22 December, 2024
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«Da due settimane aspettiamo che l’assessore della Sanità, Luigi Arru, risponda alla nostra interrogazione sulla delicata vicenda del Policlinico sassarese, per il quale, in assenza dell’accreditamento regionale, revocatogli dall’assessorato, e dell’ingresso di nuovi soci, si paventa una drammatica chiusura, con 200 dipendenti messi sul lastrico ed il Nord Sardegna privato di servizi sanitari indispensabili.»

Il consigliere comunale del Partito dei Sardi, Roberto Desini, sollecita l’assessore della Sanità Luigi Arru a portare in aula la vertenza sul Policlinico sassarese, in modo da informare il Consiglio su ogni aspetto della vicenda e su quello che l’assessorato sta facendo per evitare la chiusura della casa di cura sassarese e salvare 200 posti di lavoro.

«L’assessore non solo ha evitato di rispondere alla nostra interrogazione, ma ha anche ignorato la richiesta di spiegare al Consiglio cosa stia succedendo e quali siano i piani della Regione in merito – aggiunge Roberto Desini -. Oggi si è appreso che l’assessorato ha chiesto ad Ats e Aou di farsi carico dei pazienti ricoverati al Policlinico. Siamo al paradosso: nei reparti delle strutture pubbliche non c’è spazio per ospitare pazienti, spesso costretti a sostare sulle barelle, nei corridoi, e si chiude l’unica struttura privata che nel nord Sardegna garantisce un’assistenza sanitaria ai cittadini – conclude il consigliere regionale del PdS -. Prima che un solo paziente sia spostato dal Policlinico, sarebbe bene che ad andare via fosse l’assessore, troppo occupato in questo periodo a enfatizzare l’apertura di nuove strutture a Olbia, per preoccuparsi di salvare quelle che già esistono a Sassari.»

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Il Partito dei Sardi ha presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere alla Giunta e in particolare all’assessore della Sanità un intervento deciso e tempestivo per scongiurare la chiusura del Policlinico Sassarese in modo da garantire sia il posto di lavoro dei 200 dipendenti della struttura, sia i servizi sanitari che la Casa di cura offre ai cittadini del nord Sardegna.

Il documento, che ha come primo firmatario il consigliere Roberto Desini, ripercorre le tappe che hanno portato sull’orlo della chiusura la struttura sanitaria sassarese, fino alla spallata decisiva arrivata con la revoca dell’accreditamento sanitario da parte della Regione, sancita il 31 ottobre da una determinazione a firma del direttore del Servizio Qualità dei Servizi e Governo Clinico.

«La revoca dell’accreditamento mette a rischio circa duecento posti di lavoro, dato che risulta che i sindacati siano stati già convocati in vista dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti della struttura, e minaccia di compromettere irrimediabilmente le trattative in corso per l’affitto di azienda da parte del Gruppo Habilita, unica strada per consentire, allo stato attuale, la sopravvivenza della struttura e di garantire la continuità dei servizi assistenziali e terapeutici dalla stessa offerti – si legge nell’interrogazione. Il Policlinico Sassarese è un presidio sanitario che ha erogato per quasi un secolo servizi sanitari di eccellenza non solo per gli abitanti di Sassari ma per tutto il Nord Sardegna e che rappresenta, tuttora, un punto di riferimento irrinunciabile per i pazienti sardi, se si tiene conto, ad esempio, del fatto che nel 2014 nel reparto di Radiologia della struttura era stata inaugurata una nuova Tac in grado di eseguire analisi più precise esponendo i pazienti a una quantità di radiazioni inferiore del 50 per cento rispetto ai macchinari tradizionali e che il punto nascite del Policlinico sassarese ha rappresentato, anche nel 2017, un’eccezione per il numero particolarmente elevato dei parti rispetto alla media rilevata nel territorio regionale.»

Per questi motivi il Partito dei Sardi chiede al presidente Francesco Pigliaru ed alla sua Giunta «di sapere quali iniziative intenda porre in essere per garantire la sopravvivenza della Casa di cura privata facente capo alla società Policlinico Sassarese s.p.a. e per scongiurare immediatamente il rischio di interrompere l’erogazione degli irrinunciabili servizi terapeutici e assistenziali offerti dalla struttura e di addivenire al licenziamento collettivo di circa duecento lavoratori».

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Il Consiglio regionale ha approvato nella seduta di ieri, 11 settembre, il riconoscimento dei debiti fuori bilancio.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge n.527/A -Giunta regionale – sul riconoscimento dei debiti fuori bilancio.

Prima dell’inizio della discussione, il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che, nella seduta del 2 agosto scorso, era stato presentato dal suo gruppo un ordine del giorno di censura sull’operato dell’assessore della Sanità, e ne ha sollecitato la discussione possibilmente al termine della seduta odierna.

Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che la decisione sulla discussione del documento sarà assunta dai capigruppo.

Congiu, affermando di voler rispettare i ruoli, ha sostenuto che a suo avviso la conferenza dei capigruppo non può calendarizzare ordini del giorno in quanto la materia è di competenza consiliare come conferma la prassi seguita in questa legislatura.

Il presidente Ganau ha ribadito che l’ordine del giorno sarà sottoposto ai capigruppo ed eventualmente potrà discutere nella prossima seduta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione del disegno di legge n. 527.

Il relatore Franco Sabatini (Pd) ha brevemente ripercorso l’iter del provvedimento in commissione, dove è stato approvato dalla sola maggioranza con alcune modifiche, ce nel merito si è rimesso alla relazione di accompagnamento della Giunta.

A nome dell’Esecutivo l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato che si è giunti al terzo anno di applicazione del decreto legislativo n.118 che disciplina la materia a livello nazionale. Per quanto concerne il contenuto, ha proseguito Paci, si tratta in prevalenza di debiti fuori bilancio degli assessorati, dell’ufficio ufficio legale, sentenze esecutive, ed acquisizioni di beni e servizi  per circa 2 milioni complessivi. Di tutti gli atti, ha concluso, è stata data piena informazione con procedure rigorose e relazioni puntuali.

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, contrario, ha sottolineato che si tratta di spese effettuate senza copertura preventiva ed al di là dei principi contabili fissati dalla legge, una condotta che va censurata perché la verifica sugli atti fa ritenere che ci siano state gravi disfunzioni organizzative anche per attività ordinarie come forniture di energia elettrica e polizze auto, che potevano certamente essere programmate per tempo. Ne scaturisce quindi, secondo Rubiu, un deficit di programmazione pubblica che non può passare sotto silenzio anche per le sue dimensioni rilevanti.

Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli.

Sull’art. 1 il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, contrario, ha dichiarato che la Giunta cerca di far passare di soppiatto questo disegno di legge come un atto dovuto e necessario ma non è così, perché invece emergono una confusione inammissibile, una pletora di somma da pagare non programmate e perfino pignoramenti presso la Regione. In sostanza, ha continuato, ci sono negligenze e caos gestionale, segno di una situazione complessiva che dovrebbe essere analizzata con la massima attenzione, fermo restando che il responsabile politico di tutto ciò è l’assessore.

Subito dopo il Consiglio ha approvato sia l’art. 1 che gli altri 3 articoli della legge, oltre alla tabella ed all’allegato di variazione.

In sede di votazione finale, la capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha criticato le affermazioni dell’assessore Raffaele Paci definite insufficienti e non condivisibili. Non può passare tutto sotto silenzio, ha aggiunto, perché i debiti fuori bilancio sono situazioni serie e non si può continuare a scaricare le colpe sul passato; ne comprendiamo alcune dinamiche ma in molti casi si potevano e dovevano evitare.

La legge, infine, è stata approvata con 29 voti favorevoli e 26 contrari.

Al termine dello scrutinio il Consiglio ha iniziato l’esame del Dl n. 528 – Giunta regionale – sempre in materia di debiti fuori bilancio di Regione, Enti locali ed organismi collegati.

Il relatore Franco Sabatini (Pd), come per il provvedimento precedente, ha ricordato le modifiche introdotte dalla commissione mentre, per il contenuto, si è rimesso alla relazione della Giunta.

Anche l’assessore Paci ha ribadito le sue ribadisco dichiarazioni precedenti precisando che gli atti riguardano in massima parte sentenze esecutive.

Successivamente sono stati approvati i 3 articoli della legge, la tabella e l’allegato. Il Consiglio ha poi approvato la legge con 30 voti favorevoli e 24 contrari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame della Proposta di legge n.456, sottoscritta da tutti i capigruppo e sottoposta all’Aula in base all’art.102 del regolamento, sulla proroga al 31 dicembre delle graduatorie relative al servizio sanitario regionale.

Nella discussione generale, il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha messo in luce che il provvedimento è in qualche modo l’emblema di quanto sta accadendo perché gli organici di tutte le strutture sanitarie sarde sono in grande sofferenza, e da ciò dipendono molti risultati negativi del servizio. Edoardo Tocco ha poi auspicato che la Regione si occupi seriamente di una sanità efficiente al servizio dei cittadini, dando spazio a chi vuole veramente impegnarsi nella professione medica, con particolare attenzione ai giovani, aumentando gli accessi alle facoltà attraverso una collaborazione più stringente con le università. I medici devono stare sui territori, ha detto ancora il consigliere, e lo stesso elisoccorso potrebbe avere migliori performances se si facesse di più, per cui la proroga deve arrivare fino al 31 dicembre senza abbandonare i vincitori e gli idonei ai concorsi.

Per il Pd la consigliera Rossella Pinna ha messo l’accento sul fatto che con la legge si parla di numeri importanti di assunzioni per circa 1200 nuovi contratti complessivi, di cui 580 di precari da stabilizzare e 619 per le mobilità esterne. Con lo scorrimento delle graduatorie pubbliche, ha osservato Rossella Pinna, contiamo di raggiungere l’obiettivo di contenere la spesa e salvaguardare le aspettative di quanti attendono da tempo di essere assunti dopo aver vinto i concorsi, dopo il blocco del turn over che ha determinato dal 2015 il ricorso a contratti flessibili ed agenzie interinali. Ora si rimedia a questa situazione di difficoltà, ha concluso, prorogando l’efficacia delle graduatorie ed alleggerendo di conseguenza i problemi degli organici del sistema, con l’auspicio di attivare quanto prima nuovi concorsi.

Ancora in rappresentanza del Pd il consigliere Luigi Ruggeri ha affermato che la legge si presta a valutazioni contraddittorie e contrapposte, perché da una parte c’è la soddisfazione di quanti hanno vinto i concorsi o sono risultati idonei, mentre dall’altra c’è il rischio di negare opportunità a quanti sono arrivati dopo per concorrere ai posti disponibili. Occorre poi evitare sperequazioni, ha ammonito Ruggeri, perché le graduatorie attive diventano valide su tutto il territorio regionale mentre secondo l’Ats sono parcellizzate azienda per azienda e questo rallenta molto le procedure. Un contrasto, ha concluso, che cercherò di sanare con alcuni emendamenti correttivi.

Ha preso poi la parola l’on. Roberto Desini (PDS),  che ha ringraziato la conferenza dei capigruppo “per la celerità della discussione in Aula del provvedimento a firma del Partito dei sardi. Il senso di questa proposta è prorogare le graduatorie in ambito sanitario. Ma non posso esimermi di fare alcune considerazioni politiche: mi sarei aspettato che fosse l’assessore alla Sanità ad anticipare i tempi ma mi rendo conto che non tutti siano capaci di anticipare i problemi. Non guardo al passato e mi assumo le mie responsabilità ma nel 2014 e nel 2015 noi eravamo in maggioranza e già chiedevamo che il personale fosse attinto dalle graduatorie. Così siamo arrivati a oggi e sono aumentati i disservizi in Sanità: si chiudono le guardie mediche estive perché non ci sono i medici disponibili, come accaduto a Valledoria e a Sorso”.

Per l’oratore “si sono calpestati i diritti chiamando a lavorare non i vincitori dei concorsi ma i lavoratori delle agenzie interinali, che magari non avevano passato nemmeno le prime prove del concorso”.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori) “basterebbe leggere i titoli dei giornali per capire cosa c’è dentro gli ospedali e in particolar modo nell’Oristanese dentro il San Martino dove mancano sei cardiologi per far funzionare il sistema giorno e notte. E così mancano i radiologi e pure gli infermieri. Noi prorogheremo queste graduatorie perché è legittimo e giusto, ma ho paura di tutto quello che manca e ho paura del sistema sanitario che avete costruito”.

Ha preso poi la parola l’on. Daniele Cocco (Sinistra), che ha parlato di “atto dovuto verso alcune persone che hanno dei veri e propri diritti acquisti. Per troppe volte si sono usate le agenzie interinali in spregio alle graduatorie vigenti”. Per l’oratore “l’assessore Arru deve vigilare perché non si faccia più uno sfregio alle graduatorie esistenti”.

Dall’Udc è intervenuto l’on. Giorgio Oppi, che ha detto: “In tutti i settori ci sono esigenze particolari, c’è carenza di anestesisti come di altre specializzazioni mediche. Eppure i concorsi nno si fanno o se ne fanno pochi, troppo pochi. Ecco perché siamo favorevoli a far slittare le graduatorie al 31 dicembre, come previsto a livello nazionale”.

Per l’on. Augusto Cherchi (Pds) “c’è poco da discutere perché stiamo allineando le graduatorie dei nostri concorsi a quelle italiane. Non voteremo invece emendamenti che modificano la legge 17, perché non è questa la sede . All’onorevole Oppi invece voglio dire che non è una speranza quella di avere dei dati ma un preciso dettato legislativo. Tutti gli anni entro il 30 giugno il direttore generale deve consegnare alla Giunta una relazione e la Giunta deve consegnarla ai consiglieri.  Ecco, in questi cinque anni io non ho mai ricevuto la relazione del direttore generale. Non sono disposto ad accettare atti contrari a quel che il Consiglio ha votato”.

L’assessore Luigi Arru ha ricordato la finalità della norma e ha aggiunto alcune notizie: “Da circa dieci anni non ci sono assunzioni e ci troviamo a dovere stabilizzare circa 509 persone a causa di fabbisogno aziendale e pensionamenti. Dal continente da ultimo sono arrivati invece in mobilità circa 100 infermieri. Penso che sia giusto indicare il termine del 31 dicembre 2018 per la proroga della validità della graduatoria. Aggiungo che dai nostri dati risulta che in questi cinque anni sia fortemente ridotto il numero degli interinali”.

Per dichiarazione di voto l’on. Marco Tedde (FI) ha detto che  “non solo dai banchi dell’opposizione ma dal Pds arrivano contro l’assessore Arru accuse molto taglienti che non hanno avuto replica. Ma noi sappiamo cosa sta accadendo nel 118 e dentro Areus, sappiamo che non avete ancora presentato il Piano per la riorganizzazione della rete ospedaliera: perché lo avete inviato al ministero?”.

Per dichiarazione di voto ha ripreso la parola l’on. Augusto Cherchi (Pds): “Visto che abbiamo a disposizione 50 nuovi medici di emergenza e urgenza, come ha appena detto l’assessore Arru, si sappia che ci sono  in Sardegna pronto soccorso con due soli medici, ormai pronti a chiudere”.

Per l’on. Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, “questa proroga nasce dalla inefficienza della Sanità sarda. Per tutto agosto nel Sulcis sono state chiuse quattro sale operatorie per consentire all’unico chirurgo di prendere le ferie”.

Favorevole anche l’on. Marcello Orrù (Fratelli di Italia).

L’Aula è poi passata all’esame degli articoli e degli emendamenti. Sull’articolo 1, il capogruppo del Pd, on. Cocco si è detto favorevole agli emendamenti 1, 2, 5.

Per l’on. Marco Tedde (FO) “sono sempre più cruente le critiche nei confronti dell’assessore Arru, che non è gradito a una buona parte della maggioranza ma ugualmente vanno imperterriti per la loro strada e non ascoltano né il Pd né il Pds”.

L’on. Pietro Cocco (capogruppo Pd) ha detto che “il senso di questa legge è molto chiaro. Ma l’occasione è buona ancora una volta per attaccare l’assessore alla Sanità. Ecco, io sfido chiunque in quest’Aula a dichiararsi innocente rispetto alla Sanità, materia sulla quale in passato si sono cimentati in tanti”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola alla capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, la quale ha chiesto all’assessore in che fase si trova l’approvazione della rete ospedaliera che il Consiglio regionale ha approvato. La consigliera ha evidenziato che questa incertezza sta creando molta confusione e comportamenti, a volte, non conformi a quanto prevede la legge di riordino.

Gianfranco Congiu (capogruppo del Partito dei Sardi) ha annunciato il voto contrario del suo partito agli emendamenti perché alterano lo spirito della legge. Gianfranco Congiu ha poi attaccato il capogruppo del Pd per le critiche mosse al suo partito. Il consigliere ha ricordato che lealtà significa alleanza non complicità e ha ribadito la sua critica all’assessore della Sanità per il trattamento riservato ai diabetici.

L’Aula ha, poi, approvato all’unanimità il testo dell’articolo 1 (Proroga  al 31 dicembre 2018 delle graduatorie dei concorsi pubblici per le assunzioni a tempo indeterminato delle aziende del sistema sanitario regionale) e con 44 voti favorevoli e 6 contrari l’emendamento aggiuntivo n.1  (Peru e più) (All’inizio del comma 1, prema delle parole “L’efficacia”, sono inserite le seguenti parole: “Al fine di sopperire al fabbisogno di personale, consentendo contestualmente il contenimento della spesa e il maggior utilizzo delle graduatorie vigenti”).

Sull’emendamento aggiuntivo n. 5 ha chiesto la parola Luigi Ruggeri (Pd), che ha voluto spiegare che l’emendamento serve soltanto a equiparare le graduatorie di tutte le aziende sanitarie della Sardegna.

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha chiesto al presidente Gianfranco Ganau una sospensione di cinque minuti.

Alla ripresa dei lavori, la consigliera Alessandra Zedda ha preso la parola per precisare che la bocciatura dell’emendamento sostitutivo parziale n.2 (Alla fine del comma 1, le parole “con scadenza al 30 settembre 2018” sono sostituite dalle seguenti: “vigenti al 31 dicembre 2016 e con scadenza entro il 30 settembre 2018”) è stata decisa non per bocciare la sostanza del testo su cui erano d’accordo, ma perché ritenuto pleonastico, in quanto il testo della legge già proroga tutte le graduatorie.

Pietro Cocco (Pd) ha accolto la spiegazione della collega, ma ha chiesto un’interpretazione autentica ai funzionari del Consiglio regionale in modo da essere sicuri di non escludere le precedenti graduatorie. Anche per Augusto Cherchi (Partito dei sardi) l’emendamento è pleonastico. Il capogruppo dei Riformatori sardi per l’Europa, Attilio Dedoni, ha annunciato il ritiro della sua firma dal provvedimento. Per Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi), invece, l’emendamento sarebbe stato discriminatorio per chi fa parte di graduatorie precedenti a quella indicata nel testo.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ricordato la condivisione unanime per l’approvazione della proroga per tutte le graduatorie concorsuali senza ulteriori specifiche. Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha ribadito la posizione del gruppo invitando il presidente del gruppo Pd ad evitare di fornire “ulteriori precisazioni”. Luigi Lotto (Pd): «Sono che certo che ciascuno vuole che siano garantite le stesse garanzie a tutti coloro che sono nelle graduatorie dei concorsi e dunque chiudiamo qui le dispute e se necessario in futuro interveniamo per le eventuali norme interpretative». Sulla stessa linea il capogruppo Art. 1 – Sdp, Daniele Cocco: «L’intento dei consiglieri è prorogare tutte le graduatorie, la legge è questa chiudiamola qui». Marco Tedde (Fi): «Non comprendo alcune affermazioni della maggioranza, soprattutto di quelli che hanno voluto bacchettare i consiglieri dell’opposizione. La ratio della legge è chiaro prorogare tutte le graduatorie, il resto sono strumentalizzazioni». Roberto Deriu (Pd): «Ognuno giochi la sua partita ma su questo provvedimento c’è la pelle delle persone. C’è l’accordo unanime per la proroga di tutte le graduatorie, votiamo il provvedimento e cessiamo le dispute».

Posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 5 (Ruggeri) è stato approvato con  36 a favore e 3 contrari. Con 52 favorevoli su 52 votanti è stato approvato invece l’articolo 2 “Norma finanziaria” e con il medesimo scrutinio anche l’articolo 3 (entrata in vigore).

Prima della votazione finale della legge, via libera (33 sì e 8 no) all’ordine del giorno presentato dal capogruppo Art. 1 – Sdp, Daniele Cocco, che impegna il presidente della Giunta e l’assessore della Sanità ad “assumere le opportune iniziative con il Governo per procedere alla proroga della validità ed efficacia delle graduatorie vigenti dei concorsi pubblici per le assunzioni a tempo indeterminato al 31 dicembre 2019”. Prima della votazione il consigliere del Pds, Augusto Cherchi, aveva dichiarato voto contrario: «Undici anni di proroghe sono più che sufficienti per vedere riconosciuti i diritti di chi è in graduatoria nei concorsi».

In sede di dichiarazione di voto sulla legge sono invece intervenuti a favore i consiglieri Roberto Desini (Pds) e Antonello Peru (Fi). Posta in votazione la legge che proroga al 31 dicembre 2018 le graduatorie dei concorsi pubblici è stata approvata con 50 favorevoli su 50 votanti.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha comunicato la convocazione dell’Assemblea sarda al domicilio dei consiglieri e l’immediata convocazione della conferenza dei capigruppo e della Terza commissione consiliare.

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Il Partito dei Sardi ha presentato una proposta di legge in Consiglio regionale per prorogare la validità delle graduatorie dei concorsi pubblici per le assunzioni a tempo indeterminato delle aziende del sistema sanitario regionale, elenchi che in assenza di un provvedimento ad hoc decadranno il 30 settembre.

«Se non si interverrà per tempo, le legittime aspettative degli idonei delle graduatorie dei concorsi pubblici per l’assunzione a tempo indeterminato del sistema sanitario regionale sono destinate a essere definitivamente sacrificate con l’imminente scadenza delle graduatorie stesse, prorogata dalla legge di stabilità 2018 al 30 settembre – spiega il consigliere Roberto Desini, primo firmatario della proposta di legge -. Già lo scorso anno presentammo una proposta simile, che è stata completamente ignorata dal Consiglio e dalla Giunta. Dall’assessore alla Sanità Luigi Arru, in particolare, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione e sensibilità, ma riguardo a quest’argomento dal quale dipende sia il futuro professionale umano di tanti professionisti che hanno superato i regolari concorsi, sia la qualità dell’offerta sanitaria e la salubrità dei bilanci dell’intero sistema, l’assessore non ha trovato il tempo di spendere una sola parola. Per questo abbiamo deciso di presentare una nuova proposta di legge, che, se approvata, allineerebbe il sistema sanitario regionale agli scenari nazionali stabiliti con l’entrata in vigore la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), che all’articolo 1, comma 1148, ha disposto la proroga dell’efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato al 31 dicembre 2018.»

La proposta di legge presentata dal PdS, oltre a prefiggersi l’obiettivo di tutelare gli idonei delle graduatorie delle aziende del sistema sanitario regionale, prorogando l’efficacia delle stesse al 31 dicembre 2018 in armonia con la previsione statale, agisce anche in una «prospettiva di contenimento e risanamento della spesa pubblica regionale, sulla quale ha finora ingiustificatamente inciso in modo rilevante il frequente ricorso a forme contrattuali flessibili e in particolare alla somministrazione di lavoro interinale».

In seguito alla delibera n. 43/9 del 1° settembre 2015, in un’ottica di razionalizzazione e di contenimento della spesa pubblica, la Giunta regionale aveva disposto il blocco del turnover del personale dipendente del sistema sanitario. Un provvedimento che in questi anni ha determinato il ricorso sistematico, da parte delle aziende del sistema sanitario regionale, a forme contrattuali flessibili quali la collaborazione coordinata e continuativa e la somministrazione di lavoro da parte delle agenzie interinali. In aggiunta, tali contratti, prorogati a più riprese, sono stati, spesso, destinati a coprire quel fabbisogno ordinario di personale a cui dovrebbe, invece, correttamente sopperirsi attraverso la chiamata dalle graduatorie vigenti per l’assunzione a tempo indeterminato. Graduatorie che rischiano di dissolversi il 30 settembre. 

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La costituzione di un organismo regionale pagatore, che come Pds abbiamo sollecitato fin dal 2014, è di importanza strategica per l’agricoltura sarda ma i ritardi accumulati dalla Giunta rischiano di farci mancare l’obiettivo”.

Lo ha dichiarato il consigliere del Pds Pier Mario Manca, presentando una mozione del gruppo in cui, fra l’altro, vengono ricostruiti i vari passaggi politici e amministrativi che avrebbero dovuto portare al nuovo organismo già dal 2017.

Abbiamo appreso dall’assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria – ha lamentato Pier Mario Manca – che la documentazione è stata inviata al Ministero ma il problema è proprio questo: abbiamo perso un anno e ci restano solo 2 mesi, da qui ad ottobre, per recuperare il tempo perduto a dare risposte finalmente efficienti agli agricoltori sardi”.”In termini reali – ha concluso – si tratta di lavorare in Sardegna, attraverso Argea, circa 20.000 pratiche e metterle in pagamento entro 30 giorni, anziché aspettare 6 mesi o 1 anno come purtroppo accade attualmente”.

“In termini reali – ha concluso – si tratta di lavorare in Sardegna, attraverso Argea, circa 20.000 pratiche e metterle in pagamento entro 30 giorni, anziché aspettare 6 mesi o 1 anno come purtroppo accade attualmente”.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che “la vicenda dell’organismo regionale pagatore è stata seguita con grande lassismo politico ed istituzionale, nonostante riguardi i fondi Ue che costituiscono il 90% delle risorse destinate all’agricoltura sarda, ora bisogna fare uno sforzo enorme per raggiungere il risultato e siamo molto preoccupati perché, dopo tanto lavoro, potrebbe sfuggirci di mano”.

Secondo il consigliere Augusto Cherchi “la situazione è per molti versi imbarazzante e non dissimile da quanto accaduto in altri settori a cominciare dalla sanità, con il Consiglio che approva leggi ed altri organi dell’amministrazione regionale che si occupano dell’applicazione”.

Stiamo parlando in questo caso di cose semplici – ha osservato il consigliere Roberto Desini -, quello di costituire l’organismo regionale pagatore era un obiettivo che il presidente Francesco Pigliaru aveva assegnato all’assessore dell’Agricoltura fin dall’anno scorso: se poi dopo tutto questo tempo non è successo niente e i tempi si sono dilatati vuol dire che è successo qualcosa e che, magari, i responsabili devono trarne le dovute conseguenze”.

Per quanto ci riguarda – ha concluso – continueremo ad occuparci delle cose reali che interessano i sardi e le nostre realtà produttive in grande sofferenza come l’agricoltura”.

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Il Consiglio regionale ha approvato le mozioni sulla mancata applicazione della riforma della Rete ospedaliera. In apertura di seduta il presidente ha riferito all’Aula che il gruppo di Fratelli d’Italia Sardegna ha cambiato nome in Fratelli d’Italia. I lavori sono iniziati con l’esame congiunto delle mozioni n. 424 (Cherchi e più) “in merito alla mancata applicazione del documento di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 25 ottobre 2017 e agli atti adottati dalle Aziende sanitarie in contrasto con il documento, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento”; della n. 427 (Cossa e più) “sulla procedura di verifica di coerenza da parte del Ministero della salute della riorganizzazione della Rete ospedaliera della Regione ai sensi della legge n. 164 del 2014, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento”; l’esame dell’interpellanza n. 364/A presentata da Pierfranco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti) “sulla necessità di fare chiarezza sullo stato di esecutività del piano di “Ridefinizione della rete ospedaliera” (da oltre 8 mesi in attesa del parere ministeriale) e sull’urgenza di dare attuazione alla riforma, compresi i presidi di zona disagiata, in essa disciplinati” e della mozione n. 435 (Tedde e più) “circa la discutibile e dannosa gestione delle problematiche sanitarie relative ai diabetici sardi e la richiesta di immediata rimozione dell’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale”.

Il presidente ha dato la parola ad Augusto Cherchi (PdS) per l’illustrazione della mozione 424, sottoscritta da esponenti della maggioranza e dell’opposizione. Il consigliere ha sottolineato che alla base della presentazione della mozione c’è la mancata attuazione della Ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna, nonostante il Consiglio regionale l’abbia approvata il 25 ottobre del 2017 e trasmesso il documento approvato dal Consiglio regionale al Ministero della salute per la prescritta verifica di coerenza. Augusto Cherchi ha evidenziato che l’assessore della Sanità, Luigi Arru, «ha ricordato al Consiglio regionale e alla competente Commissione consiliare permanente che il documento approvato dal Consiglio regionale, per esplicare i suoi effetti, necessita dell’esplicito riscontro positivo del Ministero rispetto alla verifica di coerenza». Il consigliere del Partito dei sardi ha poi aggiunto che l’assessore è stato sconfessato dal suo direttore generale che in commissione Sanità ha detto che la Riorganizzazione della rete ospedaliera è in vigore e operante dalla sua pubblicazione sul Buras l’11 dicembre 2017. Augusto Cherchi ha ricordato che «al presidente della Regione e all’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale è stata manifestata la necessità, diffusamente condivisa, che le aziende sanitarie regionali si astenessero dall’adottare atti organizzativi e/o amministrativi tali da porsi in contrasto con quanto previsto dal documento come approvato dapprima dalla competente Commissione consiliare e, successivamente, dal Consiglio regionale. Tuttavia – ha proseguito – si rileva l’adozione ex novo o il mancato ritiro in autotutela, di svariati atti delle aziende sanitarie, in evidente contrasto con la ridefinizione della rete ospedaliera approvata dall’istituzione rappresentativa della volontà del popolo sardo». Augusto Cherchi ha poi affronta il problema del Programma sanitario triennale «adottato dal direttore generale dell’ATS con deliberazione n. 1122 del 14 novembre 2017 nonostante, ad oggi, non sia stato ancora approvato dalla Giunta regionale previo parere della competente Commissione consiliare (come prescritto dall’articolo 7 della legge regionale n. 17 del 2016)».

Il consigliere di maggioranza ha evidenziato che nella sanità sarda regna confusione, disordine organizzativo, malcontento generale tra medici e pazienti, con ripercussioni sulla qualità dei servizi sanitari offerti. Augusto Cherchi si è poi soffermato sul tema dei malati diabetici che non hanno ricevuto il dispositivo per il controllo della glicemia come promesso dall’assessore. Il primo firmatario della mozione, infine, ha dichiarato che l’attività dell’assessore Luigi Arru è “politicamente censurabile” e ha annunciato che alla fine della seduta sarà presentato un ordine del giorno di censura politica dell’operato dell’assessore della Sanità.

Il presidente Gianfranco Ganau ha poi dato la parola a Michele Cossa (Riformatori sardi per l’Europa) per illustrare la mozione 427, sottoscritta anche da alcuni consiglieri della maggioranza.  L’esponente della minoranza ha spiegato che il testo cerca di fare chiarezza sull’attuazione del riordino della rete ospedaliera. «Questa rete è in vigore oppure no? E’ vero quello che ha detto l’assessore che deve aspettare la verifica di coerenza da parte del Ministero o ha ragione il direttore generale che dice che la ridefinizione della rete ospedaliera è vigente? Se è vigente cosa succederà se verranno chieste modifiche dal ministero e perché sono in piedi atti aziendali in contrasto con quanto previsto dalla rete ospedaliera?». Michele Cossa ha aggiunto che “quello che è successo nella sanità in questi anni è inverosimile” e che  “la riorganizzazione della rete è un intervento di primaria importanza, senza che però la Giunta abbia affrontato il problema della sanità territoriale”. Secondo il vice capogruppo dei Riformatori sardi «il risultato è che l’Ats non ha messo mano alla riorganizzazione dei servizi, regna il caos nella sanità territoriale, con personale distribuito in modo disomogeneo e con spostamenti continui dei dirigenti da un luogo all’altro». E ha aggiunto: «Definire la situazione caotica è poco». La sanità in Sardegna «si regge solo grazie al senso di abnegazione e di responsabilità di alcuni che, però, rischia di cedere». Michele Cossa ha detto di essere convinto che l’assessore non sia la causa della situazione attuale e che sia in perfetta buona fede, «ma dopo 4 anni e mezzo di Giunta però siamo arrivati a una situazione mai vista e ci sono responsabilità politiche». Sembra – ha continuato Michele Cossa – che lei su alcune cose non abbia controllo, che ci sia una parte dell’amministrazione regionale che decide in maniera autonoma, come per i farmaci equivalenti, decisione che sta mettendo in difficoltà le aziende sanitarie. Cossa ha chiesto chiarezza sulle intenzioni della Giunta sugli aspetti illustrati, ma anche «su quali siano le attività di riorganizzazione del sistema della continuità assistenziale e dell’emergenza urgenza, per adeguarli alle nuove esigenze sanitarie della popolazione, su quale sia la progettualità dell’Areus e sul ruolo dell’Ats nelle attività di committenza e nella centralizzazione dei servizi».

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola a Pierfranco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti) per illustrare l’interpellanza 364. Il consigliere ha riaffermato la necessità di dare attuazione alla riforma della rete ospedaliera, da lui votata perché convinto potesse dare nuovo impulso e a migliorare la sanità nelle aree disagiate. Pierfranco Zanchetta ha affermato che «regna incertezza sull’esecutività della riorganizzazione della rete ospedaliera. E’ passato troppo tempo – ha detto – e oggi noi abbiamo necessità di risposte e certezze. Non è più rinviabile». Il consigliere ha poi ricordato cosa prevedesse la riorganizzazione per le aree disagiate: «Il Presidio di zona disagiata deve essere dotato: di un pronto soccorso presidiato H24 da un organico medico dedicato all’emergenza-urgenza, preferibilmente inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal decreto ministeriale 30 gennaio 1998 e, da un punto di vista organizzativo, integrato alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo; di una unità di degenza di 20 posti letto di medicina generale con proprio organico di medici e personale sanitario non medico; di una chirurgia elettiva a media/bassa intensità di cura che effettua interventi in day surgery e/o week-surgery, con attività non prettamente di urgenza, ma che assicura, con proprio personale medico, anche attraverso l’istituto della pronta disponibilità, l’urgenza di bassa/intermedia complessità risolvibile in loco e che svolge la propria attività in stretto raccordo con il pronto soccorso. Il team chirurgico è in grado di disporre delle professionalità necessarie ad affrontare nelle 24 ore l’emergenza chirurgica secondo i protocolli di trattamento. L’area di degenza è organizzata in un unico modello di ricovero (con procedure di ricovero a ciclo continuo), dove è prevista un’area di degenza modulare (modulo di area medica e modulo di area chirurgica dotata di posti letto aggiuntivi) a sviluppo preferibilmente orizzontale; sono presenti un’area per gli esami di diagnostica di laboratorio; un servizio di radiologia con trasmissione di immagine collegata in rete al centro HUB o SPOKE più vicino, di anestesia, di farmaceutica e di emodialisi, un’emoteca, nonché gli ulteriori servizi specialistici di supporto alle attività internistiche e chirurgiche. L’Atto aziendale disciplina le modalità di rinforzo del Pronto soccorso negli ospedali di zona disagiata soggetti per stagionalità a forti variazioni di utenza. Negli ospedali di zona disagiata insulare sono assicurati tre posti letto tecnici aggiuntivi di pediatria; è confermato altresì il servizio di camera iperbarica».

Il presidente ha poi dato la parola a Marco Tedde (FI), per l’illustrazione della mozione 435. «Credo – ha detto – che oggi il Consiglio regionale si avvii a celebrare il crepuscolo della dignità della sanità sarda. Abbiamo mozione di sfiducia e una mozione di censura che sarà seguita da un ordine del giorno censorio che arriva da un gruppo di maggioranza. E’ un fatto di un peso politico straordinario. Assessore Luigi Arru ne deve prendere atto». Marco Tedde ha poi aggiunto che «questo quadro nasce a febbraio 2015 ricordo alcuni consiglieri di maggioranza tra i quali il presidente della Commissione Sanità avevano chiesto la rimozione dell’assessore della Sanità». Marco Tedde ha affermato che «la nostra mozione è di sfiducia anche se punta sul problema della patologia diabetica». Un problema che sta a cuore a tutta l’Assemblea e che l’assessore ha affrontato in maniera del tutto insufficiente con una gestione, secondo Tedde, inadeguata. Marco Tedde ha poi ripercorso la vicenda dell’acquisto dei sensori sottocutanei per la misurazione della glicemia, sottolineando in conclusione che «nonostante i nuovi dispositivi siano stati inseriti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, nei Livelli essenziali di assistenza ed abbiano ottenuto la medesima classificazione dei dispositivi tradizionali più costosi già in uso e distribuiti in convenzione dal SSN e regionale, i nuovi strumenti per la cura della patologia diabetica non vengono di fatto forniti gratuitamente ai pazienti sardi». E che «ad oggi l’Amministrazione regionale non ha assunto atti amministrativi idonei a far seguire i fatti alle parole e agli impegni assunti dall’assessore regionale dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale. E che alla luce di quanto dichiarato dall’assessore regionale dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale la mancata distribuzione dei nuovi dispositivi per il monitoraggio della glicemia dipende esclusivamente dalla mancanza di volontà politica da parte dello stesso assessore e dell’Amministrazione regionale». «Con questa mozione – ha detto Marco Tedde – impegniamo il presidente Francesco Pigliaru a prendere atto della discutibile e dannosa gestione delle problematiche sanitarie in Sardegna e, in particolare, di quelle relative ai diabetici sardi e revochi con decorrenza immediata l’incarico assessoriale con conseguente rimozione dell’assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale; di intervenire presso l’assessorato regionale dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale allo scopo di dare seguito agli impegni assunti qualche mese fa dall’Assessore, circa la distribuzione gratuita ai diabetici sardi dei dispositivi per il controllo ed il monitoraggio della glicemia; e che anche in Sardegna, come in tutte le regioni italiane, siano rimborsati i nuovi farmaci per la cura del diabete di tipo 2 in grado di minimizzare le pericolose ipoglicemie».

Per il consigliere di Forza Italia c’è «una gestione complessiva della sanità sarda non dignitosa: lo dice anche una parte della maggioranza, lo dicono le associazioni degli ammalati, i medici e non». Marco Tedde ha esortato l’assessore a un atto di responsabilità: «Se si dimette ora avrà il nostro ringraziamento e di tutta la sanità sarda e dei pazienti sardi». 

Dopo l’on. Marco Tedde ha preso la parola l’on. Edoardo Tocco (FI), secondo cui «questo per l’assessore Luigi Arru è l’epilogo di una situazione della sanità sarda che ormai è arrivata al collasso e all’implosione. E’ il punto definitivo della legislatura, il punto di caduta della Regione: sarebbe meglio quasi evitare le sue dimissioni per arrivare alla distruzione definitiva, con noi sulla sponda del fiume ad aspettare. Sarebbe meglio se i colleghi della maggioranza parlassero in quest’Aula e non nei corridoi». L’oratore ha ricordato la vertenza Aias, «con 3 mila sardi senza stipendio da 11 mesi» e ha parlato anche della chiusura del reparto di Chirurgia Plastica al Brotzu «per favorire il policlinico universitario: posso essere anche querelato, non ho paura».

Sempre per Forza Italia è intervenuto l’on. Mariano Contu, che ha detto: «In tutti questi anni non ci avete mai dato idea di come si faccia una programmazione sanitaria che risponda ai bisogni della popolazione ed è ora del tutto normale che dalla maggioranza, dai banchi del Partito dei Sardi, arrivi questa richiesta di dimissioni. Fino a oggi avete soltanto disatteso gli atti di programmazione del Consiglio regionale».

Per l’on. Raimondo Perra (Socialisti), presidente della commissione Sanità, «è bene però ricordare che siamo partiti da un disavanzo spietato che raggiungeva quasi i 400 milioni e con il ministero che era già pronto a commissariarci. Se non ricordiamo questo diventa difficile affrontare il dibattito odierno: abbiamo rischiato la chiusura di 5 ospedali con l’applicazione del DM70, se solo il ministero avesse inviato un commissario». Per l’oratore «il Consiglio regionale ha già approvato la riforma della rete ospedaliera e la commissione ha fatto sforzi enormi ascoltando tutti e cercando di sardizzare i contenuti del DM70. Noi sappiamo che non è tutto a posto ma sappiamo anche che non esiste la riforma che accontenta tutti né esiste la riforma che subito dimostra la sua validità. Dobbiamo avere pazienza: siamo usciti da un tunnel».

Di opposto avviso Forza Italia, con l‘on. Stefano Tunis (FI) che ha premesso di «interpretare in modo preciso l’intento della mozione: serve processare un uomo ma le decisioni strategiche assunte dalla maggioranza e in ultima sede dal presidente della Regione». Per l’on. Stefano Tunis «è bene che il presidente Francesco Pigliaru sappia che sarà un altro il candidato presidente della Regione e lei che oggi pone la fiducia sarà indicato a breve come l’unico responsabile. Rassegni ora le dimissioni e liberi questa assemblerà dal peso: nessuno si spaventa se lei davvero si dimette oggi. Siamo qui per suggerirle con passione di fare questo e avere poi una campagna elettorale leale: a nessuno della attuale maggioranza sarà consentito dire che è venuto dallo spazio. Chi viene dopo di lei non potrà fare la vergine». Rivolto ai colleghi del Partito dei sardi ha detto: «Scegliere da che parte stare, se siete disposti a costruire un futuro diverso per quest’Isola».

Per l’on. Angelo Carta (PSd’Az) «non va bene cercare capri espiatori e l’analisi dei mali della Sanità sarda non ci consente di approcciare il tema come ragazzini davanti al primo sacramento. Nessuno è indenne perché tutti hanno usato la sanità, per fini legittimi ma che non sempre sono coincisi con gli interessi generali del popolo sardo. Non assolvo oggi Luigi Arru e Francesco Pigliaru, che hanno proceduto senza gradualità alla nascita dell’azienda unica della salute. Oggi avrei voluto indagare qui anche sulle responsabilità del dottor Fulvio Moirano, che non avete tenuto sotto controllo. Non voterò la mozione perché, ripeto, non credo nei capri espiatori ma resta tutta la responsabilità di tutta la maggioranza nell’aver fatto scelte del tutto sbagliate».

Ha preso poi la parola l’on. Marco Tedde (FI), che ha detto: «Nessuno può negare che siamo arrivato all’ultimo gradino dei valori della Sanità dell’ultimo decennio con liste d’attesa di 255 per una mammografia e 127 per una tac. E’ al collasso anche il sistema 118, che è la colonna portante della sanità, mancano decine di medici nelle postazioni medicalizzate. Nel mentre il deficit generale della Sanità sarda cresce: ci vuole chiarire l’assessore Luigi Arru quali sono i numeri economici esatti dello sfascio della Sanità sarda? Già nel 2015 la maggioranza aveva chiesto la rimozione dell’assessore: non è un caso”. Per il consigliere algherese “è del tutto inappropriata la gestione delle patologie diabetiche».

Per il Pd ha preso la parola il vice capogruppo, on. Roberto Deriu, secondo cui «il Consiglio avrebbe dovuto occuparsi della spesa sanitaria invece che occuparsi di quella malattia, di quella medicina mancante, di quell’affaruccio di periferia, perché ciò è fondamentale nella vita di un consigliere. Tutto ormai è purtroppo ridotto alla personalità dell’assessore o del presidente e noi, sia chiaro, non celebreremo un processo pre-giacobino in attesa che arrivino i giacobini che nei fatti stiamo invocando. Oggi celebriamo invece un processo alla nostra incapacità di essere assemblea legislativa e non siamo stati capaci nemmeno di leggere i dati economici della gigantesca spesa della Sanità sarda. Non considero utili argomenti come la rimozione di un assessore se non siamo stati in grado di dire ai sardi come sono stati spesi i soldi della Sanità, se si poteva risparmiare e come».

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) «sarebbe bello se il presidente Francesco Pigliaru andasse in giro per gli ospedali sardi a vedere come sono ridotti. A luglio del 2016 fu approvata la riforma sanitaria e io mi astenni per darvi fiducia. Ora posso dire che la vostra riforma è stato un disastro, nei pochi tratti in cui è stata applicata». Sull’elisoccorso l’on. Giovanni Satta ha detto: «Noi abbiamo un elicottero ogni 500mila abitanti e in Lombardia sono 9 milioni con cinque elicotteri. Non ditemi che noi abbiamo una geografia particolare perché in Lombardia, se è per questo, ci sono le Alpi e i laghi».

Per i Riformatori sardi è intervenuto l’on. Michele  Cossa, che ha invitato l’assessore Luigi Arru a fare lo speaker: «Lei si è distinto per annunci in questi anni, è stato bravissimo. Ma la realtà la contraddice perché quasi nulla di quello che ha annunciato è stato fatto. Per i primi tre anni è campato sui disastri che ha trovato e presumo che il suo successore per i primi tre anni camperà sui disastri lasciati da lei». L’ex sindaco di Sestu ha detto che «la gestione della Asl unica è disastrosa, mancano perfino i libretti pediatrici per i neonati. E’ tutto il sistema che si è incartato e abbiamo voglia noi di costituire commissioni di inchiesta se lei, assessore Arru, non mette mano ai problemi concreti. Siamo davanti a un’incompetenza manifesta in tanti settori della Sanità, spesso causate non da mancanza di fondi ma da incapacità organizzativa. E tutto questo produce un supplemento di pena inaccettabile per i malati e i loro familiari: vi rendete conto che per una colonscopia bisogna attendere 18 mesi? E’ allucinante quanto la situazione dell’Aias, dove le prestazioni aggiuntive sono imposte dall’Asl e poi contestate da chi le ha imposte».

Giorgio Oppi (Udc) ha parlato di “massima involuzione della sanità in Sardegna” ed ha affermato che “sono scontenti malati, medici e cittadini”. L’esponente della minoranza ha ricordato le “lunghe” liste d’attesa ed ha preannunciato il potenziamento del Cup “solo in prossimità delle scadenze elettorali”. GiorgioOppi ha criticato le scelte strategiche («la asl unica non è la soluzione per la sanità sarda») e ha definito “disordinata” la gestione del manager Ats. «La sanità sarda – ha tuonato il leader Udc – cade a pezzi e mancano persino i medici». Il consigliere scudocrociato ha inoltre criticato la politica degli annunci per l’apertura del Mater Olbia («abbiate il coraggio di dire che nel 2018 non si potrà aprire») ed anche la gestione della vertenza Aias («Fulvio Moirano ha scelto pessime persone nei posti più importanti»).

Emilio Usula (Rossomori) ha ricordato il voto contrario “alla riforma sanitaria perché  incoerente rispetto ai fabbisogni dei cittadini e dei territori”. Il consigliere che si è dichiarato “non in maggioranza ma non in sintonia con l’opposizione” ha annunciato il voto favorevole alla mozione n. 424 (Cherchi e più) ma non a documenti di sfiducia nei confronti dell’assessore. «Davanti a disservizi e carenze – ha però dichiarato Emilio Usula – abbiamo visto fare spallucce e persino le riunioni in commissioni sono state percepite dall’assessore soltanto come incombenze e non come momenti di confronto». Sulla vertenza Aias, Emilio Usula ha parlato di «contraddizioni e aspetti inquietanti» ed ha evidenziato la «situazione disperata in cui versano i 1.300 lavoratori»”.

Luigi Ruggeri (Pd) ha invitato il Consiglio a «ragionare sul merito degli argomenti» e non già a confrontarsi sulla sanità in generale e sulle politiche della giunta. L’esponente della maggioranza ha difeso l’operato dell’assessore in ordine alle iniziative per le cure del diabete («nel 2014 abbiamo la costituito la consulta diabetologia per mettere in rete esperienze vigenti nella regione») ed ha affermato che “il problema vero è quello dei farmaci biosimilari, considerato che la Sardegna è il luogo dove sono meno utilizzati».

«In troppi ormai parlano di malasanità – ha dichiarato Antonello Peru (Fi) – e nessuno della minoranza ha piacere di parlare di sfiducia e censura all’assessore». Il consigliere della minoranza ha ricordato la mozione discussa in Aula lo scorso 14 marzo e gli impegni disattesi dall’assessore sui misuratori della glicemia (free style e freestyle). Antonello Peru ha inoltre invitato l’assessore a fornire chiarimenti sugli annunciati tagli nella Medicina e Chirurgia dell’Aou di Sassari.

Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) ha dichiarato in apertura del sui intervento il voto contro la sfiducia: «Non è corretto addossare sull’assessore Luigi Arru le responsabilità di ciò che non va nella sanità sarda». Il consigliere del centrosinistra ha ricordato quella che ha definito «una drammatica eredità ricevuta dal centrodestra” ed ha evidenziato le “ormai prossime stabilizzazioni, i concorsi per assumere nuovo personale e l’attivazione dell’elisoccorso». Sul caso Aias, a giudizio di Eugenio Lai, l’assessore Luigi Arru «si è dimostrato coraggioso nell’interpretare la volontà del Consiglio regionale» e si è detto favorevole alla costituzione di una fondazione pubblica per garantire i servizi resi dall’Aias.

Particolarmente critico l’intervento del consigliere del Pds, Roberto Desini, che ha affermato di intervenire in Aula «da cittadino libero, da consigliere regionale libero che non ha in quota primari, né assunzioni, né trasferimenti di personale amico, né segnalazioni di imprese nelle forniture». Il consigliere della maggioranza ha ricordato l’attività di indirizzo e controllo condotta sulla Sanità (25 interrogazioni, 13 mozioni e 9 interpellanze) per affermare che «non c’è, dunque, da meravigliarsi, se i toni alle volte possono essere vibranti, perché conseguenze di atteggiamenti non corrispondenti alle sollecitazioni promosse in materia di sanità».

Ricordando l’affermazione dell’assessore Luigi Arru dell’agosto 2014 («non ho la maglietta di superman»), il consigliere Pds ha tuonato: «L’assessore, viste le bugie raccontate ai sardi, deve indossare quella di Pinocchio». Il consigliere Roberto Desini ha quindi rammentato con tono polemico le segnalazioni e le richieste di chiarimenti a suo tempo fatte, sugli interinali alla Asl di Sassari, sull’acquisto di macchinari obsoleti senza gara ed ha così concluso il suo duro intervento: «Le lacrime dell’assessore Luigi Arru in occasione dell’approvazione della riforma sanitaria ricordano da vicino quelle dell’ex ministro Fornero, mi auguro che per l’assessore non ci sia dunque un’altra esperienza politica».

Francesco Agus (Misto) ha criticato i termini della discussione («non è utile trattare tutti gli argomenti della sanità con tutti i consiglieri schierati nel gioco delle parti») ed ha affermato che «non tutte le criticità possono essere imputate all’azione politica di questa giunta e dell’assessore Arru». «L’eredità è stata pesante – ha dichiarato il consigliere della maggioranzae nonostante le difficoltà nessuno ha nostalgia dei manager che assumevano commercialisti o pensavano a gestire parcheggi negli ospedali». A giudizio di Francesco Agus il fallimento della commissione d’inchiesta sui costi della sanità è stata «un’occasione perduta per fare chiarezza sul sistema» ed ha ricordato le difficoltà nella gestione della sanità sarda anche per effetto dell’accordo sulle entrate ormai vecchio di dodici anni.

Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) ha accusato la minoranza di dare «un’impostazione sbagliata alla discussione» e di avere sbagliato «la strategia perché ci costringe a difendere il fortino». Il consigliere della maggioranza ha evidenziato «la pesante eredità ricevuta dal centrodestra» e l’impegno della Giunta e del centrosinistra «per mettere a posto le cose». Luca Pizzuto ha ricordato la contrarietà del suo gruppo «per la rimodulazione del progetto Mater Olbia» e i risultati positivi nel frattempo raggiunti con lo sblocco dei concorsi Ats e la «messa in ordine della vertenza Aias». «Difendo con orgoglio il lavoro fatto con la riforma sanitaria – ha spiegato Luca Pizzuto – che ha impedito l’applicazione del decreto ministeriale che si darebbe abbattuto sull’Isola come una mannaia che avrebbe cancellato nove ospedali». Il consigliere ha quindi chiesto delucidazioni sull’iter ministeriale della riforma ospedaliera ed ha così concluso: «Ho elementi di delusione nella gestione della sanità sarda ma voterò contro la sfiducia e darò fiducia all’assessore nella speranza che le criticità possano essere risolte positivamente».

«Tra qualche il consigliere Pizzuto avrà modo di coordinare le strategie della minoranza», così il capogruppo FdI, Paolo Truzzu, ha aperto il suo intervento e replicato all’esponente di Art. 1 – Sdp. Paolo Truzzu ha quindi ricordato le criticità della sanità sarda ed ha posto l’accento sulle responsabilità «di chi governa ormai da quattro anni e mezzo». A giudizio di Truzzu «è stata sbagliata la scelta della Asl unica” ed ha criticato «quelli della maggioranza che sfilano in strada con la fascia tricolore contro l’Ats e poi vengono in Aula a difenderla». «Assumetevi le responsabilità delle vostre scelte – ha attaccato Paolo Truzzu – perché la vostra è stata una scelta folle che ha tolto alla politica il ruolo di controllore e avete commissariato l’assessore della sanità e il presidente della Giunta con la nomina del manager Moirano». Il capogruppo del centrodestra ha concluso il suo intervento ricordando, a titolo esemplificativo, la situazione in cui versa l’ospedale Brotzu di Cagliari.

Il capogruppo Upc, Pierfranco Zanchetta ha ribadito i concetti espressi nell’illustrazione dell’interpellanza ed ha invitato l’assessore «a passare dalle parole ai fatti con la piena applicazione della rete ospedaliera». «La riforma non è un disastro – ha precisato il consigliere della maggioranza – ma ha elementi qualificanti dell’offerta sanitaria, l’urgenza è dare attuazione a quella riforma e l’assessore non può lasciare quest’Aula senza assumere quest’impegno nella formalità degli atti e non solo con le parole».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, in apertura del suo intervento, ha ricordato i dati forniti dal Consorzio per la Ricerca economica applicata in Sanità che assegnano alla Sardegna la maglia nera nella classifica della qualità dell’offerta sanitaria. «La vostra gestione ha fallito – ha detto Gianluigi Rubiu – registriamo una perdita di qualità e l’allungamento delle liste d’attesa. Alcuni territori tra i quali il Sulcis Iglesiente si trovano in forte difficoltà».

Rubiu ha poi contestato la mancata distribuzione dei micro diffusori di insulina ai diabetici («Sono strumenti che permettono ai pazienti di liberarsi dalla schiavitù dell’iniezione quotidiana) e la presa di posizione della Giunta sulla vicenda Aias: «Occorre dare risposte ai 1.300 dipendenti – ha affermato Gianluigi Rubiu – è falso dire che le fideiussioni sono fasulle. Sono state garantite dalla Banca d’Italia. Il 90 delle fideiussioni rilasciate nel nostro Paese sono fatte da assicurazioni straniere».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha annunciato il voto contrario alla mozione presentata dalla minoranza: «Voterò invece a favore di quella presentata da Augusto Cherchi (Pds) perché ne condivido i contenuti». Daniele Cocco ha poi sottolineato che in Aula si faccia il gioco delle parti. «Oggi contestate Luigi Arru ma se si dovesse votare la sfiducia alla Giunta anche voi sareste in difficoltà perché tra i 60 consiglieri presenti nessuno vuole andare a casa». Il capogruppo di Art. 1 – Mdp, dopo aver ricordato le difficoltà nel mettere mano alla riforma sanitaria, si è detto sicuro della possibilità di trovare una soluzione ad alcune questioni. «Moltissime delle istanze sollevate dalle mozioni possono avere risposta. Siamo comunque contrari a qualsiasi mozione di sfiducia o di censura».

Il presidente del gruppo del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu, ricordando il lungo iter che portò all’approvazione della Riforma sanitaria, ha citato il contributo dato dal suo partito che nell’occasione presentò circa 80 emendamenti. «Sanità fa rima con dignità – ha detto Gianfranco Congiu – non solo quella dei cittadini sardi ma anche quella di noi consiglieri. La stessa che ha richiamato l’on. Deriu quando ha ricordato che questo Consiglio non è stato capace di incidere sulla spesa sanitaria e oggi chiede una mozione di censura. Quando si è discussa la riforma noi siamo riusciti a scongiurare l’applicazione del DM 70 in Sardegna».

Gianfranco Congiu ha poi sottolineato l’esigenza di spiegare il perché quella riforma non decolli e perché non si attuino gli ordini del giorno del Consiglio. «Noi con la nostra mozione stiamo ponendo due questioni che riguardano lo stop alla riforma della rete ospedaliera e la mancata assistenza ai diabetici. Non stiamo qui ad aprire un dibattito generale sulla Sanità. Diamo un senso politico a questi due argomenti. Ecco perché, registrata la convergenza dell’intero Consiglio, abbiamo deciso di convertire la mozione in un ordine del giorno  di censura. Ho lavorato per una riforma che non viene attuata, è coerente presentare un atto di censura».

Il presidente del gruppo Misto Annamaria Busia ha manifestato il suo imbarazzo per l’andamento del dibattito in Aula. «Io sono convinta che la riforma non può essere attuata perché è una riforma sbagliata. L’ho detto in tempi non sospetti illustrandone le ragioni. La responsabilità è di tutti coloro che l’hanno votata. Oggi c’è una situazione curiosa: le mozioni sono state presentate da chi era a favore e da chi l’ha contrastata. Questo dibattito è tardivo. Io chiesi le dimissioni dell’assessore quando denunciai un caso gravissimo che se fosse stato risolto avrebbe portato denaro in cassa e risolto una situazione che ha creato tantissimi problemi (Project Nuoro ndr). A cosa servono oggi le dimissioni di Luigi Arru? Adesso la situazione è drammatica, realtà come il Brotzu, prima considerate eccellenze, oggi presentano gravissime carenze. Sulla Brest Unit sta accadendo quello che avevo paventato: manca un team dedicato alla chirurgia della mammella come impongono le linee guida. Non voterò nessuna di queste mozioni. Non possono così come sono state impostate portare a una soluzione».

Il presidente del Pd Pietro Cocco ha difeso la riforma sanitaria: «Fare le riforme è sempre difficile, scatena la reazione di coloro che vogliono difendere lo status quo. Il tema dei diabetici è importante – ha detto Pietro Cocco – riguarda pazienti che hanno bisogno di essere seguiti e monitorati giorno per giorno. Occorre però fare chiarezza sul tipo di sensori di cui si parla. E’ interesse dell’assessore dare una risposta».

Sulla riforma della Rete ospedaliera, Pietro Cocco ha ricordato che l’attuale maggioranza ha avviato il riordino mettendo mano a un piano atteso da anni. «Oggi il sistema non funziona come dovrebbe, ma prima non andava meglio. Abbiamo avuto il coraggio di fare la riforma, abbiamo raccontato una nuova storia che però va seguita fino in fondo. Se non l’avessimo fatta avremmo subito le direttive nazionali. L’assessore ha però il dovere di spiegare il perché dei ritardi». Sul contenuto delle mozioni il presidente del gruppo Pd è stato chiaro: «Censure e ammissioni di fallimento non stanno né in cielo né in terra. Nessuno ha il titolo per farlo».

Secondo Alessandra Zedda, capogruppo di Forza Italia, la difesa blanda fatta dall’Aula all’assessore è indicativa. «I numeri del ministero della sanità ci collocano agli ultimi posti in Italia. Che male vi hanno fatto i sardi che vi hanno pure votato? Nel 2014 avete tentato di fare una riforma costruendo una casa con materiali scadenti, facendoci credere che stavate costruendo la casa del futuro».

Alessandra Zedda ha poi contestato la scelta della Asl unica e l’accorpamento dei presidi ospedalieri. «Continuate inoltre a guidare le varie aziende con atti aziendali non rispettosi della normativa nazionale e regionale. Avete messo la Sanità nelle mani di due persone: il direttore generale dell’assessorato Giuseppe Sechi e quello dell’Ats Fulvio Moirano che vi hanno di fatto commissariato».

Alessandra Zedda ha poi rivendicato il ruolo svolto dalla minoranza: «Siamo stati gli unici coerenti. Nessuno dai banchi dell’opposizione è stato in grado di imporsi a questo disastro. La spesa è cresciuta a dismisura. A San Gavino si è passati da uno a tre dipartimenti». In conclusione del suo intervento, l’esponente della minoranza ha fatto riferimento alla vertenza Aias: «E’ possibile che Fulvio Moirano non sapesse che la Regione ha cambiato tesoriere e per questo c’è stato un ritardo nel trasferimento delle risorse. Aias ha tutte le ragioni a dire di non essere stata pagata».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola per la replica all’assessore alla Sanità Luigi Arru: «La riforma era necessaria perché i conti della sanità sarda erano fuori controllo – ha detto Luigi Arru – il Mef chiedeva un intervento. La Rete ospedaliera è una norma, ma è vero che il Mef ci ha chiesto documenti per capire se rispondeva ai Lea. Ci hanno fatto osservazioni per capire se si garantivano alcune prescrizioni del Dm70». L’assessore ha poi difeso l’operato della Giunta elencando una serie di interventi finalizzati a porre rimedio a una situazione di inefficienza che si trascina da anni: «La Riforma era necessaria perché avevamo un disavanzo di 400 milioni di euro. Oggi stiamo resistendo al tentativo di altre regioni speciali di farci entrare in un piano di rientro formale. Noi abbiamo resistito, perché questo avrebbe bloccato il turnover e comportato il ricorso ai ticket. Il disavanzo non è comunque aumentato».

Sul problema della mancata distribuzione dei micro diffusori ai diabetici, Luigi Arru ha ammesso le difficoltà nell’applicazione della delibera, ma ha ricordato il giudizio dato da un istituto di monitoraggio secondo il quale la rete sarda è una delle migliori a livello nazionali.

L’assessore infine ha parlato dei risultati ottenuti con l’avvio dell’elisoccorso e della riorganizzazione della rete oncologica. «Ci sono problemi e non l’abbiamo negato, sulle liste d’attesa dovuto in gran parte alla presenza di tanti lavoratori a tempo. Un problema che stiamo risolvendo con 500 stabilizzazioni e 500 nuove assunzioni».

Sul Mater Olbia l’assessore ha spiegato che «in due mesi è stato fatto ciò che non si è fatto in 10 anni: «Non è responsabilità nostra se sono stati cambiati tre partner scientifici».

Per quanto riguarda la vicenda Aias, Luigi Arru ha ribadito che la Regione ha sempre messo i soldi a disposizione. «La stessa Aias dichiara di aver ricevuto 150 milioni in questa legislatura. Non c’è correlazione tra il mancato pagamento degli stipendi e i ritardi nelle erogazioni. Il contenzioso riguardava 42 milioni. Poi sono diventati 15 milioni sui quali abbiamo chiesto una fideiussione. Le famiglie sono alla fame non per colpa della Regione». Rispondendo, infine, al consigliere Roberto Desini (Pds) Luigi Arru ha detto: «Non sono Pinocchio, ci ho messo sempre la faccia».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola ai presentatori delle mozioni per le repliche.

Augusto Cherchi (Pds) si è dichiarato insoddisfatto delle risposte della Giunta: «Perché il Ministero fa rilievi sui Lea se non li monitorizza dal 2010? Lo avete ricordato al Ministero?». Sul disavanzo Augusto Cherchi ha citato  la sentenza della Consulta del 2015 in cui si dice che lo Stato italiano non ha competenza sulle norme finanziarie delle regioni che si pagano per intero la Sanità mentre per il problema dei micro diffusori ai diabetici ha affermato: «Perché fare una delibera per assicurare i freestyle a 3.000 pazienti? Ci sono 12mila sardi che potenzialmente ne hanno bisogno. Ci siamo accodati alla gara del Piemonte per acquistare i diffusori. Il lotto 5 è stato sospeso per due volte». Augusto Cherchi ha quindi concluso: «La Riforma va applicata, ci piaccia o no è la nostra riforma, però ho posto un altro problema sull’adeguamento degli atti alle leggi approvate in Consiglio. La legge 17 impone vincoli sugli atti di programmazione che non possono essere delegati ai direttori generali».

Anche Michele Cossa (Riformatori) si è dichiarato insoddisfatto: «E’ vero che la croce non può essere caricata tutta sulle spalle dell’assessore Arru. A lui rimproveriamo 5 anni di gestione in cui la situazione è peggiorata. Le riforme sono indispensabili, ma forse sono state fatte tardi e in modo sbagliato, altrimenti non si spiegherebbe lo stato del sistema e la percezione che ne hanno i cittadini. Aumentano i viaggi della speranza, chi se lo può permettere va a curarsi fuori perché non si fida dei sanità sarda. Un ruolo devastante lo ha giocato l’attacco alla sanità cagliaritana. La vergogna del Brotzu incide pesantissimamente».

Cossa ha poi rimproverato l’assessore per non aver detto cosa farà degli atti aziendali una volta che arriverà la risposta del Ministero sulla riordino della Rete ospedaliera e per non aver chiarito i termini della riorganizzazione del personale: «Vanno bene le stabilizzazioni ma il problema è assorbire personale o efficientare le risorse umane presenti nelle aziende sanitarie? La sfida è questa».

Insoddisfatto anche il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta: «Credo si debba partire dai più deboli che hanno difficoltà di mobilità e necessitano di attenzioni. La mia insoddisfazione nasce per il fatto che ha trascurato questo aspetto».

Pierfranco Zanchetta ha poi rimarcato la necessità di dare attuazione agli atti del Consiglio: «Occorre riconoscere il lavoro del Parlamento sardo. Il Trentino Alto Adige ha bandito concorso per nuovo manager della sanità dopo la cacciata del precedente che non rispondeva alle richiesta del corpo sociale».

Per Marco Tedde (Forza Italia) le risposte dell’assessore sono insufficienti:«Fare riforme è difficile, lo sappiamo, ma è stato molto semplice arenare quella riforma.

Il collega Roberto Desini sbaglia a definire Luigi Arru “Pinocchio”. «Lui e Francesco Pigliaru sono piuttosto paragonabili al Gatto e alla Volpe». Secondo Marco Tedde la sanità non si gestisce con i sofismi ma con scelte politiche. «Quando le scelte mancano le riforme si arenano. Per quale motivo il Ministero deve dare il placet sulla riorganizzazione della Rete ospedaliera? Il Mef deve dare risposte solo sul Mater Olbia. Si vuole fare lo stesso che si è fatto per il presidio di Alghero Ozieri, si dice che sarà fatto entro il 2018 e poi non viene avviato nessun procedimento. E’ una presa in giro per tutti gli abitanti di quei territori».

Duro il giudizio di Marco Tedde anche sull’Aias: «Avete parlato di fideiussioni farlocche, è bene che andiate in Procura, fate l’opposizione ai decreti ingiuntivi oppure pagate. In questo modo Aias potrà pagare i dipendenti. Le prestazioni vanno pagate. Ci sono costi di esercizio. Smettetela con questi artifizi e questi raggiri».

Al termine delle repliche il presidente Ganau ha chiesto chiarimenti sulla natura dell’ordine del giorno presentato: «E’ unitario o invece si tratta invece di un odg di censura presentato da una sola parte politica? Se non è unitario non può essere discusso prima di tre giorni».

Il capogruppo di forza Italia Alessandra Zedda ha chiesto dieci minuti di sospensione che sono stati accordati.

Alla ripresa dei lavori il presidente Gianfranco Ganau ha preso atto della mancanza di un odg unitario e ha quindi messo in votazione le singole mozioni partendo dalla n. 424 (Cherchi e più).

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Piermario Manca (Pds): «Apprezziamo la passione dell’assessore, ma noi abbiamo chiesto risposte su due problemi e su questo insistiamo. Lei non ha risposto, abbiamo votato la riforma e pretendiamo che sia applicata. Non stiamo dicendo cose stratosferiche, non siamo dei marziani».

Per Alessandra Zedda: «Non è un buon lavoro quando si chiudono reparti come il Marino o si declassa il Brotzu. L’assessore inoltre non ha mai risposto sulla chirurgia plastica – ha detto – per non parlare della sanità privata. I Centri di riabilitazione si lamentano: anche questi sono dei pazzi? In un territorio come la Sardegna non è pensabile accorpare 200mila prestazioni». 

Il consigliere Roberto Desini (Pds) ha dichiarato voto favorevole alle mozioni su rete ospedaliera e diabetici e si è rivolto direttamente al presidente della Giunta: «Non è un discorso di lealtà e fedeltà alla maggioranza ma di onestà intellettuale». A favore anche il consigliere Peru (Fi) che ha invitato l’assessore a chiarire sui tagli ai reparti di gastroenterologia, medicina, chirurgia e lungo degenze nella Aou di Sassari. La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha dichiarato voto di astensione mentre Giorgio Oppi (Udc) si è dichiarato a favore ed ha replicato alle dichiarazioni dell’assessore: «È poco informato, perché la spesa farmaceutica è peggiorata e non è vero che mancano ristrutturazione da trent’anni». Voto favorevole per tutte e tre le mozioni è stato dichiarato dal capogruppo FdI Paolo Truzzu («Ringrazio Luigi Arru perché mi ha convinto a votare anche quella di sfiducia»).

Posta in votazione è stata approvata (45 sì su 45 votanti) la mozione n. 424 (Cherchi e più che impregna il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Luigi Arru«a riferire in Aula in ordine alle problematiche sopra esposte e sugli specifici atti di organizzazione e amministrativi adottati dalle aziende sanitarie regionali in contrasto con il documento di ridefinizione della rete ospedaliera approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 25 ottobre 2017; e ad assumere ogni iniziativa necessaria al fine di ricondurre l’attività delle aziende sanitarie regionali nell’alveo della legittimità e della conformità alle norme legislative e ai documenti approvati dal Consiglio regionale in materia».

Approvata (42 sì su 43 votanti) anche la mozione n. 427 (Cossa e più) che impegna presidente e assessore a riferire in Aula su:

«1) sulla vigenza o meno del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera approvato dal Consiglio regionale in data 25 ottobre 2017; 2) sulla veridicità delle notizie di stampa secondo cui il ministero della Salute avrebbe richiesto molteplici chiarimenti di merito sul provvedimento;

3) su quali siano, in particolare, gli aspetti del provvedimento che necessitano di approfondimenti e di chiarimenti e che stanno ritardando la conclusione della verifica di coerenza ai sensi della legge n. 164 del 2014 da parte del Ministero della salute;

4) su quali siano i tempi previsti e concordati per il completamento della fase di verifica da parte del Ministero della salute;

5) su quali siano le azioni che la Regione sta eventualmente ponendo in essere per accelerare tale verifica di coerenza da parte del Ministero;

6) su quale sia l’attività di monitoraggio regionale e quale sia il risultato del monitoraggio stesso in merito alla coerenza degli atti assunti dai direttori generali delle aziende rispetto ai contenuti del piano;

7) su quali siano le azioni che la Giunta regionale intende porre in essere per rafforzare il filtro della sanità territoriale, potenziando la medicina d’iniziativa e il sistema della presa in carico della cronicità;
8) su quali siano le attività di riorganizzazione del sistema della continuità assistenziale e dell’emergenza urgenza, per adeguarli alle nuove esigenze sanitarie della popolazione;

9) su quale sia la progettualità dell’AREUS;

10) sul ruolo dell’ATS nelle attività di committenza e nella centralizzazione dei servizi».

 La capogruppo di Fi, Alessandra Zedda, ha dichiarato voto favorevole alla mozione 435 (Tedde e più): «Abbiamo totale sfiducia totale nell’operato del presidente Pigliaru e di tutti coloro che sono parte dei questa maggioranza». A favore anche Marco Tedde (Fi): «Anche il presidente Francesco Pigliaru ha capito che le politiche sanitarie sono miseramente fallite». Contraria Rossella Pinna (Pd): «Non per partigianeria ma nemmeno perché va tutto bene, il punto è che i cambiamenti richiedono tempo ma andiamo nella direzione giusta». Il capogruppo Pds, Gianfranco Congiu, ha annunciato l’astensione dopo che il presidente Ganau ha respinto la richiesta di votazione per parti del documento. A favore si è espresso Edoardo Tocco (FI) e anche Giuseppe Fasolino (Fi), Antonello Peru (Fi), Giovanni Satta (Psd’Az) e Stefano Tunis (Fi). La consigliera Busia ha dichiarato voto di astensione e i segretari dell’Aula hanno proceduto con la chiamata nominale. Conclusa la seconda chiama, il presidente ha proclamato lo scrutinio: votanti 48, astenuti 6, favorevoli 14, contrari 28. Respinta la mozione, il presidente ha dichiarati conclusi i lavori ed ha preannunciato al convocazione del Consiglio al domicilio.

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Domani, giovedì 2 agosto, alle 10.00 nella sala stampa del Consiglio regionale, sarà presentata la proposta di legge “Disposizioni per il riconoscimento, la diagnosi e la cura della Fibromialgia o Sindrome Fibromialgica”.

La proposta di legge è firmata dai consiglieri Augusto Cherchi (Partito dei sardi), Gianfranco Congiu (Partito dei sardi), Roberto Desini  (Partito dei sardi), Piermario Manca (Partito dei sardi), Alessandro Unali (Partito dei sardi) e Lorenzo Cozzolino (Partito democratico).

 

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Più risorse e meno burocrazia per promuovere lo sport sardo. E’ l’obiettivo della proposta di legge “Testo Unico della normativa in materia di sport”, presentata dal Gruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale, primo firmatario il consigliere Roberto Desini. Con un finanziamento di circa 30 milioni di euro l’anno il testo vuole riorganizzare l’intera legislazione regionale in materia di sport, adeguando la legge 17 del 1999 (provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna) e riportando in capo alla Regione le deleghe che erano state attribuite alle Province e che non vengono ormai più gestite, tra cui i finanziamenti per l’acquisto delle attrezzature sportive.

Il testo, articolato in 37 articoli, prevede un Piano triennale di attività e individua due filoni fondamentali: la promozione dello sport e gli interventi sugli impianti sportivi, a cui sono destinati rispettivamente 13 e 17 milioni. Si tratta di un incremento di risorse di quasi il 300% rispetto agli attuali 8,4 milioni di euro previsti nell’esercizio finanziario del 2018.

«Con questa legge – ha spiegato Roberto Desini – vogliamo creare ordine nella normativa vigente e rendere più agile la parte burocratica per le società e le federazioni. In particolare, vogliamo raddoppiare la quota destinata alle trasferte, portandola a 7 milioni, e attivare un piano straordinario per l’impiantistica sportiva, valutando la situazione delle strutture in relazione alla distribuzione geografica e alle richieste che arrivano anche da nuove discipline. Una particolare attenzione sarà riservata ai diversamente abili: attualmente il 6 per cento dei contributi destinati allo sport viene erogato d’ufficio al Coni per attività istituzionali. Con la nostra proposta di legge prevediamo che 150mila euro di questo 6 per cento vadano invece al Comitato italiano Paralimpico (Cip).»

Il testo vuole, inoltre, coinvolgere tutti i soggetti che operano nel settore e rendere la Conferenza regionale dello sport il momento in cui programmare l’attività in maniera condivisa e organica. L’obiettivo finali dei promotori è di promuovere la pratica e la diffusione capillare dell’attività sportiva e dell’attività motorio-ricreativa nel territorio regionale e valorizzare la funzione sociale e preventiva dello sport per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

«Uno Stato lungimirante deve puntare sullo sport – ha affermato il consigliere Augusto Cherchi – perché investire sullo sport vuol dire investire sulla salute dei cittadini.»

Secondo Piermario Manca è «importante rivisitare tutto il sistema legislativo dello sport, adeguandolo alle nuove esigenze, con una particolare attenzione alla prevenzione sia per l’attività agonistica sia per quella dilettantistica».

Tra i diversi interventi, circa la metà del finanziamento per la promozione dello sport è destinato alla partecipazione ai campionati nazionali, 1,4 milioni all’attività sportiva giovanile e 600mila euro per la prevenzione. Per quanto riguarda l’impiantistica sportiva i proponenti hanno fotografato la situazione esistente al 31 dicembre 2017: la Sardegna ha  1.976 complessi sportivi, che si articolano in 3.214 impianti sportivi e 3.735 spazi di attività. I dati hanno, però, evidenziato uno squilibrio territoriale che vede la provincia di Nuoro registrare la minore percentuale di strutture sportive in assoluto, mentre la provincia del Sud Sardegna detiene la maggiore percentuale di complessi, di impianti e di spazi. La proposta di legge ha anche l’obiettivo di riequilibrare la distribuzione degli impianti sul territorio regionale in base anche alla destinazione dei singoli sport.

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Il Consiglio regionale, nella seduta di stamane, ha approvato all’unanimità la mozione per la sottoscrizione congiunta del Consiglio regionale sardo e dell’Assemblea corsa dellaCarta europea per l’eguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”, le misure in favore degli ex lavoratori del polo industriale di Ottana, ed il passaggio agli articoli delle norme per la lavorazione, la trasformazione e il confezionamento di prodotti agricoli aziendali esclusivamente aziendali.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione 439 (Pietro Cocco e più) “sulla sottoscrizione congiunta da parte del Consiglio regionale della Sardegna e dell’Assemblea di Corsica della Carta europea per l’eguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”, in base all’art.102 del regolamento dell’Assemblea.

Aprendo gli interventi, la consigliera Annamaria Busia, del gruppo Misto, ha ringraziato i capigruppo per la sottoscrizione e la procedura accelerata assegnata al documento comune Sardegna-Corsica. La Sardegna, ha osservato, «per quanto riguarda alcuni aspetti della parità di genere ha ancora molta strada da percorrere, a cominciare dalla rappresentanza in Consiglio regionale, ed in effetti le ultime politiche hanno dimostrato che molta astensione è stata femminile perché, evidentemente, le donne risentono di più del clima generale di disorientamento e difficoltà di trovare spazio e lavoro nella famiglia e nella società». Questo fenomeno, ha concluso, «si ripeterà anche nelle prossime tornate elettorali e chiamerà la politica, anche quella locale, ad una riflessione urgente».

Il consigliere di Fdi Gianni Lampis che ricordato che «la valutazione del lavoro compiuto dalla consulta sardo-corsa ma non si può ridurre alla questione elettorale, perché nella carta c’è molto altro; è vero cioè che la Sardegna deve avere una legge diversa da quella della Corsica ma il dibattito deve riguardare tanti aspetti della vita quotidiana che impediscono alle persone (donne e uomini) di avere uguali opportunità diritti e doveri, dalle giovani coppie alle madri alle famiglie numerose, mettendo al centro di tutto soprattutto famiglia che per la nostra Costituzione è il nucleo centrale della società, voteremo quindi a favore auspicando impegni più ampi e concreti anche in prospettiva».

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha sottolineato che, con onestà, «bisogna ammettere che la Corsica per certe cose e più avanti della Sardegna e comunque dalla sua realtà si possono ricavare esempi molto positivi; la carta ha un contenuto ampio che è opportuno allargare ancora verso un concetto di uguaglianza a tutto campo».

La capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha parlato di «documento importante che il nostro gruppo sosterrà con convinzione, anche se la strada è ancora molto lunga per quanto riguarda la vera parità di genere, la prevenzione, l’educazione al rispetto, le politiche ed i programmi orientati all’educazione affettiva, alla famiglia ed alla scuola, una rete sociale viva insomma capace di caratterizzare in positivo la società sarda». L’Europa sta facendo tanto su questi temi, ha detto infine, «e crediamo che questa battaglia di civiltà potrà essere rafforzata anche da una maggiore delle donne nelle istituzioni».

L’assessore degli Affari generali Filipppo Spanu, a nome della Giunta, si è soffermato sul valore dell’idea comune che Sardegna e Corsica propongono all’attenzione delle due Regioni e dell’Europa, conquistando un ruolo centrale nel contesto europeo e Mediterraneo.

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, dopo aver sottolineato che sulla legge elettorale il Consiglio ha fatto scelte importanti avviando un percorso di perequazione dei generi, ha suggerito l’integrazione del documento in alcuni punti «come la condivisione formale dei principi e dei valori che ispirano la carta e l’impegno per l’attuazione degli stessi anche da parte della Giunta».

Il Consiglio ha accolto le proposte di modifica del consigliere Marco Tedde.

Il capogruppo Upc, Pierfranco Zanchetta ha messo in luce l’importanza dell’azione comune Sardegna Corsica aggiungendo che, purtroppo, «la recente sentenza della Cassazione che ha negato l’applicazione di una aggravante a responsabili di stupro perché la vittima era ubriaca, segna un arretramento grave della condizione della donna nella vita pubblica sul piano della civiltà».

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha apprezzato l’iniziativa del collega Tedde per le importanti integrazioni e per impegno di Giunta ad attuare un programma strategico sulla parità di genere. In Corsica, ha ricordato a proposito della legge elettorale, «ci sono nell’Assemblea regionale 31 uomini e 30 donne, frutto di un sistema con liste bloccate; quanto alle sentenze evocate dal collega Pierfranco Zanchetta, vanno lette per intero e lo faremo la prossima settimana quando parleremo di violenza».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az-La Base), favorevole, ha sostenuto che il documento «si inserisce in un contesto di continuità con le azioni precedenti adottate insieme alla Corsica per lanciare iniziative di valorizzazione delle culture dei popoli d’Europa».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, favorevole, ha riconosciuto che «sulla parità di genere forse i corsi hanno qualcosa da insegnarci ma noi abbiamo fatto la nostra parte avviando un percorso significativo, mentre sulla consulta serve un passo avanti sul piano dell’operatività e della concretezza, a cominciare dal riconoscimento degli Stati di appartenenza».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto fra l’altro che «è meglio non dire troppe parole pensando di fare chissà cosa, la parità di genere è un fatto culturale che si pensa e si pratica, siamo convinti di quello che abbiamo firmato e di crediamo profondamente».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha tenuto a precisare che il sistema elettorale corso funziona con liste bloccate senza preferenze, premio di maggioranza e voto alternato.

La capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, favorevole, ha espresso apprezzamento per le integrazioni proposte dal collega Tedde per favorire azioni più incisive coinvolgendo anche il presidente della Giunta.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato all’unanimità con 48 voti.

Dopo una breve sospensione della seduta, il Consiglio ha iniziato l’esame della Proposte di legge n. 526 (Congiu e più) che contiene “Misure straordinarie in favore degli ex lavoratori del polo industriale di Ottana”. Anche questo provvedimento arriva in Aula con il consenso di tutto i capigruppo in base all’art.102 del regolamento.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha chiesto una breve sospensione della seduta per consentire al suo gruppo di incontrare una delegazione di lavoratori Aias, presenti sotto il palazzo del Consiglio.

Il presidente Gianfranco Ganau ha risposto di non poter accogliere la richiesta per motivi organizzativi, come è già stato comunicato ai lavoratori e ad altre delegazioni di diverse categorie, ugualmente presenti sotto il palazzo.

Riprendendo la discussione della legge n. 536 il primo firmatario Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds, ha ricordato che il provvedimento nasce da quando, nel dicembre 2017, 130 lavoratori dell’ex polo di Ottana furono esclusi dall’accesso alla mobilità in deroga. Da allora, ha spiegato, «sono state avviate diverse iniziative per il loro recupero, prima inserendoli nel progetto LavoRas con una misura specifica, azione rivelatasi non praticabile, poi prevedendo una una tantum compensativa del danno subito, attraverso una legge ad hoc che cambia la legge di stabilità; siamo conseguenti agli impegni assunti dalla Regione e contenuti in diversi documenti votati dal Consiglio per l’inserimento di Ottana fra le arie industriali di crisi complessa, per cui è auspicabile la sottoscrizione comune dei gruppi».

Per il Pd il consigliere Franco Sabatini ha espresso apprezzamento per il provvedimento proposto dal collega Congiu, ricordando però che «recentemente la Camera ha respinto un emendamento che aveva lo scopo di inserire questi lavoratori nel trattamento di cassa integrazione; tutte le forze politiche devono quindi lavorare per ripresentarlo è ingiusto che i lavoratori siano esclusi dagli ammortizzatori sociali per formalità burocratiche».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi, nel condividere la proposta, ha lamentato che «le vicende di Ottana sono sempre mortificate da un qualcosa che per diversi motivi non va mai a buon fine, mentre invece quei lavoratori invece meritano il massimo dell’attenzione e dell’impegno delle istituzioni e vanno incoraggiati».

Daniele Cocco, capogruppo di Art. 1 – Mdp, ha parlato di una legge che «rende giustizia a lavoratori purtroppo finora bistrattati e non è vero che il Consiglio parla di Ottana solo oggi, ce ne siamo occupati tante volte senza ottenere grandi risultati ma c’è l’impegno a fare ancora di più». Qualche giorno fa, ha ricordato, «la commissione speciale di inchiesta ha visto ad Ottava degrado e scempi ambientali senza fine, mostri di amianto e fiumi di acidi sparsi in ettari ed ettari di terreno per responsabilità certamente non addebitabili a questa Giunta».

Il capogruppo di Fdi Paolo Truzzu si è dichiarato favorevole «solo per rispetto dei 130 lavoratori e delle loro famiglie, non certo per la situazione kafkiana di Ottana piena di responsabilità politiche ed amministrative che non si possono nascondere, in un territorio dove si sono fatte scelte profondamente sbagliate, anche ideologiche, con atti di spoliazione rapace appoggiati da politici». E’sperabile, ha concluso, «che altre crisi simili possano avere la stessa considerazione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sostenuto che il provvedimento riguardante Ottana riguarda una situazione circoscritta agli anni 2016 e 2017 rimasti senza interventi specifici. E’chiaro però, ha proseguito, «che non possiamo trascurare tanti altri casi di lavoratori che si trovano più  o meno nelle stesse condizioni; è meglio quindi mettere a punto un quadro di insieme, comprendente altre situazioni, dal Sulcis al Medio Campidano, che presentano crisi industriali con caratteristiche previste dalla legge per interventi a sostegno dei lavoratori».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato che il suo gruppo è rimasto in Aula per senso di responsabilità e per votare questa legge discussa dal Consiglio in base all’art. 102. Però, ha osservato, «forse il collega Congiu avrebbe dovuto parlare di un provvedimento condiviso da tutti i capigruppo e non come esponente di un partito; nel merito, per noi si tratta di un atto di giustizia, ma non dimentichiamo che per altri territori non c’è stata la stessa attenzione, mi riferisco in particolare ai lavoratori della ex Rockwool  definiti invisibili che tali, purtroppo, sono rimasti». Auspichiamo perciò, ha concluso, «che al più presto si affrontino anche altri casi».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, nell’esprimere piena adesione all’iniziativa, ha affermato che «Ottana è un problema grave di cui si è parlato a lungo senza mai arrivare a soluzione condivisa, capace anche di fare piena luce sui danni consumatisi nel tempo anche per colpa della pubblica amministrazione; bisogna invece andare fino in fondo per evitare che anche Ottana viva di assistenza come il Sulcis».

Per Forza Italia il consigliere Stefano Coinu ha sostenuto che «la proposta è condivibile ma è chiaro che quanto si interviene molto tardi lo si fa con provvedimenti parziali fermo restano che, per chi non ha nemmeno la cassa integrazione, anche un giorno è importante». Tuttavia, ha auspicato, «è meglio prevenire, va bene la commissione di inchiesta ma più che di ritardi è il caso di parlare di futuro e prospettive, per rispondere non solo al degrado ambientale ma al senso di abbandono di un territorio che da quella industria aspettava un rilancio; non inseguire, in definitiva, ma progettare e programmare».

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso il parere favorevole della Giunta ponendo in evidenza la caratteristica “una tantum” del contributo economico, concedibile quindi solo con un’apposita norma di legge. Il vice presidente dell’esecutivo ha rammentato dunque gli interventi concreti posti in essere dalla Giunta nell’area di Ottana: «Due milioni di euro per una serie di interventi urgenti nei terreni del consorzio industriale ma che non riguardano le bonifiche perché chi ha chi ha inquinato deve pagare, 5 milioni a favore dell’ampliamento degli impianti della Antica fornace; 4 milioni per piccole e medie iniziative; 2 milioni per ulteriori interventi sul mercato del lavoro». «Con questa legge – ha concluso Paci – si interviene sui 130 lavoratori esclusi per motivi fortuiti dagli ammortizzatori in deroga riferiti al 2016-2017».

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato il sostegno personale e del suo gruppo per il provvedimento, chiedendo di apporre la firma alla proposta di legge, auspicando analoghe attenzioni anche per altre realtà di crisi della Sardegna. Pieno sostegno anche da parte del consigliere Rossomori, Emilio Usula, che ha ricordato la valenza sociale prima ancora che ambientale del disastro di Ottana. La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha ribadito la necessità di “allargare il fronte dopo Ottana” ed ha posto in evidenza la crisi della ex Keller e dei lavoratori rimasti senza alcun tipo di sostegno al reddito. L’esponente della maggioranza ha reiterato la richiesta per il riconoscimento di “area di crisi complessa” nei territori ricompresi tra Villacidro e Guspini.

Roberto Desini (Pds) ha ricordato lo spirito unitario con il quale si è intervenuti sulla crisi di Ottana, anche alla luce della manifestazione pubblica dello scorso aprile, ed ha annunciato il ritiro delle firme dei consiglieri regionali del Pds così da consentire a tutti i capigruppo la sottoscrizione del provvedimento unitario a sostegno dei lavoratori di Ottana.

Gianni Lampis (FdI) ha dichiarato sostegno alla proposta («non ci sottraiamo alla responsabilità verso i lavoratori») ma ha chiesto l’impegno del Consiglio anche per i lavoratori della Keller, proponendo l’approvazione di un ordine del giorno unitario. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ribadito l’adesione alla proposta di legge ed ha evidenziato come “il Consiglio sia chiamato ancora una volta a sopperire alle manchevolezze dello Stato”. A favore anche Fabrizio Anedda (Misto) che ha invitato il Consiglio a “ragionare sulla produzione perché l’assistenza non basta più” e ad affrontare in termini risolutivi la crisi dell’Aias.

Il capogruppo Pds, Gianfranco Congiu ha quindi ribadito che il provvedimento si rivolge ai 130 lavoratori esclusi dalla mobilità in deroga 2016 2017 definendo la norma in discussione “una misura di riequilibrio sociale”.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 47 favorevoli su 47 votanti e di seguito con 48 sì su 48 votanti è stato approvato l’articolo 1 che “autorizza per l’anno 2018 la spesa di euro 2.315.000 per l’attuazione di un programma di interventi in favore degli ex lavoratori del polo industriale di Ottana cessati dal rapporto di lavoro a seguito della liquidazione delle rispettive società e non sostenuti da ammortizzatori sociali ordinari e in deroga con riferimento agli anni 2016 e 2017, nonostante l’avvenuta presentazione della relativa istanza di mobilità in deroga nel mese di aprile 2017, in virtù delle disposizioni dell’asssessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale del 27 marzo 2017, che si trovino in una situazione di ridotta occupazione successiva al licenziamento”.

All’unanimità (50 a favore su 50 votanti) è stata approvata la norma finanziaria con la correzione della provenienza finanziaria, avanzata da Gianfranco Congiu. Dopo il via libera (50 favorevoli su 50 votanti) all’articolo 3 (entrata in vigore), il presidente del Consiglio ha sospeso i lavori per consentire la predisposizione di un ordine del giorno unitario sui lavoratori ex Keller.

Alla ripresa ha preso poi la parola il presidente Gianfranco Ganau che ha dato lettura di un ordine del giorno unitario a firma Rossella Pinna, Gianni Lampis e Alessandro Collu. Il testo sollecita l’impegno della Giunta per “ogni utile azione e iniziative per salvaguardare la continuità produttiva e occupazionale dei lavoratori dello stabilimento Keller elettromeccanica di Villacidro  e l’adozione di misure di politiche attive del lavoro” e anche l’impiego nei cantieri per gli ex lavoratori che non beneficiano di ammortizzatori sociali.

Favorevole l’assessore Raffaele Paci e anche l’Aula, che lo ha approvato e ha detto sì subito dopo anche alla legge 526 a firma Gianfranco Congiu e più “Misure urgenti in favore degli ex lavoratori del polo industriale di Ottana”.

Il parlamento sardo è passato poi all’esame della proposta di legge 506 “Norme per la lavorazione, la trasformazione e il cofnezionamento di prodotti agricoli esclusivamente aziendali”. Il presentatore, l’on. Luigi Lotto (Pd), ha detto: “Si tratta di consentire alle aziende agricole di presentare sul mercato locale con prodotti certificati e garantiti sotto il profilo della sicurezza alimentare. Abbiamo sentito in commissione tutti i pareri interessati e la abbiamo accolta favorevolmente”.

Dello stesso avviso l’on. Luigi Crisponi (Riformatori): “Con questa legge si evita di disperdere conoscenze e storie familiari, si salvaguarda l’identità delle piccole aziende agricole senza mancare di rispetto ai dettami legislativi soprattutto quelli dell’Unione Europea. Diamo forza ed energia a chi, piccola azienda, produce marmellate come salumi e non ha la possibilità di arrivare al mercato. Per questo la commissione ha salutato con favore questa proposta di legge”.

Per l’on. Marco Tedde (FI) “non è possibile non condividere questa proposta di legge perché è una proposta di buon senso. Nella propria azienda ognuno deve essere padrone ma non possiamo dire che con l’approvazione di questo testo ci dimenticheremo gli errori che avete fatto nella gestione dell’agricoltura sarda. Né ci potremo dimenticare i vostri ritardi nei bandi dell’Unione Europea”.

Anche l’on. Piermario Manca (PDS) si è detto favorevole: “Una legge semplice che va nella giusta direzione. Si tratta di consentire alle piccole imprese di trasformazione agricola di fare il suo lavoro. Vanno definiti però i quantitativi trasformati massimi ammessi, anche se si può evitare di farlo in legge”.

Dai banchi dell’Udc l’on. Gianluigi Rubiu ha aggiunto: “Questa legge è strategica perché consente all’azienda agricola di esportare i propri prodotti insieme al bene più importante: il territorio. E tutto questo lavoro di trasformazione potrà accadere usando i piccoli impianti privati dei produttori”.

Soddisfatta anche la capogruppo di Forza Italia, on. Alessandra Zedda: “E’ corretto sostenere con un provvedimento legislativo la produzione che non riesce ad arrivare alla grande distribuzione, stiamo coinvolgendo con questo provvedimento gli operatori del settore aprendo nuove politiche di marketing”.

Per l’on. Gianmario Tendas (Pd) “si colma oggi un vuoto legislativo che altre regioni come la Toscana hanno già colmato da un pezzo”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo al voto il passaggio agli articoli, che è stato approvato e ha aggiornato la seduta alle 16.00.

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Durissimo attacco del consigliere regionale del Partito dei Sardi (partito della maggioranza di centrosinistra che sostiene la Giunta Pigliaru), Roberto Desini, all’assessorato regionale della Sanità e all’ATS Sardegna, con un’interrogazione presentata in Consiglio regionale, sulla chiusura degli ambulatori di Sorso e Valledoria per carenza di personale.

«Siamo di fronte all’ennesimo episodio di cattiva gestione del sistema sanitario sardo, che dimostra l’assoluta e non più tollerabile incapacità dell’assessorato alla Sanità – denuncia Roberto Desini -. Con una comunicazione inviata questa mattina ai sindaci dei Comuni serviti dai due ambulatori (Sorso, Sennori, Valledoria, Viddalba e Santa Maria Coghinas), l’ATS informa che il servizio offerto ai cittadini nelle due sedi di Sorso e Valledoria sono chiusi per mancanza di personale, fino al 15 settembre. Allo stesso tempo invita gli utenti del servizio a rivolgersi agli ambulatori di Porto Torres e alla sede centrale di via Rizzeddu, a Sassari. Tutto ciò non è tollerabile. Cinque Comuni e migliaia di utenti non possono essere privati di un servizio essenziale come quello svolto dagli ambulatori d Sorso e Valledoria, solo perché l’assessorato non è in grado di garantire una organizzazione efficiente sul territorio».

«L’ATS – conclude Roberto Desini – motiva la chiusura degli ambulatori fino al 15 settembre con “la perdurante situazione di carenza di personale infermieristico e della dirigenza medica”.»