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La situazione della vertenza ex Alcoa è di nuovo ad un punto di svolta. Per i “cultori” dei se e dei ma e per i “giudici” dell’ultima ora, sarebbe bene rammentare sempre le Leggi (e chi le ha fatte) poi impugnate e cassate dalla UE che portarono alla chiusura. Poi chi nei primi mesi del 2014, al termine della ingloriosa fase klesh, arrivava a sancire la fine dell’esperienza della produzione di alluminio nella nostra Terra. Cioè la pietra tombale sulla vertenza che poi, cambiato quel quadro di governo e convinto il nuovo con la mobilitazione e le buone ragioni, abbiamo invece ripreso con la speranza che il tutto non sia stato vano.
Ci permettiamo questo suggerimento perché crediamo sia preferibile guardare la realtà dei fatti, analizzarla e cercare di comprenderla per il bene della causa senza il vizio del tifo pro o contro, piuttosto che del dileggio da muretti a secco. Giusto per evitare equivoci ci pare il caso di ribadire che per noi, ancora oggi e come detto nella riunione al Ministero, la Glencore (che non è ne colpevole ne tantomeno nemica) era e rimane il miglior soggetto industriale per rilevare lo stabilimento. Le “nozze” si fanno in due e “non si fanno con i fichi secchi”. Problema decisamente superato per la corposa dote della fabbrica.
Abbiamo ottenuto il migliore prezzo europeo per l’energia, 25 € attraverso 3 strumenti: il contratto bilaterale a 37 € per 10 anni DIECI con Enel; la riduzione degli oneri per 5.50 € e il resto con la remunerazione del Servizio di Interrompibilità che non può che essere a bando triennale, come peraltro riconosciuto e sottoscritto dalle Parti nel Protocollo d’Intesa fra Governo, Regione, Glencore del 10/11/2014. Pratica che non può essere svolta altrimenti ed esattamente rispondente ai dettami delle Leggi e dei Trattati.
Poi a completamento di quel Protocollo: le infrastrutture sono avviate con la chiusura della gara per il dragaggio del porto e l’assegnazione dei lavori per la strada periportuale; si ha il “bollino della UE” sui 2 strumenti (escluso il Bilaterale perché contratto fra privati) e, infine, la disponibilità al corposo Contratto di Sviluppo, con finanziamento investimenti ovviamente su presentazione del Piano Industriale.
Il tutto riconosciuto persino dalla stessa Glencore, alla quale va paradossalmente riconosciuta una parte dei meriti per il raggiungimento di questi risultati, che però prova a rilanciare su garanzie assolute fino a proporre di mettere in capo ad altri soggetti eventuali e decisamente minimi rischi d’impresa, come eventuali vantaggi. La questione dei 10 anni è perciò un qualcosa che è ragionevolmente garantito dal fatto che in Sardegna e Sicilia si stabilisce una riserva sufficiente per non avere grosse sorprese come peraltro sa bene la Glencore perché la Portovesme srl partecipa da circa 13 anni ai bandi del sistema dell’Interrompibilità, così come a quelli per la Superinterrompibilità negli ultimi 7.
In ogni caso sulla nuova richiesta della Glencore, la risposta del Ministro è stata netta: «Dopo aver fatto anche la più attenta valutazione tale ipotesi, non sta per niente nell’alveo delle disponibilità del Governo»; in più, che si immagina che la stessa Glencore chiederebbe la bollinatura europea; che ovviamente non si avrebbe e che nel caso metterebbe addirittura a rischio il provvedimento che vale per tutte le aziende energivore italiane, compresa la PV srl. Occorre dunque essere coscienti che la decisione sta ora in capo alla Glencore e che sarebbe imbarazzante, per quello che rappresenta nel territorio, il chiamarsi fuori raggiunte tali condizioni.
Per questo ribadiamo che siamo stra-convinti che la Glencore sia la migliore opzione per rilevare e riavviare lo stabilimento e per tutto ciò che comporterebbe anche industrialmente per noi e per il Paese.
Ora, per noi, ma il 3 agosto al MISE vi è stata una veduta unanime delle 5 OO.SS. presenti, vi sono le condizioni per dare avvio alla Due Diligence con l’Alcoa e per il Contratto di Sviluppo con il Governo.
D’altra parte se cosi non fosse, acclarato che si è raggiunto il meglio nel merito e nel metodo, nella misura, nella durata, cioè nella Sostanza e con la certificazione della sua inattaccabilità dalle regole comunitarie, non resterebbe altro che decretarne la fine e se cosi fosse, non solo per Alcoa in quanto quello è il sistema per abbattere i costi di tutte le produzioni energivore per il prossimo decennio.
Noi invece facciamo parte della schiera di chi pensa che con quelle condizioni la fabbrica può riprendere la produzione, meglio e auspichiamo con la Glencore, ma con altri se quella Multinazionale decidesse di cambiare idea davanti all’”altare”.
I segretari generali
Roberto Puddu
Roberto Forresu