24 November, 2024
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La Regione stanzia 5 milioni di euro come sostegno alle famiglie in difficoltà che risiedono in abitazioni in locazione. La Giunta regionale ha approvato la delibera per la ripartizione delle risorse e la predisposizione dei criteri attraverso i quali verranno distribuiti i fondi per gli inquilini in grave difficoltà economica che non riescono a far fronte al pagamento dell’affitto. Le risorse saranno assegnate ai Comuni per i mesi che vanno da gennaio ad aprile sulla base di una graduatoria predisposta a seguito della pubblicazione del bando e rappresentano la quota di co-finanziamento che la Giunta Solinas ha messo in campo come misura di contrasto agli effetti dell’emergenza legata al Covid-19.

«Abbiamo approvato una ulteriore misura che ci consente di intervenire in aiuto di tutte quelle famiglie sarde che non possono sostenere i costi di affitto dell’abitazione di residenzaspiega il presidente Christian Solinas. Il disagio abitativo che interessa le fasce di popolazione più esposte alla crisi è sicuramente una delle piaghe sociali più diffuse. Dare una risposta in tempi celeri con risorse importanti è un segno di attenzione concreto teso a mitigare gli effetti dell’emergenza sanitaria che con ogni mezzo e strumento a nostra disposizione stiamo cercando di arginare.»

«I canoni di locazione costituiscono un elemento di forte disagio sociale quando interessano le fasce sociali a basso reddito come gli anziani, le persone sole, i giovani con lavori precari, le famiglie monoreddito o con un solo genitore – aggiunge l’assessore dei Lavori pubblici, Roberto Frongia -. In attesa che lo Stato provveda ad emanare il decreto ministeriale di riparto delle risorse statali assegnate al Fondo nazionale per l’annualità 2020 abbiamo messo in campo una misura straordinaria finalizzata a dare una immediata risposta alle difficoltà economiche che le famiglie stanno affrontando a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19.»

Sono stati approvati anche i criteri per la ripartizione delle risorse. Su questo fronte sono stati individuati due limiti di reddito sulla base dell’Indicatore della situazione economica equivalente, Isee, del nucleo familiare: il primo, non superiore a due pensioni minime INPS, rispetto al quale l’incidenza del canone di locazione risulti non inferiore al 14%; il secondo uguale o inferiore al limite di reddito previsto per l’accesso all’edilizia sovvenzionata, rispetto al quale l’incidenza del canone di locazione risulti non inferiore al 24%. È previsto inoltre il riconoscimento di una premialità, pari complessivamente al 10% dello stanziamento regionale, per i Comuni che destinano risorse a titolo integrativo di quelle regionali, con un finanziamento aggiuntivo della Regione.

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«I dipendenti sprovvisti di collegamento a internet o di personal computer sono stati messi in ferie d’ufficio. È questa l’idea di applicazione dello smart working adottata da Abbanoa. Ebbene, se tante piccole e medie aziende di tutta la Sardegna sono riuscite a tutelare i lavoratori e a dotarsi delle apparecchiature necessarie all’attivazione di una modalità di lavoro agile da svolgersi a domicilio, il Gestore unico del servizio idrico della Sardegna, secondo quanto denunciato dalle sigle sindacali, avrebbe invece optato per le ferie forzate. Imposte per alcuni giorni alla settimana anche ai dipendenti provvisti di PC e che avrebbero potuto serenamente proseguire il lavoro nelle proprie abitazioni.»

Questa è soltanto una delle problematiche denunciate dalla capogruppo del m5s Desirè Manca in due interrogazioni attraverso le quali la consigliera regionale del M5S ha chiesto all’assessore regionale dei Lavori pubblici, Roberto Frongia, ed al presidente Christian Solinas di vigilare «sul caotico operato di Abbanoa emerso in questo difficile momento di crisi legata all’epidemia da Coronavirus».

«Il 31 marzo scorso, inoltre – aggiunge Desirè MancaAbbanoa ha comunicato che per far fronte all’emergenza Covid avrebbe sospeso alcune attività non indispensabili e fatto massimo ricorso allo smart working. La realtà dei fatti è però del tutto diversa: il lavoro a domicilio non è stato consentito a tutti i dipendenti e svariate centinaia di lavoratori, secondo i piani aziendali, verranno presto messi in cassaintegrazione. Ma, come evidenziato dai sindacati, Abbanoa non ha considerato che le attività ritenute non fondamentali potrebbero essere sostituite dalla mole di lavoro arretrato, pertanto mi rivolgo all’assessore ai Lavori Pubblici per sapere se le azioni intraprese da Abbanoa siano legittime e se non ritenga opportuno impartire all’azienda specifiche direttive per il reimpiego del personale non operativo.»

La seconda problematica portata da Desirè Manca all’attenzione del Consiglio riguarda «la fallimentare gestione dei contratti di appalto stipulati da Abbanoa con le ditte incaricate del recapito delle fatture e dei solleciti di pagamento».

«Siamo di fronte a una situazione vergognosa: la decisione di affidare il servizio di consegna delle fatture e soprattutto il servizio di notifica dei solleciti per il pagamento delle bollette a una piccola società anziché alle Poste Italiane, ritenendola pienamente idonea all’esecuzione dell’appalto, si è rivelata del tutto fallimentare. Oltre alla violazione della privacy degli utenti è infatti accaduto che molti cittadini siano stati costretti a recarsi in altri Comuni per poter ritirare i solleciti di pagamentoattacca Desirè Manca. Possiamo soltanto immaginare a quali difficoltà siano state esposte le persone anziane e quelle che non possiedono un’auto. Per quanto riguarda la violazione della privacy, solo per fare alcuni esempi, sappiamo che per il comune di Cagliari il ritiro era previsto presso caffetterie o centri di assistenza elettronica, a Olbia in un negozio di informatica, a Nuraminis e in altri piccoli centri presso la pizzeria o il bar del paese, sotto gli occhi di tutti.»

«Ancor più grave è che Abbanoa, oggi si trova a dover pagare due volte gli stessi servizi a causa di scelte contrattuali fallimentari e dannose, poiché il contratto con la G.P. service è stato risolto  e le stesse attività sono state riaffidate, mentre i duecento postini della G.P. Service, vittime di questa gestione scellerata, ancora attendono il pagamento degli stipendi. Per questo chiedo – conclude Desirè Manca – che il presidente della Regione di attivi per garantire a questi lavoratori il pagamento degli stipendi di ottobre, novembre e dicembre 2019. Il momento è difficile di per sé, non c’è tempo da perdere.»

 

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Prende avvio il tavolo tecnico per la modifica della legge regionale che disciplina le assegnazioni e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. È l’esito dell’incontro avvenuto questa mattina presso l’assessorato regionale dei Lavori pubblici, che fa a tutti gli effetti partire l’iter di revisione della legge regionale 13 del 1989, in vigore a distanza di oltre 30 anni dalla sua emanazione.

«La nuova norma, ispirandosi a criteri di equità sociale, chiarezza normativa e semplificazione amministrativa, dovrà ridisegnare le funzioni dei vari soggetti interessati (Regione, Comuni e Azienda regionale per l’edilizia abitativa, Area) e migliorare i diversi procedimenti che vanno dalla predisposizione delle graduatorie alla decadenza dell’assegnazione, alla mobilità, fino alla determinazione del canone», ha detto l’assessore Roberto Frongia durante l’incontro con i sindacati di categoria Sunia, Uniat e Sicet.

«È una riforma attesa, necessaria e indispensabile che deve spingerci ad agire con assoluta celerità, per sanare le criticità che riguardano l’edilizia popolare – ha aggiunto l’assessore Roberto Frongia, che ha convocato i sindacati già per la prossima settimana -. Abbiamo a che fare con una legge obsoleta, che non trova più rispondenza nelle reali esigenze di una società in continua evoluzione. Sebbene sia aumentato il disagio sociale, sono cambiati i redditi e hanno subito un profondo mutamento i nuclei famigliari, a partire dal numero dei componenti che oggi, dato il drammatico calo delle nascite, fa venir meno la necessità di concedere alloggi di grandi dimensioni e rende più urgente la necessità di appartamenti più piccoli.»

Nel corso dell’incontro, sono state fissate già le prime due date per fissare i punti fondamentali sui quali dovrà poggiare la nuova legge. Accolta la proposta dei sindacati per l’istituzione di un tavolo di consultazione permanente che riguarda tutti i temi del comparto abitativo e non solo l’edilizia pubblica.

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Parlamentari sardi e rappresentanti delle massime Istituzioni sarde uniti nel chiedere che il Parlamento italiano non resti più sordo alla richiesta che arriva dalla Sardegna e oggi manifestata a Roma in occasione del corteo per la mobilità. In contemporanea, grande partecipazione per il sit-in promosso in tutti gli aeroporti sardi dal Comitato per l’insularità, per ribadire la specificità della Sardegna e la necessità di ottenere pari condizioni, anche e soprattutto in termini di diritto alla mobilità. Ma le bandiere e gli striscioni per l’insularità hanno sventolato anche a Milano-Linate, Caselle-Torino e Roma-Fiumicino, esposti dagli emigrati sardi che hanno partecipato numerosi alla mobilitazione per una battaglia che unisce tutti.

Non un privilegio, ma la possibilità di avere le stesse opportunità. Questa, in sintesi, la richiesta sottoscritta 3 anni fa e diventata quella proposta di legge di iniziativa popolare che ha di recente ha mosso i primi passi in Commissione Affari Costituzionali del Senato, supportata da 100mila firme, di cui 14mila raccolte in molte città d’Italia e nelle Isole minori proprio grazie all’impegno della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia che insieme con il Comitato per l’insularità ha rappresentato in tutte le sedi e le piazze quella che oggi è diventata la madre di tutte le battaglie.

Sardegna e trasporti sono i temi al centro del confronto, uniti dal filo conduttore dell’insularità, dal cui riconoscimento dipenderà lo sviluppo futuro della Sardegna. Due i tavoli di confronto, che da qualche mese vedono anche la partecipazione attiva della Commissione regionale speciale per l’insularità, uno nazionale per il riconoscimento del principio di insularità nella Carta e uno europeo per costituire un fronte unico con le altre regioni insulari d’Europa ed interloquire con maggior decisione e forza con le Istituzioni Europee.
«In Sardegna viviamo uno svantaggio oggettivo che impedisce di avere pari dignità e pari opportunità rispetto ai nostri connazionali – spiega Roberto Frongia, presidente del Comitato – e l’unico modo per colmare tale gap è il riconoscimento del principio di insularità nella Carta Costituzionale.»

Obiettivo principe è quello di sanare i ritardi infrastrutturali; di sviluppo socio-economico dell’Isola; delle reti di comunicazione, energia e trasporti. Per rimanere ancorati all’attualità e fare alcuni esempi pratici, si chiedono aerei e navi frequenti e a basso costo per spostare facilmente persone e merci, e anche energia elettrica per famiglie e industria a prezzi uguali al resto degli italiani.
Al sit-in di questa mattina erano presenti gli emigrati sardi della Fasi e l’Associazione Nazionale dei Comuni delle Isole Minori, oltre tanti cittadini comuni che hanno voluto dare man forte e far sentire la propria voce. Soddisfatti i promotori, Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu, che promettono battaglia per un riconoscimento che non è più procrastinabile.

Interviste a Tonino Mulas, responsabile Trasporti FASI a Linate, e Maria Gemma Azuni, sit in Fiumicino, componente Esecutivo Nazionale FASI.

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10221888075218959/

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10221892245243207/

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Sit in per l’insularità nei principali aeroporti, compresi alcuni scali nazionali come Linate, Fiumicino, Torino, Caselle che vedranno la partecipazione della Fasi e del Comitato per l’insularità. Con l’occasione del corteo organizzato dal presidente del Consiglio regionale, a Roma, prenderanno avvio anche una serie di iniziative volte ad evidenziare il tema centrale per i diritti dei sardi, l’insularità.
«Il nodo trasporti, i ritardi nello sviluppo economico e sociale, il gap infrastrutturale e nelle reti di comunicazione (comprese quelle energetiche) rappresentano l’insieme degli effetti legati all’insularità che ci hanno portati oggi a Roma, per ribadire ancora una volta l’importanza del riconoscimento della condizione sarda da parte dello Stato, con l’inserimento del principio di insularità in Costituzione». Così i vertici del Comitato per l’insularità Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu.

Nei principali scali verranno esposti gli striscioni per l’insularità.

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«La calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione non è solo la notizia che aspettavamo con ansia da oltre un anno ma anche la speranza, che si riaccende, di veder cambiato il futuro della Sardegna. Da domani sarà possibile scrivere una nuova pagina di Storia.»
Lo dicono Roberto Frongia e Maria Antonetta Mongiu, esponenti del Comitato per l’insularità, che esprimono soddisfazione, evidenziando la portata dell’iniziativa che «grazie all’impegno di tutte le forze politiche, in special modo dei parlamentari sardi», ha consentito alla proposta di legge firmata da oltre 100mila cittadini e cittadine sarde di venire fuori dalle sabbie mobili del Senato.
«È una battaglia trasversale che ha unito tutti gli schieramenti politici sardi, il mondo delle imprese, le Associazioni di categoria, la Cultura, lo Sport e le Università – proseguono Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu – tutti uniti per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, condizione necessaria affinché venga finalmente riconosciuto il grave e permanente svantaggio naturale derivante proprio dall’essere un’Isola. Uno svantaggio che si traduce in gap infrastrutturale, inefficienze sui trasporti, ritardi nelle reti energetiche e di comunicazione, freno allo sviluppo socio-economico.»
«Non si può, oggi, tenere slegata la battaglia per l’insularità da quelle che sono le principali criticità della nostra Isola – concludono Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu – a partire dall’annosa questione dei trasporti, che vede una regione ostaggio della burocrazia e dei tempi dell’Europa.»

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«L’endorsement sull’insularità per la calendarizzazione in tempi brevi della proposta di legge arrivato ieri durante la riunione dei capigruppo al Senato, è il segnale che la battaglia che stiamo combattendo trova finalmente eco anche a Roma.»

Così Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu in relazione alla sollecitazione arrivata ieri da Lucio Malan per la calendarizzazione della discussione sulla proposta di legge popolare di inserimento dell’Insularità in Costituzione.
«Il fronte unito che vede schierati in prima fila anche i parlamentari sardi – spiegano Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu – deve essere l’occasione per sanare quella ferita causata nel 2001 dalla modifica del titolo V della Costituzione, con l’eliminazione dall’art. 119 di ogni riferimento all’insularità. È stata, in quel momento, cancellata quella condizione di svantaggio che per anni era stata la base della specialità delle Isole e che oggi la Sardegna chiede a gran voce di rinserire.»
«Nessuno di noi – spiegano ancora i rappresentanti del Comitato per l’insularitàpuò considerarsi al riparo dai danni nefasti che scaturirebbero per i sardi di oggi e di domani se la Sardegna rimanesse immobile mentre le altre regioni d’Italia già combattono per i propri interessi. Nonostante  i trattati comunitari e internazionali – concludono Frongia e Mongiu – l’Isola continua ad avere uno svantaggio infrastrutturale e strutturale che si concretizza in danni di carattere sociale, economico, culturale. La battaglia che stiamo portando avanti a tutti i livelli per il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione va proprio in questa direzione.»

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«L’apertura del ponte di Oloè è un segnale di rinascita per il territorio, un aiuto concreto per la mobilità e lo sviluppo della popolazione.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, che ha sottolineato il lavoro costante portato avanti in questi mesi: «La Regione ha lavorato intensamente e instancabilmente. Oggi possiamo restituire alle comunità un’infrastruttura fondamentale e considerare chiusa una vicenda che ha procurato dolore, disagi e senso di smarrimento in centinaia di famiglie ed imprese. La riapertura del ponte di Oloè – ha concluso il presidente della Regione – è motivo di soddisfazione per tutte le Istituzioni che insieme hanno contribuito a raggiungere questo atteso traguardo».

La riapertura al traffico dell’infrastruttura è stata preceduta da un incontro nella sede della Provincia di Nuoro a cui ha partecipato l’assessore dei Lavori pubblici, Roberto Frongia. «Oggi è un giorno importante perché si restituisce alla popolazione quel diritto alla mobilità che per sette anni era stato loro negato – ha commentato l’assessore dei Lavori pubblici – ma il primo pensiero va alla famiglia dell’agente di polizia Luca Tanzi, che qui perse la vita». Roberto Frongia ha posto l’accento sull’unità di intenti e di azione di tutte le Istituzioni coinvolte: «Un doveroso ringraziamento va al Prefetto, al Tribunale Nuoro, alla Procura della Repubblica, ma anche e, soprattutto, ai comuni di Oliena e Dorgali e alla provincia di Nuoro che insieme alla Regione ha svolto un ruolo di coordinamento efficace, costante e inteso, che ha permesso di risolvere tutte le criticità e portare alla riapertura del ponte».

 

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Si è tenuto questa mattina nella sede dell’assessorato dei Lavori pubblici il tavolo tecnico sulla Strada Statale 128 bis, fondamentale nei collegamenti del territorio da e per Olbia, a cui hanno partecipato i vertici di Anas ed i sindaci dei Comuni del Goceano. Nel corso dell’incontro è emersa la necessità di intervenire con un progetto organico complessivo.

L’assessore Roberto Frongia ha espresso la volontà di avviare la progettazione, che sarà quindi in capo alla Regione. «Abbiamo davanti strade vecchie di oltre mezzo secolo, progettate con caratteristiche che oggi non trovano corrispondenza nelle esigenze della popolazione e nei volumi di traffico moderni. La mancanza di manutenzioni negli anni hanno reso queste strade pericolose e poco percorribili. Per questo motivo oggi ho anche chiesto ad Anas di sostenere un piano di manutenzione straordinaria, di accelerare i diversi piani di risanamento già in atto e di dare gambe, in prospettiva, alla progettazione che interesserà i collegamenti del Goceano».