24 November, 2024
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Sono sempre più drammatici i dati relativi ai flussi occupazionali e al numero dei disoccupati nell’ex provincia di Carbonia Iglesias.

Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2014 i lavoratori che hanno perso il lavoro sono 12.574, 6.642 uomini e 5.932 donne; per contro, sono 11.714 i nuovi assunti, 5.705 uomini e 6.009 donne. Il saldo negativo è, dunque, di 860 unità lavorative ma questo dato non dice tutto, perché va tenuto conto della diminuzione dei posti di lavoro a tempo indeterminato e dell’aumento degli occupati a tempo determinato.

Nello stesso 2014, si è registrata una perdita di 4.191 posti di lavoro a tempo indeterminato (2.319 uomini e 872 donne) e di 7.647 posti di lavoro a tempo determinato (4.121 uomini e 3.526 donne), a fronte dei 2.127 nuovi assunti a tempo indeterminato (1.322 uomini e 805 donne) e dei 7.852 nuovi assunti a tempo determinato (4.197 uomini e 3.655 donne).

Sono inoltre 1.736 i posti di lavoro persi di cui non è noto se l’occupazione fosse a tempo determinato o indeterminato (202 uomini e 1.534 donne), mentre sono 1.735 i nuovi assunti di cui ugualmente non è noto se l’occupazione fosse a tempo determinato o indeterminato. Appare evidente che la stragrande maggioranza di contratti di questo tipo interessi le donne.

Il numero dei disoccupati e inoccupati ha raggiunto quota 37.408, 18.902 uomini (15.720 disoccupati e 3.182 inoccupati) e 18.506 donne (12.595 disoccupate e 5.911 inoccupate). E’ evidente come tra le donne sia percentualmente molto elevato il numero di inoccupate, quasi un terzo del totale (31,94%), mentre tra gli uomini il numero degli inoccupati incide in misura meno rilevante sul totale (16,83%).

Le fasce d’età che registrano il maggior numero di disoccupati e inoccupati sono quelle tra 35 e 44 anni (9.325, dei quali 4.486 uomini e 4.839 donne), tra 45 e 54 anni (7.414, dei quali 3.363 uomini e 4.051 donne) e, infine, tra 55 e 64 anni (6.451, dei quali 3.862 uomini e 2.589 donne). Queste fasce d’età sono anche quelle nelle quali è più difficile, in molti casi pressoché impossibile, trovare un’occupazione più o meno stabile.

Nel 2013 i lavoratori cessati erano stati 11.722, 5.913 uomini e 5.809 donne. Di questi, 2.315 a tempo indeterminato (1.435 uomini e 880 donne) e 8.202 a tempo determinato (4.327 uomini e 3.875 donne). Di altri 1.205 lavoratori cessati (151 uomini e 1.054 donne) non è noto se l’occupazione fosse a tempo determinato o indeterminato.

Nello stesso anno 2013, i lavoratori assunti furono 12.366, 5.835 uomini e 6.531 donne. Di questi, 2.1.30 a tempo indeterminato (1.185 uomini e 945 donne) e 8.248 a tempo determinato (4.443 uomini e 3.805 donne). Di altri 1.988 lavoratori neo assunti (207 uomini e 1.781 donne), non è noto se l’occupazione fosse a tempo determinato o indeterminato.

La fonte dei dati è il Sistema Informativo del Lavoro della Sardegna (SILSardegna), elaborati dall’Osservatorio mercato del lavoro

 (OML) della provincia di Carbonia Iglesias.

«Stiamo monitorando i dati dal 2009 – commenta Roberto Puddu, segretario della Camera del Lavoro di Carbonia Iglesias –  e mai, fino al 2014 (e il trend continua ad aprile del 2015) le cessazioni avevano superato le attivazioni. Tutt’altro il delta è sempre stato positivo nell’ordine di 1.500 / 2.000 unità.»

Ignazio Cuccu, presidente del Consiglio comunale di Carbonia, è rimasto vittima di un attentato incendiario, alle prime luci dell’alba. Ignoti, intorno alle 5.00, hanno messo fuoco con del liquido infiammabile alla serranda del garage della sua abitazione, in via Caprera, alla periferia di Carbonia. E’ stato lo stesso Ignazio Cuccu ad accorgersi dell’accaduto e a presentare denuncia. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Carbonia e i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia che hanno avviato le indagini per risalire agli autori.

Numerosi gli attestati di solidarietà ricevuti da Ignazio Cuccu, 67 anni, ex assessore ed ex consigliere regionale per due legislature.

«Quanto accaduto nella notte, ai danni del presidente del Consiglio comunale di Carbonia, Ignazio Cuccu, è di una gravità inaudita e non può in alcun modo essere tollerato – sono le prime parole di Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia, accorso in mattinata sul posto, subito dopo aver appreso la notizia -. Episodi di violenza come questo – ha aggiunto Casti, che è anche presidente del Cal, il Consiglio delle autonomie locali – non fanno parte della cultura della nostra città e vanno respinti nella maniera più categorica. Il dissenso non può mai essere espresso con la violenza. Le forze dell’ordine, nelle quali si ha la massima fiducia, sono al lavoro per individuare i responsabili. A nome del comune di Carbonia e in qualità di presidente del Consiglio delle autonomie locali, esprimo solidarietà al presidente del Consiglio comunale, Ignazio Cuccu, per il vile gesto subito e una dura condanna per quanto accaduto.»

Emanuele Cani, deputato del Partito Democratico, ha espresso «ferma e dura condanna per il gesto e solidarietà al presidente del Consiglio comunale di Carbonia Ignazio Cuccu. Quanto è accaduto oggi va condannato fermamente e respinto».

«Sono molto preoccupato per un altro atto intimidatorio contro un amministratore locale del Sulcis, il presidente del Consiglio comunale di Carbonia Ignazio Cuccu – sono le parole del deputato del Partito Democratico Francesco Sanna -. Mi sembra sinistramente simile a quello subìto qualche settimana fa dal suo omologo di Iglesias, Mauro Usai. Ad Ignazio la solidarietà di tutti i democratici, con da oggi la responsabilità in più di isolare qualsiasi anche lontano tentativo di giustificazione di ogni forma di violenza nella competizione politica.».

«A nome del Pd e della segreteria provinciale del Partito democratico – ha detto Daniele Reginali, segretario del PD di Carbonia Iglesias – esprimo solidarietà al presidente del Consiglio comunale di Carbonia Ignazio Cuccu e dura condanna per quanto accaduto. Simili episodi non sono ammessi in un paese civile. Auspichiamo che le forze dell’ordine arrivino a individuare in tempi rapidi i responsabili di quanto accaduto.»

«A nome del Gruppo del Partito Democratico del comune di Carbonia – ha scritto Pietro Morittu, capogruppo in Consiglio comunale, nel suo profilo Facebook – esprimo solidarietà e vicinanza al presidente del Consiglio comunale di Carbonia Ignazio Cuccu e alla sua famiglia. Un vile attentato, un gesto da condannare.»

«Abbiamo appreso del gravissimo attentato con il tentativo di incendio della sua abitazione – ha scritto Roberto Puddu, segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, a Ignazio Cuccu – un atto vigliacco, grave ed inquietante che sappiamo non rispondere in alcun modo alla tradizione e alla cultura del nostro territorio, sul quale esprimiamo la più ferma condanna e la nostra totale solidarietà.»

Il Movimento Partite Iva Sulcis Iglesiente, ha espresso solidarietà al presidente del Consiglio comunale di Carbonia, Ignazio Cuccu, «vittima di un atto incivile».

Attentato a Ignazio Cuccu copiaIgnazio Cuccu 3 copia

Da mesi si parla dell’impianto per la produzione di biofuel proposto dalla ditta Mossi&Ghisolfi e inserito nel Piano Sulcis, con una forte contrapposizione tra favorevoli e contrari. Il progetto che nei piani dei proponenti dovrebbe rappresentare una grande occasione di sviluppo per il territorio, con un minimo impatto ambientale e, soprattutto, grandi riflessi sull’occupazione, non è ancora conosciuto dalla comunità locale e dagli stessi amministratori che ora cercano di superare questa carenza. Alcune settimane fa il segretario generale della CGIL Roberto Puddu ha fatto visita agli impianti di Crescentino, dove la Mossi&Ghisolfi ha realizzato il primo impianto al mondo per la produzione di biofuel, e faranno altrettanto oggi i sindaci di Villamassargia Franco Porcu, di Buggerru Silvano Farris, di Masainas Ivo Melis e, infine, di Villaperuccio Antonello Pirosu.

Canneto 3

Il 30 marzo, per l’interesse e per il nostro ruolo di rappresentanza dei lavoratori, quali cittadini fruitori del Servizio Sanitario e seppure non invitati, abbiamo partecipato al convegno organizzato dalla ASl 7 sul tema “Progettare, costruire e organizzare l’ospedale del III Millennio“, presso la Grande Miniera di Serbariu.

La giornata è risultata interessante, ed è da apprezzare l’idea di far convenire un parterre qualificato su una tematica che, al pari degli altri grandi problemi del territorio ed anzi, per noi, anche in ragione degli stessi, può essere un grande momento di rilancio oppure avere natura esiziale per la comunità del Sulcis Iglesiente – La sanità -.

Meno pregevole e deludente è stato, semmai, scoprire in quella sede che la giornata non era il punto di partenza per la formazione di un’idea di sviluppo della Sanità del Sulcis Iglesiente ma l’occasione, per presentare, a cura del nuovo Commissario della ASL, gli aspetti principali del Piano Aziendale di riorganizzazione dei Servizi sanitari”. Piano che, peraltro è stato raccontato come frutto di numerosissimi incontri con tutti gli stakeholders dell’intero territorio su cui insiste la ns Azienda Sanitaria.

Ebbene ci corre l’obbligo di precisare che la CGIL, così come numerosi amministratori delle Comunità locali, come evidenziato dalla dialettica del presidente della Conferenza Sanitaria e dalla pesantissima, e quanto mai opportuna, presa di posizione pubblica del sindaco di Carbonia Giuseppe Casti e del Deputato del territorio Emanuele Cani, non sono MAI stati specificamente consultati in proposito!

A meno che, il Commissario, non ritenga esperita tale pratica con i brevi ed episodici incontri effettuati con le categorie sindacali e la RSU Aziendale, nei quali cui il tema è stato genericamente posto a corollario di più specifici argomenti riguardanti le condizioni di lavoro del personale del comparto sanità.

In ogni caso, anche in quella inappropriata sede, i rappresentanti dei lavoratori hanno marcato la necessità che il tema fosse dibattuto partendo da un’idea di sviluppo, prima che questa fosse formulata e soprattutto, che la stessa includesse le considerazioni sugli aspetti organizzativi, qualitativi, dimensionali del personale che, non solo per noi, sono e rimangono il fulcro del Servizio sanitario e della sua qualità.

Per queste ragioni è stato a dir poco disarmante notare che nel lungo ed articolato discorso per astrazioni sulla progettazione della nuova unica struttura ospedaliera, il Commissario non abbia fatto alcun cenno,  se non per ironizzare sul numero dei professionisti attualmente in utilizzo alle strutture, sulle ripercussioni che avrebbe una tale ipotetica realizzazione sui livelli occupazionali; sulla organizzazione del personale dirigente e non; sulla tipologia e dimensionamento dei servizi e delle loro specializzazioni.

Infine, posto che non si può che essere favorevoli ad un futuro ospedale nuovo e moderno, magari diverso dalla nanadimensione ipotizzata di 230/40 posti letto (in luogo dei 377 attuali che già oggi sono ben al di sotto del buon senso e dei dettati normativi regionali e nazionali), e visto anche il termine temporale dell’incarico assegnatogli, ci domandiamo perché il Commissario abbia preferito ri-presentare un immaginifico futuro, piuttosto che occuparsi degli annosi problemi del personale che incidono negativamente sul benessere organizzativo dell’Azienda e di conseguenza sui servizi offerti all’utenza.

Il personale per anni è stato infatti oggetto di una vera e propria azione di depauperamento di qualificazione professionale e reddittuale da parte del precedente management. La richiesta avanzata da più parti, sociali, politiche e istituzionali all’atto del suo insediamento nel ruolo di Commissario, era quella di una cesura con il passato, di una soluzione di continuità rispetto alla stagione disastrosa precedente.

Noi e l’intero territorio, siamo ancora in attesa di vederne l’avvio!

I Segretari generali

Roberto Puddu

Antonio Congiu

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Nuovi attestati di solidarietà al presidente del Consiglio comunale di Iglesias, Mauro Usai, rimasto vittima la scorsa notte di un attentato incendiario.

«Esprimo dura condanna per gli incendi che negli ultimi giorni hanno interessato alcune auto in città. Non ultimo quello che ha colpito Mauro e Fabio Usai – dice Daniele Reginali, segretario provinciale del Partito Democratico e consigliere comunale di Iglesias -. Si tratta di gesti che nulla hanno a che fare con il vivere civile. Alle persone colpite da questi gesti che vanno condannati duramente, esprimiamo la nostra solidarietà. Siamo fiduciosi del lavoro che compiono i rappresentanti delle forze dell’ordine per individuare i responsabili di quanto accaduto.»

«Esprimo la mia vicinanza e la mia più sentita solidarietà personale e istituzionale all’amico Mauro Usai per il vile attentato subìto, che si aggiunge purtroppo ad una lunga serie di intimidazioni ai danni degli amministratori locali – ha detto Pietro Cocco, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale – con l’auspicio che simili atti non possano condizionare l’operato di chi, come Mauro, è a servizio della comunità.»

«Ho informato il ministro dell’Interno dell’atto vandalico compiuto ad Iglesias a danno di due persone politicamente impegnate nel Partito Democratico e con ruoli istituzionali: Mauro Usai e suo fratello Fabio Usai, due amici a cui va la mia solidarietà – dice Francesco Sanna – deputato PD, iglesiente – sull’attentato subito dal presidente del Consiglio comunale di Iglesias Mauro Usai. Vigiliamo affinché il germe della violenza e della intimidazione non attecchisca, facciamo di tutto perché si fermi qui e i responsabili vengano assicurati alla giustizia.»

«Il Partito Democratico e i Circoli PD di Iglesias esprimono solidarietà e vicinanza a Mauro Usai – presidente del Consiglio comunale e dirigente del PD – vittima di un vile atto intimidatorio che rappresenta un gravissimo oltraggio all’intera città e l’intero territorio, e che va respinto da tutti con nettezza e con l’impegno di forze dell’ordine ed inquirenti che, siamo certi, sapranno individuare al più presto gli esecutori del vile gesto – dice il segretario cittadino Ubaldo Scanu -. Il grave episodio, da condannare senza se e senza ma, deve farci riflettere anche sui toni talvolta utilizzati da tutti – politici e non – nel dibattito politico giornaliero, necessario certo, ma stando attenti che si svolga sui corretti binari del confronto civile perché lo stato di disagio, difficoltà e disperazione in cui versa un territorio come il nostro, può determinare che gli amministratori locali, esposti in prima linea, diventino il bersaglio di un malcontento diffuso nei confronti della politica. A Mauro e alla sua famiglia tutto il Partito Democratico esprime sentimenti di solidarietà e vicinanza e la conferma di un rinnovato impegno a sostenere assieme, in ogni momento, la cultura della legalità e di una più salda e solidale convivenza civile.»

«Abbiamo appreso del gravissimo atto intimidatorio che hai subito con l’incendio doloso della tua automobile per il quale, senza tante parole, ti vogliamo rappresentare la nostra totale solidarietà – scrive in una nota Roberto Puddu, segretario generale della CGIL del Sulcis Iglesiente -. Un atto vigliacco, grave ed inquietante in questa delicata fase di drammatica difficoltà sociale del territorio, e ancor più perché rivolto ad un giovane rappresentante dell’istituzione locale, sede di insediamento democratico più vicino ai cittadini. Atto sul quale esprimiamo la più ferma condanna, e che insieme a te e alla tua famiglia, ferisce tutti noi e l’intera comunità del territorio.»

Rino Barca, segretario regionale della FSM CISL, in una nota «manifesta la più totale solidarietà nei confronti del presidente del Consiglio comunale di Iglesias Mauro Usai per il vile atto intimidatorio subito nelle scorse ore. Riteniamo fondamentale condannare senza appello ogni utilizzo della violenza come forma di intimidazione e coercizione politica.»

Consiglio comunale Iglesias

La strumentalizzazione e gli attacchi contro l’industria e in particolare contro la Portovesme srl, continuano fra paradossali contraddizioni. Infatti, mentre c’è un marcato sostegno alle vertenze per la riapertura delle fabbriche oggi in standby, sulle quali non si perde occasione per sollecitare le Istituzioni regionali e nazionali ad accelerare le decisioni per il loro riavvio, dall’altra parte non si perde occasione per demolire tutto ciò che ha a che fare con l’unica industria oggi in attività.

Da un lato, si sorvola sul fatto che per qualsiasi attività industriale, ma non solo, non si può prescindere dalla materia prima da trattare, dall’energia, la tecnologia, le competenze, tutte le altre componenti fondamentali e necessarie al processo produttivo, il mercato e, al pari di ogni altra attività umana, dei siti di smaltimento dei residui di lavorazione.

Dall’altro, si rappresenta una sola parte della realtà, peraltro mai completa e fitta di verbi condizionali e allusioni. Non si tiene nella giusta considerazione il parere dei lavoratori della fabbrica, peraltro divulgata con un documento che chiarisce come operano, a partire dalla tutela della loro stessa salute e dunque a maggior ragione di quella del territorio. Di cosa siano i cosiddetti fumi di acciaieria; di come gli stessi vengono controllati e processati con le migliori tecnologie disponibili al mondo. E, infine, quali siano i residui, sempre più inerti, delle lavorazioni che vanno in discarica. Eppure l’hanno fatto precisandolo con un esempio, estremamente efficace, che dice che “mandare a discarica i fumi di acciaieria sarebbe come se un supermercato buttasse nella spazzatura la merce da vendere appena arrivata”.

Per il messaggio contro l’industria poi nulla vale il fatto che quei residui siano costantemente monitorati; che ci siano solo risultati positivi nei vari controlli ed analisi, nella discarica, da parte degli Enti preposti e dei Nuclei specialisti delle Forze dell’Ordine; di come gli stessi abbiano certificato il pieno rispetto delle più restrittive normative; che gli stessi residui, anche quando hanno avuto un aumento rispetto alla norma dei valori di singoli elementi, sono sempre rimasti ben al di sotto dei restrittivi e controllati limiti di legge.

E, infine, a niente pare valga il fatto che con il sito di raccolta, insieme all’utilizzo per i residui delle lavorazioni dello zinco e del piombo (che rappresentano un reddito per circa 4.500 famiglie fra diretti e indotto), si sia realizzata e si stia realizzando la più imponente e riconosciuta opera di ripristino ambientale di una delle più impattanti e dannose voragini lasciate dall’attività mineraria, come invece riconoscono e confermano i cittadini che abitano a valle dell’area.

Noi, insieme ai lavoratori, siamo determinati a  lottare per la salvaguardia e l’evoluzione del settore industriale, peraltro sempre meno impattante per merito dell’innovazione tecnologica e delle attenzioni e rivendicazioni dei lavoratori. E insieme nel rivendicare l’avvio della diversificazione economica con il vero sviluppo equilibrato di tutte le non poche opportunità offerte dal territorio.

Su questi temi ci conforta rilevare una maggiore consapevolezza e comunanza di intenti di tante rappresentanze Istituzionali e Sociali, e per questo sollecitiamo il presidente della Regione e gli assessori competenti, ad esprimersi più energicamente, anche in iniziative pubbliche, a tutela dell’apparato produttivo, dei lavoratori, delle Amministrazioni locali interessate, degli Enti di controllo e delle sezioni dedicate delle Forze dell’Ordine.

Roberto Puddu

Segretario Generale CGIL

Lo stabilimento della Portovesme srl.

Lo stabilimento della Portovesme srl.

Roberto Puddu.

Roberto Puddu.

Il ministero della Salute ha riconosciuto le proprietà terapeutiche dell’acqua minerale denominata Coquaddus che sgorga da due pozzi nell’ambito dell’omonimo permesso di ricerca sito nel comune di Sant’Antioco per la balneo-fangoterapia nel trattamento delle malattie artroreumatiche e per la balneoterapia nella cura delle malattie dermatologiche e delle patologie vascolari periferiche.

L’importante risultato è stato reso noto questa mattina da Ninetto Deriu, l’imprenditore che ha proposto la realizzazione di un centro termale nell’isola di Sant’Antioco per lo sfruttamento di queste acque, nel corso di una conferenza stampa convocata nella sala riunioni dello stabilimento Port.Al., ex Ila, di Portovesme.

La società titolare – si legge nel decreto del ministero della Salute, pena la revoca dello stesso, è tenuta a far pervenire al ministero della Salute – Direzione generale della prevenzione sanitaria, al termine dei primi due anni di attività, una sperimentazione clinica controllata, rigorosamente disegnata, eseguita secondo protocolli specifici, atta a valutare l’efficacia clinica del trattamento nelle indicazioni proposte. La relazione clinica sarà sottoposta alle valutazioni del Consiglio Superiore di Sanità perché verifichi se sussistono le condizioni per il mantenimento del riconoscimento.

«Il decreto ministeriale – ha spiegato Ninetto Deriu in una breve nota stampa presentata ai giornalisti, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e del movimento artigiani e commercianti incontrati anche prima della conferenza stampa – è fondamentale per la realizzazione dell’iniziativa imprenditoriale, visto che sgombera il campo dai dubbi sulle effettive proprietà terapeutiche dell’acqua termale di Coquaddus. A questo punto, la realizzazione della struttura, che comporterà un investimento di 20 milioni di euro, è legata al rilascio delle concessioni urbanistiche.»

Il complesso, che nei piani progettuali prevede l’impiego di 120 dipendenti fissi e un indotto stimato in altri 180 occupati, sarebbe il primo centro termale costiero della Sardegna ed uno dei pochissimi in Italia.

«Ora ci attendiamo che la Regione acceleri l’iter autorizzativo per il rilascio della concessione urbanistica», ha detto Ninetto Deriu che è anche amministratore unico della Reno srl.

Gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del progetto, considerato che oggi i terreni interessati sono classificati come agricoli, sono legati ad una deroga, attraverso un’intesa, per superare i vincoli rigidissimi posti dal Piano Paesaggistico Regionale.

Lo strumento dell’intesa (già utilizzato in altre aree della Sardegna) è stato proposto alla Giunta regionale ma, al di là della disponibilità di massima di alcuni assessori regionali (l’assessore dell’Urbanistica ed Enti locali, Cristiano Erriu, si è dichiarato disponibile ad esaminare il progetto e la richiesta di intesa nel corso del convegno svoltosi il 17 aprile dello scorso anno alla Grande Miniera di Serbariu ed ha poi partecipato ad un sopralluogo nel sito interessato, con il sindaco di Sant’Antioco, Mario Corongiu, il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e l’imprenditore), non c’è stato finora alcun pronunciamento ufficiale da parte del presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru.

Nel corso della conferenza stampa Ninetto Deriu ha spiegato che, su sollecitazione del governatore Pigliaru, i tecnici hanno arretrato l’area di insediamento delle strutture da 150 a 300 metri dal mare, ma di non poter andare oltre per la conformazione del terreno, perché oltre questa distanza si perderebbe la vista a mare e quindi le potenzialità di accoglimento della proposta da parte dell’utenza. Nonostante questa modifica, ad oggi il presidente Pigliaru non si è pronunciato.

«Attendiamo il pronunciamento del presidente Pigliaru – ha detto Roberto Puddu, segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente – perché il territorio non può lasciarsi sfuggire un’opportunità occupazionale e di sviluppo di questo genere. Siamo favorevoli alla realizzazione di questo progetto e non solo, posso dire che, per rilanciare questo territorio, auspichiamo che i progetti come questo nel territorio siano almeno una trentina.»

Ninetto Deriu ha spiegato che non esiste la possibilità di una speculazione edilizia, paventata da alcuni, con un’eventuale successiva modifica della destinazione d’uso, perché c’è l’impegno assunto davanti ad un notaio sulla destinazione definitiva e non solo per 99 anni, come ipotizzato in un primo momento, delle strutture ad attività di centro termale e ancora che non si tratta di un progetto destinato esclusivamente ad un’utenza dalle elevate disponibilità economiche, perché il centro termale potrà essere frequentato anche da coloro che non sceglieranno di risiedere nelle strutture alberghiere del complesso, per scelta o per minori disponibilità economiche, raggiungendo lo stesso con mezzi propri o con i mezzi di trasporto messi a disposizione dall’organizzazione che effettuerà il servizio di bus navetta da Sant’Antioco.

Roberto Puddu ha concluso sottolineando che il progetto ha partecipato al concorso internazionale 99ideas del Piano Sulcis, classificandosi nelle prime dieci posizioni ed è inserito nell’ordine del giorno di un incontro già convocato dalla Giunta regionale che dovrebbe svolgersi a breve.

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Il segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, Roberto Puddu, ha inviato una lettera aperta al governatore della Regione, Francesco Pigliaru, sollecitando l’attivazione di un tavolo di confronto sul progetto Biofuel.

«Sulla questione della possibile realizzazione dell’Impianto Biofuel, nel territorio e non solo – scrive Roberto Puddu -, sta montando un dibattito che, a nostro parere, vede contrapposte ragioni derivanti da opzioni di carattere di posizionamento e opportunismo politico, oltre che da pregiudiziali contrarietà dovute soprattutto alla scarsa e/o strumentale informazione, e infine dalla non condivisione delle responsabilità nei processi.

Tale situazione, se lasciata e se stessa – evidenzia l’esponente sindacale -, rischia di pregiudicare l’opportunità di realizzare, fra l’altro, l’insediamento di un impianto di innovazione tecnologica che può e deve rispondere ai processi Europei, in materia di carburanti biologici e di filiera produttiva (per la quale occorre un’accorta e ben definita perimetrazione della possibilità di utilizzo dei terreni per la coltivazione della comune canna), e soprattutto ad una nuova fase di ripresa di investimenti nel settore industriale, economico, occupazionale.

Non sto qui a ricordare la drammatica situazione in cui vive il Sulcis Iglesiente – sottolinea Puddu -. Mi limito a dire che sta esponenzialmente aumentando la povertà, la perdita di qualsiasi ammortizzatore sociale e la casistica dei furti di beni alimentari.

Anche per questo, dunque, ci permettiamo di sollecitare l’attivazione di un tavolo che comprenda le opportune rappresentanze istituzionali e sociali, nel quale, siamo certi – conclude il segretario generale della CGIL -, potrà determinarsi un percorso chiaro e maggiormente condiviso per non perdere tale opportunità.»

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In questi giorni si fa un gran parlare dell’impianto di Biofuel che dovrebbe nascere nel Polo Industriale di Portovesme: C’è chi, non si sa bene a quale titolo, si spinge addirittura a lanciare un accorato appello, affinché venga impedito perché addirittura “in contrasto con le necessità del tessuto economico e produttivo della Sardegna”; altri, antindustrialisti a prescindere, si limitano a parlare del suo impatto inquinante; ma entrambi, per sostenere le proprie tesi, utilizzano lo spauracchio della distruzione del territorio da parte delle infestanti canne. Infine, altri ancora si affannano a difenderlo con opinioni e rassicurazioni personali.

Noi crediamo sia il caso di portare la discussione nell’alveo naturale della concretezza e della realtà. Intanto, ricordando un’ovvietà che ci pare non venga tenuta nel debito conto: l’impianto potrà essere realizzato se autorizzato e, per questo, sottoposto alla lunghissima serie di procedure burocratiche, di verifica e valutazione di rispondenza normativa, a garanzia della sostenibilità ambientale.

La sua allocazione è già frutto di scelte politiche assunte ai vari livelli governativi nazionale, regionale e territoriale! Ed è parte di un definito processo europeo di innovazione tecnologica nella produzione di carburanti biologici. Inoltre l’investimento non risulta essere condizionato alla coltivazione, diretta e massiva delle canne e tantomeno lo stesso deve sottrarre territorio agricolo al suo naturale utilizzo. E tra l’altro, da una parte non potrebbe esserlo in nessun caso perché nessuno può imporre la coltivazione di una qualsiasi coltura a chicchessia, e dall’altra, perché si può confidare che il territorio, nel settore dell’agricoltura e non solo, esprime una classe imprenditoriale che sa valutare e non è incline a utilizzare le sue terre migliori sostituendone le colture, più proficuamente remunerative, con le  canne.

Si può e si deve invece ragionevolmente dire che la decina di migliaia di ettari di terreni irrigui e coltivabili nel Sulcis Iglesiente (1.5 milioni in Sardegna), ad oggi totalmente incolti, sono un’opportunità per l’implementazione della produzione e della trasformazione alimentare. E che gli stessi, insieme alle ingentissime risorse ed incentivi a disposizione del settore, possono giustamente essere parte attiva, e per questo ci battiamo, per partecipare al contrasto alla crisi e al possibile sviluppo economico e sociale. Non è per questo intento che, fra le altre risorse, si è appena approntato il  progetto regionale di sviluppo rurale e di forestazione che da solo vale 1 miliardo e 300 milioni di euro?

D’altra parte è anche innegabile il fatto che la presenza di un impianto di Biocarburante può diventare un’opportunità di filiera e dunque, far ipotizzare la valorizzazione delle canne già presenti nel territorio, ovvero la loro coltivazione, dove e come possibile e conveniente, con tutti gli accorgimenti tecnologici per gestire la delimitazione dei terreni eventualmente dedicati alla sua piantagione. La stessa fabbrica, che peraltro niente toglie e distoglie da qualsiasi altro settore, può e deve essere parte di un progetto di ripresa produttiva e di valorizzazione del più grande e riconosciuto patrimonio del Sulcis Iglesiente: la sua competenza e professionalità, la sua cultura industriale, con le sinergie con il resto del comparto, e nel generale equilibrio e sostenibilità economica, ambientale, occupazionale e settoriale.

In conclusione, crediamo sia il momento di spostare la discussione, dalla sempre classica cultura del no a prescindere e dall’uno contro l’altro, al confronto. Una pratica che sta in capo alla Regione alla quale ribadiamo la sollecitazione di darvi urgentemente corso, nell’interesse della collettività.

Roberto Puddu

E’ stato un Natale diverso per i lavoratori ex Alcoa che da mesi vivono nel presidio allestito all’ingresso dello stabilimento per rivendicare la cessione dello stabilimento ed il rientro nel ciclo produttivo. Si sono ritrovati in tanti, per il cenone del 24 e per il pranzo e la cena del 25 dicembre. Un Natale con pochi sorrisi, vista l’estenuante attesa per uno sbocco positivo della vertenza che qualche settimana fa sembra aver avuto la svolta tanto attesa che, a breve, potrebbe rivelarsi decisiva, con l’interessamento della multinazionale Glencore a subentrare ad Alcoa nella produzione di alluminio in Sardegna.

Ieri sera al presidio, al fianco dei lavoratori, c’era tra gli altri Roberto Puddu, segretario generale della Camera del Lavoro, che sta seguendo da vicino la trattativa avviata tra Alcoa e Glencore e che ha manifestato ancora una volta un moderato ottimismo, derivante dal fatto che l’interessamento di Glencore è reale e forte, così come è forte la determinazione di Governo nazionale e Giunta regionale a raggiungere l’obiettivo.

Il nodo principale da sciogliere era è resta quello dei costi energetici, sul quale le parti in causa hanno assunto impegni precisi, come ha sottolineato alcune settimane fa, durante la sua visita in Sardegna, il sottosegretario della presidenza del Consiglio dei ministro Graziano Delrio. Dopo l’incontro preliminare avvenuto il 10 dicembre negli Stati Uniti tra Alcoa e Glencore, il prossimo incontro è previsto nella prima metà di gennaio 2015 presso la sede di Glencore in Svizzera. In discussione ci sono anche le questioni relative alle bonifiche ambientali da entrambi i gruppi.

Sui volti dei lavoratori ieri sera si leggevano i segni della stanchezza e la preoccupazione sui tempi di soluzione della vertenza ma l’ostinazione con la quale tengono alta la mobilitazione nel presidio, conferma ancora una volta che credono in una soluzione positiva e in un futuro dello stabilimento di Portovesme.

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