21 November, 2024
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Francesco Agus

Audizione dei sindacati, in commissione “Autonomia”, questa mattina, sulla proposta di riforma della macchina amministrativa regionale presentata dalla Giunta. Per oltre due ore, i rappresentanti dei dipendenti regionali hanno presentato osservazioni e proposte di modifica al DL n.72 della Giunta “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”. 

Diverse le valutazioni: positive, con qualche richiesta di integrazione e approfondimento, quelle di Cgil, Cisl e Uil; caute, quelle di Sdirs; critiche quelle di Sadirs, Saf, Fendres e Fedro.

Per Antonio Cois (Cgil), «la riforma inizia a porre dei paletti per arrivare ad un quadro d’insieme del sistema regione». Giudizio positivo anche sull’affidamento di maggiori responsabilità alla dirigenza: «In questo modo – ha detto Cois – si spera di smuovere finalmente la grande macchina regionale che finora non ha funzionato a pieni giri». 

Davide Paderi (Cisl) ha rimarcato l’importanza del provvedimento che, finalmente, si pone l’obiettivo del superamento della legge 31/98, norma ormai vecchia e inadeguata. «E un pezzettino di riforma – ha sottolineato Paderi – ma va nella direzione giusta». Per il rappresentante della Cisl, occorre però prevedere un ruolo più partecipativo dei sindacati nella riorganizzazione dei servizi degli assessorati. Paderi ha inoltre auspicato la riduzione del numero delle direzioni generali e la costituzione di un fondo per la razionalizzazione, l’innovazione  l’efficientamento della macchina amministrativa.

Giampaolo Spanu (Uil), dopo aver lamentato il mancato coinvolgimento dei sindacati da parte della Giunta, ha espresso apprezzamento per i contenuti del Dl 72: «C’è finalmente la volontà di intervenire toccando interessi chi finora non sono mai stati messi in discussione. Sono adesso necessari alcuni correttivi per razionalizzare il sistema. L’obiettivo deve essere quello di una Regione efficiente, per questo occorre eliminare sovrapposizioni e doppioni». Dalla Uil, infine, è arrivata la proposta di modifica dell’art. 2 che affida ai direttori generali la decisione di istituire, modificare o sopprimere i servizi degli assessorati. «Questa competenza – ha detto Spanu – deve essere lasciata in capo alla politica».  

Scelta invece condivisa da Cristina Malavasi (Sdirs): «Bene l’affidamento delle decisioni organizzative ai dirigenti – ha detto – bisogna adesso valorizzare il personale interno che dovrà sostituire i dirigenti». Positivo anche il giudizio sul rafforzamento della mobilità interna ma, secondo lo Sdirs, «c’è bisogno di un riordino complessivo degli assessorati e delle loro competenze per evitare anche casi come quello di “Sardegna Promozione”. Solo così può essere garantita maggiore efficienza dei servizi e, allo stesso tempo minori costi per le casse pubbliche. Urgente da questo punto di vista una modifica della legge n. 1 del 1977».

Fortemente critica la posizione di Luciano Melis (Sadirs): «Quello varato dalla Giunta è provvedimento tampone, carente in molti punti – ha detto Melis – non ci sono grandi novità, serve un testo più incisivo».

Marcello Cucca (Saf) ha lamentato l’assenza di riferimenti nel disegno di legge alla situazione del Corpo Forestale. «Manca una proposta di riorganizzazione – ha detto Cucca – eppure il Corpo Forestale necessità di un intervento urgente. L’età media è troppo alta (il 70% dei rangers ha oltre 54 anni), servono forze fresche per garantire servizi più efficienti nei territori». Dal Saf, infine, la richiesta alla Regione di una legge che chiarisca, una volta per tutte, il confine delle competenze tra Corpo Forestale dello Stato e Corpo Forestale della Regione.

Giudizio negativo anche da parte di Ignazio Masala (Fendres): «Eravamo fiduciosi, la proposta di modifica della legge 31 è invece poco incisiva, la Regione rimane sostanzialmente invariata».

Antonello Troffa (Fedro) ha infine lamentato la mancanza di concertazione: «La Giunta non ci ha coinvolto, il Dl è nato male, manca un progetto complessivo per uniformare il sistema regionale. In questi anni abbiamo assistito alla proliferazione di enti e agenzie. Emblematico il caso di Sardegna Promozione». 

Al termine dell’audizione, è intervenuto il consigliere del Pd Roberto Deriu, che ha rivolto alcune domande ai sindacati sulla necessità di garantire i servizi degli uffici periferici e sulla necessità di iniziare un percorso per rendere più omogeneo il sistema. «Impensabile proporre oggi, viste le poche risorse a disposizione, un contratto unico per tutti i dipendenti pubblici: sarebbe finanziariamente insostenibile. Utile, invece, cominciare a pensare per il futuro alla figura del Funzionario pubblico sardo da utilizzare in tutte le articolazioni della macchina amministrativa regionale».

Il presidente della Commissione, Francesco Agus, dopo aver ringraziato i sindacati, ha annunciato che il disegno di legge sarà esaminato dalla Commissione tra la fine di agosto ed i primi giorni di settembre. «Il testo ha necessità di modifiche – ha detto Agus – a partire dalla norma per la copertura finanziaria. Ciò che emerge è la necessità di intervenire su una macchina ormai fuori controllo. Rigidità e inefficienze hanno fornito un alibi per la crescita incontrollata della stessa. Il male sta alla radice,  in passato – ha aggiunto il presidente facendo riferimento al caso Sardegna Promozione – sono state create scatole e scatolette che non hanno risolto i problemi e hanno invece dato vita a gestioni “quantomeno discutibili”. Con questa legge, alla quale saranno apportate le necessarie integrazioni, si comincia ad intervenire per rendere meno rigido l’apparato regionale e – ha concluso Agus – renderlo più efficiente e vicino ai cittadini».

Consiglio regionale 7 copia

Il Consiglio regionale ha approvato questa mattina con 45 voti favorevoli e 3 astensioni, un ordine del giorno unitario sull’inquadramento del personale #Aras.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno collegato alla mozione n. 49 (Arbau e più) «sull’immediato inquadramento del personale Aras», la cui discussione era stata completata nella seduta precedente. Nel documento, si impegna fra l’altro la Giunta ad avviare in tempi rapidi «le azioni necessarie all’annosa ed inaccettabile situazione di precarietà in cui permangono i dipendenti Aras» e a «definire una proposta che preveda i necessari provvedimenti, con una tempistica determinata e con il confronto sia con i lavoratori che con le rispettive rappresentanze sindacali».

A nome della Giunta ha espresso parere favorevole sull’ordine del giorno l’assessore degli Affari generali, Gianmario Demuro.

Il presidente Ganau ha quindi invitato i consiglieri ad iscriversi a parlare per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Roberto Deriu, del Pd, ha annunciato il voto a favore «perché – ha spiegato – è una situazione che va affrontata; non dobbiamo illudere nessuno ma muoverci per la soluzione dei problemi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha invece annunciato la sua astensione. «L’ordine del giorno – ha affermato – non risolve i veri problemi, ma in realtà rinvia nel tempo la risposta definitiva per i dipendenti Aras».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno mediante il voto elettronico palese. Constatata la mancanza del numero legale, ha poi sospeso la seduta per 30 minuti.

Al termine della sospensione, il presidente ha convocato una breve riunione della conferenza dei capigruppo ed ha nuovamente interrotto la seduta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha tenuto a precisare che «la mancata votazione dei gruppi dell’opposizione era dovuta solo a ragioni politiche».

Successivamente l’Aula ha approvato l’ordine del giorno collegato alla mozione n°49 (Arbau e più) con 45 voti favorevoli e 3 astensioni.

Il presidente Ganau ha quindi avviato l’esame del secondo punto all’ordine del giorno: il Testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti”. L’Aula ha approvato all’unanimità il testo dell’articolo 1 (46 favorevoli) che stabilisce l’oggetto e la finalità della legge. Il presidente ha quindi messo in votazione gli emendamenti aggiuntivi. Il Consiglio ha approvato il n. 10 (Fenu e più), che al comma 1, dopo le parole “prodotti agricoli” aggiunge: “nel rispetto delle tradizioni, dei saperi e dei sapori locali”. Approvato anche l’emendamento n. 11, che al comma 3,alla lettera a) dopo la parola scuola, prevede di aggiungere: “di ogni ordine e grado”; lettera a) dopo la parola enti, aggiunge: “agenzie, comitati spontanei regolarmente costituiti per la tutela e valorizzazione della biodiversità delle biodiversità e”; alla lettera b dopo la parola Enti aggiunge: “, agenzie”; sempre alla lettera b) dopo la parola associazioni aggiunge: “comitati spontanei regolarmente costituiti per la tutela delle biodiversità e privati”.

Il Consiglio ha anche approvato l’emendamento n. 84 (Pizzuto e più). Il testo prevede che “nel comma 3, dopo la lettera le seguenti: b bis) assumere direttamente iniziative volte alla tutela e valorizzazione di tali risorse; b ter) stipulare convenzioni con Università, enti di ricerca, associazioni senza fini di lucro che abbiano come fine istituzionale la tutela della biodiversità; lb quater) favorire (favorendo) le iniziative, pubbliche o private, tendenti a preservare e ricostruire le risorse genetiche e a diffonderne la conoscenza e il rispetto, e nel caso di razze,cultivar, popolazioni, ecotipi e cloni utilizzati a fini produttivi, a diffonderne l’uso e a valorizzarne i prodotti”. (Eln)

Si è quindi passati all’esame dell’art. 2 (definizioni) con il quale vengono chiariti i significati delle espressioni contenute nella legge (biodiversità, conservazione in situ, ecotipo, popolazioni, unità tassonomiche, razze etc.) Il presidente della commissione, Luigi Lotto ha espresso il parere favorevole della commissione per gli emendamenti n. 12 e n. 83; ha invitato i presentatori al ritiro dell’emendamento n. 13 e ha espresso parere contrario per l’emendamento n. 14.

Il presidente del Consiglio ha invitato la giunta ad esprimere il parere. L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha dichiarato di rimettersi al parere espresso dalla commissione per gli emendamenti aggiuntivi 12, 13, 14 e 83.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo dell’articolo 2 che è stato approvato. A seguire l’emendamento aggiuntivo n. 12 (parere favorevole commissione e Giunta): approvato. Quindi l’emendamento n. 13 con votazione elettronica: non approvato (49 presenti, votanti 48, favorevoli 23, contrari 25, astenuti 1). Di seguito l’emendamento aggiuntivo n. 83 (parere favorevole della commissione e della Giunta): approvato. Da ultimo l’emendamento n. 14 (parere contrario della commissione e della Giunta): respinto.

L’Aula è poi passata all’esame dell’art. 3, norma che definisce i compiti della Regione in materia di conservazione, tutela e valorizzazione delle risorse genetiche e del patrimonio culturale di saperi, tecniche e consuetudini legate all’agrobiodiversità che le comunità rurali hanno sempre praticato. Otto gli emendamenti presentati, uno dei quali ritirato prima della discussione. L’Aula ha respinto gli emendamenti 18 e 20 formulati dall’opposizione, mentre, con il parere favorevole della Commissione e della Giunta, sono stati approvati il 15, 16, 19, 85 e 85. Subito dopo l’articolo 3 ha ottenuto il via libera dal Consiglio.

L’Aula ha poi approvato gli art. 4 (“Repertori regionali”) e 5 (“Iscrizione ai repertori regionali”) della legge. Insieme all’art.4 è stato approvato l’emendamento n°21 (Fenu e più) collegato al n°101 in base ai quali «il patrimonio delle risorse genetiche appartiene alle comunità indigene locali». L’emendamento 101 è stato invece ritirato.

Per quanto riguarda l’art.5 è stato respinto con 21 voti favorevoli, 28 contrari e un astenuto, l’emendamento N°22 (Rubiu e più).(Af)

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 6, che prevede l’istituzione, la composizione e le finalità delle commissioni tecnico-scientifiche. Il presidente ha annunciato che è stato presentato l’emendamento di sintesi, il n. 125,  sostitutivo di tutti gli emendamenti e del testo, che prevede l’istituzione di un’unica commissione tecnico-scientifica, mentre nel testo ne erano previste due: una per il mondo animale e una per quello vegetale. Il testo, inoltre, elimina il gettone di presenza per i componenti della commissione e mantiene soltanto il rimborso per gli spostamenti degli esperti.

In particolare il testo prevede che l’art. 6 sia così sostituito: punto 1: è istituita la commissione tecnico-scientifica per l’agrobiodiversità animale e vegetale. Punto 2) la commissione è composta da: a) un funzionario dell’assessorato regionale dell’Agricoltura e riforma agropastorale competente in materia di risorse genetiche animali; b) un funzionario dell’assessorato regionale dell’Agricoltura e riforma agropastorale competente in materia di risorse genetiche di piante erbacee, arboree e forestali di interesse agrario; c) un funzionario delle Agenzie agricole regionali competente in materia di risorse genetiche animali in agricoltura; d) un funzionario delle Agenzie agricole regionali competente in materia di risorse genetiche di piante erbacee, arboree e forestali di interesse agrario; e) un agricoltore che detiene materiale animale e/o vegetale la cui tutela è prevista dalla presente legge in rappresentanza di ciascuna delle organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative; f) quattro esperti del mondo scientifico e accademico di cui uno competente in materia di risorse genetiche animali in agricoltura, due componenti in materia di risorse genetiche di piante erbacee, arboree e forestali di interesse agrario e un esperto di materie sociologiche e demo antropologiche  e in discipline storico culturali, concernenti la storia e la cultura dell’agricoltura, i saperi e le pratiche alimentari locali; g) due rappresentanti espressione dei comitati e delle associazioni che si occupano di biodiversità.

Il punto 3 è stato eliminato con un emendamento all’emendamento, mentre resta il punto 4: «La commissione di cui al comma 1 svolge le seguenti funzioni: a) esprimere parere in merito all’iscrizione e alla cancellazione della varietà da conservazione all’art.1 nel Repertorio regionale del patrimonio genetico; b) stabilire l’urgenza, la priorità e la tipologia di intervento per ciascuna varietà da conservazione; c) proporre i criteri per l’individuazione degli agricoltori custodi delle varietrà da conservazione; d) esprimere parere in merito alle richieste di prelievo di materiale di risorse genetiche di cui all’art. 1, finalizzato al migloramento genetico o all’ottenimento di prodotti che incorporano il materiale o qualsiasi delle sue parti o componenti genetiche e per cui si intende inoltrare richiesta di privativa. Il punto 5: ai componenti delle Commissioni compete il rimborso delle spese di viaggio di cui all’art. 1 comma 1 lettera c) della legge regionale 22 giugno 1987, n. 27 (Norme per l’attribuzione di gettoni di presenza ai componenti di comitati, commissioni e alttri consessi operanti presso l’Amministrazione regionale)». 

L’emendamento 125, condiviso da maggioranza ed opposizione, è stato approvato.

Il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione all’articolo 7 con il quale si istituisce la Banca regionale del germoplasma per l’agricoltura e l’alimentazione con il compito di conservare razze e varietà locali ed evitarne contaminazioni, distruzioni o alterazioni. Luigi Lotto ha dichiarato l’invito al ritiro per gli emendamenti n. 31 (sostitutivo parziale) e n. 90 (aggiuntivo) all’articolo 7. La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione. Il presidente Ganau ha comunicato il ritiro degli emendamenti 31 e 90 e posto in votazione l’articolo 7 che è stato approvato.

Si è passati poi all’esame dell’articolo 8 (Rete di conservazione e sicurezza). Il presidente della commissione, Luigi Lotto, ha espresso il parere della commissione agli emendamenti: invito al ritiro per gli emendamenti n. 33, 35 e 2; parere favorevole per l’emendamento n. 91 e per l’emendamento 118 all’emendamento n.92. Il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento n. 33 (sostitutivo parziale) su cui la commissione ha chiesto il ritiro: respinto. A seguire in votazione l’emendamento n. 91 (sostitutivo parziale) la cui approvazione ha fatto decadere gli emendamenti n. 35 e n. 2. Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento n.118 che è stato approvato ed ha sostituito l’emendamento n. 92. Il presidente ha dunque posto in votazione con procedimento elettronico il testo dell’articolo 8 che è stato approvato (presenti 46, votanti 45, favorevoli 45, astenuti 1). Quindi sono stati posti in votazione i due emendamenti (n. 32 e n. 34) aggiuntivi all’articolo 8 (parere favorevole della commissione) che sono stati approvati dall’Aula. Della Rete fanno parte di diritto la Banca del Germoplasma e gli agricoltori custodi, mentre possono aderire soggetti pubblici e privati, enti locali, centri di ricerca e università in possesso dei requisiti previsti dalle direttive di attuazione. La Rete svolge ogni attività diretta a mantenere in vita il patrimonio di interesse agrario, zootecnico e forestale minacciato da erosione genetica e provvede a agevolare la circolazione.

Via libera da parte dell’Aula anche agli art. 9 (Circolazione del materiale genetico) e 10 (Agricoltore custode). Con il primo viene consentita, tra gli aderenti alla Rete, la circolazione, senza scopo di lucro e in ambito locale, del materiale genetico al fine di garantire un uso durevole delle risorse genetiche volto al recupero, mantenimento e riproduzione di varietà a rischio di estinzione e iscritte nei repertori regionali. Con il secondo, invece, viene istituita la figura dell’Agricoltore custode che provvede alla tutela e conservazione in situ delle razze e delle varietà locali in via di estinzione. Compito del custode, secondo la norma approvata, sarà quello di: a) evitare contaminazioni, alterazioni o distruzioni delle specie protette; b) diffondere la conoscenza, la coltivazione e l’allevamento delle risorse genetiche; c) rinnovare i semi. Il titolo di Agricoltore custode sarà conferito a seguito dell’iscrizione in un apposito elenco tenuto presso l’assessorato all’agricoltura.

L’Aula ha approvato, con il parere favorevole di Giunta e Commissione, l’emendamento n. 41 (Cherchi e più) con il quale si stabilisce che «il titolo sarà riconosciuto anche a persone fisiche che possiedono il requisito minimo di professionalità o a società agricole e cooperative sociali agricole regolarmente operanti».

Passa anche all’art. 11 (“contrassegno” da apporre sui prodotti collegati ai patrimoni genetici meritevoli di tutela) con un emendamento orale che accoglie una proposta del consigliere Daniela Forma (Pd) per consentire non solo alle aziende agricole ma a tutta le “imprese” di poter operare nel settore delle produzioni derivanti dalle risorse genetiche tutelate. Approvato anche l’emendamento n°42 (Rubiu e più) con cui si attribuisce il contrassegno regionale ai prodotti “costituiti, contenenti o derivati da materiale genetico iscritto nei repertori regionali”.

Il presidente Ganau ha poi messo in votazione l’articolo 12 con l’approvazione dell’emendamento 45, proposto dalla minoranza, che sostituisce il titolo con “Comunità di tutela della biodiversità agraria, della cultura, qualità e sicurezza alimentare”. Approvato anche l’articolo 13 “Interventi per la ricerca sulla biodiversità agraria e alimentare” e l’emendamento 48 della minoranza (47 voti favorevoli e 1 astenuto), che sostituisce il comma 2: «La Regione finanzia la realizzazione di progetti innovativi sulla biodiversità agraria, zootecnica e alimentare, proposta da Enti pubblici, associazioni, comitati per la biodiversità e privati, individuati mediante bando pubblico«. Approvato anche l’emendamento di sintesi n. 113, emendamento all’emendamento 47, presentato da Oscar Cherchi (Fi), che sostituisce totalmente il 47: «Al comma 1 dell’art. 13, dopo le parole risparmio idrico sono aggiunte le seguenti: al corretto uso dei suoli».

Il presidente ha, quindi, messo in votazione l’articolo 14 sulle “direttive di attuazione” a cui non sono stati presentati emendamenti. Il testo è stato approvato.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’articolo 14 La Giunta regionale approva con propria deliberazione le direttive di attuazione del presente capo entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge” al quale non sono stati presentati emendamenti: approvato.

Al capo II del testo di legge “Istituzione del marchio collettivo di qualità agro-alimentare garantito dalla Regione per la tracciabilità e la promozione dei prodotti agricoli e agro-alimentari di qualità” è stato presentato l’emendamento n. 49, sostitutivo parziale, che sostituisce la parola “marchio” con la parola “marchi” su cui ha espresso parere contrario la commissione e la Giunta. Il capogruppo, Gianluigi Rubiu (Udc), ha spiegato che è intendimento dei presentatori prevedere due marchi e non soltanto un marchio e che il tema sarà approfondito nel corso della discussione degli articoli che trattano nello specifico l’argomento. Rubiu ha dunque comunicato il ritiro dell’emendamento n. 49 e il presidente del Consiglio ha così posto in votazione il capo II della testo unificato che è stato approvato senza modifiche.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 15 “finalità” in materia di promozione e valorizzazione dei prodotti agricoli, zootecnici, ittici e silvo-pastorali. Il presidente della commissione ha espresso parere favorevole all’emendamento n.119 all’emendamento 93 e ha chiesto il ritiro dell’emendamento n. 50. La Giunta ha espresso parere conforme a quello della commissione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sottolineato la fondamentale importanza del capo II della legge in discussione e evidenziato come il provvedimento in via di approvazione prosegua e completi il percorso avviato nella scorsa legislatura in ordine alle iniziative della Regione per la  promozione e la valorizzazione dei prodotti sardi. «Il messaggio che abbiamo rilanciato – ha dichiarato Cherchi – è chiaro e dice: compra sardo e mangia sardo». A giudizio dell’esponente della minoranza, il marchio consentirà di riconoscere ed individuare con semplicità i prodotti della Sardegna. Oscar Cherchi ha espresso favore anche per l’emendamento 119 sostitutivo totale all’emendamento n. 93 che afferma come «strategico il settore agroalimentare regionale e adotta il modello alimentare mediterraneo come modello sostenibile e di tutela della biodiversità».

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento 119 che è stato approvato ed ha sostituito l’emendamento n. 93 ed ha proseguito con la messa in votazione del testo dell’articolo 15 che è stato approvato. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha quindi comunicato il ritiro degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 15, sui quali commissione e Giunta, avevano espresso parere contrario.

Il presidente dell’Assemblea ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 16, riguardante l’istituzione del marchio collettivo, e il presidente della commissione, Luigi Lotto (Pd) ha espresso il parere sugli emendamenti: invito al ritiro per il n. 53, 94, 96, 51, 52; parere positivo per il 120 (emendamento all’emendamento n.96) e parere negativo per il 54. Il consigliere del gruppo “Soberania e Indipendentzia”, Piermario Manca, ha annunciato che l’emendamento n. 107 sarà ripresentato in forma orale nel corso della discussione dell’articolo 22. Il presidente della commissione Agricoltura ha confermato l’accordo perché il tema delle diciture in lingua sarda sia affrontato nell’articolo 22 del testo di legge e di considerare dunque ritirato l’emendamento n. 107. Il presidente Ganau ha comunicato all’Aula il ritiro degli emendamenti 53 e 94 ed ha messo in votazione il testo dell’articolo 16 che è stato approvato. È stato approvato l’emendamento n. 95, aggiuntivo all’articolo 16, e l’emendamento 120 che ha sostituito l’emendamento 96, in tema di utilizzo del marchio, di qualità e di completa tracciabilità. E’ stato ritirato l’emendamento 51 mentre il consigliere Oscar Cherchi (Fi), nonostante la richiesta di commissione e giunta, ha ribadito la volontà di non procedere al ritiro dell’emendamento n. 52, perché, a suo giudizio, «è opportuno riportare nelle etichettature dei prodotti i riferimenti alla normativa comunitaria in materia di informazioni sugli alimenti ai consumatori». Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha ribadito il concetto espresso dal suo collega di minoranza ed ha invitato l’Aula ad approvare l’emendamento n. 52. Il presidente ha messo in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 52 che non è stato approvato dal Consiglio, così come l’emendamento n. 54.

L’Assemblea ha poi approvato gli articoli 17 (direttive di attuazione) e 18 (concessione dell’uso del marchio). Quest’ultima norma prevede la concessione del marchio per prodotti agrari e agro-alimentari per cui sono stati predisposti i relativi disciplinari di produzione. L’uso è concesso alle imprese singole e associate con sede legale in Sardegna. L’obbligatorietà della sede legale è stata introdotta dall’emendamento aggiuntivo n.108 (Lotto-Rubiu) votato all’unanimità dall’Aula.

Subito dopo il Presidente Ganau ha chiuso la seduta ed aggiornato i lavori alle ore 16.00.

Consiglio regionale 1 copia

Dopo l’approvazione dell’ordine del giorno sul #patto di stabilità, sono ripresi questo pomeriggio i lavori del Consiglio regionale. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n. 49 (Arbau e più) in materia di “inquadramento dei lavoratori Aras”, illustrata nella precedente riunione ma non discussa a causa dell’assenza dell’assessore dell’Agricoltura.

Il presidente ha, quindi, dichiarato aperta la discussione generale.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che non è la prima volta che l’Aula si occupa del problema, sollecitando la Giunta ad adeguarsi agli indirizzi del Consiglio, «ma è un fatto: nei precedenti cinque anni non si è fatto nulla». Qui, ha precisato, «non si sta parlando di stabilizzare personale precario ma di procedere al riordino di attività importanti del settore agricolo, ora affidate all’Aras, società finanziata da fondi nazionali e regionali, questi ultimi sempre in aumento nel corso degli anni». In questa fase, dunque, per Solinas «è opportuno e urgente darsi una migliore organizzazione nell’assistenza tecnica in agricoltura, per utilizzare al meglio sia le risorse umane che le infrastrutture della Regione cominciando dai laboratori dello zoo profilattico, per evitare situazioni come quella dei vaccini contro la lingua blu di cui si sono occupati a lungo i mezzi di informazione: è auspicabile perciò che la Giunta individui risposte definitive lungamente attese dal settore agricolo».

Il consigliere Piermario Manca (Pds) ha affermato che «forse tutti siamo d’accordo nel merito, ma la proposta del collega Arbau non è la strada ideale per trovare una soluzione, e lo dico da vecchio dipendente di Aras». Negli anni, ha ricordato Manca, «l’attività della società ha avuto una evoluzione molto positiva, con punte di eccellenza come il centro di controllo del latte di Nuraxi Nieddu ma ora, dopo cinque anni stiamo ripercorrendo le stesse strade ed incontrando le stesse difficoltà, figuriamoci se una mozione riesce a sbloccare la situazione». «I problemi – ha aggiunto Manca – sono iniziati dal 2009 e hanno in qualche modo attraversato gli anni successi fra leggi, atti di indirizzo del Consiglio, mozioni e scambio di corrispondenza fra assessorati, agenzie e uffici, ma nessuno è riuscito ad arrivare ad una soluzione vera».

Il consigliere Oscar Cherchi, di Forza Italia, ha parlato di «fase 4, con il Consiglio più volte impegnato su questo problema, anche se va ricordato che nella precedente legislatura è stato fatto molto come dimostrano gli stessi dati citati da Manca, a cominciare dalla mozione del 2012 che ottenne 59 voti su 59». Poi seguirono, ha continuato Cherchi, «una delibera della Giunta con un atto di indirizzo rivolto a Laore, che rispose negativamente come ebbero esito negativo in primo e in secondo grado i ricorsi presentati dai lavoratori».  Oggi, ha sintetizzato, «siamo allo stesso punto e la stessa Giunta conosce perfettamente la questione; il problema deve essere risolto definitivamente dagli uffici, i due assessori interessati sono presenti in Aula e ora tocca a loro».

Il consigliere Gianmario Tendas (gruppo Pd) ha evidenziato come, sulla base delle leggi e dei provvedimenti adottati nel corso degli ultimi cinque anni, emerga con chiarezza la volontà politica del Consiglio regionale: «definire la questione dell’inquadramento dei lavoratori dell’Aras». L’esponente della maggioranza ha ricordato “il ruolo strategico e le funzioni irrinunciabili” svolto dai circa 300 professionisti dell’agenzia regionale che ha nel centro per la qualità del latte di Nuraxi Figus il suo fiore all’occhiello per le attività svolte a supporto e nell’interesse dell’intero comparto agro zootecnico della Sardegna. «Ma l’Aras – ha aggiunto Tendas – svolge una funzione fondamentale anche per il comparto lattiero caseario, insieme con quelle irrinunciabili per le politiche del benessere animale e per le attività rivolte alla certificazione della qualità contenute nel nuovo Prs». Il consigliere del Partito democratico ha quindi proposto al primo firmatario della mozione n. 49, l’onorevole Efisio Arbau, di procedere con il ritiro della mozione in discussione, al fine di procedere con la predisposizione di un ordine del giorno unitario che impegni la Giunta regionale a definire l’annosa questione relativa all’inquadramento del personale dell’Aras.

Il consigliere del gruppo Sel, Eugenio Lai, ha ringraziato il collega Efisio Arbau, per aver assunto un’iniziativa consiliare che ha avuto il merito di riportare all’attenzione del Consiglio e dell’esecutivo la questione irrisolta del personale dell’Aras. Il vice presidente del Consiglio ha ricordato il lungo iter legislativo e amministrativo che riguarda l’inquadramento dei circa 300 professionisti che prestano servizio nell’agenzia regionale per affermare che «a distanza di anni e dopo l’approvazione di opportune leggi la situazione è rimasta senza una soluzione». Lai ha anche ricordato che «i lavoratori precari, sono circa 12mila in Regione, hanno di fatto colmato i deficit dell’amministrazione regionale» e quanto i dipendenti dell’Aras siano fondamentali per l’assistenza tecnica all’intero comparto agro zootecnico. «Serve una soluzione – ha insistito Eugenio Lai – anche perché l’inquadramento dei lavoratori Aras in Laore non comporterebbe costi aggiuntivi per la Regione sarda e le professionalità che in essa vi sono potrebbero essere impegnate in altri compiti strategici, ad incominciare da quelli che riguardano la lotta alla peste suina». L’esponente di Sel ha quindi dichiarato favore per il dispositivo della mozione ed ha affermato di essere pronto a sostenere un eventuale ordine del giorno condiviso dall’intero Consiglio regionale.

Il consigliere Paolo Truzzu (gruppo Sardegna-Fdi) ha ringraziato il collega Efisio Arbau per l’iniziativa consiliare e ha ricordato un’interpellanza presentata lo scorso 9 giugno proprio sul mancato inquadramento del personale Aras. L’esponente della minoranza ha evidenziato che i dipendenti Aras non sono precari ma professionisti che prestano la loro opera per offrire servizi irrinunciabile per l’intero comparto agro zootecnico sardo. «Serve che si applichino le leggi approvate in Consiglio, la cui volontà politica a proposito dell’Aras è fin troppo chiara», ha insistito Paolo Truzzu che ha concluso dichiarando la disponibilità a una iniziativa unitaria nell’Assemblea sarda.

Dell’urgenza di trovare una soluzione in tempi rapidi ha parlato anche il consigliere del Pd Luigi Lotto. «Siamo davanti a un gruppo di lavoratori che da oltre tre decenni svolge la funzione di assistenza tecnica nel settore zootecnico, il resto dell’agricoltura viene assistita dall’agenzia Laore. Gran parte dei tecnici Aras – ha affermato Lotto – è stata assunta nello stesso periodo in cui sono stati assunti quelli di Laore, hanno svolto lo stesso lavoro, con garanzie e retribuzioni diverse, ma responsabilità identiche. Il problema è politico e politicamente va risolto».

Lotto ha poi ricordato i pronunciamenti unanimi del Consiglio che, a più riprese, in passato, ha sollecitato il rispetto delle leggi adottate. «E’ il momento di agire – ha detto l’esponente del Pd – qualora non andasse in porto questa richiesta dei lavoratori si farebbe loro un grande torto. Noi non abbiamo diritto di mortificare una categoria che ha maturato un diritto. Abbiamo il dovere di riconoscere questo diritto. Compito del Consiglio – ha concluso Lotto – è quello di trovare una soluzione, altrimenti si fa un’ingiustizia».

Per Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna”, non si può che essere favorevoli di fronte all’esigenza di dare risposte ai lavoratori e alle loro famiglie. «La vicenda dell’Aras è una vicenda lunga – ha evidenziato Fenu – non possiamo fare più errori, è necessario individuare un percorso che porti a una soluzione definitiva. Altrimenti si rischia di continuare a creare illusioni». Secondo Fenu, prima di procedere a un inquadramento del personale Aras occorre però definire la riorganizzazione degli uffici regionali, allo studio della Giunta. «Impensabile – secondo il consigliere del Movimento Zona Franca – individuare un percorso senza prima avere un quadro definito». Fenu ha poi segnalato l’esigenza di far entrare nella partita anche i disoccupati e liberi professionisti che non sono attualmente ricompresi negli organici dell’Ara. «Occorre evitare il rischio che un concorso ad hoc venga respinto o possa incorrere nella procedura di infrazione europea. La soluzione prospettata potrebbe essere lesiva del principio delle pari opportunità. Chi attende nelle graduatorie – ha detto Fenu – potrebbe fare ricorso. Stesso trattamento dovrebbe essere inoltre riservato ai dipendenti dell’APA, anche loro hanno diritto ad avere lo stipendio garantito mese per mese».

Il consigliere della minoranza ha infine chiesto di verificare preventivamente la disponibilità dei dipendenti Aras ad essere inseriti negli organici dell’Agenzia «chi svolge la libera professione potrebbe non essere interessato» e di definire le piante organiche degli enti agricoli. «Attualmente i dipendenti dell’Aras svolgono un ruolo importante – ha concluso Fenu – il loro lavoro è soprattutto in campo sanitario. Forse sarebbe meglio pensare ad un percorso che li porti verso l’assessorato alla Sanità».

Anche il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato la necessità di procedere in tempi rapidi. «E’ una vicenda antica, datata, rispetto alla quale la politica tutta è responsabile». Il capogruppo di Forza Italia si è poi rivolto direttamente alla Giunta: «Le leggi del Consiglio si attuano e si rispettano. Fate entrare questo principio nella testa di qualche funzionario riottoso. Nella scorsa legislatura abbiamo creato una commissione d’inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali. Chiedo al presidente Ganau  che il risultato di quel lavoro venga messo a disposizione di tutti. Ne viene fuori un quadro chiaro: ogni volta che le norme riguardano i diritti dei lavoratori e dei precari non vengono rispettate. C’è un blocco negli uffici dell’Assessorato degli Affari generali o di qualche altro assessorato che ha competenze in materia, in questo caso l’agricoltura».

Pietro Pittalis, al termine del suo intervento, si è detto disponibile ad aggiungere le firme del centrodestra alla mozione n. 49. «Non ci sono valutazioni di parte in vicende come queste – ha concluso l’esponente della minoranza – serve un atto di coraggio per sbloccare la situazione e porre rimedio alle storture del sistema burocratico che va riformato nella cultura di chi si è arrogato il potere di dare interpretazioni che non competono».

Il presidente del Consiglio ha dichiarato chiusa la discussione generale e ha dato la parola alla Giunta. Ha preso, quindi, la parola l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, la quale ha ricordato che si tratta di un problema che arriva da lontano, ossia dal 2006. Una questione, ha spiegato, che ha vissuto momenti difficili e momenti in cui poteva essere risolta e ha ricordato il ruolo fondamentale svolto dai dipendenti dell’Aras. «Li ho incontrati diverse volte e ritengo che l’attività da loro svolta sia fondamentale e ha contribuito alla crescita del comparto agro zootecnico sardo». L’assessore ha ricordato però che il problema si è creato nel 2010 con gli atti di indirizzo nazionale sul contenimento della spesa che hanno messo paletti rigidi per le assunzioni nella pubblica amministrazione. «Sicuramente – ha ribadito l’assessore – è necessario procedere alla riforma delle agenzie agricole nell’ambito della più ampia riforma della pubblica amministrazione, per razionalizzare i servizi e rendere più efficace l’azione di agenzie ed enti». Falchi ha affermato che una volta realizzato questo importante intervento si potrà capire meglio come intervenire per risolvere il problema dei dipendenti dell’Ara, che non potranno però essere assorbiti da Laore.

L’assessore agli Affari generali Gianmario Demuro ha annunciato in apertura che «rispetto al quadro di vincoli molto rigido del recente passato la situazione sta cambiando grazie a un decreto legge ora in fase di conversione alla Camera che apre una speranza, dopo anni di blocco delle assunzioni, individuando una procedura di sblocco del turn over su base pluriennale». Anche la Regione sarda, dunque, potrà intervenire su tante situazioni aperte con soluzioni strutturali. «Bisogna guardare ai complessi problemi del personale – ha osservato Demuro – con una visione di sistema, pensando a quelli che sono dentro la pubblica amministrazione ma anche a quelli che sono fuori e potrebbero dare molto; insomma, avviamo un percorso razionale e condiviso in grado di dare prospettive a chi lavora ed ai giovani, ricomprendendo tutti nella ripartenza del settore pubblico». Senza dimenticare, ha avvertito, «che i vincoli della spesa comunque ci sono e da sempre sotto la lente di ingrandimento del controllo della Corte dei conti; la Giunta comunque si occuperà di garantire questa proporzionalità in modo equilibrato, riorganizzando e risparmiando».

Il capogruppo di Sardegna vera  Efisio Arbau ha rivolto all’Aula un appello a «concentrarsi sui problemi concreti, sulle soluzioni, su un metodo di lavoro in cui ci si parla con sincerità, anche limando certe incomprensioni fra maggioranza e minoranza che possono essere superate». Prendendo spunto da alcuni interventi precedenti, Arbau ha condiviso le argomentazioni del collega Lotto del Pd, «che ha centrato il tema parlando di questione politica», e del capogruppo di Forza Italia Pittalis, «che con onestà ha riconosciuto che nella legislatura precedente il problema non è stato risolto». Aver riportato in Consiglio la questione Aras, per il capogruppo di Sardegna Vera, «non è stato un peccato, altrimenti le questioni volano, è il difetto peggiore di una certa politica». Citando un esempio di politica economica nazionale, Arbau ha infine ricordato che «Renzi ha affrontato i problemi anche con il parere contrario dell’ufficio studi del Senato, perché il bonus di 80 euro è arrivato anche superando certe difficoltà. Anche in Sardegna la politica deve prendere un impegno e almeno confermare le decisioni assunte precedente mandato». Ha proposto in conclusione un ordine del giorno unitario, da votare nella seduta in corso o in quelle successive.

Il presidente Ganau, a norma di regolamento, ha messo ai voti la proposta del consigliere Arbau, invitando l’Aula a pronunciarsi con un intervento a favore e uno contro.

Il consigliere del Pd Roberto Deriu, pronunciandosi a favore della proposta di Arbau, ha sottolineato «la volontà molto diffusa di affrontare il tema con soluzioni auspicate da tutti; occorre perciò vedersi per un testo congiunto anche alla luce delle novità citate dalla Giunta». Ha proposto la sospensione del punto all’ordine del giorno, per poi riprenderlo in una seduta successiva.

Il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas, sull’ordine dei lavori, ha chiesto invece una riunione della conferenza dei capigruppo, «perché non si può interrompere e riprendere continuamente l’esame dell’ordine del giorno, questo impedisce alla minoranza di programmare in modo ordinato la sua attività». Il presidente Ganau ha accolto la proposta del capogruppo sardista ed ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha illustrato all’Aula l’esito della Conferenza dei Capigruppo che ha deciso di sospendere la discussione della mozione n. 49 in attesa della predisposizione di un ordine del giorno unitario che dovrà essere presentato all’Aula entro le 13 di domani.

Si è quindi passati al secondo punto all’ordine del giorno: l’esame del Testo Unificato  n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al primo relatore, il presidente della Quinta Commissione Luigi Lotto (Pd). «Inizia oggi l’esame di una legge – ha esordito Lotto – che ha come obiettivo il rilancio del settore agricolo in Sardegna. Tre i temi fondamentali: la salvaguardia e la valorizzazione dell’agrobiodiversità isolana; la tutela dei prodotti di qualità con la creazione di marchi collettivi; il rafforzamento e lo sviluppo del tessuto economico locale». Il presidente della Commissione Attività Produttive ha poi ricordato l’iter affrontato in commissione cha ha permesso di unificare cinque diverse proposte di legge e una di iniziativa popolare. «Si puntava al varo di una norma organica – ha spiegato Lotto – nell’arco di due mesi, con il contributo di tutti, si è arrivati al Testo Unificato».

La legge in discussione, approvata lo scorso 9 luglio, è suddivisa in tre capi. Il primo è dedicato all’agrobiodiversità. «Nella discussione in Commissione – ha rimarcato Lotto – è emersa l’opportunità di uno strumento normativo che tuteli e valorizzi la biodiversità regionale in considerazione dell’avvento di nuove tecnologie che della diffusione di modelli agricoli vincolati a varietà con una base genetica molto stretta. Elementi che rappresentano una potenziale minaccia di contaminazione e di erosione genetica. Vista l’importanza riconosciuta dalla Regione all’agricoltura e alle produzioni tipiche e di qualità, la perdita o la riduzione delle biodiversità non equivarrebbe semplicemente a un depauperamento dell’ambiente ma metterebbe a rischio risorse naturali fondamentali per lo sviluppo economico e sociale di molti territori dell’Isola».

Il presidente della Quinta Commissione ha poi auspicato che in futuro venga affrontato con un’apposita legge anche il tema della biodiversità della fauna selvatica e della flora spontanea. «Il testo in discussione – ha detto – comincia a mettere dei paletti sull’agrobiodiversità la cui tutela e valorizzazione è indispensabile, paradossalmente, per la sopravvivenza dell’agricoltura moderna, basata su varietà altamente produttive ma fragili in termini di variabilità genetica e capacità di adattamento al clima e all’ambiente. Queste produzioni possono trovare elementi per il loro rinnovamento solo nella ricchezza dell’agrobiodiversità. Non è un caso che le multinazionali vadano alla ricerca costante di un nuovo patrimonio genetico da utilizzare per brevettare nuove varietà da immettere sul mercato mondiale».

Tre, i pilastri su cui si fonda il Testo Unificato: l’istituzione dei repertori regionali dell’agrobiodiversità, dove saranno iscritte le risorse genetiche locali con la creazione della Banca regionale del germoplasma; la rete di conservazione e sicurezza delle risorse genetiche di interesse agrario, zootecnico e forestale; il riconoscimento del ruolo di “agricoltore custode” a coloro che si occupano della conservazione delle razze e varietà locali a rischio estinzione. «Obiettivo della legge – ha concluso Lotto – è creare le condizioni per il rilancio dell’economia delle aree rurali della Sardegna e dell’agricoltura in particolare, attraverso la creazione di distretti dell’agroalimentare, della pesca e acquacoltura di qualità e delle produzioni biologiche».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola al consigliere del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, per svolgere la relazione di minoranza al testo unificato n. 3 “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti”. L’esponente della minoranza ha ricordato in premessa l’iniziativa promossa nel 2010 e sottoscritta da oltre 22mila elettori a favore del consumo dei beni dell’agroalimentare prodotti in Sardegna ed accolta con favore – così ha dichiarato il consigliere dell’opposizione – dall’allora presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, e dall’ex assessore dell’Agricoltura, Oscar Cherchi. Modesto Fenu ha dunque dato lettura integrale della relazione di minoranza allegata al testo unificato n. 3 (Plip) 13-14-16-22-49/A “norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro biodiversità, marchio collettivo, distretti”, approvato dalla Quinta commissione nella seduta del 9 luglio 2014.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato conclusi i lavori. Il Consiglio è convocato domani alle 10.oo per la discussione al testo unificato in materia di Agricoltura.

Consiglio regionale 1 copia

 Il Consiglio regionale ha approvato questa mattina l’ordine del giorno della maggioranza sull’intesa Regione-Governo sul #patto di stabilità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente dell’Assemblea ha dato la parola alla Giunta regionale, rappresentata dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, per l’intervento di replica a conclusione del dibattito sull’accordo fra Stato e Regione relativo al Patto di stabilità.

Il capogruppo di forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha osservato che «anche per rispetto dell’assessore, non credo si possa procedere in un’Aula semivuota» ed ha proposto una sospensione.

Il presidente Ganau ha accolto positivamente la richiesta disponendo una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori, ha preso la parola l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, che, in apertura, ha affermato che «si è discusso molto, in Aula e fuori, di un accordo importante di cui abbiamo costantemente informato il Consiglio; io personalmente, dopo il pre-accordo politico ho chiamato da Roma l’ex presidente Cappellacci, l’ho fatto perché crediamo anche nella continuità istituzionale della nostra Regione che chiunque governi cerca di rappresentare al meglio con serietà e rispetto istituzionale». Però, ha continuato l’assessore, «nel dibattito di ieri si sono sentite contrapposizioni aprioristiche e demagogiche, falsità: si è detto che l’accordo che coinvolge gli Enti locali ma non è vero, che si è ceduta l’autonomia di accertamento delle entrate ma su questo non c’è una sola parola, che si è rinunziato a 3 o 4 miliardi di euro, ma dove stanno?»

Come in tutte le cose, anche  quelle molto tecniche, è necessario secondo l’assessore della Programmazione «analizzare con attenzione le singole questioni e valutare i pro e i contro con rigore e pragmatismo». Soffermandosi sul raffronto fra la situazione della finanza pubblica regionale “prima” e “dopo” l’accordo, Paci ha spiegato che «la situazione di partenza era di entrate non definite con precisione perché mancavano le norme di attuazione che la Giunta precedente aveva cercato di fare senza però riuscire a trasformarle in legge; oggi questo accertamento lo fa la ragioneria dello Stato, al di là della volontà di chi governava prima». Per quanto riguarda il cosiddetto sforamento del Patto, Paci ha affermato che ammontava a circa 300 ml a prescindere dalla nettizzazione del fondo unico «e questo avrebbe comportato una sanzione; arrivati al governo, dopo appena una settimana abbiamo certificato  questa situazione e non potevamo fare altro, ma è chiaro che questi dati avrebbero comportato restrizioni, blocco della spesa corrente e degli investimenti, sanzioni pecuniarie, saremmo andati davanti alla Corte Costituzionali e, anche tenuto conto della sua giurisprudenza costante, si sarebbe perso senza ombra di dubbio, tutti i pareri legali sono concordi sul punto».

In prospettiva inoltre, a giudizio dell’esponente della Giunta «non ci sarebbe stato nessun incremento del patto nel 2014 e negli anni seguenti, l’anomalia c’è ed stata riconosciuta  dalla Corte Costituzionale ma poi nasce il vero contenzioso perché non è possibile quantificare quanto riconosciuto senza un forte accordo politico».

Passando ad esaminare la situazione concretamente scaturita dall’accordo col Governo l’assessore ha sottolineato che «vengono cancellate le sanzioni per il 2013, per il 2014 la Regione ha 364 milioni in più, vengono tolti i vincoli del Patto di stabilità dal 2015 e questo è un grande risultato, più di quello che ci saremmo aspettati, si è ottenuto il 100% e questo lo capisce anche zia Peppina di Sennori, spero che si smetta di fare mistificazione anche in quest’Aula».

Quanto alla chiusura dei contenziosi precedenti si tratta, per l’assessore, di un passaggio necessario senza il quale è impossibile arrivare ad un accordo. «Ci sono ancora tante cose da fare – ha detto avviandosi alla conclusione – ma abbiamo uno strumento importate per sviluppare buone politiche per il lavoro, gli Enti Locali, l’industria agricoltura e le imprese, con margini di autonomia più ampi che cercheremo di ampliare ancora con l’agenzia sarda delle entrate…»

Il presidente Ganau, con una brevissima interruzione, ha invitato l’assessore ad «astenersi dal fare valutazioni ed a concludere l’intervento». L’assessore Paci ha concluso il suo intervento affermando che «si è iniziato un percorso sul quale continueremo a lavorare per il popolo sardo».

Il presidente Ganau, successivamente, ha invitato l’Assemblea a proseguire nei suoi lavori, con la discussione generale sulla mozione n°49 (Arbau e più) “sull’inquadramento del personale Aras”.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto una breve sospensione della seduta per poter presentare un ordine del giorno a conclusione del dibattito sul Patto di stabilità.

Il presidente del Consiglio ha accolto la richiesta ed ha sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha annunciato la presentazione di due ordini del giorno, uno dell’opposizione (Truzzu e più) e  uno della maggioranza (Cocco e più). Dopo aver chiarito che su entrambi gli ordini del giorno non si sarebbe aperta una discussione ma sarebbero stati possibili solo interventi per dichiarazioni di voto, ha dato il via al confronto sul primo documento presentato dalla minoranza che impegna la giunta a rinegoziare l’accordo sottoscritto dalla Regione con il Governo lo scorso 21 luglio in materia di finanza pubblica.

Il primo ad intervenire per dichiarazioni di voto è stato il consigliere dell’UDS, Mario Floris, che ha invitato la Giunta a non stupirsi per ciò che è accaduto ieri in aula. «Siete maggioranza ma dovete fare i conti anche con la minoranza – ha detto Floris – in una società dove c’è una crisi devastante non vi dovete meravigliare se l’opposizione ricorre a strumenti democratici per far sentire la propria voce». L’esponente della minoranza si è detto poi “vicino al presidente Pigliaru” per le difficoltà affrontate nel confronto con lo Stato, ricordando precedenti battaglie portate avanti con i governi Andreotti, Craxi e De Mita, ma ha contestato il metodo adottato. «Questo è un accordo privato tra Pigliaru e Renzi – ha concluso Floris – che cosa ci sta a fare il Consiglio regionale? L’Assemblea deve avere una funzione o il suo ruolo deve essere quello di “passacarte”? Non si può andare avanti così»

 Ha quindi preso la parola il consigliere Paolo Truzzu (FdI) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha stigmatizzato l’azione di di Giunta e maggioranza.

«Si procede in modo celere ed avventato – ha detto Truzzu – nonostante le osservazioni e i suggerimenti che arrivano da diversi settori della società sarda. Contro questo accordo non si è pronunciato solo il centrodestra, critiche sono state avanzate anche dall’assessore Paolo Maninchedda, dal presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, dal segretario generale della Cgil, Michele Carrus e dal deputato del centrosinistra Roberto Capelli. Se ci sono tutti questi dubbi anche a sinistra – ha concluso Truzzu – non era il caso di affrontare la questione in modo diverso coinvolgendo anche il centrodestra?»

Il presidente Ganau ha dato la parola al vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, la quale ha annunciato il suo voto favorevole. «Credo che ci siano cose da sanare, visto che, in barba a questo Consiglio, lei è andato a Roma a chiudere un accordo così importante da solo, senza il Consiglio e senza coinvolgere la sua stessa maggioranza». Secondo Zedda i dati positivi forniti dall’assesore Paci non sono corretti ed ha chiesto alla Giunta: «Se questo accordo si può rivedere, perché non farlo? Visto anche che mancano le norme di attuazione». L’esponente dell’opposizione ha chiesto alla maggioranza se ci siano i margini per rivedere l’accordo.

Stefano Tunis (Fi), annunciado il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha esortato il presidente Pigliaru e la sua maggioranza ad avere il coraggio ed il buonsenso di riconoscere che quell’accordo è perfettibile. Per il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, la Regione dovrebbe aprire un tavolo con lo Stato in cui tutti i problemi della Sardegna vengano discussi nella loro complessità e non dovrebbe trattarli separatamente. Per Carta la rinuncia dei fondi attribuiti alla Sardegna dalla sentenza della Corte costituzionale è l’esito delle stesse martellate che Renzi sta dando alla Costituzione e all’autonomia. «Stiamo rinunciando – ha detto – perché ci hanno ricattato».

Il presidente del Consiglio ha dunque concesso la parola al presidente della Giunta per lo spazio di replica riservato alla Giunta. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha espresso soddisfazione per i toni utilizzati nel corso della discussione in Aula («sono toni adeguati all’importanza del momento») ed ha dichiarato il parere negativo dell’esecutivo regionale per l’ordine del giorno presentato dai gruppi delle opposizioni. «Gli accordi – ha affermato il presidente della Giunta – sono conditi da ciò che è scritto e da ciò che non è scritto». Con tale affermazione l’onorevole Pigliaru ha introdotto il tema della cosiddetta “leale collaborazione” con lo Stato, per confermare che la Giunta regionale ha fiducia che i rapporti tra la Regione sarda e lo Stato siano caratterizzati proprio da una reciproca e leale collaborazione istituzionale.

Il presidente Pigliaru ha quindi ribadito, in sintesi, i vantaggi dell’accordo siglato a Roma: «L’accordo fa correre nell’economia sarda soldi veri in tempi rapidissimi in un momento di profonda crisi ed in più consente alla Regione di dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale laddove riconosce che i limiti di spesa non possano essere slegati dalle entrate». «L’accordo sul pareggio di bilancio – ha spiegato il presidente – risponde proprio a questa esigenza ed è un risultato straordinario ottenuto in soli cinque mesi di governo». Il governatore ha quindi ribadito la cifra di 364 milioni di euro quale disponibilità ulteriore per la Sardegna nel 2014.

«La Giunta si è assunta la responsabilità delle decisioni – ha sottolineato il Capo dell’esecutivo – e lavoriamo per dare risposte ai bisogni dei sardi». Francesco Pigliaru ha ricordato che alla fine «saranno i sardi a giudicare» ma ha aggiunto: «E’ certo che non avremo ottenuto un solo euro in tempi rapidi se fossimo rimasti sul fronte dei contenziosi con lo Stato». Il presidente Pigliaru pur ribadendo fiducia nella leale collaborazione con lo Stato ha concluso assicurando che «qualora ciò non si verificasse, saremo i primi a denunciarlo e saremo pronti ad intraprendere insieme tutte le opportune iniziative».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha annunciato il voto a favore dell’ordine del giorno e si è detto “dispiaciuto” per l’atteggiamento tenuto dalla maggioranza e dall’esecutivo che di fatto «ha sancito una spaccatura nella massima Assemblea sarda». L’esponente della minoranza ha dichiarato di condividere le affermazioni dell’onorevole Mario Floris, in riferimento al grande numero di accordi fatti e disattesi dallo Stato Italiano ed ha ribadito che «l’accordo sul patto di stabilità è solo un accordo tra Renzi e Pigliaru». Oscar Cherchi ha replicato polemicamente alla maggioranza ed ha dichiarato: «Ieri, non abbiamo offeso la bandiera sarda, l’abbiamo soltanto sventolata perché voi con l’accordo sul patto di stabilità l’avete ammainata». Cherchi ha concluso citando l’assessore Paolo Maninchedda: «Ha ragione lui, questo accordo è una truffa contabile».

Il consigliere del Partito Democratico, Franco Sabatini, ha riconosciuto le ragioni espresse dal consigliere Mario Floris a proposito dei poteri e del ruolo di Giunta e Consiglio regionale. Sabatini ha auspicato che presto possa avviarsi la discussione della legge Statutaria per affrontare l’importante tema. Il presidente della Terza commissione ha inoltre ricordato polemicamente all’opposizione l’atteggiamento tenuto nella scorsa Legislatura dall’allora presidente Cappellacci («non ha mai informato l’assemblea sull’iter delle trattative con il governo e non era disponibile neppure la necessaria documentazione») in ordine alle informazioni rese al Consiglio sulle vertenze aperte con lo Stato. Sabatini nel dichiarare il voto contrario per l’ordine del giorno in discussione, ha evidenziato come elementi positivi i contenuti dell’accordo sottoscritto a Roma, primo tra tutti, l’eliminazione a partire dal 2015 dei vincoli di spesa del patto di stabilità («quello che tutti abbiamo sempre definito un blocco inaccettabile per la nostra economia»). L’esponente della maggioranza ha espresso apprezzamento per la rinuncia ai contenziosi aperti con lo Stato («lo hanno fatto tutte le Regioni tranne il Friuli perché vanta un dispositivo attuativo sul pronunciamento della Corte Costituzionale in relazione alla proporzione tra spese e entrate») e ha evidenziato come il tetto di spesa del bilancio del 2014, per la Regione sarda, sia il medesimo di quello stabilito per il 2013. Sabatini ha concluso definendo “storico” l’accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru sul patto di stabilità ed il pareggio di bilancio.

Il consigliere Luigi Crisponi, dei Riformatori sardi, ha preso spunto da alcune vicende nazionali per evidenziare, da un lato, le lacune della maggioranza e dall’altro la slealtà dello Stato nei confronti della Regione «che produrrà una Sardegna povera, come quella delle calamità naturali, ancora più impoverita nel suo percorso di sviluppo, per prima agnello sacrificale rispetto a logiche del governo, apripista nel panorama regionale per porgere la testa sotto la ghigliottina». La democrazia, ha poi osservato, prevede anche la protesta legittima e democratica, «come quella che abbiamo fatto ieri, perché crediamo che la nostra specialità va mantenuta».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, nel proclamarsi contrario all’ordine del giorno del consigliere Truzzu, ha dichiarato che «siamo di fronte ad un accordo importante che consentirà alla Sardegna di uscire dalla secche in cui il centro destra ha contribuito a infilarla; stiamo cercando di imboccare strade nuove consapevoli del fatto che non abbiamo la verità in tasca». Ricordando alcune vicende della precedente legislatura in materia di entrate e finanza pubblica, Cocco ha sottolineato che «alla fine il prodotto è negativo, mentre questa strada consentirà alla Sardegna di poter contare su risorse immediate e spendibili».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca), citando alcuni passaggi delle dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru che sottolineavano l’importanza della collaborazione con l’opposizione per un fronte comune nei difficili rapporti con lo Stato, ha detto che questo appello la minoranza lo ha accolto concretamente, come dimostrano gli atti del Consiglio. Ma allora, si è chiesto, «perché, percorrendo una strada innovativa come dice il collega Cocco che coinvolge il futuro della Sardegna, il Consiglio non è stato coinvolto nelle decisioni, perché ha rifiutato un mandato pieno che gli avrebbe dato più forza?»

«Non stiamo parlando di un contributo qualunque – ha aggiunto Fenu – ma di un patrimonio enorme di risorse della Sardegna; era doveroso e giuridicamente corretto che Pigliaru andasse a Roma solo con un mandato pieno del Consiglio, senza il quale la posizione della Regione è risultata sicuramente più debole».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel ha ricordato all’Aula l’ordine del giorno votato in Consiglio qualche settimana fa con il quale si dava mandato al presidente Pigliaru di andare a trattare con il governo nazionale sul patto di stabilità. «Oggi – ha detto Cocco – si discute di un argomento vecchio. Pigliaru ci convince ancora di più della bontà del lavoro fatto quando dice che lo Sato sarà obbligato ad essere leale e a rispettare i patti e se questo non avverrà non ci saranno tentennamenti. Quella firmata dalla Regione con lo Stato è una buona intesa».

Ugo Cappellacci, dopo aver annunciato il suo voto a favore dell’ordine del giorno, ha espresso un giudizio negativo sull’accordo Stato-Regione in materia di finanza pubblica. «E’ un accordo che lede la nostra autonomia – ha attaccato l’ex Governatore – la Sardegna diventa la prima Regione speciale che rinuncia a disciplinare il suo bilancio con una propria legge di contabilità». Cappellacci ha poi evidenziato le difficoltà a confrontarsi in un clima di forte tensione che vede maggioranza e opposizione su fronti contrapposti. «Faccio una proposta al presidente Pigliaru – ha concluso l’esponente di Forza Italia – se alla fine del 2015 i numeri dovessero darle ragione la ringrazierò pubblicamente, ma le chiedo di avere il coraggio e l’umiltà di fare altrettanto. Nel 2013 la Sardegna ha riscosso 7,4 miliardi di euro e pagato altrettanto. Se questi numeri non dovessero essere rispettati ammetta il suo errore e di scenda dal suo piedistallo».

Per Annamaria Busia (Centro Democratico), le questioni poste dalla minoranza sono strumentali e in malafede. Busia ha quindi ricordato i passaggi della “vertenza entrate” fatti nella scorsa legislatura. «Cappellacci si è occupato dalla vertenza subito dopo il suo insediamento ma è stato subito stoppato dal governo amico – ha detto il consigliere del Centro Democratico – poi si è passati alla fase della norme di attuazione affidate alla commissione paritetica. Anche in questo caso non si è ottenuto nulla. Solo alla fine – ha concluso Busia – si è deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale. Questa è la vera storia, la documentazione è agli atti e si può reperire sul sito del Ministero degli Affari regionali».

Voto favorevole all’ordine del giorno è stato annunciato anche dal consigliere dei Riformatori sardi, Michele Cossa: «Non posso non rilevare – ha affermato – che da un clima di trionfalismo siamo passati a un clima di dubbio come è emerso dall’intervento del presidente Pigliaru». Cossa si è detto perplesso per questa “transazione” che ha visto la rinuncia unilaterale da parte della Regione ai ricorsi e a eventuali esiti positivi delle sentenze senza ottenere niente dal governo. «Annuncio il mio voto favorevole – ha affermato il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino – per le troppe lacune che ha l’accordo siglato dal presidente. Penso, assessore Paci, che voi con questo accordo non abbiate mancato di rispetto alla bandiera come non lo abbiamo fatto noi con la nostra protesta. A qualche collega della maggioranza dico  che non siamo stati neanche dei pagliacci». Fasolino ha poi aggiunto: «Vorrei capire dalla Busia dove vedete la malafede. Il nostro obiettivo era quello di farvi guardare bene dentro questo accordo». Secondo Fasolino la Giunta ha un atteggiamento di chi deve finire la legislatura quest’anno. «Avrei voluto sentire i commenti dei sovranisti se un accordo così l’avessimo fatto noi con il Primo ministro». Immediata la risposta da parte dei sovranisti con l’intervento del consigliere Emilio Usula (capogruppo di Soberania e Indipendentzia-Rossomori) che ha ribadito la piena fiducia nell’operato della Giunta e nel presidente Pigliaru e ha invece ricordato che i cittadini, che stanno fuori dal Consiglio, vedono un atteggiamento incomprensibili e inutili perdite di tempo.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha domandato polemicamente ai rappresentanti della maggioranza «quale mandato abbia ricevuto il presidente della Giunta per siglare l’accordo con il governo sul patto di stabilità». Rubiu ha definito l’accordo «un vero attentato all’Autonomia» ed ha sottolineato che «il presidente della Regione non ha ricevuto alcun mandato dal Consiglio». L’esponente dell’Udc si è quindi rivolto all’assessore dei Trasporti per lamentare lo scarso coinvolgimento del Consiglio nella ormai imminente formulazione di nuovi accordi in materia di trasporti con le compagnie e lo Stato. Rubiu ha concluso il suo intervento dichiarando il voto a favore dell’ordine del giorno n. 1 (Truzzu e più).

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore dell’ordine del giorno presentato dalle opposizioni ed ha argomentato in premessa come «il vero problema della discussione sul patto di stabilità sia rappresentato dall’assenza della politica». «Il Consiglio regionale è stato esautorato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e non si era mai visto un presidente della Giunta che impegna la Regione con lo Stato senza munirsi del sostegno e del parere del Consiglio». Pietro Pittalis, rivolgendosi direttamente all’assessore della Programmazione, ha citato Aldo Moro per riferirsi alla “democrazia difficile”. «Alla politica – ha aggiunto il capogruppo Fi – non si chiedono solo doti di buona amministrazione ma si chiede di più, di adeguare l’azione alla realtà». L’errore commesso dall’esecutivo – a giudizio di Pittalis – è rappresentato dal non aver fatto prevalere la “realtà” e cioè gli interessi e i bisogni dei sardi. Pittalis ha quindi domandato all’esecutivo come potrà dare risposte a partire dal prossimo settembre agli Enti Locali, a chi perde gli ammortizzatori sociali, o alle richieste di nuovi investimenti. «Le risposte sono quelle di quest’accordo?», è stata la conclusione del capogruppo che ha insistito: «Con quest’accordo si alimenta la crisi che pervade il sistema economico sardo».

Non essendoci altri iscritti a parlare per dichiarazione di voto, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque posto in votazione, con procedura elettronica palese,  l’ordine del giorno n. 1 (Truzzu e più). Concluse le operazioni di voto, il presidente dell’Assemblea ha proclamato l’esito della votazione: «Presenti 54; votanti 53; favorevoli 19; contrari 34; astenuti 1. Il Consiglio non approva».

Si è quindi passati alla votazione dell’ordine del giorno n. 2 (Cocco Pietro e più) sull’accordo Stato-Regione sul patto di stabilità. Nel documento, sottoscritto da tutti i capigruppo della maggioranza, è espressa condivisione del percorso seguito nell’affrontare la vicenda e si manifesta «pieno sostegno all’azione del Governo regionale anche per la volontà di avviare il percorso per l’attuazione dell’autonomia fiscale della Sardegna».

Il presidente del Consiglio Ganau ha invitato la Giunta ad esprimere il suo parere.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, illustrando il parere favorevole della Giunta, ha assicurato che l’Esecutivo metterà in campo tutte le iniziative necessarie «per mettere in sicurezza l’accordo di fronte a possibili comportamenti di non leale collaborazione dello Stato a partire dalla scrittura delle norme di attuazione». Pigliaru ha poi raccolto la sfida del consigliere Capellacci e riconoscere gli errori nel caso si verificassero: «Metto la faccia in tutto quello che faccio – ha affermato il presidente della Regione – sono prontissimo ad ammettere eventuali errori ma sono certo che non sarà così, la faccia la mettiamo tutti fino in fondo ed primo passo sarà proprio quello di definire norme di attuazione che diano a tutti regole chiare sulle entrate della Regione».

Il consigliere Alessandra Zedda, annunciando il voto contrario all’ordine del giorno, ha evidenziato che i contenuti dell’accordo Stato-Regione somigliamo ad «una cambiale in bianco ad uno Stato che non sta certamente trattando bene la Sardegna». Perché, ha chiesto, «lo Stato chiede l’abrogazione di una legge regionale che davvero ha aperto un percorso di autonomia finanziaria, con modifica dell’art. 10 dello Statuto e dell’Irap, perché la chiede dopo la sanatoria di 2013, l’accordo sul 2014 ed il nuovo corso previsto per il 2015? Riconosciamo l’onestà intellettuale del presidente  Pigliaru ma cambiali in bianco non ne firmiamo a nessuno».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, ha invitato l’Aula a «dare un percorso logico a quello che si sta facendo, nell’accordo c’è scritto che c’è una contropartita, la rinuncia ai ricorsi e soprattutto agli strumenti per affermare in futuro le vere ragioni dell’autonomia regionale». «Anche alcuni della maggioranza se ne rendono conto – ha aggiunto – ma non sembrano consapevoli del fatto che con queste premesse spazio per ulteriori risultati non c’è n’è più, perché è stata azzerata ogni leva». Forse l’alternativa potrebbe essere quella del recupero di una forte unità dei sardi, «ma la maggioranza non la vuole ricercare, nonostante importanti pagine della precedente legislatura scritte da tutti, come la mobilitazione contro la chiusura del craking di Porto Torres».

Voto favorevole all’ordine del giorno ha annunciato Annamaria Busia. «Questo risultato è importantissimo – ha detto il consigliere del Cd – perché consente l’adeguamento del Patto, la definizione delle norme di attuazione e, soprattutto, afferma la volontà di arrivare all’autonomia fiscale della Sardegna attraverso l’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate».

Paolo Truzzu (FdI), dopo aver ribadito la sua stima nei confronti del presidente Pigliaru «che conosco da quando frequentavo la facoltà di Scienze politiche dove ho avuto l’opportunità di apprezzare la sua onestà intellettuale e la sua competenza») ha espresso dubbi sul mancato coinvolgimento del Consiglio. «Quelle che avanziamo oggi – ha detto Truzzu – non sono osservazioni fatte in malafede. Siamo in difficoltà, come sono in difficoltà le altre forze politiche. Chiedo a Sel quando inizierà a raccogliere le firma contro il pareggio di bilancio regionale visto che le sta raccogliendo per quattro referendum sul pareggio di bilancio statale».

Paolo Zedda (Rossomori), intervento come di consueto in lingua sarda, ha chiarito il perché del voto a favore dell’ordine del giorno. «Votiamo sì per due ragioni. La prima: i sardi con questo accordo staranno meglio, abbiamo ottenuto la possibilità di spendere 320 milioni in più, forse è poco, forse si poteva ottenere di più, sicuramente si poteva ottenere di meno. La seconda ragione – ha proseguito Zedda – è che siamo riusciti a mettere in piedi un progetto sovranista: l’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate. E’ lo strumento che consentirà di fare bene i conti ed essere sicuri che l’accordo sia vantaggioso per la Sardegna. Stiamo imparando ad essere padroni in casa nostra, ad avere coscienza di poter ottenere l’autonomia fiscale. Oggi votiamo a favore, è una bella giornata».

Intervento in limba anche da parte del consigliere del Psd-Az Angelo Carta. «Per un attimo ho pensato di votare a favore di questo ordine del giorno – ha  detto Carta – perché  mi sembrava ci fosse un segnale di autonomia. Ho pensato: questo odg non è stato scritto il Pd ma dai partiti autonomisti, perché esprime il desiderio di arrivare a un livello più alto di autonomia. Poi però mi sono accorto che in questo documento c’è  di tutto e di più. Del progetto dell’Agenzia sarda delle entrate si parla da tempo, qui invece non c’è un progetto sovranista, c’è tutto il contrario di quello che noi pensiamo». Il Consiglio, secondo Carta, deve osare di più «deve agire in modo unitario per parlare di autonomia e sovranismo. Siamo fermi a quanto accaduto nei passati 60 anni. Bisogna muoversi meglio, altrimenti lo Stato ci sovrasterà (nos mandigat sos macarrones in conca)».

Ha, poi, preso la parola Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, il quale ha annunciato il voto contrario dei sardisti «perché non condividiamo le tre premesse». Solinas ha ricordato che la storia racconta di delegazioni ristrette che sono andate a trattare con il Piemonte per gli interessi della Sardegna con risultati non certo positivi. Solinas ha anche rilevato che la maggioranza tende a fare annunci, ma non ha ancora avviato alcuna riforma. Il vice presidente Eugenio Lai, sostituendo il presidente Ganau, ha dato la parola al consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha evidenziato che il presidente Pigliaru ha sconfitto “quel mostro” rappresentato dal #Patto di Stabilità, ricordando che da parte della maggioranza c’è la volontà di collaborare con l’opposizione. Voto favorevole è stato annunciato anche da Augusto Cherchi (Soberania e Indipendentzia-PdS) il quale ha sottolineato come sia importante, da oggi in poi, con il risultato ottenuto costruire il futuro della Sardegna. Secondo Cherchi «l’accordo stabilisce che la ricchezza prodotta in Sardegna deve restare in sardegna, e con questo accordo lo Stato ha aperto la porta alla nostra sovranità tributaria».

Voto favorevole all’ordine del giorno n. 2 è stato dichiarato dal consigliere di Sel, Luca Pizzuto che ha sottolineato le differenze tra il pareggio di bilancio statale e quello regionale. «Il pareggio di bilancio al livello statale – ha spiegato Pizzuto – significa azzerare al debito pubblico che come è noto sostiene la spesa pubblica mentre il pareggio di bilancio per la nostra Regione, con quest’accordo, aumenta gli spazi di spesa facendo venir meno i vincoli del patto di stabilità». «Sel è favorevole all’accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru, perché cancella i tetti di spesa imposti dal patto di stabilità e le sue conseguenze negative che ben conosciamo».

Ha dichiarato il voto contrario, invece, il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, che ha definito il modello del pareggio di bilancio «una vera e propria fregatura di Stato che la maggioranza difende strenuamente». Crisponi ha ricordato la «voracità» con cui lo Stato si è rapportato con la Sardegna e ha lamentato la continua «disattenzione verso i bisogni dell’Isola». L’esponente della minoranza ha concluso sottolineando che «l’Aula, in occasione dell’accordo sul patto di stabilità, si deve limitare ad ossequiare un mandato che arriva direttamente dal governo Renzi».

Il consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas, ha dichiarato voto favorevole e ha polemicamente ricordato all’opposizione che il centrosinistra è al governo della Regione da soli cinque mesi. Il presidente della Quarta commissione si è detto sorpreso «nel sentir parlare di difesa dell’Autonomia da chi, quando era al governo, ne ha fatto carta straccia». Solinas ha ribadito che l’attuale esecutivo «è impegnato a mettere rimedio ai disastri lasciati dal governo precedente» ed ha ricordato l’occupazione dell’Aula da parte del centrosinistra nella passata Legislatura «per convincere l’allora presidente Cappellacci ad aprire la vertenza entrate con governo nazionale». L’esponente del Pd ha poi affermato che l’esecutivo ha agito nel confronto con il governo Renzi nel rispetto dei pronunciamenti del Consiglio regionale e ha replicato al capogruppo dell’Udc in merito agli accordi in materia di trasporti: «Niente è stato ancora firmato e l’assessore ha il conforto della competente commissione consiliare».

Il capogruppo di Sardegna vera Efisio Arbau ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver affermato che «non c’è bisogno di insistere per convincere chi è già convinto», ha ribadito il pieno sostegno al presidente della Regione nella vertenza entrate «anche per ciò che questa rappresenta per il futuro della Sardegna e per la sua capacità di voltare pagina». Nell’ordine del giorno, ha ricordato il capogruppo del Pd, «c’è un riferimento particolarmente significativo alla piena autonomia fiscale della Sardegna; non è un dettaglio, è un nostro obiettivo preciso, una strada nuova che vogliamo percorrere, chiediamo anche su questo un voto del Consiglio esteso alla minoranza che, secondo noi, potrebbe votare almeno questa parte»

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente dell’Assemblea ha invitato l’Aula a procedere alla votazione dell’ordine del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la verifica del numero legale.

Il presidente Ganau ha precisato, sulla base del regolamento, che la verifica è contestuale alla procedura di voto col sistema elettronico. Successivamente, ha comunicato l’esito dello scrutinio relativo all’ordine del giorno n. 2: favorevoli 33, contrari 18, il Consiglio approva. Subito dopo ha sospeso la seduta; i lavori riprenderanno nel pomeriggio alle 16.00.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Domani mattina, alle 9,30, si insedia la #Giunta per il regolamento. L’organismo, presieduto dal presidente del Consiglio regionale, si riunisce almeno una volta l’anno. Spettano alla Giunta del Regolamento l’iniziativa e l’esame delle proposte modificative e aggiuntive del regolamento. La Giunta si esprime, inoltre, a maggioranza dei due terzi, sui pareri richiesti dal Presidente sulle questioni di interpretazione del Regolamento.

Fanno parte della Giunta del regolamento i consiglieri: Efisio Arbau (Sardegna Vera), Attilio Dedoni (Riformatori sardi), Roberto Deriu (Partito Democratico), Mario Floris (Sardegna), Giorgio Oppi (Udc), Luca Pizzuto (Sel Sardegna), Gavino Sale (Misto), Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia) e Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna)

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

«Il Pd di Roberto Deriu, ha svelato finalmente il suo gioco: non fare alcuna riforma, lasciare in vita artificialmente le Province già abrogate con i referendum per arrivare tra sette mesi al voto e cercare di spartirsi poltrone e poltroncine alla faccia dei sardi.» Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Mentre nel resto d’Italia Matteo Renzi impedisce il rinnovo dei consigli provinciali – dice ancora Cossa – in Sardegna il Pd di Deriu sta architettando il modo di continuare a buttare soldi in prebende e indennità, imprendendo l’approvazione della legge che trasferisce i compiti delle Province abrogate dai referendum».

«Tutto questo – prosegue Cossa – con l’unico scopo di arrivare, unica regione italiana, tra sette mesi al rinnovo dei Consigli provinciali che dovrebbero invece essere morti e sepolti.»

«I sardi – conclude Cossa – sanno chi è il conservatore e il difensore dei privilegi: il Pd di Roberto Deriu.»

Scuola di via Mazzini copia

«Le modalità con cui il governo nazionale ha ripartito i contributi per l’edilizia scolastica sono poco chiare e non tengono conto delle effettive esigenze dei comuni della Sardegna».

Lo sostengono otto consiglieri regionali del Partito Democratico che questa mattina hanno presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore della Pubblica Istruzione Claudia Firino.

Il documento, firmato da Mario Tendas, Alessandro Collu, Lorenzo Cozzolino, Roberto Deriu, Gavino Manca, Cesare Moriconi, Rossella Pinna e Antonio Solinas, contesta le procedure adottate dall’esecutivo Renzi nella ripartizione dei fondi. “Il piano del Governo, pubblicato il 5 luglio scorso, prevede la realizzazione di nuovi edifici scolastici in realtà dove ci sono pochissimi studenti – afferma il primo firmatario dell’interrogazione Mario Tendas – in altre casi, invece, non si è tenuto conto delle richieste presentate dalle amministrazioni comunali e dalle stesse istituzioni scolastiche”. Per il Pd si rende dunque urgente avviare un’immediata interlocuzione con il Governo nazionale per capire quali criteri abbiano determinato queste scelte.

«Il piano del Consiglio dei ministri ha creato malumori e confusioni – prosegue Tendas – per questo occorre adesso stabilire criteri oggettivi, chiari e precisi, per una ripartizione equilibrata delle risorse recentemente stanziate dalla Giunta regionale per l’edilizia scolastica. Con questa interrogazione chiediamo che vengano evitate sovrapposizioni e che gli interventi vengano pianificati attraverso un bando pubblico, previa concertazione con le amministrazioni comunali e con il mondo della scuola.»

Nell’interrogazione, infine, i consiglieri del Pd, chiedono alla Giunta di stabilire un canale preferenziale per i comuni colpiti dall’alluvione del 18 novembre scorso. «I danni causati dagli eventi calamitosi in questi centri sono ingenti – conclude Tendas – è giusto che la Regione risolva prima di tutto queste emergenze.»

Gianmario Demuro 2 copia

La #Prima Commissione del Consiglio regionale vigilerà sulla proposta di riforma del #Titolo V della Costituzione all’esame del Parlamento per scongiurare il rischio di uno svuotamento dell’autonomia sarda. E’ quanto emerso dalla seduta del parlamentino presieduto da Francesco Agus che ha sentito in audizione l’assessore regionale agli Affari Generali, Gianmario Demuro. L’organismo consiliare avvierà nei prossimi giorni un confronto con i senatori e deputati sardi per concordare azioni comuni a difesa della specialità della Sardegna.

L’assessore Demuro ha illustrato alla Commissione l’esito delle ultime sedute della Conferenza Stato-Regioni che hanno portato alla stesura di un documento unitario da parte delle Regioni ad autonomia differenziata per la tutela della loro specialità. «L’autonomia è un valore costituzionalmente irrinunciabile – ha detto Demuro – un principio riconosciuto da tutti che non può essere messo in discussione». L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi sottolineato l’importante risultato ottenuto grazie alla presentazione di alcuni emendamenti concordati in #Conferenza Stato-Regioni che hanno modificato il primo testo di riforma preso in esame dalla #Commissione Affari Costituzionali del Senato. «Nella prima formulazione le Regioni a Statuto speciale sparivano – ha affermato l’assessore – ora il rischio di una cancellazione della specialità è scongiurato, il risultato non è da buttar via».  Il compromesso raggiunto è un mantenimento della potestà legislativa esclusiva da parte delle Regioni in cambio di maggiori controlli statali sull’esercizio delle competenze in materia di finanza pubblica. «Le prerogative delle Regioni speciali hanno tutta la possibilità di essere mantenute e garantite – ha concluso Demuro – ma molto dipenderà dalla nostra capacità di stipulare le intese con lo Stato centrale. Adesso si aprirà una fase di negoziazione».

Alla seduta della commissione hanno partecipato tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione. Dalla minoranza sono arrivate diverse sollecitazioni per un’azione più forte da parte dell’esecutivo nei confronti del Governo in difesa dell’autonomia. «La questione è di importanza vitale – ha detto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – la Regione non può fare da semplice spettatrice». Il vicepresidente della Commissione Autonomia Stefano Tunis (Forza Italia) ha invitato tutte le forze politiche a dare un mandato pieno alla Giunta regionale per un “atto di rottura” nei confronti del Governo. Giorgio Oppi (Udc) ha invece invocato un azione comune di Consiglio, Giunta e parlamentari «per portare a casa il miglior risultato possibile», mentre Michele Cossa (Riformatori sardi) dopo aver sottolineato l’esiguità di margini di trattativa con il governo, ha chiesto «un’azione forte dell’esecutivo regionale per una modifica statutaria che consenta di attuare la riforma degli enti locali, e di risolvere una volta per tutta la questione delle province, cancellate da un referendum ma ancora operative». Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha ribadito la necessità che la questione venga affrontata al più presto dal Consiglio regionale con un’apposita seduta dedicata al tema delle riforme.

Proposte forti anche dalla maggioranza. Gavino Sale (Irs) ha chiesto una convocazione solenne del Consiglio regionale aperta a tutti i parlamentari sardi per individuare un percorso condiviso in difesa delle prerogative statutarie e per il varo «di una nuova Carta Costituzionale per il popolo sardo in cui siano presenti fattivi poteri di sovranità e autogoverno», mentre il consigliere del PD Roberto Deriu ha sottolineato l’importanza del mantenimento, nel testo di riforma in discussione al Senato, della protezione costituzionale del nostro Statuto. «Da questo occorre partire – ha detto Deriu – per riaffermare e ampliare la nostra specialità attraverso l’approvazione di una legge statutaria e una “cauta” revisione dello Statuto». Giudizio condiviso da Salvatore Demontis(PD): «Gli emendamenti alla proposta di riforma del Titolo V presentati dalla Lega (Calderoli) e dal PD (Finocchiaro) mettono in sicurezza la specialità – ha detto Demontis – temo però che non ci sarà un ampliamento dei poteri delle Regioni. L’autonomia può essere rafforzata attraverso la legge statutaria e la revisione dello Statuto. Occorre lavorare su questo terreno e procedere in tempi rapidi» Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, infine, ha rivendicato il ruolo centrale dell’Assemblea Sarda e si è detto favorevole a una convocazione solenne del Consiglio con i parlamentari sardi. «Sarebbe un atto simbolico – ha detto Cocco – per individuare un percorso condiviso». 

Al termine della discussione il presidente Francesco Agus ha annunciato che la commissione sentirà entro il mese di luglio tutti i parlamentari sardi. «E’ necessario vigilare perché il principio di specialità venga mantenuto in Costituzione – ha detto Agus . il testo licenziato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato riserva un’attenzione particolare alle autonomie del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta, la Sardegna rischia di uscirne penalizzata. Di fronte a questo pericolo non  possiamo rimanere inermi». Della questione si occuperà la prossima settimana anche il Consiglio con l’esame della risoluzione sulle riforme votata all’unanimità dalla Commissione Autonomia.

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Trasferire la biblioteca del Consiglio regionale nei locali dell’ex #Manifattura Tabacchi di Cagliari, è l’ipotesi a cui lavora la competente commissione consiliare, insediata formalmente questa mattina, dal presidente dell’Assemblea sarda, Gianfranco Ganau. La commissione, ai sensi dell’articolo 18 del regolamento interno, è presieduta dal vice presidente del Consiglio, Antonello Peru (Fi), e ha tra i suoi componenti i consiglieri Roberto Deriu (Pd) e Michele Cossa (Riformatori).  Nella prima seduta, espletate la formalità di rito, la commissione ha calendarizzato per mercoledì 9 luglio un sopralluogo nei locali della Manifattura,  assegnati dalla precedente giunta regionale, al Consiglio, con l’approvazione della delibera 3/11 del 31 gennaio 2014.

«Vogliamo far crescere servizi e patrimonio della biblioteca del Consiglio – ha dichiarato Antonello Peru – e realizzare un progetto ambizioso,  per offrire alla città di Cagliari e alla Sardegna intera nuovi spazi per il sapere e la cultura».

La biblioteca del Consiglio, istituita nel 1950 ad esclusivo utilizzo dei consiglieri regionali, dal 1987 è aperta anche all’utenza esterna. Conta un patrimonio libraio di circa 50.000 volumi, 350 abbonamenti a giornali e riviste periodiche (correnti circa 100), 4 banche dati online, emeroteche e fondi antichi (Fondo Manno, Fondo carte geografiche e Fondo cinquecentine). E’ specializzata nelle discipline giuridiche, storiche, economiche, di scienza politica e storia delle istituzioni. Attualmente è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 13.30, e il lunedì e il mercoledì, compatibilmente con i lavori dell’Aula, dalle 17.00 alle 19.00.

Giunta Pigliaru

Con l’approvazione delle delibere n. 22/15 e n. 22/16, la Giunta regionale ha sciolto ieri il consiglio provinciale di Nuoro e il consiglio comunale di Guspini. In entrambi i casi lo scioglimento è dovuto all’elezione in Consiglio regionale del presidente (Roberto Deriu a Nuoro) e del sindaco (Rossella Pinna a Guspini). I consigli e le amministrazioni guidate dai due vice restano in carica fino alle prossime elezioni del 2015.

La Giunta ha approvato anche la delibera n. 22/8, presentata dall’assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi, che sclassifica terreni di uso civico nel comune di Domusnovas, sulla base di quanto prevede la L.R. n. 12/1994, art. 18 bis; L.R. n. 7/2005, art. 6, comma 5.