5 November, 2024
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Le commissioni Ambiente ed Attività produttive del Consiglio regionale, riunite in seduta congiunta sotto la presidenza di Piero Maieli (Psd’Az) e con la partecipazione dell’assessore dell’Industria Anita Pili, hanno audito il sindaco di Portoscuso Ignazio Atzori ed il vice Giorgio Alimonda sul progetto presentato dalla Snam per la sistemazione della gasiera da 140.000 metri cubi sulla banchina Est del porto di Portoscuso.
Sul progetto il comune di Portoscuso ha da tempo espresso una posizione contraria, «non per motivi ideologici hanno precisato Ignazio Atzori e Giorgio Alimonda -, quanto perché, anche dal punto di vista tecnico, appare irrealizzabile ed aggraverebbe la già difficile situazione del porto».
«Infatti hanno sostenuto -, l’area portuale non sarebbe praticabile per navi gasiere di quelle dimensioni, senza un radicale intervento di dragaggio dei fondali (occorrerebbe scendere dagli attuali 4 ai 12 metri di pescaggio) per il quale, a fronte di un costo ipotizzato superiore ai 40 milioni di euro, non c’è copertura finanziaria né viene indicato il soggetto attuatore. Il porto inoltre, hanno ricordato sindaco e vice sindaco di Portoscuso, avrebbe poi bisogno di altre opere molto consistenti (dai 20 ai 24 milioni di euro), per quanto riguarda il banchinamento e le infrastrutture di servizio.»
«E’ vero che le aziende del territorio, come Eurallumina e Sider Alloys, hanno necessità di energiahanno aggiunto Ignazio Atzori e Giorgio Alimonda -, ma questo problema può essere risolto con la realizzazione di un piccolo deposito costiero, non certo con un mega impianto che alla fine determinerebbe un livello del prezzo del gas fra i più alti d’Italia.
C’è poi da considerare la questione ambientale, per l’impatto del nuovo impianto sulla sicurezza e la salute dei cittadini, in un territorio che ha già pagato un prezzo molto pesante agli insediamenti industriali, con vaste aree contaminate dalla presenza di metalli pesanti e non ancora bonificate. Chiediamo perciò più attenzione alle istituzioni regionali – hanno concluso Ignazio Atzori e Giorgio Alimonda -, ed appena possibile presenteremo precise richieste anche al nuovo governo nazionale, per la ricerca condivisa di soluzioni alternative.»
Sui rapporti col Governo si è soffermata anche l’assessore Anita Pili, che ha ribadito il parere contrario della Regione al Dpcm, parere espresso con chiarezza anche al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel confronto istituzionale che ha preceduto il varo del decreto. A nostro giudizio, ha affermato Anita Pili, al Sulcis servono un progetto compatibile con il territorio e la revisione del decreto: su questo, saremo sempre al fianco degli Enti locali interessati, auspicando che il nuovo governo tenga conto delle nostre buone ragioni.
Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Alessandro Solinas (M5S), Maria Laura Orrù (Progressisti), Valter Piscedda (Pd) e Michele Ennas (Lega).
La commissione ha poi deciso di avviare un ciclo di audizioni e di effettuare un sopralluogo a Portoscuso.

Si è svolta questa mattina l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori diretti e indiretti della Portovesme srl con la presenza delle Segreterie Confederali CGIL, CISL e UIL e le Segreterie Territoriali di Categoria, nel corso della quale è emersa tutta la gravità della situazione che si è determinata con il caro energia (in questi giorni il prezzo ha superato abbondantemente i 500 euro/MWh).

Nell’incontro avvenuto nella sede della Confindustria lunedì 25, e a cui hanno partecipato le Confederazioni, Segreterie Regionali e Territoriali di Categoria e Rsu, l’amministratore delegato della Portovesme srl ha annunciato che in assenza di un cambio di tendenza del costo energetico entro ottobre, le attività aziendali verranno sospese al 90%. Una decisione che non potrà che comportare il ricorso agli ammortizzatori sociali per oltre mille persone tra diretti in diretti. Determinando, altresì, la fermata quasi totale della fabbrica.

L’assemblea, consapevole della gravità della situazione, ha confermato lo stato di agitazione e, respingendo questo possibile scenario, ha annunciato di essere pronta ad avviare tutte quelle iniziative necessarie e utili per contrastare le possibili decisioni dell’azienda e smuovere l’immobilismo della politica.

«Appare singolare il comunicato odierno della Regione Sardegna con cui si ricorda, in fretta e furia, che anche il tema relativo ai decreti attuativi è stato affrontato nell’incontro di ieri tra il ministro Roberto Cingolani e gli assessori sardi Anita Pili e Gianni Lampis si legge in un comunicato diffuso dall’assemblea dei lavoratori -. Peccato però che a leggere il comunicato ufficiale di ieri non si trovi proprio traccia di un argomento così importante, come quello legato al caro energia. Argomento che, sottolineiamo, rischia di far chiudere la Portovesme srl. Apprendiamo con favore che proprio stamattina la Camera dei Deputati ha approvato, in seconda e definitiva lettura, l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, per il quale la Sardegna si batteva da anni al fine di aggiungere all’articolo 119 un nuovo comma: “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”.»

«Ora si tratta di capire in concreto come troverà attuazione questo principio costituzionale in temi particolarmente importanti come quello del caro energia; è stato infatti ricordato che se l’attività della Portovesme fosse in altra Regione avrebbe avuto un taglio per la bolletta per 50 milioni di euro. Per questo motivo la richiesta è quella di pari condizioni e non condizioni di favore. Non aiuti, ma pari opportunitàconclude il comunicato dell’assemblea dei lavoratori -. L’assemblea, convocata in modo permanente verificherà gli esiti dell’incontro, che si dovrebbe svolgere la settimana prossima, tra il ministro Roberto Cingolani e la Portovesme e sulla base degli esiti è pronta immediatamente a nuove e più drastiche iniziative da mettere in atto già dal mese di agosto. Perché le vertenze non vanno in ferie.»

«Questa mattina, a Roma, ho sottoposto l’urgenza del problema Portovesme srl, che rischia la chiusura degli impianti, all’attenzione del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sollecitando la stesura del decreto attuativo del Governo dopo l’approvazione delle norme sull’Energy release. La Regione è al fianco dei lavoratori nella difesa dei posti di lavoro, messi a rischio dal crescente aumento dei costi dell’energia.»
Lo ha detto l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, in occasione del presidio, davanti a Villa Devoto, dei rappresentanti dei sindacati Cgil-Cisl-Uil, che in mattinata sono stati ricevuti da un delegato del presidente della Regione, Christian Solinas.

«L’attivazione dell’Energy release e la Superinterrompibilità, cioè la compensazione dei costi dell’energia, permetterebbero alla Portovesme srl di scongiurare la chiusura dell’impianto e la conseguente crisi occupazionale che causerebbe ingenti danni socioeconomici non solo al territorio, ma all’intera Isolaha aggiunto l’assessore Anita Pili, che questa mattina a Roma ha partecipato, nel ruolo di coordinatrice della Commissione Energia della Conferenza delle Regioni, all’assemblea “L’indipendenza energetica per la competitività dell’Italia” organizzata da “Elettricità futura”, che aderisce a Confindustria -. Si tratta di un impianto strategico per la nostra realtà economia e produttiva, perciò la Sardegna non può disertare una battaglia così importante per la sua politica energetica e per il suo futuro.»

«Procedere nel più breve tempo possibile alla nomina del Comitato Tecnico Scientifico del Parco Geominerario della Sardegna, così come previsto dallo statuto»: è la richiesta fatta dalla deputata Mara Lapia al presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, denunciando la mancata piena operatività del Parco stesso e prospettando la possibilità che, a causa di questa negligenza, possano essere persi ingenti investimenti.

«Il Comitato Tecnico Scientifico del Parcospiega Mara Lapiaassume notevole rilevanza dal momento che esprime i pareri obbligatori sulle proposte pluriennali di investimento, sulla pianificazione strategica degli investimenti stessi, sul piano economico-sociale di gestione, sul piano territoriale e sul regolamento stesso del Parco. Pertanto, la mancata nomina, che spetta al presidente della Regione, rischia di causare gravi conseguenze sulla gestione del Parco e da quello che mi risulta ci sarebbero già numerose richieste di ristrutturazione edilizia pendenti, interventi che mirano a restaurare le opere esistenti e a portare avanti lavori di risanamento conservativo.»

Lo scorso gennaio Mara Lapia aveva inviato un’interrogazione urgente al ministro Roberto Cingolani per la nomina del commissario straordinario del consorzio. Una nomina giunta poi nel febbraio 2022.

«Resto fiduciosa conclude la parlamentare nuorese che si proceda in tempi brevi alla nomina del Comitato, sbrogliando di fatto una situazione che è diventata insostenibile e che rischia di bloccare a lungo tutte le attività di questo importantissimo ente della nostra regione.»

Il consigliere regionale sardista Fabio Usai ha presentato un’interrogazione al presidente della Regione, Christian Solinas, e agli assessori regionali competenti sull’opportunità di rilanciare il progetto Galsi, allo scopo di contribuire in ambito nazionale alla limitazione della dipendenza energetica dalla Russia, tramite la diversificazione delle fonti fossili di approvvigionamento energetico nel nord Africa e, contestualmente, per assicurare alla Sardegna il rifornimento e la distribuzione di gas metano in modalità strutturale e capillare e quindi migliori condizioni di competitività per imprese e famiglie.

«L’inaccettabile invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia scrive Fabio Usai nell’interrogazione -, ha evidenziato in maniera drammatica e strategicamente insostenibile la dipendenza energetica, per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas metano, dell’Italia da parte di quest’ultima. Il 40% del totale del gas metano importato in Italia (29 miliardi di metri cubi all’anno) proviene dal territorio russo e la maggior parte dell’energia elettrica prodotta nel nostro Paese deriva da centrali alimentate con questa fonte. Il costo del gas, già prima dell’aggressione militare russa ai danni dell’Ucraina, era soggetto ad insostenibili rincari ma nell’attuale fase, anche a causa delle incertezze nell’approvvigionamento derivanti dal conflitto in atto, dall’inevitabile deterioramento nei rapporti con la Russia in virtù delle durissime sanzioni finanziarie comminate da UE, NATO ed altri Paesi come la Svizzera, è in continua ascesa con gravi ripercussioni sull’entità delle bollette elettriche e in generale sui costi per aziende e famiglie nella produzione, vendita e acquisto di beni, a partire da quelli di prima necessità.»

«Sia la Commissione europea che il Governo nazionale aggiunge Fabio Usai -, hanno inaugurato una nuova dottrina in campo energetico allo scopo di eliminare ogni possibile dipendenza dalla Russia, avviando iniziative legislative per incentivare il potenziamento delle infrastrutture di approvvigionamento energetico continentali e nazionali – ad esempio con l’estrazione di maggiori quantità di gas nel mar adriatico, nonché per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico da fonti fossili da Paesi terzi, tra cui gli Stati Uniti, il Qatar e l’Algeria. Ancora oggi, la Sardegna è l’unica regione italiana impossibilitata, per l’assenza di infrastrutture finalizzate al suo trasporto e alla capillare distribuzione, a utilizzare il gas metano e in conseguenza di ciò ha subito nel tempo gravi diseconomie e deleterie conseguenze economiche per famiglie e imprese. Proprio in queste settimane si attende la promulgazione del Dpcm che dovrebbe dare il via libera all’installazione di due FSRU nei porti di Porto Torres e Portovesme, con la totale contrarietà delle rispettive Amministrazioni comunali locali e delle associazioni ambientaliste. Ma nessuna infrastruttura stabile di distribuzione del gas, ossia dorsale di trasporto, è stata prevista verso e in prossimità di tutti gli altri centri dell’isola, con tutto ciò che questo potrà comportare in termini di impatto ambientale (il trasporto è previsto su gomma), sicurezza stradale, difficoltà e convenienza nell’approvvigionamento. E con l’entrata in vigore del Dpcm non esiste, per adesso, alcuna certezza sul prezzo finale del gas metano per imprese e famiglie.»

«Ovviamente dall’arrivo del gas metano nell’isola – sottolinea Fabio Usai nell’interrogazione -, dipende anche il futuro di importantissime vertenze industriali quali EurAllumina e, pertanto, è necessario fare tutto il possibile per assicurare un approvvigionamento strutturale dello stesso, conciliando le esigenze del sistema produttivo regionale e delle famiglie con quelle delle comunità locali. Dal 2003 esiste il Galsi, ovvero un progetto per la realizzazione di un gasdotto che dall’Algeria sarebbe in grado di trasportare 10 miliardi di metri cubi annuali di gas metano attraverso la Sardegna e fino alla Toscana. Grazie ad esso si potrebbe ridurre di 1/3 la dipendenza italiana dal gas russo, contribuendo all’abbattimento delle tariffe e permettendo alla nostra isola di poter usufruire di questa importante risorsa per i prossimi decenni: perlomeno fino alla decade 2050-2060, stimata alla COP26 di Glasgow come tappa finale del processo di transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili nel pianeta.»

«Questo progetto, il cui costo si stima intorno ai 2 miliardi di euro e, dunque, molto meno dell’elettrodotto previsto dal DPCM energia, venne accantonato nel 2014 con motivazioni poco chiare e per nulla condivisibili, ma ancora oggi è provvisto delle autorizzazioni necessarie per la sua realizzazione: pertanto, sarebbe realizzabile nel giro di pochi anni e, comunque, compatibilmente col tempo fissato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani per l’eliminazione della dipendenza energetica dell’Italia da parte della Russia. Col metano strutturalmente ed equamente distribuito nell’isola, il settore industriale sardo, dal metallurgico, al manifatturiero, all’agroindustriale, nonché lo stesso settore dei servizi, godrebbero in prospettiva, una volta stabilizzati i prezzi, di un riequilibrio sostanziale dei fattori di competitività. Pertanto chiede Fabio Usai al presidente della Regione ed alla Giunta -, si rimoduli la strategia energetica regionale e si intervenga presso il Governo nazionale per perorare il rilancio del progetto Galsi, quale opera di rilevanza strategica per la riduzione della dipendenza energetica dell’Italia dalla Russia, nonché per assicurare l’approvvigionamento e la distribuzione equa e capillare di gas metano alla Sardegna e così colmare strutturalmente uno dei suoi più gravi deficit, in campo energetico, rispetto alla penisola.»

 

«Abbiamo approfondito, in particolare, alcuni temi riguardanti le azioni intraprese dalla Regione Sardegna per garantire l’autoproduzione energetica, come la realizzazione, in aree industriali dismesse, di siti di produzione di idrogeno verde (prodotto con fonti energetiche rinnovabili), la costituzione di comunità energetiche e le configurazioni di autoconsumo collettivo nel territorio regionale.»

Lo ha detto l’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, questa mattina, al termine dell’incontro (in videoconferenza) con il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

«Dobbiamo accelerare il processo verso modelli di produzione e consumo sostenibili con l’obiettivo dell’autonomia energetica – ha spiegato l’assessore Anita Pili. Per quanto riguarda le modalità attuative dei due interventi, finanziati coi fondi del ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza’, ho evidenziato alcuni punti critici: l’assistenza tecnica e la possibilità di rendicontare alcune spese; la cumulabilità con altri programmi e risorse regionali; le conseguenze dell’inadempienza.»

«La Regione Sardegna rivendica un ruolo da protagonista nella transizione energetica ed è urgente arrivare ad una configurazione chiara e funzionale alle esigenze della nostra comunità regionale ha aggiunto l’assessore regionale dell’Industria -. Quindi, ho fatto presente al Ministro che, nonostante la sua disponibilità, non siamo soddisfatti dei risultati nella stesura del Dpcm energia per la Sardegna. E’ necessario apportare alcune modifiche, soprattutto in tema di perequazione tariffaria del metano, che spacca l’Isola in due zone, creando una Sardegna a due velocità: una con una tariffazione agevolata e l’altra dove, invece, saranno in vigore le regole del libero mercato con pesanti penalizzazioni per quel territorio. La modifica consentirebbe anche di non perdere gli oltre 100 milioni di euro di investimento già in essere ed in fase di attuazione. Perciò, anche in ragione della specialità della nostra Regione, è fondamentale, nell’ottica della più leale collaborazione tra istituzioni, richiedere l’intesa sulla versione finale del Decreto.»

«Infine, ho evidenziato la necessità di rafforzare le azioni che possano garantire il raggiungimento dell’autonomia energetica e rimarcato quanto sia importante affrontare il ‘caro energia’, che rischia di mettere in ginocchio le imprese sarde e di rendere difficile la vita quotidiana delle famiglie. Non è assolutamente sufficiente un provvedimento tampone, ma servono misure di sistema e interventi duraturi che rendano accessibili le tariffe, affinché non incidano ulteriormente su una pesante situazione socioeconomica, già fortemente penalizzata dall’emergenza Internazionale oltre che da quella pandemica», ha concluso l’assessore regionale dell’Industria.

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha firmato alle 18.43 di martedì 15 febbraio 2022, il Dpcm che «individua le opere e le infrastrutture necessarie al phase out dell’utilizzo del carbone in Sardegna e alla decarbonizzazione dei settori industriali dell’Isola, nonché funzionali alla transizione energetica verso la decarbonizzazione delle attività produttive, conformemente a quanto previsto dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC 2019)».

L’articolo 2 del decreto prevede gli interventi di infrastrutturazione energetica, la cui realizzazione è affidata a Terna S.p.A., con «l’estensione della rete di trasmissione elettrica nazionale mediante la realizzazione del Cavo HVDC Sardegna-Sicilia, facente parte del Tyrrhenian Link, nella configurazione da 500+500 MW riferita al solo collegamento bipolare HVDC Sardegna-Sicilia».

Il Dpcm prevede l’adeguamento impiantistico del terminale di rigassificazione di Panigaglia per consentire il caricamento del GNL su bettoline, inclusi gli interventi di ammodernamento del terminale, per garantirne la continuità di esercizio per la durata di funzionamento del collegamento virtuale; l’adeguamento della funzionalità del terminale di rigassificazione OLT al largo della costa toscana per consentire un maggior numero di accosti finalizzato al servizio di caricamento del GNL su bettoline per il collegamento virtuale; una FSRU nel porto di Portovesme con capacità netta di stoccaggio adeguata a servire il segmento SUD industriale e termoelettrico, nonché il bacino di consumo della città metropolitana di Cagliari; una FSRU nel porto di Porto Torres con capacità netta di stoccaggio adeguata a servire il segmento NORD industriale e termoelettrico, nonché il bacino di consumo della città metropolitana di Sassari; un impianto di rigassificazione nell’area portuale di Oristano con capacità netta di stoccaggio adeguata a servire le utenze limitrofe a tale ubicazione; un servizio di trasporto del GNL a mezzo di navi spola dedicate, approvvigionato nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale e realizzato secondo la modalità operativa più adeguata sulla base di criteri di economicità ed efficienza, al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, destinato a rifornire le FSRU a Portovesme e Porto Torres ed il terminale a Oristano, a partire, in normali condizioni di esercizio, dai terminali di Panigaglia e OLT.

Il Dpcm arriva a pochi giorni dalle due manifestazioni organizzate sulla banchina est del porto di Portovesme, dove è prevista la sistemazione della FSRU da 130.000 metri cubi progettata da Snam (il Dpcm non riporta la capacità nel dettaglio numerico ma indica una “capacità netta di stoccaggio adeguata a servire il segmento SUD industriale e termoelettrico, nonché il bacino di consumo della città metropolitana di Cagliari”) da Legambiente, che hanno visto in prima fila l’Amministrazione comunale di Portoscuso guidata dal sindaco Giorgio Alimonda, fortemente contraria al progetto, per le dimensioni ed il sito scelto. Legambiente e comune di Portoscuso propongono un deposito di limitate dimensioni, adeguato alla fornitura del GNL per soddisfare le esigenze delle industrie di Portovesme e del territorio del Sulcis Iglesiente, da sistemare non al porto ma a terra.

 

I vertiginosi aumenti delle tariffe elettriche e del gas stanno creando grandissimi problemi alle industrie energivore. Tra queste vi è la Portovesme srl che ha fermato la linea di produzione zinco tradizionale ed ha posto in cassa integrazione oltre 400 lavoratori.
«La situazione della Portovesme Srlspiega l’ing. Davide Garofalo, amministratore delegato dell’azienda sulcitana -, era già conosciuta dal mese di settembre 2021. L’aumento delle tariffe elettriche è stato una mazzata che ha influito negativamente sulla produzione industriale. Nonostante la produzione di piombo e zinco nel 2021 sia importante, abbiamo dovuto ridurre la produzione di zinco di due terzi, con il collocamento in CIG di oltre 400 lavoratori.»
«Il Sindacato è stato messo al correnteha aggiunto Davide Garofalo -, e la cosa ci è dispiaciuta moltissimo, ma devo anche sottolineare che il ricorso alla CIG non è orientato alla ristrutturazione e a supporto di ciò, il piano degli investimenti è concreto. Come azienda, abbiamo attivato tutta una serie di iniziative atte a dare risposte concrete per uno sviluppo certo. Diversi sono gli elementi da considerare, fra questi la transizione energetica, a cui la Glencore presta molta attenzione. L’abbattimento dei costi energetici può essere fattibile nella misura in cui, da parte governativa, si proceda all’aumento della produzione nazionale di gas, mettendo a disposizione quote calmierate di gas con riflessi positivi sull’elettricità.»
«A tal propositoha ribadito Davide Garofalo -, è necessario che venga riattivata la superinterrompibilità, per rilanciare l’impatto con altre regioni. E’ indispensabile il coinvolgimento dei ministri Giancarlo Giorgetti (MISE) e Roberto Cingolani (Transizione Ecologica), del presidente del Consiglio Mario Draghi e della stessa Regione Sardegna, per un confronto ed un’iniziativa collegiale atte ad una convergenza finalizzata ad un intervento concreto ed immediato. Pertanto, diversi sono gli interventi che devono essere fatti, anche perché l’apparato industriale sardo è in estrema sofferenza e la crisi Russia-Ucraina ha aggravato ancora più la situazione internazionale con sviluppi inimmaginabili.»
«Noiha concluso l’AD della Portovesme Srl -, abbiamo attivato tutte le iniziative di nostra competenza, ma spetta al Governo nazionale dare risposte certe, nella speranza che tutto quanto messo in campo non vada disperso e si spera che con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica ci sia una schiarita definitiva.»
Armando Cusa

Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, ente che coinvolge 86 comuni sardi, da agosto è senza commissario, svolge solo l’ordinaria amministrazione, perde importanti finanziamenti, non può attuare progetti.
La parlamentare sarda del Centro democratico Mara Lapia ha presentato un’interrogazione al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, affinché, in accordo con la Regione, proceda alla nomina di un nuovo Commissario.
«Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna rappresenta un’importantissima opportunità di sviluppo per gli 86 comuni che ne fanno parte e per l’intera Isola, dobbiamo assolutamente ottenere nuovamente il riconoscimento Unescoha affermato la deputata di Centro Democratico Mara Lapia al momento l’ente può svolgere solo l’ordinaria amministrazione perdendo di fatto finanziamenti che per i piccoli centri sardi sono di vitale importanza.»
Il Parco è stato riconosciuto nel 1997 come primo parco della rete mondiale dei geositi dell’Unesco, categoria creata appositamente grazie all’incredibile patrimonio minerario, storico e ambientale, materiale e immateriale ma ad agosto del 2021 è stato revocato l’incarico all’ex presidente del Parco, anche in seguito all’uscita dalla rete Unesco.
«Si tratta di uno dei complessi geominerari più importanti al mondo – ha aggiunto la parlamentare sarda – che serve oltre che a tutelare questo nostro immenso patrimonio, ad aiutare i comuni più piccoli a combattere lo spopolamento, c’è l’urgenza di aumentare la pianta organica, creare nuovi posto di lavoro, ci sono una serie di adempimenti, come i pareri per gli uffici tecnici comunali, che il Parco in questa situazione non può compiere, paralizzando a sua volta l’attività dei singoli comuni che ne fanno parte.»
Il direttore del Parco Ciro Pignatelli approva l’iniziativa della deputata Mara Lapia e concorda sull’urgenza della nomina: «Auspico che arrivi a stretto giro il commissario per continuare nel risanamento amministrativo. Sono fiducioso che il ministro Roberto Cingolani ed il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, individueranno una figura di alto profilo e competenza per rilanciare la mission del Parco Geominerario».
La nomina del nuovo Commissario deve avvenire con decreto del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, il ministro dell’Istruzione, dell’università e delle ricerca, d’intesa con il presidente della regione Sardegna, sentita la Comunità del Parco.
«Non è pensabile ha concluso la deputata del Centro democraticoche dopo cinque mesi ancora non sia stato nominato un Commissario, per questo ho presentato un’interrogazione al ministro Roberto Cingolani: Regione Sardegna e Ministero procedano immediatamente alla nomina, non si può lasciare una realtà così importante per il nostro territorio nell’immobilità, si continuano a perdere finanziamenti che non potranno più essere recuperati.»

Il vertiginoso aumento del prezzo dell’energia si è abbattuto pesantemente sulle produzioni industriali, facendo scattare un fortissimo grido d’allarme, soprattutto nei territori dove operano le industrie energivore.
In Sardegna, inevitabilmente, sono stati registrati pesantissimi contraccolpi.
Lo stabilimento della Portovesme SRL, produttrice di piombo e zinco, a seguito degli aumenti delle tariffe energetiche, ha fermato la linea zinco tradizionale e ha dovuto fare ricorso alla cassa integrazione guadagni per oltre 400 dipendenti.
Questa situazione ha messo in allarme le organizzazioni sindacali.
Per Francesco Garau, segretario regionale FILCTEM CGIL «si è creata una situazione estremamente preoccupante. La Portovesme Srl ha anticipato i tempi con la cassa integrazione a rotazione per oltre 400 dipendenti. Noi, come organizzazione sindacale, non possiamo accettare questo atteggiamento aziendale, anche perché non si può scaricare tutto sulla classe operaia».
«A tal riguardoha aggiunto Francesco Garau -, abbiamo già attivato una serie di iniziative sia a livello politico nazionale ma anche regionale, inoltre gli assessori regionali del Lavoro e dell’Industria stanno seguendo con estremo interesse l’evoluzione della vicenda. A livello nazionale, abbiamo già avviato un canale con il Governo nazionale e, nello specifico, con i ministri Giancarlo Giorgetti (MISE) e Roberto Cingolani (Transizione ecologica).»
«Noiha concluso Francesco Garau -, chiediamo progetti strutturali e l’utilizzo di risorse naturali, come il gas dell’Adriatico che ancora il Governo non ha pensato di utilizzare.»
Sulla stessa lunghezza d’onda è Emanuele Madeddu (segretario territoriale FILCTEM CGIL della Sardegna Sud Occidentale), che ha evidenziato come «la situazione esplosa ed il ricorso della CIG da parte dell’Azienda con oltre 400 dipendenti è stato un duro colpo».
«La situazioneha proseguito Emanuele Madeddu -, avrà le sue ripercussioni negative sulle imprese d’appalto ma, soprattutto, nel territorio, già devastato da anni di crisi industriale.
Abbiamo messo in atto diverse iniziative. I costi dell’energia, schizzati a livelli altissimi, hanno di fatto creato un grosso problema al settore industriale nazionale. con conseguenze inimmaginabili e, pertanto, è necessario che la politica intervenga. Dobbiamo capire quali iniziative intraprendere.»
«Sulla vicenda Portovesme SRLsottolinea Pierluigi Loi, segretario regionale dei chimici della UIL non accettiamo l’iniziativa aziendale che ha fatto ricorso alla CIG per oltre 400 operai. L’azienda ha già fermato alcune linee produttive. Noi abbiamo intrapreso iniziative finalizzate al coinvolgimento degli Assessorati competenti, per conoscere quali possano essere gli sviluppi. Certamente siamo molto preoccupati per i riflessi negativi e le ricadute sul tessuto economico e sulla sua stessa esistenzaconclude Pierluigi Loi -, non si può cancellare con un colpo di spugna un territorio industriale che ha già sofferto abbastanza.»
Armando Cusa