Svolta nelle indagini per i fatti verificatisi a Sant’Antioco nella notte fra il 6 e il 7 febbraio 2020
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Svolta nelle indagini per i fatti verificatisi a Sant’Antioco nella notte fra il 6 e il 7 febbraio 2020, quando prese fuoco l’auto della responsabile dei servizi sociali del Comune, con le fiamme che interessarono anche l’auto del marito della donna. Dopo circa due ore, alle 2,30 fu la volta di un chiosco bar, quello del “Wikiky”, tra l’altro totalmente in legno e prossimo ad una pineta, all’ingresso del paese. L’allarme era stato tale da far giungere i vigili del fuoco di Cagliari. Davvero questo episodio avrebbe potuto tradursi in una tragedia. Attorno alle 4.00 era poi andata a fuoco un’Apecar in via San Giovanni Bosco.
Una notte folle, alla quale i carabinieri hanno cercato in questi mesi di dare delle spiegazioni, anche con l’utilizzo delle tecniche d’indagine più invasive e raffinate. E ci sono riusciti.
Le indagini hanno dimostrato che tutti i soggetti bersaglio, le parti lese, avevano avuto, nel tempo, da ridire con i piromani di quella notte, che poi sono risultati essere due, entrambi vecchie conoscenze dei carabinieri di Sant’Antioco. Sarebbe poi emerso anche un quarto incendio nello stesso arco temporale, relativo ad una tettoia in legno. Ma in questo caso, il fuoco non aveva fatto tanto danno e gli investigatori avrebbero poi compreso che, per mero errore, era stato colpito l’obiettivo sbagliato, limitrofo al vero scopo del danneggiamento. Le indagini hanno fatto emergere i veri moventi, di carattere per così dire professionale per quanto attiene alla responsabile dei servizi sociali del Comune, relativi ad un’eredità contesa, a proposito del motocarro danneggiato, concernenti una vecchia discussione per ciò che riguardava il chiosco.
L’ultimo incendio verrà ricostruito solo a posteriori dai militari. I carabinieri di Sant’Antioco sono riusciti così a mettere assieme una tale mole di prove, attraverso la loro razionale ricostruzione, che il GIP Ermengarda Ferrarese ed il PM Rita Cariello non hanno avuto dubbi, giungendo all’emissione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamattina, con tanto di annessi decreti per perquisizioni domiciliari, ordinate nei confronti dei due soci: C.P. di 44 anni e C.A. di 42. Tanta spregiudicatezza e dispregio della sicurezza pubblica non potevano restare impuniti. Al secondo arrestato si contesta anche il porto illegale di un’arma da fuoco. Le perquisizioni sono ancora in corso. Per i due l’ingresso al carcere di Uta è imminente.