4 November, 2024
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Ancora un nome di primissimo piano dalla scena jazzistica nazionale in arrivo a JazzAlguer: Stefano Battaglia è il protagonista del quarto appuntamento nel cartellone della rassegna organizzata ad Alghero dall’associazione culturale Bayou Club-Events per la direzione artistica di Paolo Fresu. Il pianista milanese è atteso nella cittadina sarda con radici catalane sabato 23 febbraio per un concerto in solo nella preziosa cornice della chiesa di San Francesco.

Classe 1965, Stefano Battaglia è un pianista attento al suono e alla melodia. Forte di una solida preparazione musicale che l’ha portato dapprima a mettersi in luce in ambito “classico”, conta un vasto curriculum di collaborazioni importanti e progetti propri, qualcosa come tremila concerti all’attivo e una discografia di oltre cento titoli che gli ha fruttato premi e riconoscimenti in patria e all’estero. 

Nel 2004 ha inaugurato la collaborazione con la prestigiosa etichetta tedesca ECM, che ha pubblicato sette suoi album, tre dei quali alla testa del trio con il contrabbassista sardo Salvatore Maiore e il batterista Roberto Dani. Negli ultimi anni è tornato alla formula del piano solo, dove esplora idee e repertori sempre diversi per dare corpo e libertà alle proprie capacità espressive, da eccellente improvvisatore a tutto campo e colto compositore qual è. Una formula, quella del piano solo, culminata nel settembre 2017 con la pubblicazione (sempre per l’ECM) del doppio album live “Pelagos”.

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Franco Oppo

Prosegue a Cagliari il ventunesimo C.I.M., il Colloquio di Informatica Musicale promosso dall’AIMI (Associazione di Informatica Musicale Italiana), in corso fino a sabato (primo ottobre) alla Cittadella Dei Musei: un appuntamento biennale di discussione scientifica e musicale che ritorna nel capoluogo sardo a distanza di ventisette anni dalla precedente occasione, anche stavolta per iniziativa del Festival Spaziomusica fondato nel 1982 da Franco Oppo, la realtà più consolidata nell’Isola nel campo della musica contemporanea.

Ed è ancora una giornata densa di appuntamenti quella di oggi, che si apre alle 9.30 con una sessione dedicata all’analisi di opere musicali, con contributi di Fabio De Sanctis De Benedictis (PWGL come strumento per l’analisi musicale assistita: alcuni esempi), Roberto Dani, Giorgio Klauer, Antonio Rodà e Alvise Vidolin (L’espressività nell’esecuzione automatica di partiture di musica contemporanea: uno studio di caso), Andrea Valle e Amedeo Casella (IMAGINARY LANDSCAPE No. 4: Study and annotation of the score), Michelangelo Lupone, Laura Bianchini, Alessio Gabriele, Silvia Lanzalone e Martina De Luca (Struttura, creazione, interazione, evoluzione: la ricerca al CRM per la realizzazione di Forme Immateriali di Michelangelo Lupone).

Alle 11.20 è il momento del “keynote speech” del ricercatore e compositore inglese Andrw McPherson (titolo: Augmenting Musical Instruments: A Player-Centered Approach), Senior Lecturer in Digital Media alla Scuola di Ingegneria Elettronica e Informatica della Queen Mary University of London, dove è alla guida dell’Augmented Instruments Laboratory, un sotto-gruppo di ricerca presso il Centro per la musica digitale dedicato allo sviluppo di nuovi strumenti e interfacce per l’espressione musicale creativa.

 L’esecuzione di “Mutation”, un brano del compositore greco Panayiotis Kokoras per clarinetto ed elettronica, fa da preludio all’annuncio dei contributi che si potranno poi discutere nella sessione poster che apre il pomeriggio alle 14.00, dopo la pausa pranzo, con i rispettivi autori: Daniele Pozzi (Composing exploration: a multi-agent approach to corpus-based concatenative synthesis), Andrea Cera, Davide Andrea Mauro e Davide Rocchesso (Sonic in(tro)spection by vocal sketching), Edoardo Micheloni, Nicolò Pretto, Federico Avanzini, Sergio Canazza e Antonio Rodà (Installazioni interattive per la valorizzazione di strumenti musicali antichi: il flauto di pan del Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte dell’Università degli Studi di Padova), Riccardo Franceschini e Giovanni Sparano (Dynaudiorouter software open source per il routing audio dinamico in Max/MSP), Sonia Cenceschi e Maria Teresa Treccozzi (BaO: The baby orchestra), Marco Ferrazza (Modello riepilogativo delle principali attività organizzative in una composizione elettroacustica), Alba Francesca Battista e Carlos Maximiliano Mollo (A sea of stars for KM3NET: A multimodal virtual reality experience).

I supporti informatici per l’analisi etnomusicologica sono il tema di riferimento della sessione delle 15 con Marco Lutzu (A Device for the Analysis of Music and Gesture in Launeddas), Paolo Bravi (The instrumental analysis of the singing voice) e Lorenzo Vanelli (Software di analisi etnomusicologica: modelli di pensiero). Musicologia e conservazione, invece, al centro del successivo appuntamento delle 16.00, con i contributi di Alessandro Russo, Valentina Burini, Sergio Canazza e Antonio Rodà (Verso una metodologia condivisa per la conservazione attiva di documenti sonori: il caso dell’archivio storico del Teatro Regio di Parma), di Valentina Burini, Federico Altieri e Sergio Canazza (Rilevamenti sperimentali per la conservazione attiva dei documenti sonori su nastro magnetico: Individuazione delle curve di equalizzazione) e di Michele Del Prete (La riduzione dello spazio. Di una gerarchia hegeliana nei primi scritti di Stockhausen).

Tra le due sessioni pomeridiane, l’ascolto di un brano acusmatico di Roberto Cassano: “When the Iron Bird comes to light”. 

A suggello della giornata, il concerto serale vede stavolta di scena Gianpaolo Antongirolami ai sassofoni alle prese con musiche Riccardo Dapelo (Adaptive_study#02, Symbolic structures per sassofono e live electronics) e Giulio Colangelo (Organismo aperto N° 2 per sassofono e live electronics), in una scaletta che propone anche un brano di Kosmas Giannoutakis, Contraction point per pianoforte e live electronics, eseguito dallo stesso autore, oltre ad alcuni brani acusmatici di Antonio D’Amato (Körper) e Dante Tanzi, (Double miroir) e audio/video di Demian Rudel Rey (Cenizas del tiempo) e di Alfredo Ardia e Sandro L’Abbate (Studio 1).

 

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L’interazione tra tecnologia e suono in ambito musicale è al centro del C.I.M., il Colloquio di Informatica Musicale in programma da martedì 27 a sabato (1 ottobre) a Cagliari: un appuntamento biennale promosso dall’AIMI, l’Associazione di Informatica Musicale Italiana nata nel 1981, che, alla sua edizione numero ventuno, ritorna nel capoluogo sardo a distanza di ventisette anni, anche stavolta per iniziativa del Festival Spaziomusica, la realtà più consolidata nell’isola nel campo della musica contemporanea, fondata nel 1982 dal compositore Franco Oppo.

Il C.I.M. rappresenta una preziosa occasione per presentare e discutere idee ed esperienze di ricerca, artistiche e didattiche nell’ambito dell’informatica musicale, attraverso i contributi di studiosi, musicisti e compositori, mettendo in comunicazione il versante tecnico e scientifico con quello invece più propriamente creativo. E saranno tre giorni intensi quelli ospitati dalla Cittadella dei Musei all’insegna di “Extending Interactivity”, tra interventi e contributi su temi come la composizione assistita dal computer, il design dell’interazione sonora, la spazializzazione, momenti dedicati all’analisi di opere musicali e alle diverse modalità di ascolto, e ancora installazioni, sessioni di ascolto e concerti. 

Domani (martedì 27), una serata in tre parti nella sala delle mostre temporanee fa da prologo alle giornate più propriamente dedicate al C.I.M. Si comincia alle 20.30 con un omaggio a Franco Oppo proposto da alcuni giovani compositori sardi che hanno lavorato prendendo a modello musiche del maestro scomparso lo scorso inverno (anche basate su materiali della tradizione isolana). In scaletta brani di Marcello Calabrò (“Anomalia”, per pianoforte), Alessio Carrus (“Così… francamente”, per chitarra e pianoforte), Claudia Mura (un brano per pianoforte e percussioni), Alberto Locci (“Ninnìa”, per pianoforte) e Matteo Casula, (“Xenia”, per pianoforte).

La seconda parte vede invece in scena Tolga Tüzün, musicista e compositore elettroacustico turco, impegnato al pianoforte e all’elettronica. Chiusura di serata con i francesi No Tongues, ovvero Matthieu Prual al sax, Alan Regardin alla tromba, Ronan Prual e Ronan Courty al contrabbasso: quattro strumentisti ancorati alla contemporaneità che si confrontano con un repertorio vocale ancestrale.

Stessi spazi, la sera dopo (mercoledì 28) alle 21.00, per il concerto inaugurale del Colloquio di Informatica Musicale con Giuseppe Orrù alle launeddas, il soprano Maureen Chowning e i Tenores di Bitti “Mialinu Pira” ad avvicendarsi in un programma che alterna e incrocia suoni della tradizione musicale della Sardegna ed elettronica, con brani di Luca Richelli, John Chowning e Roberto Zanata.

Giovedì mattina (29 settembre) si entra in medias res di questa ventunesima edizione del C.I.M. con i saluti istituzionali (ore 9..00) e la prima sessione di lavori. Tema: la composizione assistita. Apre la serie di contribuiti il compositore Riccardo Dapelo. Da segnalare tra gli altri momenti della giornata il “keynote speech” di John Chowning (ore 11.20), il compositore americano noto per aver inventato la sintesi a modulazione di frequenza nel 1967 e, nel pomeriggio, la sessione dedicata al design dell’interazione sonora. In serata, alle 20.00, un’installazione interattiva multimediale di Roberto Musanti e un’installazione performativa di Roberto Dani precedono il concerto (ore 21.00) di Enrico Di Felice al flauto, Simone Floris al clarinetto, Gianpaolo Antongirolami ai sassofoni, Giorgio Sanna al violino e Marco Carraro al pianoforte: in programma musiche di Marco Marinoni, Roberto Doati, Alessandro Anatrini e Hikari Kiyama, oltre a due brani acusmatici di Paolo Pastorino e Silvia Lanzalone e un audio/video di Joao Pedro Oliveira.

Densa di impegni anche la giornata di venerdì 30 che si apre alle 9.30 con una sessione dedicata all’analisi di opere musicali, seguita alle 11.20 dal contributo di Andrew McPherson (Augmenting Musical Instruments: A Player-Centered Approach), ricercatore alla Queen Mary University London. I supporti informatici per l’analisi etnomusicologica e Musicologia e conservazione sono i temi al centro degli incontri in programma rispettivamente alle 15.00 e alle 16.00. Poi, alle 21.00, il concerto serale vede stavolta di scena Gianpaolo Antongirolami ai sassofoni e Marco Carraro al pianoforte alle prese con musiche di Kosmas Giannoutakis, Riccardo Dapelo e Giulio Colangelo in una scaletta che propone anche brani acusmatici di Antonio D’Amato e di Dante Tanzi, e audio/video di Alfredo Ardia e di Demian Rudel Rey.

Ascolto e multimodalità al centro della sessione che apre la giornata di sabato (ore 9.30), mentre verte sul tema della musica elettroacustica e installazioni multimediali il consueto “keynote speech” di metà mattina, in questo caso a cura di Giovanni De Poli. La chiusura dei lavori, alle 12.40 è completata dall’assegnazione del Premio intitolato alla memoria di Aldo Piccialli, per il miglior contributo al programma scientifico del C.I.M.

Sipario finale in serata (ore 21.00) con l’ultimo concerto: protagonisti nuovamente Enrico Di Felice (flauto) Simone Floris (clarinetto), Gianpaolo Antongirolami (sassofoni), Giorgio Sanna (violino) e Marco Carraro (pianoforte), impegnati nell’esecuzione di musiche di Maria Cristina De Amicis, Yuanyuan Kay He, Giuseppe Silvi e Nicoletta Andreuccetti, in un programma completato da brani acusmatici di Marcela Pavia, Daniele Pozzi, John Nichols, e audio/video di Sergio Missaglia e di Filippo Guida.

 

Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito.

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Uno dei sassofonisti più importanti della scena jazzistica internazionale tiene banco a Berchidda nella sesta giornata di Time in Jazz. Charles Lloyd è l’atteso protagonista della serata di domani (sabato 13) in piazza del Popolo, “palco centrale” del festival ideato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale (ma con appuntamenti sparsi anche in altri centri del nord Sardegna). Classe 1938, direttore musicale nel gruppo di Chico Hamilton e poi compagno di band di Cannonball Adderley nei primi anni Sessanta, Charles Lloyd ha guidato nella seconda metà di quel decennio una formazione storica (con un giovanissimo Keith Jarrett, tra gli altri membri) che ha registrato uno dei primi album jazz a vendere oltre un milione di copie (“Forest Flower”, 1967). Praticamente assente dalla scena jazz negli anni Settanta, il sassofonista compare invece in dischi dei Doors, dei Canned Heat e dei Beach Boys. Avvicinato dal pianista Michel Petrucciani nel 1981 riprende a suonare per due anni, per poi ritirarsi di nuovo. Torna a esibirsi occasionalmente nel 1987 e 1988, poi nel 1989 ricomincia a girare. Inizia anche a registrare per l’ECM, inaugurando una lunga serie di dischi in cui figurano musicisti come Bobo Stenson, Billy Hart, Billy Higgins, John Abercrombie, Brad Mehldau, Geri Allen, Zakir Hussain. Uscito lo scorso gennaio per la Blue Note, “I Long To See You”, la sua più recente fatica discografica, lo vede in compagnia, tra gli altri, del chitarrista Bill Frisell. Jason Moran al pianoforte, Harish Raghavan al contrabbasso e Eric Harland alla batteria sono invece i membri del suo quartetto di scena nel secondo set di domani (sabato 13) a Berchidda.

A precedere il concerto Charles Lloyd, la prima parte della serata, con inizio alle 21.30, propone una produzione originale del festival con l’inedito incontro tra due musicisti dalle diverse esperienze e provenienze artistiche: la pianista romana Rita Marcotulli, nome di primo piano della scena jazzistica italiana, e l’eclettico polistrumentista francese, con radici in Martinica, Mino Cinelu. Un duo che promette sorprese, sull’onda della vocazione alla sperimentazione e all’interplay che caratterizza entrambi. Partita da studi classici per approdare al jazz, Rita Marcotulli raggiunge presto il successo grazie al suo stile intimo e allo stesso tempo capace di amplificare le emozioni, che la porta a calcare le scene internazionali accanto a jazzisti come Jon Christensen, Palle Danielsson, Peter Erskine, Joe Lovano, Michel Portal, Enrico Rava, Pat Metheny, Billy Cobham. Originario della Martinica, Mino Cinelu è un artista dai molti talenti, come testimonia anche il lungo e prestigioso elenco delle sue collaborazioni, in studio di registrazione e sul palco, con artisti di ambiti diversi (jazz, funk, rap, electro, flamenco e pop) e del calibro di Miles Davis, Weather Report, Herbie Hancock, Sting, Lou Reed, Antonio Carlos Jobim, Brandford Marsalis, Cassandra Wilson, Dizzy Gillespie, Elton John, Gato Barbieri, Gil Evans, Kenny Barron, Laurie Anderson, Pat Metheny, Pino Daniele, Richard Galliano, Stevie Wonder, Wayne Shorter, Zucchero, per fare qualche nome. 

Rita Marcotulli arriverà all’appuntamento serale in piazza del Popolo reduce dall’altro impegno che la attende invece in mattinata, a mezzogiorno, nei pressi di Loiri San Paolo, sulla spiaggia di Porto Taverna, con il progetto BAM, acronimo ricavato dalle iniziali dei tre componenti dell’organico: l’eclettico contrabbassista pugliese Marco Bardoscia, il versatile quartetto d’archi Alborada (Anton Berovski e Sonia Peana ai violini, Nico Ciricugno alla viola e Piero Salvatori al violoncello) e appunto, Rita Marcotulli. Un progetto nato da un’idea di Bardoscia e della violinista Sonia Peana, e che si muove, originariamente, intorno a brani dello stesso contrabbassista e adattamenti studiati per questa formazione, per arrivare a composizioni della Marcotulli e del quartetto Alborada, lasciando spazio anche all’improvvisazione. Le diverse fonti musicali si fondono per dare spazio a qualcosa di nuovo, fresco e originale, tra sonorità macedoni, isolane e mediterranee, che emergono naturalmente e senza forzature, sottolineando l’essenza stessa di ogni componente: il quartetto d’archi svolge un ruolo di sostegno ai solisti e, al tempo stesso, è anche una terza entità musicale autonoma.

Nel pomeriggio il festival fa tappa a Telti, dove, alle 18.00, nella chiesa di Santa Vittoria, è di scena un altro nome di spicco della scena jazzistica italiana, Stefano Battaglia, con un programma di improvvisazioni al piano che, sotto il titolo “Questo ricordo lo vorrei raccontare”, ripercorre in musica l’opera del fotografo Mario Giacomelli (1925-2000), ispirata dai versi di poeti come Emily Dickinson, Franco Costabile, Cesare Pavese, Edgar Lee Master. Classe 1965, Stefano Battaglia è un pianista attento al suono e alla melodia: forte di una solida preparazione musicale che l’ha portato dapprima a mettersi in luce in ambito “classico”, conta un vasto curriculum di collaborazioni importanti e progetti propri, qualcosa come tremila concerti all’attivo e una discografia di oltre cento titoli che gli ha fruttato premi e riconoscimenti in patria e all’estero. Nel 2004 ha inaugurato la collaborazione con la prestigiosa etichetta tedesca ECM, che ha pubblicato cinque suoi album; i tre più recenti lo vedono alla testa del suo collaudatissimo trio, con Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria, che anche il pubblico di Time in Jazz potrà apprezzare in concerto domenica pomeriggio a Tula, nella chiesa di Santa Maria di Coros (ore 18.00).

BAM (ph © Roberto Cifarelli) m Mino Cinelu 1 Rita Marcotulli (foto di Paolo Soriani) (2m) Stefano Battaglia (foto@Caterina Di Perri)01 (m)Charles Lloyd (2m)

Adri e Antonio

Domenica 16 novembre 2014, alle ore 19.00, all’Arco Studio di via Portoscalas 17, Cagliari, per la stagione di Musica da camera de Il Crogiuolo, si terrà il concerto Experiment 2, con Adriano Orrù al contrabbasso e Antonio Pinna alle percussioni.

Adriano Orrù e Antonio Pinna collaborano dal 2011 quando insieme a Mario Faticoni e Clara Murtas diedero vita a “Isola di Pietra” sonorizzando le poesie di alcuni dei più significativi poeti sardi. In seguito hanno collaborato al progetto “Geometrie Variabili” insieme a Silvia Corda ed Elia Casu. Questo quartetto ha prodotto nel 2013 il CD “The Breath”. Experiment 2, che viene presentato per la prima volta all’Arco Studio, è un duo atipico (contrabbasso e percussioni) in cui l’essenza del progetto è il dialogo tra due strumenti emancipati finalmente dal ruolo subalterno di “accompagnatori” per assumere, a turno o insieme, quello di solisti.

Adriano Orrù è un contrabbassista che si occupa di jazz, di improvvisazione radicale, di musica da camera e progetti multimediali. Ha collaborato in varie formazioni con Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu, Tony Oxley, Lenka Zupkova, AN MOKU, Ettore Fioravanti, Roberto Cipelli, Marco Tamburini, Tino Tracanna, Andy Gravish, Tim Hodkinson, Paulo Chagas, Joao Pedro Viegas, Mauro Sambo, Marcello Magliocchi, Victor Nubla, White Noise Generator, Moex, Simon Balestrazzi, Silvia Corda, Takatsuna Mukai, Henning Frimann, Renato Ciunfrini, Guro Skumsnes Moe, Håvard Skaset, Angelo Contini, G.P. Campus, Corrado Altieri, Monica Serra, Mauro Cossu, Clara Murtas, Stella Veloce, Sebastiano Meloni, Alessandro Garau, Alessandro Olla, Paolo Angeli, Manuel Attanasio, Elia Casu, Mauro Usai, Paolo Sanna, Roberto Pellegrini, Carla Onni, Giacomo Calabrese, Enrica Spada, Sara Marasso, Mario Faticoni, Rita Atzeri.

Antonio Pinna dal 2002 inizia ad avvicinarsi al mondo del Teatro collaborando come percussionista a diversi reading musicali e spettacoli teatrali. Nel 2006 frequenta i seminari estivi di Nuoro jazz con Ettore Fioravanti, e nel 2007 frequenta i seminari di Sant’Anna Arresi con Roberto Dani, Butch Morris, Umberto Petrin. Partecipa ai seminari di canto difonico dei maestro vietnamita Tran Quang Hai, e alle masterclass di tecnica per Zarb di Francois Bedel e Mohsen Kasirossafar. Attualmente prosegue il lavoro di ricerca del suono, sonorizzazione di reading e di improvvisazione radicale.