24 November, 2024
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I Riformatori sardi hanno presentato una proposta di legge per il riordino degli Enti locali. Il trasferimento alla Regione delle funzioni e del patrimonio delle quattro province abolite dal referendum del 2012 (Olbia Tempio, Carbonia Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra); un piano (entro sei mesi) della Giunta per il trasferimento ai Comuni o ad altri enti pubblici delle funzioni e delle relative risorse umane e finanziarie; mantenimento in regime commissariale delle quattro province storiche (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano) fino alla definitiva approvazione della modifica costituzionale all’esame del Parlamento.

E’ questa la proposta di riordino degli Enti locali che i Riformatori contrappongono al disegno di legge della Giunta (in discussione nella Prima commissione) e che il coordinatore Michele Cossa, ha definito “paludoso”, “incerto nei tempi” e “pericoloso” perché rischia di moltiplicare apparati e organismi. «Addirittura – ha detto Cossa – davanti alla proposta inemendabile della Giunta, affermiamo che è meglio tenersi le otto province piuttosto che ritrovarci con decine di Unioni di Comuni».

Il disegno di legge dei Riformatori, redatto in collaborazione con l’ufficio studi del partito, rappresentato, nel corso dell’incontro di questa mattina con la stampa, dagli ex consiglieri regionali Franco Meloni e Franco Pisano e dal già assessore del Turismo, Roberto Frongia, si compone di soli 4 articoli, il terzo dei quali norma la delicata questione del personale in carico agli enti intermedi. Si prevede, dunque,  il trasferimento del personale delle amministrazioni provinciali alla Regione, garantendo il mantenimento della posizione giuridica ed economica. Il costo che ne deriverebbe per le casse regionali – così è scritto nel testo di legge – andrebbe in detrazione dal fondo unico degli Enti locali.

Sede Provincia via Mazzini Sede Provincia Medio Campidano 1 copia

“La burocrazia del sistema creditizio, in molti casi ottusa quanto quella della pubblica amministrazione, rappresenta un grave danno per le imprese e l’economia della Sardegna.”
Lo ha denunciato il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa che, assieme a Roberto Frongia e Marina Adamo del Centro studi del partito, ha presentato, fra l’altro, alcuni dati relativi ai bandi Pia avviati dalla Regione nel 2008, per i quali la stragrande maggioranza delle imprese (complessivamente 293 in nei settori industriale, turistico, artigiano e dei servizi) non ha ancora ricevuto i contributi assegnati.
«Assistiamo poi a situazioni paradossali – ha aggiunto Cossa – come quella del microcredito, strumento che in passato ha avuto un grande successo, in cui la Sfirs chiede sia la domanda on-line che quella cartacea, con una inutile perdita di tempo ed un corto circuito che alimenta errori formali da cui deriva un numero troppo elevato di domande respinte; su questo ad altri problemi analoghi presenteremo al più presto una interrogazione.»
L’avvocato Roberto Frongia ha parlato di tante «storie di ordinaria follia burocratica e bancaria che, sulla gestione delle leggi di incentivazione, hanno coinvolto il 50% delle imprese sarde interessate, trasformando gli incentivi al sistema economico nel loro esatto contrario: un collo di bottiglia che nei casi più estremi può addirittura portare le aziende alla chiusura.»
Roberto Frongia ha quindi auspicato “regole più chiare e semplici e tempi più veloci”, assicurando su questo argomento il massimo impegno istituzionale dei Riformatori sardi.
Marina Adamo si è poi soffermata in modo particolare sulle vicende che anno accompagnato i Pia (Piani integrati d’area) del 2008.
«Le aziende – ha ricordato – hanno fatto la loro parte, predisponendo i progetti, presentando la documentazione ed investendo le loro risorse, spesso ottenute attraverso il ricorso alle fidejussioni (prestate sempre dal sistema creditizio) ma il risultato finale è che, a così tanto tempo di stanza senza ricevere i contributi assegnati, molte imprese hanno chiuso ed altre hanno di gran lunga peggiorato la loro posizione economica a causa della loro esposizione presso le banche». «La colpa di tutto questo – ha aggiunto – è certamente della burocrazia del mondo bancario ma, in parte, anche della Regione che non ha valutato correttamente il timing delle procedure; è poi singolare che non siano previste penali per la banca come soggetto attuatore dell’investimento, per una serie di comportamenti anomali che vanno dalla richiesta continua di documenti alla sostituzione dei responsabili del procedimento e perfino alla mancata risposta a domande degli imprenditori formulate attraverso la posta elettronica certificata».
«Insomma – ha concluso la Adamo – i Pia sembravano bellissimi e coerenti con le finalità della Regione di sostenere il sistema produttivo e migliorarne la competitività, ma si sono trasformati in un girone infernale».

Ospedale Santa BarbaraCTO Iglesias copia

Alcune migliaia di persone sono scese in piazza questa mattina a Iglesias, per difendere gli ospedali cittadini e, nello specifico, per contrastare l’accorpamento dei reparti di ostetricia e chirurgia al Sirai di Carbonia, inserito nel piano di riorganizzazione deciso dall’Azienda sanitaria locale n° 7. La mobilitazione popolare è stata massiccia fin dalla partenza, poco prima delle 10.00, davanti al Centro Traumatologico. Il corteo, con tanti giovani, grazie anche a condizioni meteo finalmente favorevoli, si è sviluppato ordinatamente per le strade del centro con bandiere e striscioni.

Alla manifestazione, con i rappresentanti di numerose associazioni ed esponenti locali di diverse forze politiche, hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Iglesias, Emilio Gariazzo, il parlamentare di Unidos Mauro Pili, il consigliere regionale dell’UDC Gianluigi Rubiu, il leader locale dei Riformatori sardi Roberto Frongia.

Il segnale inviato alla nuova dirigenza della Asl 7 è stato indubbiamente forte, ora sarà interessante verificare come lo accoglierà il commissario straordinario Antonio Onnis, con i suoi più stretti collaboratori, il direttore amministrativo Maria Fannì Pittau e il direttore sanitario Silvio Maggetti.

Manifestazione, domani mattina, alle 10.30, organizzata dai Riformatori sardi, di fronte ai cancelli della Saras, a Sarroch. Saranno presenti il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa; il presidente della commissione Affari sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu; il presidente dei consiglieri regionali dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni; il consigliere regionale Luigi Crisponi; il presidente del Centro Studi dei Riformatori sardi, Franco Meloni; l’avvocato Roberto Frongia. L’obiettivo è convincere la Giunta regionale a fare la sua parte nella vertenza sulle accise.

Saras di notte copia

E’ scontro aperto tra i Riformatori sardi e la Fondazione Banco di Sardegna.

«Sarà la Procura della Repubblica ad occuparsi della Fondazione Banco di Sardegna», ha dichiarato stamane l’avv. Roberto Frongia, componente del coordinamento regionale dei Riformatori sardi, annunciando l’iniziativa del partito dopo la lettera di diffida con richiesta di risarcimento danni, ricevuta il 20 novembre scorso da uno studio legale di Milano e indirizzata allo stesso Frongia ed al coordinatore provinciale sassarese del partito Michele Solinas.

Oggetto della diffida, alcune dichiarazioni riprese dalla stampa rilasciate da Frongia e Solinas sia sulla “contiguità” fra gli organi di governo della Fondazione ed il Pd che sulla gestione del patrimonio ad essa affidato.

«Le stesse cose che diciamo noi da tempo – ha osservato Frongia – le dicono pubblicamente anche autorevoli esponenti del Pd come Arturo Parisi ed il presidente della Regione Francesco Pigliaru, oltre ad economisti come Tito Boeri e Luigi Guiso, notoriamente vicini al Pd.»

«La verità – ha concluso l’avv. Frongia – è che hanno voluto colpire noi perché ci occupiamo di questi problemi dicendo le cose come stanno. Chiediamo da tempo trasparenza sulla Fondazione ed ora la chiediamo anche a Renato Soru, nuovo segretario regionale del Pd, su almeno tre punti: intreccio fra Fondazione, Banco di Sardegna e Partito democratico, operazione Sardaleasing, uscita della Fondazione dal Banco come prevede la legge.»

Anna Maria Busia 81 copia

Anna Maria Busia (Cd), ha espresso soddisfazione per l’approvazione dell’ordine del  giorno unitario (Truzzu e più) sull’Istituzione del Coordinamento della Sanità penitenziaria.
«E’ un passaggio importantissimo perché finalmente viene centralizzata l’organizzazione dell’assistenza sanitaria penitenziaria in assessorato». Anna Maria Busia ha ricordato che a seguito del passaggio delle competenze dallo Stato alla Regione, ogni azienda sanitaria applicava procedure differenti, in quanto mancava un coordinamento.
«Due anni fa avevo presentato, come avvocato, assieme con Roberto Frongia, una diffida all’assessorato della Sanità affinché ci fosse uniformità di trattamento delle persone detenute».
Il consigliere regionale ha ricordato che le persone detenute hanno necessità di interventi differenziati rispetto ai malati liberi, in quanto presentano patologie molto varie e viene richiesto da parte dei medici un continuo confronto con l’autorità giudiziaria. Anna Maria Busia ha auspicato, infine, che venga valorizzata l’esperienza dei medici che hanno lavorato in carcere, perché conoscono  le diverse problematiche con cui ci si deve scontrare nell’assistenza sanitaria penitenziaria.

Domani 7 ottobre, alle ore 10.30, i #Riformatori Sardi terranno a Sassari una conferenza stampa sui legami tra politica e credito e in particolare sul ruolo della #Fondazione Banco di Sardegna nel territorio regionale e in particolare nel territorio di Sassari con particolare attenzione all’analisi degli ultimi bilanci consuntivi.

Interverranno Roberto Frongia e Michele Solinas e parteciperanno i dirigenti locali dei #Riformatori sardi.

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I Riformatori sardi hanno presentato un esposto dettagliato alla Corte dei Conti sulla gestione commissariale delle Province, illustrato questa mattina in una conferenza stampa dal coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, e dall’avvocato Roberto Frongia. I commissari liquidatori delle Province – secondo i Riformatori sardi – che non hanno liquidato nulla, anzi si sono comportati come se le Province esistessero ancora, in qualche caso provvedendo anche ad assunzioni, ed un Consiglio regionale e una Giunta immobili sul fronte della riforma degli enti locali ed il trasferimento delle competenze delle ex Province, abolite dai sardi. Col serio rischio di trovarci tra poco più di sette mesi a dover votare per il rinnovo di enti che non esistono più. Con responsabilità sia politiche che amministrative ed erariali.

Nell’esposto presentato alla Corte dei Conti, i Riformatori sardi denunciano «che la situazione di grave ritardo negli adempimenti legislativi derivi da un concorso di responsabilità sia dei soggetti politici che hanno omesso di approvare una legge di riforma organica dell’ordinamento degli enti locali e/o di adottare le scelte di indirizzo necessarie o comunque hanno omesso di verificare l’adeguatezza di tali scelte al contesto normativo, sia dei soggetti che, preposti alla gestione liquidatoria delle Province con l’incarico di Commissari, non hanno adottato alcuna iniziativa amministrativa volta al raggiungimento degli obiettivi di legge».

«Ad oggi, dall’esame degli atti approvati dai Commissari – hanno aggiunto Cossa e Frongia – non è stato nemmeno avviato quanto previsto dalla Legge regionale del 28 giugno 2013, n. 15, tanto è vero che la Giunta Regionale con Deliberazione N. 23/20 del 25.6.2014 ha sentito la necessità di dettare un “Atto di indirizzo ai Commissari per le Province di Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia Tempio” fissando dei paletti che però non sempre vengono rispettati. I Commissari sembrano pertanto aver indirizzato la propria azione amministrativa verso una “gestione ordinaria” piuttosto che ottemperare al dettato legislativo, che imponeva loro di predisporre entro sessanta giorni tutti i documenti indispensabili al trasferimento delle loro funzioni.» 

«Siamo di fronte ad un palese dispregio della democrazia che non è più sopportabile nemmeno per un istante. La volontà espressa dal corpo elettorale con i referendum e le leggi regionali adottate in conseguenza di essi vengono quotidianamente calpestati. La stagnazione non è dovuta alla difficoltà di attuare la riforma ma alla volontà in entrambi gli schieramenti di non farla. D’altra parte in due mesi e stata pensata e confermata con il voto la riforma del Senato e la Sardegna che era la regione più avanzata sotto questo profilo in due anni non riesce a fare quella delle province. Ora – hanno concluso il coordinatore regionale e l’ex assessore regionale del Turismo – rischiamo davvero di diventare la barzelletta d’Italia.»

Matteo Renzi 42 copia

Traendo spunto dalla notizia pubblicata stamane su questo sito, riguardante la presa di posizione Roberto Frongia, coordinatore di #Sardegna Obiettivo 6, sul decreto governativo che prevede l’autocertificazione delle bonifiche e una soglia più alta per dichiarare inquinato un sito militare, un cittadino di Villarios, Roberto Bello, ha inviato una PEC al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con la quale gli chiede un ripensamento sulla decisione presa, nel rispetto della Costituzione.

Riportiamo il testo integrale.

Buongiorno Matteo Renzi,

ho letto:

«L’autocertificazione delle bonifiche e una soglia più alta per dichiarare inquinato un sito militare è l’ennesimo schiaffo ai sardi dato dal Governo che ha avuto la fiducia alla Camera sul decreto Competitività: siamo pronti ad andare anche davanti alla #Corte Costituzionale.» Lo scrive in una nota diffusa questa mattina, Roberto Frongia, coordinatore di #Sardegna Obiettivo 6.

«Il decreto – spiega Roberto Frongia, ex assessore regionale del Turismo ed ex vicesindaco di Iglesias – prevede nuove procedure sulle bonifiche con una autocertificazione di fatto da parte del privato dello stato di inquinamento e silenzio/assenso degli enti sul piano di caratterizzazione, senza alcuna forma di trasparenza e partecipazione per i cittadini; prevede inoltre l’innalzamento dei limiti per la contaminazione dei suoli nelle aree militari. E’ evidente che risultano due previsioni inaccettabili e in conflitto con la tutela della salute e dell’ambiente. Per questo motivo – conclude Roberto Frongia – l’Associazione Sardegna Obiettivo 6 solleverà la questione di legittimità costituzionale.»


Il mio commento:
«Per chi ci governa siamo solo sudditi, ma non siamo stupidi. Leggo all’art. 9 della Costituzione Italiana “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. 
IL GOVERNO DEVE RISPETTARE LA COSTITUZIONE SULLA QUALE HA GIURATO».

Conto su un doveroso ripensamento da parte del Governo.

Buon lavoro

Roberto Bello

Roberto Frongia 7 copia

Militari impegnati in un'esercitazione

«L’autocertificazione delle bonifiche e una soglia più alta per dichiarare inquinato un sito militare è l’ennesimo schiaffo ai sardi dato dal Governo che ha avuto la fiducia alla Camera sul decreto Competitività: siamo pronti ad andare anche davanti alla #Corte Costituzionale.» Lo scrive in una nota diffusa questa mattina, Roberto Frongia, coordinatore di #Sardegna Obiettivo 6.

«Il decreto – spiega Roberto Frongia, ex assessore regionale del Turismo ed ex vicesindaco di Iglesias – prevede nuove procedure sulle bonifiche con una autocertificazione di fatto da parte del privato dello stato di inquinamento e silenzio/assenso degli enti sul piano di caratterizzazione, senza alcuna forma di trasparenza e partecipazione per i cittadini; prevede inoltre l’innalzamento dei limiti per la contaminazione dei suoli nelle aree militari. E’ evidente che risultano due previsioni inaccettabili e in conflitto con la tutela della salute e dell’ambiente. Per questo motivo – conclude Roberto Frongia – l’Associazione Sardegna Obiettivo 6 solleverà la questione di legittimità costituzionale.»