18 July, 2024
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Roberto Frongia, 59 anni, avvocato, presidente dei Riformatori sardi e del Comitato per il riconoscimento dell’Insularità in Costituzione, nonché consigliere comunale di minoranza al comune di Iglesias, è il nuovo assessore regionale dei Lavori pubblici. Ritorna così in Giunta regionale, a distanza di 15 anni, avendo ricoperto l’incarico di assessore del Turismo, Artigianato e Commercio per l’intera XII legislatura, nelle tre Giunte presiedute da Mario Floris, Mauro Pili ed Italo Masala.

Roberto Frongia ha iniziato la sua esperienza politico-amministrativa al comune di Iglesias, la sua città, il 5 dicembre 1993 da assessore e vicesindaco al fianco di Mauro Pili, con il quale fu protagonista di una clamorosa rimonta al ballottaggio (partendo dal 22% contro il 48% maturati al primo turno) nei confronti della coalizione di centrosinistra guidata da Nico Grillo. L’esperienza al comune di Iglesias si interruppe anticipatamente per la candidatura di Mauro Pili alla carica di governatore, alla vigilia delle elezioni regionali del 1999 che lo videro candidato, non eletto, alla carica di consigliere. Venne subito indicato dai Riformatori sardi come assessore tecnico del Turismo, Artigianato e Commercio, incarico che ricoprì per l’intera legislatura, in tre diverse Giunte. Conclusa quell’esperienza, ha continuato il suo impegno politico, senza soluzione di continuità, con i Riformatori sardi, candidandosi prima alla carica di consigliere regionale, poi a quella di sindaco di Iglesias, senza fortuna, e un anno fa è tornato in Consiglio comunale da consigliere di minoranza. Dal luglio 2016 è presidente del partito. Ha proseguito le battaglie storiche dei Riformatori sardi per le riforme e da un paio d’anni guida il Comitato per il riconoscimento dell’insularità in Costituzione.

Dalla prossima settimana, subito dopo il giuramento in Aula, Roberto Frongia guiderà l’assessorato dei Lavori pubblici della Giunta Solinas.

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74 giorni dopo il voto, 34 dopo l’insediamento e la nomina dei primi 5 assessori, questa mattina il presidente della Regione, Christian Solinas, ha ufficializzato la nomina di altri 6 assessori, nel corso della seduta del Consiglio convocata per la presentazione in Aula delle dichiarazioni programmatiche. 2 dei 6 nuovi assessori sono donne: Gabriella Murgia, nuovo assessore dell’Agricoltura e Riforma agro-pastorale; Valeria Satta (Lega), assessore degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione; Roberto Frongia (Riformatori sardi), assessore dei Lavori pubblici; Quirico Sanna (PSd’Az), assessore degli Enti locali e Urbanistica; Andrea Biancareddu (Udc), assessore della Pubblica istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport; Giorgio Todde (Lega), assessore dei Trasporti. La settima delega ancora vacante, dodicesima complessiva, quella dell’Industria, resta ancora ad interim al presidente Christian Solinas, fino a quando verrà indicata la quarta donna del nuovo Esecutivo.

Uno dei 6 nuovi assessori, Andrea Biancareddu, unico consigliere eletto, ha già prestato giuramento all’insediamento del Consiglio regionale, il 4 aprile, gli altri 5 assessori giureranno la prossima settimana, in apertura della nuova seduta del Consiglio.

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I Riformatori sardi hanno chiesto al presidente del Consiglio regionale di sollecitare l’accelerazione dell’iter della legge sull’insularità, ferma in commissione Affari costituzionali.

«Si tratta di una battaglia forte, autentica e identitaria, convalidata dalle firme di 100mila sardi e riconosciuta da tuti i partiti, ma per portarla a termine è necessario e urgente dimostrarci uniti e fare quadrato. Noi Riformatori non arretreremo di un centimetro, siamo arrivati fino al Senato e abbiamo il dovere di proseguire una battaglia che non è nostra ma di tutti i sardi», hanno ribadito gli esponenti dei Riformatori sardi Michele Cossa (presidente del gruppo in Consiglio), Roberto Frongia (presidente dei Riformatori sardi), Pietrino Fois (coordinatore regionale) che hanno incontrato il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais. 
Per i Riformatori sardi quello che sta accadendo a livello nazionale avrà ricadute importanti sulla Sardegna se i sardi non si muoveranno uniti come stanno facendo Veneto e Lombardia, i cui presidenti già hanno in
«Anche noi – hanno evidenziato Michele Cossa, Roberto Frongia e Pietrin Fois – dobbiamo pretendere di avere la possibilità di spiegare l’unicità assoluta e peculiare della nostra condizione di insularità e di perifericità e chiedere che, attraverso l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, l’intera comunità nazionale si faccia garante del nostro diritto ad avere uguali diritti di tutti gli altri cittadini italiani.»
Impegno comune che guarda a Roma. Gli esponenti dei Riformatori sardi hanno condiviso con il presidente Michele Pais tutte le nuove iniziative sull’insularità, prime fra tutte un incontro urgente con il presidente della commissione Affari Costituzionali in Senato e con i capigruppo del Senato, con l’obiettivo di accelerare l’iter della legge, al momento ferma proprio in Commissione. 
 

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Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu hanno scritto ai parlamentari sardi per sollecitare il loro impegno nell’iter parlamentare della legge per il riconoscimento dell’insularità.

Scrivono i rappresentanti del Comitato:

«Mentre noi ci accontentiamo degli annunci il Veneto, la Lombardia e l’Emilia proseguono con determinazione nella loro strada col rischio che la loro richiesta di autonomia, ancora una volta, possa crearci ulteriori danni per le prevedibili diminuite risorse a disposizione della Sardegna.

Il Vostro ruolo di rappresentanza impone di guidarci nella più importante tra le sfide per il nostro futuro. A Voi parlamentari sardi, chiediamo dunque di rompere gli indugi e pressare pesantemente il Senato perché inizi immediatamente l’esame della legge.»

E’ questo il senso della lettera aperta, che si conclude con la mano tesa dell’intero Comitato, che però ricorda come il popolo sardo, «questa volta andrà sino in fondo, senza fare sconti a nessuno!»

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«L’inserimento del principio di insularità nella costituzione è una scelta decisiva nella costruzione di quelle pari opportunità ad oggi negate alla Sardegna. Nel 2019 si deve proseguire con fermezza la battaglia iniziata con un consenso popolare mai visto prima, affinché si consegua un esito atteso da troppo tempo. Solo in questo modo saranno definitivamente riconosciute alle cittadine e ai cittadini delle isole garanzie di dignità e non concessioni sull’onda di estemporanee emotività. Si tratta, come è di evidenza, della precondizione necessaria per godere dello sviluppo e della prosperità, finora negati alla Sardegna e alle altre isole, con l’obiettivo di avere all’interno dell’UE, superando svantaggi non più tollerabili, cittadine e cittadini non più discriminati.»

Lo scrivono, in una nota, Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu, rispettivamente presidente e coordinatrice del comitato scientifico del Comitato per l’inserimento dell’insularità in Costituzione.

«Come dice il prof. Vanni Lobrano, a 70 anni dall’approvazione dello Statuto sardo e a 17 dalla riforma del Titolo V della Costituzione, le cittadine e i cittadini sardi chiedono di ricollocare la questione della insularità nella Costituzione italiana anche per denunciare un fallimento clamoroso – aggiungono Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu -. Tale richiesta certifica, infatti, che gli strumenti offerti ai Sardi, con lo Statuto della Autonomia del 1948 e potenziati con la riforma del 2001, hanno “fallito” e hanno fallito rispetto non a un obiettivo marginale ma all’obiettivo centrale, che tutti gli altri riassume.

Il rimedio, però, non è denunziare la inefficienza/inefficacia della Autonomia; per affossarla ulteriormente e ri-lanciare il centralismo. Ciò che ha clamorosamente fallito è non la Autonomia ma un suo modo falsato di concepirla e di praticarla. Ciò che ha fallito è la falsa autonomia.

Dunque: NON dobbiamo rinunziare alla Autonomia, per regredire nella palude amniotica del centralismo; MA, in una sorta di applicazione della “legge di Grisham”, dobbiamo liberarci della falsa autonomia per recuperare quella vera.

Siamo, dunque, alla vigilia di una vera e propria rivoluzione per il progresso dell’Isola, delle Isole.»

Per tali ragioni il Comitato per l’Insularità ha chiesto un impegno ai candidati che parteciperanno alle suppletive del 20 gennaio. Tutti si sono dimostrati sensibili; consapevoli che sostenere la proposta di legge significa creare le condizioni per far ripartire quelle politiche finalizzate a promuovere una maggiore solidarietà e coesione sociale in Italia ed in Europa.

Daniele Noli (centrodestra):

«La questione sarda in tutte le sue sfaccettature, dalla continuità territoriale, alla fiscalità di vantaggio fino allo spopolamento, deve essere affrontata con determinazione e l’inserimento del principio di insularità nella Costituzione della Repubblica rappresenterebbe un primo passo importante in questa direzione. Vogliamo dare il segnale di una Sardegna che volta pagina, che recita un ruolo da protagonista sullo scenario nazionale, internazionale ed in particolare sull’area mediterranea. Vogliamo costruire un’isola che offra opportunità di studio, di lavoro, di vita per chi vuole mettere su casa e famiglia e fare impresa alla pari con i nostri connazionali italiani e i nostri concittadini europei. Questo obiettivo richiede tutto l’impegno, il coraggio, l’intelligenza di tutti i sardi di buona volontà.»

Luca Caschili (Movimento 5 Stelle):

«Allo stato attuale le norme presenti nello Statuto della Autonomia del 1948 non sono evidentemente sufficienti per garantire pari opportunità a chi si trovi in Sardegna, residente o ospite. Lo si vede nelle servitù della mobilità, nell’aumentato costo di merci e prodotti, nella diversa accessibilità a servizi tra cui quello dell’istruzione, della salute e, persino, del tempo libero. 

Sono fermamente convinto che sia necessario reintrodurre, quanto prima, all’interno della Costituzione il principio di insularità che consenta di superare le condizioni ostative che impediscono alla Sardegna e alle altre isole dell’Unione Europea di avere pari opportunità.

In altri termini, si traducono nella possibilità di godere dello stesso status degli altri territori al fine di non dover ricorrere alle trattative che i governi regionali sono costretti a intavolare, a seconda della prossimità o della distanza politica, per vedere riconosciuto un diritto che era fondante lo Statuto regionale e quindi presente in Costituzione.

Pertanto, se dovessi essere eletto e diventare Deputato della Repubblica, certamente, insieme alle colleghe e ai colleghi della Sardegna e delle altre Regioni direttamente interessate, mi impegnerò, da subito, perché si compia la volontà di migliaia di cittadine e di cittadini sardi affinché la Proposta di Legge  sull’inserimento del principio di insularità in Costituzione prosegua speditamente il suo iter.»

Enrico Balletto (CasaPound):

«Anche Casapound Italia sostiene senza riserve la battaglia per l’insularità in Costituzione, per la difesa dei diritti e degli interessi del popolo sardo. E’ indispensabile che tutte le forze politiche appoggino la proposta di modifica dell’art. 119 della Costituzione nel senso del riconoscimento di un impegno politico e finanziario dello Stato italiano per colmare lo svantaggio derivante alla Sardegna dalla propria condizione di insularità, sia per quanto riguarda i trasporti e la continuità territoriale, che per le reti energetiche e ogni altro aspetto della vita sociale ed economica. I Sardi non chiedono assistenzialismo, ma solo quella parità di diritti e di opportunità con tutti gli altri cittadini che deriva dalla comune appartenenza alla Patria italiana.»

Andrea Frailis (centrosinistra):

«Noi del Centrosinistra siamo stati in prima linea sui temi dell’insularità. Convinti come siamo che l’inserimento in Costituzione del principio possa contribuire ad accorciare la differenza di sviluppo rispetto al resto del Paese. Personalmente attendo di capire come si possa conciliare il tema del recupero di sviluppo con il sostegno al governo giallo-verde-nero che non solo ha varato una manovra che non contiene un solo provvedimento in favore dell‘ Isola, ma sostiene apertamente la specialità regionale di Lombardia e Veneto che di certo non hanno le stesse esigenze della Sardegna in quanto a bisogno di sviluppo.»

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«Quella per l’insularità è una battaglia fondamentale per i sardi ma introdurre il principio nella Costituzione prevede un inter lungo e tortuoso, mentre gli stessi diritti possono essere reclamati chiedendo la piena attuazione dell’articolo 13 dello Statuto autonomistico combinato ad alcune norme già riconosciute dall’Unione Europea. A me sembra che questa sia la via maestra da seguire unitariamente e con determinazione. Ciò detto, se il principio di insularità dovesse arrivare in Parlamento come da voi proposto, e seguire un iter rapido e un’accoglienza da parte di una larga maggioranza parlamentare, non avrei alcuna remora a sottoscriverlo, nella certezza che, pur non risolutivo, rafforzerebbe il raggiungimento dei nostri buoni diritti.»

Lo afferma il senatore del Movimento 5 Stelle Gianni Marilotti, rispondendo con una lettera all’appello rivolto ai parlamentari sardi da Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu del Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, che Gianni Marilotti ringrazia «per l’impegno civile di cui meritoriamente vi siete fatti carico».

«Premesso che ho grande rispetto per gli oltre 110mila sardi e italiani che hanno sottoscritto la proposta, nonché del generoso impegno dei promotori dell’iniziativa, credo che vadano fatte alcune precisazioni – scrive Gianni Marilotti -. Concordo pienamente sul fatto che questa sia una battaglia fondamentale affinché le popolazioni delle Isole, maggiori e minori, possano competere in modo leale e in condizioni di parità nel mercato interno europeo, ho però qualche dubbio che la via indicata sia la più efficace a raggiungere lo scopo. In primo luogo perché costituzionalizzare un principio è affare assai complicato e prevede un iter lungo e tortuoso; in secondo luogo, anche se costituzionalizzato il principio di insularità avrebbe bisogno, come tutti i principi generali, di leggi e decreti attuativi senza i quali rimarrebbero sulla carta.»

Per il senatore 5 Stelle «il principio di insularità è poi in qualche modo già riconosciuto da Trattati fondativi dell’Unione Europea, come il Trattato di Amsterdam del 1997, rafforzato da quello di Lisbona del 2007. Ma, a ben vedere, esso è inglobato, perlomeno per quel che riguarda la Sardegna, nell’articolo 13 dello Statuto autonomistico, che è parte della Costituzione, laddove si parla del dovere dello Stato, in concorso con la Regione Autonoma della Sardegna, di attuare un piano organico di Rinascita economica e sociale dell’Isola. Solo una errata interpretazione di tale norma generale ha ritenuto che si trattasse di una norma transitoria valevole una volta soltanto. Il combinato disposto tra la piena attuazione dell’articolo 13 del nostro Statuto autonomistico e delle norme della Unione Europea a me sembra la via maestra da seguire unitariamente e con determinazione».

«Ciò detto – conclude Gianni Marilotti – se il principio di insularità dovesse arrivare in Aula come da voi proposto, e seguire un iter rapido e un’accoglienza da parte di una larga maggioranza parlamentare non avrei alcuna remora a sottoscriverlo, nella certezza che, pur non risolutivo, rafforzerebbe il raggiungimento dei nostri buoni diritti.»

Nella sua lettera il senatore cagliaritano riporta inoltre uno stralcio del suo intervento a sostegno delle ragioni dell’insularità, in occasione lo scorso giugno delle dichiarazioni del presidente Giuseppe Conte sul Consiglio Europeo.

 

 

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Il presidente e la coordinatrice del comitato scientifico del Comitato per l’inserimento dell’insularità in Costituzione, hanno scritto una lettera ai parlamentari sull’insularità. Di seguito, il testo integrale.

«La Sardinia volgarmente Sardignia, come attesta Tolomeo è circondata a oriente dal mare Tirreno, a meridione dal mare d’Africa, a occidente dal mare Sardo e a settentrione dal mare che la separa dalla Corsica.»

Così inizia la Sardinia brevis historia et descriptio, scritta nel 1549 da Sigismondo Arquer e pubblicata l’anno successivo a Basilea da Sebastian Münster nella sua Comosmographia universalis.

Grazie al grande umanista cagliaritano, arso vivo per la sua opera a Toledo nel 1571, l’isola è presente nella Comosmographia; tappa fondamentale nella storia dell’umanità perché racconta il mondo allora conosciuto con un corredo cartografico mai visto prima.

Non stupisce che la prima opera storico-geografica dell’evo moderno, insuperata narrazione della Sardegna, esordisca sottolineandone la sua collocazione al centro del Mediterraneo, le distanze interne, quelle dalla terraferma, in particolare dall’Africa, e il tempo necessario per percorrerle. In un’ipotetica bibliografia ad uso di chi si propone per essere classe dirigente della Sardegna l’opera di Sigismondo Arquer dovrebbe essere messa come prima; non solo per ricchezza di contenuti, per realismo nel definirli, per profondità e pragmatismo nel fotografare luci e ombre, ma soprattutto perché individua nelle fragili pedagogie delle sue classi dirigenti  un vero nodo gordiano.

Abbiamo voluto iniziare questa Lettera aperta ai Parlamentari sardi la citazione di Sigismondo Arquer perché fu tra i primi intellettuali sardi che ebbe coscienza delle potenzialità della propria terra ma anche dei suoi oggettivi e strutturali limiti. Lo facciamo nella convinzione che i parlamentari sardi di oggi sapranno essere più incisivi, propositivi, e risolutivi nella dialettica col governo centrale perché alla Sardegna siano conferite pari opportunità.

Il lungo percorso compiuto dal Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione e da migliaia di cittadini/e sardi/e  affinché sia inserita in Costituzione la dicitura «Lo stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie a garantire una effettiva parità ed un reale godimento dei diritti individuabili e inalienabili» deve subito arrivare al traguardo.

Lo chiedono oltre 110mila sardi e italiani che reclamano la necessità di rendere sempre più forte la coesione nazionale ed europea, specie in un momento così problematico.

Il diritto dei cittadini e delle cittadine delle isole ad avere pari opportunità, analoghi punti di partenza rispetto ai connazionali e a qualunque cittadino europeo, è la vera interfaccia di quell’interdipendenza tra i vari stati e all’interno di questi tra terraferma e isole che i padri fondatori dell’Europa Unita sognarono.

E’ necessario che ciò accada ora e non si perda altro tempo. Per quale ragione? E’ fattuale che la situazione socioeconomica e strutturale della Sardegna e delle Isole, mai come oggi è resa più grave dall’insularità, dalla distanza, dalla geografia e dalla topografia. Fattori la cui somma e  persistenza, e il cui cumulo recano un pesantissimo danno, un insistente freno, sono ostativi ad ogni proposta di sviluppo. Perché nonostante i trattati comunitari e internazionali i sardi, i siciliani, e tutti i cittadini delle isole minori, continuano ad avere uno svantaggio infrastrutturale e strutturale.

Per queste ragioni si chiede che il “principio di insularità” diventi un principio costituzionale, l’unico modo per colmare gli abbozzati svantaggi. L’insularità, la Specialità della Sardegna e della Sicilia sono parte dell’identità costituzionale/nazionale. Stante questa breve analisi, il Comitato promotore della Sardegna, ritiene che sia venuto il momento di affrontare e risolvere il problema in modo netto, con il Vostro contributo.

Roberto Frongia

Maria Antonietta Mongiu

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«Appurato che il Partito Democratico è il maggior responsabile del disastro sanitario Sardo e nel Sulcis Iglesiente, oggi veniamo a conoscenza di un’interlocuzione tra il sindaco Usai e “un’associazione” privata con l’obiettivo di aprire in extraconvenzione un servizio di 118 ad Iglesias.»

La denuncia arriva da tre consiglieri di minoranza, Valentina Pistis (Cas@ Iglesias), Roberto Frongia (Riformatori Sardi) ed Alberto Cacciarru (Iglesias in Comune).

«Tassello dopo tassello tutti i pezzi trovano il loro posto – aggiungono Valentina Pistis, Roberto Frongia e Alberto Cacciarru -. Apparentemente non si comprende il motivo che ha portato il primo cittadino a chiedere un intervento di questo genere. Gli ospedali chiudono e la maggioranza targata PD chiede un “rafforzamento” del servizio di 118 ad un’associazione.»

«Tutto ciò è davvero incomprensibile: o forse no? Nella nota inviata al Sindaco non solo si fanno precise richieste, ma vengono evidenziate lacune e giudizi poco lusinghieri sulle altre associazioni locali. Non abbiate e non abbiano dubbi – concludono Valentina Pistis, Roberto Frongia ed Alberto Cacciarru –, non passerà inosservato quanto accade!»

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Dopo la proposta di legge per il riconoscimento del principio di Insularità in Costituzione presentata lo scorso 5 ottobre in Senato, con il deposito delle firme certificate raccolte nei sei mesi previsti dalla legge, il testo riportante la modifica della Costituzione è stato assegnato alla Prima Commissione permanente (Affari costituzionali) in sede referente il 6 novembre 2018.

«Un primo traguardo che ci fa ben sperare – dice il presidente del Comitato promotore Roberto Frongia – conferma come l’iniziativa abbia riscosso notevole successo sopratutto per il suo carattere totalmente trasversale.»

Dello stesso avviso Maria Antonietta Mongiu, presidente del Comitato scientifico, che sottolinea come un ulteriore passo nel difficile cammino di pedagogia sociale, da tempo avviato, sia stato raggiunto. Soddisfazione anche da parte della nuova classe dirigente, come rappresentato dell’ing. Matteo Rocca, coordinatore dei Giovani del Comitato promotore, il quale sottolinea quanto siano stati importanti i giovani nella riuscita dell’iniziativa, un terzo delle firme raccolte infatti sono di persone con età compresa tra i 18 e i 35 anni.

Ora la parola passa alla Commissione Affari costituzionali del Senato, con la speranza che si arrivi in tempi rapidi alla discussione della proposta di modifica dell’art. 119 della Costituzione affinché venga finalmente «riconosciuto il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità, disponendo le misure necessarie a garantire una effettiva parità ed un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili». 

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«La proposta di legge costituzionale d’iniziativa popolare sul riconoscimento dell’insularità arriva oggi in Senato con il numero 865. E’ un altro passaggio »

Lo scrive, in una nota, Roberto Frongia, presidente del Comitato promotore per l’insularità.

«La garanzia dei diritti di cittadinanza dei sardi e di tutti gli isolani è diventata una questione nazionale – aggiunge Roberto Frongia –. Come abbiamo sempre detto l’appartenenza alla comunità nazionale, l’adesione al suo sistema valoriale, implica coesione sociale e reciproca solidarietà, che passa necessariamente attraverso il riconoscimento e la tutela delle diversità.»

«Continuiamo a lavorare e a sensibilizzare l’opinione pubblica – conclude Roberto Frongia – affinché la proposta di legge venga approvata nel più breve tempo possibile.»