cui uno straordinario Andy Warhol’s last love del gruppo ungherese Squat Theatre, il concerto del ritorno in America di Alan Stivell, quello di Zubin Metha nella piana del Central Park allestita per metà picnic in campagna, per metà insediamento protervo del territorio di pura marca americana, con tanto di recinzioni e bandiera; lo sparuto corteo comunista che si annuncia con un flebile coro; l’incontro con alcuni studenti universitari iraniani, intelligenza sprizzante gioia e comunicatività, accesa passione politica; la notizia dell’elezione di papa Luciani appresa in metropolitana, e l’emozione nel trovare in libreria l’edizione americana di Morte di un commesso viaggiatore di Miller rappresentato da noi del Cut solo undici anni dopo la prima mondiale.

In un soprassalto di professionalità ripresi quattro anni fa il block notes e stesi l’intervista per inserirla in Tumulti quotidiani, il libro del mio giornalismo. Ma su consiglio di Gio Maria Bellu, Aldo Brigaglia, Vito Biolchini e Giovanni Sanna la estrassi cercando di farne un libretto a parte. La sensibilità di AM&D, che ringrazio, fa uscire oggi dal limbo e salva queste parole.

Mi sembra una testimonianza bella di quel tempo, di quell’uomo, della sua terra, del suo modo d’amarla virilmente, anche profetica per l’oggi. Limiti e meriti del tempo che trascorre.

Sento l’orgoglio e la fortuna d’essere stato l’uomo giusto al momento giusto. Per avermi concesso allora di esserlo, lo ringrazio.

Nivola morirà nel 1988, la moglie Ruth vent’anni dopo. Uno strano destino li accomuna: invitati in anni diversi a Cagliari per l’inaugurazione delle opere al Consiglio regionale e per la grande mostra a Palazzo Regio, entrambi, scomparsi pochi mesi prima, non poterono parteciparvi.

Quella coincidenza, quella fatale assenza, pensando al sentimento doloroso affiorato, pur pudicamente, dall’intervista, mi sembrano oggi un misterioso, tacito rifiuto. Come se, dopo lo storico fallimento della rinascita della terra amata, la fertilità legata a quelle sculture fosse rinnegata, ed esse, grembi mai più fecondi, testimoni d’accusa, severe presenze postume.“ Nel letto di granturco c’è rimasto, dalla tua parte, un solco senza seme”, fa dire, negli stessi anni, alla sua moglie dell’emigrato, Francesco Masala2, altro artista deluso di Sardegna.

La Sardegna e l’arte. La Sardegna e il mare. È come se, da millenni, i soporosi vapori salini spiranti dal mare soffocassero a terra il vento liberatorio e vitale, violentando l’anelito alla vita e all’azione, la capacità fantastica e visionaria, lo slancio progettuale.

E la voce pur possente di alcuni suoi abitanti non superasse la coltre sciroccosa delle nuvole.

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Nuovi appuntamenti con il NurArcheoFestival – Intrecci nei teatri di pietra, organizzato da Il Crogiuolo in collaborazione con il Teatro del Sottosuolo tra l’Ogliastra ed il Sulcis Iglesiente.

Domani, giovedì 29 agosto 2013, a Villagrande Strisaili, sito Sa Carcaredda, alle ore 19.00, andrà in scena lo spettacolo della compagnia Rossolevante, “Canzoniere orientale”.

Lo spettacolo è scritto e interpretato da Silvia Cattoi e Juri Piroddi e si avvale della partecipazione straordinaria di Giancarlo Murranca.

Un viaggio fatto di tante piccole storie, creato a partire da alcuni fra i più affascinanti racconti persiani della tradizione sufi che si intrecciano alle storie della tradizione chassidica (ebraismo dell’Europa centro-orientale). Per ricreare la magia di un Oriente favoloso.

Lo spettacolo sarà preceduto dalla visita guidata al sito a cura della società Irei.

Venerdì 30 agosto 2013, alle ore 19.00, a Tortolì, nel sito archeologico S’Ortali e su monti, andrà in scena lo spettacolo della compagnia TiconZero, “Aleph”.

La performance è studiata e curata dal musicista Alessandro Olla, in scena con lui i musicisti Simon Balestrazzi, Paolo Sanna, Elia Casu e la danzatrice Francesca Massa.

Anche in questo caso lo spettacolo sarà preceduto dalla visita guidata al sito a cura della società Irei.

Sabato 31 agosto 2013, alle ore 21.30, infine, alla Torre Spagnola di Santa Maria Navarrese, “Maria di Eltili”, monologo per voce e piano, scritto da Bepi Vigna e portato in scena da Rita Atzeri (voce recitante) e Alessandro Muroni (piano e voce, sue le canzoni) di “Charme de Caroline”. Questo primo studio è prodotto da Il Crogiuolo, anche organizzatore del Festival.

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Si è aperto ieri sera con “All’ombra dell’ultimo sole” di Rita Atzeri, nello straordinario scenario del Tempio di Antas, a Flìuminimaggiore, il NurArcheoFestival – Intrecci nei teatri di pietra.

NurArcheoFestival è un progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico dell’Ogliastra, ideato e promosso da Il Crogiuolo e nato grazie al forte sostegno dell’allora presidente della Provincia Ogliastra Piero Carta. Parallelarmente, con gli stessi obiettivi volti alla promozione dei siti archeologici e storici del Sulcis Iglesiente, nasceva cinque anni fa (2009) un analogo progetto, a cura del Teatro del Sottosuolo, denominato Teatri di Pietra le voci di Astarte.

La difficile situazione nel quale il mondo della cultura in generale, e ancor più nello specifico il settore dello spettacolo dal vivo si è venuto a trovare nell’annualità in corso, ha favorito l’estensione di una collaborazione già esistente tra Crogiuolo e Teatro del Sottosuolo, sfociata nell’organizzazione congiunta dei due eventi, da qui NurArcheoFestival intrecci nei teatri di pietra, in programma dal 16 agosto al 15 settembre 2013 nelle due province, Ogliastra e Sulcis Iglesiente. Per il Sulcis Iglesiente il progetto si svolge con la collaborazione della Regione Sardegna e i Comuni di Fluminimaggiore, Gonnesa e Perdaxius. Per l’Ogliastra con la collaborazione di Regione Sardegna, Fondazione Banco di Sardegna, comuni di Ilbono, Villagrande Strisaili, Ulassai, Tortolì, Baunei, Lanusei.

Lo spettacolo “All’ombra dell’ultimo sole”, coprodotto da Il Crogiuolo e Teatro del Sottosuolo, anche coorganizzatori del Festival, è stato presentato da Rita Atzeri, rappresentante del Crogiuolo, dal presidente dell’associazione Muntangia e dal direttore artistico del Festival. Sul palco Daniela Collu, Pier Paolo Frigau, Alessandra Leo, Alessia Marroccu, Alessandro Muroni, con la partecipazione di Tiziana Martucci. Le canzoni sono di Alessandro Muroni.

Una giovane compagnia teatrale riesce finalmente a trovare una scrittura: il comittente desidera vengano messe in scena alcune novelle del Decamerone di Boccaccio, ma… ci vorrebbe un’idea originale che purtroppo non si trova. «In fondo in teatro non s’inventa più niente: si cita!» Si giustifica il povero regista di fronte alle perplessità dei suoi compagni di lavoro. Propone alla compagnia una gara: seguendo la stessa logica dei dieci giovani che nel Decamerone per sfuggire alla peste si rifugiano in una villa fuori città e, per passare il tempo, si raccontano delle storie, ogni attore dovrà raccontare una novella alla maniera di un grande autore contemporaneo, andando liberamente a pescare dal cinema, dalla letteratura, dal teatro o dalla musica.

La gara scatena la competizione e suscita naturalmente rivalità tra gli attori, facendo tra l’altro affiorare problemi di relazione nell’unica coppia all’interno della compagnia. Il regista tenta di dominare la situazione, ma anche lui cade vittima del suo stesso gioco: tentando di introdurre nella narrazione dei riferimenti alla realtà dei nostri giorni, crea una gran confusione e mentre si compiace delle sue trovate, nello stesso momento dimentica le indicazioni date ai suoi attori, i quali, confusi, non capiscono più il senso di ciò che avviene in scena.

Il pubblico si è trovato quindi, di fronte ad una sorta di sgangherata ed esilarante prova aperta, in cui il regista, senza l’utilizzo di scene o artifici, ha tentato di creare uno spettacolo “vero”, basato solo sul lavoro degli attori sognando invano un risultato alla “Dogville”, mentre il musicista-poeta, sfortunato fidanzato di un’aspirante prima attrice, compone le canzoni di scena cercando di ispirarsi a Leonard Cohen.

Tra una baruffa e l’altra, comunque, i protagonisti sono riusciti a mettere in scena le novelle del Boccaccio; quelle narrate da Landolfo Rufolo, Nastagio degli Onesti, Lisabetta da Messina, Girolamo e Salvestra, Federigo degli Alberighi, frate Cipolla e Guido Cavalcanti, con risultati di grande commozione e comicità.

Allegata un’ampia documentazione fotografica dello spettacolo al Tempio di Antas.

I prossimi appuntamenti del “NurArcheofestival – Intrecci nei teatri di pietra” nel Sulcis, sono previsti l’1 settembre 2013, alle 21.00, a Perdaxius, nel parco di San Leonardo, con la rappresentaziuone di “Canne al vento” da Grazia Deledda, con Gianluca Medas – voce narrante e Andrea Congia – chitarra classica, una produzione Associazione Figli d’Arte Medas; il 6 settembre 2013, alle 21.00, a Gonnesa, nel centro storico, nella piazza antistante la scuola elementare, con la presentazione del libro “Svegliatevi sardi! New York 1978” Costantino Nivola intervistato da Mario Faticoni edizioni AM&D. Alle 22.00 Rita Atzeri, per la regia di Mario Faticoni, sarà l’interprete di un testo da lei scritto “Gene mangia gene”. Allegri attentati alla vita. Produzione Il Crogiuolo.

Prende il via venerdì 16 agosto la quinta edizione del NurArcheoFestival, un progetto forte di valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico dell’Ogliastra, ideato e promosso da Il Crogiuolo e nato grazie al forte sostegno dell’allora presidente della Provincia Ogliastra Piero Carta.

Parallelarmente, con gli stessi obiettivi volti alla promozione dei siti archeologici e storici del Sulcis Iglesiente, nasceva cinque anni fa (2009) un analogo progetto, a cura del Teatro del Sottosuolo, denominato Teatri di Pietra le voci di Astarte.

La difficile situazione nel quale il mondo della cultura in generale, e ancor più nello specifico il settore dello spettacolo dal vivo si è venuto a trovare nell’annualità in corso, ha favorito l’estensione di una collaborazione già esistente tra Crogiuolo e Teatro del Sottosuolo, sfociata nell’organizzazione congiunta dei due eventi, da qui NurArcheoFestival intrecci nei teatri di pietra, in programma dal 16 agosto al 15 settembre 2013 nelle due province, Ogliastra e Sulcis Iglesiente. Per il Sulcis Iglesiente il progetto si svolge con la collaborazione della Regione Sardegna e i Comuni di Fluminimaggiore, Gonnesa e Perdaxius. Per l’Ogliastra con la collaborazione di Regione Sardegna, Fondazione Banco di Sardegna, comuni di Ilbono, Villagrande Strisaili, Ulassai, Tortolì, Baunei, Lanusei.

Diciotto spettacoli in quasi un mese di programmazione, con in più, e queste sono le novità forti dell’edizione 2013 del NurArcheoFestival, la realizzazione, appositamente per i siti di Scerì ad Ilbono e la tomba dei giganti al bosco Selene di Lanusei, di due installazioni ad opera rispettivamente  degli artisti Simone Dulcis e Lea Gramsdorf, che realizzano “Un telaio per Maria” e  di Marilena Pitturru con “La dea delle libagioni”. Entrambi i progetti installativi sono curati da Alessandra Mesinini. Seconda novità la presenza di tre “laboratori del gusto” legati a dolci e pane, olio e formaggio e realizzati da “Dolce e salato da Laura e Marina”, Oleificio Demuru, azienda agricola Su Strumpu, in programma a Lanusei, Ilbono e Villagrande Strisaili.

Nei siti archeologici gestiti dalla società Irei e dalle cooperative La Nuova Luna e Archeo Taccu, senza la cui preziosa collaborazione la realizzazione del Festival non sarebbe possibile, la visione degli spettacoli sarà preceduta da una visita guidata ai siti.

Il cartellone del NurArcheoFestival è parte del più ampio progetto di promozione culturale del territorio portato avanti dal Consorzio Ogliastra Promozione.

Primo appuntamento per “Intrecci nei teatri di pietra” il 16 agosto, ore 21.30, a Fluminimaggiore, Tempio di Antas, con “All’ombra dell’ultimo sole”, liberamente ispirato al Decamerone di Boccaccio, scritto e diretto da Rita Atzeri, con Daniela Collu,  Alessandra Leo, Alessia Marrocu, Alessandro Muroni, Pier Paolo Frigau, Vincenzo De Rosa e con la partecipazione di Tiziana Martucci, canzoni di Alessandro Muroni, una coproduzione Il Crogiuolo – Teatro del Sottosuolo.

L’1 settembre 2013, alle 21.00, a Perdaxius, nel parco di San Leonardo andrà in scena “Canne al vento” da Grazia Deledda, con Gianluca Medas – voce narrante e Andrea Congia – chitarra classica, una produzione Associazione Figli d’Arte Medas.

Il 6 settembre 2013, alle 21.00, a Gonnesa, nel centro storico, nella piazza antistante la scuola elementare si terrà la presentazione libro “Svegliatevi sardi! New York 1978” Costantino Nicola intervistato da Mario Faticoni edizioni AM&D. Alle 22.00 Rita Atzeri per la regia di Mario Faticoni sarà l’interprete di un testo da lei scritto “Gene mangia gene”. Allegri attentati alla vita. Produzione Il Crogiuolo.