21 November, 2024
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Il 16 settembre si è conclusa la campagna raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare Pratobello 24. Il bilancio è ottimo. La partecipazione dei sardi è stata straordinaria, con oltre 100mila firme in poco tempo. In attesa che la proposta di legge arrivi al centro del dibattito in Consiglio regionale, come Comitato spontaneo di Iglesias, che ha collaborato con il Comitato Nuraxino e Comitato Sulcis Iglesiente, salutiamo i sardi nel mondo, dei quali abbiamo colto numerosi messaggi di incoraggiamento a resistere all’ennesima aggressione coloniale della nostra Terra. Sono stati numerosi gli emigrati sardi in vacanza nel Sulcis Iglesiente, ad aver fatto lunghe file ai nostri banchetti, senza poter apporre la propria firma in quanto non residenti. Come comitato spontaneo, ci siamo impegnati con forte determinazione e oggi con orgoglio cogliamo, insieme agli altri comitati, i preziosi frutti del nostro contributo alla causa sarda.

Un doveroso ringraziamento all’avvocato Gianluca Piras per il suo impegno costante e discreto, nel raccogliere e convalidare le firme.

Per tutti noi è stata una grande esperienza e ora non ci resta che attendere i frutti della volontà politica del Consiglio della nostra Regione Autonoma.

Intanto, le lotte e gli eventi proseguiranno in tutti i territori.

Rita Melis
Comitato spontaneo di Iglesias

Si ventila la minaccia del trasferimento del Centro di Salute Mentale dal Santa Barbara di Iglesias a Carbonia.
Una partita di ping pong senza fine, per i servizi sanitari sballottati tra i due grandi centri del Sulcis Iglesiente. La minaccia del trasferimento del CIM dalla sede storica di Iglesias, a Carbonia, accresce il disagio e le preoccupazioni dei pazienti e delle famiglie. Non sono ben chiare le ragioni della chiusura del servizio a Iglesias e del destino dell’ospedale Santa Barbara. Di certo in questi anni il trasferimento anche di interi reparti, da un ospedale all’altro, ha implicato la chiusura dei servizi da una parte e l’implosione da sovraccarico dall’altra, con compromissione dell’assistenza sanitaria ai malati.
Ma a danno si aggiunge danno. Si continua a ignorare la grave carenza di personale sanitario per un servizio così sensibile e per la vasta area territoriale che il CIM di Iglesias copre, da Nuxis, a Narcao, a Portoscuso, a Iglesias, a Carbonia.
Dei tre psichiatri del CIM, sono rimasti in due ad essere operativi. A seguito di una pesante aggressione da parte di un malato, uno degli specialisti è in malattia. Dei due psichiatri in servizio, per uno di essi è imminente il pensionamento.
A completare il fragile staff del servizio psichiatrico del CIM di Iglesias, sono due psicologhe, quattro infermieri, tre educatori, tre tecnici per la riabilitazione psichiatrica. Un personale assolutamente insufficiente per garantire l’assistenza di malati sia nella sede ambulatoriale che a domicilio.
Ad accrescere le preoccupazioni è il rischio che il Centro di salute mentale del Sulcis Iglesiente segua il destino di estinzione dei servizi psichiatrici dai territori ai grandi ospedali, a partire dalla neuropsichiatria infantile.
Rita Melis – Coordinamento del Sulcis Iglesiente della Rete Sarda
Claudia Zuncheddu – Portavoce della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica

Dopo anni di tagli al CTO di Iglesias e al Sirai di Carbonia, tra chiusure e mancate aperture di servizi nuovi e ben organizzati, con la logica di concentrare i servizi sanitari in un ospedale unico, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I due ospedali sono in parte chiusi e in parte implosi, con due Comuni messi l’uno contro l’altro per l’accaparramento dell’ospedale unico, secondo i piani della politica di questi anni.
Ciò che la politica ignora è che il vastissimo territorio del Sulcis Iglesiente, necessita dei due ospedali efficienti, con una razionalizzazione dei servizi, tale da evitare inutili doppioni di reparti. Ai politici a poco è servito l’effetto della chiusura del Pronto Soccorso del CTO in certi periodi, con l’implosione del Servizio di Emergenza Urgente del Sirai.
L’incapacità della politica a gestire la Sanità, lo conferma ancora oggi l’assessora della Politiche sociali Angela Scarpa del comune di Iglesias, con la proposta di «programmazione di tutte le iniziative necessarie per destinare l’ex Casa Serena, nel centro di Iglesias, all’ospedale unico».
La Rete Sarda ritiene scellerata questa proposta. Ancora una volta si ignorano le esigenze sanitarie del territorio, le difficoltà nei tempi, nei costi e nella riorganizzazione di un nuovo ospedale, con la chiusura dei due colossi della Sanità del Sulcis Iglesiente, benché in sofferenza per i tagli e la carenza di personale.
La Sanità non può essere oggetto di “guerre di campanile” per l’accaparramento dell’ospedale unico, dietro le cui ristrutturazioni o costruzioni ex novo si celano solamente interessi di natura edilizia.
La Rete Sarda ribadisce gli anomali orientamenti di investimento del Pnrr per la “Missione 6 Salute”: investimenti in infrastrutture e in tecnologia. Quindi ancora mattoni e cemento. Non un cenno alla carenza del personale sanitario. La Sanità in Sardegna necessita di medici e di infermieri senza i quali la stessa tecnologia non può funzionare.
Non vorremmo che dietro i 15,63 miliardi del Pnrr, di cui una parte da destinare alle infrastrutture, si celassero forti interessi edilizi in nome della Sanità.
Claudia Zuncheddu – portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica
Rita Melis – Coordinamento della Rete Sulcis Iglesiente

Al sindaco di Iglesias Mauro Usai

Egregio sindaco

A proposito della crisi della Sanità nel nostro territorio, Lei sostiene “di aver contestato ferocemente il governo di centro sinistra arrivando a scontrarsi ferocemente con il suo partito, anteponendo gli interessi della sua città (Iglesias) a quelli della sua parte politica”, per poi, ad un tiro di schioppo dalle elezioni regionali cambiare idea e tentare di riabilitare l’operato del suo partito.
Giusto per parlare di fatti e non di slogan, come Lei scrive pubblicamente a proposito di Sanità, La invitiamo a ripercorrere la storia dello smantellamento degli ospedali e di tutto il sistema sanitario pubblico in Sardegna. E’ un metodo utile per meglio individuare le responsabilità politiche ancor più in tempi di campagne elettorali.
La Rete Sarda ritiene non corretto tentare di ricostruire la verginità a parti politiche responsabili della distruzione della più grande conquista sociale del 900: il Sistema sanitario pubblico. Di fronte alla crescente mortalità, nessuno degli schieramenti politici che hanno governato in questi anni, può essere assolto. Non c’è campagna elettorale che tenga, signor sindaco!
Le ricordiamo che le lotte contro i tagli agli ospedali dei territori, Sulcis Iglesiente compreso, sono esplose sotto il governo Pigliaru – centro sinistra – XV legislatura.
L’asse Pigliaru/Arru/Moirano ha inaugurato in Sardegna lo smantellamento del Sistema sanitario pubblico con l’alibi della “riorganizzazione, razionalizzazione, accorpamenti, buchi di bilancio”. La Giunta Pigliaru ingaggiò il supermanager Moirano, sperimentato tagliatore di servizi sanitari. Nonostante il discusso operato nella Sanità pubblica piemontese, con un deficit di bilancio di 5,75 miliardi certificato dalla Corte dei conti per il 2015, Moirano erano atteso da tutto il centro sinistra sardo come un liberatore.
Di fatto Moirano giunse in Sardegna grazie ad un accordo tra il PD che governava la Sardegna e il PD che governava il Piemonte. Un pasticcio fatto in casa PD considerando che con l’imminente 65° compleanno, Moirano avrebbe trovato le porte chiuse nelle istituzioni di altre regioni. Solo in Sardegna tutto è possibile, basti pensare che mentre Moirano percepiva in Piemonte 100 mila euro all’anno, la Sardegna gli offriva il doppio, più un premio di produzione di 40 mila euro, per fare lo stesso lavoro. Più tagli più premi.
Una fortuna che sbalordiva lo stesso Moirano che dichiarò “qui è stato messo un bello stipendio, e siccome sono ligure… 200 mila euro lordi annui di base, fino a 240mila se centrerò gli obiettivi…” (Unione Sarda 4 ottobre 2016 pag. 3).
La giunta Pigliaru, abbracciò il neoliberismo. Adottò il DM70 (una mannaia evitabile per noi sardi). Il Decreto, figlio della Spending review del governo Monti, di cui il ministro della Salute Balduzzi ne fù ispiratore, è stata l’arma che ha consentito a Moirano di radere al suolo ospedali, personale sanitario, servizi sanitari territoriali e di minare il poco della Sanità pubblica che restava in piedi.
Sindaco Usai, l’operazione fu chiamata: “Piano di riordino della rete ospedaliera sarda”, quella che mi pare di capire che Lei oggi invochi.
Il superpagato Moirano, noto tra i “Balduzzi Boys”, adottò per la nostra Sanità le pratiche neoliberiste più spietate. In nome della Spending review soppresse servizi pubblici promuovendo la privatizzazione. Con il Mater Olbia, affare firmato dalla Giunta Pigliaru, benché fosse da tutti voluto, avanzano anche le multinazionali della Sanità.
Mentre tutto il sistema sanitario crollava, nel corso di un confronto/scontro tra Moirano e la Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, Moirano declinò ogni responsabilità dichiarando di essere un tecnico al servizio degli ordini del Presidente e dell’assessore Arru.
Per lo spropositato pagamento di 240 mila euro all’anno, contro i 100 mila del Piemonte, la giunta sarda fu addirittura ripresa dal Governo, al quale Pigliaru rispose rivendicando la propria Autonomia (Autonomia naturalmente solo nello sperpero dei soldi dei sardi).
Molti ospedali crollarono sotto la legislatura del centro sinistra.
La Giunta sardo/leghista di Solinas, ringrazia la Giunta Pigliaru per il lavoro già fatto al posto delle destre e prosegue nella stessa disastrosa direzione.
Egregio sindaco Usai, al macabro spettacolo della nostra Sanità, mancava solo l’assalto delle “cavallette”: i soliti politici di destra e di sinistra che delle macerie della Sanità ne fanno oggetto per la propria campagna elettorale.
Claudia Zuncheddu, portavoce della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica
Rita Melis, referente del Coordinamento del Sulcis Iglesiente della Rete

I servizi di emergenza del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia ancora sotto l’attacco della disorganizzazione della ASL Sulcis. La denuncia arriva dalla Rete sarda Difesa Sanità pubblica, rappresentata dalla portavoce regionale Claudia Zuncheddu e dalla portavoce del coordinamento del Sulcis Iglesiente Rita Melis.

«Ancora una volta, con il pretesto “della presenza di soli otto dirigenti medici, di cui due esonerati dai turni notturni, per il Pronto soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia e per il Punto di Primo intervento del CTO di Iglesias, al fine di garantire la funzionalità dell’Emergenza/Urgenza cui è deputato il Sirai, è necessario procedere, in via temporanea, alla chiusura del Punto di Primo intervento del CTO di Iglesias, dalle ore 20.00 del 20 dicembre sino a nuove disposizioni. Pertanto, tutti gli interventi dovranno essere dirottati verso il Pronto soccorso del Sirai di Carbonia – denunciano Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. E’ con questa circolare del 20/12/2022 che la Asl Sulcis comunica l’ennesima chiusura del Punto di Primo intervento dell’ospedale CTO di Iglesias, omettendo la conseguente ed inevitabile implosione del servizio di emergenza/urgenza del Sirai e la pesante casistica per i mancati soccorsi a pazienti acuti.»

«La Rete sarda per la Difesa della Sanità pubblica, denuncia ancora una volta lo stato di emergenza sanitaria nella vasta area geografica del Sulcis Iglesiente e l’inadeguatezza di chi ha il potere decisionale sulle soluzioni possibili del problemaaggiungono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. Ribadiamo che la soluzione della crisi dei pronto soccorso degli ospedali, in tutta la Sardegna, non si risolve con la “deportazione” dei pazienti acuti, da una città all’altra. Le esperienze pregresse dimostrano tristemente, che già nel trasporto da Iglesias a Carbonia e nelle lunghe attese per l’accesso al Pronto soccorso del Sirai di Carbonia, si gioca la salute e spesso la vita dei cittadini.»

«Chiediamo alla Asl-Sulcis e alle massime autorità sanitarie della Sardegna concludono Claudia Zuncheddu e Rita Melis interventi adeguati alle emergenze ed assunzione di responsabilità.»

 

 

Sono esplose le polemiche, a Iglesias, dopo quanto è accaduto al termine della presentazione del libro “Disarmare il virus della violenza” di Pasquale Pugliese.

«In occasione della Giornata della Terra 2022, in una sala del Comune di Iglesias, è stato presentato il libro “Disarmare il virus della violenza” di Pasquale Pugliese scrivono in una nota Claudia Zuncheddu, esponente dell’associazione Sardigna Libera, e Rita Melis, rappresentante del Coordinamento del Sulcis Iglesiente della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica -. Alla fine dell’evento a cui hanno partecipato numerosi cittadini ed esponenti di associazioni e movimenti politici impegnati per il disarmo nel mondo, agenti di polizia all’uscita dal Municipio hanno imposto l’identificazione di tutti i partecipanti. Un’atto di arroganza spropositato ed ingiustificato ancor più per un evento contro la violenza regolarmente autorizzato ed accolto all’interno di sedi istituzionali.»

«Si invitano i parlamentari eletti in Sardegna ad esigere, da parte degli organismi preposti alla tutela dell’Ordine pubblico, le motivazioni di quest’azione repressiva che lede il diritto alla libertà di pensiero e di partecipazione democratica dei cittadini a qualsiasi evento culturale e politicoha rimarcato in un secondo comunicato diffuso stamane Claudia Zuncheddu -. Preoccupa ancor più che i fatti siano avvenuti per un evento contro ogni forma di violenza, contro gli armamenti, contro la produzione e l’esportazione di bombe anche dalla vicina fabbrica RWM di Domusnovas. Auspichiamo che l’atto intimidatorio contro la Libertà sancita in modo inequivocabile dalla stessa Costituzione italiana e garantita da tutte le costituzioni democratiche, non venga sottovalutato.»

 

«Anche il Sirai di Carbonia, come il CTO di Iglesias, rischia di perdere il laboratorio di analisi. Il vasto territorio del Sulcis Iglesiente è allo sbando.»

La Rete Sarda in difesa della Sanità Pubblica (Coordinamento Sulcis Iglesiente) denuncia i disservizi che potrebbero crearsi all’ospedale CTO e al SIRAI con la chiusura del laboratorio di analisi agli esterni e le ricadute su tutto il territorio.

«Con l’alibi della carenza di personale, si tagliano i laboratori ospedalieri di analisi indispensabili per tutto il Sulcis Iglesiente sostengono Claudia Zuncheddu, portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica e Rita Melis del Coordinamento del Sulcis Iglesiente -. E’ il preoccupante preludio della chiusura definitiva del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia. Nessun ospedale e nessuna comunità può sopravvivere senza il supporto di un laboratorio di analisi efficiente e aperto anche agli esterni. Contro la chiusura del laboratorio di analisi, già minacciata dalla precedente Giunta regionale, l’attuale maggioranza disattende gli impegni presi. Eppure la soluzione è politica. Ci chiediamo quale sia la logica, se non quella dello smantellamento del sistema sanitario pubblico, alla base di una decisione così penalizzante per questo vasto territorio.»

«Nel Sulcis Iglesiente, intanto, cresce la mortalità e non per Covid, anche tra le fasce di età sempre più basseaggiungono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. Chiediamo all’Azienda ATS-ASSL di garantire l’efficienza dei laboratori di analisi del CTO e del Sirai. Sollecitiamo i capi gruppo di tutte le parti politiche presenti in Consiglio regionale, il Consiglio comunale e il Consiglio dei Sindaci per fermare la mannaia che non da oggi falcidia i servizi sanitari e il diritto dei cittadini ad essere curati.»

«Il ritardo ingiustificato dell’apertura dei locali al CTO di Iglesias, destinati al laboratorio di analisi (dopo un investimento di cinque milioni di Euro), è la chiara volontà, di chi ha il potere decisionale, di sacrificare la salute e la vita di intere comunità, senza possibili alternative concludono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. I laboratori privati-convenzionati, una volta consumato il badget, chiudono le porte agli utenti condannandoli alla rinuncia ai controlli per la prevenzione e ancor più per il monitoraggio delle patologie in corso.»

«Anche il Sirai di Carbonia, come il CTO di Iglesias, rischia di perdere il laboratorio di analisi. Il vasto territorio del Sulcis Iglesiente è allo sbando.»

La Rete Sarda in difesa della Sanità Pubblica (Coordinamento Sulcis Iglesiente) denuncia i disservizi che potrebbero crearsi all’ospedale CTO e al SIRAI con la chiusura del laboratorio di analisi agli esterni e le ricadute su tutto il territorio.

«Con l’alibi della carenza di personale, si tagliano i laboratori ospedalieri di analisi indispensabili per tutto il Sulcis Iglesiente sostengono Claudia Zuncheddu, portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica e Rita Melis del Coordinamento del Sulcis Iglesiente. E’ il preoccupante preludio della chiusura definitiva del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia. Nessun ospedale e nessuna comunità può sopravvivere senza il supporto di un laboratorio di analisi efficiente e aperto anche agli esterni. Contro la chiusura del laboratorio di analisi, già minacciata dalla precedente Giunta regionale, l’attuale maggioranza disattende gli impegni presi. Eppure la soluzione è politica. Ci chiediamo quale sia la logica, se non quella dello smantellamento del sistema sanitario pubblico, alla base di una decisione così penalizzante per questo vasto territorio.»

«Nel Sulcis Iglesiente, intanto, cresce la mortalità e non per Covid, anche tra le fasce di età sempre più basseaggiungono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. Chiediamo all’Azienda ATS-ASSL di garantire l’efficienza dei laboratori di analisi del CTO e del Sirai. Sollecitiamo i capi gruppo di tutte le parti politiche presenti in Consiglio Regionale, il Consiglio comunale e il Consiglio dei Sindaci per fermare la mannaia che non da oggi falcidia i servizi sanitari e il diritto dei cittadini ad essere curati.»

«Il ritardo ingiustificato dell’apertura dei locali al CTO di Iglesias, destinati al laboratorio di analisi (dopo un investimento di cinque milioni di euro), è la chiara volontà, di chi ha il potere decisionale, di sacrificare la salute e la vita di intere comunità, senza possibili alternative concludono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. I laboratori privati-convenzionati, una volta consumato il badget, chiudono le porte agli utenti condannandoli alla rinuncia ai controlli per la prevenzione e ancor più per il monitoraggio delle patologie in corso.»

 

La chiusura del laboratorio di analisi del CTO di Iglesias decreta inevitabilmente la chiusura di questo ospedale. Uno dei colossi della sanità pubblica sarda traballa sotto l’inerzia della politica. L’imminente pensionamento di tre anestesisti su 9, già insufficienti per il blocco del turn over, sarà un ennesimo colpo per la Chirurgia e la Rianimazione, ma a paralizzare definitivamente il grande ospedale, sarà la chiusura del laboratorio di analisi con il pensionamento di altri due operatori.

L’attività degli ospedali è imprescindibile dal supporto del laboratorio di analisi. I controlli di routine dei ricoverati e nelle emergenze sia intraospedaliere che del pronto soccorso, devono essere costantemente garantiti.

Ma ad oggi, al CTO di Iglesias, il laboratorio di analisi è attivo dalle 8.00 alle 20.00 solo per le urgenze interne. Per i ricoverati non urgenti i prelievi si inviano a Carbonia. Ma dalle 20.00 alle 8.00, il laboratorio è chiuso e anche i prelievi urgenti devono affrontare il viaggio per Carbonia. Un viaggio costoso e non sempre possibile se l’autista è impegnato in altri viaggi. È impensabile che una ricoverata in Ostetricia possa finire in sala parto d’urgenza, senza gli esami indispensabili ai fini dell’intervento. Così come, per gli infarti del miocardio le linee guida emanate dalle società scientifiche di Cardiologia per il monitoraggio delle troponine cardiache, al CTO non possono essere applicate per l’assenza del laboratorio di analisi. Il ritardo diagnostico può esitare con il decesso del paziente.

Sulla consegna del nuovo laboratorio di 1.500 mq al CTO (5 milioni di investimento) non si hanno notizie da anni. La mancata consegna implica la perdita di ingenti finanziamenti europei e la necessità di ristrutturare vecchie sedi dove ospitare le nuove strumentazioni in consegna. Ancora sperpero di soldi pubblici.

Al personale sanitario, seppur ridotto all’osso, non è mai mancata la volontà, ma necessita di strumenti. Non si può operare per tentativi o la va o la spacca. Per monitorare la salute dei pazienti e per le diagnosi, il laboratorio h24 deve essere riattivato subito. Il CTO è in emergenza e la Politica deve garantire almeno l’indispensabile, come si fa anche nei villaggi più sperduti della Terra, per salvare vite umane.

Claudia Zuncheddu – Portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica

Rita Melis – Coordinamento Sulcis Iglesiente

Il coordinamento Rete Sarda Sulcis Iglesiente denuncia i disservizi che potrebbero crearsi all’ospedale Santa Barbara con l’eventuale fermo del laboratorio di analisi e le ricadute su tutto il territorio.
Con l’alibi della carenza di personale, si vorrebbe giustificare l’ennesimo taglio di un servizio sanitario indispensabile per tutto il Sulcis Iglesiente. Fermare addirittura l’importante laboratorio di analisi, significa persistere nello smantellamento dei reparti rimasti aperti nel Presidio ospedaliero del CTO. Reparti funzionanti già parzialmente come quelli in week-surgery. Nessun reparto ospedaliero può sopravvivere senza il supporto di un laboratorio di analisi.
L’ennesimo taglio colpirebbe in primis gli utenti affetti da patologie a rischio e decreterebbe la fine della Prevenzione per tutti.
Contro la chiusura del laboratorio di analisi, già minacciata dalla precedente Giunta regionale, l’attuale maggioranza dopo aver costruito in modo cinico la propria campagna elettorale, oggi disattende gli impegni presi. Le solite promesse “fingere di voler cambiare tutto per poi non cambiare niente”.
Ma al di là dei giochi dei partiti politici per accaparrarsi il potere, ci chiediamo quale sia la logica alla base di una decisione così penalizzante per l’ampio territorio da parte della Direzione Sanitaria.
Eppure i problemi che attanagliano il Sulcis Iglesiente sono sotto gli occhi di tutti. La gente muore non solo di Covid. Muore di cattiva politica e di incompetenze.
La chiusura del laboratorio di analisi sarebbe il colpo di grazia per il sistema sanitario pubblico sempre più svuotato di servizi.
ll coordinamento Rete Sarda del Sulcis chiede all’Azienda ATS-ASSL di garantire l’efficienza del laboratorio di analisi e sollecita i capi gruppo di tutte le parti politiche presenti in Consiglio Regionale, il Consiglio Comunale e il Consiglio dei Sindaci ad intervenire per fermare la mannaia che non da oggi falcidia i servizi sanitari e il diritto dei cittadini ad essere curati.
Il ritardo dell’apertura dei locali al CTO di Iglesias, destinati al laboratorio di analisi, è la chiara volontà dell’ATS di sacrificare un servizio così importante, senza il quale non possono sopravvivere altri servizi sanitari e interi reparti ospedalieri.
Pertanto, di fronte all’ennesima emergenza, invitiamo tutte le parti politiche ad accantonare i demagogici proclami elettorali e a mobilitarsi concretamente per tutelare il diritto di ogni cittadino ad accedere alle cure e alla prevenzione. Diritti acquisiti con la legge 883 del 1978.
Rita Melis
Rete Sarda in difesa della Sanità Pubblica (Coordinamento Sulcis Iglesiente)