22 November, 2024
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«E’ per noi un onore ospitare la delegazione somala a Expo Milano 2015, il più grande evento mai realizzato sul tema del nutrimento, che sempre più si caratterizza come piattaforma di confronto per idee e soluzioni condivise». Con queste parole il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha aperto ufficialmente la cerimonia di inaugurazione del National Day della Somalia.

«L’origine della storia di amicizia tra la Somalia e l’Italia risale a più di un secolo fa – ha aggiunto il ministro della Difesa – e si è consolidata in questi anni anche grazie alla presenza di un contingente italiano sul territorio somalo nel tentativo di aiutare la popolazione locale a ottenere una nuova stabilità e un livello di sicurezza che consenta alla Somalia di perseguire le sue ambizioni. L’Italia è al vostro fianco.»

Il presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, ha sottolineato l’importanza delle relazioni che intercorrono tra le due nazioni: «Grazie all’Italia sono state create piantagioni e sono state costruite strutture ospedaliere che, sebbene oggi non siano perfettamente funzionanti a causa dei conflitti, hanno costituito un grande aiuto e potranno essere fondamentali anche in futuro se ripristinate nella loro funzionalità».

«La Somalia è un Paese ricco di risorse come gas e petrolio – ha aggiunto Mohamud – e siamo tra i più grandi esportatori di tonno in Europa, ma la nostra popolazione è stata tenuta in povertà dagli estremismi. Per questo ora abbiamo bisogno dell’aiuto di partner internazionali anche nella forma di investimenti economici, che si affiancano agli sforzi diretti del mio Governo. In questo periodo sono state realizzate molte strutture per l’educazione e creare un nuovo futuro. Tra queste – ha concluso il presidente del Paese africano – la riapertura nel 2014, grazie anche al supporto dell’Italia, dell’Università nazionale somala, inattiva dal 1991 a causa della guerra civile.»

Le celebrazioni sono proseguite con una festosa parata lungo il Decumano fino al Cluster delle Zone Aride, accompagnati da balli e performance tipici della Somalia.

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Polo industriale Portovesme 3Francesco Pigliaru 1

E’ operativo il progetto di risanamento della falda di Portovesme, a carico delle aziende. Il progetto è propedeutico all’accordo tra Alcoa e Glencore sullo stabilimento dell’alluminio. E’ iuno dei risultati raggiunti ieri pomeriggio, al ministero dell’Ambiente, nel corso del primo tavolo tecnico permanente di monitoraggio sulle criticità ambientali nell’isola, svoltosi alla presenza del ministro Gian Luca Galletti e del presidente della Regione Francesco Pigliaru, con l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano.

Nel corso del confronto, al quale hanno preso parte anche le strutture tecniche di Ministero e Regione, è stato fatto il punto sul tema delle bonifiche dei siti industriali di Porto Torres e del Sulcis Iglesiente. Si è discusso della messa in sicurezza dell’area Vynils, collocata nel Sito d’Interesse nazionale di Porto Torres, su cui sono state sbloccate risorse per 1 milione e 300mila euro.
Sul Progetto Nuraghe presentato da Syndial, il cui valore è di circa 120 milioni di euro, è stata assicurata dal ministero la convocazione entro la metà di luglio della Conferenza dei Servizi, dopo che negli ultimi giorni è giunto il parere degli Enti Locali e, proprio nella giornata di oggi, dell’Ispra.
Il ministro Galletti ha annunciato nel corso della riunione di aver siglato con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, un protocollo d’intesa volto a rafforzare la collaborazione per la sicurezza ambientale nelle aree militari.
E’ stato avviato un confronto, infine, sulle tematiche legate ai calendari venatori dell’isola.

 

Bonifiche a Teulada 1 Bonifiche a Teulada 2Le dune 2Porto Zafferano 2 copia

Col. Sandro Branca copiaLayout 1Layout 1

Le #Forze Armate, dallo scorso 25 agosto, hanno avviato nel poligono di #Capo Teulada, su richiesta dalla Procura di Cagliari, che sul poligono ha aperto un’inchiesta per sospetto inquinamento ambientale, un Piano d’intervento, condiviso con gli organi di supporto della  magistratura e, in particolare, con #ARPAS, #ISPRA, #ASL e #NOE.
Il Piano, alla cui attuazione lavorano 80 militari, ha previsto dapprima l’apertura di corridoi nella zona attualmente interdetta del poligono, allo scopo di consentire il campionamento del terreno; successivamente, sono iniziate le vere e proprie attività di bonifica degli ordigni inesplosi e la rimozione dei residuati metallici. Per tale compito è stata predisposta una “Task Force” sulla base del #5° Reggimento Genio di Macomer (NU), che dispone dei mezzi specialistici necessari allo scopo, con il concorso di una squadra di tecnici del #7° Reggimento di Difesa NBC di Civitavecchia, cui spetta il prelevamento dei campioni di terreno ed il loro trasporto presso gli Enti deputati all’esame.

Ieri l’Esercito ha illustrato alla stampa gli interventi svolti fino a oggi dagli uomini del quinto Reggimento guastatori di Macomer, dalla pianificazione dell’attività alla prima parte della bonifica. La penisola interessata è divisa in 7 zone e 45 aree più piccole, dei quadrati tracciati per far muovere prima i guastatori, poi artificieri e militari del Nucleo Nbc che si occupano di rilevare la presenza di agenti inquinanti. Una volta concluso il primo step, verranno effettuati i campionamenti del terreno da analizzare su richiesta della Procura di Cagliari. Fino ad oggi i guastatori hanno “rastrellato” 350 metri quadrati di terreno nella prima zona, nel lembo di terra iniziale che conduce alla penisola di Capo Teulada dove si trova l’area interdetta, in cui sono state utilizzate munizioni dotate di materiale esplodente, dove è possibile la presenza di ordigni inesplosi ma, come ha confermato il colonnello Sandro Branca, fino ad alcuni giorni fa comandante del poligono, non è stato utilizzato munizionamento contenente uranio impoverito. Il colonnello Branca ha inoltre assicurato che i nuraghi non sono inseriti nella campana di sgombero, l’area nella quale vengono effettuate le esercitazioni con munizionamento e sparati i colpi, rispondendo in questo modo alla polemica sollevata dal deputato di Unidos Mauro Pili, con la pubblicazione di fotografie e video dei siti archeologici che sarebbero stati “bombardati”.

Il dibattito sulle servitù militari si fa ogni giorno più acceso. Il #ministro della Difesa, Roberta Pinotti, due giorni fa, nel corso del #question time, rispondendo ad un’interrogazione del parlamentare del Movimento Cinque Roberto Cotti, ha aperto alla possibilità di una riduzione dell’impatto delle servitù militari in alcune aree, tra le quali Teulada, ma ha ribadito che lo svolgimento delle esercitazioni è indispensabile ed ha rimarcato il fatto che lo Stato spende 20 milioni di euro per il pagamento degli indennizzi, destinati soprattutto ai pastori e ai pescatori sardi. E proprio i pescatori non perdono occasione per ribadire che loro non vogliono assolutamente la dismissione del poligono di Teulada e sottolineano che il giorno in cui dovesse venire a mancare il sostegno finanziario assicurato dall’Esercito, un’importante fetta di economia andrebbe in crisi, senza alcuna possibilità di riconversione.

Nelle fotografie, l’avvio delle bonifiche, il colonnello Sandro Branca, le dune, Cala Alegusta, Porto Cogorosu e Porto Zafferano.

Consiglio regionale 42 copia

Seduta animata, come ampiamente previsto, ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, per il dibattito sulle comunicazioni del presidente, Francesco Pigliaru, sul grave incidente verificatosi la scorsa settimana a #Capo Frasca.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto il saluto dell’Assemblea ad una delegazione di sindaci ed amministratori locali dei territori della Sardegna interessati, a vario titolo, al problema delle servitù militari, presenti ai lavori. Successivamente, ha dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ai sensi dell’art. 121 del regolamento, per riferire al Consiglio sull’incidente avvenuto il 4 settembre scorso nel poligono militare di Capo Frasca e più in generale sul problema delle servitù militari in Sardegna. Sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, ha informato il presidente, il presidente della Regione avrà a disposizione 20 minuti mentre 10 minuti a testa saranno assegnati ad ogni gruppo fatta eccezione per i gruppi del Pd e di Forza Italia, che avranno a disposizione 15 minuti.

Il presidente Pigliaru ha esordito affermando che «chi guida ha il dovere di svolgere al meglio le sue funzioni nei luoghi a ciò dedicati e governare significa anche saper interpretare anche i bisogni di chi protesta». «Vogliamo risultati concreti che perseguiremo con fatica, disciplina, forza, capacità e coesione – ha continuato il presidente – ed abbiamo detto con chiarezza ciò che vogliamo.» Ricordando l’intervento dell’allora assessore regionale dell’Ambiente Mario Melis, nel 1981, alla prima conferenza sulle servitù militari, Francesco Pigliaru ha sottolineato alcune valutazioni politiche ancora di attualità, sulla pace e sull’art. 11 della #Costituzione.

«Quella cornice resta invariata – ha precisato Francesco Pigliaru – ed ancora oggi la Sardegna ha pagato e paga un prezzo troppo altro rispetto ad altre regioni d’Italia e forse d’Europa, al netto ritiro Usa da La Maddalena; 3 poligoni c’erano allora e 3 ce ne sono oggi». Una situazione che, secondo Pigliaru, deve cambiare secondo il percorso tracciato dal Consiglio e seguito dalla Giunta, «aprendo un conflitto istituzionale con Stato sui poligoni, negando l’assenso alle servitù, un conflitto che proseguirà senza un accordo serio, posizione rafforzata che sentiamo rafforzata dall’insofferenza e dal disagio dell’opinione pubblica sarda».

Il presidente ha poi riassunto i fatti verificatisi a #Capo Frasca il 3 e il 4 settembre scorso: «Due incendi prima sulla superficie di un ettaro, poi un secondo su 13 ettari e mezzo, provocati dall’aviazione tedesca che paga allo Stato per effettuare esercitazioni, due incendi domati grazie all’intervento di uomini e mezzi del Corpo forestale regionale, uno dei quali sviluppatosi a soli 50 metri dagli operatori di soccorso, costretti a lavorare in condizioni di sicurezza molto precarie».

Conseguenze degli incidenti, ha riassunto il presidente, «33 ettari di territorio bruciati, 86 lanci elicottero, 20.000 euro  spese che fattureremo alla Difesa al netto dei danni ambientali». Dal ‘98 ad oggi, ha aggiunto, «si sono verificati sempre incendi, che hanno distrutto oltre 440 ettari di bosco, c’è un pericolo reale, contrastato con norme e misure inadeguate, mentre da oggi ci sarà la sorveglianza della forestale per proteggere ambienti e popolazioni, sulla base di un piano dell’assessorato dell’Ambiente che sta integrando prescrizioni della Regione, che dovranno sempre essere rispettate dal 1 giugno al 30 settembre».

«Ciò rafforza la nostra convinzione – ha aggiunto il presidente della Regione – che la prospettiva servitù non può più essere incerta, serve una dismissione significativa in questa legislatura, combatteremo con armi legali, attraverso il confronto istituzionale ed il conflitto se occorre conflitto, non con manifestazioni verbose accompagnate da richieste di dismissione immediata.»

«La posizione della Giunta è quella uscita da quest’Aula con un ordine del giorno votato all’unanimità», ha detto ancora Pigliaru, confermando che l’Esecutivo proseguirà su questa strada fino alla stipula di una nuova intesa con lo Stato che dovrà essere approvata dal Consiglio. «Chiediamo in altre parole – ha continuato – un impegno del Governo per riequilibrio del gravame militare sull’Isola, la dismissione di alcuni siti e la riconversione di altri, per questo non abbiamo firmato l’intesa: chiediamo giustizia, certezza del diritto, equa distribuzione dei doveri.»

Soffermandosi sulle iniziative di maggiore attualità, il presidente ha affermato di aver scritto qualche giorno fa al ministero della Difesa chiedendo segnali chiari ed ottenendo la sospensione delle esercitazioni fino al 15 settembre, «risposta che apprezziamo come apertura di dialogo ma che non ci soddisfa nella sostanza perché mostra la difficoltà da parte dello Stato a porsi in sintonia con volontà dei sardi, valuteremo le azioni percorribili, consapevoli che ciò non significa rinunciare ad una prospettiva ma aprirla e che alcune cose potranno essere ottenute mentre per altre servirà un lavoro nel medio termine».

Allo Stato, ha concluso Pigliaru, «chiediamo un forte riequilibrio in tempi certi e con percorsi chiari, pronti a sederci ad un tavolo ma tenendo ferma la richiesta della dismissione di Capo Frasca e la definizione dei tempi per la riduzione e la dismissione di #Teulada, sono le richieste del parlamento confermate da consiglio, questa è la base incomprimibile: nello stesso tempo ci opporremo al rinnovo della convenzione per la base di #Santo Stefano a #La Maddalena, scaduta il 3 marzo e per noi legalmente morta».

«Ad oggi – ha concluso il governatore – non esiste una stima del costo pagato dalla Sardegna per le servitù ed esiste quindi anche una sete di giustizia e di documentare la verità, lo faremo con cifre e dati redatti seguendo standard internazionali e convocheremo la seconda conferenza regionale sulle servitù militari per aumentare conoscenza e confrontarci con la comunità sarda.»

Il presidente del Consiglio regionale ha quindi concesso la parola al consigliere, Gavino Sale (Irs). Il capogruppo del “Misto” ha sottolineato la rilevanza del tema delle servitù militari ma ha evidenziato come Capo Frasca e i poligoni rappresentino solo la punta di un iceberg di una serie di questioni vitali per la nostra Isola (dai trasporti all’energia). A giudizio di Gavino Sale le servitù militari sono la “negazione del principio di sovranità” e, a questo proposito l’esponente di Irs ha rimarcato condivisione per il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio regionale lo scorso 17 giugno nella parte in cui si afferma l’impegno per la Giunta «per la graduale dismissione dei poligoni ed il loro superamento».

Il consigliere di Irs ha quindi ribadito l’impegno per la battaglia contro le servitù ed ha affermato che «l’attuale maggioranza manterrà la promessa fatta ai sardi, al contrario di quanto ha fatto coloro che hanno preceduto il centrosinistra al governo dell’Isola». Sale ha dunque confermato apprezzamento per la decisione, a suo tempo assunta dal presidente della giunta, di non sottoscrivere nuovi accordi con il #ministero della Difesa ed ha annunciato la partecipazione di Irs alla manifestazione in programma il prossimo 13 settembre a #Capo Frasca per dire no alle servitù militari in Sardegna.

Il capogruppo del “Misto” ha quindi rivolto l’invito ai presidenti di Giunta e Consiglio, e a tutti i consiglieri, perché partecipino alla manifestazione di Capo Frasca, ed ha concluso ricordando la possibilità di indire un referendum consultivo sulle servitù. «Sul tema delle servitù militari – ha affermato Gavino Sale – Irs non arretrerà di un millimetro né in quest’Aula, né al di fuori dell’Aula consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ricordato come il Consiglio regionale, anche di recente, si sia espresso con chiarezza sul tema delle servitù, oggetto delle comunicazioni rese dal presidente della Giunta all’Aula sugli incidenti a #Capo Frasca. Il consigliere dell’opposizione ha citato sommariamente i numeri dell’occupazione dei territori sardi e sottolineato una generale assenza di correttezza istituzionale negli atteggiamenti politici intrapresi dallo Stato italiano verso la regione sarda.

Attilio Dedoni ha quindi fatto riferimento a quanto accade in Friuli, dove tante aree sottoposte al vincolo militare sono state liberalizzate e rese disponibili per fini produttivi. «A Capo Frasca – ha quindi dichiarato Dedoni – il problema non è una manifestazione ma risolvere un problema che si trascina da anni». Il capogruppo dei Riformatori sardi ha proseguito elencando le ulteriori penalizzazione cui va incontro la Sardegna in ordine ai trasporti, all’energia e al credito ed ha evidenziato polemicamente, in riferimento a #Teulada, come «allo Stato italiano sia consentito bombardare i nuraghi e i nostri beni identitari». «Serve serietà – ha concluso Dedoni – e serve affrontare con determinazione il problema delle servitù, perché la Sardegna sta tornando indietro e rischia di non avere più sviluppo e occupazione.»

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, in apertura del suo intervento, ha ricordato il contenuto dell’ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio lo scorso 17 giugno con il quale si impegnava la giunta regionale a rivendicare, nei confronti del Governo nazionale, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. «Il sentimento del popolo sardo è di assoluta contrarietà alla presenza delle servitù militari nell’Isola – ha detto il consigliere della maggioranza – per questo servono percorsi istituzionali da portare avanti con fermezza: solo così si potrà chiedere la dismissione e la riconversione dei poligoni». Cocco ha quindi ricordato il peso della presenza militare nell’isola pari al 61% dell’intero territorio nazionale: «Da oggi si cambia pagina – ha aggiunto Cocco – indipendendisti e sovranisti non saranno soli nella battaglia che vorranno intraprendere contro le servitù militari. Sel sarà presente il 13 settembre alla manifestazione di Capo Frasca. E’ il momento di avviare una nuova fase nei rapporti tra lo Stato e la Regione. Questa volta riusciremo ad affermare la volontà del popolo sardo e la sua contrarietà alle servitù».

Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato all’Aula l’intervento pronunciato da Mario Melis nel 1981 alla Conferenza Nazionale Stato-Regione sulle servitù militari. «Ho riletto anch’io l’intervento di Melis. In 33 anni non è cambiato nulla: ci ritroviamo a discutere delle stesse cose. Perché in tanto tempo non si è riusciti ad ottenere nessun risultato? Non so dare una risposta posso fare però una constatazione: finché non saremo uniti non otterremo nulla». Carta ha quindi lanciato la proposta per un grande progetto di riconversione e di sviluppo dei poligoni militari. «Regione e Comuni pensino a un’iniziativa comune, all’interno delle servitù ci sono persone contrarie alle dismissioni perché hanno un lavoro sicuro. Se non si riparte da un progetto, fra 30 anni saremo nelle stesse condizioni di oggi. Occorre andare oltre gli steccati – ha concluso il consigliere sardista – altrimenti assisteremo ad altri disastri come quello accaduto nei giorni scorsi a Capo Frasca».

Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) ha denunciato in aula la «la politica arrogante dello Stato italiano nei confronti della Sardegna, una condizione che potrà essere superata solo dalla costituzione di uno Stato sardo. Fino a quando non ci sarà una Sardegna sovrana non riusciremo a ottenere la dismissione dei poligoni». «Per questo – secondo Cherchi – occorre oggi puntare a risultati concreti: «L’azione della Giunta – ha detto l’esponente del PdS – va nella giusta direzione con la richiesta della progressiva smilitarizzazione dell’Isola». Cherchi ha quindi lanciato la proposta di una raccolta di firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi se sono favorevoli o meno alla chiusura delle basi militari. «Il risultato del referendum – ha concluso il consigliere sovranista – darà più forza all’azione della Giunta nei confronti del governo nazionale.»

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha fatto una premessa storica ricordando il momento in cui «per accedere al piano Marshall l’Italia ed il governo di De Gasperi dovettero obbedire a molte ordini fra cui l’esclusione dal governo di Togliatti, leader di un partito democraticamente eletto; la Sardegna divenne da allora una grande area strategica e luogo adatto per servitù al servizio di equilibri strategici mondiali sia pure sotto l’ombrello del patto atlantico». «Un dazio pesante pagato per anni – ha lamentato Anedda – di cui si occuperanno gli torici ma oggi il clima è cambiato e le servitù non hanno ragione d’essere, sono un peso effettivo e ingiusto, come è profondamente ingiusto scambiare lavoro e tutela della salute, dobbiamo piuttosto tutelare i lavoratori danneggiati dai poligoni nei settori dell’agroalimentare e del turismo.» Anedda ha poi respinto l’interpretazione secondo la quale le servitù sarebbero un fatto ineluttabile: «Nel ‘69 Orgosolo impedì la nascita di un nuovo poligono di tiro a Pratobello e non era nemmeno scontata, molti anni più tardi, la partenza degli americani da La Maddalena». Dopo aver criticato l’espansione dell’industria italiana degli armamenti anche per la sua enorme capacità di inquinamento, il consigliere Anedda ha auspicato il passaggio delle aree ora gravate da servitù al demanio regionale, attivando nello stesso tempo procedure di rigoroso controllo dell’inquinamento con esperti della Regione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato di volersi attenere ai fatti, «evitando di ergersi a portavoce della difesa nazionale senza rinunciare – ha detto – a denunciare il solito armamentario anti-militarista». «La disoccupazione dilagante della Sardegna – ha dichiarato Truzzu – non dipende certo dai poligoni perchè i numeri dicono altro: se è vero che il 65% delle servitù sono in Sardegna, è vero anche che i militari garantiscono alla Regione 5000 stipendi, mentre il territorio occupato è solo lo 0.5% della superficie regionale e rappresenta il 4 % della popolazione, dov’è lo scandalo per l’esplosione di materiali inerti dopo attività addestrative?». Il vero problema, a giudizio del consigliere di Fdi, «è rendere compatibili gli obiettivi della difesa nazionale compatibili con le esigenze dello sviluppo economico e gli esempi di riconversione di siti militari in Sardegna non sono certo esaltanti: La Maddalena, Monte Urpinu e Calamosca non hanno visto un solo progetto di riqualificazione e proprio queste alternative di sviluppo, casomai, ci avrebbero resi forti di fronte al governo». Paolo Truzzu ha concluso esprimendo forti critiche all’operato del ministro della Difesa Pinotti e suggerendo che gli indennizzi corrisposti dal governo per le servitù siano liberati dai vincoli del patto di stabilità, «questo significherebbe davvero dimostrare coraggio, con cose forti in grado di portare a risultati concreti.»

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha aperto il suo intervento ricordando le dichiarazioni dell’allora ministro della difesa tedesca, quando nel 2004 annunciò la chiusura di 105 basi militari in Germania, per ribadire l’impegno, assunto all’unanimità dal Consiglio regionale, per la dismissione dei poligoni militari in Sardegna. Busia ha quindi manifestato apprezzamento e sostegno per l’azione fino ad ora condotta dal presidente della giunta, Francesco Pigliaru, ed ha dichiarato condivisione per la proposta finalizzata all’indizione del referendum consultivo sul tema delle servitù militari. L’esponente della maggioranza ha infatti ricordato come sia importante e opportuno tenere nella dovuta considerazione anche l’opinione di quella parte della popolazione sarda che vive nei territori laddove le basi militari insistono.

Anna Maria Busia si è quindi soffermata sull’opportunità di una raccolta firme per promuovere la consultazione popolare, sulla base di quanto stabilito dalla legge 20 del 1957 e sulla necessità di predisporre un quesito referendario “inattaccabile” sotto l’aspetto giuridico e costituzionale. La consigliera del centrosinistra ha dunque invitato il presidente Pigliaru a valutare l’opportunità di procedere con la costituzione della #Regione sarda come parte civile nel processo in corso a Lanusei per i veleni e le morti sospette nel poligono di Quirra. La Busia ha concluso il suo intervento auspicando la rapida istituzione del “registro tumori” («sarà così possibile evidenziare il diverso peso dei casi tumorali nei diversi territori dell’Isola»).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas. Il presidente della Quarta commissione si è congratulato col presidente della giunta «per la determinazione dimostrata, dopo cinque anni di silenzio in Regione». Solinas ha ricordato le dimensioni delle servitù che insistono nell’Isola ed ha definito “antistorica” una presenza militare che i sardi ormai percepiscono oltremodo “sproporzionata”.

L’esponente della maggioranza ha quindi sollevato il caso del poligono di tiro sul lago Omodeo che è oggetto, ormai da tempo e con cadenza quotidiana, di ripetuti divieti al transito per le persone e gli animali, emanati con apposito decreto della prefettura. Antonio Solinas ha chiesto al presidente Pigliaru di inserire nel confronto con il #ministero della Difesa anche la questione del lago Omodeo. «Gli amministratori e le popolazioni – ha spiegato Solinas – vedono nelle attività turistiche e produttive che possono svilupparsi lungo l’Omodeo un’autentica opportunità di crescita  che rischia però di essere vanificata da quella che è diventata nei fatti una nuova servitù». Il consigliere del Pd ha quindi ricordato le diverse proposte alternative per lo svolgimento delle esercitazioni, formulate dai sindaci in occasione degli incontri col prefetto e il questore di Oristano. «Proposte – così ha affermato Solinas – rimaste, al momento senza seguito.»

Per Marcello Orrù Psd’Az, l’incidente intollerabile avvenuto a Capo Frasca non deve essere utilizzato strumentalmente per sparare a zero sulle #Forze Armate in un momento molto complesso per l’Europa e per l’Italia. «L’esercito merita rispetto – ha detto Orrù – occorre evitare un antimilitarismo fine a se stesso.»

Orrù, rivolgendosi al presidente Pigliaru, ha poi detto di aver apprezzato il suo rifiuto di sottoscrivere il protocollo con il Ministero e la sua determinazione nel chiedere trasparenza e chiarezza. «Peccato – ha detto l’esponente della minoranza – che nonostante ciò il ministro Pinotti ed il governo nazionale abbiano dato a quel rifiuto un’importanza pari allo zero». Secondo Orrù serve oggi un’azione forte da parte della Giunta con la richiesta di dimissioni del ministro Pinotti «per la leggerezza, la superficialità nel gestire un incarico cosi importante e soprattutto perché nell’ultimo mese ha calpestato più volte una Regione a Statuto speciale e la sua dignità». 

A questo proposito il consigliere del Psd’Az ha  ricordato «la missione balneare del ministro al #poligono di Teulada nel periodo di ferragosto senza che né il #presidente Pigliaru né alcun altra rappresentante sardo delle istituzioni ne sapesse nulla, è stato un gesto gravissimo che ha manifestato in pieno l’arroganza del governo nei confronti della nostra Regione. Non soddisfatto, il ministro Pinotti, all’inizio di settembre, nonostante la mancata firma da parte della Sardegna del protocollo con il ministero sulle esercitazioni e ignorando il parere negativo fornito dal comitato paritetico, ha autorizzato le esercitazioni e ha dato l’ok alle stesse. Se a tutto questo, si aggiunge che dagli uffici ministeriali, se pur in maniera informale, l’incendio di 26 ettari di terreno intorno a #Capo Frasca sarebbe stato definito incendio di qualche sterpaglia, dobbiamo ammettere di trovarci di fronte ad un’arroganza reiterata da parte dell’attuale governo che, così come il governo Monti e il governo Letta, ogni giorno prende a schiaffi la nostra terra».

In conclusione del suo intervento, Orrù ha invocato le dimissioni del ministro della Difesa e citato lo scrittore sardo Sergio Atzeni: «Sono sardo, sono italiano e sono anche Europeo». «Presidente Pigliaru – ha detto Orrù – accetti questo consiglio gratuito: queste parole non le scordi mai. Sardi innanzitutto e prima di tutto e tutti.»

Efisio Arbau capogruppo di Sardegna Vera ha rivolto un saluto alla delegazione dei sindaci presente nelle tribune del Consiglio. «Dai sindaci e dai territori che rappresentano – ha detto Arbau – bisogna ripartire. I primi cittadini hanno il polso della situazione. Oggi bisogna richiedere la progressiva dismissione dei poligoni militari con proposte serie. Pensare che dopo 40 anni di chiacchiere si possa ottenere la loro chiusura è un’utopia.» Arbau ha quindi sottolineato la necessità di un’azione unitaria per arrivare a un risultato: «Distinguere tra filo militaristi e rivoluzionari non serve a nulla – ha aggiunto Arbau – i passi che si sono fatti tutti assieme in queste settimane sono importanti. Pigliaru ha detto con onestà qual è lo stato dell’arte. Le servitù sono sempre più odiose, a quelle militari si aggiunge la servitù del patto di stabilità. Serve uno spirito unitario sulle grandi questioni. Altrimenti non si andrà da  nessuna parte».

Secondo il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «gli ultimi eventi di Capo Frasca sono la classica goccia che fa traboccare il vaso. Uno schiaffo ai sardi e al Consiglio regionale». Rubiu ha quindi ricordato i dati sulla presenza militare nell’Isola pubblicati oggi sull’Unione sarda. «Sono dati inquietanti – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – in un paese civilizzato pensare a un ministro che da turista decide di visitare un poligono senza avvisare il presidente della Regione non è tollerabile, è un’offesa a tutto il popolo sardo. Un fatto del genere avrebbe dovuto indignare tutta la politica e portare a una richiesta unanime di dimissioni del ministro». Gianluigi Rubiu ha poi ricordato l’eccessivo peso delle servitù militari nell’Isola: «Il popolo sardo è stanco – ha detto – la Sardegna non deve diventare il tiro a segno degli eserciti di tutto il mondo». L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le mancate bonifiche delle aree militari nelle quali si svolgono le esercitazioni: «Tutto questo è inaccettabile – ha detto Rubiu – è un’invasione  che non porta benefici alla Sardegna, gli indennizzi non coprono i costi del mancato sviluppo». Il capogruppo dell’Udc ha quindi evidenziato la pericolosità delle sostanze usate nelle esercitazioni. «Ci sono testimonianze di ex militari che parlano dell’utilizzo di gas nervino e altre sostanze pericolose nei poligoni – ha detto Rubiu – le bonifiche ambientali sono urgenti ma finora nulla è stato fatto. La giunta dica basta a questo scempio.»

Al termine del suo intervento, il capogruppo dell’Udc ha chiesto al presidente Ganau «di valutare l’opportunità di una convocazione straordinaria del Consiglio regionale a Roma per manifestare davanti a Montecitorio il disappunto dei sardi di fronte a uno Stato patrigno».

Il consigliere Emilio Usula (Sardegna vera-Pds) ha rivolto in apertura un «plauso convinto alle posizioni espresse dal presidente Pigliaru, anche per la presenza compatta della Giunta e degli amministratori dei territori interessati». Trentamila ettari di territorio occupati, tredicimila ettari interdetti al libero utilizzo, ottanta km di costa non accessibili rappresentano per Usula un primato europeo che la Sardegna non più sopportare. «Sovranità vuol dire responsabilità – ha detto Usula – e quindi riduzione, bonifica e messa in sicurezza dei territori della Sardegna gravati da servitù per restituirli ad un uso produttivo». Il consigliere Usula ha quindi illustrato le proposte dei Rossomori: progressiva dismissione dei poligoni, avvio di un percorso di riqualificazione, realizzazione entro 3 mesi di interventi di riduzione delle servitù, in vista della dismissione di Capo Frasca e Teulada, riqualificazione di Quirra, eliminazione di ogni attività suscettibile di danni alla salute di persone ed animali, ampliamento della finestra estiva di sospensione delle esercitazioni, pagamento degli indennizzi senza vincoli del patto di stabilità, bonifica delle aree liberate, finanziamento per attività alternative. Usula ha infine rinnovato il mandato al presidente per negoziare con il governo «a schiena dritta, pretendendo pieno rispetto per il Consiglio regionale: questa è sovranità».

Il consigliere Modesto Fenu (Misto-Zona Franca) ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Pigliaru, quando ha detto di non credere a governi amici, perché «è giusto trattare col governo con un patto di lealtà reciproca, anche se la congiuntura internazionale impone di evitare false demagogie pur non essendo scritto da nessuna parte che la situazione della Sardegna non debba cambiare, continuando a subire la slealtà dello Stato». Secondo Fenu è arrivato il momento «di ridiscutere tutto e chiedersi se, invece, non ci sia la volontà del governo nazionale di mantenere la Sardegna come piattaforma militare del #Mediterraneo, anziché come isola di crescita economica e sociale di quell’area». «Il nodo del problema – ha continuato Fenu – è che il governo non si è mai posto il problema di compensare svantaggi così pesanti per la nostra Isola; continuerò a sostenere posizioni del presidente Pigliaru su questo punto ma resto preoccupato per l’atteggiamento del governo e mi chiedo: quali saranno le nostre azioni se il governo manterrà il suo atteggiamento sleale? Cosa faranno i sovranisti? Quali posizioni assumeremo? Chiediamo pure ai Sardi di esprimersi con un referendum, ma assicuriamo fin da ora che rispetteremo la loro volontà.»

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco quello che è accaduto l’altro giorno a #Capo Frasca, è stato la classica «goccia che ha fatto traboccare il vaso». Cocco ha espresso preoccupazione per l’incidente avvenuto nel poligono e ha assicurato la massima attenzione, il pieno appoggio e la condivisione per l’azione svolta dal presidente Pigliaru e dalla Giunta.« Non è, infatti, tempo di polemiche ma di ricerca di unità per portare avanti risultati concreti. La Sardegna – ha aggiunto – ha già dato tanto. I poligoni oggi possono essere fatti in altre regioni.»  

«L’argomento delle servitù militari – ha ricordato Pietro Cocco – era stato già affrontato in una seduta del Consiglio regionale del giugno scorso che era terminata con l’approvazione di un ordine del giorno. Un documento che ha rafforzato l’azione dell’esecutivo che ha partecipato a una conferenza di servizi convocata dopo ben 33 anni. Cocco ha criticato l’atteggiamento del centrodestra che “fa attacchi continui e ingiustificati”.» Pietro Cocco ha annunciato che una delegazione del Pd parteciperà all’assemblea organizzata per il 13 settembre a #Capo Frasca da alcuni partiti indipendentisti.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, in premessa al suo intervento ha escluso l’intenzione di alimentare ulteriori polemiche e ha invitato il presidente Pigliaru a considerare in termini costruttivi i rilievi critici formulati dall’opposizione in Consiglio. L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato le parole della giovane Giulia La Torre (figlia del marò prigioniero in India) per evidenziarne i toni di sfogo verso lo Stato, accusato, nella circostanza, di aver abbandonato il padre. «E’ un grido di dolore contro uno Stato fattosi patrigno – ha incalzato Cappellacci – ed è questa la voragine che si è ormai aperta tra lo Stato e la comunità». Il consigliere dell’opposizione ha quindi rivolto apprezzamento e riconoscenza per l’operato dei tanti militari italiani impegnati nel Mondo per garantire la pace ed ha ribadito come il centrodestra «non abbia mai avuto e non ha un approccio antimilitarista». «La nostra indignazione – ha proseguito Cappellacci – è rivolta contro una politica e una burocrazia che si dimostra sorda verso i bisogni e i diritti della Sardegna e che continua a vedere la nostra Isola solo come una terra utile solo per proseguire nelle esercitazioni di guerra o ad essere destinata a Cayenna». «La nostra controparte – ha spiegato l’ex governatore – non è qui in quest’Aula ma è il governo italiano e in questa circostanza è rappresentata dal comportamento del ministero della Difesa». Ugo Cappellacci ha quindi sottolineato con tono polemico la differente condotta tenuta nella passata legislatura dall’allora opposizione ed ha rimarcato come anche in occasione della polemica per la recente visita del ministro Pinotti alla Maddalena, il centrodestra non abbia ricercato “il caso” contro il presidente Pigliaru ma abbia con nettezza chiesto le dimissioni del ministro Roberta Pinotti. Cappellacci ha definito la titolare del dicastero della Difesa “una irresponsabile” ed ha ricordato che la firma sul decreto che ha autorizzato le esercitazioni nei poligoni sardi sia arrivata dopo l’incontro con il presidente Pigliaru e con il parere contrario formulato dal Comitato misto paritetico sulle servitù militari. «Ma l’episodio della visita della Pinotti alla Maddalena (la polemica ha riguardato il fatto che la Regione non fosse stata tempestivamente informata) – ha aggiunto il consigliere di Fi – serve a dimostrare che aldilà dei buoni rapporti di facciata tra la Giunta ed il Governo, nella realtà continui ad esistere una questione sarda che è da considerare come una ferita ancora sanguinante della Repubblica italiana». «Anche per queste ragione – ha proseguito l’ex governatore – invito l’esecutivo e la maggioranza a far cessare l’atteggiamento di supponenza che fino ad oggi li ha caratterizzati e a mettere gli interessi della Sardegna al primo posto e al di sopra delle appartenenze.»

Ugo Cappellacci ha quindi sollevato perplessità sull’efficacia del referendum («mi auguro non serva ad allungare il brodo») e sulla opportunità della riunione del Consiglio per le comunicazioni del presidente della giunta sull’incidente a #Capo Frasca («auspico che non serva per offrire una scappatoia alle responsabilità»). Per il consigliere della minoranza il Consiglio, infatti, sul tema delle servitù militari si è già espresso con chiarezza lo scorso 17 giugno «con un ordine del giorno unitario e sulla cui validità dei contenuti non sono stati sollevati dubbi». Cappellacci ha quindi rivolto critiche a Pigliaru per alcuni incontri definiti “riservati” ed in particolare per quello tenuto con il #sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ed ha definito la sospensione delle esercitazioni militari fino al 15 settembre «un’autentica presa in giro». Ugo Cappellacci ha concluso con l’invito rivolto al presidente della giunta «perché trasformi l’incidente di #Capo Frasca in un momento storico, chiedendo l’immediato ridimensionamento delle servitù militari in Sardegna, evitando di proseguire nel confronto con lo Stato con il metodo utilizzato nella vertenza sul Patto di stabilità». «Presidente – è stata la sfida dell’esponente di Forza Italia – porti risultati e non proclami e progetti in corso.» 

Conclusi gli interventi dei gruppi, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente della Regione per la replica finale.

Francesco Pigliaru ha mostrato soddisfazione per l’esito del dibattito e si è dichiarato “contento” per l’ordine del giorno approvato dall’Aula lo scorso 17 giugno. «Quel documento indica la strada per il confronto con il Governo nazionale.» Il capo dell’esecutivo ha quindi rivendicato alcuni importanti passi in avanti e l’aggiornamento delle prospettive rispetto al contenuto del documento votato dal Consiglio: «Lavoriamo per la graduale riduzione della presenza militare in Sardegna – ha detto – c’è la massima determinazione da parte nostra per raggiungere il risultato». Il presidente Pigliaru ha poi definito “poco rilevanti” le critiche avanzate dall’ex presidente della Regione Cappellacci: «La lettera al ministro Roberta Pinotti non è un passo indietro. Ho fatto riferimento a uno dei punti dell’ordine del giorno votato dall’Aula nel quale si chiedeva la sospensione delle esercitazioni militari dal 1° giugno al 30 settembre». Per Pigliaru non si deve gridare allo scandalo se ci sono incontri informali con il Governo. «C’è una strategia chiara. Vogliamo raggiungere risultati in tempi certi. Ministro e comandi militari fanno fatica a comprendere il clima che si respira in Sardegna. Questa difficoltà dovrà essere superata in tempi rapidi. Il ministro ha fatto aperture che in passato non sono state fatte. Per il momento sono solo parole, occorrerà vigilare perché alle parole seguano i fatti.»

Il presidente ha poi ribadito l’obiettivo della sua Giunta: la riduzione dei poligoni in Sardegna nel corso di questa legislatura. «Siamo ambiziosi – ha detto Pigliaru – credo sia giunto il momento di  ottenere risultati concreti. Puntiamo alla dismissione in tempi rapidi di Capo Frasca e al ridimensionamento di Teulada. Non possiamo garantire risultati ma possiamo assicurare la nostra determinazione per portare avanti le aspirazioni del popolo sardo. Per fare valere le nostre ragioni dobbiamo essere seri e convincenti,  occorre raccogliere dati e dimostrare fatti che finora sono sconosciuti all’opinione pubblica». Da Francesco Pigliaru, infine, la richiesta al Consiglio regionale perché valuti l’opportunità di indire la seconda Conferenza sulle servitù militari: «Sarebbe l’occasione – ha concluso il presidente della Regione – per dare concretezza alle nostre prospettive».

Emanuele Cani.

Il deputato del Partito Democratico Emanuele Cani esprime soddisfazione per il chiarimento avvenuto oggi tra il #ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ed il #presidente della Regione, Francesco Pigliaru.

«Condivisibile quanto twittato dal ministro quando dice “Attenzione e rispetto per la Sardegna…” – sottolinea Emanuele Cani – ma ancora più condivisibile il punto di vista del presidente della Regione quando parla esplicitamente di una immediata diminuzione della presenta delle servitù militari in Sardegna. Il rapporto fra Stato e Regione deve essere franco ma, sia chiaro, deve avere come unico obiettivo quello di restituire più territorio “ bonificato” possibile ai sardi. A questo punto, non c’ è più tempo da perdere, ritengo fondamentale – conclude il deputato di Carbonia – che il Parlamento attraverso le commissioni difesa e ambiente promuova immediatamente un’iniziativa forte, di concerto con la Regione, perché si affronti un tema che in questi decenni pochi hanno affrontato seriamente a giudicare dai risultati.»

Francesco Pigliaru 1 copia
Chiarimento, stamane, tra la Regione ed il Governo, dopo la visita a sorpresa del ministro della Difesa Roberta Pinotti al poligono di Teulada e alla base di La Maddalena. Il ministro, che ha twittato «Attenzione e rispetto per la Sardegna. Obiettivo è coniugare esigenze del territorio e difesa nazionale», ha spiegato in un colloquio con il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, il significato della sua visita di ieri. «Il ministro ha voluto fare una perlustrazione di persona per rendersi conto da vicino della reale situazione – ha detto il governatore Pigliaru – e poter valutare con piena consapevolezza le nostre richieste.»
«La nostra posizione del resto è molto chiara – ha aggiunto Pigliaru -: non abbiamo firmato il protocollo d’intesa, ma resta aperto il tavolo con il Governo. Siamo convinti che la conoscenza della vicenda delle servitù militari in Sardegna sia largamente lacunosa rispetto ad un corretto modo di intendere i rapporti istituzionali tra Stato e Regione, ai costi ambientali sostenuti, al mancato sviluppo legato al corretto utilizzo delle risorse ambientali, alla inderogabile necessità delle bonifiche, allo spreco di territorio per fini la cui utilità pubblica non è mai stata dimostrata, all’assurda militarizzazione degli stabilimenti balneari riservati alle Forze Armate. La Sardegna ha diritto immediatamente ad una diminuzione della pressione delle servitù militari. I rapporti tra la Regione Sardegna ed il ministero della Difesa sono basati su rispetto e franchezza – ha concluso il presidente Pigliaru – e sulla consapevolezza che le reciproche posizioni sono distanti: ma su queste posizioni si sta lavorando per produrre risultati concreti e non banalmente propagandistici. L’abuso della vis polemica è nemica della concretezza dei risultati.»

 

Militari impegnati in un'esercitazione

Donatella Emma Ignazia Spano.

Donatella Emma Ignazia Spano.

Non si placano le polemiche sulla visita a sorpresa effettuata ieri dal ministro della Difesa Roberta Pinotti nei poligoni militari della Sardegna e sul peso delle servitù militari dell’Isola, dove è concentrato ben il 60% delle servitù presenti complessivamente sul territorio italiano.
«La Giunta regionale ha sempre lavorato in maniera sinergica con i parlamentari sardi – ha commentato oggi Donatella Spano, assessore regionale alla Difesa dell’ambiente -. Conosco e comprendo i motivi che hanno portato alla scelta finale di votare il Dl Competitività, che avrà ricadute positive per la nostra isola, per le imprese e lo snellimento della burocrazia nelle sedi amministrative. Al suo interno resta la norma che equipara le soglie di contaminazione delle aree militari a quelle industriali: norma che arriva oggi a fissare un limite, seppure troppo alto, che prima non esisteva. Su questo argomento ribadisco con forza che la partita resta aperta e che le interlocuzioni con il Governo ci saranno in sintonia con i deputati e senatori che ci rappresentano.»
«Gli emendamenti soppressivi presentati in merito a questa norma sono caduti durante l’iter di approvazione della legge – ha aggiunto l’assessore Spano – nei prossimi mesi andrà in Aula il Decreto Ambiente e questa sarà l’occasione per far sentire la voce della Regione Sardegna e trovare una soluzione che sia accettabile per tutto ciò che concerne le aree militari.»

Militari impegnati in un'esercitazione

«Non ci sarà nessuna smobilitazione delle servitù militari in Sardegna». Lo ha ribadito oggi il #ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ha effettuato una visita lampo nei diversi poligoni isolani a bordo di un elicottero, interrompendo per alcune ore una breve vacanza in Sardegna. «Con il presidente della Regione Francesco Pigliaru – ha detto il ministro Pinotti – non abbiamo firmato il protocollo d’intesa ma aperto un tavolo per ragionare insieme per trovare una soluzione affinché la presenza delle forze armate in Sardegna conviva al meglio con le esigenze della popolazione.»

La visita-lampo effettuata dal ministro della Difesa Roberta Pinotti nei diversi poligoni della Sardegna a bordo di un elicottero ha colto di sorpresa ed è stata criticata dall’assessore del Bilancio e vicepresidente della Giunta regionale Raffaele Paci.

«Ci fa piacere che i ministri vengano in Sardegna in vacanza e si preoccupino delle problematiche dell’isola – ha detto Raffaele Paci – ma auspichiamo e riteniamo più opportuno che, in futuro, i rappresentanti del Governo prendano contatti e coinvolgano le Autorità regionali. La posizione della Regione sui poligoni militari è stata espressa più volte e resta la stessa non abbiamo firmato il protocollo d’intesa, ma resta aperto il tavolo con il Governo. La Sardegna ha diritto a una diminuzione della pressione delle servitù militari e continua a chiedere a Roma indennizzi economici per i danni causati nelle e dalle aree militari.»

Nei prossimi mesi andrà in Aula il decreto Ambiente. «Come già detto nei giorni scorsi dall’assessore della Difesa dell’ambiente Donatella Spano – conclude il vicepresidente – questa sarà l’occasione per far sentire la voce della Regione Sardegna e trovare una soluzione che sia accettabile per tutto ciò che concerne le aree militari, rispetto alle bonifiche e all’equiparazione delle soglie di inquinamento delle aree militari e industriali».

Il capogruppo del Partito Democratico, Pietro Cocco, pur esprimendo gradimento per le visite che i ministri dello Stato effettuano in Sardegna, condivide con il vice presidente della Giunta Raffaele Paci «che sarebbe stato opportuno prevedere il coinvolgimento del presidente Pigliaru su un argomento di fondamentale importanza come quello sulla presenza delle servitù militari che gravano sul territorio della Sardegna».

Pietro Cocco invita il ministro della Difesa, in un quadro più ampio di rapporti tra Stato e Regione, a prendere atto della volontà espressa all’unanimità dal Consiglio regionale che con l’ordine del giorno del 17/06/2014 di cui è primo firmatario, ha impegnato la Giunta regionale «perché si proceda verso una  graduale dismissione dei poligoni militari, verso un  riequilibrio in termini di compensazione economica dei danni ambientali subiti nel corso degli anni, una possibile riconversione dei poligoni ad uso esclusivo civile, nonché una previsione di eventuali fiscalità di vantaggio».

«Su questi e sugli altri punti, il Consiglio regionale e il Partito Democratico della Sardegna – conclude Pietro Cocco – non sono disposti ad arretrare e continueranno a vigilare per il rispetto delle posizioni assunte dalla Regione Sardegna.»

Durissimo il commento del deputato di #Unidos Mauro Pili, sul suo profilo facebook.

«Vergognosa dichiarazione di tale Paci, vice di Pigliaru, sulla visita della Pinotti – dice Mauro Pili -: felici che il ministro faccia le vacanze in Sardegna speriamo che ci coinvolga in futuro. Tutti servi del sistema. Tutti in silenzio. Se non avessi denunciato l’arrivo di questa signora con le stellette nessuno avrebbe aperto bocca. Vergogna!»

Militari impegnati in un'esercitazione

Paolo Dessì.

Paolo Dessì.

Daniele Serra.

Daniele Serra.

I sindaci di Sant’Anna Arresi, Paolo Luigi Dessì, e Teulada, Daniele Serra, hanno scritto una nota al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, al ministero della Difesa, all’on. Domenico Rossi, sottosegretario di Stato alla Difesa, al generale comandante Claudio Tozzi del Comando Militare Autonomo della Sardegna e, infine, al governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, sulle recenti polemiche legate all’attività dei poligoni militari.

«Si apprende dalla stampa e dai social network che alcuni quotidiani e alcuni rivoluzionari di recente forgia abbiano fatto oggetto il poligono militare di Teulada di particolari “attenzioni” e di alcune azioni di protesta per le servitù militari che interessano la Sardegna – scrivono Dessì e Serra -. Il tutto, quasi fosse una questione sconosciuta fino ad ora, con varie sortite estive e in particolare agostane, degne delle peggiori strategie di boicottaggio a orologeria. E’ chiaro che il problema delle servitù militari e delle bonifiche va affrontato con serietà ed urgenza, possibilmente nelle sedi deputate (conferenza stato-regioni, Regione, Comandi Militari etc.), con una chiara azione politica e con un fronte comune. Non appaiono molto produttivi questi balzi in avanti di puro stile personalistico. Anzi, al contrario, hanno raggiunto il risultato di incrinare, in qualche maniera, l’equilibrio e lo spirito di collaborazione e apertura in essere tra le rappresentanze delle comunità locali ed i vertici militari anche in relazione alla fruizione, in funzione turistica, delle più accattivanti zone a mare del poligono. Ma, quel che è peggio, come un fulmine a ciel sereno, hanno creato sconcerto tra i turisti ed affievolito i margini di manovra degli operatori del settore nautico, che con mille difficoltà avevano investito su questo settore, e che hanno manifestato il loro disappunto per la perdita delle poche opportunità di lavoro rimaste. A loro va la totale solidarietà di noi amministratori, seriamente preoccupati dall’evolversi di una stagione turistica già di per se compromessa e ulteriormente danneggiata da tali sortite.»

«Tale azione non giova, inoltre, al lavoro in progres attivato, finalmente in sinergia, tra Comuni, Regione Sardegna e Istituzioni interessate – aggiungono i sibdaci di Sant’Anna Arresi e Teulada -. Non si nasconde il fatto che di ben altra portata e serietà devono essere le azioni propedeutiche al un necessario riequilibrio delle servitù militari ed a favorire lo sviluppo economico dell’intero territorio del Basso Sulcis. E’ certo, invece, che chi ha ricoperto, per tanto tempo, incarichi di grande rilevanza e responsabilità, avrebbe potuto incidere, in quelle sedi, in maniera ben più determinante degli attuali gesti dimostrativi. Le foto a corredo dei diversi comunicati emanati che da qualche mese hanno iniziato a circolare con insistenza relative alla sola zona del promontorio di Capo Teulada – totalmente interdetta – sono fuorvianti – concludono Paolo Dessì e Daniele Serra – e non rendono merito alla bellezza della gran parte delle zone costiere del poligono che da sempre sono meta di escursioni a mare nel periodo estivo.»

Le dune di Teulada.

Esercitazioni militari copia

«In un mondo in cui tutto cambia e si trasforma, solo la dimensione delle servitù militari della Sardegna rimane immutata. Ora è tempo di cambiare. Sulle servitù militari e sui relativi territori i Sardi protestano da troppo tempo. Non firmeremo l’intesa.»

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha aperto così il suo intervento, ieri mattina nell’aula magna della città militare della Cecchignola a Roma, alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari. La posizione della Sardegna portata dal presidente alla Conferenza, che si era riunita una sola volta, nel 1981, è la medesima votata nell’ordine del giorno di martedì dal Consiglio regionale: nel rispetto per il ruolo delle Forze armate, esprime la necessità di un riequilibrio e pone richieste chiare allo Stato. In attesa di risposte, il presidente Pigliaru non ha firmato l’Intesa, stipulata dal #ministero della Difesa con le Regioni Puglia e Friuli Venezia Giulia. 

«Con la Sardegna – ha chiarito il ministro della Difesa Roberta Pinotti – apriamo un tavolo bilaterale per arrivare insieme a un’intesa». Il ministro ha sottolineato che c’è bisogno di creare un nuovo rapporto tra la Difesa e il Paese e che è importante, nel rapporto con la Sardegna, comprendersi reciprocamente per andare verso obiettivi condivisi. In relazione alle richieste su costi-benefici, il ministro ha concordato sull’opportunità di capire come muoversi verso un riequilibrio. 

Alla giornata politica della Conferenza in cui è intervenuto il presidente Pigliaru, con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, erano presenti il sottosegretario Domenico Rossi, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ed il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, che ha evidenziato come sia indispensabile mostrare la credibilità scientifica di ciò che viene fatto, per poi confrontarsi con le comunità. «La trasparenza e la cultura dell’ambiente – ha detto, sono le posizioni su cui aprire un dialogo». 

Nel suo intervento, che ha toccato molti punti, il presidente Pigliaru ha citato l’ex presidente Mario Melis che già nell’incontro del 1981 denunciò «la pesante sproporzione fra il peso delle servitù militari gravanti nell’isola e quello imposto alla gran parte delle altre regioni italiane e citò un ordine del giorno del 10 gennaio 1980 che impegnava il governo ad attuare “un piano di ridislocazione delle forze armate su territorio nazionale volto ad alleggerire le relative installazioni militari e servitù della Sardegna». 

«In tempi di spending review – ha detto Francesco Pigliaru – si tagliano costi ovunque, si riduce e si risparmia ma si fa una eccezione: la dimensione dei poligoni e delle servitù della Sardegna. Non sono qui per sentirmi dire che la posizione sui poligoni non è negoziabile, sono qui per ragionare e avviare una negoziazione. Sulle servitù militari lo Stato italiano si è posto con la logica minimalista e liquidatoria degli indennizzi forfettari. Il tema è giustizia, correttezza delle regole, certezza dei diritti, equa distribuzione dei doveri: la base stessa del patto costituzionale.» 

«Non si può essere gravemente sperequati da una prassi dello Stato di cui si fa parte – ha proseguito il Presidente della Regione – non si può più ritenere scontato che la gran parte delle servitù militari della Repubblica italiana sia in Sardegna. Quando non si tollera più una situazione grave e protratta in questo modo per decenni, il rischio è che si intacchi la fiducia nella leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali.» Pigliaru ha specificato che «riequilibrio è la parola chiave di questa conferenza», ed ha chiesto che lo Stato affronti le sue responsabilità dando inizio a un processo di dismissioni e bonifiche. «Le bonifiche sono una grande occasione di lavoro, di educazione, di civiltà, di sviluppo, di recupero e riuso e vanno finanziate a valere sulla fiscalità generale della Repubblica.»

Francesco Pigliaru ha poi citato l’esempio di Porto Tramatzu – Sabbie Bianche in prossimità del poligono di Teulada (aree SIC per le quali esistono progetti di sviluppo in chiave di tutela ambientale) in cui è localizzato un vero e proprio stabilimento balneare militare, una sorta di benefit della Difesa e la Servitù di Guardia del Moro nell’Isola di Santo Stefano, nell’arcipelago della Maddalena, un deposito di munizioni all’interno di un Parco nazionale. 

«La ricchezza naturale e le limitazioni militari coincidono proprio laddove le stesse leggi dello Stato prevedono che si innalzi il livello di tutela. La Difesa colloca bombe dentro un Parco Nazionale e chiude le scuole: noi vogliamo più scuole e meno bombe», ha proseguito il governatore, citando il caso della progressiva riduzione delle attività della scuola per sottufficiali della Marina a La Maddalena. 

In conclusione, la proposta della Regione Sardegna, da valutare in un successivo tavolo negoziale, chiede trasparenza e l’abbandono della logica degli indennizzi forfettari. Sulla base di dati incontrovertibili, il presidente Pigliaru ha inoltre preteso: tutela ambientale e della salute, tempi certi per attivare i processi di riequilibrio, avvio di processi di riconversione delle attività tramite programmi di ricerca tecnologica, innovazione e sviluppo; un percorso condiviso per la valutazione dei costi da mancati sviluppi alternativi dei Comuni nei quali insistono i poligoni; la fluidificazione dei processi di dismissione e acquisizione al patrimonio regionale dei beni immobili demaniali non più necessari alla Difesa; l’immediata estensione del periodo di sospensione delle esercitazioni, che non dovranno più svolgersi dal primo giugno al 30 settembre; l’immediata esclusione degli indennizzi dal calcolo degli spazi finanziari definiti dal patto di stabilità interno e l’istituzione, presso i Poligoni, di Osservatori ambientali indipendenti.